Un bagliore di speranza

Abbiamo continuato a viaggiare ancora per qualche miglio, giusto per mettere un po' di strada tra noi e la mandria.

Ci siamo appena fermati nel mezzo della strada per fare il punto della situazione.

Siamo tutti attorno alla macchina di Rick con una cartina della zona distesa sul cofano. Carl e Beth sono dalla parte opposta della macchina, schiena contro schiena, per tenere d'occhio la situazione attorno a noi.

"Ieri sera avevo parlato con Daryl e Alexandra a proposito di un piano"

Esordisce Rick, catturando l'attenzione di tutti. A quanto pare Atlanta è la nostra unica possibilità al momento e, dopo aver spiegato il piano anche agli altri, lo sceriffo conferma il mio presentimento.

"Ora come ora non abbiamo altra scelta, se non quella di andare tutti insieme. Avevo pensato di portare con me Daryl, Glenn e Alexandra, ma ora che non abbiamo più un accampamento dobbiamo andare tutti insieme."

Spiega lo sceriffo guardando più che altro sua moglie.

"Atlanta è grande...ed è invasa. Come faremo a gestire la cosa?"

Chiede Carol preoccupata.

"E' proprio per questo che andremo noi quattro in esplorazione. -dice Rick indicando me, il balestriere e il ragazzo di Maggie- Voi ci aspetterete alla periferia, vicino ai binari della ferrovia, e se tutto andrà bene, verremo da voi con buone notizie."

A questo punto lo sceriffo fa un passo indietro, dopo aver ripiegato la carina, e ci squadra uno per uno.

Quando arriva a me, io gli annuisco in segno di consenso e appoggio, dopodiché si mette le mani sui fianchi e alza lo sguardo verso il cielo.

"Forza, andiamo. Faremo meglio a sbrigarci: il tempo non promette bene."

Daryl fa cenno a Beth e Carl di rimettersi in macchina con un piccolo fischio.

In un batter d'occhio siamo di nuovo in viaggio, verso una destinazione a dir poco ignota.

Per fortuna il tragitto non è durato più di qualche ora. Abbiamo appena trovato un posto abbastanza coperto vicino ai binari ferroviari, dove ci aspetterà il resto del gruppo. Alla nostra destra possiamo intravedere i primi alberi del bosco, mentre abbiamo circondato gli altri lati con macchine abbandonate, così da ricreare una sorta di mini accampamento.

Ci togliamo di dosso tutto il peso in eccesso, portando solo il minimo indispensabile.

Mi aggiusto la pistola nella parte posteriore dei pantaloni, tengo l'arco saldo in una mano, mentre con l'altra afferro il caricatore pieno che Carol gentilmente mi offre.

Faccio segno a Rick di essere pronta e lui mi risponde annuendo, dopo aver dato un'occhiata anche agli altri.

"Bene, sapete tutti cosa fare: mentre noi siamo via non allontanatevi e difendete la zona silenziosamente. Se arriveranno troppi vaganti, contattateci tramite la ricetrasmittente e saremo subito da voi."

Detto questo, ci inoltriamo nelle vie secondarie dei quartieri della periferia.

Come previsto, incontriamo diversi vaganti, che io e Daryl eliminiamo prontamente, ma soprattutto senza attirare ulteriore attenzione.

Finalmente, arriviamo davanti a quello che è l'edificio dei Vatos, rimanendo sorpresi di non trovare nessuno di vedetta.

"Che facciamo ora, Rick?"

Chiede Glenn bisbigliando.

"Non mi piace, è troppo tranquillo"

Ci mette in guardia Daryl.

Rick sta per dirci il piano d'azione, ma viene interrotto da improvvisi lamenti grotteschi.

La via da dove siamo arrivati, tanto per cambiare, è stracolma di vaganti che non riusciremo mai ad abbattere senza che prima loro ci raggiungano.

"Dobbiamo entrare, Rick!"

Gli urlo per far sentire la mia voce sopra gli spari.

"Dentro, veloci!"

Al comando dello sceriffo, battiamo in ritirata verso il grande portone in metallo, tenuto chiuso da un piede di porco tra le due maniglie e da una catena, fortunatamente senza lucchetto.

Entriamo, con il respiro corto, il più velocemente possibile, ma i vaganti ci hanno raggiunto e, prima che potessimo chiudere bene la porta, si ammassano prepotentemente contro di essa, reclamando la nostra carne con mostruosi grugniti.

