Oblio


[Do not be afraid of the dark, but only of the abyss in your heart]


[Marc]

[Marzo 2014]

Tamburello con le dita sul bracciolo del divano, mentre attendo che Angel risponda. Quando lo fa, raddrizzo d'istinto le spalle.

<<Márquez, cosa vuoi?>>

<<Siamo di buonumore, vedo.>> replico, sogghignando.

Amo ascoltare la voce di Angel.
Potrei stare ad ascoltarla per ore.
Mi fa sentire come se fossi avvolto da una calda coperta, smuove qualcosa al centro del mio petto, mi scalda il cuore.

<<Lo sono sempre, di cosa ti lamenti?>>

<<Volevo solo sapere se avevi programmi per stasera.>>

<<Sì, stare a casa come al solito.>>

<<Ti dispiacerebbe avere compagnia?>>

<<Ce l'ho già, Duchessa sa essere molto ingombrante quando vuole.>> sogghigno.

<<Io intendevo una compagnia umana.>>

<<Che palle gli umani, li detesto.>> sbuffa lei, dall'altra parte.

<<Anche questo umano qui con cui stai parlando?>>

<<Soprattutto quello con cui sto parlando.>> replica, ma sento che sta sorridendo.

<<Ah, ma allora significa che mi ami.>>

La sento ridere.

<<Ma certo! Come tu ami me, non è vero?>> non riesco a replicare.

Non so che cosa replicare.

<<Per me va bene, comunque. Ma se vuoi venire, porta le pizze.>>

Chiude la chiamata, e rimango per qualche secondo immobile, con il telefono ancora posato contro l'orecchio.
Scuoto poi la testa, e digito il numero della pizzeria, ordinando due pizze. In seguito, salgo al piano di sopra per cambiarmi.
Indosso una maglietta nera e un paio di jeans, ed esco.
Raggiungo la pizzeria, e dopo aver atteso per qualche minuto, torno in auto e mi fermo sotto il palazzo di Angel.
La avverto che sono sotto casa sua, e lei mi apre il portone, poi la porta.

<<Saresti un ottimo fattorino, sai?>> mi accoglie, prendendomi i cartoni delle pizze dalle mani.

<<Lo faccio per arrotondare, nel weekend.>> replico, sorridendo.

<<Tutti i milioni che guadagni non ti bastano?>>

<<Milioni? Quali milioni?>> Angel mi lancia un'occhiataccia, mentre entra in cucina.

<<Va bene, non parlo più. Ma fammi un sorriso, avanti, sono venuto perché volevo trascorrere la serata con la mia migliore amica prima della partenza di domani.>> Angel solleva la testa, smettendo di tagliare le pizze, e mi guarda. Il suo sguardo è talmente carezzevole che sento qualcosa farmi il solletico alla bocca dello stomaco. Poi la vedo inarcare un sopracciglio.

<<Finalmente dopo quattro mesi non ti avrò intorno per quasi una settimana.>>

Cerco di nascondere il sorriso che vorrebbe disegnarsi sulle mie labbra.
Mi riempie di frecciatine per non dirmi che mi vuole bene, come se non lo avessi capito.

<<La gamba? Come sta?>> mi chiede, mentre io tiro fuori un altro paio di posate per tagliare la mia pizza.

<<Ancora un po' dolorante, ma non importa.>> minimizzo, sollevando le spalle. Angel recupera la sua pizza, si volta verso di me e mi posa un bacio sulla guancia.

Sorrido, e la osservo mentre mi passa accanto ed esce dalla cucina.

Quando mi sono fratturato il perone, un mese fa, ho avuto paura di non riuscire ad esserci per la prima gara, ma ora, sono sollevato. Certo, sarà dura, la gamba mi fa ancora male tanto che continuo a zoppicare e sicuramente correrò sotto antidolorifici.

Ma non mi interessa, l'importante è essere in pista.
E io ci sarò.

Raggiungo Angel, e noto che mi ha lasciato il posto libero nel lato della penisola del divano.

<<Così potrai stare più comodo con la gamba.>> spiega, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Mi siedo accanto a lei e la stringo forte.
Angel è l'unica creatura in grado di confondermi, ma è anche l'unica che vorrei avere sempre con me, sempre.
Quando lei non c'è o siamo lontani, penso sempre a cosa direbbe lei, a cosa mi consiglierebbe lei, a quanto vorrei averla vicina a me, perché solo il vederla infonde dentro di me una strana sensazione di calma, come se ogni cosa non possa fare altro che andare bene.

Angel non dice nulla, ricambia solo la stretta, per poi posarmi un bacio sotto l'orecchio.

<<Avanti, o le nostre pizze si raffredderanno.>> afferma, sciogliendo l'abbraccio.

<<Va bene.>> mi limito a dire, alzando gli occhi al cielo.

Angel incrocia le gambe, per poi posizionarci sopra il cartone della pizza, dopo aver spento la luce.

<<Cosa stavi guardando?>> le chiedo, notando solo ora che la tv è accesa.

<<Un film.>> si limita a dire Angel, alzando le spalle.

<<Questo l'ho notato, ma che film è?>> continuo, mentre Duchessa viene ad accucciarsi ai piedi del divano.

Vedo Angel scivolare appena lungo lo schienale del divano.

<<La mia Africa.>> e il suo tono di voce mi porta ad osservarla per diversi istanti. È come se fosse persa in pensieri lontani, pieni di nostalgia e tristezza.

Pieni di malinconia.

