Jealousy

[Sometimes I wake up by the door
That heart you caught must be waiting for you
Even now, when we're already over
I can't help myself from looking for you]

[Marc]

Quando mi chiudo la porta di casa alle spalle, un piccolo sospiro lascia le mie labbra. Non avrei voluto separarmi da Angel, avrei semplicemente voluto che quella giornata non avesse fine.
Più ci avvicinavamo a Cervera, più avevo la netta sensazione che quell'equilibrio che si era nuovamente instaurato tra noi come per magia, sarebbe andato in frantumi nell'istante esatto in cui ci saremmo separati.

Non appena mi ero fermato davanti al suo palazzo lei si era voltata verso di me e aveva accennato uno di quei suoi dolcissimi sorrisi e mi aveva ringraziato per tutto, per averla accompagnata a Lleida e per averla portata al mare. Ma avrei dovuto essere io a ringraziarla per il tempo che aveva passato con me, per avermi dato l'occasione di passarlo con lei. Non ne trascorrevamo così tanto insieme da novembre, quando il nostro sogno era appena iniziato, quando ero convinto che niente ci avrebbe mai separato. Perché, se c'era una cosa di cui ero sicuro, oltre al fatto di essere un campione, era che non avrei mai fatto niente per perdere Angel, che avrei fatto di tutto per renderla sempre felice, per esaudire ogni suo desiderio, per farla sentire al sicuro con me. Non avrei mai fatto niente per sentirmi colpevole, se un giorno avesse deciso di mollarmi. Volevo essere sicuro di aver dato il meglio di me, per lei, di non avere niente di cui rimproverarmi.

Invece, avevo finito per perdere tutto, senza aver fatto niente per meritarlo.

Eravamo rimasti lì a fissarci per diversi istanti, il desiderio di baciarla e stringerla fra le braccia che quasi mi annebbiava la vista.
Poi, si era scossa all'improvviso, e dopo avermi augurato la buonanotte, se n'era andata.
Ero rimasto sotto casa sua per minuti che sono parsi infiniti, il cuore improvvisamente svuotato di ogni minima emozione. Era come se Angel, andandosene, avesse portato con sé ogni parte di me.

Pur di continuare a restare accanto a lei mi sarebbe andato bene anche sentirla parlare al telefono con il suo ragazzo perfetto.
Era stato così difficile far finta di niente, mentre la sentivo parlare con lui, con quella sua voce così carezzevole, sentirla mentre gli diceva quanto le mancava, che lo trovava sempre bello. Avrei voluto fermare la macchina e mettermi ad urlare, e avrei voluto piangere. Invece avevo ricacciato indietro le lacrime, cercato di reprimere il dolore che sentivo dentro di me e avevo provato a fare finta di niente. Come potevo provare a ricostruire qualcosa con lei se ogni volta mi veniva sbattuto in faccia il fatto che stava con un altro?
Anche se mi era impossibile dimenticarlo, in realtà. Dimenticare che se n'era andata da Cervera per sempre, e che ora faceva la spola tra Maiorca e l'Italia per vedere un altro. Prendeva l'aereo così spesso per stare con un altro, e questo non era forse amore? Faceva così male che a volte il dolore che sentivo al petto mi toglieva il respiro.

Oggi è domenica, per cui mi allenerò questa mattina per poi lasciarmi il pomeriggio libero. Sapere che Angel resterà qui anche oggi e domani, mi rende stranamente agitato. Ho l'immensa voglia di chiamarla, di vederla, ma non posso fare né l'una, né l'altra cosa. Non posso chiamarla perché mi ha bloccato ovunque a novembre, e vederla, con quale scusa? Non ho neppure un motivo per vederla, per cui, cercherò di distrarmi sulla moto da cross.

Dopo aver fatto colazione, sento il mio telefono, posato sul comodino in camera mia, iniziare a squillare. Salgo velocemente le scale che portano al piano superiore, e noto che si tratta di mia cugina Rafi.

<<Buongiorno Rafi.>> la saluto, mentre controllo l'ora.

<<Buongiorno cuginetto. Allora, piaciuto il regalino che ti ha confezionato la tua cugina preferita?>>

<<Portare ad Angel delle prove a sostegno della mia versione su quello che è accaduto a novembre affinché torni da me? Se ce l'hai fatta ti costruisco una statua in oro massiccio.>>

<<E cosa me ne dovrei fare di una statua? Piuttosto preferirei una della BMW che hai in garage...>>

<<Ma te ne ho già regalata una!>> replico, spalancando la bocca.

<<Beh, potresti anche regalarmi tutte le altre...>> accenna, schioccando la lingua <<comunque, non hai idea di quanto vorrei poterti dire che sì, è questo il mio regalo, ma purtroppo...sono solo riuscita a farvi passare un po' di tempo insieme, ieri.>>

<<Già...ma ora puoi dirlo: hai avuto davvero un contrattempo?>>

<<Eccome, un contrattempo che mi ha tenuta sulla tazza del water per un'ora! Sicuramente avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male.>>

<<Oh caspita, mi dispiace Rafi. Stai meglio, ora?>>

<<Sì, decisamente. Allora, vuoi deciderti a dirmi com'è andata con Angel? Siete tornati relativamente tardi, considerando che Angel aveva la visita alle cinque del pomeriggio...>>

<<Come fai a sapere quando siamo tornati?>>

<<Ci siamo sentite, ieri sera. In fondo le avevo promesso che sarei stata io ad accompagnarla. È vero che l'hai portata al mare?>>

Sospiro.

<<Sì, è vero. Mi è parsa così strana ieri pomeriggio dopo che è uscita dall'ospedale, aveva bisogno del mare, e mi sembrava il minimo cercare di farla stare un po' meglio.>>

<<Quanto sai essere adorabile, cugino. Mi piaci tantissimo quando sei con Angel, anche soltanto quando avverti la sua presenza.>>

<<Anche a me piace quello che sono quando sto con lei, non hai idea di quanto mi piaccia sentire quello che provo quando sto con lei. Mi sento fortissimo, invincibile, e al tempo stesso, sempre un po' impacciato. Ma è come una droga, è stupendo. E ogni volta, ne voglio sempre un po' di più.>>

<<Mi dispiace così tanto, Marc. Davvero, ho il cuore a pezzi se penso a questa situazione. Non è giusto. Hai così tanto amore dentro per Angel, e il fatto che tu non possa riversarlo su di lei mi fa davvero male. Vorrei poter fare qualcosa per te, per voi. Perché...insomma, non è giusto che non stiate insieme.>>

Non riesco a trattenere una risata amara. Se penso che prima anche solo sentire la parola "amore" e "sentimenti" mi faceva venire l'orticaria, faccio fatica a credere a come sono diventato, ora. Darei qualsiasi cosa per stare con Angel.

Qualsiasi.

<<Non penso che lei sarebbe così d'accordo. Sta così bene con il suo ragazzo perfetto, che la fa sentire al sicuro e di cui si fida. Si fida, capisci? Il pilastro fondamentale che manca con me.>> soffio, e sento qualcosa strapparsi dentro di me. Sento sempre un dolore fortissimo quando penso al fatto che Angel non si fida di me. È terribile realizzare che la persona che ami non si fida di te. Per quanto la comprenda benissimo e non pretenda minimamente che si fidi ciecamente di me in questa nuova veste dopo quello che ha vissuto, perché so bene che le sue paure e i suoi traumi non la abbandoneranno mai, il fatto che pensi a me come una persona di cui non fidarsi mi uccide.

E non ho idea di come fare a dimostrarle che non ho mai avuto e mai avrò nessuna intenzione di ferirla, ma solo di amarla.
Non ho idea di come dimostrarle che si può fidare di me.

<<Beh...Joan è un bravo ragazzo, non fraintendermi, anche tu lo sei Marc, siete semplicemente...molto diversi l'uno dall'altro. Joan è molto simile ad Angel, che ha bisogno di moltissime certezze. Sappiamo bene che lui ha tutte le caratteristiche che Angel apprezza. Però...sei tu quello giusto per lei. Basta guardarvi insieme, chiunque se ne accorgerebbe. Il modo in cui vi guardate fa tremare il cuore persino alla sottoscritta!>>

<<Lei però non la pensa allo stesso modo. E domani se ne tornerà da lui.>> taglio corto, scrollando le spalle anche se lei non può vedermi <<Muoio dalla voglia di vederla, ma non ho nessuna scusa per farlo, quindi, andrò a fare quattro salti con la moto da cross, così da non pensare più a lei. Ci sentiamo più tardi Rafi, va bene?>>

<<Aspetta!>> esclama, con urgenza <<e se la porto in circuito? Non prometto niente, magari non riesco a convincerla, ma, nel caso, ti darebbe fastidio?>> sento le farfalle nello stomaco all'idea di poter rivedere Angel. Ma so bene che non verrà. Perché dovrebbe voler venire?

<<Fastidio? Rafi, come potrebbe darmi fastidio?>> sogghigno, mentre Alex entra in camera.

<<Allora vado in missione. A più tardi, cugino.>> Rafi chiude la chiamata, e io inizio a cambiarmi.

Spero che la sua "missione" vada a buon fine.

~·~

[Angel]


Quando apro gli occhi, le prime luci dell'alba filtrano già dalle tapparelle socchiuse. Sento mia madre uscire dall'appartamento per andare al bar, e io resto lì, con la guancia premuta contro il cuscino ad osservare gli stralci dorati che tingono il soffitto. Ieri sera mi sono addormentata tardissimo, dopo aver discusso per ben tre quarti d'ora con Joan. Io e Marc siamo tornati a Cervera verso le dieci, e dopo una doccia veloce, mi sono infilata sotto le lenzuola, e ho chiamato Joan. Quando gli ho detto che sarei dovuta restare a Cervera almeno fino a lunedì mattina è rimasto in silenzio per qualche secondo, e io mi sono affrettata a precisare che era semplicemente perché dovevo portare i referti che mi avevano dato in ospedale alla dottoressa. Non volevo che pensasse che restavo a Cervera per un altro motivo. Un motivo che aveva un nome e un cognome, occhi profondi e in fiamme e un sorriso che mi faceva sciogliere letteralmente la spina dorsale. Marc non c'entrava nulla e Joan non doveva neppure pensare ad una simile sciocchezza, per quanto lo comprendessi benissimo. Ma avevo intuito subito, dal suo tono di voce, che il fatto di sapermi a Cervera non gli piaceva neppure un po'. Mi sembrava anche inutile promettergli che lo avrei raggiunto il prima possibile, perché il prossimo gran premio si sarebbe tenuto al Montmelò, a poca distanza da Barcellona, e non vedevo il senso di prendere un aereo martedì per poi prenderne un altro mercoledì. Se potevo evitarmi il restare sospesa in aria almeno per una volta, avrei colto l'occasione al volo. Alla fine, eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo sentiti il giorno dopo.

