Strada Sbarrata
ALEX'S POV
Il mondo che conosciamo è finito da quasi tre mesi ed è stato sostituito da uno molto più brutale e spietato, dove la legge della sopravvivenza la fa da padrone.
Ora i morti non muoiono e basta: si rialzano, camminano e hanno fame. Il desiderio di cibarsi è l'unico istinto che li fa agire e non importa la provenienza della carne, basta che sia abbastanza fresca, o meglio, viva.
In questi mostri non rimane nulla delle persone che erano prima e l'unico modo per fermarli è con un colpo in testa abbastanza forte da lesionare il cervello in modo grave e, dato che sono attirati da qualsiasi cosa che faccia rumore, è meglio occuparsi di loro nella maniera più silenziosa possibile.
Sono stati assegnati molti nomi a questi esseri, ma io li ho chiamati fin da subito zombie.
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Le giornate di fine estate sono sempre più corte e le trascorriamo costantemente in viaggio.
Ci troviamo in una piccola città nei pressi di Atlanta in cui il sole è tramontato da poco, lasciando nel cielo dei riflessi violacei che illuminano le nuvole. L'afa di questo periodo è incredibile: è sufficiente compiere pochi movimenti e si è già fradici di sudore. Come se non bastasse anche il cemento delle strade, insieme ai muri delle costruzioni, ributta il calore assorbito durante il giorno.
Appoggio la schiena allo sportello del pick-up che abbiamo preso per venire fin qui dall'accampamento e finisco di bere la poca acqua che mi è rimasta. Insieme a me ci sono altri tre uomini e un ragazzino. Siamo in cerca di provviste da portare al resto delle persone al campo.
Mi sono offerto volontario per questa missione solo perché sono l'ultimo arrivato e non voglio passare per scansafatiche, anche se, in tutta onestà, il vero motivo è che sto cercando il momento opportuno per levare le tende e allontanarmi dal gruppo. Gli uomini non sono persone affidabili. La maggior parte di loro è egoista e ho sentito delle voci su quello che hanno fatto prima che io mi unissi a loro che non sono per nulla rassicuranti.
Metto la bottiglietta vuota nello zaino e scruto con circospezione la strada. Sono rimasto a fare la guardia all'auto insieme a Randall, il ragazzino, e un altro di cui non ricordo il nome. Dietro le nostre spalle si trova la piccola farmacia che abbiamo già controllato, mentre dall'altra parte della strada c'è un edificio abbastanza alto, nelle cui pareti sono ben visibili buchi di proiettile e segni di sangue. Dalla nostra visuale non abbiamo una panoramica molto ampia, ma per ora la situazione sembra tranquilla. Gli altri, Ralph e Anthony, due uomini sulla quarantina, entrambi con una pancia da birra abbondante, sono andati a ispezionare il resto della città, anche se a quest'ora dovrebbero già essere qui.
Mi irrita non poter agire a modo mio, specialmente se devo seguire gli ordini di chi crede che sia tutto un gioco. A quest'ora avrei fatto ritorno al campo da un pezzo! Approfitto del momento di pausa per accendermi una sigaretta, così da distendermi i nervi. Il fumo mi pizzica la gola, ma così riesco a distrarmi da quello che mi circonda, anche solo per pochissimo tempo... proprio un peccato...
"Cosa facciamo se non tornano prima che sia completamente buio?" chiedo, buttando fuori il fumo dai polmoni.
"Ce ne andiamo." sentenzia l'uomo dopo un attimo di silenzio.
Mi gratto la nuca, confuso e gli rivolgo uno sguardo di disapprovazione.
"Loro non lo farebbero mai con te, Doug, lo sai!"
Ecco come si chiama il tizio!
Il ragazzino intanto non fa che sbraitare ed elencare tutti i motivi per cui dovremmo rimanere fedeli ai nostri compagni. Mi guardo intorno preoccupato: Randall sta facendo fin troppo chiasso e potremo ritrovarci circondati da carcasse ambulanti in men che non si dica. Ma a zittirlo ci pensano due colpi di pistola che riecheggiano per le strade vuote. Non mi sorprenderebbe se Ralph e Anthony avessero sparato solo per uccidere uno zombie. Da quel poco che ho visto si divertono a giocare ai pistoleri, solo che dovrebbero lasciarlo fare a chi ne è veramente capace.