<<Non il tuo genere di film, lo so, ma dovrai fartelo piacere Márquez, tanto poi non lo vedrai mai più.>>

<<Per te guarderei qualsiasi cosa, lo sai.>>

Angel si volta a guardarmi, un sopracciglio inarcato.

<<Dovrei prenderlo come un complimento?>>

Ahia.

Ho detto proprio l'unica cosa che non dovevo dire, credendo di dire qualcosa di carino.

<<Io intendevo ->>

<<Che i miei gusti in fatto di cinema fanno schifo, secondo te?>> continua, interrompendomi, incrociando le braccia sotto il seno, e guardandomi come se dalla mia risposta dipendesse tutta la nostra amicizia.

Mi sento come se fossi tornato a scuola, con la mia insegnante di spagnolo, che con il suo sguardo minaccioso mi faceva intendere che mi avrebbe affibbiato un voto sotto lo zero se avessi risposto male ad una delle sue domande a sorpresa.

<<No, certo che no!>> replico, scuotendo le mani davanti al viso, <<solo diversi dai miei, migliori, se vuoi. I miei sono così basici, tu invece ami andare alla scoperta di nuovi generi e ami quei film da...intellettuale.>>

<<Che tu reputi noiosi.>>

<<Beh, alcuni lo sono, anche tu lo dici.>>

<<Ovvio. Molti lo sono.>> poi si volta a guardarmi e noto che ora non mi osserva più come se fossi sotto esame.

<<Oh Marc, tu non hai idea del potenziale che hai. Se volessi, potresti essere uno di quei ragazzi in grado di far impazzire la testa di una ragazza. Invece ti accontenti di guidare la tua moto e...basta. Certo, so benissimo che ci vuole tutto l'impegno e la dedizione di questo mondo, ed infatti trovo quel Marc assolutamente irresistibile, ma poi...fuori da lì...ti accontenti di fare quello che fanno quei geni dei tuoi amici. Invece tu, al loro contrario, sei una creatura speciale. Se avessi la stessa curiosità per...che ne so, il cinema, l'arte, i temi di attualità, o altro...fotteresti il cervello a chiunque.>> la osservo, perché ho recepito le sue parole, ma tutto quello su cui mi sono concentrato è quel "sei una creatura speciale."

<<Non è quello che faccio già?>> replico, ironico raddrizzando le spalle.
Angel scuote la testa.

<<Non completamente. Sei tu il primo a sostenere qual è il motivo per cui da quando sei diventato quello che sei, ti guardano tutte in modo diverso. Non è così difficile conquistare il cuore di qualcuno. Ma, se insieme al cuore, fai impazzire la sua mente...allora hai vinto tutto. Di una mente non ti liberi neppure quando chiudi gli occhi. Pensa innamorarti della testa di qualcuno, oltre che del suo corpo...in quel caso, sei fottuto.>> continuo ad osservarla, senza sapere cosa dire.

Angel ha il potere di scombussolarmi la mente, di confondermi, lasciandomi letteralmente incapace di risponderle.

<<Ora, prometti che guarderai il film con me? Ecco...per me è molto importante.>> scuoto appena la testa e annuisco.

Non parliamo più, finiamo entrambe le nostre pizze e ad un certo punto, faccio per prendere il suo cartone e andare a gettarlo insieme al mio nella spazzatura, ma Angel mi ferma, posandomi una mano sul braccio e prendendomeli dalle mani. Li posa al suo fianco, e io ne approfitto per circondarle le spalle con un braccio e attirarla a me.

Angel scivola al mio fianco, e poggia la testa sulla mia spalla, un braccio sul mio addome.

Con lei osservo ogni scena, l'Africa come protagonista, spazi sconfinati e natura incontaminata. Giurerei di aver visto una lacrima, scivolare lungo la sua guancia, durante la scena dell'aereo in volo al di sopra delle montagne lussureggianti, le cascate vertiginose, le praterie infinite piene di vita. La noto persino recitare certe battute, mentre la sua mano sul mio addome stringe appena la stoffa della mia maglietta.

Quando finisce, Angel si tira su, ma io la fermo, tenendola vicina a me. L'oscurità è spezzata solo dalla luce aranciata del lampione che filtra dalle serrande chiuse della finestra, e da quella che proviene dal televisore.

<<Perché stai piangendo?>> le chiedo, e so che ha inarcato un sopracciglio, nonostante mi impedisca di vederla in viso.

<<Non sto piangendo.>> si limita a dire, ma io le accarezzo una guancia con la punta delle dita, e le asciugo una lacrima. Le sollevo poi il mento.

<<Beccata.>> soffio, sorridendole.

Angel scuote il capo.

<<Avanti Angel, mi hai sempre detto tutto.>>

<<Pensi che ti abbia sempre detto tutto?>> la osservo, confuso.

<<Ci sono cose che non mi hai detto?>>

<<No Marc, non è questo quello che intendevo dire. Sai chi sono, sai come sono fatta, sai cosa amo, cosa detesto, ma non conosci ogni mia più piccola cosa, è normale. Noi in primis non conosciamo noi stessi, e spesso non basta una vita intera per capirci. Non puoi conoscere tutti i miei pensieri, tutto quello che mi porto dentro, come io non posso conoscere ogni tua più piccola cosa.>>

<<Beh, posso dirti però che conosci il 99% di me.>> ammetto, e lei sorride.

<<E tu di me.>>

<<Ma ora, non cambiare discorso. Perché stavi piangendo?>>

<<L'Africa.>> sussurra.

