A FIRE AND A TUB
Venerdì 25 dicembre 1998
"Oh, che divertimento è viaggiare su una slitta trainata da un cavallo ..."
Canticchiava piano, le note vibravano appena nella sua gola mentre la musica riempiva la stanza. Un sorriso aleggiava sul suo viso mentre si faceva strada attraverso la baita di montagna, i piedi nudi che trascinava sul fresco pavimento di legno. Pochi passi lo portarono allo spesso tappeto di lana del soggiorno e già sentiva più caldo man mano che si avvicinava al camino.
"Castagne arrostite sul fuoco ..."
Appoggiando la tazza di tè quasi piena sul tavolino, guardò i nuovi ceppi che aveva messo sul fuoco e che ancora bruciavano assieme alla canzone riprodotta dal CD. Sorrise ricordando una notte d'inverno di tanto tempo prima, quando lui e Naomi, la migliore amica di sua madre, avevano deciso di arrostire le caldarroste nel camino. Era stato un disastro ma l'impresa era stata accompagnata da tante risate e i due non si erano preoccupati quando le castagne si erano completamente bruciate.
"Jack Frost ti pizzica il naso ..."
Una risata gli ribollì in gola. Nonostante il freddo che aveva notato in cucina e nella camera da letto, nel salotto davanti al camino faceva incredibilmente caldo, l'ampia fiammata riscaldava l'intera stanza facendo sembrare la temperatura come quella tipica dell'estate. Sorrise rivolto alla finestra, fuori il paesaggio era bellissimo e innevato.
"I bambini piccoli con gli occhi lucidi faranno fatica a dormire stanotte ..."
Si tolse gli occhiali e li appoggiò accanto alla tazza, poi si strofinò il ponte del naso con due dita.
Forse avranno problemi a dormire, ma io di certo no.
Nonostante il piacevole pomeriggio e l'ambiente molto tranquillo, cominciava a fargli male la testa. Allungò il collo da un lato all'altro, poi ruotò le spalle, cercando di alleviare la tensione che molto probabilmente era stata dovuta allo stare troppo tempo seduto curvo con la faccia su un libro.
"Anche se è stato detto, molte volte, in molti modi ..."
Soffocò uno sbadiglio e guardò nuovamente fuori dalla finestra. Poi fece qualche passo verso il camino. Con un sospiro si accovacciò davanti ad esso. Aveva preso la giusta decisione. Il silenzio era ipnotico, rotto solo dallo schiocco occasionale della legna nel camino e dal dolce sottofondo della musica. Picchiò prima un tronco e poi l'altro, risistemandoli distrattamente. Il caldo divenne poco a poco troppo intenso e iniziò ad asciugarsi il sudore dalla fronte.
"O piccola città di Betlemme ..."
Quando aveva tredici anni aveva vissuto con sua madre in un kibbutz in Israele per alcuni mesi, e nel periodo di Natale Naomi lo aveva portato per la prima volta a Betlemme. In città c'erano grandi folle di turisti e persone che intonavano canti natalizi. Naomi, però, a un certo punto si rabbuiò e decise di prendere il primo bus per ritornare al kibbutz. A distanza di anni, Mike si chiedeva ancora cosa sperasse la donna di fargli vedere o percepire.
"Sopra il tuo sonno profondo e senza sogni passano le strade silenziose ..."
Era ritornato solo un mese dopo. Era la prima volta che viaggiava da solo e si sorprese del fatto che Naomi e sua madre lo avessero lasciato andare senza obiettare. Esse lo aveva portato in Israele all'età di tredici anni. Erano rimasti più a lungo del previsto, fino alla fine dell'anno, ma Naomi aveva deciso di assecondare il ragazzo, curioso di conoscere un paese completamente diverso dall'America. Un giorno lui l'aveva messa al corrente che sarebbe voluto ritornare a Betlemme, e lei gli aveva dato i soldi per il bus e qualcosa per il cibo, poi l'indirizzo dove raggiungerla a Gerusalemme.
"Le speranze e le paure di quegli anni ..."
Il cielo si stava oscurando quando scese dal bus e per due ore percorse le strade di Betlemme. Quando arrivò la notte, era fuori città, e si sedette da solo sul fianco di una collina e guardò le luci della città. L'aria era frizzante e le stelle luminose. La mattina dopo prese l'autobus e incontrò Naomi a Gerusalemme, e pochi giorni dopo i due, assieme alla madre, fecero ritorno a New York. Erano stati in Israele quasi un anno.
"Sarò così triste, solo pensando a te ..."
Il brusco schiocco di un ceppo riportò la sua attenzione al fuoco, così allungo la mano e aggiunse un altro ceppo. Gli mancava Naomi, non perché il Natale, e in generale quell'anno in Israele, fosse stato un momento importante per loro, o qualcosa che realmente celebrassero, ma a causa dei ricordi che affioravano. Forse erano stati solo i discorsi sulla famiglia intorno a lui, la gente all'università che ritornava a casa per Natale, suggerimenti alla radio e sui cartelloni pubblicitari su cos regalare ai propri cari.
"Tutto è calmo, tutto è luminoso ..."
Soddisfatto che i ceppi bruciassero allegramente, Mike tornò alla finestra appoggiando la fronte contro il freddo vetro. Rimase in quella posizione per diversi minuti, con gli occhi chiusi, godendosi la sensazione di freddo gelido sulla pelle calda. Ma anche con le palpebre chiuse, il sole riflesso sulla neve era troppo luminoso, e lui sospirò soddisfatto e fece ritorno al divano. Il libro giaceva lì. Dopotutto era quello il motivo per cui erano lì. Riposarsi, leggere, recuperare un po' di sonno, divertirsi e rilassarsi. Il suo amico Steve era venuto con varie provviste di cibo e bevande.
Il cellulare squillò. Chissà chi poteva essere.
"Pronto?"
"Come stai?"