Subito ci scagliamo tutti contro il portone per far sì che quei bastardi non riescano ad entrare, ma facciamo molta fatica a trattenerli e le scarpe iniziano pericolosamente a scivolare nel pavimento liscio dell'edificio.

All'improvviso, Daryl si stacca e inizia a indietreggiare.

"Cosa cazzo stai facendo?!"

Gli urlo contro mentre gocce di sudore mi bagnano la fronte fino alle sopracciglia.

"Quando ve lo dico, spostatevi!"

Ci avvisa allontanandosi ancora di qualche passo.

Inizia a correre velocemente verso di noi, e solo ora realizzo che cos'abbia in mente.

"ORA!!"

Ci buttiamo tutti a terra, mentre lui colpisce con una violenta spallata il metallo della porta, riuscendo così a chiuderla mozzando di netto le mani dei vaganti che erano riuscite a intrufolarsi all'interno.

Mi rialzo e mentre riprendo fiato, mi passo una mano sui capelli sudati per togliere le ciocche ribelli dagli occhi. Nel frattempo il balestriere mi ammonisce con lo sguardo per aver dubitato poco fa, delle sue intenzioni, al quale io rispondo allargando le braccia e inclinando la testa leggermente all'indietro.

"Smettetela voi due, non è il momento!"

Ci richiama Rick, dopo aver osservato il nostro scambio silenzioso di sguardi.

E' incredibile come riusciamo a comunicare senza nemmeno aprire bocca. Ci intendiamo con un solo sguardo...potremmo quasi avere intere conversazioni solo con gli occhi.

Distolgo subito il contatto visivo con il balestriere per portare l'attenzione di nuovo sulla porta. Senza perdere altro tempo, la assicuro con la catena e con il piede di porco, esattamente come l'avevamo trovata all'esterno.

"Forza, andiamo. Di loro ci occuperemo dopo se non si saranno ancora diradati."

Dice Rick, riferendosi ai vaganti.

Raccolgo il mio zaino che avevo fatto cadere e seguo gli altri tre.

Il posto sembra deserto e, a giudicare dallo stato di decomposizione di alcune carcasse abbandonate al suolo, lo è da diversi mesi...sempre che il resto della struttura non sia strapieno di zombie, ovviamente.

Al piano terra non c'è niente di utile, così iniziamo a salire le scale, tutti con le armi alzate e pronte all'uso.

Non appena entriamo nel primo piano, la speranza di poterci stabilire in questo posto viene totalmente abbandonata. Abbassiamo tutti leggermente le armi e le nostre facce sono piene di sconforto per la visione di quel luogo, ormai distrutto.

Ci guardiamo intorno e siamo interamente circondati dalla morte. Cadaveri di tutte le persone che abitavano qui sparsi nel pavimento come se fossero macabri oggetti di arredamento. Il loro sangue imbrattava tutte le pareti, una volta di un candido color crema, ora sbiadito e rovinato. Dei cavi pendono dal soffitto e alcuni, lanciano ancora qualche scintilla, rendendo ancora più assordante il rimbombo dei nostri passi. Come se non bastasse, la penombra non fa altro che rendere l'atmosfera ancora più lugubre e il riflesso della luce delle piccole torce che usiamo, distorce anche i nostri lineamenti facciali.

Ci scambiamo tutti e quattro degli sguardi delusi e inizio a mordicchiare nervosamente il mio labbro inferiore.

Tutto questo è a dir poco snervante! Non facciamo altro che percorrere chilometri e chilometri con la speranza di trovare quel bagliore di luce in fondo al tunnel e, quando sei a tanto così da arrivare finalmente alla fine, vieni scaraventato bruscamente al punto di partenza. Sta succedendo troppo spesso per i miei gusti e tutte le volte che capita, siamo sempre più esausti per ricominciare. La cosa positiva è che ci supportiamo gli uni gli altri...non so cosa sarebbe successo se avessimo affrontato la cosa da soli...sicuramente non ne saremmo usciti tutti vivi.

Ora basta piangersi addosso, che tanto non serve a niente!

Scrollo leggermente la testa e inizio a frugare in ogni cassetto, sportello, nascondiglio e perfino nelle tasche dei corpi senza vita. Anche gli altri mi imitano e per fortuna abbiamo racimolato dei medicinali e diversi kit di primo soccorso. Glenn ha trovato anche alcune armi, ma scariche. Rick ha comunque deciso di tenerle perché i proiettili si possono sempre trovare da qualche parte.