"Cos'è stato?" chiede il ragazzino come un cucciolo spaventato con la coda tra le gambe.
"Cosa ti sembra?"
Non riesco a non far trasparire il sarcasmo e la stizza dalla risposta, così nascondo alla meglio la mia espressione e imbraccio il fucile che mi regalò mio padre. A quel tempo era la migliore arma con cui andare a caccia e portare il cibo in tavola, chi l'avrebbe mai detto che dovessi usarlo per proteggermi da quelli che una volta erano come me?
"Ehi, Alex! Falla finita di battibeccare con il marmocchio e vedi di far lavorare quel bel culetto che ti ritrovi! Vai con lui sul tetto, così avremmo più visuale!"
Doug indica l'edificio che è di fronte a noi, per poi salire sul cassone del pick-up solo dopo avermi squadrato da capo a piedi con uno sguardo a dir poco viscido e una smorfia che ha scoperto una fila di denti gialli. Avrei voglia di prenderlo a schiaffi solo per cancellargli quell'espressione dal viso!
Serro la mascella ed emetto un suono gutturale che è simile a un ringhio. Nel frattempo getto via la cicca che avevo tra le labbra con un gesto secco. Arrivo a passo spedito insieme al ragazzo mingherlino che avrà sì e no diciotto anni sul retro della palazzina, dove alla fine di un vicolo stretto, chiuso da una recinzione malferma, si trova la scala antincendio che ci permetterà di salire fino al tetto.
"Dobbiamo sempre fare noi il lavoro più palloso!" si lamenta dopo aver scavalcato la recinzione.
"Per forza: tu sei il ragazzino e io l'ultimo arrivato" mi limito a dire.
In queste settimane in cui mi sono unito al gruppo sono sempre stato per conto mio e non ho legato con nessuno. Per me sono solo estranei con cui sono costretto a convivere, nulla di più.
Alla fine, dopo esserci arrampicati per l'altezza di cinque piani, arriviamo in cima al palazzo e, senza perdere tempo, la voce di Doug richiama la nostra attenzione.
"Allora? Niente da lassù?"
"Io non vedo niente!" risponde Randall strizzando gli occhi per vedere più lontano.
Grandioso, ancora più baccano! Fortuna che non ho mai visto uno zombie arrampicarsi per una scala antincendio, altrimenti avrei iniziato a preoccuparmi!
"Aspetta!"
Imbraccio il mio fucile e, grazie al mirino con visione notturna, scruto in lontananza.
"Mi è sembrato di vedere qualcosa a due isolati da qui. Forse nel bar all'angolo."
Alzo la voce mettendo la mano vicino alla bocca per farmi sentire meglio. Odio dover dire la stessa cosa più volte. Tanto ormai i cadaveri nelle vicinanze saranno già stati attirati da Randall e da Doug, poi io sono al sicuro quassù. Al massimo mi toccherà aspettare che la "folla" si disperda, così da scendere senza problemi.
"Bene, allora vado a controllare".
Con una mossa tutt'altro che agile, Doug scende dal cassone del pick-up e, dopo poco, scompare dietro un negozietto di arredamento con l'insegna mezza staccata e segnata da buchi di proiettile.
Tra me e Randall cala immediatamente il silenzio. Siamo distanti circa un paio di metri e, con il passare del tempo, sta riducendo sempre di più lo spazio che ci divide, mentre è intento a scrutare l'orizzonte con il binocolo. Sembra molto agitato.
Colgo il momento per sedermi a gambe incrociate e ricalibrare il mirino del fucile. Prima mi è sembrato che fosse un po' impreciso, così lo sistemo ad occhio, anche se per accertarmi di aver fatto un buon lavoro dovrò aspettare il ritorno di Doug per sparare.
"Come minimo si sono fermati a bere e noi siamo qui a romperci le palle inutilmente" commenta fa Randall, leggermente irritato con voce tremolante e insicura.
