A kiss

Harry indossava camicie particolari e irradiava una gioia tutta sua. C'era qualcosa di diverso nel suo animo, qualcosa di bello e unico. Un sorriso appena accennato ma così perfetto e unico da togliere il respiro a chi lo conosceva veramente. Agli occhi del mondo però era solo uno sfigato, oltre che il gay più appariscente della scuola.

Non si pentiva di quello che era e non se ne vergognava, ma ovviamente non tutto seguiva i suoi piani. Non tutto ovviamente andava come voleva lui e alla fine della giornata era a lui che venivano riservati gli epiteti peggiori, le parole più scurrili e i gesti offensivi. Ma non importava perché ogni singola volta che qualcuno gli lanciava anche solo un'occhiata ricolma di cattiveria lui riusciva a ricavarne il meglio. Nella sua mente si immaginava quella meravigliosa adolescenza, piena di amici e di scelte giuste. Adorava averne una visione serafica e piacevole, con un ragazzo dolce e gentile al suo fianco. Si convinceva di essere amato dalle persone, che c'era ovviamente qualcosa di sbagliato negli altri. Mai una volta si era colpevolizzato di quello che gli accadeva, perché sapeva benissimo che se c'era anche una singola persona nel mondo che lo accettava allora non era certamente lui l'errore.

Le aule della scuola erano il suo campo di battaglia, la sua vera paura di errare in qualcosa o con qualcuno. Ma nonostante tutto lui era forte, era sicuro che ci fosse altro di speciale. Trovò gli amici grazie alla solitudine e s'innamorò della sensazione di averli accanto come ci si innamora di un abbraccio. Louis Tomlinson e Katlyn Jenkins erano stati così gentili con lui che rimase assuefatto dalle loro parole e dai loro gesti.

'Frocio'

Li disprezzavano tutti a scuola, chi più chi meno. Il frocio, lo stupido, la puttana.

C'erano così tante voci in giro su di loro, c'erano così tante menzogne e cattiverie che fuoriuscivano dalle bocche di ragazzi come loro. Non si accorgevano di distruggere persone con i loro giudizi, non si rendevano conto di quanto fossero cattive le frasi dette sia in faccia che alle spalle. Non cambiava chi ne parlava o in che modo lo diceva, faceva comunque male. Magari in un modo davvero piccolo e insignificante come uno spillo, ma faceva male comunque. C'erano giorni in cui Harry avrebbe voluto abolire certe parole, specialmente perché gli sembravano ormai così familiari che a volte pensava lui spesso di dispensarle a qualcuno. Mai, mai, mai prendere sottogamba anche solo una lettera. Non riusciva a smettere di sentire tutte quelle parole che gli avevano detto, e il suo cuore si stringeva. Faceva male, non poteva più ascoltarle ma non ci riusciva. Sì sentì così protetto da soli due ragazzi, come non lo era stato da anni interi. Katlyn era simpatica e onesta, non si faceva problemi nel parlargli o nell'accoglierlo come amico. E Harry si era donato a lei con tuto sé stesso, perché la reputava una persona davvero meravigliosa. Poi c'era Louis, che nonostante andasse a caccia da anni con suo padre non aveva mai neanche preso una preda, né uccisa una.
Harry continuava a ripetergli che c'erano uomini portati alla violenza e altri invece no, ma lui non gli dava ascolto, ripetendogli che erano solo cazzate. Vissero momenti in cui si sentirono solamente parte di un qualcosa di più grande, desiderosi di poter un giorno fare quello che volevano, ovvero mandare al diavolo tutti quelli che li deridevano o che li insultavano. C'era persino della bellezza in quei sorrisi complici e in quelle mani che si stringevano mentre correvano per i corridoi.

'Sbruffone egocentrico'

Fingeva che andasse tutto bene. Il mondo lo amava e lui era fatto per sopravvivere, nessuno lo avrebbe portato giù. Le sue unghie smaltate erano di grande effetto, piacevano a così tante persone! Erano in così tanti a trovarlo carino, non solo nel suo modo di vestire ma anche grazie alla sua personalità.
Pochi giorni dopo il suo arrivo a scuola venne richiamato dalla preside, perché proprio il suo smalto non era ben accettato dai suoi compagni, creando occasioni per insultarlo e ridicolizzarlo.