<<È una domanda trabocchetto? È un continente, una canzone dei Toto che mi hai fatto ascoltare circa un trilione di volte ->>

<<Marc, no. È per l'Africa. Dico, l'hai vista, vero?>> i suoi occhi lucidi e pieni di emozione mi colpiscono. Persino in questa parziale oscurità riescono ad essere magnetici e mozzafiato, <<hai visto...hai visto quanta bellezza, quanta vita, quanta grandiosità? Sento un dolore qui, quando guardo quei luoghi.>> si porta una mano al petto.
<<da piccola sognavo di andarci. Mi dicevo che un giorno sarei andata in Africa e avrei fatto qualunque cosa mi permettesse di stare a contatto con i felini, con i ghepardi soprattutto. Ma poi...>> china il capo, e i capelli vanno a nasconderle il viso, <<sono successe tante cose e sono cambiata. Ma il mio amore non è mai finito, anzi, è cresciuto. Una parte di me sa che non andrò mai in Africa, non vedrò mai gli gnu migrare, le aquile sfiorare il cielo, i leoni all'ombra dei baobab, le cascate, niente di tutto ciò. Ma un'altra parte di me ci spera ancora. Andare in Africa, vivere l'Africa.>>

La osservo e in quel momento mi rendo conto che Angel mi ha sempre aperto il suo cuore al buio, mai alla luce del giorno. Come se di sera, di notte, si sentisse in grado di dire cose che di giorno non direbbe mai. Come se aprire il suo cuore fosse qualcosa da fare solamente nell'ombra, in un sussurro, come se nel silenzio della notte riuscisse a sentire il suono del mio cuore e il vibrare della mia anima e volesse farmi sentire il suono del suo.

Le accarezzo una guancia e lei solleva la testa verso di me.

<<Avrei dovuto capirlo quando ho visto quel poster di quella prateria appeso sul tuo letto.>> Angel accenna un sorriso. L'idea di Angel così lontana da me mi destabilizza per un istante, come se ormai per me fosse difficile immaginare una vita che non la includa.

<<Un giorno ci andrai, ne sono sicuro.>> il lampo che attraversa gli occhi di Angel mi colpisce, e quasi non mi accorgo delle sue mani che vanno a posarsi sui miei polsi.

<<Dici davvero?>>

<<Certo. L'importante è che alla fine torni da me.>> Angel tira un angolo delle labbra verso l'alto.

<<E se dovessi decidere di restare lì per sempre?>>

L'idea di non poterla più vedere ogni giorno, sentirla, abbracciarla, stare con lei mi provoca un dolore fortissimo, come se qualcuno mi stesse per strappare il cuore dal petto.
Ma Angel deve seguire la sua vita, ovunque essa la porti.

<<Mi basterà sapere che sei felice.>> replico, nonostante il nodo in gola.
Angel mi osserva per qualche istante, poi si tuffa tra le mie braccia e mi stringe a sé.

<<Dubito che accadrà in realtà, dovrei liberarmi di tante paure e blocchi...ma non importa. Una volta nella vita voglio andarci, spero di poterci andare anche per poco.>>

<<Magari ti ci porterò io.>> soffio, tra i suoi capelli, e lei mi stringe più forte, mentre sogghigna.

<<Sì Márquez, certo.>>

<<Ehi!>> Angel ride più forte e si allontana quanto basta per posarmi entrambe le mani sulle guance.

<<Ora pensa alla gara di domenica. Fammi divertire, fammi sognare come solo tu sai fare.>> sorrido, annuendo, e Angel posa la fronte contro la mia, <<sai, le emozioni che mi doni quando sei in pista si possono paragonare solo a pochissime altre cose.>>

Sento il cuore tremarmi nel petto e realizzo quanto siamo vicini.

<<Ovvero?>>

<<Una l'hai già vista.>> dice, indicando con un cenno del capo il televisore, <<le altre le conosci benissimo.>>

<<Fammi indovinare: i libri, l'arte in generale e la musica.>> Angel annuisce e mi stringe nuovamente a sé.

Sì.
Mi è davvero difficile immaginare la mia vita senza di lei.

~•~

<<Voglio un cane.>>

Distolgo lo sguardo dal televisore, dove scorrono le immagini dell'ennesimo episodio de La casa di carta.
Questa serie è una delle poche cose che mi aiuta a staccare la testa da ogni pensiero.
Osservo mio fratello, il suo profilo perfetto, le sopracciglia aggrottate come se fosse immerso in chissà quali pensieri, la cui risoluzione è contenuta in quella frase da tre parole.

<<Vuoi un cane.>> ripeto, poco convinto.

Lui annuisce con vigore.

<<Da dove salta fuori questa idea?>>

<<Dalla mia testa, la vedi? È questa qui, sopra il mio collo.>>

<<Che in questo momento sembra più vuota del solito.>>

<<Oh avanti, Marc. Voglio prendere un cane, ne ho bisogno. Voglio riversare su di lui tutto ->> si blocca, mordendosi il labbro inferiore, <<tutto l'affetto che sento dentro e che non posso dare a quella determinata persona. Voglio prendermene cura, voglio fargli le coccole, insomma, voglio un cane, basta.>>

<<E hai già un'idea di che cane vorresti?>> chiedo, sorridendo ironico, inarcando un sopracciglio.
Alex tira fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni della tuta che indossa, per poi mostrarmi una foto.

<<Un bassotto?>>

<<Non lo trovi adorabile? Così piccolo e ->>

<<Guarda caso, piccolo e adorabile.>> Alex mi lancia un'occhiataccia, <<ogni riferimento ad un'altra creatura piccola e adorabile è puramente casuale, vero?>>

<<Non vorrai insinuare che io veda Angel in un cane, spero.>>

<<Non intendevo dire proprio questo, ma lasciamo perdere.>> taglio corto, agitando una mano, <<alla fine...non è una cattiva idea. Avere un cane per casa penso farebbe bene anche a me. Lo zio Marc, ci pensi? Tu ti occupi di pulirlo e io di coccolarlo!>> sogghigno, quando noto l'ennesima occhiataccia che mi rivolge.