"Come minimo..." rispondo senza alzare lo sguardo dal fucile. Chissà perché si è unito alla spedizione se ha così tanta paura... in fin dei conti ci siamo offerti tutti volontari e una persona in meno non avrebbe fatto molta differenza.
Il suo tentativo di avviare una conversazione è fallito miseramente ma non si perde d'animo per provare ancora.
"Come hai fatto a imparare tutte queste cose sulle armi e sulla sopravvivenza?" chiede, staccandosi dal binocolo per la prima volta.
La sua domanda mi coglie alla sprovvista, così prendo tempo per nascondere il mio turbamento e magari sviare il discorso.
"Perché me lo chiedi, ragazzino? Vuoi che ti insegni come sparare?"
"Beh, ecco... no, o almeno non è solo quello..."
Si gratta la fronte incerto e deglutisce per farsi coraggio. Non pensavo di mettere in soggezione la gente.
"Vedi, te ne stai sempre per i fatti tuoi, non chiedi mai aiuto a nessuno e sembri cavartela alla grande. Come hai imparato a fare tutto questo?"
Non rispondo subito e sento lo sguardo inquisitore di Randall farsi pesante sulla mia nuca.
"Semplicemente ci sono persone che sono più portate di altre, come in qualsiasi ambito."
Me la cavo con questa frase in cui ho detto tutto e niente. Di fatto non ho tolto la curiosità del ragazzo, ma mi sarà utile per temporeggiare ancora un po'. Mi stiracchio la schiena e ne approfitto per dare un'occhiata nei dintorni passando inosservato. Le strade sembrano completamente deserte e il calare della notte sarebbe il mio migliore alleato nel caso in cui decidano di seguirmi. Potrebbe essere proprio questa l'occasione perfetta per filarsela.
Mi alzo per inventarmi una scusa per allontanarmi, ma ogni mia intenzione viene frantumata da una serie di colpi di arma da fuoco. Sembrano provenire dal bar: la situazione si deve essersi complicata in fretta per sparare a raffica in quel modo!
Sento Randall al mio fianco irrigidirsi. Gli lancio un'occhiata e lo vedo completamente paralizzato, con le mani strette attorno al binocolo e la bocca semiaperta.
"Ti conviene prendere la pistola. Anche se per ora noi siamo al sicuro, devi essere pronto."
Imbraccio l'arma e sistemo la guancia destra sul calcio. Dopo aver tolto la sicura chiudo l'occhio sinistro e osservo attraverso il mirino. Non vedo nulla al di fuori di qualche zombie che si dirige verso il bar. Per il resto, gli altri sono ancora fuori dalla mia portata.
Nonostante ciò, gli spari continuano incessanti e si aggiungono ben presto urla e lamenti. Saranno passati meno di due minuti dall'inizio del baccano ma i morti sono raddoppiati, se non triplicati. Una leggera sensazione d'ansia inizia a farsi strada nello stomaco. Vorrei evitare di giocarmi la pelle per degli idioti che non sanno nemmeno distinguere le orme lasciate dagli zombie rispetto a quelle umane.
"Oh, cazzo! Dobbiamo andarcene da qui, Alex!" alza la voce Randall, in preda della paura.
E lui era quello che non voleva lasciare indietro nessuno... patetico.
"Assolutamente no! Lo sai già: se non ritornano noi siamo più al sicuro quassù. Quei cosi fino a prova contraria non si arrampicano!"
Come non detto: Doug è appena sbucato da dietro l'angolo, inseguito da una valanga di cadaveri.
"Scendete! Dobbiamo andare via da qui!" ci urla dopo essere arrivato al pick-up.
Uno zombie gli blocca la strada. Ho nel mirino la sua testa, ma non ho intenzione di sprecare nessun proiettile a meno che non sia strettamente necessario. In più, non avendo la certezza che il tiro sia calibrato bene, rischierei di colpire quello che tra i due dovrebbe avere più cervello.