Solo che oggi non ho voglia di sentire nessuno. Ho solo voglia di restare sola, nella mia stanza, con le tapparelle socchiuse. Non mi sento per niente bene. Sento uno strano senso di disperazione al centro del petto e un intenso bisogno di piangere. Mi metto a sedere sul letto, e mi guardo intorno. Mi manca così tanto Duchessa. Ultimamente ho passato così poco tempo con lei e la cosa non mi piace. Non mi piace più niente di questa situazione. Non mi piace più fare la spola tra l'Italia e la Spagna, non posso continuare così.

Avrei dovuto pensarci quando ho deciso di stare con Joan, anche se una parte di me sapeva che sarebbe stato impegnativo, in quel momento volevo godermi solo le farfalle nello stomaco e lo stare abbracciata a lui.

Ma ora devo decidermi.
O resto in Italia definitivamente o torno in Spagna.
Se decido di restare in Italia, la mia relazione con Joan si complicherà, se torno in Spagna...dove vivrò?
Di tornare a Cervera non se ne parla.
Dunque?

Non so davvero che fare.

Afferro il cuscino, e me lo schiaccio sulla testa. Non voglio più pensare a queste cose, voglio che il mio cervello mi lasci in pace.
Osservo la sveglia posata sul comodino e noto che sono appena le sette e trenta del mattino. È ancora così presto, e la mia testa mi ha già rovinato l'umore, non sono pronta ad affrontare l'ennesima, lunga giornata con me stessa. Vorrei riaddormentarmi per poter smettere di pensare. Chiudo gli occhi, e cerco di distrarmi. Cerco di pensare a tutto ciò che non riguardi il futuro o gli esami a cui dovrò sottopormi, e la mia mente si concentra sull'unica cosa che fa sentire il mio cuore più leggero. Marc e il suo splendido sorriso fa capolino tra i miei pensieri e sento un gran calore farsi largo nel mio cuore. Non mi piace il fatto che nell'ultima settimana mi sia "ammorbidita" con lui, non dopo quello che è successo a novembre che mi ha spezzato il cuore in mille pezzi. Non mi piace il fatto che sia sempre lui alla fine quello a cui penso quando sto per annegare nei pensieri che non mi danno pace. Come se fosse ancora lui la mia ancora di salvezza. Ed in fondo, è proprio così.

Nonostante non ne abbia la minima voglia, mi alzo dal letto per fare colazione, e, subito dopo, raggiungo il bagno per sciacquarmi il viso. Osservo il mio riflesso allo specchio, il colorito più bianco del solito, gli occhi che paiono ancora più grandi, e i capelli arruffati sulla testa.
Sono orrenda e un pensiero attraversa la mia mente: sembra quasi che io mi stia spegnendo.

Afferro la spazzola con rabbia e inizio a pettinarmi i capelli. Non faccio caso a quanti me ne siano caduti nel lavandino, ormai cerco di non farci più caso, perché altrimenti non farei altro che piangere. Torno in camera mia, a passi lenti, e mi fermo sulla soglia della porta. I miei occhi si posano sulla mia libreria vuota. Non avere con me le cose che più amo al mondo, assieme alla musica, ovvero i miei libri, mi fa male. In questo momento avrei proprio bisogno di leggere uno di quei libri spensierati e leggeri, anche se in realtà ne ho pochi di questo genere. Come al solito, mi piacciono le storie difficili, struggenti, complicate, impossibili.

Ma ora, so di quale libro avrei bisogno, anche se so che mi farebbe male leggerlo, nonostante sia estremamente semplice, solo che non è qui con me.

Il trillo del cellulare mi riporta alla realtà, e mi scuoto, per poi rispondere.

<<Pronto?>>

<<Buongiorno Angel. Ti ho svegliata?>>

<<No Rafi, tranquilla. Buongiorno a te.>>

<<Ehi, va tutto bene?>>

<<Sì, certo!>> mi schiarisco la voce <<dimmi tutto.>>

<<Mi chiedevo se ti andava di fare un giro assieme alla sottoscritta. È una splendida giornata per stare in mezzo alla natura e quindi ho pensato a te.>>

<<Io...ecco, veramente...>> da una parte vorrei restare chiusa qui dentro e non vedere né sentire nessuno, dall'altra sento il bisogno di stare all'aria aperta, in mezzo alla natura, al sole. <<non ho molta voglia di uscire, mi sento un po' stanca, affaticata.>>

<<Oh.>> intuisco la delusione nella sua voce <<capisco, non fa nulla. Anzi, mi dispiace che tu non ti senta bene. Posso passare da te, se vuoi, se non ti da fastidio. Magari la zia Rafi riuscirà a farti stare meglio.>> non riesco a trattenere una risata.

<<Oh, Rafi, è che...ecco...>>

<<Vuoi restare da sola, certo. Va bene. Non posso proprio fare nulla per te? Mi dispiace sentirti così.>>

Mi stringo nelle spalle, mentre osservo la luce che filtra dalle tapparelle semi chiuse.

<<Forse...forse prendere una boccata d'aria mi farà bene.>> mormoro, ma lei riesce a sentirmi.

<<Dici davvero? Sei sicura?>>

<<Sì.>> sospiro <<Sì, ne ho bisogno. Dammi una mezz'oretta però, va bene?>>

<<Certo, pequenita.>> la sento sorridere. <<a tra poco.>>

Lancio il cellulare sul letto e tiro su le tapparelle, per poi aprire la finestra. La luce intensa di questo sole di giugno mi investe completamente e sento il calore penetrarmi fin dentro le ossa. Torno in bagno e mi lavo i denti, poi, dopo aver terminato la mia skin care, mi sistemo i capelli con la piastra, anche se oggi, per la prima volta, vorrei semplicemente tirarmeli sul capo e lasciarli perdere.

Indosso un paio di pantaloncini e una delle mie magliette preferite, ossia quella con la stampa di Bob Dylan da giovane. Quando Rafi mi avverte che mi aspetta sotto casa, la raggiungo.

<<Ciao, Rafi.>> la saluto, non appena salgo sulla sua auto.

<<Ciao, tesoro. Sono felice di vederti. Mi dispiace ancora per non essere riuscita ad accompagnarti ieri.>>

<<Ma figurati. Non è colpa tua se non sei stata bene.>> mi allaccio la cintura.

<<Pronta?>> annuisco, e Rafi mette in moto, per poi partire. Usciamo dal centro di Cervera e ci dirigiamo verso la campagna. I campi di grano sono come un mare dorato che scorre da entrambi i lati della strada. Respiro a pieni polmoni quest'aria fresca, e mi pare quasi di sentire la testa più leggera.
Ad un tratto Rafi ferma l'auto e scende, ed io la seguo. Da questo punto si gode la vista di tutta la vallata, Cervera in lontananza distesa lungo il fianco della collina. Ci sediamo sotto un albero e appoggio la schiena contro la corteccia. Inspiegabilmente, sento i miei occhi riempirsi di lacrime, ma cerco di fare in modo che Rafi non se ne accorga.
Non ne posso più di sentirmi così.
Sono stanca. Esausta.

<<È bello qui, vero?>> mi chiede Rafi, un sorriso dipinto sulle labbra.

<<Sì.>> sospiro <<bellissimo.>> di fronte a questa immensità sento il vuoto al centro del mio petto allargarsi ulteriormente.

<<Angel, che hai?>> mi chiede Rafi, che deve aver colto il leggero tremolio nella mia voce, voltandosi verso di me.

<<Io...nulla, davvero.>> soffio, abbassando il capo e agitando una mano.

<<Oh ti prego, non tenerti tutto dentro, finirai per scoppiare.>> mi prende una mano e io mi tiro le ginocchia al petto. Faccio sempre fatica ad aprirmi con gli altri, detesto parlare delle mie debolezze, delle mie paure, mostrarmi fragile e vulnerabile.

<<È che...mi riesce difficile parlare di ciò che ho dentro Rafi, scusami. Inoltre, neppure io riesco a descrivere quello che sento.>> mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tenendo lo sguardo fisso sull'erba brillante <<Ho la testa così piena di pensieri, paure, che mi sembra di essere sul punto di scoppiare. Mi sento come...come se stessi camminando su un filo sottile, in bilico, al di sopra un precipizio. Mi sento persa. Non ho idea di che fare della mia vita. E ho paura che non riuscirò mai a trovare la mia strada. E penso a Marc>> scuoto la testa, sollevando le spalle. <<Guarda lui. È tutta la vita che sa quello che vuole. Ha sempre desiderato una sola cosa ed è riuscito a raggiungere il suo obiettivo. Penso a lui e alla passione incrollabile che prova per la moto, per le corse. Una passione che da senso alla sua vita, che lo fa alzare al mattino. Io non provo niente di tutto questo. Io non ho un obiettivo così potente da darmi la spinta per vivere, e questa cosa mi distrugge. Vorrei anch'io una cosa del genere, provare una passione del genere, una passione per cui sono disposta ad affrontare qualsiasi ostacolo pur di realizzarlo, ma semplicemente, io non provo niente di tutto questo. Non ho niente di tutto questo e penso che non lo avrò mai. Amo la musica, amo scrivere, ma...non penso che siano la mia strada. La paura che provo è più forte dell'amore e non dovrebbe essere così.>>

<<Solo perché non sei ancora riuscita a sconfiggerla questa maledetta paura. Perché te le porti dentro da tutta una vita, Angel. Ma...io sono convinta che quando arriverà il momento, troverai la tua strada.>> mi accarezza i capelli e io faccio una smorfia.