<<Se ti limiterai a coccolarlo farò in modo che ti detesti.>>

<<Hai capito il fratellino!>> scoppio a ridere, e gli circondo le spalle con un braccio, <<stavo scherzando. Però, davvero...piacerebbe anche a me. E hai anche già un nome in mente?>>

<<Ancora no, in realtà.>>

<<Ti verrà in mente qualcosa, dai. Comunque, ci farà ancora più compagnia quando andremo a vivere da soli.>> riporto l'attenzione sullo schermo del televisore, ma in realtà non sto minimamente prestando attenzione alla serie.
Dopo diversi minuti di silenzio, sento nuovamente la voce di Alex.

<<Secondo te verrà?>> chiede, quasi in un sussurro.

Non serve nessun soggetto, sa benissimo che capirò di chi sta parlando. Sento la mia mascella contrarsi.

<<No.>>

<<No?>> ripete lui, con aria sorpresa.

<<Perché dovrebbe venire? Ha chiuso con questo posto, ha chiuso con tutto ciò che riguarda me. Dovrà mantenere il punto, come ha sempre fatto, in più, non avrà nessuna voglia di vedermi, e sa che venendo al matrimonio di Josè e Nuria mi vedrà sicuramente, per quanto cercherà di starmi lontana. Penso che manderà loro un regalo, un biglietto di scuse, e finirà lì.>>

<<Per te sarebbe meglio così, vero? Piuttosto che vederla arrivare con Mir.>>

<<Perché, non sarebbe meglio anche per te?>>

Alex abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore, e io scuoto la testa.

<<Se la vedo arrivare con Mir faccio un casino. Non me ne frega niente della gente.>>

<<Non lo faresti mai.>> replica Alex e ha ragione, <<preferiresti morire dentro, piuttosto che dare spettacolo davanti a tutti.>>

<<Ma mi ucciderebbe definitivamente se arrivasse con lui. E lei lo sa.>> mormoro, spegnendo il televisore, <<per questo preferirei che non venisse. Non ce la farei a...>> mi blocco e lascio cadere il discorso.

Quando Nuria e Josè hanno annunciato le loro nozze, mi aspettavo che io e Angel avremmo trascorso la giornata in modo totalmente diverso. Già mi immaginavo di arrivare con lei al matrimonio, di avere la sua mano posata sul mio braccio per quasi tutta la durata della cerimonia, di ammirare di tanto in tanto il sorriso che mi avrebbe rivolto, sollevando la testa verso la mia.
Immaginavo poi di ballare con lei, magari in un lento che mi avrebbe permesso di poterla tenere stretta a me, anche se avrei passato tutto il tempo a cercare di non pestarle quei piedi minuti e delicati che si ritrovava, e lei avrebbe passato metà del suo tempo a ridere e ad alzare gli occhi al cielo.

Invece, non sarebbe successo nulla di tutto ciò.
Tutto questo ora, nel caso, lo farà con qualcun altro.

E io non riesco a farmela passare.
Non ci riesco proprio.

<<C'è una festa stasera, a La Nuit, ci andiamo?>> mi chiede Alex, risvegliandomi dai miei pensieri.

<<Certo che sì. Ho bisogno di svagarmi un po' prima di Jerez.>>

<<Jerez...>> lo sento ripetere, a bassa voce, mentre un sorriso amaro si disegna sulle sue labbra.

<<C'è qualcosa che non va?>>

<<No, nulla.>> taglia corto, agitando una mano davanti al viso.

<<Alex? Avanti.>> sospira.

<<È che stavo pensando a quanto le cose siano cambiate rispetto ad un anno fa. Io e Angel dormivamo insieme per la prima volta e...la portavo praticamente tra le braccia di Joan.>>

Immagino cosa deve provare. Se avesse saputo come sarebbero andate le cose sarebbe rimasto chiuso nel motorhome con lei, ma non si può vivere così, non sarebbe giusto. Evidentemente, le cose dovevano andare in questo modo.

<<Pensa solo alla pista, lascia fuori il resto. Pensa a portare a casa un buon risultato.>>

Alex sorride e si limita ad annuire.

Andrà bene.

Deve andare bene.

[Angel]

Incredibilmente, io e Joan siamo riusciti a trovare un equilibrio tra i vari spostamenti.
Quando sono io a raggiungerlo a Maiorca, riusciamo a trascorrere insieme anche un'intera settimana, quando è lui a venire da me, invece, riesce a restare giusto per due giorni, dato che deve allenarsi.
Il fatto è che mi risulta sempre più difficile spostarmi.
Non vorrei esaurire tutti i risparmi che ho accumulato negli anni trascorsi a lavorare al bar.
Già non è facile gestire una relazione, figurarsi una a distanza, e con distanza non intendo un'altra regione, ma letteralmente un altro paese.
Ma perché deve essere sempre tutto così difficile?

Se avessi avuto il portafoglio pieno di soldi come le influencer che passano il loro tempo in hotel di lusso da una parte all'altra del globo non avrei avuto problemi; ma ero semplicemente una ragazza tra le tante con niente di speciale.