Riesce ad aprirsi una strada e, mentre 'sguardo viscido' mette in moto, noi ci dirigiamo verso la scala antincendio da cui siamo saliti. Tuttavia, alla base si sono radunati diversi zombie e non avremmo tempo di farli fuori senza attirarne altri o restarci secchi.
"E ora che facciamo?"
Il ragazzino mi guarda impaurito come se fossi la sua ancora di salvezza. Ho la sensazione che, se fosse alle strette, probabilmente mi getterebbe in pasto ai morti pur di salvarsi.
Schiocco la lingua turbato e scruto velocemente ciò che mi circonda per poi trovare una via d'uscita. Un tetto vuoto e un tappeto di foglie secche non sono certo la garanzia di planare fino a terra sani e salvi, ma sono pur sempre una via d'uscita... l'unica via d'uscita, a dirla tutta. Grazie a Dio, la vista lunga mi assiste ancora una volta e mi accorgo che dall'altra parte del tetto si intravede la parte iniziale del tubo della grondaia. Così corro da quella parte e mi sporgo oltre il parapetto. Il tubo scorre lungo tutta la parete dell'edificio e finisce al suolo, accanto a un cassonetto. Non sembra fissato molto bene, ci tocca accontentarci... e in più, anche da questa parte del palazzo si stanno radunando gli zombie. Merda, scavalcare il cancello di ferro a raso con la grondaia ci farà sprecare altro tempo.
"Per di quà, svelto!" indico la strada di fuga al ragazzino, così che vada avanti lui. Io non lo seguirò. Al massimo lo coprirò con il fucile fino al tragitto per arrivare alla macchina e poi le nostre strade si separeranno una volta per tutte.
Intanto Doug suona il clacson con prepotenza, attirando più attenzione verso la nostra zona.
"Idiota!" sibilo a denti stretti.
"Forza, Randall, vai!" incito il ragazzo che è sempre bloccato all'inizio del tubo.
Eppure, proprio quando è iniziata la sua discesa, non ho idea di come abbia fatto, ma in qualche modo è caduto, atterrando di schiena sul cassonetto della spazzatura. Le sue urla di dolore mi raggiungono i timpani con una prepotenza assurda. Avrà fatto un volo di cinque metri buoni e, nell'atterraggio, un ferro di cancello, con la punta simile a una freccia gigante, gli si conficca proprio sotto al ginocchio.
Ottimo, il mio piano è andato a farsi benedire e, come se non bastasse, quel bastardo di Doug sfreccia via investendo gli zombie che gli stavano davanti.
"Merda, medra, merda!" impreco tra me e me.
Non posso lasciarlo in quello stato! Mi carico il fucile a tracolla e scendo anche io sul cassonetto. Nel momento in cui mi inginocchio per vedere le condizioni del ragazzo sbucano dal nulla tre tizi. Istintivamente prendo il fucile per difendermi, ma un uomo abbastanza alto ha già la sua arma puntata dritta verso la mia fronte. Da quello che riesco a vedere sembra proprio una Colt Python. A prima vista sembrerebbe un bell'uomo, se si tralasciano le circostanze: ricciolino, con un cappello da sceriffo in testa e con un filo di barba incolta. Ora che ci penso, ho un'amica che farebbe di tutto per farsi notare da lui.
Trattengo il fiato mentre osservo anche gli altri due. Il ragazzo asiatico con un cappellino da baseball sembra avere la mia stessa età. Non ha un'aria minacciosa come lo sceriffo.
Quando infine scruto anche l'altro ho un leggero sussulto. È un uomo sulla sessantina, con i capelli completamente bianchi e, come me, ha un fucile in mano. La sua espressione è quasi stralunata e le guance arrossate, insieme agli occhi lucidi non sono dei segnali positivi. Deve aver bevuto abbastanza per essere in queste condizioni.
"Ehi, calma, vogliamo solo liberare il tuo amico." il ricciolino richiama la mia attenzione alzando le mani.
So che non dovrei fidarmi di loro, ma al momento sono la mia unica via verso la salvezza e forse anche per il ragazzo. Così valuto velocemente la situazione: ci sarebbero un milione di cose che potrebbero andare storte ma è meglio una prospettiva incerta di morte che una sicura, lenta, molto dolorosa e soprattutto immediata.
