Alba
Sull'uscio grandinarono colpi pesanti fino a che Johanna non si decise ad andare allo spioncino. Non vide nessuno...
Inspirò e socchiuse la porta, appoggiandovisi con tutto il corpo, troppo abituata alle stranezze di quella notte: "Chi è?"
"Signora, mi faccia entrare immediatamente. Sono un cacciatore di teste".
Fu una vera sorpresa, quasi piacevole, fatta eccezione per l'orario poco indicato per le visite. La sua mente ormai allenata alla criticità, le venne in aiuto: "Quanti vampiri ha cacciato?"
"Mezzo", risposta sicura e immediata. Chi stava oltre alla porta doveva sentirsi fiero di sé.
"Una mezza rassicurazione" sorrise stanca la donna.
"Non sottovaluti i vampiri e questo mestiere, uno dei più duri al mondo".
E a quella frase la donna avrebbe avuto molto da dire. Se fosse stata una cacciatrice di vampiri sarebbe finita senz'altro in prima pagina, in tutti i manuali di sopravvivenza e di autodifesa. Altro che mezzo vampiro...
"Non mi permetterei mai, ma... Per quale motivo dovrei farla entrare?"
La risposta arrivò brusca. La biondina venne lanciata in avanti: il nuovo arrivato aveva spalancato la porta con una spallata, senza attendere il permesso di accedere.
"Oh, faccia con comodo, pre-" borbottò la padrona di casa, corrugando la fronte e massaggiandosi la schiena. Non poteva credere a quello che vedeva.
Un uomo tozzo e massiccio, alto sul metro e cinquanta, si posizionò a gambe divaricate e piedi ben piantati a terra in mezzo alla stanza. Dal centro del capo rasato, come una fontanella, spuntava una treccia nera che scendeva seguendo la spina dorsale. Il testone spiccava di netto dal corpo per la sua mandibola squadrata e per gli occhi incredibilmente piccoli e svelti. Dal collo esile, che reggeva cotanto peso, pendeva una croce fatta con due canini spezzati.
Il cacciatore lottava per ogni singolo movimento, avvolto in un consunto giubbotto in finta pelle che lo stringeva ai fianchi e gli arrivava agli stinchi. A rafforzare l'impressione che si trattasse di un cappotto semovente appena uscito dalla tintoria mancava solo l'attaccapanni che, in effetti, se si guardava meglio, si trovava... Sulle spalle spioventi, ben sorretta da una cinghia a tracolla, svettava un'ascia levigata.
"Dov'è?" rantolò l'uomo, avanzando a fatica.
Johanna si chiese se la sua entrata in scena tardiva fosse dovuta più alla costrizione del giubbotto o al manico che si trascinava tra i talloni.
"Scusi?"
"Dov'è il vampiro?"
"Se non lo sa lei che è sbucato dal nulla e si è precipitato qui..."
Notando l'evasività nella voce dell'interrogata, il cacciatore si acquattò a terra, osservando i dintorni e sfiorando il pavimento con le dita squadrate. Pareva che passasse in cerca di polvere.
"Da quanto tempo lui è qui?"
La donna smise di sorridere. Il tipo faceva sul serio e lei non aveva idea di cosa inventarsi per permettere a Vlad di scappare. Si bloccò, incredula. Lei doveva salvare la pelle al vampiro? Voleva scherzare?
Si mordicchiò il labbro. In fin dei conti, l'uomo di gesso non l'aveva uccisa e se ne stava andando senza neanche il litro promesso...
Si concesse un'ultimissima pazzia, causata per lo più da curiosità: "Senta, che cosa le fa credere che un vampiro sia qui?"
Un respiro profondo e compiaciuto: "Riesco a sentirlo..."
Un brivido trapassò Johanna, preoccupata più che mai per la sua sanità mentale. Possibile che solo lei fosse l'unica a essere normale? Tuttavia erano quasi le sei di mattina e si sentì in dovere di mandare tutto a quel paese: "E allora è libero di cercarlo dove più le piace".
"Quindi lei non nasconde il mostro?"
"Non mi spingerei mai a tanto. Per quale motivo poi?"
"Avevo questo dubbio..."
L'uomo era scaltro, nonostante mancasse di agilità. Non sarebbe riuscita a mentirgli. Ma a prenderlo in giro, anche solo per personale ripicca...
"Spero di averlo chiarito allora. Faccia con comodo e con grazia, mi raccomando!"