Ho la testa ancor più affollata di pensieri nelle ultime settimane.
Oltre al fatto di voler migliorare la situazione tra me e Joan, non so ancora se andare o meno al matrimonio di Josè e Nuria.
Se da una parte vorrei tanto rivederli, dall'altra non voglio minimamente correre il rischio di rivedere certe persone.

<<Scricciolo, cosa hai in mente di fare?>> mi volto verso Joan, poggiato con una spalla allo stipite della porta, mentre io sono in piedi di fronte all'armadio per iniziare a preparare la valigia per domani, dato che lui partirà per Jerez, mentre io tornerò a casa.

<<Mmh, vediamo...dato che sarà l'ultima sera che passeremo insieme potremo restare a casa.>> propongo, avanzando verso di lui, che si morde il labbro inferiore mentre fa scorrere lo sguardo su di me.

<<Che strano, è la cosa che facciamo più spesso in assoluto.>> scoppio a ridere, mentre lui mi avvolge la vita con le braccia per attirarmi a sé, <<ma la prossima volta vorrei presentarti i miei amici. Vogliono conoscere il motivo per cui prendo otto aerei al mese, togliendo quelli per raggiungere i circuiti, e per cui continuo a dar loro buca da più di un mese quando tu sei qui.>>

<<Joan, mi odieranno di già!>> esclamo, ma lui scoppia a ridere.

<<Ma figurati, semmai sono diventato il bersaglio preferito delle loro prese in giro!>> sogghigno, scuotendo la testa, per poi posare il capo sul suo petto, mentre Dakota ci raggiunge.

Ormai da un mesetto Joan l'ha portata con sé nel suo appartamento, e ogni volta che torno a casa, Duchessa mi osserva come se l'avessi tradita.

<<Cosa stavi facendo?>> mi chiede poi.

<<Stavo per preparare la valigia per domani.>>

<<Vorrei tanto che venissi con me...anche perché venerdì sarà un giorno speciale...>>

<<Ah sì?>> gli chiedo, alzando il viso verso il suo. Inizio a scavare nella mia mente per cercare di ricordare che giorno sarà venerdì, ossia il 4 maggio.

Non il suo compleanno sicuro.

<<Sì.>> mormora lui, sorridendo, mentre si china a posarmi un bacio leggero sulle labbra, <<sarà un anno da quando sei entrata nella mia vita.>>

I ricordi di quella giornata mi attraversano la mente.
Ricordo l'agitazione provata man mano che io e Alex ci avvicinavamo al motorhome di Joan, ricordo il modo in cui Alex mi teneva stretta a lui, il momento in cui Joan ha aperto la porta e i suoi occhi si sono posati su di me, il momento in cui si sono allacciati ai miei.

Non avevo minimamente idea di come sarebbero andate le cose. Non avevo idea che quel ragazzo dal viso pulito ma con un incredibile faccia da schiaffi sarebbe diventato il mio ragazzo.

<<Lunedì verrai da me e lo festeggeremo insieme.>> mormoro, languida, sfiorandogli le labbra con le mie, e noto che sta per dire qualcosa, ma poi ci ripensa e mi bacia, tirandomi su, tra le sue braccia, per poi adagiarmi sul letto.

<<La prossima settimana potremo stare insieme per qualche giorno in più.>> dice, sibillino, staccandosi da me. Lo guardo, stesa sotto di lui, sorridendo.

<<Resterai qualche giorno in più da me?>>

<<Ecco, abbiamo i test al Mugello, giovedì. Per cui, lunedì verrò da te, poi mercoledì dovrò andare in Toscana. Però, se tu venissi con me...potremmo stare insieme due giorni in più.>>

Il pensiero di poter rivedere Alex fa battere il mio cuore più veloce, a causa dell'agitazione. Voglio davvero trascorrere due giorni in più con Joan, dato che stiamo dando entrambi il massimo per far incastrare le cose, ma se dovessi incontrare Alex? Nel paddock ci sarà anche meno gente del solito, dato che si tratterà di semplici test, a cui parteciperà, a quanto pare, solo la Moto2.

<<Una giornata di test per la Moto2 e la Moto3?>> Joan stringe le labbra.

<<Moto2 e MotoGP.>> precisa, e l'agitazione cresce del triplo.

Quindi, non solo Alex, ma anche Marc.

Marc.

No, non è possibile.
Non so neppure se andrò al matrimonio proprio perché non voglio vederlo, e vado direttamente in circuito?
Certo, il paddock è un posto decisamente più ampio di un ristorante o qualunque sarà il luogo dove Josè e Nuria decideranno di organizzare la cerimonia.
Ma forse, riuscirò a non incontrarli. Forse ci sarà anche Domizia, e sarà più semplice.
Ho l'occasione di stare due giorni in più con il mio meraviglioso ragazzo, non mi farò sicuramente fermare da Marc.
Sorrido.

<<Penso sicuramente che verrò.>> affermo, circondandogli il collo con le braccia e tirandolo giù, contro di me.
Joan sorride.

<<Dici davvero?>> annuisco, <<non hai idea di quanto mi rendi felice, scricciolo.>> mormora, per poi baciarmi. Sento le sue dita sottili infilarsi sotto la maglietta e accarezzarmi la pelle della schiena, e sento un brivido scorrermi lungo la spina dorsale.

Lo sento poi emettere un verso infastidito, e si stacca da me.

<<Cos'è questo suono?>> piagnucola, e io inizio a guardarmi intorno, perché ora lo sento anch'io.
Mi giro a pancia sotto e inizio a cercare tra le lenzuola adatte.

<<È il mio telefono!>> replico, afferrandolo e rivolgendo a Joan un sorriso di scuse. Lui, per tutta risposta, mi posa un bacio leggero sulle labbra.

