Take your time


[Call me, baby, if you need a friend
I just wanna give you love
C'mon, c'mon, c'mon
Reaching out to you, so take a chance
No matter where you go, know you're not alone
I'm only one call away

I just wanna set you free
C'mon, c'mon, c'mon

You and me can make it up, anyway
For now, we can stay here for a while
Cause you know, I just wanna see your smile
No matter where you go, know you're not alone]

[Angel]


[Luglio 2013]

<<Pronta?>>

<<No.>> rispondo, secca, mentre sento il cuore sbattere contro le mie costole.

<<Oh, avanti Angel, scommetto che andrai benissimo. Su, avanti, andiamo.>>

Marc sale sulla sua auto, dal lato del passeggero, mentre io resto lì, in piedi, con l'agitazione che cresce ogni istante di più.

<<Non temi che ti distrugga la macchina?>> gli domando, aprendo la portiera con mano tremante.

<<No.>> replica semplicemente lui, per poi battere una mano sul sedile del conducente, ovvero, dove dovrei sedermi io, <<io ho fiducia in te, so che con la pratica, diventerai bravissima, anche più brava di me.>>

<<Sì certo, e gli asini volano.>>

<<Possibile, che ne sai tu?>> sogghigna lui, mentre io mi siedo al suo fianco, <<ti trovi bene? Arrivi ai pedali? Altrimenti avvicino ancora un po' il sedile...>>

<<No, no, ci arrivo benissimo, grazie.>>

<<Ottimo, perché il sedile non si muove più di così.>> mi informa lui, rivolgendomi un sorriso di scherno, e io gli do una spinta, guardandolo malissimo. Scoppia a ridere, mentre io scuoto la testa.

<<Sei un cretino, fai poco il fenomeno che anche tu sei un tappo.>>

<<Ma un tappo molto bello, non è forse vero?>>

<<Mah, se lo dici tu...>>

<<Non mi trovi bello?>> mi domanda subito lui, sgranando gli occhi.

<<Marquez, ti sembrano domande da farsi? Devono dirtelo gli altri spontaneamente, non devi chiederglielo tu con quegli occhi da cucciolo, ovvio che ti diranno che lo sei anche se magari non lo pensano.>>

<<Io ti trovo molto bella.>> replica, rivolgendomi un largo sorriso, e io lo guardo poco convinta.

<<Lo dici solo affinché io ricambi e dica lo stesso, con me caschi male, Marquez.>>

<<Ma non è vero, te l'ho detto altre volte e non mi sono mai aspettato che tu mi ricambiassi dicendo lo stesso!>>

È vero, devo ammetterlo.
Lui me lo ha detto spesso da quando ci conosciamo, io invece non gliel'ho mai detto nonostante lo trovi molto bello, anzi, ai miei occhi lui è il più bello di tutti.

<<Marc, stiamo davvero discutendo sul fatto che non ti ho mai detto che sei bello?>>

<<Sì, ma almeno così ti sei distratta, ti sei sciolta, e ora sei pronta a guidare per la prima volta.>> ribatte, candidamente, rivolgendomi un largo sorriso, e mi accorgo che ha ragione, almeno per qualche secondo ho smesso di pensare al fatto che sto per guidare un auto per la prima volta.

<<Tu sei ->>

<<Un fottuto genio, lo so, ma rimandiamo a più tardi i complimenti.>> continua, sempre con quel sorriso a colorargli le labbra.

Solo che il momento di calma dura poco. Non appena poso le mani sul volante dell'auto, l'agitazione torna a prendere possesso di me.
Cerco di prendere un respiro profondo, e sento la mano di Marc posarsi sulla mia schiena.

<<Calma Angel, non è nulla. Un passettino alla volta, vedrai, ce la farai. Guardati intorno, ci siamo solo noi qui, e tu non sei sola, ci sono io qui con te, proprio per insegnarti e darti una mano.
Ricordati che è normale sbagliare, non hai mai guidato una macchina prima. Per cui, tranquilla. Andrà tutto bene.>> mi volto a guardarlo e mi perdo nel suo sguardo dolce e carezzevole.

<<Marc, io posso benissimo fare più lezioni con l'istruttore e ->>

<<E sborsare centinaia di euro, no, devi fare un tot di lezioni con l'istruttore, ma, il resto lo farai con me. Sono gratis, e sono un campione del mondo, quanti vorrebbero avere un campione del mondo come istruttore?>>

<<Marc, non sei un campione del mondo di F1, ma di Moto2 e Moto3.>>

<<E primo in campionato in MotoGP, non dimenticarlo.>> aggiunge lui, sornione.

<<Come ho fatto a dimenticarmene, ti chiedo scusa.>> lo canzono, roteando gli occhi.

<<Vedrai, con me imparerai ancor più che con l'istruttore, quando andrai alla tua prima lezione sarai già preparata.>>

<<Ne dubito.>> sospiro, ma lui mi ignora.

<<Ora: vogliamo iniziare? Per prima cosa, le cinture.>> lo osservo, mentre si volta per prendere la cintura di sicurezza.

<<Marc?>> lo chiamo e lui si volta a guardarmi, dopo essersi allacciato la cintura. Mi sporgo verso di lui e gli poso un bacio sulla guancia, <<grazie. Cosa farei senza di te?>> sussurro, restando vicina al suo viso, che si illumina del più bel sorriso che io abbia mai visto.

<<A volte anche la regina dei ghiacci si lascia andare alla dolcezza, eh?>> replica, accarezzandomi la guancia con il pollice. Inarco un sopracciglio, e lui mi posa un bacio sulla punta del naso.

<<Cosa farei io senza il mio angelo? Se solo riuscissi a farti capire quanto sei importante e preziosa per me...>> continua, scrutando il mio viso con intensità.

