Capitolo 20

*Martedì; Alexandra's pov*

Io, Karen, Rian, Alex e Jack entriamo in aeroporto alle dieci e quaranta precise. Siamo solo noi perché beh, è martedì, mattina, alcuni lavorano e altri hanno impegni. Altri ancora non hanno legato abbastanza neanche con me (esempio: Luke e Calum), figuriamoci se vengono a salutare Josh.

Sono così felice che ci sia anche Jack. Sono più che consapevole del fatto che è qui solo per farsi perdonare del tutto e non veramente per Josh... ma apprezzo il suo sforzo nel mantenere un sorriso tranquillo per tutta la mattina. Io invece un sorriso tranquillo proprio non riesco a farlo. Potrei fare capriole, ruote, potrei anche volare ma al momento l'unica cosa che non posso fare è un sorriso tranquillo. C'è un fottuto macigno sul mio petto... "Non esagerare... non è mica morto, il ragazzo." No, infatti, è solo che... cazzo, mi mancherà un sacco. E poi due mesi sono tanti. Karen individua i capelli disordinati di Josh accanto al check-in, insieme a un uomo e una donna indaffaratissimi con un carrello colmo di valige rosa. Uhm... presumo siano della donna.

-Ehi- gli dice Alex, attirando la sua attenzione. Alza subito lo sguardo, sorpreso di trovare noi cinque. Ci sorride.

-Non vi aspettavo... siete qui per partire con noi, vero?- domanda. Noto che però ha uno sguardo più triste del solito. I suoi occhi blu non sono accesi come sempre. Sará la malinconia della partenza.

-Se potessimo...- mormora Rian. Ha legato molto con Josh, fin da quando ha iniziato ad uscire con noi, infatti gli si legge la vera tristezza negli occhi, nonostante cerchi di mascherarla con un enorme sorriso.

-Siamo qui per salutarti, amico- dice Jack, e sono sorpresa dal fatto che sia il primo ad andare da lui a stringergli la mano e sorridergli. È il massimo, lo so. La vedo la freddezza nei loro gesti. Almeno ci stanno provando. Quella piccola banalità mi intristisce ancora di più.

Karen e Alex si gettano su di lui insieme trascinandolo in un abbraccio-sandwich, che è veramente una cosa ridicola da vedere in quanto Josh in altezza superi Karen di venti centimetri buoni, e Alex di poco, ma comunque.

-Buon viaggio, J.J.A.F.!- gli urla Alex nell'orecchio.

-Esatto, buon viaggio- si intromette Rian nonappena i due smettono di stritolare il poveretto, e abbraccia Josh in quell'odioso modo maschile con un braccio solo.

Poi ci sono io. E giuro che in quel momento vorrei solo andarmene per non fare la figura della ragazza oh-no-mio-marito-sta-partendo-per-la-guerra-adesso-sventolo-il-fazzolettino-bianco. In un qualche modo, mi trovo ad abbracciarlo più forte di quanto non abbia mai fatto.

-Così non respiro- mi dice nell'orecchio.

-Neanche io, ma fa lo stesso- ribatto seppellendo il viso nel suo collo. Cielo, mi mancherà questo profumo.

-Joshua, mi daresti una mano con questa valigia?- La voce di un uomo mi giunge all'orecchio.

-Mmh, giusto- mormora il ragazzo leggermente scocciato. -Ragazzi, questi sono i miei genitori- dice una volta che ci stacchiamo.

I due adulti che armeggiano con le valigie ci notano improvvisamente e ci sorridono con calore.

-Siete amici di Joshy?- La donna si avvicina a noi cinque e Josh brontola qualcosa tipo 'non chiamarmi così in pubblico, ho diciannove fottuti anni.' Non posso evitare di ridere mentre i genitori del ragazzo si presentano agli altri. Josh mi lancia un'occhiata interrogativa.

-Joshy... Super Mario... Yoshi... andiamo!- Gli colpisco scherzosamente una spalla mentre lo prendo in giro paragonando il suo nome a quello del personaggio più dolce del mio videogioco preferito. Sarà pure un dinosauro verde, ma è il più versatile e il più carino di tutti. Guai a chi me lo offende.

-Posso chiamarti così anche io?- domando ridacchiando ancora.

-No.

-D'accordo, Joshua James Alphonse Fr...

-Okay! Chiamami come ti pare!- Mi interrompe alzando le mani in segno di resa.

