04.00
Al di fuori del davanzale il cielo notturno si stendeva pacato sui tetti delle case. Non c'era un alito di vento e l'immobilità suggeriva uno spaccato di quiete innaturale.
"Che intendi?"
Johanna si sporse dagli scuri per controllare che non ci fossero pericoli imminenti.
L'uomo ingessato l'allontanò dalla finestra, intimandole di abbassare il capo. Tornò, quindi, a sedersi sul divano.
La donna si scansò appena in tempo per vedersi sfilare di fianco lo stormo di pipistrelli. Una volta che furono usciti tutti, il vampiro prese a spiegare: "Il pericolo non è immediato. Ma già domani potrebbe essere diverso".
"Ti chiami anche Sibilla adesso?"
"Quello che voglio dire... Oh insomma, non hai sentito che hanno detto alla televisione?"
"Ehm... Dormivo?"
Un silenzioso grugnito: "Un'altra grande famiglia di vampiri sta arrivando in questa zona a velocità sostenuta. Si prevedono rovesci frequenti nelle prossime serate. A noi non resta che far fronte o migrare..."
"Perché non gli fate fronte?"
"Primo: non siamo tipi violenti; secondo: sono di più di noi, più agili, veloci, belli, forti, prestanti, persuasivi..."
"Perché non ve ne siete andati prima?"
Vlad la guardò in tralice e ricominciò con le formule di cortesia: "Vi lascereste bere da uno sconosciuto?"
"No!"
"E allora permettetemi di concludere il contratto".
"Perché dovrei? Tra un po' sloggi, arriva il sole e potrò andare a nanna..."
"Non capite? Sono molto possessivo con le amicizie, le conoscenze, gli affetti..."
"Dovrei sentirmi lusingata?"
"Esatto".
"Hai il cervello mangiato dalle tarme".
"No, sentite, mia signora! Insomma, vi chiedo solamente di avere un po' di pietà nei miei confronti, nient'altro".
"Se anche ne avessi per sfinimento, che cosa potremmo mai fare? Le tue tecniche sono inefficaci con me".
"Ricominciamo".
"Oh oh, adesso sì che mi devo preparare".
"Però voi non potete partire subito con quest'atteggiamento negativo nei miei confronti".
Massaggiandosi le tempie stanche, la biondina sospirò: "Va bene. Facciamo come vuoi, ma fino a che non dico basta".
"Siamo d'accordo, mademoiselle".
I due fecero a gara a mantenere più a lungo uno sguardo composto, fino a quando una voce sonnolenta li interruppe: "E allora, che si fa?"
Due teste si voltarono di scatto verso la finestra aperta.
"Mi pareva di avervi lasciato stare perché volevate la vostra intimità e, ora che ripasso, cosa vedo? Vi trovo al punto di partenza. Vladimiro, vecchio mio, dovresti lasciare a me la donzella e imparare dal sottoscritto".
Irrigiditosi ancora di più rispetto alla sua naturale marmoreità, il canzonato rispose: "Sergeij, faresti meglio a continuare la tua strada. Io amo passare con la mia fiamma tutta la notte".
"Un ardore tutto giovanile, oserei dire. Io mi gelerei con un fiammifero e basta. Sai, con il tempo preferisco bruciare le tappe... Tanto alla fine rimane solo fumo..." e strizzò l'occhio al 'fiammifero' a cui alludeva.
Punto sul vivo, l'amico era intenzionato a chiudere gli scuri, se non fosse stato per la dama al centro della questione: "Aspetta, magari può aiutarci... Intanto: siamo sicuri che non possa entrare?"
"A questa domanda rispondo subito, sacchetta. Constata tu stessa". Il nuovo intruso, in equilibrio sul lampione, si esibì in salti, piroette e arrampicamenti tutti culminanti in un nulla di fatto. Infatti, pur riuscendo a raggiungere il davanzale desiderato, scivolava immediatamente con un gridolino sul lastricato sottostante.
Rincuorata dalla dimostrazione, Johanna si lasciò sfuggire un sorriso.
"Bene, almeno ho un problema in meno a cui pensare".
"Non mi affretterei a dirlo, ciccina". Sergeij, ristabilito l'equilibrio sul lampione, gongolava per il passatempo che gli si era parato di fronte. Lieto di potervi partecipare, si sfregò le mani: "Non hai idea di cosa ti aspetta".
"Ecco, meglio partire dai preliminari" convenne Vlad, ancora contrariato dall'intromissione.
"Sergeij, hai da suggerire qualcosa? Prima ci scrutavamo negli occhi e basta. Vlad inginocchiato e io seduta..." si affrettò a dire la giovane, preoccupata di dover subire nuovamente quello strazio di rito.
"Tentava di ipnotizzarti?"
"Che ne so!"
"Amico mio, non ci sei riuscito nemmeno avendola consenziente e immobile?" l'equilibrista scoppiò in una fragorosa risata. Non avendo per risposta che un broncio, imperversò: "Questi non si possono definire preliminari. Nemmeno al museo delle cere si respira così tanta atmosfera congelata... Per il momento io vi considero principianti, perciò anche voi dovreste partire da questo concetto e levarvi tutte le baggianate che vi passano per la testa". Li fissò cinicamente, prima di continuare: "Intesi?!"
"Sì, signor Sergeij!" Johanna si era avvicinata a Vlad, un po' più sicura sul da farsi. Il movimento, tuttavia, non era sfuggito ai due predatori.
"Ottimo. Vi consiglio di fronteggiarvi per tutto il tempo delle domande".
"Che farai tu?" ghignò Vlad.
"Ovviamente..." gli sorrise Sergeij, rivolgendosi poi alla padrona di casa: "Dunque, per prima cosa, meglio chiarire: sacchetta, provi qualcosa per il mostro di barbarie che hai di fronte?"