Resto a fissarlo per diversi istanti, in silenzio, poi mi allontano.

<<Avanti Marquez, insegnami a guidare.>>

<<Al lavoro!>> esclama Marc, facendomi cenno di indossare la cintura di sicurezza.

<<Al lavoro.>> ripeto io, in un sussurro, afferrando la cintura.

~·~

<<Dimmi se non è spaziale questo episodio.>>

<<Direi...non ci ho capito un cazzo per tutto il tempo, almeno fino a cinque minuti fa quando si è risolto il tutto ->>

<<Ma come, neppure con il mio strabiliante commento?>> gli chiedo, interrompendolo, tirandomi su a sedere.

<<Soprattutto con quello. Ti voglio ricordare che non hai fatto altro che ripetermi che questo era il tuo episodio preferito, che Ben era fantastico, e che uno come Sherlock purtroppo non esiste. Oltre ai vari "che meraviglia" e "sono incantata".>> replica lui, ridendo, <<però è stato d'effetto. Spettrale. Inquietante. Proprio il genere che piace a te, no? Ecco perché questo è il tuo episodio preferito, vero?>>

<<Sì, perché segue tutto il filo del paranormale. Così come l'episodio de "L'abominevole sposa", mio altro preferito assieme a questo, "I mastini di Baskerville"...>>

<<"Abominevole sposa"? Non vorrei essere nei panni dello sposo.>> scoppio a ridere, mentre spengo il pc e torno a stendermi sul letto, <<ora però mi hai messo curiosità, dobbiamo ripetere questa esperienza e guardarcelo. Che ne dici di domani sera?>> propone, subito.

<<Quanta fretta, biondino.>>

<<Mi hai fatto appassionare al genere, cosa vai a pensare?>> replica Joan, e riesco perfino ad immaginare quello sguardo birichino che trovo irresistibile.

<<Io? Non penso niente, figurati, io affermo!>>

<<Se l'obiettivo è passare tutta la serata insieme anche domani, per me va bene comunque.>>

Mi porto una mano a coprire il viso, e non posso impedire alle mie labbra di aprirsi in un sorriso.

<<Non hai nient'altro da fare? Tipo uscire con i tuoi amici?>>

<<Fa troppo freddo per uscire, meglio restare a casa, sul letto, con le luci spente, a commentare qualsiasi cosa con te, per telefono.>>

<<Fa freddo a Maiorca?>> gli chiedo, mentre il mio sguardo si perde lungo il soffitto.

<<Non come da te, ma abbastanza, in particolare questa settimana. Di solito, è un freddo piuttosto moderato.>> resta in silenzio per qualche secondo, e mi rendo conto che mi piace persino restare così, ad ascoltare i suoi respiri dall'altra parte del telefono, <<ma non provare a cambiare discorso, Belle: allora, ti va di ritrovarci qui anche domani per un nuovo episodio di Sherlock?>>

<<Mmh...>> fingo di pensarci su per qualche secondo, <<no, direi di no.>> lo sento trattenere il respiro per un istante.

<<Okay. Cioè...va bene. Perché? Ho parlato troppo durante l'episodio, vero? Sono stato snervante? È perché ho riso al pensiero del coniglio fosforescente?>>

<<Perché aspetto di vedere l'episodio con te, qui accanto a me, insieme.>> resta in silenzio per diversi istanti, poi, lo sento parlare.

<<Dici che ci saranno aerei diretti verso l'Italia alle 00:15?>> trattengo un sorriso e chiudo gli occhi.

<<Mmh, non saprei, puoi sempre andare a vedere.>>

<<Corro.>> scoppio a ridere.

<<Smettila, avanti!>>

<<Angel, non ci vediamo da tre settimane, ti rendi conto?>> domanda, il tono concitato.

<<E la prossima settimana saranno quattro, mi rendo conto benissimo.>> replico, portando un braccio dietro la testa.

<<È che...ogni giorno passato lontano da te è una tortura, scricciolo.>> chiudo gli occhi, mentre sento qualcosa formicolare al centro del mio petto, <<mi manchi tantissimo, e vorrei solo essere lì con te.>> continua, in un sussurro.

Il problema è che anche io avverto la sua mancanza.
Joan pare essere il mio unico raggio di sole al momento, l'unico che riesce a non farmi pensare a nulla, che riesce a farmi sorridere, a farmi sentire viva e spensierata.
Avverto tantissimo il bisogno di averlo vicino.

<<Odio doverlo ammettere, ma...anche tu mi manchi, biondino.>> so che sta sorridendo, lo so benissimo.

<<Perché odi doverlo ammettere? È una cosa bellissima.>>

<<Per te, forse! Per me no, lo sai. Mi fa sentire impotente, debole. Odio provare qualsiasi tipo di emozione che non sia la rabbia o il sentirmi forte, padrona di me stessa. Odio non avere il controllo delle mie emozioni.>>

<<Vedi quante cose sto scoprendo di te, mia Belle? Non devi sentirti debole, perché sei forte, anche più di quanto immagini. Sei semplicemente umana. E quando ti apri così...pensa a quello che fai provare agli altri. Pensa a quello che provo io quando mi dici che ti manco. Mi fai sentire...speciale. Importante. Unico. Mi fai sentire voluto.>>

Mi mordo il labbro inferiore, mentre sento la dolcezza farsi strada dentro le mie vene, nel mio sangue.
Come ha fatto Joan a diventare così importante per me?
Non me ne sono neppure accorta.
C

ome ha fatto a rendere tutto così facile, così semplice, sin dal primo istante in cui mi ha rivolto la parola, al Mugello, seduti sul prato a guardare l'orizzonte?
Perché il nostro rapporto è stato sempre così naturale, semplice, spontaneo?
Perché ho provato una fiducia spontanea per lui sin dall'inizio?