"Harvey! Buon Natale, amico! È bello sentirti. Immagino che lì in California siano le due del mattino mentre io e Jim siamo qui."
"Ho pensato che dovessi essere sveglio nella multiproprietà di Steve."
"Sì, siamo qui dalle dieci. Steve e Jim sono fuori a sciare e io mi sto godendo la casa tutta per me ... il caminetto scoppietta. È molto bello qui. E tu?"
"Mi sto riposando. Evan ti saluta, stiamo ancora aspettando che tu e Jim ci raggiungiate in California, prima o poi. Oh, Emily e Joe sono passati qualche minuto fa per augurarci buone feste."
"Come sta Evan?" chiese Mike. Erano passate un paio di settimane dall'ultima volta che lo aveva visto.
"Oh, è stra impegnato a lavoro. Ehi, sembra che tu abbia il raffreddore. È così?"
"Un po'. Del resto è inverno. Il dottore mi ha detto di non uscire troppo spesso."
"Stai attento."
"È per questo che oggi non sono uscito, per curarmi."
I due amici parlarono per qualche altro minuto, poi staccarono.
"Dormi nella pace celeste, dormi nella pace celeste ..."
Rimase seduto per un po', pensando a tutto quello che era successo in quel 1998. Aveva stretto amicizia con un paio di amici e aveva viaggiato molto. Ma la vita gli avrebbe sicuramente riservato altri eventi.
Si alzò e gettò un altro ceppo nel fuoco, si sedette sul divano e, senza accorgersene, scivolò nel sonno.
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"Castagne arrostite sul fuoco ..."
Si svegliò sbattendo le palpebre, poi rotolò su un fianco e allungò le gambe lungo il divano. Mezzogiorno era passato, la luce iniziava a diminuire. Rami sempreverdi carichi di neve incorniciavano il panorama che si estendeva oltre la sua vista in una macchia di bianco, il cielo blu scuro coronato da nuvole grigie sfumate al rosa si stavano lentamente ammassando insieme, con la promessa di una nuova nevicata abbondante.
"Per vedere se le renne sanno davvero volare ..."
Scosse la testa divertito quando emerse un nuovo ricordo. Quando aveva sei anni era rimasto sveglio tutta la notte, appoggiato al davanzale della finestra e sorvegliare se avesse visto Babbo Natale con la sua slitta trainata dalle renne. Ma a un certo punto, durante le prime ore del mattino, il piccolo Mike si addormentò per un paio di minuti. E quando si svegliò vide che sotto l'albero di Natale c'erano un mucchio di regali.
Un brivido lo scosse e guardò le coperte che durante il sonno gli erano scivolate. Con un sospiro si sistemò le coperte. La stanza era diventata più fredda perché il camino si era spento, ma non aveva voglia di alzarsi per prendere altra legna. Magari, pensò, la coperta lo avrebbe riscaldato a sufficienza.
"Frosty il pupazzo di neve ..."
Desiderava fare un pupazzo di neve con Jim e Steve.
"Con una pipa per la bocca ..."
Magari gli avrebbero messo un sigaro. Mike starnutì al ricordo del viaggio e di come il fumo del sigaro avesse permeato l'auto. Steve lo aveva spento a metà viaggio, ma ciò non voleva dire che l'odore fosse sparito del tutto. Era seduto sul sedile posteriore e aveva il finestrino semiaperto per fare uscire la puzza.
"Tump - tump - tump,- tump- tump - tump ... "
La testa sembrava pulsare a tempo con la musica e rabbrividì di nuovo, con gli occhi chiusi. Si girò leggermente per guardare verso la finestra. Era già buio. Quanto tempo era passato? Quando avevano detto che sarebbero ritornati i suoi amici? Conoscevano davvero la zona? Forse avrebbe dovuto rilassarsi e superare quel maledetto mal di testa prima che tornassero.
"Babbo Natale sta arrivando in città ..."
Mike sospirò e si costrinse ad alzarsi e dirigersi verso il caminetto. Il freddo era troppo. Prendendo l'attizzatoio cercò di spostare il tronco e finì per perdere l'equilibrio e cadere contro la pietra del camino, colpendo forte con il ginocchio. Il dolore rimbalzò attraverso il suo corpo. Lasciò cadere l'attizzatoio sul davanzale di pietra, che atterrò con un forte clangore e rotolò sul tappeto, lasciando dietro di sé una scia di carbone sulla lana. Mike aggrottò la fronte, trattenendo le imprecazioni che gli erano passate per la mente: dopotutto era Natale.
"Lui sa se sei stato buono o cattivo ..."
Il CD era rimasto in riproduzione per tutto il pomeriggio trasmettendo la solita canzone. E francamente, a Mike non importava un fico secco se Babbo Natale potesse vederlo o meno.
"Fanculo!" urlò più forte che potè. Si sedette sul pavimento e si massaggiò con cautela la rotula dolorante, poi la piegò con cautela, sollevato dal fatto che sembrava non ci fosse stato alcun danno. Probabilmente aveva un livido. Ci vollero alcuni minuti prima che le pulsazioni cessassero e si alzò.
"Oh, che divertimento è viaggiare su una slitta trainata da un cavallo ..."
Un po' di neve cadeva dal cielo. Chissà che fine avevano fatto i suoi amici.
Prese la sua tazza di tè ma era fredda. La posò e si avvolse le braccia attorno al petto mentre continuava a camminare. Si accovacciò nuovamente davanti al camino. Anche se non c'era nulla di grave al ginocchio, piegarlo gli faceva male da morire. Provò ad attizzare la brace. Il trono rimase lì.
"Castagne arrostite sul fuoco ..."
Quale fuoco?
"Jack Frost ti pizzica il naso ..."
Aveva tanto freddo. Steve e Jim sarebbero rientrati a momenti, supponeva, e avrebbero avuto freddo pure loro. Gli serviva un accendino o qualcosa di simile per far ripartire quella cosa. C'era della legna nel secchio. Aveva bisogno dei fiammiferi.