<<Pronto?>>

<<Ehi niña! Si fa così, forse? Torni in Spagna e non mi dici nulla?>>

Mi tiro su, con un largo sorriso dipinto sulle labbra e la cosa deve aver colpito Joan, perché mi osserva con fare sorpreso.

<<Andrew! Come stai? Sarà un mese che non ci sentiamo!>>

<<Mi sono voluto prendere un periodo disintossicante dai social, per questo, non appena ho aperto Instagram e ho visto il tuo post a Maiorca, ti ho chiamato. Allora, sei tornata in Spagna? Ma che ci fai a Maiorca?>> scuoto la testa, portandomi una mano al viso.

<<È una storia lunga, Andrew, te la racconterò un'altra volta, magari. Ma comunque no, non sono tornata definitivamente in Spagna.>>

<<Mmh, capisco. O meglio, no, non ho capito niente, ma non importa. Ti ho disturbato?>>

<<No, tranquillo, non mi hai disturbato!>> lancio un'occhiata a Joan, e lo vedo roteare gli occhi, e per tutta risposta, afferro il cuscino e glielo lancio in faccia. Lo sento ridere, sotto il cuscino.

<<Sicura?>>

<<Sì...stavo...stavo facendo la valigia, domani ho l'aereo per tornare in Italia.>>

<<Ma allora sei qui! Dove sei, a Cervera? O a Barcellona? Se sei in città possiamo vederci così...>>

<<Sono a Maiorca, Andrew.>>

<<Ma allora...avrai un motivo molto importante per andare sempre a Maiorca...>> replica, lasciando intendere di aver capito qualcosa.
Sento di star arrossendo, e porto il viso contro le ginocchia.

<<Ti racconterò tutto, va bene? La prossima volta che torno mi fermo a Barcellona per qualche ora così potremo incontrarci, che dici?>>

<<Va bene chica, anche io ho diverse cose da dirti...allora, alla prossima. Fai buon viaggio. Un beso.>>

<<A presto, Andrew.>> chiudo la chiamata, e Joan si tira su.

<<Chi è Andrew?>> mi chiede, subito posando le braccia sulle ginocchia.

<<Ecco, ti ricordi quel video della mia esibizione a quel galà, lo scorso agosto?>> Joan inarca un sopracciglio, mordendosi il labbro inferiore.

<<Come dimenticarlo.>> avvampo, e gli do una leggera spinta.

<<Lui suonava la chitarra elettrica, il biondo dai capelli lunghi.>> lo vedo sbattere le palpebre.

<<Non ci ho neppure fatto caso.>>

<<Chissà perché non sono sorpresa.>>

Del tutto improvvisamente, Joan mi afferra per le gambe, e mi fa stendere sotto di lui.

<<Ma dico, sei impazzito?>>

<<Da un bel pezzo, mi luz.>> soffia, posando un bacio sulle mie labbra, <<non te andare, resta qui con me.>> gli accarezzo una guancia.

<<Joan...>>

<<Resta sempre qui con me.>> spalanco gli occhi, mentre sento una fitta alla bocca dello stomaco.

<<Come?>>

Vedo la mia stessa sorpresa dipinta nei suoi occhi, poi lo vedo mordersi il labbro inferiore, come se stesse pensando a qualcosa.

<<Ecco, intendevo che...vorrei semplicemente stare sempre con te.>> sorrido, prendendogli il viso tra le mani.

<<Oh Joan, anch'io, davvero! Però...abbiamo trovato un bell'equilibrio, non pensi?>> Joan annuisce, accennando un sorriso, poi, si china verso di me per posarmi un bacio sulla punta del naso.

Una parte di me non riesce a smettere di pensare al fatto che la prossima settimana tornerò in circuito.
E, incredibilmente, non vedo l'ora.

~•~

Io e Joan raggiungiamo il circuito del Mugello nel primo pomeriggio di mercoledì.
Abbiamo trascorso i due giorni precedenti da me, in montagna, dove ormai la primavera è arrivata con i suoi prati colmi di fiori, il sole caldo che filtra tra le fronde degli alberi e il suono dei ruscelli in lontananza. Ormai Joan si sente praticamente a casa sua e a suo agio in presenza dei miei nonni, e la cosa mi riempie il cuore di gioia.
Lunedì abbiamo festeggiato un anno dal nostro primo incontro, l'ho portato a fare un giro nel bosco, e abbiamo pranzato con un picnic a pochi passi dal lago.
È stata una giornata bellissima.

<<Non hai idea di quanto sia felice che tu sia qui con me, mia Belle.>> mi ripete, per la millesima volta, circondandomi i fianchi con le braccia e posandomi un lento bacio sotto l'orecchio.

<<Joan, stai buono, siamo nel bel mezzo del paddock.>> lo riprendo, sogghignando, posando le mani sulle sue braccia e voltandomi verso di lui.

<<Sono troppo pazzo di te per starti lontano anche solo per un istante.>> replica, rivolgendomi un ghigno compiaciuto, per poi prendermi per mano e riprendere la nostra marcia, e io recupero il mio trolley.

Sto fingendo autocontrollo, quando in realtà continuo a guardarmi intorno sperando di non intravedere né Marc né Alex.

<<Domizia verrà?>> mi chiede ad un tratto Joan.

<<Sì, ha detto che mi avvertirà quando starà per arrivare.>>

Quando noto che il motorhome di Joan è praticamente il primo della lunga fila di motorhome che si susseguono l'uno all'altro, tiro un sospiro di sollievo.