Alla fine gli faccio segno di avvicinarsi e lo sceriffo abbatte uno zombie troppo vicino.
"Hershel, aiutami! Glenn, tu tieni libera la strada!" ordina lo stesso che mi ha puntato l'arma in faccia, intanto che si avvicina a noi.
"Ci penso io!" urlo senza perdere tempo. Mi è bastato dare una veloce occhiata alla gamba di Randall per volermi concentrare su altro. L'inferriata l'ha completamente trapassato e insieme al sangue ho notato anche pezzi di osso.
Prima di avvicinarsi al ragazzino, Hershel mi scruta, ma non credo che abbia capito la mia vera identità per via del buio... nascosta da un taglio corto di capelli e da una camicia larga con sotto un'imbottitura, non mi avrebbe riconosciuto neanche alla luce del giorno... o almeno lo spero. Cazzo, con tutta la gente che è ancora rimasta - beh, forse non così tanta alla fine - proprio lui! Si tratta di una vecchia conoscenza che, a giudicare dal modo in cui ci siamo lasciati, avrei preferito rincontrare in altre circostanze.
Intanto Randall continua a urlare per il dolore, pregando i due uomini affinché non gli taglino la gamba. Tuttavia non siamo soli, infatti è stato capace ad attirare molti dei morti che prima erano sparpagliati dall'altro lato della strada, così mi vedo costretto a smettere di sparare per farlo tacere.
"Randall, porca puttana! Stai zitto o qui siamo tutti fottuti, tu per primo che non puoi scappare!" gli sibilo, tappandogli la bocca con la mano polverosa.
"Rick, non posso liberarlo senza danneggiare i legamenti! Va tagliata!" esordisce Hershel, riferendosi alla gamba.
"No! Vi prego, non lo fate!"
Il ragazzino sembra impazzito: piange come una fontana e si dimena per sottrarsi alla mutilazione. Per poco non mi fa cadere dal cassonetto strattonandomi per il jeans dei pantaloni. Non fossi in questa situazione, a quest'ora gli avrei tirato un calcio!
"Ehm... ragazzi? Sono sempre di più, non manca molto prima che ci circondino!" urla a sua volta Glenn, attirando l'attenzione di Hershel e del ricciolino.
Effettivamente non gli si può dare torto: la situazione intorno a noi peggiora secondo dopo secondo. A causa delle grida di Randall e degli spari, sempre più vaganti si presentano al nostro cospetto, bramanti di carne viva.
"Hershel, tieni. Questo dovrebbe essere abbastanza affilato. Fai quello che devi fare, ma fallo in fretta!"
Rick gli porge un piccolo coltello a serramanico, ma il vecchio lo guarda scettico.
"Non credo che quello sia sufficiente. Ci vorrebbe troppo tempo! Se sfilo direttamente la gamba, rischia di non poter più camminare!" esordisce il vecchio, passandosi una mano insanguinata sulla fronte.
"Allora se il rischio è questo, non vedo perché dovremmo provare a salvarlo!"
A quelle parole Randall impallidisce ancora di più, supplicando Rick in lacrime di non lasciarlo indietro.
"Ormai non ve ne potete andare così! Ci avete raggiunto per dare al ragazzo una possibilità e ora che vuoi fare? Andartene via come se niente fosse?!" mi intrometto cercando di fare ragionare l'uomo.
A quel punto Rick in meno di qualche secondo, che tuttavia parvero estendersi nel tempo, scruta prima Randall, poi me e infine Hershel, mentre delle goccioline di sudore si formano sulle punte dei riccioli che gli ricadono sulla fronte. Il suo sguardo è indecifrabile, determinato e al tempo stesso troppo calmo per questa situazione.
Senza preavviso prende il piede del ragazzo e, con uno strattone deciso, gli libera la gamba.
Randall non fa nemmeno in tempo ad urlare a squarciagola, che è già svenuto per il dolore. Intanto gli zombie sbucano anche alla fine del vialetto del cassone della spazzatura dove ci troviamo noi, lasciandoci solo una via d'uscita, anche questa piena di morti.
