Capitolo 12

Sono ripidi questi scalini...

Dany cercava Jon.

Per festeggiare le loro nozze Sansa aveva organizzato una cenetta privata nei suoi appartamenti, solo loro tre, ma poi, alla fine, Jon si era alzato da tavola per andare chissà dove.

"Scusatemi." Aveva detto. "Devo vedere una persona."

Chi? Dany all'inizio non aveva capito di chi stesse parlando, ma poi l'aveva visto fuori dalla finestra mentre attraversava il cortile diretto alle cripte.

Lyanna Stark.

Jon stava andando a fare una visita a sua madre. Sia lei che Sansa gli avevano lasciato tempo per farlo, solo che ora si avvicinava l'alba e vi era l'urgenza di partire. Perciò Dany stava andando a richiamare Jon ed era intenta a scendere la rampa di scale che, perdendosi nelle tenebre, conduceva alle cripte

Jon le aveva detto che laggiù riposavano gli antenati di Casa Stark.

Gli antichi Re dell'Inverno che sedevano sui loro scranni di pietra con una spada di traverso sulle ginocchia, silenti memorie di tempi passati. Le aveva anche raccontato che vi erano livelli più profondi, alcuni addirittura crollati, che custodivano altri re nel loro sonno eterno.

Un infinito susseguirsi di occhi di pietra, orecchie di pietra e labbra di pietra. Statue che raccontano storie ormai dimenticate degli antichi figli dell'Inverno.

Dany era venuta lì una sola volta ovvero alla vigilia della battaglia contro gli Estranei. Ed era tutto come lo ricordava: torce alle pareti illuminavano i volti rigidi ed austeri degli antenati e quelli dei loro metalupi. Perché oltre alle spade ogni Stark aveva accucciato ai suoi piedi un metalupo, il simbolo della casata. Jon le aveva parlato di come le spade proteggessero il castello perché impedivano ai fantasmi dei defunti di ritornare dalla tomba e tormentare i vivi, ma sui metalupi non si era espresso molto.

Come Spettro è la guardia di Jon, voi siete le guardie di coloro che furono? Pensò Dany sfiorando con la mano il dorso di pietra di un metalupo.

La sua domanda si perse nelle ombre e nel gelo, ma trovò chi stava cercando.

Poco più in là Jon Snow se ne stava immobile davanti alla statua di Lady Lyanna Stark. E sotto di essa Dany poté notare una rosa blu dell'Inverno fresca di fioritura.

Si avvicinò lentamente a Jon e quando fu vicina a lui si strinse attorno al suo braccio. Lui era perso nei suoi pensieri con gli occhi fissi sulla statua.

Allora Daenerys lo chiamò: "Jon."

Jon sussultò ma poi i suoi occhi grigi incontrarono quelli violetti di lei. "Sei tu."

Dany gli sorrise. "È ora di partire."

"Di già?" Sembrava sinceramente stupito. "Ma sono qui da così poco!"

"Invece no: è quasi l'alba." Dany lo baciò delicatamente sulla guancia.

"Oh." Fu tutto quello che Jon riuscì a dire. "È che sono venuto qui, poi sono andato a coglierle una rosa, sono tornato qui e mi sono perso nei miei pensieri... "

"Perdendo così la cognizione del tempo..."

"Già."

Dany rise leggermente, poi appoggiò la testa sulla sua spalla. Contemporaneamente sentì Jon che le cingeva il fianco da dietro con il braccio.

"A cosa stavi pensando?"

Lui sospirò e ritornò con lo sguardo fisso su Lyanna. "A tante cose: a cosa avrà pensato di me vedendomi crescerle davanti agli occhi come un bastardo, a quanto mi avrà voluto bene.... "

"Infinitamente." Disse Dany. "Come ogni madre." Jon le aveva raccontato di aver sognato Lyanna e Rhaegar e di quanto erano stati dolci con lui in quel sogno, al punto da cantargli una ninnananna. "Credo che sia lei che Rhaegar siano orgogliosi, da dovunque si trovino ora, di te."

Dany ricordò quella giovane coppia che era stata così gentile con lei nell'Aldilà. Di come ridessero insieme, di quali sguardi si scambiassero e di come fossero preoccupati per quel figlio che mai avevano avuto l'occasione di conoscere ma che stava così vicino al loro cuore.

"Ed Elia Martell, credi che Elia si sia sentita tradita da Rhaegar?" Chiese lui senza mai smettere di guardare Lyanna.

Questa domanda spiazzò Dany.

Elia Martell. La moglie dorniana di Rhaegar che gli aveva dato la piccola Rhaenys ed il piccolo Aegon, tutti trucidati dai Lannister durante l'assedio di Approdo del Re. La dolce e gentile Elia dalla salute cagionevole.