<<Sempre che non la trovi quando avrò novant'anni.>>

<<Andrà tutto bene Angel, vedrai.>> Rafi mi stringe in un abbraccio, ma le sue parole non riescono a calmarmi. Cos'altro potrebbe dire? Cerca solo di aiutarmi, di non farmi cedere ai brutti pensieri. Ma non ho mai creduto ai vari "andrà tutto bene". Può essere che vada tutto bene, ma può essere anche di no. Nessuno può saperlo. Ci auguriamo che vada bene, ma siamo all'oscuro di come andranno le cose. E il non sapere cosa mi aspetta mi dilania l'anima.
Rafi scioglie l'abbraccio e mi guarda. Leggo apprensione nel suo sguardo e mi sento come una bambina piccola. Solo che non vorrei solamente sentirmici, vorrei essere nuovamente bambina. Vorrei vivere un'altra infanzia, un infanzia libera e spensierata.

<<Oh, quasi dimenticavo!>> esclama ad un tratto, battendosi una mano sulla fronte <<avevo promesso ad Alex che sarei passata in circuito da lui. Ti va di accompagnarmi? È a due passi da qui, lo sai. Ci metterò un secondo.>>

Se c'è Alex, ci sarà sicuramente anche Marc. Non voglio rivederlo, nonostante la mia pelle d'oca e il cuore che batte contro le costole come impazzito sembrino dimostrare il contrario.

Sarebbe più facile ammettere che la mia mente non vuole rivederlo, ma il mio cuore sì.

<<Beh, non posso fare altro che venire con te, no?>> replico, ironica. Sono uscita con lei e siamo lontane diversi chilometri dal centro, non posso letteralmente fare altro.

<<Esattamente.>> concorda lei, facendomi l'occhiolino.

Raggiungiamo il circuito di motocross in pochi minuti. Quando entriamo nel parcheggio, noto subito il furgoncino color ruggine con applicati sul retro il 73 di Alex e il 93 di Marc. Rafi ferma l'auto proprio accanto al furgone, e io mi blocco letteralmente.

<<Angel, andiamo?>> mi chiama Rafi, non appena nota che non sono ancora scesa dalla macchina.

<<Ecco, io...penso che ti aspetterò qui.>>

<<In auto con questo caldo? Ti scioglierai nel giro di due minuti!>> replica lei, guardandomi come se mi fossero spuntate tre teste. Fa il giro dell'auto e viene ad aprire la portiera <<avanti, faremo in fretta. Ma, se proprio non vuoi venire, puoi aspettarmi almeno all'ombra. Ti piaceva stare sotto quell'albero, vero?>> mi chiede, indicando un'alta quercia poco distante dalla pista alle sue spalle. I ricordi delle innumerevoli volte in cui sono venuta in questo circuito per vedere i ragazzi girare mi affollano la mente.

<<Sì, hai ragione.>> mentre lei si avvia verso il circuito, io raggiungo la quercia, e mi appoggio contro la corteccia, chiudendo gli occhi. La voce delle moto da cross riempie l'aria pregna dell'odore di terra battuta e pneumatici. Ad un tratto sento chiaramente la voce di una delle moto singhiozzare e spegnersi e spalanco gli occhi giusto in tempo per vedere Rafi sparire di corsa dietro l'angolo. Qualcuno deve essere sicuramente caduto.
Raggiungo di corsa il muretto e vedo Rafi chinata verso un ragazzo che è steso a terra, mentre un altro è in ginocchio accanto a lui, le mani posate sulla spalla sinistra.

Marc e Alex.

È Marc quello steso a terra!

Sento il cuore balzarmi in gola e mi pare quasi che decine di coltelli mi stiano attraversando da parte a parte in ogni più piccolo punto del mio corpo.
Perché è steso a terra e non si alza?

<<Marc!>> esclamo, a gran voce, terrorizzata. Supero il muretto, le gambe estremamente pesanti e le ginocchia che sembrano sul punto di cedere, mentre corro verso di loro.

<<Marc!>> ripeto, disperata, inginocchiandomi accanto a lui, le mani che tremano, ma quando noto che si muove, ogni parte del mio corpo sospira di sollievo. Alex ha le mani posate sulla sua spalla e solo in quel momento faccio caso ad José, accanto a lui.

<<Angel, sei qui.>> sento dire da Marc, la voce attutita dal casco. Non ho idea di cosa dire, d'improvviso quella scarica dettata dalla paura mi ha abbandonato, per fortuna, per lasciarmi letteralmente svuotata.

<<Ce la fai ad alzarti o vuoi aspettare qualche altro minuto?>> chiede Alex, afferrandogli una mano.

<<Puoi tirarmi su fratello, ho bisogno di sedermi un attimo. Ho la spalla ancora un po' indolenzita.>> Alex e José si tendono per aiutarlo, e io faccio lo stesso. I suoi occhi non si staccano dai miei, e sento i brividi lungo la schiena.

Lo facciamo sedere, e scorgo le pieghette agli angoli degli occhi: sta sorridendo.

<<Angel...>> ripete, e accenno un sorriso. Niente può essere paragonato alla sensazione che provo ogni volta che sento la sua voce dire il mio nome. È indescrivibile, non ci sono parole.

<<Posso toglierti il casco?>> gli chiedo titubante, mentre Alex e José si alzano. José raddrizza la moto di Marc, riversa sulla terra battuta. Con la coda dell'occhio noto che anche Rafi si è allontanata. Marc si limita ad annuire, continuando a tenere gli occhi fissi nei miei. Solleva appena la testa, e gli sfilo il casco.

È così bello vederlo.
È così bello stargli vicino.

<<Stai bene?>> gli domando, e finisco per accarezzargli la guancia accaldata con il dorso della mano. Lo vedo inclinare appena il capo verso la mia mano, e socchiudere gli occhi.

<<Ora sì.>> soffia, riaprendo gli occhi e sorridendo. Sento il cuore tremare nel mio petto. Quando lo vedo fare una smorfia e muovere la spalla sinistra, mi ricordo del fatto che è appena caduto dalla moto.

<<Ti fa male la spalla? È tutto a posto?>>

<<Sì, tutto a posto, ma mi da ancora fastidio. Questa spalla quest'anno non mi da pace. Ma Alex è diventato un campione, per cui ogni volta che ho bisogno, è lui che la rimette in sede. Non riuscivo più a farlo da solo.>> sgrano appena gli occhi, sbalordita.

<<Ti era uscita la spalla? Cielo, ma dovrai soffrire tantissimo! Sicuro di stare bene?>> continuo, facendo per allungare una mano verso la sua spalla ma ritraendola subito per evitare di fargli male. Marc annuisce.

<<Assolutamente sì! La sento solo un po' indolenzita, ma ora sto bene Angel, davvero. Grazie.>> Marc continua ad osservarmi con quelle perle nere che si ritrova al posto degli occhi, e mi sento sempre più debole, ogni istante che passa. Vorrei avere sempre, sempre, i suoi occhi posati su di me.

<<Vuoi alzarti?>> gli chiedo, non appena le ginocchia iniziano a farmi male.

<<Sì, certo!>> gli poso una mano sul braccio, mentre l'altra va ad intrecciarsi alla sua, mentre cerco di aiutarlo ad alzarsi. Alex ci raggiunge e lo guarda attentamente.

<<Va meglio?>> Marc accenna un sorriso, mentre, con la coda dell'occhio vedo una moto da cross sbucare dalla curva a velocità sostenuta.

<<Decisamente sì.>>

Sento Marc posarmi una mano su un fianco e tirarmi a sé, come a volermi proteggere, nonostante la moto sia abbastanza distante da noi, e abbia rallentato. Finisco contro di lui, una mano posata sul suo petto. Sento il sangue scorrere più velocemente nelle mie vene, e alzo gli occhi verso di lui, confusa e un po' persa, per scoprire che invece, i suoi di occhi, erano già su di me.

Non ho idea di cosa mi succeda, ma sembra che non riesca a staccargli gli occhi di dosso.
Devo fare uno sforzo enorme per scostare lo sguardo, e guardare Alex.

<<Alexito.>> lo chiamo, staccandomi da Marc, e sulle sue labbra si dipinge un ampio sorriso.

<<Corazon!>> cinguetta lui, chinandosi verso di me per abbracciarmi <<come stai?>>

<<Bene. Tu?>>

<<Tutto bene. Sono così felice di vederti.>> continua, mentre sciogliamo l'abbraccio.

<<Anch'io di vedere te. Ma perché hai chiesto a Rafi di passare al circuito?>> Alex aggrotta le sopracciglia, guardandomi confuso.

<<Cosa? In che senso?>>

<<Ma sì, Alex, non ti ricordi?>> si intromette Marc, sistemandosi un guanto <<l'hai chiamata stamattina, prima di uscire per venire in circuito.>> Alex lo guarda ancora per qualche istante, poi un lampo attraversa i suoi occhi verde nocciola.

<<Ah già, è vero, che cretino, lo avevo completamente dimenticato! Probabilmente stavo ancora dormendo in piedi.>> ride lui, scuotendo la testa. Si allontana, raggiungendo Rafi e lasciando me e Marc da soli.

<<Sei venuta a vedermi fare quattro salti?>> mi chiede, un angolo delle labbra tirato verso l'alto.

<<Quattro salti? Non pensi che sia meglio finirla qui, per oggi?>> replico, guardandolo male.

<<Sì, forse hai ragione.>> sospira <<ti preoccupi per me, dunque?>>

<<Non dovrei?>> gli chiedo, di rimando, e lo vedo assottigliare lo sguardo.

<<Sarà meglio che porti la moto sul furgone e mi cambi.>> esclama, dopo qualche secondo, abbassando lo sguardo. Quando mi da le spalle, torno sui miei passi e raggiungo Rafi.

<<Sai, dovresti parlarne con Marc.>> esordisce, di punto in bianco, non appena mi siedo accanto a lei.

<<Di cosa?>> le chiedo, confusa.

