Capitolo 18
Nuovi sovrani dei Sette Regni. A Dany ci volle qualche momento per realizzare le parole pronunciate da Ser Davos. Lei e Jon nuovi sovrani dei Sette Regni.
Un tempo questa notizia l'avrebbe riempita di gioia, mentre ora...
Ora no.
A causa del suo desiderio di avere la corona di Westeros sulla testa aveva dato alle fiamme un intera città e ucciso innocenti.
No, non un desiderio, un'ossessione.
Sì, un' ossessione. Un' ossessione che l'aveva spinta al fare ciò che lei mai avrebbe immaginato, un'ossessione che aveva trasformato quella giovane desiderosa di cambiare in meglio il mondo in un tiranno. Un'ossessione che era stata di Viserys, ma che una volta scomparsa quella famiglia che Dany aveva sognato con Drogo, era diventata la sua.
Un Trono di Spade aguzze e macchiate di sangue piuttosto che una famiglia felice ed amorevole...
Lei e Jon si scambiarono uno sguardo e nei suoi occhi grigi Dany vide le sue stesse sensazioni.
Perciò rispose a nome di entrambi.
"No." Schietta.
Nessuno dei suoi interlocutori parve sorpreso, soprattutto Tyrion, tuttavia quest'ultimo chiese: "No?"
"No." Ripeté Jon. "Il potere ci ha distrutti. Non lo vogliamo, vogliamo solo vivere in pace."
Il Folletto rise. "Vivere in pace? Ma hai mai visto questo mondo?! Non c'è mai stata pace per nessuno e mai ci sarà. Si combatte sempre, sempre gente si ammazzerà per questo o quell'altro motivo. Nessuno vivrà mai veramente in pace."
Ma noi sì! Pensò Dany. Vogliamo solo starcene tranquilli con il nostro sogno di primavera in una grande casa dalla porta rossa e con un albero di limoni fuori dalla finestra.
Ma qui non si parlava di sogni.
Jon stava per dire qualcosa ma Dany lo anticipò. Sapeva ciò che stava per illustrare.
"Siamo stanchi di combattere. Non abbiamo fatto altro per tutta la vita. Siamo stanchi di combattere, siamo stanchi di tutto questo. Perché cosa ci ha portato tutto questo? Dolore. Ecco cosa ci hanno portato lotte, intrighi e macchinazioni: dolore. E non ne vogliamo mai più sentire parlare."
Sentì la mano di Jon che stringeva la sua. Lui approvava le sue parole.
"Eppure." Intervenne Sam. "Eppure voi avete visto com'è la situazione a Westeros. Avete visto tutte quelle persone impoverite. Le lascereste morire di fame con un... con Bran come monarca mentre voi vivreste felici?"
Tutte quelle persone innocenti... no! Perché c'era tutta questa sofferenza nel mondo? Perché non poteva andare tutto bene almeno per una volta? Un mondo in pace senza che ci posse bisogno di spargere sangue.
È un utopia Daenerys, l'hai visto tu stessa.
Era veramente un'utopia? Non poteva essere reale?
"Siete i legittimi eredi di una dinastia ancestrale. Avete dei doveri nel confronti del vostro popolo." Continuò Sam.
Dany sospirò. "E se quel popolo dovesse scoprire che sono tornata in vita e che desidero aiutarli, come reagirà? Non mi vorranno, ecco la verità. Ricordano come ho bruciato le loro case ed ucciso i loro figli."
"Ma sapranno perdonare." La voce di Jon era calda, piena di affetto. "Come hanno fatto loro tre qui davanti a noi. Sapranno capire e sapranno vedere la vera te. "
Dany si girò ed incrociò il suo sguardo.
Jon non vedeva il lei la regina Daenerys Targaryen, Jon vedeva in lei Dany. Ed era così straordinariamente e meravigliosamente buono. Come aveva potuto fargli del male?!
Solo gli dei sanno quanto ti amo.
Sospirò.
"Abbiamo bisogno di tempo per pensarci." Fu la sua risposta definitiva.
E ci pensò quel pomeriggio, nella grande vasca di granito nero.
L'acqua era bollente, come piaceva a lei. Adorava il calore, la faceva sentire pura. Il tutto veniva riscaldato dal calore vulcanico sotterraneo di Roccia del Drago. Calore vulcanico che era anche visibile dalle sottili linee di fumo che salivano dal pavimento a mosaico. Poco lontano tre aperture ad arco posizionate una accanto all'altra e divise soltanto colonne di pietra davano l'accesso al balcone dal quale si poteva ammirare il mare e da cui giungeva il rumore delle onde che faceva rilassare Dany.
Infine, al centro di quella stanza di pietra, lo spazio era perlopiù occupato da una gigantesca vasca di granito nero scavata nel terreno e che al suo interno era decorata dallo stemma dei Targaryen a mosaico. Un gigantesco drago rosso a tre teste su sfondo nero del quale il tempo aveva preso il sopravvento. Qua e là alcune tessere si erano staccate, lasciando un drago macchiato di grigio lì dove se ne erano andate.