<<Joan...>>

<<E adoro il modo in cui pronunci il mio nome. Quando sento la tua voce dire il mio nome...impazzisco.>>

<<Allora ti chiamerò semplicemente biondino, va bene?>> replico, sogghignando, mentre Duchessa mi raggiunge, accucciandosi accanto ai miei piedi.

<<No, ti prego!>> lo sento piagnucolare, <<il colore ha iniziato ad andare via ai lati, ora sono biondi più che altro sulla sommità del capo, hai visto, no?>>

<<Ho visto, ho visto, devo dire che così è molto meglio, il contrasto tra il biondo e il nero ti rende un tamarro vero.>>

<<Tamaro? Qué significa eso?>> scoppio a ridere, e lui si unisce alla mia risata senza neppure sapere il perché.

<<Perché ridi? Che vuol dire tammaro?>> cerco di non ridere ancora più forte, e mi porto una mano alla fronte.

<<Uno come Iannone.>>

<<Mi stai paragonando a Iannone, questa telefonata finisce qui.>>

<<Permaloso? Guarda che io lo sono ancor più di te.>> sogghigno, <<e comunque sarebbe anche ora, lo sai che siamo al telefono da...>> allontano il cellulare dell'orecchio per osservare lo schermo, <<da tre ore, quindici minuti e quarantasette secondi?>>

<<Davvero? Le ore sono volate, giuro, mi sembra di essere al telefono con te da...dieci minuti.>> sorrido, mentre sposto il mio sguardo sullo spicchio di cielo che si intravede dalla finestra, <<e penso che questo sia il mio record personale, che spero comunque di battere il prima possibile, sempre con te.>> sogghigno, scuotendo la testa.

<<Non ti smentisci mai, Joan. Comunque...spero che tu possa venire il prima possibile. Ho in mente di fare tante cose con te, di mostrarti tanti bei posti.>>

<<E io non vedo l'ora di correre da te, scricciolo. Cercherò di venire il prima possibile, a qualunque costo.>>

<<Allora...ti aspetto.>> mormoro, e lo sento sospirare, dall'altra parte, <<beh, ora vado, biondino. Sono stanca, mi si chiudono gli occhi. Vai a dormire anche tu, mi raccomando, e fai bei sogni.>>

<<Allora spero di sognare te.>> scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo e sorridendo.

<<Buonanotte, Joan!>>

<<Angel, aspetta!>> mi chiama, con urgenza.

<<Che succede?>> gli domando, preoccupata.

<<Chiamami se hai bisogno. Per qualunque cosa, ricordati che io ci sono, anche se a 1400 chilometri di distanza. Ma ci sono, sempre, a qualsiasi ora, non devi farti problemi, chiamami e basta. Non dimenticarlo.>> sento una stretta al cuore, e mi rendo conto di quanto avrei bisogno di un suo abbraccio.

<<Non lo dimenticherò. Grazie, biondino preferito. Sei speciale.>>

<<Tu lo sei. Buonanotte, Belle.>>

<<Buonanotte.>> chiudo la chiamata e il silenzio mi avvolge. Resto ferma, immobile, a godere di quella calma e di quella pace che sembra essere scesa su di me. Stesa sul mio letto, la luna piena come unica compagna e il silenzio che mi circonda, mi pare quasi di essere diventata una piuma leggera, sospesa nel tempo e nello spazio.
Sento Duchessa miagolare appena, e le lascio una carezza leggera sulla testa.
Mi alzo, per sistemare il pc sulla scrivania, e non posso impedire al mio sguardo di correre verso l'ultimo cassetto.
Ho riposto lì la lettera di Marc, l'unica cosa che ho di lui.
Non l'ho più presa tra le mani, né l'ho più letta.

Ogni parola mi feriva al cuore come una freccia, ogni parola lo faceva sanguinare, quando io avrei dovuto guarire.
Se non avessi riconosciuto la sua scrittura, avrei stentato a credere che quelle parole fossero state davvero le sue.

Crede davvero che io presto o tardi mi innamorerò di qualcun altro, mentre lui continuerà a desiderare solo me.
E questo pensiero mi fa inevitabilmente sorridere, perché io so bene che non mi innamorerò mai più di nessun altro, che non permetterò a quel dannato sentimento di distruggermi di nuovo, né di rovinare quell'equilibrio che sto disperatamente cercando di recuperare e so bene che invece lui ricomincerà a godere del suo status di grande campione per farsi tutte le ragazze che gli si avvicineranno.
Anzi, sono più che convinta che abbia già ricominciato, com'è giusto che sia.
Può fare tutto quello che vuole, ma non farmi credere che continuerà a volere me per il resto dei suoi giorni.
In fondo, anche mentre "stava" con me, e mi faceva credere di essere la sua unica e sola, di amarmi perdutamente, era ancora legato alla sua modella da quattro soldi.
Come può pensare che io creda alle sue parole?

Tiro un pugno contro il muro, e torno sul letto.
Sono stanca di pensarlo, stanca di sentire quei brividi, il cuore che mi si allarga nel petto, solo al suo pensiero, al pensare a quelle parole messe nero su bianco che, inevitabilmente, mi provocano una fitta allo stomaco.
Per quanto lo odi, mi manca.
Quando arriverà il momento in cui smetterò di pensarlo, di sentire la sua mancanza?
Aspetto solo quel giorno, il giorno in cui il pensare al suo viso o a tutto ciò che lo concerne mi saranno totalmente indifferenti, non sortiranno in me il minimo effetto.
Dovrà pur arrivare prima o poi, no?