<<Ecco amore mio, questa sarà la nostra stanza per i prossimi giorni.>> annuncia Joan, portandomi in quella che è la sua stanza da letto.
Il motorhome è decisamente più piccolo rispetto a quello di Marc, nonostante lo stile sia pressoché lo stesso.
È più a mia misura.
Giusto per me.

Mi volto a guardarlo e noto quanto luminosi sono i suoi occhi, e capisco solo in quel momento quanto sia davvero felice di avermi lì con lui.

Sono in circuito.
Di nuovo.
L'ultima volta che ci sono stata il mio sogno è andato in frantumi.
Ma ora, ho un nuovo sogno.
Un sogno reale, non un illusione.

Joan mi raggiunge e mi bacia, e io lo stringo forte a me.
Vorrei non dovermi staccare da lui, che però si allontana, sbuffando.

<<Mi sono ricordato che devo andare al box per controllare come vanno le cose. Tu sei vuoi puoi iniziare a disfare la tua valigia, il mio armadio è tutto tuo, amore mio. Oppure, se preferisci, puoi fare un giro, oggi è una bellissima giornata.>>

<<Penso che disferò la valigia.>> non ho nessuna voglia di imbattermi in Marc.

<<Va bene. Torno presto, scricciolo. Non vedo l'ora che arrivi stasera, c'è un ristorantino qui vicino che io personalmente adoro e a cui non vedo l'ora di portarti.>> mi schiocca un bacio sulle labbra, per poi uscire dal motorhome.
Io, nel frattempo tiro fuori il telefono e faccio partire la musica, ma dopo un quarto d'ora ho già finito di sistemare tutto. In fondo, staremo solo per due giorni, e domani sera, dovrò riporre tutto nuovamente nella valigia.
Mi limito ad ascoltare la musica e a ballare, fino a quando Domizia non mi invia un messaggio avvertendomi che è arrivata. La informo che io sono già al motorhome di Joan, e lei mi dice che non appena avrà finito di sistemare ogni cosa nel motorhome di Pecco, mi raggiungerà.

Dopo un'oretta bussano alla porta, e la figura longilinea di Domizia appare alla mia vista.

<<Ehi bellezza, finalmente ci rivediamo!>> esordisce, abbracciandomi.

<<Domi, che bello rivederti!>>

<<Ma che fai chiusa qui dentro, c'è un così bel sole fuori! Avanti, vieni a fare un giro!>>

Ho proprio voglia di prendere una boccata d'aria, ma come al solito, il pensiero di rivedere uno tra Marc e Alex mi blocca.

<<Ecco...va bene. Un secondo solo.>> torno in camera e recupero un cappello di Joan con il 36 in bella vista e un paio di occhiali scuri. Mi infilo una giacca, e sono pronta.

<<Sei per caso una spia sotto copertura?>> mi canzona Domizia non appena torno da lei.

<<Sarei sicuramente infallibile. Nessuno crederebbe che io sia una spia.>> replico, mentre usciamo dal motorhome. Raggiungiamo la pista e mi sfilo gli occhiali. È così bello qui. Il sole sta iniziando a tuffarsi oltre le colline toscane, e il cielo di tingersi di mille colori accesi.

<<Avete in mente qualcosa tu e Joan per stasera?>> mi chiede ad un tratto Domizia.

<<Ha detto che vuole portarmi a cena in un ristorante qui vicino.>>

<<Allora spero che invece, domani sera, potrete unirvi a me e a Pecco.>>

<<Sarebbe un'idea grandiosa!>>

<<Tu e Joan siete adorabili. Il modo in cui ti guarda mi fa sciogliere il cuore.>> sento le farfalle nello stomaco e non riesco a trattenere un sorriso.

<<Joan è il ragazzo perfetto. Dio, è così adorabile. Più sto con lui più...la mia cotta per lui cresce.>>

<<Come non capirti?>> ammicca Domizia, e io scoppio a ridere.

Quando raggiungiamo il rettilineo davanti ai box, il suono inconfondibile delle moto arriva fino a noi.
Staranno provando i motori, immagino.
Eppure, quanto mi è mancato tutto questo.
Quanto mi è mancata la voce delle moto.
Essere di nuovo qui mi riempie di gioia.
Finalmente.
Di nuovo in circuito.

~•~

La giornata seguente trascorre alla velocità della luce. Non ho raggiunto la zona dei box, perché sapevo che, inevitabilmente, avrei incrociato Alex. Sono andata a sedermi sugli spalti davanti alla corsia box, e Domizia ha trascorso un po' di tempo con me.

E poi, l'ho visto.

Salire sulla sua Honda, entrare in pista, aggredirla, divorarla.
Il mio sguardo era così concentrato su di lui che a un certo punto non mi sono accorta della pioggia che aveva iniziato a scendere copiosa, subito dopo pranzo.
Non lo vedevo sulla sua moto da novembre.
Solo ora realizzo quanto mi sia mancato vederlo guidare.
Perché posso anche avercela a morte con lui, ma nessuno per me potrà mai reggere il suo confronto, quando è in pista. Il mio sguardo cercherà sempre lui, vorrà sempre vederlo davanti a tutti, tagliare il traguardo prima degli altri.
Per fortuna, comunque, non l'ho incontrato, né intravisto e spero che invece, né lui né Alex abbiano intravisto me.

Infilo tutti i vestiti nella valigia, lasciando fuori il pigiama e il vestito per stasera.
Dopo essermi fatta una doccia veloce mi trucco appena, do una sistemata ai capelli e indosso il vestitino blu notte che ho portato con me.