Ma nonostante tutto, a Dany piaceva.
Sembra la caverna di drago. Pensò divertita mentre posava il capo contro il bordo della vasca.
Davanti a lei si ergeva un pancino, provenienza di alcuni lievi movimenti. Dany vi pose entrambi le mani sopra e chiuse gli occhi.
Ti terrò lontano da tutto questo piccolo mio, te lo giuro. Tu non vedrai mai la guerra e non perderai mai la testa per uno stupido Trono. Tu sei benedetto, tu sei il nostro miracolo, il nostro sogno di primavera.
Un suono di acqua che si muove la distolse dai suoi pensieri.
Riaprì gli occhi. Dall'altro lato di quella enorme vasca Jon Snow si crogiolò felice nell'acqua bollente.
"Aaah... che bella sensazione... "
Daenerys sorrise. "Non è troppo calda per te?"
Anche Jon sorrise, i riccioli scuri trasformati in una nera cascata d'acqua. "Niente affatto, era proprio quello che mi ci voleva."
Fece per andare verso di lei, ma quando il suo piede si posò sullo stemma dei Targaryen si fermò. Lo ammirava in silenzio e visto che non si muoveva toccò a Dany farlo.Una volta vicino si strinse intorno al suo braccio.
"Non è bellissimo?" Mormorò.
Jon la guardò, ma non rispose. "Sarà per ovvi motivi, ma lo stemma dei Targaryen è sempre stato il mio preferito sugli altri. Quando ero piccola mio fratello mi insegnava tutti gli stemmi delle casate di Westeros ed i loro motti. Mi bacchettava sulle nocche con un bastone se sbagliavo, ma io volevo solo sapere di più sulla nostra casata ed allora guardavo il nostro stemma."
Un sorriso comparve sul volto di Jon. "Anche per me era lo stesso. Maestro Luwin ci impartiva lezioni su stemmi, motti e domini ogni giorno finché non li sapevamo a memoria. La maggior parte delle volte io mi addormentavo, tanto per un bastardo quelle cose non erano importanti no? Però guardavo con ammirazione allo stemma degli Stark." Sospirò senza mai staccare però gli occhi dal drago a mosaico. "Ho sempre desiderato che fosse il mio, ed invece scopro che non lo è mai stato."
Dany gli accarezzò i capelli umidi, posando la sua guancia contro la sua spalla. "Tua madre Lyanna era una Stark no? Quindi è il tuo stemma per parte materna. "
Silenzio. Nessuna risposta da parte di Jon.
"Sono solo nomi Jon. Nomi e parole, non c'è scritto da nessuna parte che ci debbano rispecchiare. Sono importanti certo, e sono una parte di noi, ma non ci rendono quello che siamo."
Anche se con me per poco è successo, ma ora il passato è da seppellire.
"Quindi per te noi dovremmo... accettare?"
"Non lo so." Rispose Dany. "Ma parliamone mentre ti lavo quel nido d'uccello che hai per capelli, vieni."
Jon rise mentre Dany lo prendeva per mano e lo conduceva verso l'altra estremità della vasca. Lei prese i saponi e gli unguenti e cominciò energicamente a pulire quei riccioli scuri che tanto amava. Alla fine vi verso sopra una caraffa d'acqua calda.
"Allora?" Chiese Jon mentre scuoteva la testa diffondendo acqua tutt'intorno a lui. "Che facciamo?"
Dany non tentò nemmeno di ripararsi con le braccia. Ormai ci aveva fatto l'abitudine.
"Non lo so." Ripeté Dany come la prima volta che aveva lui le aveva posto quella domanda. Si passò una mano fra i capelli umidi. "Una parte di me vorrebbe aiutarli, vorrebbe dimostrare loro che sono cambiata. L'altra vorrebbe fuggire via da quel potere ed andarsene con te a vivere felici da qualche parte."
Jon la cinse da dietro con le sue possenti braccia. Dany sentì il suo mento che si posava sulla sua spalla. "E qual'è la parte più forte?"
"Sono in lotta amore mio. Terribilmente in lotta."
Avrebbe voluto restare lì con lui ancora per un po', immersi nel calore delle rocce dei draghi, ma non fu così.
Delle grida provenienti da fuori.
E Tyrion che, incurante della loro privacy, entrò all'improvviso sbattendo la porta e facendoli sussultare. "Dei cittadini di Approdo del Re!" Esclamò. "Sono appena giunti, venite, venite a vedere!" Non dovette importargli minimamente di vederli nudi e bagnati e con sguardi sbigottiti sui loro volti. "Che state aspettando? Venite!"
Senza che aggiungesse altro Jon e Daenerys presero le loro vestaglie e gli furono subito dietro per i corridoi di Roccia del Drago.