-Tesoro, non ci presenti la tua amica?- La madre di Josh si para al mio fianco, sorridente. Ricambio, imbarazzata.

-Mamma, lei è Alex...- Lo sguardo della donna sembra illuminarsi. -...e non è un'amica.

Arrossisco mentre mi sorride e porgo la mano alla signora Franceschi. Lei mi attira in un abbraccio inaspettato.

-Finalmente conosco la cara Alexandra! Io sono Anne, comunque.- Mi sorride cordialmente mentre sento il suo pesante ma adorabile accento inglese. Dopo poco, suo marito si avvicina. Gli stessi accoglienti occhi di suo figlio mi mettono decisamente più a mio agio.

-Piacere di conoscerla, signor F...- Inizio, ma vengo interrotta presto.

-Quanta formalità! Mi fai sentire vecchio. Chiamami Christian, cara.- Mi sorride con affetto. Wow, che gente simpatica. Quando mio padre ha visto Josh la prima volta non è stato così... ehm... carino. La sera del ballo... Cacchio, sembra siano passati secoli, La verità è che è trascorso appena un mese e mezzo.

-Certo, Christian. Piacere di conoscerti- dico timidamente. Lui e Anne si allontanano per concederci qualche minuto da soli.

-Lex, ti aspettiamo fuori- dice Karen mentre lei e gli altri si dirigono all'uscita, salutando con la mano Josh.

Sospiro e guardo il ragazzo. All'improvviso mi viene un'idea. Mi slaccio il bracciale che mi ha regalato domenica, quello con la A. Afferro il suo polso sinistro e stando attenta a non stringere troppo, gli allaccio il braccialetto.

-Così non mi dimenticherai tanto presto- dico, stampandomi un sorriso ma sentendo gli occhi lucidi. Josh mi sorride e mi abbraccia di nuovo.

-Non succederà, tranquilla. E non metterti a piangere che mi rovini la camicia- dice, un tentativo di farmi ridere, e per poco ci riesce, facendomi notare la camicia a quadri rossa che indossa su una semplice t-shirt bianca.

-Ti sta bene- mormoro, cercando di distrarmi dai pensieri tristi.

Sospira. -Ti amo.

Il mio sguardo passa dalla sua camicia ai suoi occhi. "Me lo sono immaginata?"

-Lo ammetto, ero sul punto di dirtelo domenica ma ho aspettato oggi perché pensavo saresti venuta qui e insomma, è un modo figo per andarmene, no?- Sorride mentre sproloquia.

-Ne parli come se non tornassi più...- Ci rimugino.

-Tornerò prima di quanto immagini. Hai vissuto diciotto anni senza di me e sei stata benissimo... ce la farai altri due mesi.

-Non scherzare, scemo. Mi mancherai.- Lo schiaffeggio sul braccio, provocandogli un sorriso. Lo stringo forte un'ultima volta. Poco prima di separarci, gli sussurro all'orecchio: -Anche io.

Lo sento chiaramente rilassarsi a quella rivelazione e sorridere contro il mio collo. "Lo amo?"

Guardo un po' quegli occhi blu che mi hanno fatto dimenticare delle cose brutte per tutto il tempo che siamo stati insieme per imprimermeli nella mente. Quel colore è qualcosa di spettacolare, indescrivibile.

Ci sorridiamo e ci scambiamo un ultimo veloce bacio prima che si incammini per raggiungere i suoi genitori e imbarcarsi.

Esco dall'aeroporto con le lacrime agli occhi ma un sorriso sulle labbra. Cammino a testa bassa finché non trovo i miei amici poco più in lá intenti a guardare gli orari dell'autobus.

-Ehi, tutto bene?- Jack è il primo a notarmi e appena lo raggiungo mi circonda le spalle con un braccio. -Uh, sì... Credo.

-Non abbatterti! Guarda il lato positivo- esclama Alex. Lo guardo in modo interrogativo.

-Non dovremo più far finta di sopportare il suo odioso accento inglese per i prossimi due mesi!

-Da che pulpito- mormora Rian, strappandomi un sorriso sincero.

-Il prossimo bus passa tra tre minuti- annuncia Karen. Annuisco. Mentre cammino, cerco di liberarmi dalla presa di Jack. Mi mette... tristezza allo stato puro. "Ha un tempismo perfetto, direi."

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