Ho il respiro sempre più affannato e se prima l'idea di non riuscire a sopravvivere era solo una possibilità remota, adesso sta diventando sempre più concreta. Dannazione! Non voglio morire, non ora! Non fatto a pezzi da sporche e marce fauci!
"Dobbiamo andare Rick, ora!" urla Glenn ancora più forte di prima.
Vedo che il ricciolino vuole caricarsi in spalla il ragazzo così lo aiuto e scavalco a mia volta il cancello. Non appena i miei piedi toccano terra, una mano afferra la camicia, tirandomi per il colletto. Mi gela il sangue, nonostante ci sia una recinzione a dividermi dalla carcassa. È come avere la morte fatta persona che mi stringe nelle sue spire; ma con uno strattone deciso mi libero della presa dello zombie e raggiungo gli altri prima che mi lascino indietro.
Dopo una trentina di metri di slalom e spintoni tra gli zombie, finalmente arriviamo a una macchina. Rick appoggia Randall nei sedili posteriori, che occupiamo anche io ed Hershel, per poi mettersi alla guida.
"Glenn, dammi qualcosa con cui tamponare la ferita, o morirà dissanguato!" gli ordina il vecchio mentre io avevo già iniziato a fare pressione con le mani per rallentare il flusso di sangue. La parte ferita è completamente molle e viscida, non è una delle migliori sensazioni che ho provato.
L'asiatico sembra spaesato così, velocemente, estraggo il coltello dalla cintura e taglio il pantalone del ragazzo sotto al ginocchio e lo posiziono a mo' di laccio emostatico. Alla fine, grazie all'aiuto di Hershel, l'emorragia si arresta quasi del tutto, anche se il ragazzo ha perso molto sangue.
Appoggio la schiena al sedile e respiro lentamente per calmare l'agitazione. Solo quando il mio cuore ha riacquistato un normale ritmo percepisco la velocità con cui Rick sta guidando. L'uomo mi sta scrutando dallo specchietto retrovisore. Non ci vuole un genio per capire che stia valutando se potersi fidare di me. Come se non bastasse, le luci dei comandi del cruscotto rendono la sua espressione ancora più inquietante e investigativa. Istintivamente chino il cappello da cowboy che porto sul mio viso per sfuggire da sguardi indiscreti e celare la mia vera identità. Non faccio altro che domandarmi se sarei dovuto filare via non appena Doug ha voltato l'angolo.
Come se fossi riemerso da un'apnea lunga minuti, realizzo improvvisamente che la loro comparsa non è casuale: gli uomini del gruppo di Randall spariscono e dal nulla sbucano loro. Potrebbero anche averli uccisi e dati in pasto agli zombie per riuscire a scappare... questo spiegherebbe come siano riusciti ad arrivare tutti interi fino al cassonetto per liberare il ragazzo. Deglutisco e do una sbirciata alla mia destra, dove Hershel è sempre occupato con la gamba sanguinante. Guardo fuori dal finestrino per cercare qualsiasi riferimento che mi aiuti a orientarmi, chiedendomi dove siamo diretti, se queste persone hanno un posto stabile dove fermarsi e cosa ne faranno di noi. Se davvero hanno ucciso gli altri due al bar, non si faranno certo scrupoli a risparmiarci al sorgere del minimo problema... d'altra parte c'è da dire che hanno salvato il ragazzino e ci hanno tolto dalla merda... che situazione! Non so cosa pensare! Nota per il futuro (sempre se ce ne sarà uno): prendere decisioni sagge in poco tempo non fa per me!
Dopo esserci allontanati ancora un po' Rick inchioda all'improvviso, nonostante la strada illuminata dai fari sia completamente vuota.
Scende dalla macchina, apre la mia portiera e mi tira fuori per un braccio. Al contatto, tutti muscoli si tendono come una corda di violino.
"Hei! Ma che cazzo ti prende?!" brontolo, cercando sempre di mantenere la voce sui toni bassi.
"Alza le mani!" mi ordina dopo essersi messo dietro di me.