La donna non distolse lo sguardo dal 'mostro di barbarie' mentre sillabava: "Pietà? Irritazione? Stress?"
"No, intendo sentimenti positivi quali affetto, gioia, simpatia, amore..."
Vlad imitò l'espressione di un cucciolo in attesa di coccole, dando però l'impressione che gli occhi gli stessero per schizzare via da un momento all'altro.
Johanna batté più volte le palpebre prima di ritrovare la capacità di formulare il proprio pensiero: "Non dici sul serio, vero?"
"Ebbene, abbiamo appurato che la vipera non prova niente per te, caro amico mio". Sergeij approfittò del momentaneo mutismo per sedersi sulla sfera del lampione.
Vlad sbuffò. "Bella scoperta. Senti, amore mio, perché non-" e fu interrotto dal sedicente psicoterapeuta.
"Per questo è meglio cominciare da zero, più che dall'ipnotismo. Qui c'è da rivangare il passato e risalire al momento del vostro primo incontro. Allora, signorina, da quanto provi suddetta avversione nei confronti del mio compare?"
"Dalla prima volta che mi ha parlato, senza nemmeno averlo visto".
"Addirittura dalla sola voce?"
"La mia voce non ha eguali. Anzi, è tra le più elogiate e ammalianti".
"Nessuno lo mette in dubbio, Vladimiro, ma forse la tua fiamma può spiegare".
"Puoi chiamarmi Johanna, così eviti di trovarti a corto di vezzeggiativi..."
"Grazie J, apprezzo lo sforzo. La parola a te".
Agitata e adirata, la donna esplose: "Per una volta, riuscite a mettervi nella mia situazione? Una preda che sa benissimo chi può essere il suo carnefice. Per tutte le notti ha fatto come dicevano le autorità: luce, rumore, chiusa in casa. Fino al cortocircuito... Allora comincia la sua lenta agonia con un buio pesto e nessuna fonte luminosa in casa.
Che fare per sfuggire alle tenebre e ai signori delle tenebre? Andare fuori in cerca di aiuto che non le verrà dato, ovviamente. Quindi, rassegnata e ancora speranzosa, rientra nella sua tana per trovarci l'intruso pronto, con le fauci spalancate, che si aspetta che la sfortunata gli salti in bocca. No, dannazione! Vi sembra giusto?
Ecco, dunque, che la sventurata le tenta tutte per ribellarsi a un fato che non ha mai voluto. Aiutata in parte da un assassino che non è assolutamente capace di fare il suo mestiere".
"E questo è tutto, la parola ritorna a me. Tutto molto più chiaro, grazie, coniglietto. Ora tocca a Vladimiro. Perché J dovrebbe soccombere al tuo fascino?"
"Non è ovvio?"
"Certamente... Come negarlo... Ritorniamo alla zia".
"Come è ovvio? E non chiamarmi zia, nonno!" s'infuriò Johanna. "Qui proprio non ci siamo. Come fai anche solo a pensare di essere irresistibile?"
"Il mio charm..."
"Ma quale?! Ti sei visto anche tu allo specchio: pelle pallida e tirata, occhiaie, capelli unti, aspetto trascurato, abiti di un'altra generazione, movimenti anchilosati, anemia, gengive che – ti prego – non farmi ricordare... L'unico che soccomberebbe a un tale fascino sarebbe un medico legale o il dottor Frankenstein!"
"Mi stai dando del cadavere?"
"Ragazzi..."
"Secondo te?"
"Questa te la sei inventata!"
"Oh andiamo! È talmente evidente... Ma poi, per chi mi hai preso? Insomma, non so quali tipi di ragazze hai incontrato fino ad ora, ma ti assicuro che nessuna darebbe la sua vita senza ripensarci più e più volte!"
"Milady, vi assicuro che voi siete la sola a opporre tutta questa resistenza".
"Figlioli..."
"E non ti sei mai chiesto il perché? Ce l'hai il cervello o ti sei bevuto anche quello?"
"Uh oh, questa è brutta e Vladimiro comincia a dare segni evidenti di draculismo intermittente... Ragaz-"
"E posso chiedere alla tua testolina che cosa ha da opporre alle mie proposte? Il contratto mi sembra più che equo, io sono un ottimo partito e avrai ancora un po' di giorni da godere in estrema serenità".
"È proprio quest'estremità che non capisco. Perché dovrei accontentarmi di pochi giorni quando ho davanti tutta la vita? Capisci che lo scambio non è affatto 'equo'?"
"Vi lascio riflettere su questo punto, bimbetti, potete continuare anche senza di m-".
"Come fai a dirlo? Più tu rimani in vita, più io mi riprendo lentamente, con il rischio che non sopravviva alla durata del contratto. Un litro a notte è un quarto del mio fabbisogno giornaliero".
Con un gesto di stizza, Segeij si dileguò.
"Capisco. Ma perché dovrei accettarlo? Io non ho nessuna possibilità di sopravvivenza, in ogni caso" continuò Johanna, salutando con la mano l'equilibrista disoccupato che svaniva tra i tetti.
"Perché sei così attaccata alla vita? Nessuno si è mai fatto questo problema!"
"Hai incontrato soltanto suicidi, disperati ed emo-tivi esagerati? Perché allora hai sbagliato porta".
"Ma era aperta! Non era un invito?"
"No, ero di fretta!"
"Quindi non c'è speranza per me".
"Senti, mi dispiace. Se vuoi posso offrirti un succo, quello che vuoi".
"Neanche un litro di sangue e basta?"
"Adesso si può anche senza contratto? Ti fermi a un litro e poi sparisci?"
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