05.00

Vlad stette silenzioso per qualche istante, fino a che il suo "Sì" sussurrato riverberò terreo nella stanza.
La donna si ritrovò con una briciola di speranza tra i denti e la morse fino a sanguinare.
"Servono ulteriori cerimonie o posso fare di testa mia?"
"Siccome non si tratta più di un contratto a tempo determinato, non serve nulla. Tuttavia sono un tipo particolarmente affezionato ai preliminari..."
"Sì, sì, basta, va bene, non si era capito" tagliò corto lei, avvicinandosi al vampiro che cominciava a indietreggiare.

"Che ti prende? Non è che adesso senza contratto sei più forte di me, eh".

"Per una volta che cerco di aiutarti di mia spontanea volontà, non è che staresti fermo?"
"Perché dovrei? Che mi vuoi fare?"
"Voglio farti tanto bene" rise la donna, portando in avanti le mani.
Spaventato dal comportamento insolito, il vampiro si parò dietro ai propri avambracci: "Non sarai mica una cacciatrice di teste?"

"Una che?"
"Sì, ultimamente tra la mia famiglia gira questa voce di una coppia di cacciatori di vampiri. Pare che siano nei dintorni, particolarmente scorbutici e sicuri di sé. Ti si avvicinano di soppiatto, fanno mille domande per capire se sei realmente un vampiro: l'età, la provenienza, le impronte, i canini, i vestiti, i rituali..."
"E solo ora ti viene in mente una cosa simile? Io non ti ho fatto nulla, non hai modo di temere. O forse sì?" magari, fingendo di essere quello che non era, avrebbe potuto cavarsela...
"Be', non puoi negare di non avermi fatto mille domande. Oh, per Dracula, perché non ci ho pensato prima?!"
"Troppo tardi, formaggino. Facciamola finita".
"E come vorresti farla finita?"
Un bel punto interrogativo. Come si sarebbe comportato un cacciatore di teste? Non lo sapeva. E se poi Vlad si fosse ricreduto sul suo conto? Non poteva aspettare ancora.
"Ci hai messo troppo tempo a rispondere. Non sei una cacciatrice di teste".

La biondina digrignò i denti: le era appena passata davanti un'occasione d'oro.
"Senti, ti accontento con un bacio (da come mi pare di capire si parte sempre da quello, no?). Mi sono già morsicata il labbro per rendertela più facile. Poi ti offro l'avambraccio. Può andare?"
"Sì... Ma prima vorrei farti delle domande".
"Che altro c'è?"

"Te le avrei fatte comunque sotto ipnosi se solo avesse funzionato, tuttavia devo fare altrimenti e accertarmi di alcune cose. Ne va della mia salute. Metti che mi becchi qualche malattia pestifera..."

"Credimi, potresti morire prima di fare le domande, di questo passo".
"Con te non si scherza, eh... Allora, sposata?"
"Non ci posso credere!"
"Rispondi, tesoro. È di fondamentale importanza".
"No".

"Lo sei stata? Divorziata? Convivente?"
"No".
"Fidanzata?"
"No".
"Lo sei mai stata?"
"No".

"Hai un ragazzo che frequenti?"
"No".
"Ne hai di più?"
"No!".

"Mai avuti?"
"..."

"Aspetta... Ragazze?"
"No".

"Quindi torniamo alla domanda di prima: ne hai avuti?"
"Quanto andremo avanti? Sì, ne ho avuti..."
"Chi?"
"È essenziale che io risponda?"
"No".
"E allora va' avanti".

"Quanto tempo fa?"
"Sette mesi".
"Dovresti darti una mossa".
"Ci stavo giusto pensando prima che arrivassi tu".

"Fumi?"
"No".
"Sei incinta?"
"No e tu sei cieco".
"Fai uso di droghe?"

"Non credo, anche se dopo stanotte... Senti, sei il mio medico?"
"Quando hai fatto le ultime analisi del sangue era tutto entro i parametri?"
"Sì. Ma se le faccio tra qualche ora saranno sicuramente sballate".    

"Bene, a posto".
"Sei sicuro?"
"Puoi procedere".

"Che schifo".
"L'hai proposto tu".
"Lascia stare. Il tuo modo di fare mi fa venire la pelle d'oca".

Johanna si accostò all'essere che aveva di fronte e gli prese il volto, avvicinandolo al proprio: "Niente scherzi, gentleman". Le scappò una smorfia che non poté nascondere.
Baciò Vlad con forza, quasi volesse distruggerlo, farlo scomparire all'istante.
Non ci riuscì, ma in compenso qualcosa accadde. Non avvertì più le labbra secche del vampiro sulle sue. Udì un tonfo e guardò ai suoi piedi: l'uomo di gesso era a terra.