Mi infilo sotto le coperte, e imponendomi di non pensare a niente, scivolo tra le braccia di Morfeo.

                              ~·~

Febbraio è arrivato, e, nell'ultima settimana, non ha smesso di nevicare un attimo.
Onestamente, non sono più abituata ad un freddo così rigido, e alle nevicate giornaliere.
Non vedo l'ora che arrivi la primavera, la mia stagione preferita. Non vedo l'ora di vedere la natura risvegliarsi, la neve sciogliersi, i prati trapunti di fiori.

Questa mattina, il cielo è limpido e senza nuvole, e non appena finisco di fare colazione, corro al piano di sopra per prepararmi. Ho voglia di fare una bella passeggiata, di godermi questo bel sole.

<<Nonna, io vado a fare un giro!>> la informo, mentre mi sistemo la sciarpa intorno al collo.
Proprio mentre sto per aprire la porta, qualcuno suona al campanello.

<<Joan!>> quasi urlo, piena di sorpresa. Lui mi prende tra le braccia, ridendo, sollevandomi come se fossi fatta d'aria.

<<Ma ieri sera mi hai detto che saresti stato in circuito tutto il giorno, oggi!>> continuo, stringendolo forte a me.

<<Invece ero appena arrivato. Ho dovuto trattenermi dal venire da te in piena notte, ma ce l'ho fatta.>> mormora, posandomi una serie di baci sulle guance.

Non riesco a smettere di sorridere, perché sono così felice di averlo qui con me.

<<Quanto mi sei mancata, Angel, non puoi neppure immaginarlo.>> sussurra, prendendomi il viso tra le mani e tenendolo vicino al suo.

In quel momento, mia nonna entra in salotto, giusto in tempo per vedere Joan posarmi l'ennesimo bacio sulla guancia.

<<Joan, che sorpresa!>> la sento dire, e io mi volto verso di lei, mentre lui mi circonda la vita con le braccia e mi tiene stretta al suo petto.

<<Hai visto quanto è stato bravo? Ieri sera era già qui e mi ha fatto credere che era a casa sua!>>

<<Che sorpresa sarebbe stata, altrimenti?>> sogghigna lui, affondando il viso nella mia sciarpa.
Mi volto nuovamente verso di lui e il modo in cui mi guarda, unito a quel sorriso che gli schiude le labbra, mi fa battere più forte il cuore.

<<Ora che sei qui...>>

<<Puoi portarmi in tutti i posti di cui mi hai parlato.>> continua lui la frase, e io annuisco, sorridendo.

<<Beh, allora noi andiamo!>> annuncio, voltandomi verso mia nonna.

<<Tornerai per pranzo, tesoro?>> mi chiede, prima che io mi chiuda la porta alle spalle.
Osservo Joan, e lui inarca le sopracciglia.

<<Mmh, direi di no. A più tardi nonna, ti chiamo!>> chiudo la porta di casa e mi aggrappo al braccio di Joan, mentre raggiungiamo l'auto.

<<Allora, dove siamo diretti?>> mi chiede, accendendo i riscaldamenti interni dell'auto.

<<In città. C'è un ristorantino dove voglio portarti a mangiare che è un incanto.>> replico, sorridendo, mentre gli sfilo il cappello. Poso una mano tra i suoi capelli e lo vedo sorridere.

<<Mi era mancata la tua mano tra i capelli.>> mi sporgo verso di lui e gli poso un bacio sulla guancia e sento il suo sorriso allargarsi ancora di più.

<<Sono così felice che tu sia qui. Mi sei mancato tanto.>> mormoro, posando il mento sulla sua spalla.
Joan mi prende una mano e se la porta alle labbra.

<<Il mio scricciolo.>> sussurra, contro la mia pelle, e mi avvicino ancora di più a lui, accarezzandogli i capelli sulla nuca.

Non ci mettiamo molto ad arrivare in città.
Ci addentriamo lungo le vie del centro, fino a quando non scorgo in una vetrina un adorabile pigiama sui toni del rosa cipria con disegnati dei gattini.

<<Joan, entriamo, avanti!>> lo tiro per un braccio e lo sento ridere mentre entriamo nel negozio, che passa dalla biancheria intima all'abbigliamento, dalla bigiotteria ai vari utensili per la casa.

<<Scommetto che la mia taglia non ci sarà.>> commento, iniziando a controllare tutte le targhette.

<<Che taglia porti?>> mi chiede, controllando da sopra le mie spalle.

<<Guardami biondino, che taglia potrò mai portare?>> Joan mi squadra da capo a piedi e io gli lascio una gomitata nelle costole, e lui si allontana sogghignando.

<<La più piccola di tutte, immagino.>> dice, iniziando a controllare le targhette insieme a me, <<eccola qui, scricciolo.>> cinguetta, porgendomi la maglia.

<<Hai trovato l'unica XS che avevano, ti adoro!>>

<<Come si fa a non adorarmi?>> replica lui, inarcando le sopracciglia.
Gli do una spinta leggera, poi continuiamo a girare per il negozio, fino a quando non noto un televisore acceso, in cui stanno mostrando la scena più famosa di Lilli e il Vagabondo.

<<Lilli e il Vagabondo!>> esclamo, andandomi a sedere su uno dei divanetti posti davanti al televisore. Quando sento che Joan mi ha raggiunto mi volto a guardarlo.

<<Non l'ho mai visto prima.>>

<<Ma come? Allora devi assolutamente rimediare!>> sogghigna lui, posandomi un braccio sulle spalle e attirandomi a lui.

<<Assolutamente. E il prima possibile.>>

<<Magari...stasera?>> mi chiede, all'orecchio, in un sussurro.

<<Magari stasera.>> mormoro, posandogli una mano sul braccio.

