Capitolo 13
In poco meno di tre giorni ristrutturarono le case e Jon andò con gli abitanti al mercato della più grande città vicina per acquistare nuove sementi ed animali. Ed armi. Aveva insegnato ai giovani le basi della difesa.
Dany nel frattempo aveva avuto modo di conoscere tutti. Dal vecchierello canuto che tutti chiamavano Vecchio Tom, alla piccola Rosamund di pochi giorni di vita che era scampata alla devastazione grazie al coraggio di sua madre. Erano tutti brave persone.
Anche la popolazione di Approdo del Re sarà stata composta da persone del genere?
Forse sì, ma lei quelle persone le aveva massacrate. A volte di notte le sognava: lingue di fumo si alzavano da neri cadaveri di donne, uomini e bambini. Cadaveri privi di occhi ma che sapevano. Sapevano e ricordavano. Se ne stavano lì immobili davanti a lei e urlavano. Era un urlo sanguinante il loro, disperato. Frammenti di pelle bruciata si staccavano da quei corpi martoriati e volavano via trasportarti da un vento bollente. Allora si intravedevano gli scheletri e gli organi interni ustionati, soprattutto i cuori.
Cuori che sarebbero dovuti essere fermi, ma che battevano.
Battevano e battevano all'unisono come mille tamburi. Bum bum bum. Vita e morte, vita e morte, vita e morte. Bum bum bum. Il battito aumentava sempre di più fino a divenire assordante: bum bum bum bum bum bum. Dany si copriva le orecchie con le mani perché non voleva sentirlo. Non voleva vedere quelle persone. Ma il battito oltrepassava le sue mani, la penetrava. Mille e mille cuori che lei aveva spento.
"Basta!" Gridava. "Vi prego perdonatemi! Chiedo perdono, ho sbagliato, ma basta!"
Macabri sorrisi comparivano sulle labbra dei morti. Sorrisi beffardi. Aprivano la bocca per dire qualcosa ma le mascelle si staccavano dai teschi. Dalle loro bocche uscivano lava e sangue e lava e sangue colavano anche lungo le loro guance, le loro spalle, le loro braccia, le loro gambe...
Questi vermi rossi percorrevano il loro corpo e intanto il battito aumentava ancora, ancora ed ancora.
BUM BUM BUM BUM BUM BUM
Ed era allora che Dany si svegliava di soprassalto, sudata e con il cuore a mille. Le veniva quasi sempre da piangere. Anche Jon si svegliava e cercava di calmarla.
Accadde anche quella sera.
Da giorni si erano lasciati alle spalle il villaggio e lungo il cammino ne avevano incontrati altri tre. Altre storie. Altra gente bisognosa di aiuto. Li avevano aiutati per quanto avevano potuto: rimettendo a posto case, comprando nuove sementi ed insegnando loro a difendersi.Dopodiché avevano ripreso il loro viaggio verso Roccia del Drago e si erano fermati per la notte in una piccola radura.
Il fuoco era acceso e Dany e Jon dormivano una accanto all'altro quando l'ennesimo incubo svegliò Dany.
Cercò di calmarsi e di respirare profondamente ma ben presto le vennero le lacrime agli occhi. Come ho potuto fare una cosa simile? Uccidere tutta quella gente innocente? Quella non ero io! Non ero io! Eppure era successo e quegli oscuri spettri di fuoco glielo ricordavano ogni sera. Ma se mi guardo indietro sono perduta, io dico sempre così. Non guardare indietro Daenerys, guarda avanti, guarda al futuro.
Ma come poteva guardare al futuro quando questo appariva così incerto? Una volta a Roccia del Drago cosa avrebbero fatto? Cosa sarebbe successo? E il loro figlio? Sarebbero riusciti a tenerlo lontano da tutto questo?
Lacrime salate cominciarono a scenderle lungo le guance.
"Dany?"
La voce e una carezza di Jon la riportarono alla realtà. Il suo amato - no, suo marito - le stava accarezzando la guancia e la guardava preoccupato. "Un altro incubo?"
Dany annuì.
Le braccia di Jon, così forti e calde, la cinsero in un abbraccio e la portarono accanto al suo petto.
"Perché ho distrutto una città intera e ucciso migliaia di innocenti?" Cominciò a singhiozzare. " Le campane erano segno che la città era in mano nostra e che non dovevo più attaccare... eppure... eppure... "
"Ssh... " Jon la baciò sulla guancia. "Il passato è passato. Com'è che dici tu? Se ci guardiamo indietro siamo perduti."