"Sanno che Babbo Natale sta arrivando ..."
Lanciò un'occhiata al lettore CD.
Gli servivano dei fiammiferi per accendere il fuoco. A cosa serviva accendere senza fiammiferi? Non era un boy scout! Ma forse bastava la brace per accendere la legna. Le sue dita tremavano mentre prendeva dei pezzi di legno.
"Anche se ti è stato detto tante volte, in tanti modi, Buon Natale ..."
Lasciò cadere una manciata di legno nel camino.
"Buon Natale. Solo delirantemente felice. Babbo Natale mi ha mancato di nuovo. Non ho bisogno di lui. Non ne ho mai avuto bisogno. Non è mai venuto prima e non verrà adesso. Naomi mi aveva regalato un maglione anni fa, e Jim mi aveva regalato uno zaino lo scorso anno, e a nessun altro frega niente."
La legna cominciò a bruciare mentre fissava le minuscole fiamme ipnotiche, tremando.
"Ho freddo," sussurrò e guardò il divano dove c'era la coperta.
"Sarà il finale perfetto di una giornata perfetta, canteremo le canzoni che amiamo senza fermarci."
Si strofinò la fronte e guardò di nuovo i ramoscelli che si spezzavano.
"Davanti al caminetto mentre guardiamo le castagne scoppiettare! Pop! Pop! Pop!"
Sussultò. Le castagne non erano scoppiettate quando lui e Naomi le avevano provate. Erano bruciate. Naomi si era messa a ridere. Niente aveva importanza. Alla lunga, nulla contava davvero. Almeno per lei. Ma per Mike era importante. Le cose contavano per lui, che ci fosse stato o meno Natale. Mike era ragionevolmente certo che le cose contassero per Jim; a volte era troppo stanco o occupato per fare qualcosa al riguardo. L'anno prima c'erano stati un grande albero, una cena a base di tacchino e tanti regali. Quell'anno la gioia della festa sembrava essere svanita.
Si lasciò cadere sul divano afferrando la coperta. Accidenti, pensò. C'era un albero con le luci, ma lui voleva del vino, gli auguri e i buoni sentimenti. E lui avrebbe voluto comprare un regalo per i suoi amici. Avrebbe voluto vedere una scatola con il suo nome sopra, giocare a palla di neve come avevano fatto anni prima e divertirsi. Babbo Natale se n'era andato di nuovo senza fermarsi da lui.
I brividi aumentavano. Stava congelando. Perché non c'erano fiammiferi?
Dalla porta laterale si udì un rumore. Finalmente erano rientrati. Si alzò troppo in fretta, sporgendosi in avanti per afferrare l'estremità del divano per mantenersi in posizione verticale mentre un'ondata di vertigini lo travolse.
Alzò la testa e con orrore e speranza vide Babbo Natale entrare in cucina.
"Babbo Natale?"
Era veramente lui?
"Mike?" Babbo Natale si fermò. Sembrava lui in carne ossa con la lunga barba bianca e il suo inconfondibile costume rosso. Babbo Natale si tolse il cappello.
Mike lasciò andare il divano e fece qualche passo avanti.
"Babbo Natale? Non pensavo che saresti venuto. Come mi hai trovato?"
"Come? Babbo Natale si allungò e accese la luce. "Perché è così buio qui? E cos'è tutto questo freddo qui? Fuori si sta meglio, sinceramente."
"Babbo Natale ..."
Improvvisamente la stanza divenne buia e poi non si sentì più alcun rumore.
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"Castagne arrostite sul fuoco ..."
Mike gemette e girò la testa, cercando il calore del fuoco scoppiettante. Ancora quel maledetto CD.
"Jack Frost ti pizzica il naso ..."
La stanza stava iniziando a riscaldarsi. Poteva ancora sentire piccoli tremori lungo le membra, ma gli spasmi che lo avevano scosso in precedenza si erano calmati.
"Lo sanno tutti, del tacchino e del vischio ..."
Con gli occhi chiusi, annusò l'aria. C'era un buon odore. Tacchino o zuppa di pollo?
C'erano anche delle voci. Steve stava dando delle istruzioni e Jim stava ribattendo su qualcosa. Con uno sforzo enorme da parte di Mike, aprì gli occhi. Era ancora sul divano, sepolto sotto un mucchio di coperte. Il fuoco crepitava allegro. La stanza era viva.
"Jim?"
Jim dovette averlo sentito perché apparve appoggiandosi allo schienale del divano.
"Ehi, stai bene?" gli occhi preoccupati dell'amico lo guardarono, una grande mano si allungò per toccargli la fronte e un lato del viso. "Non hai freddo come prima."
La testa di Steve apparve accanto a Jim e prima che Mike potesse togliere le mani da sotto le coperte, un'altra mano era sulla sua fronte.
"In realtà è un po' caldo."
"Credi?" la mano di Jim ritoccò il viso. "La temperatura è di circa 99 gradi."
"Potrebbe essere il fuoco. Dovremmo allontanarlo?"
"Meglio," annunciò Jim.
"Come può essere raffreddato? Ha la febbre."
"Non proprio ..."
"Ragazzi ..." sussurrò Mike.
"È più alta del normale."
"Ma la sua temperatura era più bassa di quanto avrebbe dovuto essere prima."
"Ragazzi ..."
"Jim, quando abbiamo chiamato, il dottore ha detto ..."
"Ora il dottore non è qui. Stava solo presentando uno scenario peggiore. Sono sicuro che Mike sta bene. Niente che un po' di riposo non possa curare."
"Su questo sono d'accordo. Ma il dottore ha detto che dovremmo portarlo da lui se gli viene la febbre."
"Ragazzi ..."
"Se è fino a 102 o più, chiameremo il dottore."
"Non so, Jim. Mi chiedevo se dovremmo ritornare a New York prima che arrivi questa nevicata."
"Steve, starà bene."
"Ragazzi, sto bene," gracchiò Mike. "Cos'è successo?"