<<Di quello che mi hai detto prima. Chi meglio di lui può darti un consiglio?>> si volta verso di me, sorridendo, e io boccheggio.

<<No Rafi, non se ne parla. Mi risulterebbe difficile parlargliene anche se avessimo ancora il rapporto di amicizia che avevamo prima, ma ora...no, non ci riesco proprio.>>

<<Perché?>>

<<Perché>> non so come spiegarle quello che sento <<perché lui...non potrebbe capire. Non si è mai sentito in questo modo, come potrebbe capire quello che provo? Non voglio che provi tristezza per me.>> concludo, incrociando le braccia sotto il seno.

<<Tristezza? Semmai sarà intenerito, come sempre con te.>> le lancio un'occhiata confusa, e la vedo nascondere un sorriso.

<<...Intenerito?>>

<<Angel, avanti. Conosci Marc. Ha sempre fatto di tutto per aiutarti, negli anni, quante volte gli hai aperto il tuo cuore? D'accordo, ora...è diverso, ma credimi, farebbe ancora di tutto per darti una mano. Con te è sempre stato la versione migliore di se stesso. Non puoi non riconoscerlo, almeno questo glielo devi.>> mi mordo il labbro inferiore, non sapendo cosa ribattere, perché, in fondo, ha ragione.

<<D'accordo, ma...mi risulta estremamente difficile parlarne, con chiunque, Rafi. Anche parlarne con te è stato difficile.>> mi stringo le braccia intorno al corpo, abbassando lo sguardo.

<<Provaci. Solo questo.>> si limita a dire, poi mi fa cenno di andare. Quando raggiungiamo l'auto, Marc, Alex e José, hanno già terminato di caricare le moto da cross sul furgone.

<<Marc, Angel avrebbe bisogno di parlarti di una cosa!>> esclama Rafi, mettendomi praticamente con le spalle al muro. Lei mi lancia subito uno sguardo e io la ricambio con uno omicida.
Marc mi guarda con aria sorpresa.

<<Davvero? Cioè...>> sbatte le palpebre, spostando la sua attenzione su Rafi <<Davvero?>> ripete, con aria incredula.

<<No, Marc, tranquillo, non è niente di importante.>> replico subito io, sogghignando nervosamente e scuotendo una mano, come a voler liquidare la cosa alla svelta.

<<È più che importante, altroché!>> si intromette nuovamente Rafi, con tono grave.

<<Rafi, avanti, Marc avrà sicuramente da fare. È domenica dopotutto. Avrà il pranzo dai suoi nonni, immagino.>> cinguetto, mentre cerco di resistere alla tentazione di strangolare Rafi.

<<Beh, ecco, in effetti...>> accenna Marc, grattandosi la nuca.

<<Visto? Andiamo.>> trillo, soddisfatta.

<<Però>> riprende Marc, rivolgendomi un sorriso speranzoso <<dieci minuti riesco a trovarli, per te. È ancora presto, devo solo andare a casa, farmi una doccia e cambiarmi. Farò in fretta. Se vuoi, possiamo vederci al mio posto preferito.>> lo guardo, sbattendo le palpebre, non sapendo cosa rispondere. So solo che il modo in cui mi sta guardando Marc mi fa male al cuore.

<<Certo che vuole. L'accompagno lì, vedi di sbrigarti, cugino.>> lo ammonisce Rafi, mentre mi prende per mano.

Dannazione, sta facendo tutto lei!

<<D'accordo allora, sarò lì a breve, Angel.>> mi rassicura Marc, sorridendomi con calore.

<<Ehi, a proposito, io ho un'idea per oggi pomeriggio!>> esordisce Alex, mentre José ci osserva come se fossimo gli attori di una sitcom, e ne ha tutte ragioni <<Perché non andiamo al mare tutti insieme? Ieri ci siete andati solo voi due>> ed indica me e Marc <<ed è una cosa ingiusta, quindi, pretendo di andarci anche io oggi pomeriggio.>>

<<Ma è un'idea grandiosa, Alex! José, vuoi venire anche tu?>> gli chiede Rafi.

<<Mi dispiace, ma io e Nuria abbiamo altri progetti per il pomeriggio.>> replica.

<<Va bene, allora siamo tutti d'accordo?>> continua Rafi, guardandoci. Gli altri annuiscono.

<<Veramente...>> accenno, ma lei mi interrompe prontamente.

<<Perfetto, allora ci vediamo dopo pranzo! Angel, non preoccuparti, passerò a prenderti io.>> Rafi mi fa l'occhiolino, e io vorrei solo riempirla di schiaffi. I ragazzi salgono sul furgone, e noi saliamo in auto.

Non posso crederci, non mi ha lasciato dire neppure una parola!

<<Visto che organizzazione?>> esclama Rafi ad un certo punto, piena di entusiasmo.

<<Criminale, soprattutto.>> replico, inarcando un sopracciglio e accennando un sorriso ironico.

<<Che intendi?>> chiede, aggrottando le sopracciglia.

<<Che è palese il fatto che tu stia cercando di farmi passare più tempo possibile con Marc.>> Rafi mi rivolge un'occhiata innocente.

<<Oh Angel, ma cosa dici? Non è assolutamente vero!>>

<<Per favore Rafi, almeno non prendermi in giro.>> replico, alzando gli occhi al cielo.
Rafi ferma l'auto e noto che siamo arrivate al posto preferito di Marc.

<<Non ti sto obbligando, Angel. Se vuoi, ti accompagno subito a casa. Avverto Marc che hai cambiato idea e ->>

<<No.>> la interrompo <<va bene così. Non importa. Posso sopportare benissimo lo stare in sua compagnia.>> esclamo, cercando di assumere un'aria sprezzante. Con la coda dell'occhio vedo Rafi accennare un sorriso ironico.

<<Allora non c'è problema. Quindi, oggi pomeriggio verrai?>> sospiro, per poi annuire e sorridere.

<<Va bene. L'ho detto, ho bisogno del mare.>> Rafi sorride felice e mi posa un bacio sulla guancia.

<<A dopo, allora.>> scendo dall'auto, e mi guardo intorno. La piazza è pressoché deserta. In lontananza si avvertono i rintocchi della campana della chiesa principale di Cervera, e il canto degli uccellini. Appoggio le braccia sul parapetto in pietra, e lo sconforto mi riempie il cuore. So già che non riuscirò a parlare con Marc di uno dei miei tormenti, perché ora, sono riuscita a riprendere il controllo di me stessa e a ricacciare in un angolo le mie angosce e le mie paure. Non voglio che tornino a sopraffarmi, anche se so che presto torneranno.

Forse, farei meglio ad andarmene prima che arrivi. Chiamerò Rafi e gli chiederò di avvertirlo che non c'è bisogno che venga perché ho cambiato idea.
Sì, farò così. Porto la borsa sulla spalla e dopo aver dato un'ultima occhiata alla valle che si distende ai piedi della collina, mi volto e non posso fare a meno di sussultare quando noto che c'è qualcuno poco distante da me.

Marc.

Non l'ho neppure sentito arrivare!

Lo vedo spalancare gli occhi quando si accorge di avermi spaventata.

<<Scusami, non volevo spaventarti, è che...mi sembravi persa nei tuoi pensieri, e...scusami, davvero.>>

<<Non importa, tranquillo.>> accenno un sorriso e lo vedo chinare il capo, mentre infila le mani nelle tasche dei jeans e si avvicina. Poi, si schiarisce la voce.

<<Dunque...di cosa volevi parlarmi?>> mi chiede, stringendosi nelle spalle. Sospiro.

<<Marc, senti...avevo detto a Rafi che era meglio lasciare perdere, mi dispiace che tu sia dovuto venire fin qui per niente. Io...>>

<<No Angel, tranquilla, non preoccuparti. Figurati, anzi. Se non te la senti o non vuoi parlarne con me va benissimo, lo capisco. Non devi sentirti costretta in alcun modo.>> lo guardo e non posso non notare la tristezza nei suoi occhi.
Faccio un passo verso di lui.

<<No, Marc, non è questo. O meglio...lo ammetto, è anche questo, ma solo perché...tu non puoi capire. Non puoi capirmi. Ora però...sono riuscita a scacciare la tensione e la disperazione, quindi...non vedo il senso di riparlarne di nuovo.>>

<<Posso provarci però. Provare a capirti, insomma. Anche se...in questi anni non ho mai avuto bisogno di provarci. Mi è sempre risultato spontaneo. Ho sempre avvertito i tuoi problemi come i miei problemi, le tue paure e i tuoi tormenti come...miei.>>

Le parole di Marc mi spezzano letteralmente il cuore. Perché so che non sono solo parole, mi basta guardare i suoi occhi per capirlo.
Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e abbasso lo sguardo.

<<Io...non so che farne della mia vita.>> soffio, e sento un nodo alla gola <<mi sento letteralmente inutile, senza uno scopo. Mi sento persa. E temo che non riuscirò mai a trovare la mia strada. A volte, anzi, molto spesso...vorrei semplicemente chiudere gli occhi e non riaprirli più.>> Marc afferra la mia mano e la stringe forte. Sento una scarica elettrica partire dalla mia mano e arrivarmi fino al cuore. Per quanto vorrei alzare gli occhi su di lui, non lo faccio perché so che mi bloccherei e non riuscirei più a parlare.

<<Non ho un obiettivo, non ho un motivo per alzarmi al mattino. Non ho un fuoco che arde nel mio cuore come lo hai tu. In questi momenti penso a te e alla tua passione sconfinata per le moto, per le corse. È stato il fuoco che hai dentro che ti ha spinto a superare ostacoli, difficoltà, che ti spinge tuttora ad affrontare infortuni, a mettere in conto il rischio e il pericolo. I sacrifici che hai fatto, li hai fatti per raggiungere il tuo obiettivo; e se alla fine non ce l'avessi fatta, non avresti avuto rimpianti. Ecco...io vorrei qualcosa del genere, ma non provo niente di simile. Ho tante passioni, che amo con tutto il cuore, ma nessuna di esse è tanto forte da sconfiggere le mie paure. Non so cosa fare, vorrei solo sparire.>>

Una lacrima sfugge al mio controllo, e in quel momento, Marc mi tira a sé e mi avvolge in un abbraccio. Ed è così bello, così dannatamente bello. Avverto il suo calore, il profumo che il suo corpo emana, e lo stringo, forte. Mi sento d'improvviso al sicuro, sento che vorrei restare tra le sue braccia per sempre, con la testa nascosta nell'incavo del suo collo. Al sicuro da ogni cosa.
Dall'incognita della mia salute, dall'idea che non riuscirò a trovare la mia strada, dall'idea che in Italia, la persona che avrebbe dovuto amarmi più di chiunque altro, in realtà vuole solo tormentarmi.