Il fratello maggiore di Louis invece era morto, non troppo tempo prima. Dopo quell'avvenimento i suoi genitori, che andavano fieri del giovane uomo, si ritrovarono fra le mani un ragazzino dall'aspetto intimorente e problematico. Era stato bocciato una volta soltanto, non perché non si fosse impegnato in quello che faceva, ma perché trovava difficoltà in quello che leggeva o in quello che doveva studiare.
Suo fratello a volte gli parlava quando era solo, magari sembrava un pazzo, ma sentiva la sua voce tranquillizzarlo. La sentiva chiara e sincera, mentre gli dava buoni consigli o lo rassicurava.

'Inutile'

I genitori di Louis e Katlyn non la presero sul serio. Non si accorsero dei problemi, non li protessero per anni interi. Harry una notte scoprì un gruppo su Facebook dove lo prendevano in giro, insultavano e ridevano di lui. Sentì una sensazione di vuoto e ancora una volta rivide il mondo sorridergli, perché sarebbe andata meglio. Eccome. Nessuno lo stava odiando, chi poteva odiarlo? Piaceva a tutti.
Louis cancellò una scritta su un muro che diceva 'Katlyn troia', perché con l'avanzare del tempo i suoi sentimenti per lei crescevano, così come quelli che Harry nutriva per lui. Lei però era fidanzata con un ragazzo molto più grande di loro, che in realtà la sfruttava e basta, ma lei come poteva vederlo? Un bel casino per soli tre adolescenti.
Ma non c'era ancora nulla di male, non andava ancora tutto a rotoli. C'erano sempre per l'altro e nonostante li deridessero loro erano felici. Minorato, finocchio, zoccola. Non importava, sorridevano e basta. E la loro vita faceva ancora abbastanza pena, ma in alcuni momenti se ne dimenticavano. Perché si avevano semplicemente accanto e andava tutto bene.
Harry delle notti accendeva il computer e scorreva fra i volti di un forum. I suoi occhi venivano illuminati da immagini di visi sconosciuti, storie battute con lentezza da un altro ragazzo. Quelle persone erano il nulla ormai. Ragazzi che si erano suicidati in un modo o nell'altro. E quando sentiva che la debolezza prendeva il sopravvento a volte lui riguardava quei testi, quelle pagine, per ricordarsi che lui non avrebbe fatto quella fine, perché lui voleva vivere. La vita nonostante tutto lo entusiasmava, adorava sentire quella sensazione così magnificante unica e insostituibile.
Forse quei ragazzi si sarebbero ricordati di quei giorni più di ogni altra cosa, perché erano quelli che li avevano resi felici e sereni. Era così familiare la voglia di rivedersi e di abbracciarsi, così come lo era la voglia di scoppiare a ridere o di essere sé stessi. Si divertivano a modo loro, usando l'autoironia e ritrovando l'amore verso ogni piccola cosa. Famiglia, musica, corse al parco.

'Debole'

Louis giocava a basket e non era neppure malaccio. Correva per il campo come una scheggia e faceva canestro abbastanza facilmente, nonostante la sua altezza. I suoi due amici lo incoraggiavano fra gli spalti persino agli allenamenti, ridendo e urlando a ogni canestro che faceva. Alzavano i pugni al cielo e saltellavano sul posto, poco importava di quanto potevano sembrare ridicoli. Harry si confidava con Katlyn, lei lo capiva e non gli faceva pesare la cotta per Louis. Erano dannatamente belle le sere in cui si stendevano sull'erba, incuranti degli insetti, e parlavano di cavolate. Harry vedeva speranza in una futura relazione fra lui e Louis, era convinto che per l'altro non ci fosse niente di sbagliato. L'amicizia fra quei tre durò per molto tempo: furono obbligati a ridipingere le pareti della loro classe, incastrati da alcuni loro compagni che per incriminarli avevano scritto degli insulti firmandosi coi loro nomi. Diffusero un video dove insultavano i loro compagni, si presero una rivincita. Sapevano che non era esattamente una buona cosa da fare, ma in quel momento non importava nulla.
Il padre di Louis lo portava a caccia più spesso e sua madre gli si avvicinava di più. Pareva che le loro vite sarebbero andate un pochino meglio, magari.