Jim gettò alcuni ceppi nel camino. "Sei svenuto."
"Che cosa?" Mike lottò per sedersi, mentre Steve lo aiutò a sollevarsi e gli metteva due cuscini dietro la schiena.
"Esatto, sei svenuto." Aggiunse Steve. "Sei svenuto, hai perso conoscenza, hai preso un colpo di testa, sei crollato sul tappeto, mancando di poco la testa sul lato del tavolino." Continuò l'amico mentre gli aggiustava le coperte. "Ci siamo spaventati."
"Mi dispiace, ragazzi. Dov'eravate voi?" chiese Mike fissandoli confuso.
"Stavamo sciando," rispose Jim. "Ricordi?"
"Sì, mi ricordo. Mi chiedevo perché siete stati fuori così a lungo."
"Avevamo detto che saremmo ritornati per le sei, e siamo tornati alle sei," disse Steve.
"Che ore sono?"
"Le sette meno un quarto."
"Sono rimasto privo di senso per ... quarantacinque minuti?" chiese Mike, tossendo.
"No. Jim ha insistito sul fatto che stessi semplicemente dormendo, quindi abbiamo aspettato che ti svegliassi."
"Siete stati via per molto tempo ..."
"Beh, se avessimo saputo che stavi per finire nei guai, non ti avremmo lasciato solo per così tanto tempo," disse Jim, spostando i piedi di Mike e sedendosi all'estremità opposta del divano.
"Stavo bene." Disse Mike.
"Non proprio. Faceva freddo qui, i riscaldamenti erano spenti, e non hai riconosciuto Steve quando è entrato, e poi sei svenuto."
Mike sussultò. "Non ricordo nulla di tutto ciò."
"E cosa ricordi?"
"Che stavo leggendo il mio libro."
"Cosa hai mangiato a pranzo?" chiese Steve.
"Non avevo fame e mi sono preparato del tè."
Jim si appoggiò allo schienale: "Quella tazzina sul tavolino è fredda."
"Ricordo che quella era la seconda."
"Allora cosa hai mangiato?" insistette Steve. "Io e Jim abbiamo fatto una colazione abbondante prima di andar e tu avevi promesso che avresti mangiato qualcosa."
"Ora è meglio se mangi questo."
"Cosa?"
Steve si alzò e ritornò dalla cucina con una scodella di zuppa.
"Zuppa di pollo."
"Grazie, Steve." Mike si sistemò, sedendosi. In silenzio, mangiò la zuppa. Evitò di incontrare gli sguardi degli amici.
"Babbo Natale sta arrivando in città ..."
A quella frase della canzone Mike lasciò quasi cadere il cucchiaio, ma lo tenne stretto mentre alzava lentamente lo sguardo verso Steve che sorrideva.
"Prima mi hai chiamato Babbo Natale." Disse Steve. "Ricordi?"
Mike aggrottò la fronte. "Stavo scherzando." Disse con una risatina.
Steve non rispose ma scomparve oltre il divano.
"Ti vede quando dormi, sa quando sei sveglio ..."
Una volta finita la zuppa, Jim prese la ciotola e scomparve in cucina, tornando un attimo dopo con un bicchiere d'acqua e due pillole. "Prendi queste."
Mike prese il bicchiere, ingoiò le pillole assieme all'acqua e restituì il bicchiere all'amico. Jim gli aggiustò le coperte.
"Jingle bell, Jingle bell, Jingle bell rock, Jingle bell suonano a tempo ..."
Steve iniziò a fischiettare. Era abbastanza brutto, per Mike, che il CD fosse ancora in riproduzione. Poteva sopportare Steve fischiettare, ma non la voce stonata di Jim cantare.
"Ballando e impennandosi in Jingle Bell Square, nel'aria gelida," iniziò a cantare Jim, seguito da Steve.
Mike si tirò le coperte sopra la testa e tornò a dormire.
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"Castagne arrostiste sul fuoco ..."
Promettendosi che prima o poi quel CD lo avrebbe bruciato, Mike si mosse leggermente, prendendo consapevolezza che c'era una mano gentile sulla sua fronte. Un panno umido sostituì la mano e, con riluttanza, decise che si sentiva bene. Accidenti, non erano proprio i suoi piani per il giorno di Natale.
"Dicono che Babbo Natale sta arrivando ..."
La sua camicia era aperta, le mani si posarono sulla sua gola, poi sul petto. Si costrinse ad aprire gli occhi per vedere la sommità della testa di Jim chinarsi su di lui, ascoltando il suo respiro. Una rapida occhiata intorno gli bastò per capire che tutte le luci erano spente e l'unica fonte luminosa era il camino accesso. Gli occhi di Mike si richiusero. Le mani continuavano a toccarlo, sondandogli dolcemente l'addome e la pancia.
"Sto bene, Jim," biascicò.
"È solo febbre." La voce di Jim era rilassata e profonda. Lo girò dolcemente su un fianco, le mani dell'amico si appoggiarono sulla schiena. "Stai bene. Il dottore ha solo detto di tenerti d'occhio."
"Ho già avuto la febbre." Mike riaprì gli occhi. "Che ore sono?"
"Le dieci e mezza di sera. Hai dormito."
"Steve?"
"È già andato a letto."
"Scusatemi, vi ho rovinato la giornata."
"Cosa te lo fa pensare?"
"Cavolo, Jim, sto male. Sicuramente non avevate previsto questo per il vostro intrattenimento. Pensavo che avremmo giocato a carte o a qualcosa del genere."
"L'abbiamo fatto," disse Jim. "Steve e io ci siamo divertiti mentre dormivi. Abbiamo cenato, giocato a carte per un po', bevuto e parlato."
"Oh, bene. Sono contento." La sua voce però tradì una grande delusione.
"Non sei contento di essere stato tagliato fuori, è così? Lo prese in giro Jim. "Abbiamo ancora un sacco di giorni fino all'epifania. La febbre è già scesa un po', sono sicuro che domani la febbre passerà e tu starai meglio." Tirò via le coperte all'amico.