"Non lo so." Rispose Dany. "Forse ebbe pure occasione di conoscere Lyanna, chi lo sa? Ma sono sicura di una cosa..."

"Che cosa?"

"Che dovunque si trovino ora, Elia e i suoi figli sono in pace. E lei non prova rancore nei confronti di Rhaegar ne' di Lyanna."

Lo sguardo di Jon era ancora fisso sulla statua. "Come fai ad esserne così sicura?"

"Me lo sento dentro." Dany gli accarezzò la guancia e solo allora lui si girò verso di lei. "Ma adesso lasciamo riposare i loro spiriti. D'accordo?"

"D'accordo."

Jon si avvicinò alla statua di Lyanna e la baciò sulla fredda guancia di pietra. "Arrivederci mamma, ti voglio bene."



Mancava poco all'alba quando partirono.

Sansa li aspettava nel cortile interno con due cavalli nuovi e poche guardie. Era stata proprio Sansa ad insistere che si cambiassero d'abito: Dany ora indossava un vestito viola che era coperta da un lungo mantello nero con un grande cappuccio, forse più grande di quell'altro blu. Jon invece vestiva sempre di nero ma il mantello di pelliccia era stato sostituito da uno grigio più leggero.

Salutarono Sansa.

"Ti ringraziamo di cuore Sansa." Disse Jon cingendola in un abbraccio.

La Regina del Nord rispose con un sorriso ed un: "Vedi di non cacciarti nei guai."

Poi toccò a Daenerys. "Sansa... io... grazie di cuore, grazie di tutto e perdonami ancora se... "

"Basta con i perdoni Daenerys. Il passato è passato ed ora dobbiamo guardare avanti e ricominciare."

"Sì." Rispose Dany. "Dobbiamo farlo."

Fu Sansa ad abbracciarla per prima e Dany vi rispose subito. "Pregerò perché il vostro bimbo nasca bene ed in salute." Le sussurrò all'orecchio la Regina del Nord. "Un innocente come lui non deve avere niente a che fare con tutto questo casino."

No, nessuno di noi lo vuole. Nostro figlio nascerà - se gli dei lo vorranno - quanto tutto questo sarà finito. Non sapeva dove o come ma sarebbe nato in un periodo di pace. Nella pace della primavera. Nostro figlio sarà il nostro sogno di primavera.

Quando si staccarono Sansa guardò entrambi. "Fate attenzione lungo il cammino, in questo periodo le strade sono pericolose come avete potuto constatare. Se mai avreste ancora bisogno di me io sono sempre qui."

"Certo, grazie Sansa." Le disse Jon.

Il sole aveva appena fatto capolino oltre i monti quando si lasciarono alle spalle Grande Inverno, gli spiriti delle sue cripte e lo sguardo di Sansa che li aveva seguiti fino a quando le porte del castello non si erano chiuse dietro di loro.

Non era uno sguardo indagatore o preoccupato, notò Dany.

Era pacifico.



Man mano che proseguivano nella foreste del Nord la neve lasciava il posto a germogli verdi e fiori. La primavera che arriva impetuosa.

Si erano riuniti con Spettro appena fuori da Città dell'Inverno ed ora il metalupo albino avanzava al fianco del cavallo di Jon.

Dany alzò lo sguardo. Sopra di lei le cupole degli alberi erano un trionfo di gemme e già qualche uccello volava fra i rami. La vita ritornava a popolare la foresta.

"Dovremmo essere vicini all'Incollatura." Le disse Jon. "Presto vedremo il Moat Calin in lontananza."

Da quando erano partiti non si erano fermati, cavalcando lungo la Strada del Re. Ora sarà quasi mezzogiorno, il sole è alto nel cielo.

"Tra non molto mia signora ci fermeremo e allora voi potrete riposa-"Jon non riuscì a terminare la frase perché Spettro si era fermato e stava ringhiando ad un cespuglio. Dany e Jon si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi lui decise di richiamare il metalupo. "Spettro! Qui! Vieni qui bello! "

Spettro ubbidì ed indietreggiò, andandosi a sedere accanto al cavallo di Dany. Jon invece smontò da cavallo e si avvicinò al cespuglio. "Cosa succede qui? "

Si fece strada fra le fronde e subito dopo Dany lo sentì dire: "Hey ciao piccolina!"

Piccolina? Chi c'è lì? "Chi è Jon?" Chiese Daenerys.

Di rimando Jon le sorrise ed aprì le fronde per mostrarglielo.

Una bambina di circa sette o otto anni, dai bei capelli biondi e gli occhi azzurri, se ne stava rannicchiata a piangere. Era graffiata e sporca.

