Capitolo 32

*Jack's pov*

La porte di casa si apre facendo entrare un Alexander furioso come non l'ho mai visto. È stato fuori venti minuti appena... cosa può essere successo in così poco tempo? Ah, non so. In termini di Alexander William Gaskarth, potrebbe trattarsi di tutto. La sua mente è contorta.

Mi alzo dal divano e lo raggiungo in cucina, dove sta seduto sul bancone con la testa tra le mani. Interessante. Non l'ho mai visto così arrabbiato e subito dopo così triste. Ci manca solo che tra poco si alzi e cominci a preparare dei muffin, per completare l'immagine della donna in fase premestruale. Mah.

Gli rivolgo comunque la parola: -Lex, che succede?-, ottenendo solo un profondo sospiro come risposta. Inizio a preoccuparmi seriamente, adesso.

-Alex. Alex, cos'è successo?- Mi affianco a lui, trascinando una sedia nella sua direzione e usandola per appoggiarmici in modo da essere alla sua stessa altezza.

-Dimmi che non è vero, dimmi solo che non è vero- farnetica, con lo sguardo fisso sul tavolo. Allarmante. Gli hanno fatto qualcosa? Gli esamino velocemente il corpo, i vestiti, per trovare segni di qualcosa, magari un graffio, o...nulla. Assolutamente nulla. Ha forse assistito a una qualche aggressione? Lo hanno derubato? Improbabile. Le strade di Baltimora sono sempre così tranquille che non mi aspetterei neanche macchine che passano.

-Jack- mi chiama, alzando la testa. Noto subito la delusione e la paura dipinte sul suo volto.

-Sì?- mormoro impaurito. Davvero, questa volta.

-Tu... sei il mio migliore amico, vero?

-Certo, Alex, certo...- mi affretto a dire. -Che domande sono ques...

-Tu non... non mi faresti mai una cosa brutta. Tu... tu...- farfuglia con lo sguardo confuso. Dopodichè si alza velocemente e si avvia verso la porta, lasciando chiavi, telefono e portafogli sul tavolo. -Dove stai andando?- chiedo.

-Ho bisogno... di un po' d'aria. Ci vediamo dopo- risponde seccamente, e si sbatte dietro la porta di casa.

Se dovessi descrivere la scena che ho appena vissuto, non troverei le parole adatte neanche tra un milione di anni. Che cazzo è appena successo?, mi domando, passandomi le mani tra i capelli per l'esasperazione. Non riesco a individuare una ragione che possa aver spinto Alex a comportarsi in quel modo...e soprattutto a fare quelle domande così... strane. "Tu sei il mio migliore amico, vero?" Certo, Alex. Come puoi dubitarne? Ma... se me lo ha chiesto deve esserci stato un buon motivo. "Tu non mi faresti mai una cosa brutta..." Una cosa brutta. Io a lui. Tutt'a un tratto ho la soluzione. Alex, in qualche modo pensa che io gli abbia fatto una cosa orrenda. Se solo sapessi di cosa si tratta, potrei risolvere. Ma non ho proprio il ricordo di avergli mai fatto un torto negli ultimi sei anni.

Qualunque cosa stia cercando, sono certo che la troverò sul suo cellulare. Quindi, senza esitare, lo afferro dal tavolo e controllo la conversazione più recente. Si tratta, con mio grande dispiacere e disappunto, di uno scambio di messaggi con Maria. Dovevo aspettarmelo che avrebbe tentato di mettermi nei guai, prima o poi... ma non mi aspettavo così presto. Per di più, con Alex. Cosa le ha fatto di male? Leggo la conversazione, rimanendo sempre più scioccato ad ogni messaggio che mi passa sotto gli occhi.

In neanche uno dei quasi venti brevi testi che si sono scambiati, Alex e Maria hanno fatto cenno a qualcosa. Ci sono solo cose tipo "Mi dispiace, non dovevi saperlo così", o "Hai fatto bene", o "Grazie per avermene parlato",o peggio... l'ultimo inviato da Maria è *Spero che tu non te la prenda troppo con Jack*. La risposta di Alex mi mette i brividi.

*Se quello che mi hai detto è vero,non gli rivolgerò mai più nemmeno un'occhiata.*

*Alexandra's pov*

Attendo con angoscia, per cinquantadue minuti della mia vita, la fine dell'episodio di Beautiful, in modo che finalmente possa iniziare l'intervista tanto attesa a una delle mia band preferite, i Linkin Park, in onore del loro decimo anniversario. Con una puntualità quasi spaventosa, sento suonare il campanello di casa. Sospiro pesantemente e vado ad aprire, sorpresa dal trovare Alex sulla soglia.

-Ehi, Lex- mi saluta, sorridente. Noto che si sta sforzando. C'è qualcosa che lo turba, ne sono più che sicura.

-Ehi... tutto bene?- chiedo, lasciandolo entrare.

-Oh, sì... mi chiedevo se potevo guardare con te l'intervista, dato che Jack ha monopolizzato la tv per vedere non so quale film di serie B.- Questa volta, sorride in modo un po' più convincente. Dato che non voglio mettergli pressione, gli dico di accomodarsi sul divano mentre dico a mio padre che Alex rimarrà per un po'.

-...il nostro nuovo album uscirà presto- sta annunciando Mike, con un grosso sorriso d'intesa agganciato a quello di Chester.

-Esatto, sarà chiamato Minutes To Midnight e... la sua uscita è prevista per gennaio 2007. Non perdetevelo!- conclude Joe. Batto le mani entusiasta.