"Che stai facendo?"
"Vai in bagno a lavarti i denti, poi ti rimboccherò le coperte e andrò aletto pure io. Dai, terrò il fuoco acceso."
"Dici sul serio?"
"Guardalo dal mio punto di vista. Se so che hai fatto tutto questo da solo, non dovrei preoccuparmi che tu ti alzi e vada fino in bagno. O hai bisogno di aiuto?"
"No, sto bene." Mike si alzò dal divano, vacillando un po' mentre si dirigeva al bagno. Effettivamente la sua vescica aveva bisogno di svuotarsi. Cinque minuti dopo, ritornò in salotto.
"File di lampioni, anche i semafori, lampeggiano di rosso e verde brillante ..."
L'albero di Natale brillava di luci e la stella in cima era grandissima. I suoi occhi volsero verso il basso, sotto l'albero c'era un unico pacco con un cartello che recitava "Mike".
"Stai zoppicando," disse Jim avvicinandosi a lui. "Cosa è successo?"
"Ho urtato il ginocchio quando sono caduto."
"Fammi dare un'occhiata."
"Campane d'argento, campanelle d'argento ..."
"Jim, quel pacco sotto l'albero ..."
"Lo so, è per te. Intanto fammi vedere qui." Jim lo fece sedere su una sedia e gli abbassò i jeans fino al ginocchio. "Mike, perché non l'hai detto? Avresti dovuto metterci del ghiaccio sopra." Disse guardando la rotula gonfia e contusa.
"Ahia!"
"C'è aria di Natale nell'aria ..."
"Jim," disse Mike, "sei un buon amico. Avete fatto tu e Steve il regalo?"
"Mentre dormivi." Jim andò in cucina, prese del ghiaccio dal congelatore e preparò un impacco freddo. "Siediti sul divano," disse tornando in soggiorno. "O preferisci dormire nel nel tuo letto?"
"Il divano va bene. Jim, mentre eravate fuori mi ha chiamato Harvey e mi ha chiesto quando saremmo andati da lui."
"Dovremo andarci in primavera ... forse durante le vacanze di Pasqua asqua. A patto che tu non stia male, ovviamente."
"Nel viale luccica la neve, uno spettro bellissimo, stasera siamo felici ..."
Jim lo aiutò a tornare sul divano, gli sollevò il ginocchio gonfio e vi appoggiò sopra l'impacco di ghiaccio. Una volta sistemato sotto le coperte , Jim gli porse il pacco regalo.
"Non è qualcosa di bellissimo, ma è pur sempre un regalo. Scartalo."
Mike strappò la carta regalo. Dalla confezione uscirono due paia di calzini neri. Con sguardo perplesso, voltò la testa e vide che Jim gli sorrideva.
"Circa un mese fa, stavi uscendo a cena e non riuscivi a trovare dei calzini decenti. Alla fine ne hai indossato dei miei che ti andavano stretti. La volta successiva che andai in negozio, ho prese questi per te."
Mike sorrise, chiudendo gli occhi. "Puoi prendermi lo zaino?"
Jim prese lo zaino e lo porse all'amico, poi si sedette accanto a lui sul divano. "Hai bisogno di altro?"
Mike riaprì gli occhi, frugando nello zaino. Prese una busta di plastica e la porse a Jim che la prese e ne tirò fuori una carta.
"Auguri di buon Natale per mia madre," lesse.
Mike gli strappò la carta dalle mani. "L'altro foglio."
Jim aprì con attenzione la busta sigillata. "Non c'è scritto nulla."
"Non avevo bisogno di scrivere qualcosa."
Non era una cartolina di Natale. Ma una foto di Mike e Jim che camminavano fianco a fianco lungo la spiaggia, con il sole che tramontava dietro di loro. Mike in un angolo aveva scritto: "Alla fine della giornata, alla fine dell'anno, alla fine della mia vita, so dove voglio essere e accanto a chi voglio camminare. Mike Millard, Natale 1998."
Jim lo fissò per un po', perso nei suoi pensieri, poi posò una mano sul petto di Mike.
"Che ogni cuore gli prepari la stanza, e il cielo e la natura cantino ..."
Mike sorrise e posò la mano su quella di Jim. Aveva ancora un po' di febbre.
Dopotutto, era stato un bel Natale.
Sabato 26 dicembre 1998
"Dai, bevi ancora." Nella stanza illuminata solo dal fuoco del camino e le luci dell'albero di Natale, Jim sedeva in silenzio sul bordo del divano mentre il suo amico e collega Mike ingoiava il paracetamolo.
"Grazie," mormorò Mike, tremando, con gli occhi più chiusi che aperti, le punte dei capelli lunghi fino alle spalle in riccioli umidi dovuti al recente bagno.
Jim posò il bicchiere e prese un asciugamano e lo porse all'amico.
"C'è qualche possibilità che io ti convinca che so prendermi cura di me stesso?" chiese Mike, prendendo l'asciugamano.
"Assolutamente no."
"Posso, lo sai."
Mike tossì
"Ecco a te," offrì premurosamente dei fazzoletti a Mike. "Ti senti meglio?"
"Un po'," ammise Mike, avvolgendosi l'asciugamano intorno al collo e lasciando cadere la testa esausta contro il divano. "Il bagno sembra avermi fatto rinascere."
"Non avresti dovuto addormentarti nella vasca. Avresti potuto ..." le sue parole si spensero e, per la prima volta in quella notte, si sentì a disagio. "Avresti potuto annegare."
"È stato solo per un secondo o due," disse Mike con calma, poi prese la bottiglia di paracetamolo, strizzando gli occhi verso l'etichetta. "Quanto ci vorrà prima che faccia effetto?"
"Hai ancora mal di testa?"
"Sì."
"Una ventina di minuti. Aiuterà anche per la febbre." Prese il flacone delle pillole e si alzò andando in cucina.