'Fighetta'

Un giorno andarono a un fiume, e forse fu allora che il vetro si ruppe, ferendoli mortalmente con le proprie schegge. Si erano portati il cambio per farsi un bagno nell'acqua cristallina, in fondo era quasi fine scuola e la primavera stava quasi sfociando in estate. Katlyn si allontanò, decretando che si sarebbe cambiata dietro alcuni cespugli, lasciando soli i due ragazzi. I suoi lunghi capelli lisci svolazzarono via mentre entrambi la guardavano saltellare lontano, sempre più lontano. Ignari della situazione allora iniziarono a svestirsi, gli uccellini che canticchiavano ripetutamente e qualche grillo che li infastidiva. L'aria non era afosa, bensì fresca e allegramente piacevole sulla pelle. Harry fece per sfilarsi i pantaloni ma rimase incantato nel vedere la schiena abbronzata di Louis, le spalle piccole ma muscolose e i capelli spettinati. Gli dava le spalle, quindi non riusciva a vedere la sua espressione rapita. Le sue labbra si schiusero e le sue guance s'imporporarono. Come poteva resistere?
Risposta: non poteva.
Era così debole, almeno una volta si concesse di non pensare. Solo per quella volta, cosa ci sarebbe stato di male?
L'acqua del ruscello sciabordava rumorosamente, così Louis non sentì i passi del suo amico mentre gli si avvicinava. Quello che sentì però fu la sua mano grande carezzargli la pancia, scendendo quasi impercettibilmente fino al bassoventre. Immediatamente gliel'afferrò, stringendola in una morsa dolorosa e potente. Harry sentì quella sensazione quasi irreale, come se in realtà Louis non l'avesse fatto sul serio. Si guardarono negli occhi per alcuni minuti, sconvolti. Ti prego, fa che non lo faccia.
Louis era sconcertato e non riusciva a capire. Sentiva quella sensazione così simile a quando gli facevano fare un test, lo mandava in completa confusione. Come? Perché?
Spintonò il riccio all'indietro, allontanandolo da lui. Cosa? Harry era ferito, incredibilmente ferito. Ma il suo viso non lo lasciava trasparire, c'era solo quella minuscola briciola di speranza a pervaderlo. Abbassò lo sguardo, sentendosi per la prima volta davvero orribile. Louis agguantò il suo marsupio e la maglietta, allontanandosi in fretta. Katlyn lo vide solo andare via, ma ormai non potevano fare niente. Harry si stropicciò gli occhi, perché sentiva di star per scoppiare in lacrime. Sapeva di aver rovinato tutto, dio se lo sapeva. La ragazza davanti a lui lo guardò con pietà, e si sentì ancora peggio. Non voleva piangere, non doveva piangere. Aveva rovinato tutto quanto, era solamente colpa sua. Sapeva che Louis aveva un debole per Katlyn, ma non che avrebbe reagito in quel modo. Una lacrima sfuggì al suo controllo e si voltò, andando a cercare la sua maglia e alcuni pezzi del suo cuore, spezzato. Magari erano caduti nel fiume.

'Harry lo prende in culo'

Niente risposte alle chiamate, soltanto paura di perdersi. Niente risposte ai messaggi, consapevolezza.
Il giorno dopo Harry si parò letteralmente davanti a Louis, sentendosi più coraggioso che mai. Voleva e aveva bisogno di parlargli, non avrebbe mai accettato di essere l'artefice della loro rovina come gruppo. Certo non poteva capire quanto in quel momento Louis fosse non solo sottopressione, ma anche spaventato. Lo affrontò per le scale, sbandierandogli in faccia i suoi sentimenti. Cosa c'era di sbagliato?
Louis, senza guardarlo in faccia, gli intimò di stare alla larga da lui. Lo spintonò contro una parete, lasciandolo con il cuore infranto e circondato da qualche risatina dei loro compagni.
"Ti devi togliere dalle palle." Gli disse, e probabilmente un proiettile avrebbe fatto meno male.
Nonostante questo Harry continuò ad andare a vedere i suoi allenamenti, ma Louis non gli rivolse mai più uno sguardo. A casa sembrava essersi spento tutto, la magia e il calore dei suoi genitori erano privi di ogni significato. Sua madre per rallegrarlo gli regalò una nuova camicia, ma lui non la guardò neanche. Il suo blaterare gli sembrava così privo di senso, così fastidioso. Non mi vuole, non mi ama.
Lasciatemi solo, ho rovinato tutto.
Lo disse a sua madre e finalmente il silenzio regnò in casa.