Alla fine, abbiamo passato al setaccio tutto il primo piano e ora non resta che controllare l'ultimo.

Facendo attenzione a non far rumore, saliamo le scale ancora una volta, ma a questo giro, varcata la soglia, sono sempre i cadaveri ad accoglierci, ma quelli che camminano!

Velocemente, ci nascondiamo nella parete che fa angolo con quella del corridoio, così da non essere visti ed escogitare un piano.

"E ora che facciamo?"

Chiede Glenn appoggiando la testa al muro per riprendere fiato.

Rick controlla rapidamente quante munizioni gli sono rimaste nella pistola e, dopo aver fatto una smorfia, riempie il tamburo dell'arma con sei proiettili.

Io ho ancora il caricatore carico, dato che mi sono fatta strada con arco e machete.

"Probabilmente ci converrebbe tornare indietro...di questo passo finiremo tutte le munizioni e attireremo i vaganti che abbiamo lasciato fuori all'edificio..."

Guardo Rick aggrottando leggermente le sopracciglia. Era da mettere in conto che il posto sarebbe potuto essere invaso e, a mio parere varrebbe la pena correre il rischio anche solo per pochi medicinali.

"Potremo trovare roba utile per il parto. Non possiamo fermarci ora!"

"Sì, Alex ha ragione. Basta restare vicini e usare i coltelli."

Dopo aver detto ciò, Daryl si sporge leggermente all'angolo della parete.

"Saranno al massimo sei vaganti a testa, possiamo farcela."

Dice subito dopo aver tirato fuori il coltello da caccia.

Posiamo tutti e tre lo sguardo su di Rick, per cercare il suo consenso. In fin dei conti ci siamo trovati in situazioni più pericolose senza nemmeno rendercene conto.

"Ok, ma dobbiamo restare tutti vicini. Il corridoio è stretto, ci metteremo spalla contro spalla per tutta la sua larghezza, così che non ci superino."

Detto fatto: nemmeno il tempo di finire la frase che stiamo già spaccando cervelli ammuffiti. Ci facciamo strada abilmente e grazie al piano di Rick non corriamo troppi pericoli.

Il problema si presenta quando arriviamo alla fine del corridoio: ci sono altre due estensioni sia a destra che a sinistra, ovviamente piene zeppe di vaganti.

Ci dividiamo prontamente in due per ogni ala, ma bene presto rischiamo di essere sopraffatti.

"Rick, dobbiamo ripiegare!"

Gli urlo affondando la mia lama nella testa di uno zombie.

Lo sceriffo dà un calcio a un vagante che gli stava per saltare al collo e si volta dalla parte del corridoio dove siamo io e Daryl.

"Indietreggiamo, ma lentamente!"

Così facciamo ma sono troppi anche per la formazione a quattro.

Vedo Rick alle prese con un vagante, mentre un altro nello stesso momento gli si fionda addosso.

Istintivamente, sfilo il coltello dalla caviglia e lo lancio dritto in testa allo zombie, salvando per un pelo il collo dello sceriffo.

In risposta ricevo un cenno di gratitudine, ma non c'è nemmeno un attimo di pace che un altro riesce ad avvicinarsi fino a prendermi per la camicia.

Faccio per colpirlo con il machete, ma un lungo ferro che ha incastrato nel collo, di cui non mi ero accorta, me lo fa schizzare via a un paio di metri da me.

Indietreggio d'un passo e sento qualcosa afferrarmi la caviglia fino a farmi cadere insieme al vagante. Con l'avambraccio cerco di tenerlo lontano dal mio viso, intanto con la mano cerco di raggiungere la mia arma, mente dalla parte opposta c'è un vagante tagliato a metà dal busto in sù, che striscia sul pavimento cercando di afferrarmi.

Stringo i denti per lo sforzo e socchiudo gli occhi per concentrarmi, mentre lo zombie che ho a pochi centimetri dal viso vuole mordermi ad ogni costo con un alito che sa di carogna...disgustoso è dire poco.

Ormai riesco a toccare l'impugnatura del machete con la punta delle dita, ma inizio a sentire lo zombie che ho sopra di me agguantarmi la camicia per cercare di graffiarmi la pancia e con le unghie fa sempre più pressione, nel tentativo di arrivare alla carne.

Finalmente ho in mano il machete.