"Ti sei mai chiesto tutta questa faccenda della febbre e dei brividi? Voglio dire, sono rannicchiato sotto queste coperte tremando come se stessi morendo, ma la mia temperatura è elevata. Poi, pochi minuti dopo, mi tolgo le coperte cercando di rinfrescarmi."
"Mi stai chiedendo perché? Jim posò la bottiglia sul tavolo in cucina e ritornò in soggiorno.
"No, non proprio," disse, spostandosi per fargli spazio. "Conosco la risposta; semplicemente non sembra avere senso quando succede a te."
Jim annuì. "Riesci a sdraiarti?"
"Se mi sdraio ricomincerò a tossire."
"Ma tossisci da seduto."
"Tossirò di più se mi sdraio."
"Come fai a saperlo, a meno che non lo provi?"
Mike lo fissò. "Stai cercando di farmi impazzire o ti vene naturale?"
"Oh, non lo so, Mike. Sono le due del mattino." Sorrise.
Con le mani tremanti, Mike si tirò le coperte intorno alle spalle. "Non è bello. Ho dolori in posti in cui non sapevo di potere soffrire. Pensavo che le pillole avrebbero aiutato. Forse erano scadute."
"Funzioneranno, dai loro il tempo giusto."
Un attacco di tosse si concluse con: "Se avessi saputo che stavo per ammalarmi, non sarei venuto qui."
"Prova a sdraiarti su un fianco," disse Jim, tirandogli dolcemente il braccio così che l'amico si fosse sistemato meglio. Il giovane si trovò in poco tra le braccia di Morfeo, mentre il paracetamolo agiva.
Jim fece scivolare una mano sotto la felpa di Mike per avere un'idea della sua temperatura che probabilmente si aggirava ancora intorno ai 102 gradi. Con la disinvoltura nata dalla pratica, ascoltò attentamente i polmoni e la respirazione del ragazzo, accertandosi che si trattasse effettivamente di raffreddore e influenze e non di polmonite. Nonostante i forti brividi, la febbre, i dolori muscolari e la tosse persistente, non si verificarono altri sintomi. Niente sangue con la tosse. Nessun muco scolorito. Nessun dolore al petto. Nessuna mancanza di respiro. Nessuna nausea o vomito.
Uno schioppo del ceppo nel camino attirò la sua attenzione sulle fiamme danzanti. Jim lasciò la mano sulla schiena nuda di Mike. Due colpi di tosse squarciarono il silenzio della stanza. Quattro minuti dopo, Mike iniziò a russare.
Rimise a posto le coperte e si spostò per fissare il fuoco. Era stata una notte lunga ma anche molto tranquilla. Il giorno prima riusciva a sentire le sue difese sgretolarsi lentamente mentre si rilassava e si lasciava trascinare minuto dopo minuto nel corso delle ore. Sciare era stato meraviglioso. L'aria era fredda, frizzante e pulita. I suoni avevano quasi un'eco cristallina, il costante raschiare degli sci sulla neve, il leggero sospiro di ogni uomo mentre si muoveva. La miriade di suoni mentre la neve cadeva depositandosi intorno a loro. La neve rifletteva il suo completo da sci blu scuro e quello rosso di Steve. Si fermarono e bevvero della calda cioccolata in un bar, fissando la valle.
Quando erano rientrati in casa e avevano visto Mike a terra si erano spaventati, ma un rapido esame aveva stabilito che non era nulla di grave. Un altro esame, questo più approfondito, aveva confermato che Mike respirava bene ed era scivolato dall'incoscienza a un sonno ristoratore.
Passò ancora un'ora mentre Jim contemplava la sua vita. Mike giaceva addormentato, il viso con la barba segnata dalla febbre e dal raffreddore, le guance arrossate e cechi scuri sotto gli occhi. Jim allungò la mano e gli toccò la fronte, la febbre c'era ancora ma stava passando. Jim lasciò che un sorriso pacifico si dipinse sul suo volto. I polmoni di Mike stavano bene.
Vai a dormire Jim, lascialo dormire.
Ma rimase seduto sul divano altri trenta minuti. Prima di andarsene, sistemò un poco le coperte al ragazzo. A volte si meravigliava delle sue azioni, si chiedeva perché trattasse Mike in quel modo così gentile. Forse perché dentro quel giovane adulto c'era ancora un bambino.
Una persona da proteggere. C'era dentro il giovane, la vecchia anima. Il ragazzo saggio. Lo studioso. Quello da ascoltare.
L'amico del suo cuore. La sua guida.
7 del mattino
Era ancora buio quando Jim si alzò dal letto e attraversò il corridoio fino al soggiorno. Il fuoco si era spento e, sebbene la stanza fosse abbastanza calda, il calore simbolico dell'amicizia provato quella notte mancava. Le luci dell'albero continuavano ad accendersi e spegnersi, conferendo un'immobilità visiva alla stanza. Mike dormiva profondamente, mezzo raggomitolato sullo stomaco, e con un braccio penzolante sul pavimento.
Jim gli toccò delicatamente la fronte. C'era ancora qualche traccia di febbre ma il respiro era regolare. Rimise il braccio apposto, aggiustò ancora una volta le coperte e ritornò a letto.
9:30 del mattino
Jim alzò lo sguardo dal libro mentre Steve faceva il suo ingresso nel salotto.
"Buongiorno, Steve."
"Ehi,Jim." Sbadigliò Steve. "Vuoi un caffè?"
"Grazie." Jim mise da parte il libro per alzarsi dalla poltrona, ma Steve lo interruppe.
"Resta lì. Te lo porto io." Steve iniziò a camminare verso la cucina, quando vide Mike addormentato sul divano. "Come sta il ragazzo?" sussurrò mentre versava del caffè nella tazza di Jim.
"Oh, sta bene. La febbre è scesa ma ha tossito molto stanotte."