Vorrei non dover mai lasciare le braccia di Marc, mai. Lo sento posarmi dei baci tra i capelli e afferro la stoffa della sua maglietta, stringendola tra le dita.

<<Tutte queste paure ed emozioni in un corpo così minuto...a volte mi è impossibile non seguire l'istinto di volerti proteggere da ogni più piccola cosa, angelo.>> mormora, al mio orecchio, e la sua voce mi culla, mi da i brividi <<non devi prendere me come metro di paragone. Anzi, non devi prendere nessuno come paragone. I paragoni sono sbagliati, perché non siamo tutti uguali. Ognuno di noi è diverso dall'altro, ognuno di noi ha i propri tempi. C'è chi trova più tardi la propria strada e chi, come me, la trova subito, appena viene al mondo; e va benissimo, non c'è niente di sbagliato, in entrambe le situazioni. Poi tu...sei sempre stata diversa in ogni tua più piccola cosa.>> sorride, accarezzandomi una guancia con il dorso della mano <<capisco come ti senti, e mi fa male vederti soffrire, mi ha sempre fatto male non poter fare niente di concreto per te, per poterti aiutare. Avverto il tuo dolore e mi distrugge non poter fare niente per poterlo alleviare o curare. Posso solo dirti di provare a seguire ciò che ti piace, ciò che ti appassiona più di altre cose. Vuoi imparare a suonare il piano? Fallo. Vuoi scrivere? Fallo, Angel. Provaci almeno. Non ti sto dicendo di buttarti a capofitto. I momenti che precedono un salto sono sempre i più difficili. Ci si sente sempre un po' disorientati quanto si prova ad uscire dai propri confini. Prenditi il tuo tempo. A piccoli passi. E se comunque, nonostante questo, non arriverai mai a provare quel fuoco che provo io per le moto...andrà benissimo comunque. L'importante è che finirai per fare qualcosa che ami comunque, pur non provando quella spinta bruciante. L'importante sarà, essere soddisfatti di ciò che si ha.>>

Le sue parole mi hanno rassicurato.
Almeno per il momento, mi sento più leggera. So che questo tarlo tornerà a tormentarmi, ma quando ne avrò bisogno, ricorderò le parole di Marc e riuscirò a riprendere il controllo di me stessa.
Lo guardo, con gli occhi lucidi.
Marc è sempre Marc, per me.
E più guardo i suoi occhi, più ascolto la sua voce, più sento il suo cuore battere e più lo realizzo.
Più realizzo che nessuno potrà mai prendere il suo posto.
Che ci sarà sempre un prima e un dopo di lui, che devo accettare il fatto che nessuno raggiungerà mai il suo livello, per me.

Lo guardo, non sapendo cosa dire, il mento poggiato sul suo petto e lui, che mi guarda dall'alto, che scruta il mio viso con voracità.

<<Sappi comunque, che per qualsiasi cosa, io ci sarò sempre per te. Qualunque cosa accada, io ci sarò, Angel.>> soffia, continuando ad accarezzarmi la guancia, e quel gesto così delicato, fa scendere la pace sul mio cuore. Chiudo gli occhi e senza accorgermene, gli accarezzo il petto con la punta delle dita. Quando lo sento tendersi verso di me riapro gli occhi e lo sento posarmi un bacio sulla fronte.

<<Voglio solo vederti e saperti felice Angel, lo sai.>> mormora, e le sue labbra mi sfiorano la pelle. I miei occhi si chiudono e stringo le labbra per reprimere un sospiro. Sento la punta del suo naso sfiorare la mia e la mia pelle si riempie di brividi. Sento le ginocchia farsi deboli, mentre il cuore inizia a pompare come un pazzo nel mio petto.
Riapro gli occhi e abbasso subito il capo.

<<Grazie, Marc. Davvero, non ho parole per ringraziarti. Ne avevo bisogno.>> mi allontano da lui, ma le nostre mani continuano a restare unite. Mi gira la testa e il suo sguardo, così intenso su di me, mi fa sentire come se fossi in fiamme.

<<Non devi ringraziarmi, Angel. Non ho fatto niente.>> le nostre mani si dividono, e mi stringo nelle spalle, accennando un sorriso.
<<Vuoi che ti dia uno strappo?>> mi chiede, indicando con un cenno del capo la sua auto.

<<Sì, grazie.>> accetto, e lo seguo. Raggiungiamo il mio palazzo, ma gli chiedo di fermarsi prima. Non voglio che mia madre ci veda, non voglio che pensi che ci siamo riconciliati. Marc sembra capirlo, perché abbassa lo sguardo, mentre accenna un sorriso.

<<Ci vediamo dopo.>> mi ricorda, mentre scendo dalla sua auto.

<<Certo.>> mi limito a dire, e dopo aver chiuso la portiera, raggiungo il mio palazzo. Noto che mia madre e mia zia sono in fase di chiusura, e salgo in fretta le scale. Arrivata a casa mi cambio, anche se tra qualche ora mi toccherà rivestirmi.
Quando sento la porta aprirsi esco in corridoio.

<<Ciao, mamma.>>

<<Ehi tesoro. Non sapevo che fossi uscita.>> esordisce, mentre si toglie le scarpe. Resto di sale. Come accidenti fa a saperlo?

<<Sì, ecco...è stata Rafi a convincermi. Siamo state in mezzo alla natura.>>

<<Accidenti, è cambiata moltissimo Rafi nelle ultime settimane. Si è abbassata, si è tagliata e tinta i capelli di nero e anche gli occhi le sono diventati scuri!>>

Spalanco gli occhi.
Come diavolo ha fatto a vederci?

<<Cosa...?>>

<<E ha cambiato anche nome. Ora si fa chiamare Marc, non è così?>> continua e noto quel sorriso sulle sue labbra. Proprio quello che volevo evitare.

<<Mi ha solo accompagnato a casa. Rafi è dovuta andare via, avevamo fatto una capatina in circuito e Marc si è offerto di riaccompagnarmi, tutto qui, mamma.>>

<<D'accordo, posso dire però che mi fa piacere vedervi interagire di nuovo?>> sospiro.

<<Certo. Ma la cosa finisce lì.>> preciso, e intuisco lo sguardo di disappunto di mia madre su di me.

Dopo pranzo, Rafi mi manda un messaggio, informandomi che passerà a prendermi tra una mezz'oretta.

<<Io e Rafi andiamo al mare oggi pomeriggio, mamma.>>

<<Di nuovo? Ci siete state anche ieri!>>

<<È che...ultimamente ne ho parecchio bisogno.>>

Almeno non sa che ieri in realtà, ci sono stata con Marc. Riesco soltanto ad immaginare quanto sarebbe felice di sapere che abbiamo passato tutto quel tempo insieme.
Il trillo del campanello mi fa sobbalzare. Chi diavolo può essere?

Mi avvicino alla porta e non appena guardo dallo spioncino, sento le farfalle nello stomaco.

<<Non ci credo.>> mormoro, e apro la porta.

<<Scricciolo!>>

<<Joan!>> gli getto le braccia al collo, e lui mi stringe forte a sé <<È per questo che non mi hai risposto per tutta la mattina?>> gli chiedo, non appena mi mette giù.

<<Volevo farti una sorpresa, già.>> replica, per poi posarmi un bacio sulle labbra <<non potevo pensare di restare altri giorni senza vederti, così, ho pensato di venire io da te.>> gli prendo il viso tra le mani e lo bacio.

<<Sono così felice che tu sia qui.>> lo sento sogghignare.

<<Non puoi vivere senza di me, lo sapevo.>> mormora, con aria ironica.

<<Entra, avanti!>> mi sposto di lato e lo faccio passare. Con la coda dell'occhio vedo mia madre sbucare dalla cucina.

<<Mamma, è arrivato Joan!>> la informo, con un sorriso.

<<Le chiedo scusa se sono arrivato così all'improvviso senza preavviso, signora.>> esclama, grattandosi la nuca, le guance spruzzate di un lieve rossore. <<è che Angel mi mancava moltissimo, e dato che doveva intrattenersi ancora a Cervera, ho pensato di raggiungerla.>> Lo guardo, sorridendo.

È così carino.

<<Tranquillo Joan, non c'è problema. È un gesto molto carino, in realtà.>>

<<Si può sistemare sul divano, non è vero mamma?>>

<<Certo!>>

<<Andiamo.>> gli dico, prendendolo per mano e portandolo nella mia stanza <<se vuoi, puoi mettere i tuoi vestiti in questa parte dell'armadio.>> apro le ante del lato destro, e lui sorride.

<<Grazie scricciolo.>> mormora, posandomi un bacio leggero sulle labbra. <<mi aiuti a disfare la valigia?>> mi chiede, sorridendo.

<<Ma certo!>> mentre lui si china verso la sua valigia, realizzo di dover avvertire Rafi che non posso andare al mare con lei e gli altri. Sento una morsa allo stomaco, perché, in fondo, mi sarebbe piaciuto andare al mare con loro. Ma ora Joan è qui, e non ho bisogno di nient'altro. Mando un messaggio a Rafi, poi torno ad aiutare Joan.

[Marc]

<<Che dici Marc, dobbiamo metterci il costume?>> mi chiede Alex, lanciando un'occhiata all'interno dell'armadio. Siamo appena tornati a casa dopo aver pranzato dai nostri nonni. I nostri genitori, ovviamente, sono rimasti con loro.