<<Scricciolo...sei da mozzare il fiato.>>

Joan è sulla porta d'ingresso della camera da letto, e mi sta osservando.
Sorrido, e lo raggiungo.

<<Cosa ho fatto di buono per meritarti?>> mi chiede, posandomi un bacio leggero sulle labbra.

<<Cosa ho fatto di buono io per meritare te.>> gli chiedo di rimando e lui scuote la testa.

<<No no, sono io qui ad avere vinto alla lotteria con te.>> mi spinge appena verso il letto, ma io lo blocco.

<<Pecco e Domizia ci staranno aspettando.>> Joan sbuffa.

<<È persino l'ultima serata che trascorreremo insieme.>> piagnucola, mentre io scoppio a ridere e indosso le scarpe.

<<Va bene, c'è sempre tutta la notte, ancora...>> continua, dopo qualche secondo.

Sento di essere arrossita e quando mi passa accanto, gli tiro uno schiaffetto sulla nuca.
Il fresco portato dalla pioggia di questo pomeriggio ha lasciato il posto ad una sera limpida, calda, ma piacevole.
Saliamo sull'auto di Pecco che inizia a parlare dal primo minuto, e smette solo quando raggiungiamo il ristorante di cui mi aveva parlato oggi pomeriggio Domizia, una specie di casale rustico dai soffitti molto alti e dalle travi a vista.
Non appena entriamo nel locale noto che è pieno, e il gran vociare dei presenti e l'unica cosa che si sente.

In quel momento intravedo qualcuno, nella sala alla nostra destra. I miei piedi si piantano sul pavimento in cotto, non appena riconosco quella testa bruna, la lunga tavolata a cui seduto.

Non è possibile.

Non può essere qui.

Presa dall'agitazione, prendo la testa del nostro gruppo, e mi dirigo verso la sala alla nostra sinistra.

<<Sediamoci qui, vicino alla vetrata. Si gode una vista meravigliosa!>> esclamo, mostrando loro un grande sorriso.

<<Grande Angel, è il posto preferito di Domizia!>> replica Pecco, spostando la sedia di fronte alla mia e sedendosi senza tanti complimenti.
Mi rendo conto solo quando ci siamo seduti tutti e quattro che siamo letteralmente entrati e ci siamo seduti al primo tavolo che abbiamo trovato senza chiedere niente a nessuno, ma qui non sembra essere un problema.

Un cameriere viene ad accoglierci e a porgerci i menù, e io poso una mano sul petto. Il battito del mio cuore è letteralmente impazzito.
Mi basta pensare che lui è dall'altra parte del locale per sentirlo quasi esplodere nel mio petto.
Ho bisogno di calmarmi un istante.

<<Scusate...sapete dov'è il bagno?>> chiedo, alzandomi.

<<Scricciolo, stai bene?>> vedo Joan accanto a me alzarsi, preoccupato.
Non voglio che si preoccupi ulteriormente, ancora una volta, per me.

<<Sì, tutto bene, ho solo bisogno di andare un secondo al bagno. Non preoccuparti, biondino.>> lo vedo sorridere, per quel biondino, dato che ora, sui suoi capelli, non c'è più traccia di biondo.

<<Sicura? Vuoi che ti accompagni?>>

<<No Joan, davvero. Tranquillo.>> gli lascio una carezza sulla guancia, e mi dirigo verso la direzione indicata da Pecco.

<<Aspetta, Angel!>> mi volto di scatto e vedo Domizia venire verso di me, <<vengo anch'io, devo fare pipì!>> mi sussurra all'orecchio, e io scoppio a ridere. Raggiungiamo il bagno, e mentre Domizia prosegue, io mi fermo davanti alla postazione dei lavandini, e apro il getto dell'acqua fredda. Bagno i polsi, e a poco a poco, quella sensazione di fuoco nelle mie vene si spegne. Mi lavo le mani e ricomincio a prendere il controllo di me. Osservo il mio riflesso nello specchio, e mi tiro su i capelli, facendomi aria.

Passo poi un dito sulla curva sinistra del collo, e d'un tratto, sotto il polpastrello, sento qualcosa.
Ripasso sullo stesso punto con tutte e cinque le dita e lo sento di nuovo.
Punto di nuovo lo sguardo sullo specchio, esattamente su quella parte del mio collo e capisco che qualcosa deve essersi leggermente gonfiato, sotto la pelle.

Un linfonodo, forse.

Sento lo sciacquone alle mie spalle, e dopo qualche secondo Domizia appare alle mie spalle.

<<Staresti benissimo con i capelli tirati su, lo sai?>> mi dice, allegramente, e io mi scuoto, cercando di non pensare più a quella scoperta.
Le sorrido, distrattamente.

<<Non lo faccio mai, perché non mi piace il mio naso, e ho la sensazione che tirando i capelli sul capo si noterebbe di più.>>

Domizia mi dice qualcosa, ma io non ci faccio caso.
Quando ritorniamo al tavolo trascorro il resto della serata ostentando una tranquillità che al momento non ho.

[Spazio Autrice]

Eccomi di nuovo, vi sono mancata?
Vi dico subito che cercherò di non farvi attendere troppo per il prossimo capitolo, io stessa non vedo l'ora di pubblicarlo!
Ma, veniamo a noi: so bene che anche quest'ultimo capitolo è abbastanza noioso, ma fondamentale perché avvengono due cose, una molto importante per i capitoli che seguiranno, l'altra di reintroduzione di un personaggio che diventerà un pilastro, vediamo se indovinate di chi sto parlando 👀
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi voglio bene ❤
A presto, un bacio 💋

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