"L'ho sentito. Sei sicuro che stia bene qui? Se dobbiamo possiamo ritornare a New York, nonostante la nevicata di stanotte. La mia macchina ha le catene ..."
"Sta bene, Steve." Jim sorseggiò il caffè caldo.
"Sei rimasto seduto qui per tutta la notte?" chiese Steve.
"Per un po'. Sono andato a letto verso mezzanotte, mi sono alzato alle due quando ha avuto un attacco di tosse, poi sono tornato a letto circa un'ora dopo. Da allora ha dormito."
Steve ridacchiò. "Immagino che se stai male, avere un qualcuno che si prenda cura di te sia la persona giusta. Hai mai avuto un cane, Jim?"
"No, perché?"
"Mia madre diceva sempre che se volevo un animale domestico dovevo prendermi cura di lui. sicuramente un cagnolino sarebbe meno problematico di Mike."
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31 dicembre 1998
23: 40
Steve prese dal frigo una bottiglia di champagne abbastanza costoso e la posò sul vassoio.
"Tre bicchieri di vetro alti ed eleganti, tovaglioli a tema Capodanno, cappelli ridicoli da festa, fischietti, pacchi di patatine, nachos." Steve elencò tutto ciò guardando se tutto fosse presente sul tavolo.
Si fermò per prendere un piccolo portacandele che Mike aveva deciso di portare con se e che ancora non era stato acceso. Lo mise con cura in una delle grandi tasche della veste, insieme al cero votivo e ad alcuni fiammiferi.
23: 45
Jim sedeva sul bordo del letto nella sua stanza, la porta chiusa, i pugni serrati cercando di calmare il tremore paralitico. Stava per uscire dalla stanza e dirigersi verso la vasca idromassaggio sul balcone superiore, quando l'improvvisa reazione a un pensiero passeggero lo aveva colpito.
Non posso farlo.
Aveva erroneamente ripensato al capodanno precedente a casa di Joel, con Mike. Era stato così rilassato e calmo, si era goduto la festa assieme agli amici. Le cose erano andate benissimo tra loro dopo un fantastico Natale. Aveva nutrito speranze ottimistiche per il 1998.
Jim teneva il drink in mano, fissando le luci della città, poi abbassò lo sguardo verso Mike.
"Qualche rimpianto, quest'anno?"
"Nel complesso no. Avrei potuto farcela con qualche infortunio in meno, immagino."
Jim rise di buon gusto.
"È stato un anno divertente," disse Mike. "Sono felice di aver fatto parte di tutto ciò."
"Sono felice che tu fossi con me," rispose Jim. All'interno della casa gli altri amici stavano già facendo il conto alla rovescia.
Mike appoggiò il mento sulla spalla di Jim. "Jim, ti ringrazio. È stato un bell'anno."
"L'anno prossimo sarà più bello," disse Jim con un sorriso. "A noi nel 1998. Che possiamo vivere felici e sereni."
E ora, un anno dopo, Jim era seduto tremante, curvo, premendosi i palmi delle mani sugli occhi per fermare le lacrime. Aveva dei dubbi sulla sua complicità con Mike, che fosse più di una semplice amicizia? Era amore?
Non posso farlo, Mike. Non mi fido più dei miei sentimenti. Ho tutte le migliori intenzioni, grandi progetti su come andrà questo nuovo anno. Con te. Quali promesse posso farti?
Non posso garantire che non perderai nessuna lezione all'università.
Non posso garantire che riuscirai a pubblicare la tua tesi.
Non posso tenerti al sicuro da me
23: 50
"Ahhhh," mormorò Mike sprofondando nel calore della vasca idromassaggio. "Questo è il paradiso."
Il balcone su cui si trovava la vasca idromassaggio era riparato da eventuali intemperie, illuminato da due grandi lampade e riscaldato. Finora Mike era l'unico nella vasca. Steve stava armeggiando con qualcosa in cucina, Jim era nella sua stanza. Si erano accordati per incontrarsi alle 23.45 ma, appena Mike vide che era il primo, rimase sorpreso.
Un'ora prima aveva chiamato sua madre che gli aveva detto che Naomi era in una sorta di ritiro, ma sorvolarono sull'argomento e lei prese a parlargli con affetto e amore. Le ossa doloranti di Mike avevano smesso di tremare. In quei giorni aveva dormito molto e quel giorno era riuscito a fare sci di fondo con gli amici. Poi ringraziò mentalmente Jim, che quell'anno lo aveva aiutato quando si era depresso per il fatto che fosse entrato fuori corso all'università. Mike rise di gusto. Jim era così premuroso con lui ... quasi come se fosse più di un amico.
"Ti amo, Jim," disse a bassa voce ma con la voglia di dirlo ad alta voce. I sentimenti d'amore erano stati nascosti troppo a lungo. Ci pensò un attimo.
"Jim? Io ti amo. lo sai, vero? Che mi importa? Essere al tuo fianco è la mia più grande vocazione, non importa se quest'anno sono andato fuori corso. Ma ti sono grato per tutto. Okay, io penso di ... amarti."
La sua mano scivolò attraverso l'acqua, le lacrime iniziarono a uscire dagli occhi.
"Ti amo, amico mio. E l'amore copre una moltitudine di mali, e con questo intendo dire che so che ci capiteranno altre disavventure quest'anno nuovo. Non sto delirando. Le tristezze ci seguono. E non ho bisogno di promesse che non accadranno. Qualunque cosa accada tra noi, qualunque sia il percorso che percorriamo, le nostre fondamenta sono salde. Noi siamo legati da un filo unico. Quindi dobbiamo solo prepararci quando arriveranno le tempeste, superarle e incontrarci di nuovo."
Mike immerse il viso sott'acqua in modo tale che le lacrime si confondessero con il viso bagnato.
"Ehi!" la voce di Steve si udì dall'ingresso del balcone.
"Dov'è Jim? Mancano solo due minuti." Disse guardando l'orologio.