"Hai ragione. Ma come farò a dimostrare a tutti che sono cambiata? Che quella non è la vera me? Io volevo rompere la ruota ma non romperla in questo modo.... volevo solo un mondo migliore per tutti lo capisci? Volevo solo... ho sempre voluto solo... un luogo da chiamare casa."
Non aveva mai avuto una casa vera anche se Viserys le aveva sempre detto che la loro vera casa era aldilà del Mare Stretto, in mano all'Usurpatore. Ma Viserys mi ha cresciuta con una visione distorta della realtà. Tutto quello che lui voleva era quel maledetto Trono. Perché non l'aveva capito prima?
"Ci siete te ed il bambino Jon. Siete voi la mia casa adesso. "
L'unica vera casa che le rimaneva.
Appoggiò la sua fronte su quella di Jon mentre le lacrime continuavano a scorrerle lungo il viso.
Jon la guardò adorante. "Ora tu sei mia moglie. Ho giurato di proteggerti, di amarti e di aiutarti. L'ho giurato di fronte agli Dei dei miei avi. E ti giuro che un giorno te, il bambino ed io avremo una casa."
"Con una grande porta rossa ed un albero di limoni fuori dalla finestra?"
"Con una grande porta rossa ed un albero di limoni fuori dalla finestra."
Dany sorrise fra le lacrime e lo baciò. Come poteva al mondo esistere qualcuno di così onorevole, leale, gentile e premuroso come Jon? Come poteva lei, dopo tutto quello che aveva fatto e che gli aveva fatto, meritarselo ancora?
"Tu sei diversa da tuo padre e dai tuoi antenati." Le disse lui. Il bagliore delle fiamme si rifletteva nelle sue iridi grigie. Era meraviglioso."Il mondo lo vedrà perché esiste una cosa che si chiama redenzione. Ti perdoneranno vedrai. L'uomo che vive nel passato non sa vedere le infinite possibilità del futuro."
Dany lo baciò ancora, ancora ed ancora. Oh dei, quanto lo amava. Era un uomo buono e presto o tardi sarebbe stato ricompensato per questa sua bontà, ne era certa.
"Ti amo Jon Snow."
"Ti amo Daenerys Targaryen."
L'ennesimo bacio alla luce del fuoco. Qualcosa purtroppo li disturbò: il ringhiare di Spettro.
Jon lo chiamò: "Spettro? Cosa succede bello?"
Questo ringhiare era molto più aggressivo di quello usato con la piccola Elyse. Spettro stava ringhiando contro una minaccia. Jon e Dany si scambiarono uno sguardo preoccupato e Jon snudò subito Lungo Artiglio.
Lo fece appena in tempo perché all'improvviso tre uomini sbucarono dai cespugli. Erano sporchi ed urlanti. Uno era pelato, un altro aveva una lunga barba arruffata che gli arrivava alla vita mentre l'ultimo portava una benda sull'occhio destro.
Uomini di ferro!
In men che non si dica Jon e Spettro furono loro addosso.
Gli acciai di Lungo Artiglio e della spada dell'uomo pelato si scontrarono l'uno contro l'altro, si lasciarono e poi tornarono a scontrarsi. L'uomo con la barba invece fu subito preda di Spettro che lo sbranò prima che potesse anche solo alzare la sua arma contro di lui. In breve tempo il suo volto fu ridotto ad una sanguinante devastazione di morsi.
Invece l'uomo con la benda avanzò subito verso Dany con uno sguardo ben poco rassicurante.
Lei si alzò e più velocemente che poté andò diretta verso il cavallo.
Gli abitanti dei villaggi, per ringraziarli dei loro aiuti, avevano donato loro varie provviste e doni, tra cui anche un piccolo calderone di ferro per cucinare zuppe e piatti simili.
Il bambino. Devo proteggere il bambino.
Daenerys lo tirò fuori dalla sacca posizionata dietro alla sella del cavallo e si girò subito per colpire il suo aggressore. Quest'ultimo l'afferrò per un braccio e la fece girare verso di lui. Aveva i denti gialli ed il suo alito sapeva di pesce marcio.
"Puttana!" Urlò l'uomo.
Quello che avvenne poi accadde tutto così velocemente: lei che colpiva l'uomo con il calderone, la bianca sagoma di Spettro che gli saltava addosso e lo attaccava fino a che non smetteva di urlare, Lungo Artiglio che infilzava l'uomo pelato nello stomaco. E questi che, con le ultime forze che gli rimanevano, afferrava l'arco del compagno con la benda e scoccava una freccia che andava a finire nel polpaccio di Jon.