'Vattene via'

Louis si confrontò con Katlyn giorni dopo, mentre pedalava per la via di casa. La ragazza non poteva accettare che il loro piccolo mondo stesse andando in rovina, ma il carattere e le convinzioni di Louis erano davvero difficili da combattere. Gli spiegò che non doveva cambiare tutto e che lei aveva saputo fin da subito della cotta di Harry, se ormai cotta si poteva definire. Perché prendersela tanto solo per una cosa smile? Perché rovinare una così bell'amicizia? Potevano fingere che non fosse successo nulla. Ma Louis, impaurito, mise in tavola una carta che aveva usato per troppo tempo e che effettivamente tempo prima era la verità. Lui amava Katlyn. Ma quello che omise era che ormai non sapeva neanche come, il turbine di idee e di paure lo stava divorando e non riusciva a capire, non riusciva ad accettare. La ragazza era fidanzata con un uomo più grande di lei e questo lo preoccupava, sentiva di doverla proteggere. Si allontanò dalla ragazza subito dopo averle sputato in faccia quanto il suo ragazzo fosse una persona spregevole e cattiva, oltre che un opportunista.
E fu proprio del ragazzo di Katlyn che parlarono i due vecchi amici la stessa sera. Aveva in programma una visita veloce, giusto il tempo per salutare la ragazza prima di ripartire. Harry invece, ormai deciso a salvare la situazione con Louis, aveva deciso che la sera dopo gli avrebbe portato il suo regalo agli allenamenti di basket. La ragazza era preoccupata, ma pensò che per il suo compleanno Louis sarebbe stato un po' più gentile. Magari sarebbe andato tutto bene, così si limitò ad abbracciare l'amico e a sorridere contro la sua pelle. Erano rimasti in due.

'Ti odio'

La famiglia di Louis festeggiò il suo compleanno di mattina, prima che il ragazzo andasse a scuola. Katlyn invece non ci andò, aspettò il suo ragazzo fuori casa dei suoi genitori e lo vide solo di sfuggita, perché aveva degli affari da sbrigare. Si sarebbero rivisti la sera stesse e non appena l'uomo si chiuse la porta alle spalle lei esultò, felice. Era davvero persa.
Andò dal parrucchiere e si mise il suo vestito migliore, volendo apparire il più bella possibile. Non si preoccupò di altro.
Harry invece osservò per alcuni minuti i ragazzi del basket che si allenavano, cercando di non dare troppo dell'occhio. Ovviamente però uno dei compagni di Louis lo notò, facendo un cenno al liscio in direzione dell'altro ragazzo, sorridente. Dalla porta a vetri la sua immagine era ben visibile e, cavoli, era più radioso che mai. "Cosa è venuto a fare questo qua, a portarti il regalino?"
Louis sentì la confusione scorrere in tutto il suo corpo, ma poi la voce ovattata di un suo compagno gli arrivò alle orecchie e si alzò dalla panchina, dirigendosi a passi veloci verso il ragazzo. Sentiva rabbia nei suoi confronti e non riusciva a gestirla, non poteva gestirla. Era forte e impulsiva, così come lo era lui.
Quando si ritrovò faccia a faccia con Harry gli sputò del vero veleno, cercando di intimorirlo e risultando dannatamente aggressivo. "Che cazzo ci fai qui tu?"
"Volevo farti gli auguri." Rispose il riccio, porgendogli il pacchetto. Il suo tono era pacato, assolutamente tranquillo. Non aveva paura di Louis, che in quel momento stava chiaramente perdendo il controllo. "Ti ho portato un regalo."