Povera piccola...

"Noi non ti vogliamo fare del male." Disse Jon allungando una mano verso di lei. "Siamo amici. Vieni fuori da lì e ti aiuteremo."

La bambina afferrò la mano che Jon le offriva ed uscì dal cespuglio. Quando fu in piedi Dany notò il suo vestito verde sporco di cenere e sangue ed il suo delicato grembiulino bianco segnato da nere macchie di bruciature.

Per gli dei cosa le è successo?

Jon le accarezzò i capelli biondi e a quel toccò la bambina sussultò, ma fu solo per un attimo e dopodiché non oppose resistenza. Il ragazzo cercò di rassicurarla sorridendo. "Io sono... Aegon. Sì, mi chiamo Aegon. E lei è Dany. Tu invece come ti chiami?"

La piccola si asciugò il viso dalle lacrime con la mano. "Elyse."

Anche Dany cercò di rassicurarla.m"È un nome bellissimo." Le disse sorridendo.

Elyse aveva smesso di piangere e ora li guardava entrambi con i grandi occhi azzurri. Poi i suoi occhi caddero su Spettro. "E lui?" Lo indicò con il dito. "Lui come si chiama?"

"Il suo nome è Spettro." Rispose Jon.

Ora Spettro si era calmato e cominciò a leccare contento le dita della piccola. Lei rise divertita.

"Cosa ti è successo Elyse? Ce lo puoi dire?" Dany era curiosa di sapere perché la bambina si trovasse in quello stato.

"Sono arrivati degli uomini cattivi ed hanno distrutto il nostro villaggio. Hanno dato fuoco alle nostre case ed al nostro campo di grano. Tanti sono morti ed anche il mio fratellino è morto. Allora sono scappata."

"Uomini cattivi hai detto?"

"Sì, quelli che viaggiano sempre sulle navi con la piovra sulla bandiera."

Uomini di ferro. Pensò Dany. Quelli che hanno impoverito tutta quella gente a Città dell'inverno.

"Adesso del mio villaggio rimangono solo poche persone e poche case." Continuò la piccola ed indicò dietro di sé con la mano.

Jon guardò verso dove indicava. "Possiamo vederlo?"

"Ma vi ho detto che non c'è più niente!"

"Vogliamo vederlo comunque."

Allora Elyse fece loro strada e Jon prese il suo cavallo per le briglie e la seguì. Dany restò sempre in sella ma fu subito loro dietro con Spettro. Arrivarono ai resti di un villaggio bruciato. Il fumo si alzava ancora dalle rovine e qua e là erano disseminati dei cadaveri. Cadaveri neri come quelli del giovane Eddard Umber. Da quel disastro uscirono lentamente delle persone: erano perlopiù anziani e giovani.

"Sono amici miei." Spiegò la piccola Elyse a quel misero pubblico. "Mi hanno aiutato."

"E vogliamo aiutare anche voi." Disse Jon. "Non potete restare così: dovete risollevarvi."

"Ma gli uomini di ferro ci hanno derubato di tutto!" Esclamò un vecchio canuto agitando il bastone.

"E poi J-cioè Aegon." Intervenne Dany. "Dobbiamo continuare per la nostra strada come ci hanno detto... "

"Prima aiuteremo queste persone. Non posso lasciarle in questa situazione."

Dany aveva già capito che con Jon era ormai inutile discutere perciò sospirò accettando di aver perso. Ma voleva anche lei aiutare quella gente, forse, e sperò che fosse possibile, Tyrion e gli altri avrebbero potuto aspettare un giorno o due.

E poi questo è un piccolo e sperduto villaggio nel cuore dell'Incollatura.

"D'accordo... "

Unica pecca: Jon a volte è più testardo di un mulo.




Quella sera si fermarono in una delle case che era sfuggita alla devastazione. O meglio: Dany e tutte le donne superstiti, compresa la piccola Elyse, si fermarono. Jon e gli uomini erano stati fuori per tutto il pomeriggio a tagliare la legna per rimettere a posto le abitazioni.

"Raccontatemi le vostre storie." Disse Dany per rassicurarle.

Voleva che si sentissero al sicuro con lei. Conobbe Mary e i suoi tre figli che erano andati in guerra e mai più tornati, conobbe la giovane Alys che si era appena sposata, conobbe la vecchia Joanna che filava a meraviglia. E molte altre.

Pensavo di conoscere Westeros. Pensò guardando le fiamme che ardevano nel camino, prima di addormentarsi. Ma non era così: Westeros sono i suoi abitanti e le loro storie.

E quante storie c'erano a Westeros...

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