Faccio per liberarmi del peso morto che mi ritrovo addosso, ma prima che riesca a muovermi, qualcuno lo scaraventa via: Daryl.

A questo punto, il mio tiro va a segno sull'altro vagante che, nel frattempo, aveva quasi raggiunto la spalla e mi rialzo, pronta di nuovo a combattere.

Tuttavia, la situazione è solo peggiorata e non possiamo fare a meno di indietreggiare per diversi metri.

Mi guardo velocemente intorno, per cercare una via d'uscita che non vanifichi tutti gli sforzi fatti finora, quando alla mia sinistra vedo una porta chiusa.

"Per di quà, svelti!"

Apro la porta e tutti mi seguono senza farselo ripetere due volte.

Fortunatamente la porta è solida e ce la chiudiamo dietro, assicurandola mettendoci una sedia davanti per bloccare la maniglia.

Presa dall'ansia, do le spalle agli altri e inzio freneticamente a sbottonarmi la camicia in preda al fiatone, per vedere se quel bastardo di prima è riuscito a graffiarmi.

"Ehm...Alexandra, che ti prende?"

Mi chiede Glenn con una punta di preoccupazione nella voce.

Non gli rispondo e continuo a togliermi strati di tessuto, fino a quando non arrivo alla pelle. Con mio grandissimo sollievo, a parte le vecchie cicatrici, è tutto intatto.

Fiù, a questo giro ci è mancato davvero poco!

Mi riabbottono prendendo fiato e nel frattempo il balestriere si è avvicinato a me per vedere se era tutto a posto.

Dopo essermi sistemata, volto la testa nella sua direzione.

"Grazie...per prima"

Faccio un gesto con il braccio per indicare la porta e vedo subito che i suoi occhi si sono accesi di una sfumatura più chiara. Intuendo che fosse tutto ok, mi annuisce in risposta.

"Ok, intanto perlustriamo questa parte e vediamo se c'è un'altra via d'uscita."

Ci mettiamo tutti all'opera, ma in quelle che rimane di una sala d'aspetto non è rimasto molto.

Sembra che quest'area sia abbastanza pulita, così proseguiamo senza molti ostacoli.

Un altro corridoio si apre davanti a noi e ai suoi lati ci sono diverse stanze con letti fatti di coperte e cuscini e ancora gli effetti personali delle persone che le abitavano.

Alla fine del corridoio ci troviamo davanti una grande porta in metallo con la maniglia antipanico bloccata con alcune catene. Sospettosi, ci avviciniamo e, come prima, guardiamo tutti Rick, aspettando che decida il da farsi.

Bussa un paio di volte alla porta e dall'altra parte non proviene alcun suono.

Almeno questo è un buon segno.

Sleghiamo le catene ma poco prima di aprire la porta Rick ci ferma.

"Indietro. Apro la porta al tre e se c'è qualcosa che non quadra, la richiudo subito"

Facciamo come ci è stato detto e poi lo sceriffo inizia a contare.

"Tre!"

La porta viene spalancata e il silenzio totale ci accoglie.

Entriamo cautamente in quella che un tempo doveva essere qualcosa come una sala operatoria o una stanza per le visite mediche.

Dopo averla controllata rapidamente, abbiamo la conferma che sia libera.

"Rick, qui c'è tutto quello che può servire a Lori!"

Dico con un sorriso dipinto in viso dopo aver dato una rapida occhiata ai vari strumenti e medicine.

Gli poggio una mano sulla spalla speranzosa. Per la prima volta lo vedo davvero ottimista.

"Perfetto! Allora prendiamo tutto."

Alla fine abbiamo trovato un'uscita secondaria e i morti all'esterno non sono stati più un problema.

"Rick, stavo pensando a una cosa..."

Richiamo la sua attenzione appena usciti dall'edificio.

"La città è stata invasa praticamente subito...e non credo che in molti si siano avventurati fin qui a cercare provviste e roba simile..."

"Quindi cosa suggerisci?"

"Beh, ci sarà pure un'armeria da qualche parte...negozi di alimentari, farmacie, benzina...questa città potrebbe essere una miniera d'oro!"

Sostengo sempre più convinta e con sempre più enfasi.

"Non fa una grinza!"

Mi appoggia Rick dopo averci pensato su qualche secondo.

"Poco fa ci hai quasi rimesso la pelle perché sei stata sopraffatta, credi davvero che là fuori ce ne siano di meno?! Per cosa poi? Qualche proiettile e dei cibo scaduto?!"