Il liscio prese un profondo respiro rumoroso, sentendo il suo viso contrarsi in una maschera rabbiosa. Voleva che Harry lo lasciasse in pace, perché era spaventato e la pressione che gli stavano mettendo tutti addosso lui non riusciva a sopportarla. "Harry vattene. Hai capito? Te ne devi andare."
"Ti ho portato il tuo regalo, non me ne vado." Replicò l'altro, avvicinandoglisi di più e poggiando il pacchetto contro il petto del maggiore. I compagni di Louis li stavano guardando tutti, alcuni si erano persino avvicinati e intimavano al riccio di lasciare in pace il loro amico. O forse era il contrario?
Louis vedeva i loro sguardi carichi di un sentimento negativo e, dannazione, lui non poteva permetterselo. Non poteva essere frocio e anche minorato, no. Il colpo di grazia glielo diede proprio il suo migliore amico, sussurrandogli un buon compleanno con una voce così perdutamente dolce che lui si tuffò nelle parole. Vide il riccio sorridergli e questo lo mandò in bestia, perché cavoli, Harry era mille volte più bello di Katlyn. Era dolce, gentile, simpatico, anche un po' egocentrico. Ma gli piaceva per quello.
Con una manata gettò a terra il suo regalo, spintonandolo poi contro un angolo e afferrandogli la giacca argentata. Stupido modo di vestirsi, stupida stoffa che gli si adattava perfettamente sulla pelle e lo rendeva perfetto. Lo sbatté tre volte contro il muro, sentendo i gemiti di dolore che fuoriuscivano dalle sue labbra. Voleva fargli del male, voleva non sentire più le nocche dai pugni che gli avrebbe dato. Il cuore di Harry non esisteva più, c'era solamente il vuoto che gridava a ogni ferita.
Urlava di smetterla, per favore, basta. Avrebbe voluto urlare che lui amava Louis, lo amava con tutto sé stesso. Con tutta la sua anima. Magari era tutto troppo prematuro, ma perché non doveva significare che quello non era amore?
Si accasciò a terra, mentre il liscio continuava a riempirlo di calci allo stomaco, forti e decisi, grugnendo a volte per lo sforzo.
"Vattene, vattene, vattene."
Harry mentre gemeva provò a seguire il percorso che lo portava là, in quel mondo dove tutti lo amavano. Dove Louis lo aveva spintonato al muro e lo aveva baciato. Era stato bello e lui era buono con tutti. Era un esempio, ammirato e senza neppure una critica. Sognò che quando sarebbe stato grande avrebbe potuto dire che quegli anni adolescenziali per lui erano stati i migliori di una vita intera, passati fra le braccia del suo ragazzo e con la sua amica Katlyn, a divertirsi come i ragazzi della loro età dovevano fare.
Si sarebbe sentito amato.
I compagni di Louis trascinarono via l'altro, lasciando il riccio a terra, rannicchiato su sé stesso.
Sospirò debolmente. Era finito tutto per davvero. E anche per sempre.
Si alzò a fatica, i lividi che bruciavano e le parole che gli ripetevano in testa. Non era sbagliato, erano gli altri. Stupido il suo regalo per Louis, una foto di loro tre insieme.
Si allontanò dalla scuola zoppicando, le lacrime agli occhi ma che non scendevano giù. Basta dolore, ne aveva abbastanza.
Era il loro mondo che crollava definitivamente.