<<Insieme?>> continua lui, e io mi volto a guardarlo, posandogli un bacio sulla punta del naso.

<<Insieme.>> confermo io, e lui mi rivolge un largo sorriso.

<<Comunque ho notato una vaga somiglianza tra te e Lilli...avete gli stessi occhi.>> scoppio a ridere.

<<È la prima volta che mi dicono che assomiglio ad un cane!>> lo vedo arrossire per l'imbarazzo e gli prendo il viso tra le mani, <<allora tu sei il Vagabondo?>>

<<Beh, se tu sei Lilli, io sono il tuo Vagabondo.>> soffia, sorridendo.

<<In fondo, avete gli stessi occhi.>> replico, usando le sue stesse parole. Scoppio a ridere e mi alzo, raggiungendo le casse del negozio. O meglio, mettendomi in fila alle casse del negozio. Joan mi raggiunge, e mi circonda la vita con le braccia, per posare il mento sulla mia testa.

<<Ti piace quel vaso?>> mi domanda, osservando la zona dedicata agli utensili per la casa, e indicandomi un vaso semplice, ma dalla forma affusolata.

<<Sì, non mi piacciono le cose troppo pompose.>>

<<Bene, me ne ricorderò per quando dovremo arredare la nostra casa.>> non posso fare a meno di ridere.

<<Pensi già alla casa?>>

<<Certo. Comprerò un vaso simile da mettere sul tavolo del soggiorno, in cui tu metterai i fiori che ti regalerò io tutti i giorni.>>

<<Esagerato, tutti i giorni fiori, alla fine più che una casa avremo un negozio di fiori.>> sogghigno, e lui si china verso di me per lasciarmi un sonoro bacio sulla guancia.

Dopo aver pagato usciamo dal negozio e ricominciamo il nostro giro.

<<Vuoi andare in libreria?>> mi chiede, indicandola con una mano.

<<Magari dopo. So sempre quando entro in libreria e mai quando esco.>>

<<Me ne sono accorto.>> sogghigna lui, posando una mano sul mio braccio.

<<Allora, hai fame?>> gli domando, dopo un po'.

<<Leggermente...sì, ecco.>> replica, e io gli indico il piccolo localino in cui volevo portarlo.

<<Allora, andiamo.>> entriamo nel ristorante, e mi stringo nelle spalle non appena il calore dell'interno mi avvolge.
Ci sediamo ad un tavolo vicino al camino, e mi tolgo la giacca.

<<Che ne pensi?>> gli chiedo, guardandomi intorno, per poi posare gli occhi su di lui.

<<È bellissimo.>> replica, osservando le travi a vista in legno scuro sul soffitto, poi il camino in pietra poco distante da noi.

<<Mi fa piacere sapere che ti piace.>> dico, guardandolo.
Joan mi osserva per qualche istante, poi, porta una mano contro il viso, senza smettere di guardarmi.
Mi stringo nelle spalle, abbassando lo sguardo e sogghignando.

<<Perché mi guardi così?>>

<<Perché...>> si morde il labbro inferiore, e vedo i suoi occhi tremare sotto le ciglia nere, <<perché ho realizzato solo in questo momento che non ho mai visto niente di più bello di te, al mondo.>>

Il respiro mi si smorza in gola e trattengo il respiro per un istante, mentre sento i brividi scorrere lungo la mia schiena.
Resto a fissarlo senza sapere cosa dire, è come se fossi rimasta letteralmente impietrita.

<<Buongiorno! Volete ordinare?>> la voce del cameriere che è apparso accanto al nostro tavolo mi richiama all'attenzione. Sbatto le palpebre e sollevo lo sguardo verso di lui.

<<Oh sì, certo...cioè, ecco, no, non abbiamo ancora neppure guardato il menù.>> farfuglio, scuotendo la testa.

<<Allora ripasserò tra poco.>> il cameriere mi rivolge un sorriso per poi allontanarsi.

Joan ha già aperto il suo menù, e lo sta consultando, mentre continua a mordersi il labbro inferiore.

<<Joan?>> lo chiamo, e lui solleva lo sguardo su di me.

<<Sì?>> abbasso il suo menù e mi sporgo verso di lui, alzandomi, per posargli un bacio sulla guancia.

<<Il mio biondino preferito.>> mormoro, sfiorando la punta del mio naso con la sua.
Mi par quasi di vederlo tremare, e mentre rialzo lo sguardo per andare ad incontrare i suoi occhi, mi accorgo che sono posati sulle mie labbra.
Sento la testa girarmi e torno al mio posto, aprendo il menù e portandomelo davanti al viso, per poi sventolarmi una mano per farmi aria.

Dopo aver ordinato, restiamo per diversi minuti in silenzio.
Vorrei dirgli tante cose, eppure, non so che cosa.
È come se la mia testa stesse esplodendo a causa di tutti i pensieri che la stanno affollando e non riuscissi a capire più nulla.

Poso una mano sul tavolo e dopo pochi istanti, il calore della mano di Joan ricopre la mia.
Alzo lo sguardo su di lui, e lo vedo rivolgermi un tenero sorriso.

<<Qual è il tuo film preferito?>> gli domando, posando il viso contro il pugno chiuso della mano.

<<Come?>> mi chiede lui, confuso.

<<Il tuo film preferito. Avrai un film preferito o un film che ti piace tanto, no?>>

<<Sì, certo. È il Gladiatore.>>

<<Non l'ho mai visto.>> ammetto, mordendomi il labbro inferiore, e Joan strabuzza gli occhi.

<<Non hai mai visto il Gladiatore?!>> scuoto la testa, e lui fa lo stesso subito dopo.

<<Allora dobbiamo porvi rimedio il prima possibile. Non stasera perché abbiamo già un film in programma.>> sorrido, annuendo.