Nel frattempo anche Glenn è uscito di macchina e ha estratto la sua pistola dalla fondina. Mi hanno messo con le spalle al muro... stronzi!
Non avendo altra scelta, faccio ciò che mi è stato ordinato e Rick non perde tempo a perquisirmi. Sembra che non abbia notato l'imbottitura sul mio torace... beh, in fin dei conti a forza di lavorare in una piccola compagnia teatrale e anche io avevo imparato qualcosina. Tuttavia mi requisisce il coltello da caccia attaccato alla cintura, il fucile e i piccoli coltelli da tiro che nascondevo nella caviglia sotto ai jeans, insieme alla derringer, una pistola che grazie alle sue ridotte dimensioni, potevo benissimo nascondere nella parte posteriore dei jeans. Senza le mie armi mi sento vulnerabile... non mi piace questa sensazione. Eppure pensavo che i coltelli fossero nascosti bene!
Sono sempre di schiena con le mani alzate, quindi non riesco a prevedere cosa passi nella mente del ricciolino. Trattengo il fiato quando fa un ulteriore passo verso di me.
Ecco, ci siamo. Ora che mi ha completamente disarmato mi ucciderà... o peggio. Il brivido della consapevolezza si fa strada per tutta la schiena, fino ad arrivare alla nuca dove riesco a sentire il respiro dell'uomo che mi tiene ancora una volta, nel giro di pochi minuti, sotto tiro. Ma la rabbia prevale.
"Non ho fatto tutta questa strada per farmi ammazzare da degli sconosciuti. Quindi, se non mi volete portare con voi o se non ti fidi di me, lasciami andare e basta, ma ridammi le mie armi." provo a persuaderlo con voce ferma, senza far trapelare la mia agitazione.
"Non ho intenzione di ucciderti. Non ancora almeno."
A quelle parole provo un certo sollievo che, tuttavia, viene repentinamente rimpiazzato da una forte fitta alla base del cranio. Quindi è così che finisce la mia storia?
HERSHEL'S POV
Dopo averlo ammanettato e incappucciato, Rick carica in macchina il giovane uomo. Ho uno strano presentimento nei suoi confronti: la sua espressione era piuttosto familiare.
"Cosa facciamo ora?" chiede Glenn con voce preoccupata.
"Rick, se non lo curo, il ragazzo morirà."
Lo sceriffo si passa le mani sul viso per riflettere, poi entra anche lui e rimette in moto.
"Non abbiamo altra scelta allora... dobbiamo portarli alla fattoria."
NOTA AUTRICE
Ciao a tutti, sono Sofia! Sono felice di annunciare che ho finalmente trovato il coraggio di pubblicare questo capitolo!!
Avete presente la scena del cartone animato di Rapunzel, in cui lei, dopo essere scappata dalla torre, alterna momenti di felicità pazzesca a quelli di porfonda tristezza per aver "tradito" la "madre"?
Ecco, quella sono io mentre decide se pubblicare o no questo capitolo!
Dopo averlo finito di leggerlo sono super entusiasta perché penso a come proseguirà la storia e a tutti i colpi di scena...dopo un po', pensandoci "a mente fresca" ho paura che quello che ho scritto sia abbastanza banale e scontato...(spero davvero che non sia così)
Ho iniziato a scrivere l'anno scorso durante il lock-down per passare i pomeriggi, poi più scrivevo più mi appassionavo...ed eccomi qui!
Dopo una serie di tira e molla mi sono finalmente decisa a condividere con voi un pezzeto di me.
La maggior parte delle fanfiction che ho letto erano scritte utilizzando il narratore esterno-onnisciente, ma io ho optato per la prima persona singolare e il tempo presente, sperando di rendervi più partecipi e farvi appassionare alla storia.
Questo primo capitolo finisce con un po' di suspance, ma con un po' di fortuna non dovrete aspettare a lungo. So... stay tuned and enjoy the story!! ;)
Se vi va lasciate un commento, dicendo cosa ne pensate e una stellina per aiutarmi a crescere e permettere che questa storia raggiunga più persone...lo apprezzerei tantissimo.
Al prossimo capitolo!
Sofia
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