'Illuso'

Katlyn quella stessa sera venne a conoscenza che il suo ragazzo li aveva filmati durante alcuni dei loro rapporti sessuali, mostrandoli poi ai loro amici e a molte persone della vecchia scuola. Sapeva di quei video, era la ragione per cui era stata chiamata troia. Quello che non sapeva era che una volta il suo ragazzo con altri tre suoi compagni avevano abusato di lei, prima facendola ubriacare e poi drogandola. Quel video era stato diffuso, non su internet, ma a quasi tutti i contatti del suo ragazzo, che erano innumerevoli.
Tornò a casa poco dopo, in lacrime. Che stupida, che stupida.
Sua madre la consolò e lei le rivelò la verità, supplicandola di perdonarla. Si vergognava molto di quello che aveva fatto e sentiva un dolore straziante al petto. Sapeva di averla delusa, ma la donna l'abbracciò, confidandole che sarebbe andato tutto bene e che il giorno dopo sarebbero andate alla centrale di polizia a denunciare l'ormai ex-ragazzo di Katlyn.
La madre di Harry invece, vedendo suo figlio rientrare a casa pieno di lividi, decise che il giorno dopo sarebbe andata a parlare con i professori del ragazzo. Il riccio rimase in camera sua a contemplarsi il viso per ore, sfiorandosi la pelle nera, incredulo che quello fosse un marchio di Louis. Avrebbe tanto voluto che i marchi del liscio sulla sua pelle fossero ben altri. E fu proprio la voce di Louis a risvegliarlo in piena notte. Chiamava il suo nome e per alcuni minuti pensò di stare solamente sognando, ma quando si rese conto che tutto quello era dannatamente reale corse il più in fretta dal ragazzo, saltando anche due gradini alla volta, dimenticandosi persino di essere in pigiama.
Si ritrovarono faccia a faccia in così poco tempo che gli sembrò di essere letteralmente volato vicino al suo amico. Louis non aveva parole per iniziare un discorso, né tantomeno scuse che potessero giustificare il suo comportamento. Chinò solamente il capo, sentendosi incredibilmente giusto vicino al riccio. Era così felice di vederlo davanti a lui, anche solo per un'altra volta ancora. Quando Harry era andato via dalla palestra aveva capito che con ogni probabilità il minore non gli avrebbe mai più rivolto un solo sguardo, e fece dannatamente male.
"Io... ehm-" Harry si perse nel viso del ragazzo, illuminato a mala pena dalla luce lunare. Quanto era bello... Come poteva provare dei sentimenti verso un ragazzo che lo aveva pestato giusto un paio di ore prima? "Volevo, ehm- sì, ecco..."
Interruppe il suo sproloquiare alzandogli il viso con due dita, perdendosi nei suoi tratti affilati e nei suoi occhi stupendi.
Azzerò le distanze velocemente, baciandolo. Rimasero immobili per alcuni istanti, sentendo una nuova emozione espandersi e cancellare tutto il resto. Il mondo, le persone, le idee. Harry sentì le sue guance andare a fuoco quando Louis rispose al bacio, cercando di avvicinarlo artigliandogli una spalla. Schiudere le labbra fu istintivo per entrambi e i loro respiri si infransero fra le loro bocche. Il calore che sentivano ovunque amplificò, ma non c'era lussuria o maliziosità. C'era solamente la voglia di farlo, di sentire l'altro vicino. I loro denti cozzarono e Louis si allontanò, evitando di guardare l'altro negli occhi.
Tutto ricominciò a girare, persino le ruote del suo cervello che gli ordinava di andarsene da là. E così fece, correndo lontano dal riccio, senza neppure salutarlo.
Ma Harry non pretese nulla, anzi, ancora più innamorato, si sfiorò le labbra con le dita, non cercando nemmeno di far sparire quel sorriso da ebete che gli si era stampato sul viso.

'Cagasotto'

Scrisse a Katlyn, rivelandole del bacio. Era così felice, sentiva che sarebbe andato tutto bene, perché a quanto sembrava c'era ancora speranza. Louis invece si rifugiò in piazza, incredulo.
Ripensò a quando cacciava con suo padre, il modo in cui non era neanche mai riuscito a uccidere una preda. Suo fratello era dietro di lui e gli parlava. Sentiva la sua voce che gli diceva di non avere paura, che dipendeva da lui. Che Harry ormai aveva già parlato, che lo sapevano già tutti. La voce del fratello era dolce, ma le sue parole erano taglienti come pugnali. C'era andato lui a cercare Harry, e quando l'altro l'aveva baciato lui era scappato come un fifone. Era scappato, ma lui stesso si era imposto di andare sotto casa del suo amico, un ragazzo gay, che apparentemente era innamorato di lui. E si erano baciati, e a lui era piaciuto. E forse era stato persino lui a baciarlo.
Sentì uno sparo e sobbalzò, guardandosi introno. L'acqua della fontana scrosciava, lui era in piazza. La voce di suo padre però lo elogiò, la poté sentire chiaramente. Aveva ucciso la sua prima preda, c'era finalmente riuscito. L'abbraccio di suo padre fu un fantasma sulla sua giacca.
Il mattino dopo Harry si svegliò prima, preparando la colazione a tutti e riservando i sorrisi più belli a sua madre. Lei gli disse che non serviva comportarsi in quel modo, perché in ogni caso lei sarebbe andata a parlare con i suoi professori. Il riccio le baciò una guancia amorevolmente, prima di risponderle che quello era stato solo un incidente di percorso e che sarebbe andato tutto bene. Andò a cambiarsi, chiedendole però di non lavargli la maglietta che aveva indosso la sera prima, perché doveva incorniciarla.
Katlyn partì con sua madre verso il commissariato sotto gli occhi attenti di suo padre e di suo fratello, spaventati per lei, ma convinti che sarebbe andato tutto bene.