Chiede Daryl con tono inquisitorio mentre mi si faceva sempre più vicino.

Sto per controbattere puntandogli un dito contro, ma Glenn mi batte sul tempo.

"Quello non sarà un problema...basterà camuffarsi..."

Dice poco contento e schifato.

"E' deciso allora! Andiamo a svuotare i borsoni alle macchine...abbiamo ancora qualche ora di luce."

Siamo ritornati dagli altri e, una volta spiegato il da farsi, non c'è stato nemmeno bisogno di cercare degli zombie, dato che prima ne avevano fatti fuori alcuni sul ciglio della strada.

Per coprire il nostro odore abbiamo dovuto sacrificare alcune coperte, quindi anche queste saranno nella lista delle cose da cercare.

Si sono aggiunti al quartetto anche Maggie, Hershel e Carol, dato che saremo più al sicuro, anche in mezzo ai vaganti.

Le strade per fortuna sono abbastanza sgombre, così dopo aver deciso le cose più importanti da prendere, ci separiamo nei vari negozi: io ed Hershel, Glenn, Maggie e Carol e infine Rick con il balestriere.

Una folata di vento gelido mi fa rabbrividire sotto al poncho insanguinato. Alcune foglie vengono spazzate dall'asfalto grigio e anche il cielo è del medesimo colore.

"Sai, mi ero stancata del contrasto tra cielo e terra..."

Mormoro indicando i nuvoloni carichi di pioggia.

"Come mai?"

"Perché almeno in questo modo il colore è coerente con tutto il casino che c'è quaggiù. Vedere il cielo azzurro come sfondo dell'inferno...non so, la cosa non mi piaceva...ora ha più senso..."

Dico con una smorfia.

"Beh, in effetti non hai tutti i torti..."

Sghignazzo in risposta, dopo avergli lanciato un'occhiata divertita.

"Uh, guarda là!"

Gli indico subito dopo un camper molto grande e spazioso. Arriviamo fino al veicolo, per scoprire che al suo interno c'è uno spiacevole inquilino che abbatto scaraventandolo a terra e pestandogli il cranio con lo scarpone.

"Wow! Qui dentro staremmo comodi!"

Hershel prova ad accenderlo, ma il motore gira a vuoto. Sbuffo lanciando un leggero pugno alla spalliera del sedile del passeggero.

"Te ne intendi di motori?"

Mi chiede.

"No, direi di no..."

Intanto inizio a frugare tra i vari sportelli e cassetti.

"Guarda cosa ho trovato! E ci sono pure i proiettili!"

Dico mostrandogli una carabina nuova di zecca.

"Ascolta Alexandra, mentre io provo a farlo partire tu inizia pure a cercare benzina."

"Ok, nessun problema"

Eseguo il mio compito e perlustro le varie macchine, ma la benzina che racimolo è poca per tutti i veicoli in cui l'ho cercata...beh, sempre meglio di niente direi.

Il rumore di un motore che parte mi fa girare in direzione del camper. Alla fine Hershel è riuscito a farlo partire!

"Non sapevo che fossi anche un meccanico!"

Gli sorrido dando due pacche nello sportello.

"Senti...io vado a controllare questi due isolati. Ti lascio la benzina."

"Va bene, vengo con te allora"

"No, no...preferisco che tu rimanga a fare la guardia al camper...sai, non vorrei che qualcuno ce lo fregasse proprio ora che sei riuscito a farlo partire."

Cerco di essere il più convincente possibile finendo con un mezzo sorriso che assomiglia più che altro a una smorfia.

Mi annuisce poco convinto, dopo avermi raccomandato di stare attenta.

Svolto l'angolo e sono subito davanti alla stazione di polizia in cui mi avevano trattenuta poco prima dell'inizio di tutto questo.

Prendo un grande respiro ed entro.

E' esattamente come l'avevo lasciata, non è cambiata nemmeno una virgola.

Non perdo tempo a cercare armi e munizioni perché l'avevo già svuotata.

No, il motivo della mia visita è un altro...e ben diverso da quello di fare scorte.

Mi avvicino lentamente alla piccola cella e stringo i denti nel vedere l'ufficiale che un tempo era anche un mio caro amico, ormai trasformato. Era stato lui ad aprirmi la cella quando tutti erano scappati, quella stessa cella in cui ora si trova il suo corpo.