<<Pensi che faremo il bagno?>>

<<Beh, io un tuffo lo farei. Angel sicuramente no, quindi...>>

<<Ha paura dell'acqua, per caso?>> domanda Rafi, ironica.

<<Sì, esatto, cugina. Non l'hai notato, quando siamo stati in vacanza tutti insieme?>> le fa notare Alex, guardandola.

<<Pensavo semplicemente che non avesse voglia di fare il bagno, non che avesse paura dell'acqua!>>

<<Invece ne ha paura, e di conseguenza, non sa nuotare.>> continuo io, mentre osservo il mio riflesso allo specchio. Rafi lascia cadere il discorso e continua ad osservare il suo cellulare.

<<D'accordo, io vado a prendere Angel.>> esclama lei ad un tratto, e la vedo alzarsi in piedi, per poi uscire dalla mia stanza, ed io la seguo <<a proposito, hai visto come si è preoccupata per te, oggi?>> mi ricorda, mentre un largo sorriso le si dipinge sulle labbra.

<<Non ci vedo niente di strano. È tipico di Angel. Avrebbe reagito allo stesso modo se al mio posto ci fosse stato Alex.>>

<<Certo, ma...sembrava davvero terrorizzata, Marc. Terrorizzata all'idea che potesse esserti capitato qualcosa. In quel momento è stato così chiaro, per me...è evidente che lei provi ancora qualcosa di molto forte per te.>>

Cerco di ignorare il cuore che inizia a battere più velocemente nel mio petto. Cerco di ignorare le parole di Rafi, perché non posso permettermi di crearmi delle illusioni. Conosco Angel meglio di chiunque altro, so che non tornerà mai indietro sulla sua decisione, a meno che non le porti delle prove concrete della mia "innocenza".

<<E com'è andato il vostro incontro? Ti ha parlato?>> annuisco.

<<Detesto vederla così. Detesto non poter fare niente per aiutarla. Ultimamente la vedo davvero così...persa, preoccupata, triste. Oggi mi pareva quasi...pallida. Ho una strana sensazione, sento che sta nascondendo qualcosa e non mi piace.>>

<<Hai ragione. Anche a me sembra molto triste. Vorrei fare qualcosa per aiutarla.>> raggiungiamo la sua auto, e lei apre la portiera.

<<E comunque, altro pomeriggio che passerai con lei. Ringrazia la sottoscritta e tuo fratello.>> sorrido, mordendomi il labbro inferiore.

<<Può una cosa farti bene e male allo stesso tempo?>> le chiedo, guardandola <<perché è questo, quello che mi fa lei. Non vorrei fare altro che passare il mio tempo con lei, ma al tempo stesso mi fa male. Mi fa male perché...averla così vicina, ma non poterla avere è atroce. È...un continuo sbattermi in faccia che potremmo essere davvero qualcosa di...di incredibile, ma...la vita ha deciso diversamente. Non può andare, o meglio non deve andare. Non hai idea di quanto io debba...debba reprimere la voglia accecante di baciarla, ogni volta che i miei occhi si posano su di lei. Temo quasi che lei possa notarlo.>>

<<Io l'ho notato, se ci tieni a saperlo.>> la guardo male e noto il suo sorrisetto ironico. Poi abbassa lo sguardo sul suo telefono, e la vedo sbloccare lo schermo. Il sorriso si spegne sulle sue labbra.

<<Che succede?>>

<<Mi sa che non se ne fa niente oggi...>> mi mostra il telefono, e leggo il messaggio che le è appena arrivato.

Angel >> "Rafi, mi dispiace, ma non posso venire con voi oggi pomeriggio. È appena arrivato Joan, mi ha fatto una sorpresa, e starò con lui oggi pomeriggio. Sarà per un'altra volta, ci sentiamo più tardi."

È con lui.

Ovviamente, tra me e lui, non poteva che scegliere lui. Sento il cuore spezzarsi per l'ennesima volta nel mio petto, per una sciocchezza del genere.

E mi chiedo: quante volte può spezzarsi un cuore per la stessa persona?

Quante volte può continuare Angel a spezzarmi il cuore?

Do le spalle a Rafi e torno in casa.

<<Marc, avanti, non fare così...>>

<<Come dovrei reagire?>> alzo la voce, anche se mi rendo conto di sembrare ridicolo. Non ho nessun diritto di infuriarmi o ingelosirmi, eppure, è ciò che provo. E non posso impedire a me stesso di provare questi sentimenti.
Non posso neppure scegliere di smettere di amare Angel, perché è tutto quello che vorrei.
Mi fermo sulle scale, ma non ho la minima voglia di chiudermi in casa. Tiro fuori le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans e torno sui miei passi.

<<Dove vai ora?>>

<<Vado a fare un giro. Ho bisogno di provare a schiarirmi le idee.>> mi limito a dire, e salgo in macchina. Guido, senza una meta, mentre sento la rabbia infiammarmi il sangue. Non ne posso più di questa situazione. Tutto quello che volevo era stare con lei, amarla, come siamo arrivati a questo punto?

Fermo l'auto. Volevo schiarirmi le idee, invece, più passano i minuti, più la mia testa si riempie di pensieri. Poi, un'idea inizia a farsi largo nella mia mente. Ma non devo assolutamente seguirla, devo ricordarmi che questa non è una gara, ma è la vita vera.

Questa non è una gara, è la vita vera.

Non è una gara.

Tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans, e chiamo Rafi.

<<Marc, dove diavolo sei finito?>>

<<Tranquilla Rafi, sto bene, davvero. Senti, dovresti farmi un favore.>>

<<Ossia?>>

<<Puoi chiamare Angel e dirle che invito il suo ragazzo perfetto a girare in moto con noi, domani?>>

Rafi resta in silenzio per diversi istanti.

<<Marc, che cazzo hai in mente?>>

<<Ma nulla, davvero! Solo che...dato che è qui, e resterà qui minimo fino a mercoledì mattina, come il sottoscritto, vorrà comunque allenarsi, e se ne ha voglia, può venire ad allenarsi con noi.>> replico, con aria innocente.

<<Come se non ti conoscessi Marc, so benissimo che hai qualcosa in mente. Non combinare disastri, ti prego. Angel sembra aver fatto dei passi verso di te, non distruggere tutto per l'ennesima volta.>> Rafi in questo momento è come il grillo parlante di Pinocchio. Le sue parole stanno lentamente spegnendo quel fuoco che sentivo bruciare dentro di me.

<<Non ho intenzione di distruggere niente.>>

<<E allora perché vuoi che Joan venga a correre con te e Alex? Speri che venga anche Angel, con lui? È solo per questo? Vuoi davvero vederli insieme?>>

<<Come se non li avessi mai visti.>> sogghigno, ricordando la prima volta che li ho visti insieme, sotto casa di Angel <<lei non avrà occhi che per lui, no? Ora è lui, il suo campione. Voglio vederla. Voglio vederla quando guarderà lui come guardava me prima. È vero, mi ha detto che vuole ancora vedermi vincere, che sono il migliore per lei, ma so bene che quando lui arriverà in MotoGP, la prossima stagione, sarà lui quello che vorrà vedere davanti a tutti, anche davanti al sottoscritto. Allora...voglio vederla. Voglio vederla ora. Per favore Rafi, diglielo.>> la sento sospirare, dall'altra parte.

<<Perché diavolo sei così masochista?>>

<<Perché voglio soffrire adesso ed evitarmi un dolore più grande domani.>>

<<Va bene, ora la chiamo. Ma spero che Joan rifiuti, per il tuo bene.>> Rafi chiude la chiamata, e io continuo a domandarmi se sto facendo una cazzata o meno.

[Angel]

<<Quindi? Che progetti hai per la serata?>> sono seduta sulla mia poltrona, Joan invece, si è seduto ai miei piedi e mi guarda dal basso. Continuo pigramente ad accarezzargli i capelli come sto facendo da ormai dieci minuti.

<<Veramente, non ne ho.>> sospiro, poggiando la testa contro l'alto schienale della poltrona. Probabilmente mangerò una pizza e guarderò un film, anche se sono parecchio indecisa su quale film guardare. <<su una cosa sono sicura: voglio una pizza.>>

<<Vada per la pizza. Ne prenderò una anch'io.>>

<<Non con l'ananas, vero?>> gli domando, sporgendomi a guardarlo.
Joan mi guarda inarcando le sopracciglia, mentre un sorriso ironico si disegna sulle sue labbra.

<<Vorrai scherzare, certo che no! Non mi ispira per niente, deve essere disgustosa! Inoltre, non farei mai questo affronto davanti a te...>> si volta verso di me e io mi chino per posargli un bacio sulle labbra.

<<Sei davvero il ragazzo perfetto.>> soffio, tenendo il viso vicino al suo. Joan porta una mano dietro la mia testa, come a volermi tenere vicina a lui.

<<Sapevo che un giorno mi avresti detto queste esatte parole.>> mormora, per poi baciarmi. Il mio telefono inizia a suonare, e sento Joan emettere un verso di protesta. Mi allontano da lui sogghignando, e recupero il telefono. È Rafi.

<<Pronto Rafi, dimmi tutto.>>

<<Ciao Angel, ecco...dovrei chiederti una cosa...>>

<<Sì, certo.>>

Il suo tono di voce è così strano, sembra titubante, e Rafi non lo è mai.

<<Ecco...Marc vorrebbe invitare Joan a correre con lui e Alex in circuito, domani.>>

Resto letteralmente impietrita quando sento le parole di Rafi.

<<Come...come fa a sapere che lui è ->>

<<Gliel'ho detto io, eravamo insieme quando mi hai mandato il messaggio e lui lo ha letto.>>

Perché questo invito?
Cosa accidenti mi rappresenta?
Forse...è il suo modo per farmi capire che ha voltato pagina?
Che sta finalmente andando avanti come sto facendo io, e questa è una mano tesa verso Joan e la sottoscritta?

<<Io...glielo dirò. Grazie, Rafi.>> poso il telefono sul comodino e resto a fissarlo per diversi istanti. Non ho idea di come dire a Joan che Marc lo ha invitato in circuito. Non voglio doverlo nominare, non voglio che si apra un discorso che non ho nessuna intenzione di affrontare.