"Sono scappati." Disse il Folletto mentre camminavano. "O almeno così dicono, scappati da una carneficina, ma è meglio se ve lo fate spiegare da loro."
Arrivarono alla sala del trono.
Davos, Sam e Gilly stavano aiutando un decina di persone, tre delle quali erano bambini. Persone piene illividite e ferite, emaciate come se fossero sul punto di morire di fame. Stavano letteralmente divorando i viveri che venivano loro offerti.
"Da dove venite?" Domandò loro Dany.
Il silenzio cadde nella sala quando quei poveretti videro Dany.
"L-La Regina Folle..." Mormorò una donna dai capelli grigi e talmente magra da sembrare trasparente. "È tornata per punirci ancora!"
"Cosa? No!" Esclamò Dany avvicinandosi. "Io sono cambiata, ve lo giuro e vi chiedo perdono per quello che ho fatto. Perdono con tutte forze del mio animo. Vi prego credetemi, sono cambiata."
Mentre lei si avvicinava gli altri indietreggiavano spaventati.
"Vi prego." Disse Dany per l'ennesima volta sull'orlo delle lacrime. "Vi prego credetemi, voglio solo aiutarvi, vi prego... "
Una bambina si staccò dal gruppo. Vestiva solo di uno straccio lurido ed i suoi capelli castani erano arruffati e sporchi. Ma, sprezzante dei moniti altrui, si avvicinò lentamente a lei e le prese le mani guardandola negli occhi, in quegli occhi ancora una volta colmi di lacrime.
"Non piangere." La sua vocina era così carina, infantile. "Non piangere, è brutto piangere."
Dany le accarezzò la guancia. "Oh piccola mia come posso non piangere quando ho il peso di così tante vite sulla mia anima?"
"Perché io ti perdono. " Lo disse con tutto il candore e tutta l'innocenza dell'infanzia. "Perché non è una cosa bella rimanere sempre nel passato e poi tu sei pentita. E se ti sei pentita dobbiamo perdonarti e voltare pagina."
Oh quante verità nelle parole di una fanciullina...
"Clare!" La donna con i capelli grigi che aveva parlato prima esclamò il nome della bambina, arrabbiata. "Tu hai visto cosa ha fatto alla nostra città!"
La piccola Clare si girò verso la madre. Era un giunco di piccina di sei anni, così magra e sporca. "Ma mamma..." Disse. "Che posto sarebbe il mondo senza perdono? Lo dici sempre tu!"
La donna non trovò nulla da obbiettare, piuttosto sospirò e cominciò a narrare la loro storia.
"Siamo fuggiti da Approdo del Re. Non c'era cibo in città e ci eravamo radunati davanti alla Fortezza Rossa per chiedere l'aiuto di Re Bran. Lui non si è fatto vedere. Al loro posto sono arrivate le guardie cittadine. Pensavamo che ci avrebbero distribuito cibo ma ci sbagliavamo, ci sono stati dati pugni, calci e ferite e il messaggio ben chiaro di tornarcene a casa e riprendere le nostre vite senza lamentarci. È scoppiato il casino più totale e noi siamo riusciti a svignarcela prendendo una barca a remi al porto e remando fin qui ma... " La donna scoppiò in un pianto disperato e Dany le si avvicinò per stringerla e darle conforto. Lei sussultò per un breve attimo a quel contatto, ma non oppose resistenza. "... mia sorella ed i suoi figli erano lì! Li ho visti davanti ai miei occhi mentre li ammazzavano! Volevamo solo del cibo! Del pane! Volevamo pace e niente più attacchi da Dorne e dalle Isole di Ferro!"
Riprese a piangere senza fermarsi.
Jon fino a quel momento era rimasto in piedi ad osservare la scena in silenzio, ma in quel momento si avvicinò alla donna.
"Mi dispiace." La consolò. "Mi dispiace infinitamente per il comportamento di mio cugino. Ormai non è più quello che era un tempo. Se c'è qualcosa che possiamo fare per voi, qualunque cosa... "
La donna afferrò Jon per i vestiti, scuotendolo. "V-vi prego! Vi prego a-aiutateci! F-Fate q-qualcosa! A-Abbiamo fame! Tutti hanno f-fame! Tutti sono stufi di queste guerre, v-vogliamo ritornare come p-prima! Vogliamo i Sette Regni ed un giusto r-re!"
Vogliamo i Sette Regni ed un giusto re.
Questa frase rimbombò nella mente di Dany. Lei e Jon si guardarono profondamente e si capirono l'un l'altra senza bisogno di parole.
"Tyrion?" Disse Jon attirando l'attenzione del Folletto.
"Sì Jon?" Domandò quest'ultimo.
Lui e Daenerys risposero all'unisono.
"Accettiamo di essere i sovrani dei Sette Regni."
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