<<E va bene. Decidi tu quando.>>

<<E il tuo film preferito?>> mi chiede, mentre il cameriere ci serve i piatti che abbiamo ordinato.

<<Sono un'appassionata di cinema, quindi ho tanti film che amo. Uno tra tutti è Colazione da Tiffany.>> lo vedo aggrottare le sopracciglia.

<<L'ho sentito nominare ma non l'ho mai visto.>>

<<La melodia è...>> mi porto una mano al petto, mentre sento le lacrime iniziare a pungermi agli angoli degli occhi, <<è la mia anima messa in note musicali. Mi sento toccare nel profondo quando la sento, mi sento viva, fatta di emozioni e non...non di ghiaccio e paure.>> ammetto, e abbasso lo sguardo, <<quel film è...come vedermi da fuori. Perché i pensieri della protagonista sono i miei. Certo, io non ho la sua apparenza di ragazza leggera e pazza, in senso buono, io...sono quella che lei nasconde dentro di sé. Chi guarda quel film sapendo che io mi rispecchio molto in lei...scopre molto di me.>>

<<Allora, è giusto che te lo chieda: ti darebbe fastidio se lo guardassi?>> lo osservo per diversi istanti, poi scuoto la testa.

<<Affatto.>> lo vedo sorridere e allunga una mano per lasciarmi una carezza sulla guancia.

<<Oltre a questo, adoro anche Rush, Murder by death, Alta Società, Il giovane favoloso...dovrei star qui fino a domani.>> concludo scuotendo la testa.

<<Conosco solo il primo. In confronto a te sono un ignorante.>> afferma, prendendo un boccone di canederli.

<<Ti piacciono?>> gli chiedo, indicando il suo piatto.

<<Sono buonissimi!>> replica, rivolgendomi un sorriso, <<allora, altra domanda...quali sono le tue passioni? Oltre a divorare montagne di libri.>> aggiunge, sogghignando.

<<Adoro ascoltare la musica, entrare in simbiosi con lei.
La musica ha un grande potere su di me, condiziona molto il mio umore.
A volte la musica può farmi trovare il coraggio di fare cose che non farei mai.
È...una delle cose più belle del mondo, per me.
Quando sono immersa nella musica, quando sono circondata dalla musica, mi sento...a casa.
Mi sento nel mio posto.
Io non so ancora quale sarà la mia strada, so solo che la musica mi rende felice e mi fa sentire a posto con me stessa.
Amo cantare, lo sai, mi hai visto. Assieme alla scrittura, che è un'altra mia passione, mi permette di esprimere cose che a voce, senza musica, non riuscirei mai a dire.
E...adoro stare in mezzo alla natura, in mezzo agli animali.
Sono innamorata degli animali.
Un po' meno degli insetti e dei serpenti, ma, in generale, gli animali sono la cosa più bella del mondo.
La gente non mi piace, non mi piace stare in mezzo alle persone, preferisco stare da per me, è stato sempre così.
E poi...mi piace l'arte, vorrei andare per musei un giorno sì e quello dopo anche.
A teatro, ovunque si respiri arte. Adoro passare ore tra i libri e amo il cielo notturno, sono innamorata della luna e delle stelle.>>

Joan mi osserva con un sorriso dipinto sulle labbra ben disegnate, gli occhi ancor più cupi, neri come la notte.

<<Sei meravigliosa.>> sento di essere sul punto di arrossire e mi porto una mano a coprirmi il viso.

<<Piantala, piuttosto, dimmi quali sono le tue di passioni, oltre a correre in moto, ovviamente.>>

<<Mi piace andare in barca.>> dice, sorridendo, <<adoro il mare, amo viverlo, probabilmente è perché sono nato e cresciuto su un'isola, ma devo avere un contatto con il mare, se non tutti i giorni, quasi. Mio padre ha un negozio di skateboard e tavole da surf e da piccolo ho provato ad usare quest'ultime, ma ho capito che mi divertivo di più in barca.>>

<<Se non erro, l'altro giorno hai pubblicato una foto in barca, vero? Eri con Dakota.>>

<<Sì, vado in barca anche d'inverno. Magari...quando verrai a Maiorca, se vorrai venire insomma...posso portarti in barca con me.>> propone, mordendosi il labbro inferiore.

<<Oh...ecco, Joan, c'è una cosa che devi sapere.>> lui mi guarda con aria preoccupata.

<<Cosa?>>

<<Io ho paura dell'acqua.>>

Lui mi guarda per diversi istanti, poi solleva le spalle.

<<Beh, vorrà dire che ti porterò ovunque tranne che in barca.>>

<<Nell'estate del 2016, in vacanza con ->> stringo le labbra, <<in vacanza con Alex e Marc sono stata su uno yacht, per diverse ore, ma non ci allontanavamo mai troppo dalla riva, ecco, forse...potrò provarci, quando verrò a Maiorca.>>

<<Verrai davvero?>> sorride lui, gli occhi luminosi come due stelle.
Annuisco e lui mi prende la mano per portarsela alle labbra.

<<Sono così felice, mia Belle. Voglio portarti dappertutto, farti vedere quanto è bella la mia isola. Mi dirai tu se vorrai provare ad andare in barca, possiamo fare tantissime altre cose insieme.>> gli lascio una carezza sul mento, poi riprende a parlare, <<dunque, poi, da piccolo mi piaceva pattinare. Quando ho iniziato con le moto però, ho dovuto smettere, perché rischiavo di farmi male pattinando. Adoro passare il mio tempo con il mio cane, adoro i cani, e vorrei averne altri e mi piace passare il tempo con la mia famiglia, mi piace stare a casa la sera, a guardare un bel film con le persone a cui voglio bene. Non mi piace molto andare in giro per locali, insomma, ogni tanto lo faccio più che altro perché ai miei amici fa piacere, ma io non ne vado pazzo.>>

<<Davvero?>> gli chiedo, sorpresa. Lui annuisce.