Steve lasciò cadere la vestaglia su una sedia e scivolò in piscina. Con cautela portò il cappellino da festa e lo porse a Mike.
"Abbiamo bisogno di una macchina fotografica, Steve."
Jim apparve sulla soglia, sorridente, con in mano la fotocamera. Mike osservò Jim scrollarsi di dosso la vestaglia ed entrare in piscina. Steve porse all'amico un cappello che lo ignorò, così Mike lo prese e glielo mise di nascosto a Jim.
"Manca un minuto." Mormorò Steve, porgendo loro i bicchieri e giocherellando con il tappo della bottiglia di champagne.
Silenziosamente, Mike iniziò il conto alla rovescia mentre Steve stappava il tappo, ridendo, mentre il tappo volò via nella notte come un missile. I bicchieri vennero riempiti di tutta fretta.
Steve alzò il bicchiere.
"Posso dire, prima che quest'anno finisca, che voi due avete aggiunto molto sapore alla mia vita. Mi avete insegnato il significato di un'amicizia duratura. Grazie per aver condiviso questo tempo con me. Felice anno nuovo!"
"Buon nuovo anno," fecero eco gli amici tintinnando i bicchieri.
Intorno a loro, sul fianco della montagna, negli altri chalet, si sentivano gli ultimi numeri del conto alla rovescia.
"Dieci, nove, otto ..."
"Mike," disse Jim rivolgendosi a lui. "Grazie dal profondo del mio cuore.
Improvvisamente scoccò la mezzanotte e il cielo esplose con i suoi fuochi d'artificio lucenti e colorati. Era il 1999.
"Prima di iniziare a mangiare, c'è ancora una cosa," disse Steve, allungano un braccio e prendendo il portacandele e delle figurine di ceramica di un piccolo gruppo di tre che si stringevano le braccia in cerchio attorno a un braciere.
"Quella ceramica è mia," sussurrò Mike, mentre Steve accendeva la candela.
"Lo so."
Per un po' rimasero in silenzio mentre intorno a loro i fuochi d'artificio non smettevano più di rimbombare
"La leggenda narra," disse Steve, "che se regali una statuetta come questa a qualcuno a cui tieni, il legame di amicizia durerà per sempre."
Jim si rivolse a Mike e poi lo abbracciò.
"Ti amo, fratello e amico mio," sussurrò all'orecchio di Mike. "Sei davvero un saggio, il mio insegnante, la mia guida. Mi hai insegnato il significato dell'amore e la perseveranza nell'amicizia. Mi hai insegnato ciò che conta veramente nella vita. Ti sono grato per il fatto che tu faccia parte della mia vita."
"Grazie," rispose Mike.
Jim poi si schiarì la gola guardando Steve.
"Steve, so che non hai potuto fare a meno di sentire ciò che ho detto a Mike, ma devo dirlo anche a te. Sono grato di averti come amico. Cosa avrei fatto senza di te durante quest'anno, mi hai incoraggiato e aiutato più di tutti. Grazie. Sei andato oltre il dovere dell'amicizia."
"Non c'è di che." Disse Steve arrossendo.
Dopo un paio di minuti, Mike zittì entrambi e prese la parola.
"Sono davvero ricco. Non per i soldi o per il successo. Ma per le persone che porto nel cuore. Ma per le persone che porto nel cuore. Quando lo apri a qualcuno,non accetti solo l'amore che ne deriva, ma accetti davvero tutto. Quindi cosa mi spinge a stare qui stanotte, quasi nudo in una vasca idromassaggio con due ragazzi, con indosso uno stupido cappello mentre il mio naso arrossato gocciola e i miei occhi sono gonfi di lacrime? La conoscenza, amici miei. La conoscenza mi porta qui. Perché poiché tengo dentro di me una parte delle vostre anime, so che dentro di voi c'è una parte della mia anima."
Mike si fermò un momento per guardare Steve.
"Felice anno nuovo? Sì. Auguro a entrambi un felice anno prospero e appagante. Ma auguro a voi anche l'amore che può arrivare in modo inaspettato, in modo casuale, in atti deliberati di cura. Jim, tu vai oltre l'amicizia in una serie di emozioni che non ho mai incontrato con i miei parenti. Non hai nessun motivo per prenderti cura di me, nessun legame che ti obblighi a starmi vicini, e questo è davvero un dono per me."
Si fermò di nuovo, i suoi occhi incontrarono quelli di Jim.
"Jim, sei come un padre e un fratello maggiore per me. Mi hai insegnato ad amare qualcuno che si prende cura di me e delle mie ferite. Hai camminato al mio fianco tenendomi al tuo fianco come fratello del mio cuore, aiutandomi quando sono inciampato, tenendomi in piedi, incoraggiandomi, provocandomi, facendomi infuriare a volte, ma la di là di tutto sei stato con me." Mike alzò il bicchiere. "E quindi dico, felice anno nuovo. Che Dio vi benedica tutti."
Alzarono i bicchieri con gli occhi pieni di lacrime.
La mia famiglia! La mia vita! Pensò Mike con la testa gettata all'indietro in una risata pura.
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NOTE AUTORE
Innanzitutto, buon Natale a tutti voi! ✨✨
In secondo luogo, spero che la OS sia stata apprezzata. Ho pensato tanto a che genere di trama darle, inoltre volevo pure cambiare dal solito argomento WW2 e angst.
Questa storia vuole omaggiare l'amicizia, l'amore libero e l'aiutarsi insieme nei momenti di difficoltà, come ha fatto Jim con Mike.
Probabilmente ci saranno degli errori di battitura/grammaticali che correggerò dopo ehehe
Infine, come ultimo augurio, io e i Pionieri letterari, auguriamo un buonissimo Natale e anno nuovo a tutti! Tra di loro ci tengo a nominare
Virginialevy StorieDiUnAnsiosa veciadespade Vanessa007IT che sono gli utenti con cui interagisco maggiormente, chi più chi meno ^^
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