<<Tutto bene?>> sento la voce di Joan riportarmi alla realtà.

<<Sì, certo. Senti, Joan...mi ha chiamato Rafi, te la ricordi?>> Joan alza la testa verso di me, guardandomi con le sopracciglia aggrottate.

<<La biondina?>> annuisco.

<<Mi ha detto che...che a Marc farebbe piacere se andassi ad allenarti in circuito con lui ed Alex. Ci sei già stato, un anno e mezzo fa, ti ricordi, vero?>> Joan mi guarda, serio in volto.

<<Come fa a sapere che sono qui?>>

<<L'ho detto a Rafi, che deve averlo detto a lui. Comunque...che ne dici?>> Joan continua a tenere lo sguardo fisso su di me, ma so che in realtà sta pensando se accettare o meno. Dopo qualche secondo accenna un sorriso e incrocia le braccia al petto.

<<Perché no? Mi sarà molto utile.>>

Spalanca le braccia, in un chiaro invito a tuffarmici dentro, ed è quello che faccio.

<<Allora devo avvertire Rafi.>>

<<Immagino che tu non vorrai venire, se c'è anche lui...>> accenna, stringendomi a sé.

<<Non importa, verrò a vederti comunque. Ora vengo anche alla gare, quindi, non c'è problema. Domani mattina però sono impegnata, devo andare dalla mia dottoressa. Ma se riesco, passerò non appena avrò finito. Mi farò dare un passaggio da Rafi, magari, se sarà libera.>>

Per qualche ora avevo dimenticato la mia salute, gli esami a cui dovrò sottopormi, il non sapere esattamente a cosa dovrò sottopormi.
Il non sapere mi fa salire il panico.

<<Scusami tesoro, vado un secondo in bagno.>> scappo via dalle sue braccia, e raggiungo il bagno. Non voglio che assista per l'ennesima volta ad un mio attacco di panico. Appoggio le mani contro il lavandino, mentre la testa inizia a girarmi, il cuore inizia a battere come un pazzo nel mio petto, e il respiro mi viene meno. Vorrei mettermi a piangere, ma in questo momento sarebbe solo la mazzata finale.

Il futuro mi terrorizza, non sapere che cosa mi accadrà, mi terrorizza letteralmente.
Quando riesco a riprendere il controllo di me stessa, mi sento a pezzi.
È un'esperienza orribile.
Una lacrima mi scorre lungo la guancia, e mi sciacquo il viso, mentre cerco di riprendere fiato.
Sono esausta, ma devo essere pronta.

Devo essere pronta.

~·~

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, si dice, e io oserei dire che c'è addirittura un intero universo.
Nonostante mi sia ripetuta per tutta la mattinata di dover essere pronta, cosa che anche Andrew mi ha ripetuto durante il tragitto tra casa mia e l'ambulatorio medico, non lo sono affatto, e si tratta soltanto di un consulto. Come farò ad affrontare addirittura degli esami?

<<Buongiorno, Angel! Come stai?>> mi accoglie la mia dottoressa.

<<Bene, lei?>>

<<Tutto bene. Hai portato i risultati dell'ecografia?>> annuisco, mentre mi siedo davanti a lei, porgendole i documenti. Li osserva con attenzione, le sopracciglia aggrottate.

<<Bene, Angel...dovrò prescriverti un altro esame. Dobbiamo capire la natura di questa formazione nodulare. Hai mai sentito parlare dell'agoaspirato tiroideo?>>

Sento una fitta alla bocca dello stomaco.

<<Sicuramente c'entra un ago, immagino.>> replico, sogghignando nervosamente.

La mia agofobia torna prepotentemente a invadermi. Ma avrei dovuto immaginarlo.

<<Sì. Bisognerà prelevare del materiale cellulare per accertare la natura di questi noduli.>>

Cerco di non far trasparire minimamente la mia ansia.

<<Sei una ragazza intelligente, Angel, non starò qui a dirti che sarà semplice, veloce e indolore, come molti professano. Penso che un medico debba sempre essere sincero, se vuole che i propri pazienti gli credano. Teniamo sempre in conto la tua soglia personale del dolore, ma non sarà totalmente indolore. Questo ci tengo a dirtelo, perché voglio che tu continui a fidarti di me. Se ti dicessi che sarà un gioco da ragazzi, e poi scoprissi sulla tua pelle che non è così, finiresti per credere un po' meno alle mie parole, e non voglio questo.>>

Annuisco.

Ho paura.

<<Prima facciamo questo esame, meglio è. Possiamo contattare un'endocrinologa di cui ho molta stima, e che forse potrà aiutarti a tranquillizzarti, anche se immagino che niente riuscirà a tranquillizzarti. Vuoi che ti prenda io l'appuntamento?>> sbatto le palpebre, un improvviso cerchio alla testa che annulla quasi ogni mio pensiero.

<<Sì...grazie dottoressa.>>

Vorrei mettermi a piangere, ma non ci riesco.
Un ago infilato nel mio collo?
Perderò i sensi sicuramente.
Già corro questo rischio ogni volta che faccio le analisi del sangue, come posso scamparla con un ago dritto nella mia gola?
Pretendo che mi si faccia l'anestesia. O che mi si tiri una botta in testa. Non voglio essere cosciente.

Esco dall'ambulatorio con l'appuntamento fissato fra due settimane.
Ho la testa vuota in questo momento, e vago per le strade di Cervera senza una meta effettiva.

Tiro fuori il cellulare dalla borsa e invio un messaggio ad Andrew, dicendogli tutto.
So che non ce la farò da sola, questa volta.

"Puoi accompagnarmi?"

L'appuntamento è alle nove, e lui dovrebbe venire da Barcellona. Mi pento subito di averglielo chiesto.

Andrew > "Sarò lì, Angel, tranquilla."

Ora come ora, vorrei solo infilarmi sotto le coperte e dormire. Sognare di posti lontani e incontaminati, spensierata come non sono stata mai.
Lo so che avevo detto a Joan che forse sarei passata in circuito, ma non ho voglia di parlare con nessuno in questo momento.
Voglio stare da sola.
Raggiungo il parco di Cervera, e mi incammino, a testa bassa, fissando i miei piedi che calpestano l'erba di un verde brillante.

Voglio restare sola, ma al tempo stesso mi rendo conto che stando da sola non ottengo altro che l'addentrarmi ancora di più nei miei pensieri più cupi.
Chiamo Rafi e le chiedo se può darmi un passaggio fino in circuito.

Dopo mezz'ora, la pista in terra battuta si snoda davanti a me. Quando una moto da enduro color rosso sangue sbuca dalla curva, sento il mio cuore farsi improvvisamente più leggero.
È questo l'effetto che Marc ha su di me, l'effetto che ha sempre avuto su di me. È ciò a cui penso quando ho bisogno di distrarmi, quando ho bisogno di fuggire dai miei pensieri tossici. Lo noto rallentare appena, mentre pennella la curva, e alzare il capo verso di me, i raggi del sole che si riflettono sulla mascherina che gli copre gli occhi. Poco dopo passa anche Alex, e infine, Joan, che, al giro seguente, rallenta e si dirige verso di me.

<<Scricciolo, finalmente sei arrivata!>> esclama, sollevando la mascherina sul casco.

<<C'era molta gente in ambulatorio, ci ho messo un po'.>> gli spiego, mentre si sfila anche il casco e si sporge verso di me. Posa le labbra sulle mie, e gli prendo il viso tra le mani, mentre lo sento sorridere sulle mie labbra.
La voce di una moto inizia a farsi sempre più vicina, fino a che non si interrompe, in una sorta di brontolio.
Mi allontano da Joan, e a pochi passi da lui c'è Marc, le mani ancora posate sul manubrio, il viso coperto dal casco e dalla mascherina. Oltre le sue spalle vedo apparire anche Alex.

<<Ciao, Angel!>> mi saluta, togliendosi la mascherina.

<<Ciao, Alexito. Vi state divertendo? È andato tutto bene finora?>> chiedo, ma i miei occhi si posano su Marc. Dopo la sua scivolata di ieri e la spalla che gli da problemi, non voglio vederlo cadere di nuovo e soffrire. Noto che è rimasto fisso a guardarmi, o a guardare qualcosa alle mie spalle, forse? Ma oltre agli alberi, non c'è nulla.

<<Sì, tutto bene! Resti, vero?>> mi chiede Alex, gli occhi che brillano. Sorrido.

<<Certo.>> mi limito a dire, guardando Joan, per poi posargli un bacio sulla guancia.

<<Vi va di concludere con una mini gara di cinque giri?>> esordisce Marc, voltandosi prima verso Alex, poi verso Joan <<io e Alex lo facciamo spesso, ma se non ti interessa Joan ->>

<<Certo che mi interessa.>> lo interrompe Joan, guardandolo. Poi si volta verso di me.

<<Un bacio al futuro vincitore?>> mi chiede, in un sussurro, e noto Alex guardare da un'altra parte, mentre Marc sembra non voler staccare gli occhi da noi. Mi sento in imbarazzo, soprattutto per Alex.

<<Solo se vincerai la gara. Devi meritartelo.>> sussurro, di rimando.

<<Hai ragione.>> replica Joan, indossando il casco. Dopo aver infilato anche la mascherina, spariscono oltre la curva.
Mi sistemo meglio, portando le ginocchia al petto e con la coda dell'occhio noto che la busta bianca con i miei recenti esami sbuca dalla borsa. La spingo dentro, e la chiudo con la zip.

La gara deve essere iniziata, perché l'aria si riempie nuovamente della voce delle moto da enduro. Vedo Alex spuntare per primo, poi Marc subito dietro e infine Joan. I miei occhi si focalizzano su Marc, lo scrutano, lo cercano ogni volta. Inizio a pregare che non si faccia male nuovamente alla spalla, che stia attento, in fondo è uno stupidissimo allenamento. Ma so che per Marc non è mai uno stupido allenamento, non è mai una stupida gara. Vuole vincere sempre quando sale su un mezzo a motore, qualunque sia il contesto.