Era stato morso e prima che me ne andassi, mi aveva pregato di metterlo lì dentro, così che non avrebbe fatto del male a nessuno una volta tornato.

Mi avvicino lentamente, ma lui non percepisce la mia presenza per via del camouflage.

Faccio scorrere la lama del machete tra le sbarre e improvvisamente lui si fionda verso di me, richiamato dall'istinto animalesco.

Lo guardo negli occhi velati di bianco: non c'è nessuna emozione lì dentro, niente di niente.

"Mi dispiace che sia successo a te, Ralph."

Metto fine alle sue sofferenze conficcandogli la lama dritta nel cranio, e una lacrima salata mi scende lungo la guancia, fino a bagnare le mie labbra.

E' passato all'incirca un mese da quando ci siamo definitivamente allontanati da Atlanta. Grazie al camper, non siamo costretti a trovare tutti i giorni un riparo per la notte e, anche se siamo tutti ammassati per dormire, anche in posti impensabili, almeno ci teniamo al caldo.

Le scorte di cibo stanno finendo, probabilmente dovremo iniziare a razionarle, ma per il resto siamo messi abbastanza bene.

Ogni giorno andiamo in cerca di un riparo stabile, ma qui in giro non c'è niente di niente.

Finiamo sempre per allontanarci dalla grande città e questo ci permette da una parte, di imbatterci in meno vaganti, rallentati anche dal gelo dell'inverno, dall'altra le scorte utilizzabili sono pochissime, dato che quasi tutte le case sono già state saccheggiate.

All'inizio ero vista come una potenziale minaccia per via del contesto in cui ero stata ritrovata...Randall, il travestimento da uomo e tutto il resto.

Durante le settimane appena passate, quasi tutti hanno iniziato a fidarsi più di me e sento che il mio contributo nel gruppo sia, non decisivo, ma abbastanza importante. Rick mi lascia addirittura giocare con suo figlio. Se mi fossi avvicinata a lui nei primi tempi, credo che una pistola puntata dritta in faccia non ma l'avrebbe tolta nessuno.

Persino Lori, che tra tutti è la più diffidente, si avvicina a me di tanto in tanto per fare due chiacchere.

Ma tra una cosa e l'altra le persone con cui passo più tempo sono Rick, Glenn e infine Daryl.

I motivi sono vari: spedizioni, battute di caccia e altre cose all'ordine del giorno. Con la scusa che ho un'arma silenziosa, Rick mi chiama sempre al suo fianco.

Mi piace il legame che si è creato tra tutti noi. Dieci sconosciuti uniti dalle stesse circostanze e che sono diventati un gruppo molto unito, il cui scopo non è semplicemente sopravvivere e andare avanti, ma creare una nuova vita degna di questo nome.

Siamo in cerchio attorno al fuoco, intenti a mangiare il cervo che ha preso Daryl questo pomeriggio.

L'atmosfera è piuttosto allegra per essere una gelida notte: grazie alle birre che abbiamo trovato in una spedizione recente, i freni inibitori si sono abbassati e parliamo normalmente come se il mondo fosse sempre lo stesso.

"Io è da un po' che domando una cosa: tutto il giorno il termometro è sotto zero e tu, Alex, al posto di stare dentro il camper al caldo, cavalchi anche sotto la pioggia!"

Guardo Glenn incuriosita: non capisco dove voglia arrivare.

"Poi anche ora: guardati!"

Mi indica con aria quasi sbalordita.

"Siamo tutti coperti fino alla testa, è nevicato fino a un'ora fa e tu, tranquilla, hai addosso solo una giacca! Ma non hai freddo??"

Gli occhi di tutti sono puntati verso di me, come se all'improvviso fossi diventata un magnete o una succulenta preda.

"Lei viene dall'Alaska!"

Sostiene Beth con una punta di orgoglio.

"Wow, dall'Alaska!"

Le fa eco il piccolo Carl, con gli occhi spalancati dalla sorpresa.

"Questo è niente rispetto all'inverno del Nord. A cinquanta gradi sotto zero il freddo lo senti e come! Solo che impari a conviverci e con il tempo ti ci abitui."

Spiego facendo spallucce.

"E perché uscivi con tutto quel freddo?"

Chiede ingenuamente Carl.