Le urla di dolore di Jon le scossero l'animo.
"Jon!"
Gli fu subito vicino. Non sapeva con quale forza ma riusciva ancora a reggersi in piedi, anche se il sangue aveva iniziato a fuoriuscire dalla ferita.
"Jon... tu e Spettro avete salvato me ed il bambino... " Le vennero le lacrime agli occhi.
"Ma vogliamo invece parlare di quanto tu faccia paura con un calderone nelle mani?" Rise.
Anche Dany rise ma smise subito quando i suoi occhi incontrarono la freccia. "Sei ferito."
"N-Non è... non è niente... " Fu allora che crollò in ginocchio.
Dany prese il suo braccio e lo mise sulle sue spalle. "Aggrappati a me. Andiamo vicino al fuoco."
"T-Tu... invece... sei.... ferita? Il... b-bambino? .... " Le parole usciva a fatica dalle sue labbra.
"No Jon, sto bene, anche il bambino sta bene."
Lo adagiò vicino al fuoco. Il suo pallore aumentava ogni attimo e il sangue macchiava i pantaloni.
"Devo toglierti la freccia."
"Fallo."
Dany contò fino a tre. Poi ubbidì. Jon emise solo un breve rantolo. Nessun urlo, niente di niente. Con in mano una freccia sanguinante e l'altra mano su una ferita ancora più sanguinante, Dany sapeva di non aver finito. Era fondamentale che fermasse l'emorragia.
"So come si fa. Tu stai calmo."
"I-Io... sono... calmo. Dammi... qualcosa... d-da mettere i-in... bocca. Non v-voglio... urlare... so che... b-brucerà q-questa... volta."
Dany si alzò e andò a recuperare il calderone. Lo sistemò sulle fiamme. Poi prese anche la borraccia dal cavallo di Jon. Ce ne erano due: una rivestita di pelle chiara contenente dell'acqua e una rivestita di pelle scura contenente del vino. Dany prese quella del vino. Prese anche una ciotolina di legno che usavano per mangiare.
Quando tornò vicino al fuoco, Jon stava disperatamente lottando per tenere gli occhi aperti.
"Cerca di rimanere sveglio ancora per un po' ." Gli disse Dany mentre versava metà del contenuto della borraccia nel calderone. "Lo so che adesso vorresti solo chiudere gli occhi e dormire, ma ti devo curare."
"L-Lo so... mi... sento così... stanco..."
Per rassicurarlo Dany gli sorrise e gli diede un ramoscello da mordere per il dolore. È la ferita. Gli sta lentamente togliendo le forze. Dany prese la ciotolina e la immerse nel vino. Era bollente. Poi, cercando di non perdere nemmeno una goccia, lo portò verso Jon e lo versò sulle sue ferite.
Lui mantenne la parola: non urlò. Invece picchiò il terreno con tale forza da scavare solchi. Picchiò e picchiò. Vino e sangue colarono giù dalla ferita.
Ho bisogno di pezze ora...
Le individuò nella propria coperta. Strappò due pezzi e li avvolse intorno al polpaccio di Jon.
"Visto?... " Era un sorriso debole quello di Jon, ma era pieno d'amore. "S-sei... una brava... persona.... ti preoccupi... p-per gli altri... "
Anche Dany rispose al sorriso. "Anche tu lo sei, molto. Ora cerca di riposare."
Jon ubbidì e in men che non si dica era già addormento con il vestito sporco di sangue.
Dany sospirò e lo ricoprì con la sua coperta. Aveva paura che in seguito alla ferita gli sarebbe potuta venire la febbre. Si stese accanto a lui, sotto la coperta. Il suo respiro era lieve, ma c'era.
Oh Jon...
Il mondo lo vedrà perché esiste una cosa che si chiama redenzione. Le aveva detto. Dany si aggrappò con fermezza a quelle parole. E si aggrappò con fermezza a lui prima che sentisse un peso sulle gambe.
Spettro. Il metalupo albino si era steso accanto ad entrambi.
"Grazie Spettro." Gli disse mentre gli accarezzò la testa. "Senza di te non so dove sarei adesso."
Spettro non rispose ma i suoi occhi rossi erano due fari accesi nelle tenebre. Dany si ridistese accanto a Jon.
Redenzione. Pensò prima di addormentarsi. Al mondo esiste una cosa chiamata redenzione.
Sarebbe esistita anche per lei?
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