Aveva appena pronunciato la supplica che un vaso finì in frantumi. Un grugnito di scusa, prima di afferrarle il braccio: "E questo bicchiere?"
"Mi è caduto qualche ora fa ed è rimasto per terra. Sa, col buio..."
"E il sangue sulle sue labbra, la ferita alla mano?"
"Mi sono tagliata quando il bicchiere è caduto e mi sono morsa".
"Parlava?"
"No..."
Johanna non riuscì a reggere lo scrutinio e guardò di lato. Perché non cercava Vlad e la lasciava in pace?
"Se non parlava o mangiava, come si è morsa? Non menta, signorina. Ha il battito accelerato e non mi guarda negli occhi, un chiaro segnale che lei sa di dire il falso". Le parole furono una secchiata d'acqua in faccia e non si fermarono: "E devo chiederle infine delle finestre. Per quale strano motivo sono spalancate con il divieto assoluto di lasciare anche solo una fessura scoperta, per non parlare delle luci spente e della marsina a terra?"
"Per le luci posso spiegarle: cortocircuito".
"E per le finestre?"
La giovane alzò le spalle: "C'è proprio bisogno di spiegarle il resto?"
L'uomo le voltò le spalle e si diresse verso il bagno, la mano alzata per afferrare l'ascia mentre buttava giù la porta con un calcio.
Dopo pochi secondi tornò indietro, controllò la camera e le restanti stanze, per presentarsi infine davanti alla padrona di casa. Sembrava che avesse preso un pugno in faccia: "Niente. È sparito".
"Come le mie porte..."
Probabilmente il cacciatore di teste non udì l'insinuazione, perché uscì trottando: "Mi stia bene, signorina. Impari a seguire gli ordini delle autorità. Arrivederci".
Johanna lo accompagnò fino all'entrata a braccia conserte: "Vorrei non doverla più rivedere, mi creda. Ma in quanto ai danni non posso farne a meno. Mi lasci un suo recapito, le farò sapere l'ammontare".
Due fulmini la inchiodarono al posto, poi un vocione proruppe dal testone in preda alle scosse: "Accetto solo chiamate di lavoro".
"Non si preoccupi, caro...?"
"Maurice!"
"Bene. Non si preoccupi, Maurice. Di lavoro ne avrà così tanto che pregherà di scappare per cercare l'altro mezzo vampiro, glielo posso assicurare".
E dopo essere riuscita a sottrarre l'indirizzo, il numero di telefono e il codice fiscale, Johanna si ritrovò finalmente sola.
Si gettò sul divano, sprofondando tra i cuscini: "Sicuramente sono morta..."
Un fastidioso calore ammantato di giallo s'infiltrò al di sotto delle palpebre. Abbagliata, si girò sull'altro fianco. Il piede trovò tuttavia un intralcio, per cui non riuscì a sistemarsi comodamente. Diede un calcio nel tentativo di spostare l'ingombro, ma si scontrò con un blocco irremovibile. Assonnata e irritata per dover controllare di che cosa si trattasse, aprì finalmente gli occhi. Balzò a sedere allibita.
"Per fortuna le avevo raccomandato di attenersi alle normative".
"Ha già i contanti o parte subito dal bagno?"
Un sorriso asciutto: "Le dirò due cose. La prima è che sono qui per lavoro, per catturare il vampiro di questa notte. Per farlo dovrò accamparmi qui".
"Oh, sì? Ma che bella notizia! Una delle più belle di tutta la mia vita, le posso assicurare. Non pensavo che quelle creature succhiasangue tornassero dalla stessa preda. Ma forse è perché sono un caso unico o, meglio, il vampiro è una causa persa? Ok, mi calmo... E la seconda? Prima che mi tappi gli orecchi..."
"La seconda è una proposta per lei".
"Ho la possibilità di scegliere?"
"Almeno su questo" e sfoderò un bianco sorriso che stupì Johanna.
"Forse potremmo divenire amici, sa? Sentiamo".
"Non so come sia riuscita ad avere un vampiro in casa e a uscirne praticamente illesa questa notte, ma di certo ha un notevole istinto di sopravvivenza... Volevo osservare il suo comportamento con il nemico e, se le cose vanno bene, proporle di lavorare in coppia. Di lavoro ce n'è".
"E di gente stramba pure" rise Johanna, indicandogli la porta da riparare.
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