"Non puoi stare rintanato in casa tutto l'inverno. Poi qualcuno doveva pur mandare avanti la baracca...quando ero più giovane, dopo la scuola andavo a pescare, a mettere le trappole per gli animali...io e i miei fratelli non avevamo molto tempo per divertirci, ma ci inventavamo sempre qualcosa..."

Sorrido a Carl e i ricordi dei vecchi tempi tornano a galla come se fosse passato solo un giorno...invece in dieci anni le cose cambiano...cambiano e come!

Carl mi guarda con occhi sognanti e mi scappa una leggera risata.

"Perché non racconti la storia dell'orso?"

Mi suggerisce Beth.

Mi incupisco leggermente. Prima d'ora non mi era mai capitato di provare così tanta nostalgia nel ricordare casa mia.

Hershel deve aver notato la mia esitazione e per non mettermi in una situazione difficile suggerisce di andare tutti a letto.

"No, io volevo sentire la storia!"

Dice dispiaciuto Carl.

E' facile scordarsi che è ancora un bambino, con tutti i cambiamenti che ha subito per adattarsi a questo nuovo mondo.

"Un'altra volta, Carl. E' ora di dormire."

Lo rimprovera suo padre.

"No, lascia stare...la farò breve."

Dico strizzando l'occhio al piccolo sceriffo.

"Era quasi primavera ed ero con mio fratello John e un suo amico, Matt.- sì, quel Matt - eravamo a pescare al laghetto vicino casa, ma il ghiaccio era troppo sottile al centro per reggerci tutti, così facemmo il buco per pescare vicino alla riva, dove era più spesso."

Inizio a raccontare e tutti ascoltano con attenzione. Gli occhi di Carl non mi abbandonano nemmeno per un secondo...quel ragazzino non si perde nemmeno una sillaba di quello che sto dicendo!

"Alle spalle avevamo il bosco e sapevamo che gli orsi iniziavano a svegliarsi dal letargo, ma ci eravamo fatti convincere da Matt, che aveva portato di nascosto la pistola di suo padre, ad andare lo stesso. Io e lui eravamo i più grandi...avevamo dieci anni, mentre mio fratello otto. Insomma, alla fine tra una cosa e l'altra, John riuscì a prendere un grosso pesce, solo che preso dalla foga del momento, si era avvicinato troppo al buco e anche se avevamo controllato prima lo spessore del ghiaccio, questo si spezzò ugualmente e mio fratello finì in acqua. Io e Matt corremmo subito da lui per aiutarlo, ma nello stesso identico momento scappò fuori un grande orso dalla foresta!"

Faccio una piccola pausa per vedere se ho annoiato il piccoletto, ma questo mi fa subito segno di continuare il racconto.

"Non sapevamo cosa fare, eravamo piccoli e non avevamo mai visto un orso così vicino a noi. Matt si precipitò comunque verso mio fratello e gli afferrò le mani appena in tempo...lui non sapeva ancora nuotare. Io invece non riuscivo a distogliere lo sguardo dagli occhi dell'orso. Iniziò a ringhiare e si avvicina verso di noi. - mimo con le braccia le falcate dell'animale e mostro i denti a mo' di ringhio - La prima cosa che mi venne in mente fu quella di prendere la pistola di Matt. Non avevo mai sparato, ma ero abituata a vedere i miei genitori a farlo, quindi sapevo come dovevo comportarmi...credo che fu quello a salvarci...

Dietro di me, Matt e John non facevano altro che urlare e chiamare il mio nome in cerca di aiuto. Quegli attimi sono stati lunghissimi: era come se il tempo avesse smesso di scorrere...

Intanto l'orso si faceva sempre più vicino e avevo puntato l'arma dritta su di lui, ma non volevo ucciderlo.

Allora puntai la pistola verso il cielo e sparai un colpo, sperando che si spaventasse e che corresse via, ma non faceva altro che venire sempre più vicino.

Improvvisamente mi venne un'idea: l'orso aveva appena messo le zampe sul ghiaccio e se non aveva retto mio fratello, figuriamoci una bestia del genere.

Aspettai che si allontanasse ancora un po' dalla riva, ma che non fosse troppo vicino a noi.

Dopo un passo, sentii i primi scricchiolii del ghiaccio che si spezza e capii che era il momento giusto.

Mirai vicino alle zampe e colpii il ghiaccio. Questo si ruppe e l'orso cadde in acqua.