<<Preferisco altri tipi di divertimento,  ecco.>> sorrido, scuotendo la testa.

<<Anche io non ne vado pazza, anzi. Preferisco quei localini dove si fa musica dal vivo e magari puoi bere qualcosina o anche mangiarti un bell'hamburger, però finisce lì. Odio la confusione, la calca.>>

Joan mi osserva, scruta il mio viso con attenzione, come se avesse capito qualcosa che prima non aveva compreso.

<<Joan, tutto bene?>> gli chiedo, scuotendolo appena per il polso.

<<Sì, certo, io...stavo pensando.>> replica, non appena si risveglia dal suo torpore.

Quando usciamo dal ristorante, decidiamo di fare un salto anche in libreria. O meglio, io ho deciso, Joan mi è semplicemente venuto dietro. Ammiro gli scaffali pieni di libri, osservando ogni copertina come se fosse un capolavoro.

<<Hai in mente di comprarne uno?>> mi domanda Joan ad un tratto.

<<Non posso, ho già un'infinità di libri da leggere a casa, tra cui quello che mi hai regalato tu per il mio compleanno.>>

<<Cosa vuoi che cambi se ne compri uno di più?>> mi volto verso di lui, e gli poso una mano sulla bocca.

<<Giovanni, non tentarmi.>>

<<Giovanni?!>> ripete lui, inarcando un sopracciglio, il suo respiro che mi accarezza il palmo della mano.

<<Il tuo nome in italiano.>> replico, togliendo la mano dalla sua bocca, <<ma lo detesto, preferisco nettamente Joan.>>

<<Anch'io, e di molto anche.>> sogghigna lui, mentre continuiamo a girare per la libreria.
Alla fine, compro un libro di poesie di Leopardi.

<<Ecco, guarda cosa mi hai fatto fare.>> affermo, non appena usciamo dalla libreria.

<<Cosa ti avrei fatto fare?>> domanda lui, ironico.

<<Mi hai convinto a comprare questo libro, non dovevo comprarlo!>>

<<Ma se eri sul punto di piangere quando hai detto che dovevi lasciarlo lì!>>

<<Perché al Giacomino del mio cuore io non posso resistere!>> ammetto, stringendomi il libro al petto, <<Leopardi è il mio preferito.>>

In quel momento, sento come se uno sguardo mi stesse trapassando da parte a parte, come se stesse bruciando su di me.
Sollevo lo sguardo, e tra la folla, a diversa distanza da noi, intravedo un uomo fissarmi insistentemente.
Il mio stomaco si contorce in una morsa, un brivido subdolo mi attraversa la schiena lentamente, una strana sensazione, la stessa che sentivo nei sogni che ho fatto nell'ultimo anno e mezzo sul mio passato, torna a riempirmi il cuore.

Distolgo lo sguardo, e stringo più forte il braccio di Joan.

<<Andiamo?>> gli dico, cercando di non far trasparire la mia agitazione.

<<Ehi, quanta fretta scricciolo!>> sogghigna, e in effetti, in pochi minuti, raggiungiamo l'auto.
Osservo diverse volte lo specchietto retrovisore, poi, l'agitazione inizia ad abbandonarmi.
Perché mi sono agitata così tanto?
Non è la prima volta che becco qualcuno a fissarmi, e certo, ne sono sempre infastidita, schifata e furiosa quando sono gli uomini a farlo, ma questa volta era diverso.

E non so il perché.

Torniamo alla mia cittadina poco prima del tramonto, e, a pochi chilometri da casa, dico a Joan di accostare.

<<Voglio farti vedere una cosa.>> lo informo, mentre scendiamo dalla macchina. La neve è fresca, ma in alcuni punti si rischia veramente molto di scivolare.
Ad un certo punto, sento la mano di Joan, avvolta in un guanto di lana, prendere la mia, anch'essa avvolta in un guanto color rosso scuro.

Sento quel qualcosa pizzicarmi al centro del petto, e non riesco a trattenere un sorriso, mentre gli stringo la mano più forte, e lui, subito dopo, fa intrecciare le sue dita con le mie.
Beh, ora è concesso, così nel caso uno dei due rischiasse di scivolare, c'è l'altro che può provare a sostenerlo. Ci incamminiamo tra gli alberi, e Joan si guarda intorno.

<<Angel, per quanto l'idea di restare con te per sempre mi faccia impazzire di gioia, non vorrei doverlo fare perché ci siamo persi nei boschi...>>

<<Tranquillo, siamo arrivati!>> gli dico, e dopo pochi istanti mi fermo nel bel mezzo di una radura, <<eccoci qui!>> annuncio, fermandomi davanti a lui, e prendendogli anche l'altra mano.
Joan, invece di guardarsi intorno, guarda le nostre mani unite con un sorriso a trentadue denti dipinto sulle labbra.

<<Joan?>> lo chiamo, e solleva subito la testa verso di me.
Gli faccio cenno di guardare in alto, sopra le nostre teste e lui fa come gli ho detto.

<<Noti niente?>> lui continua a scrutare il cielo sopra di noi, ma quando non arriva risposta, decido di parlare, <<gli alberi, sopra di noi! La congiunzione dei rami in cima va a formare ->>

<<Una stella!>> esclama lui, come se avesse ricevuto un'illuminazione.