'Pezzo di merda'

Harry aspettava l'autobus e Louis piangeva nella doccia. O quantomeno, sentiva di piangere. Neanche una lacrima scendeva, neanche un pensiero diverso scorreva. Harry sorrise allo schermo del cellulare, dove una foto del liscio e sua gli benediva gli occhi. Sarebbe andato tutto bene. Louis prese la bici, uscendo di casa.
Suo padre non trovava la sua pistola, quel giorno sarebbe dovuto andare in caserma come tutte le mattine a lavoro. Sapeva quanto fosse grave perdere la propria arma, così si fece aiutare dalla moglie nelle ricerche, ma niente da fare.
Il vuoto che Louis sentiva attorno a sé pareva senza fine, e Harry sorrise a tutti i loro compagni, accomodandosi al suo posto e scorrendo fra le immagini della sua galleria. Non vedeva l'ora di vedere Louis. Ma dov'era Katlyn? Sua madre era partita per andare a parlare con i professori proprio in quel momento, da casa.
Il custode tentennò nel fare entrare Louis a scuola, perché era arrivato in ritardo. Ma proprio quando il ragazzo stava facendo dietrofront aprì il cancello, lasciandolo entrare. Ma era l'ultima volta. A Louis non sembrò neanche reale, rimase fermo alcuni istanti prima di raggiungere la scuola.
Harry guardava sognante la porta, sorridendo debolmente. Quel giorno era diverso e per la prima volta i suoi compagni si accorsero di quanto il suo viso fosse bello, così felice. Le braccia erano incrociate e il capo poggiato su di queste.
La madre di Harry più si avvicinava all'istituto più leggeva frasi offensive sui muri.
'Harry si scopa Louis'. Proseguì, indignata. Voleva vederci chiaro in quella situazione, e ci sarebbe riuscita a tutti i costi.
Louis attraversò i corridoi sotto gli sguardi dei suoi compagni. Nessuno gli prestava attenzione, era invisibile. Camminava tranquillamente, ma dentro di lui un grido continuo gli scuoteva le ossa e l'anima. Sentiva un completo turbinio, ma fuori non capiva nulla. Non sapeva cosa stava facendo, sentiva il vuoto assoluto. Le gambe si muovevano da sole e lo sguardo era una maschera indifferente, illeggibile. Entrò in classe, sotto gli sguardi di tutti quanti. Harry si alzò dal suo posto, impossibile resistere. Voleva andargli incontro ma fece appena due passi prima che il maggiore gli sparasse, sobbalzando lui stesso, come se la pallottola lo avesse ucciso. I loro compagni fuggirono e Harry cadde riverso al suolo, gli occhi spalancati. Socchiuse le palpebre, non riuscì neanche a pensare a qualcosa. Morì e basta.
L'insegnante era incredula, guardava quel ragazzo a terra e poi il suo amico, la pistola ancora in mano e le gambe che tremavano. Louis si accasciò a terra, poggiando la fronte al suolo e iniziando a singhiozzare.

'Nulla'

"Hanno ammazzato un ragazzo a scuola"
Katlyn sentì quelle parole provenire dalla bocca di un poliziotto e sentì un macigno posarsi su di lei. Sapeva che riguardava in parte anche lei. Lo percepiva.
Al funerale di Harry Louis non c'era. I genitori del riccio piangevano, increduli. La bara era ricoperta di fiori bianchi e il suo sorriso era ancora visibile se solo si socchiudevano le palpebre.
Sarebbe potuta andare diversamente, darebbe potuta andare come in una di quelle visioni di Harry, di quei sogni ad occhi aperti. Quelle tre vite erano state legate da una storia indissolubile, che poteva finire diversamente. Se fossero stati migliori, se non avessero preteso molto. Se Harry non avesse messo pressione, se Louis non fosse andato nel panico, se lei non avesse amato il suo ragazzo. Quel giorno al fiume magari Louis avrebbe potuto spiegare a Harry che in quel momento non se la sentiva, o che non era quello che voleva. Che sarebbero rimasti amici, che non sarebbe cambiato nulla. Che magari un gesto simile l'aveva infastidito, ma che non per questo ne era rimasto sconvolto. Sarebbe andato tutto bene, si sarebbero sorrisi, come amici o come qualcosa di più. Harry avrebbe avuto paura, ma Louis sarebbe potuto essere forte per entrambi. E si sarebbero potuti fare il bagno tutti e tre, insieme. Avrebbero corso sui sassi, avrebbero avuto tempo. Si sarebbero schizzati, avrebbero nuotati insieme. E si sarebbero potuti divertire molto, perché era quello che i ragazzi della loro avrebbero dovuto fare per davvero.

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