Intanto Matt era riuscito a tirare su mio fratello e andammo via di corsa senza nemmeno raccogliere le canne! A nostra madre raccontammo solo la parte del ghiaccio...non gli abbiamo mai detto dell'orso..le sarebbe venuto un colpo e non ci avrebbe fatto uscire mai più!"

Finisco ridendo e mi passo le dita sulla fronte, immaginando l'espressione che farebbe mia madre nel sentire questa storia.

Carl è ancora più incuriosito di prima e inizia a fare domande su domande, ma sua madre lo ferma prima che possa rispondergli e lo porta dentro il camper. Anche gli altri vanno a dormire. Intorno al fuoco rimangono solo gli uomini, mentre io vado da Blaze per coprirla ancora un po'.

Per tutta la sera Daryl non mi ha staccato gli occhi di dosso. Il riflesso delle fiamme gli accentuavano quel guizzo di furbizia e scaltrezza che ha di solito...non so...era...come dire...enigmatico.

Spero solo che non se la sia presa per la battuta sugli scoiattoli che gli ho fatto questo pomeriggio. Era davvero pessima, ma guai a chi tocca i suoi scoiattoli. Poi si sa, lui è...lui è Daryl.

Mi sveglio stiracchiandomi nella cuccetta con un'insolita sensazione di benessere. Nel camper ci sono sei posti letto, di cui due sempre occupati da Lori e suo figlio. Per i posti rimanenti, facciamo a turno, ma spesso salto per via dell'insonnia.

Apro gli occhi e uno spiraglio di luce attraversa la tendina, andandomi a finire dritto in faccia. Mezzo secondo dopo spalanco gli occhi e sono già fuori. Dovevo essere di guardia già un paio d'ore fa! Come ho fatto a non svegliarmi?!

Mi arrampico nella scaletta del camper fino ad arrivare nel tetto e mi ritrovo davanti due occhi color ghiaccio che mi fissano tra i ciuffi di capelli che tentano di nasconderli.

"Daryl, perché non mi hai svegliata? Dovevo essere di turno almeno due ore fa..."

"Stavi dormendo e ho voluto lasciarti stare...non ci riesci spesso..."

Mi spiega guardando l'orizzonte.

"Ma in questo modo sei tu quello che non ha dormito!"

"Tanto non avevo sonno"

Mi liquida velocemente alzando le spalle.

Sono...sorpresa. Nessuno mi aveva lasciato dormire prendendo il mio posto di guardia nelle scorse settimane. Non doveva farlo, ma devo ammette che è stato gentile da parte sua.

"Beh...io...grazie"

Mormoro alla fine, prima di scendere e andare tra i boschi.

Tanto vale utilizzare al meglio il tempo procurando un po' di cibo. Meglio conservare le lattine se ora possiamo farne a meno.

Mi inoltro nella vegetazione seguendo la pista di un cinghiale. Dopo un po' le sue impronte si mischiano ad altre e mi basta allungare lo sguardo di pochi metri che ho davanti a me la risposta. Un vagante è riuscito a catturarlo e si sta cibando della sua carne.

Torno indietro sconfitta, ma appena metto piede al campo, Rick mi chiama per seguire lui e il balestriere dall'altra parte del bosco.

"Che succede?"

Gli chiedo sottovoce per non allarmare gli altri.

"Daryl ha trovato una cosa"

Continuiamo a camminare per circa un miglio, forse qualcosa di più e alla fine arriviamo davanti a un grande cancello arrugginito.

Quello che ho davanti a me sarebbe fantastico: un campus universitario di primo livello. C'è addirittura un campo da football, uno di atletica e un campetto da basket. L'interno deve essere anche meglio, farebbe proprio al caso nostro...se non fosse per tutti i morti che lo popolano. Sono tantissimi: l'esterno è pieno e l'interno forse è anche peggio.

"Proprio un peccato...secondo voi se ci camuffiamo come ad Atlanta, riusciamo ad entrare per vedere se c'è qualcosa che fa al caso nostro?"

Domando dopo aver sbuffato delusa.

"No...lo ripuliremo. Siamo arrivati a casa!"

Dice Rick soddisfatto con occhi sognanti, come se avesse visto il lavoro appena finito e un futuro per tutti noi tra quelle mura.

Alle sue parole sgrano gli occhi e guardo meglio il campus.

Vorrei tanto avere l'ottimismo dello sceriffo in questo momento, perché so che ci sarà tanto lavoro da fare. Speriamo solo che non vada a finire come dai Vatos.

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