<<Esatto!>> annuisco, sorridendo, <<mi sono innamorata di questo posto sin dalla prima volta in cui l'ho visto, da piccola. Vedere il cielo da qui, è una meraviglia.>>

<<Hai ragione. È bellissimo.>> ci sediamo per terra, sulla neve candida, e osserviamo ogni più piccola sfumatura del tramonto, e neppure mi accorgo, che le nostre mani continuano a restare unite, fino a quando Joan non posa il suo sguardo su di me.

<<Vogliamo andare?>> gli chiedo, e lui stringe più forte la mia mano.

<<Se tu vuoi, andiamo.>> gli faccio un cenno col capo, e lui si tira su, per poi aiutarmi ad alzarmi.
Torniamo a casa, e quando scendo dalla macchina, lui rimane lì, appoggiato contro l'auto, le mani nelle tasche dei jeans.

<<Stavo pensando...se vuoi passare la serata a casa mia devi indossare necessariamente un pigiama.>> lui sgrana gli occhi.

<<Un...pigiama?>>

<<Beh, sì. Abbiamo in programma di guardare un film insieme, no? Con quei vestiti con cui sei uscito non se ne parla, in mutande tanto meno, per cui...ti serve un ricambio. Ti sei portato qualcosa per dormire, no?>>

<<Certo, ci saranno due gradi!>>

<<Allora...>> vedo un sorriso disegnarsi sulle sue labbra.

<<Allora, faccio un salto in hotel e torno.>> lo vedo salire in macchina e mettere in moto. Busso contro il vetro dell'auto e lui abbassa il finestrino.

<<Volevo dirti che mia nonna ha preparato la polenta, per stasera. Sono convinta che ti piacerà.>> Joan si sporge verso di me e mi posa un bacio sulla guancia.

<<Mi piacerà sicuramente, scricciolo.>>

Lo vedo allontanarsi, poi torno in casa.
Salgo subito al piano di sopra per farmi una doccia, e lavarmi i capelli. Dopo averli asciugati, indosso la mia felpa di Scooby Doo e le mie calze lunghe, e raggiungo mia nonna in salotto.

Joan arriva poco prima di cena.

Si siede a tavola proprio accanto a me, di fronte ai miei nonni.
Lo osservo, con quei capelli un po' neri, un po' biondi, il profilo perfetto dal naso piegato leggermente verso l'alto, le guance rosse e morbide, il pigiama grigio chiaro e i calzettoni dello stesso colore, e mi sento bene, come non mi sentivo da tempo.
Provo un'intensa intimità, un senso di sicurezza che non sentivo da tanto.
Se mi avessero detto, quando l'ho incontrato quella sera di maggio, che meno di un anno dopo, lui sarebbe stato nella cucina dei miei nonni a mangiare polenta con noi,  non ci avrei mai creduto.

Dopo cena, saliamo in camera mia, e siamo pronti per vedere il film.
Ci mettiamo sul mio letto, l'uno accanto all'altro, un suo braccio intorno alle mie spalle.

<<Lo vedi? Siamo proprio noi.>> lo sento dire ad un tratto, e io scoppio a ridere.

<<Delle gocce d'acqua.>> confermo, posando la testa sulla sua spalla.

È bello averlo qui.
Terribilmente e spaventosamente bello.
Scatto una foto di noi due, per ricordarmi di questo bellissimo momento, poi, non appena il film finisce, spengo il PC.

<<Allora, ti è piaciuto?>> mi chiede.

Mi appoggio contro il muro alle mie spalle.

<<Tanto. Adoro questi film d'animazione. Sono così...eterni.>>

<<Vuoi che accenda la luce?>> mi domanda, facendo per scendere dal letto e io gli poso una mano sul braccio.

<<No, non serve. Bastano la luna e le stelle, per me. Ma, se tu vuoi accenderla...>>

<<No, va benissimo così.>> replica, <<ti piacciono le stelle, no?>>

<<Da sempre. Mi infondono un senso profondo di speranza, mi emozionano, mi fanno sentire ->>

Senza che io potessi prevederlo, le labbra di Joan si posano sulle mie. Resto lì, con gli occhi sgranati, una mano posata sul petto, a sentire i battiti frenetici del mio cuore.
Si stacca qualche secondo dopo, ma continua a restare vicino al mio viso.

<<Joder.>> soffia, saltando in piedi, <<mi dispiace, io...non...non avrei dovuto. Non starò qui a dire che non volevo perché volevo, e da impazzire, Angel, ma non...ho rovinato tutto.>>

<<Ehi, ehi, non hai rovinato niente, d'accordo?>> cerco di rassicurarlo, raggiungendolo.

<<Ma come ->>

<<Non hai rovinato niente, Joan. Non preoccuparti.>> gli prendo il viso tra le mani e i suoi occhi lucidi mi fanno stringere il cuore, <<va tutto bene.>>

Abbassa lo sguardo, sospirando.

<<Forse è meglio che vada.>>

<<Dove?>> lui inarca un sopracciglio,<<puoi restare qui, se vuoi. È tardi, e tu sei già in pigiama.>> sogghigno, e lui accenna un sorriso.

<<Ovviamente, dormirai sul divano, perché la camera degli ospiti non è pronta.>>

<<Va bene. Grazie, Angel. Sei davvero meravigliosa.>> mormora, lasciandomi una carezza sulla guancia.

<<Ti prendo un cuscino e una coperta.>> gli dico, e inizio a frugare nell'armadio.

Sto cercando di non far trasparire la minima emozione e di mostrarmi sicura di me, eppure, il mio cuore continua a battere come impazzito nel mio petto.

E non ho idea di che fare per farlo calmare.

[Spazio Autrice]

Salve girls, in super ritardo e non ho neppure riletto il capitolo, spazio Autrice ultra corto ma devo scappare, FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE DI QUESTI DUE 👀

VI VOGLIO BENE ❤

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