-Accidenti, non vedo l'ora- mormoro emozionata. -Tipo non riesco a fare a meno di ascoltare What I've Done, ma l'hai sentita? È praticamente perfetta. Oh, mamma. Non riesco ad aspettare fino a gennaio.

Alex scuote la testa e dice: -Cavolo, ci morirei per quella canzone.

Il resto del tempo (quaranta minuti circa) lo passiamo con gli occhi attaccati allo schermo. Stiamo in silenzio finchè l'intervistatore non annuncia che "Questo è tutto per stasera, gente! Alla prossima!"

Spengo la tv col telecomando e urlo: -Pa'!

Mi risponde dalla cucina con un: -Ehi!

-È finita! Puoi venire a vedere quello che vuoi!

-Finalmente!

Se c'è una cosa sulla quale io e mio padre non siamo d'accordo, è il genere di musica giusto da ascoltare. Lui è sul jazz e sulla classica, mentre io preferisco Rock, Alternative e Punk-Rock. Proprio come mio fratello e il resto dei miei amici, d'altronde.

Io e Alex, che nel frattempo si è rabbuiato molto, andiamo di sopra in camera mia. Ho deciso di fargli qualche domanda anche se può sembrare invadente, perchè cavolo, qui si tratta di uno dei miei migliori amici e non voglio che si tratti di uno di quei problemi esistenziali che alla fine lo trascinano in un vortice di alcool e dipendenze per i prossimi quarant'anni e una mattina, durante il suo cinquantottesimo compleanno mi venga a dire quello che non andava e io scopra che potevo risolvere il problema quarant'anni prima. Okay, calma. Il mio pessimismo e la mia lungimiranza saranno la mia rovina, un giorno.

-Alex, ora mi dici cosa c'è che non...

-Qualche ora fa ho ricevuto un messaggio- inizia, zittendomi. Lo ascolto senza fiatare sino alla fine. -Mi diceva che Jack aveva fatto qualcosa di davvero brutto e stupido, ma non cosa. Quindi, ho dato appuntamento al mittente e ci siamo parlati. Ebbene, proprio un'ora fa mi ha detto che ha scoperto che Jack, non molto tempo fa, è andato a letto con Lisa... mentre stavamo insieme.

-Chi era il mittente?- chiedo, prima di trarre conclusioni affrettate.

-Maria.

-Ah, beh.- Scoppio a ridere. -Non capisco neanche perchè la prendi così sul serio. Conosci lei e i suoi trucchetti, Alex. Non hai collegato il fatto che lei sia terribilmente vendicativa e quello che proprio Jack e Lisa l'abbiano abbandonata, il giorno del suo compleanno?

-È il pensiero a cui mi aggrappo da un'ora, per non cedere alla disperazione. È che... non so, è come se ci fosse qualcosa che non mi convince. Anche se è una bugia... mi puzza di marcio.

-Lexie, sei troppo ingenuo. Non lasciarti condizionare da quella vipera... guarda com'è finito Luke per colpa degli inganni di Maria. È stato addirittura espulso da scuola.

-Ma io amo Lisa. E voglio bene a Jack.È terribile sentirsi dire... certe cose... che... io...- non riesce a terminare la frase, così mi siedo accanto a lui sul letto e gli passo un braccio attorno alla vita.

-Non ci dare troppo peso, okay? Finirai con l'impazzire.

-Domani... domani parlerò con Lisa.

-Okay... per ora dormici su.- Gli sorrido con fare rassicurante. -Ehi, vuoi restare a dormire? Se non ti va di affrontare subito Jack. Tanto, la camera degli ospiti è sempre vuota.

-Buona idea... grazie- mormora con gratitudine e con un -buonanotte- si dirige verso la sua stanza, anche se sono solo appena passate le undici.

Sospiro e vado a comunicare l'accaduto a mio padre. Anche se non sembra, io parlo molto con lui, almeno quando è a casa. Mi capisce meglio di chiunque altro, e di sicuro anche questa volta saprà dirmi qualcosa per sbrogliarmi questa sensazione di disagio di dosso.

-...ma se Maria, per una volta, avesse detto la verità?- termino.

Papà, che ha prestato attenzione per tutto il tempo, mi risponde con: -Chiama subito Jack e parlatene, senza Alex né Lisa intorno. Senti la sua versione dei fatti, e se ti dice qualcosa che ti sembra anche minimamente sospetto, beh, continua a fargli domande finchè non crolla.

Vedendo il mio sguardo angosciato, si affretta ad aggiungere: -Ma sono più che sicuro che sia tutto frutto della fervida immaginazione di Maria. Tranquilla.

-Grazie, pa'.- Faccio il giro del divano per abbracciarlo. -Sai dare sempre il consiglio giusto.

-Figurati, coniglietta.- Mi dà una pacca sulla schiena. -Ora affrettati, chiama Jack prima che vada a dormire.

Trepidante, faccio come mi ha detto mio padre. Anche se in cuor mio so che lui non c'entra nulla con questa faccenda... non riesco a ignorare la fitta di ansia che mi sento addosso.

__

Oddio scusate il ritardo,scusatemelo tanto

ma il fatto è che ieri mi sono alzata tardi poi sono uscita e sono tornata tardi e stamattina/pomeriggio mi sono svegliata all'una.

Mi dispiace di avervi fatto aspettare. Comunque, domani sarò a Milano tutto il giorno e non sono certa di riuscire a caricare il 33. Starò via da casa dalle 6.30 a tipo le 22, quindi non credo ce la faccia, se non molto tardi la sera (o molto presto la mattina, dipende dai punti di vista).

Se non riuscirò, è probabile che martedì carichi sia il 33 che il 34.

grazie dei continui voti e dei bellissimi commenti!

@Veri

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