Temendo fosse uno dei trucchi per convincerla a chinarsi per prestare soccorso e a quel punto, assalirla impedendole le vie di fuga, la padrona di casa corse a prendere la scopa. Alzò lo strumento di pulizia e lo calò sul capo dell'ospite, che non fiatò né si mosse.
Incoraggiata dalla mancanza di reazioni, la donna si abbassò per controllarne lo stato: svenuto.

Presa dal rimorso e non sapendo bene che fare, Johanna afferrò le lunghe gambe del vampiro e cominciò a trascinarne il corpo verso l'entrata. Dovette fermarsi a pochi passi. La caviglia infortunata le aveva lanciato un segnale che non si faceva ignorare. Si sedette sul pavimento, cercando di massaggiarla con delicatezza, senza riuscire ad alleviare il dolore. Cominciò a piangere.

Era veramente finita. Sfinita e umiliata. E quella statua di cera non voleva uscire di casa.

Dopo una decina di minuti di disperata protesta, qualcosa interruppe le sue maledizioni. Un mugolio sommesso, alternato a un gorgoglio impiastricciato, annunciò il risveglio del re della notte.

La scopa era troppo lontana per tramortirlo nuovamente, perciò Johanna optò per l'osservazione dubbiosa.
"Sono svenuto?"
"Già".
"Ahimé, temo che l'anemia mi abbia giocato un brutto scherzo".
"Oh".

"Possiamo riprendere?"
"Prego?"
"Possiamo baciarci di nuovo?"
"No".
"Non vi è piaciuto?"
"L'ho odiato".

"Se fossi nel pieno delle mie forze non direste così. Bramereste e preghereste anche solo per avere il mio respiro su di voi".
"Sì, tutti ne sono al corrente, il mondo intero è ai tuoi piedi, credimi. Ma fammi il piacere!"

"In ogni caso, noto che siete più rilassata nei miei confronti".
"Eccome. Mai stata meglio".
"Sapete, ci speravo in questa risposta".

Fu più veloce di quanto potesse vedere. Inaspettato. Un bacio interminabile.
Johanna, per respirare, sganciò un destro sul plesso solare del baciatore, liberandosi dalle labbra appiccicose. C'era sangue sulle labbra di Vlad, aveva del sangue pure sulle sue. Era il suo.

"Tu... Brutto... aaaargh!" non le venivano le parole adeguate per apostrofarlo. "Come hai potuto?"
"Prima o poi ci saremmo arrivati. Ho usato la tua stessa tattica, il mordi e fuggi".
"Brutto..."
"Cara, mi spiace tanto, purtroppo non ho ancora finito. Ti prego di concederti a me ancora per qualche minuto".
"Basta baci!"
"Non ti facevo così avventata, ma se preferisci fare altro, perché no?".

"No, basta proprio! Mi aspettavo che non fosse eccezionale, ma così orrendo no!"
"Suvvia, tu hai promesso di darmi il litro– che mi prenderò a tutti i costi– e poi, siamo entrambi adulti".

"Hai otto anni!"
"Sì, però sono già maturo dopo i due, no?"
"Non eri quello che diceva di essere puro e ingenuo?"
"Ma quanto a passione non ce n'è per nessuno".
"Mi morderai?"
"Sì".

"Se mi taglio un po' e ti verso nel bicchiere?"
"Che volgarità!"
"Non vedo come sia decoroso succhiar-"

"Alt! Non entriamo nell'argomento bon ton, perché non ne usciresti viva, te l'assicuro".
"Va bene. Chiudiamola qui. Per quanto mi riguarda, ho già dato".
"Cosa? Se non è nemmeno un litro!"
"Non hai tenuto conto della mia ospitalità".
"Devo correggere la vostra affermazione: quella che mi avete dimostrato è bieca ostilità. Se foste stata ospitale mi avreste concesso quanto volevo".

"Da quando l'ospitalità è negarsi? Sono io a decidere quanto e cosa concedere!"
"Mia signora, che sarà mai?"
"Scusa Vlad, il mio istinto di sopravvivenza e autoconservazione mi vieta di scendere a patti in questo momento".
"Dopo tutto quello che ho fatto..."
"Credo che, se avessi voluto, a quest'ora saresti già riuscito a ottenere tutto quello di cui avevi bisogno. Semplicemente, il mio volere è troppo forte per te e tu ti sei abituato a cene facili e veloci, evidentemente".

"E quindi, che dovrei fare? Lasciare tutto? Una notte sprecata?"

"Vlad, ripassa un'altra volta. Per me non sei pronto".

"Posso usare il bagno? Poi me ne vado dalla finestra".
"Cert-"
Un colpo alla porta fece trasalire la padrona di casa.

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