Al terzo giro Joan prova a superarlo e lui gli chiude la porta in faccia con una staccata profondissima.
Distendo le gambe davanti a me a causa della tensione.
Sta affrontando questa gara come se valesse il mondiale.

"O solo perché si tratta di Joan?" pensa la mia mente, e io scaccio subito questo pensiero assurdo.
Al giro seguente Joan riesce a mettergli le ruote davanti, mentre Alex ha preso tranquillamente un po' di margine dai due.
Un giro e fortunatamente questa gara finisce. Noto che quei due continuano a punzecchiarsi come due bambini dell'asilo, fino a che Marc non finisce per passare dove è pressoché impossibile passare, finendo per mandare largo Joan.

Mi alzo in piedi, l'adrenalina che pompa nelle mie vene. Alex si ferma proprio davanti a me, felice.

<<Forse me lo merito più io un bacio, che dici, corazon?>> esclama, togliendosi il casco. Sogghigno, scuotendo la testa, e torno a sedere per poi sporgermi verso di lui.

<<Hai proprio ragione Alexito.>> replico, posandogli un bacio sulla guancia.
Marc ci affianca, e si toglie il casco. I suoi occhi si piantano su di me mentre si passa una mano tra i capelli. Lo guardo male per quel sorpasso al limite inutile e non necessario, e sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto compiaciuto.

Incredibile.

Tutto questo è così...da lui.

Vedo Joan sbucare dalla curva e avvicinarsi lentamente.

<<Era proprio necessario quel sorpasso ridicolo?>> esordisce Joan, togliendosi la mascherina. Marc lo guarda con aria innocente.

<<Le corse sono così, Joan. E sono stato comunque molto attento a non toccarti. Ti sarà utile per quando arriverai in MotoGP, il prossimo anno.>> vedo Joan spalancare gli occhi e io cerco di attirare la sua attenzione rivolgendogli un sorriso. Non voglio che litighino.

<<Ah, vedo che lo sai.>>

<<Ovvio che lo so. Questi sorpassi li vivrai in MotoGP, come li potrai vivere in Moto2 o come li hai già vissuti in Moto3. Non dirmi che inizi a lamentartene proprio adesso.>> guardo Marc, ma la voglia di tirargli la borsa in testa è tanta. Anche se sono d'accordo con lui voglio che la smetta.

<<Certo, perché questo è il tuo stile, no?>> ribatte Joan.

<<Joan!>> lo riprendo. Lui si volta a guardarmi e io gli mimo un "basta".

<<Sì, lasciamo perdere. Ma non mi passa Angel, questo è il pilota per cui tu continuerai a tifare anche quando io arriverò in MotoGP!>> lo guardo, furiosa.

Questo non lo doveva dire.

Probabilmente deve essersene accorto, perché lo vedo assottigliare le labbra e sbattere le palpebre. Con la coda dell'occhio non posso non notare la reazione di Marc alle parole di Joan. È così sorpreso che mi sta fissando con gli occhi spalancati e sta cercando di trattenere un sorriso.

<<Angel ->>

<<In effetti io e te non avevamo ancora mai litigato.>> lo interrompo, e do le spalle a tutti e tre, scendendo dal muretto e incamminandomi.

<<Angel, aspetta!>> lo sento chiamarmi, ma io non mi fermo. Non doveva dirlo davanti a lui.
Non doveva dargli anche questa conferma.

<<Angel!>> lo sento prendermi per un braccio ma io riesco a tirarlo via dalla sua stretta e continuo a camminare verso il nulla.

<<Ti prego Angel, fermati!>> mi sopravanza, e mi prende per le spalle.

<<Cosa?>> esplodo e lui fa un passo indietro <<cosa c'entravo io col vostro discorso? Vuoi che te lo dica io? Niente, esatto! Semplicemente Joan, non serviva dire quella cosa davanti a lui.>> sibilo, furiosa.

<<Lo so, hai ragione, ma con quel "basta" che mi hai mimato ->>

<<Era solo per dirti di lasciare perdere una discussione inutile. Ma tu hai pensato bene di infilarci in mezzo un discorso che non c'entrava nulla.>> concludo, mostrandogli un sorriso ironico. <<ho i miei buoni motivi per non volere che lui sappia questo, ma bravo, ora ci hai pensato tu.>> gli do le spalle nuovamente e mi avvio, ma lui mi ferma.

<<D'accordo, scusami, hai ragione. Ma tu sei d'accordo con lui, non è così?>> mi chiede, guardandomi negli occhi.

<<Sicuramente non era necessario, ma gli allenamenti servono anche a questo, Joan. Le gare sono così, nel bene e nel male. Non ti ha tirato una carenata, in quel caso sarei stata totalmente d'accordo con te. Dio, ti sei dimenticato tutti i cartoni che hai preso in Moto3? Dovete tenere in conto anche questo, quando salite in moto.>> Joan mi osserva per qualche istante, poi fa un passo titubante verso di me.

<<Pace?>> mi chiede, inclinando il capo. Sospiro.

<<Sei un idiota, biondino.>>

<<Sì, lo ammetto, a volte anche i migliori sbagliano.>> scoppio a ridere e Joan mi circonda la vita con le braccia, per attirarmi a sé. Lo abbraccio, poggiando la testa sul suo petto. Sento il battito del suo cuore accelerato e quando riapro gli occhi noto che Marc è rimasto lì a fissarci. Solo in quel momento riaccende la moto e sparisce dietro la curva.

<<Mi aspetti mentre mi cambio?>>

<<Certo.>> mi avvio verso il parcheggio. Marc è lì, la moto appena caricata sul furgone, la tuta che pende lungo i fianchi. Continuo a fissarlo e lui, ad un tratto, solleva la testa e pianta gli occhi nei miei.

<<Dio Angel, smettila di guardarmi con quegli occhi.>> lo sento dire, la voce più bassa e roca del normale. Per tutta risposta, spalanco gli occhi, confusa.


<<Va bene. Non ti guarderò. Al Mugello non volevi che ti toccassi, ora non ti guarderò neppure.>>

Non è di questo che voglio parlargli.


<<Non è questo.>> replica <<io non vorrei altro che avere i tuoi occhi su di me, sempre, è che...mi fai venire voglia di fare cose che...non posso fare.>> dice, lentamente.

Sento il mio cuore mancare un battito, la testa che mi gira.

<<Angel?>> la voce di Joan arriva da oltre il furgone.


<<Joan! Arrivo subito.>> fuggo dallo sguardo di Marc controvoglia. Volevo parlargli di quello che è successo, invece corro da Joan. Odio restare con le parole intrappolate in gola. Voglio portare a termine i discorsi, ma forse, visto quello che mi ha detto, è meglio così. Non riesco a smettere di pensare alle sue parole, mi vengono letteralmente i brividi. Scuoto la testa e mi stringo nelle spalle.

Non devo pensarci.

Non devo pensarci.


~·~

Dato che non avevo voglia di stare a guardare Joan mentre si allenava nella mia stanza con i pesi che si era portato dietro, ho deciso di fare una passeggiata. Il cielo si è un po' annuvolato, e il sole si diverte a giocare a nascondino con le nuvole.
Quando mi ritrovo davanti alla villetta a schiera di Marc, il ricordo del fatto che avevamo un discorso in sospeso mi ritorna in mente.
Attraverso la strada e mi fermo davanti alla porta. Osservo il citofono e non ho idea di che scusa usare, nel caso sia qualcun altro a rispondere. Non ho idea di quanto resto lì, davanti alla porta di casa Marquez a rimuginare su cosa fare, so solo che ad un tratto la porta si spalanca e la figura di Marc appare alla mia vista. Resto a fissarlo, del tutto presa alla sprovvista, e lui fa lo stesso. Sbatto le palpebre e abbasso lo sguardo.

<<Ero passata solo perché avevo bisogno di scambiare due parole con te.>>

<<Oh.>> sembra sorpreso <<beh, immagino tu non voglia restare a parlare in mezzo alla strada. Dovevo recuperare una cosa in garage più tardi, ma posso recuperarla anche ora.>> mi fa un cenno col capo e lo seguo in garage.

<<Penso di sapere di cosa vuoi parlarmi.>> dice subito, dandomi le spalle e iniziando a guardarsi intorno.

<<Questo significa che sai benissimo anche tu che non era necessario quel sorpasso così aggressivo.>> Marc si volta a guardarmi, un angolo delle labbra tirate verso l'alto.

<<Lo era eccome. Il caro Joan deve sapere bene che cosa gli aspetta il prossimo anno, quando arriverà in MotoGP, ancora di più se sceglierà di dividere il box con me. Sarebbe divertente. Molto divertente.>> cinguetta, facendo scorrere lentamente gli occhi su di me.
So bene a che cosa si riferisce, ma non mi interessa. I suoi giochetti non mi interessano.

<<E ti darebbe così fastidio se arrivasse in Honda?>> Marc inarca le sopracciglia, battendo le palpebre.

<<A me? Certo che no. Io non metto veti nel box. Lascio carta bianca. E lui che deve decidere quale offerta sia meglio per lui. Sa bene che comunque, se sceglierà di venire in Honda, dovrà vedersela con me. Non sono io quello che ha tutto da perdere. Sa che la Honda è una moto che riesco a guidare solo io.>>

Non posso negare anche a me stessa che questo Marc, per me, è letteralmente irresistibile. Lo osservo, mentre recupera un cacciavite e se lo infila in tasca.

<<E così resto sempre io il tuo pilota, eh?>> dice, dopo qualche secondo di silenzio, un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. Faccio un passo indietro.

<<Lo sapevi già che continuavo a fare il tifo per te.>> ribatto, guardandolo male.

<<Ma lui ha detto che continuerò ad essere il tuo pilota anche quando lui arriverà in MotoGP.>> precisa, facendo un passo verso di me.

<<Ha frainteso.>> taglio corto io, con un gesto secco della mano.

<<Allora perché te la sei presa così tanto se non è vero?>> mi chiede, con aria innocente.

<<Proprio perché sapevo che tu ci avresti costruito su quelle parole, ed è esattamente quello che stai facendo!>> Marc solleva le spalle sorridendo, inclinando la testa di lato.

<<Dovrei negare che mi fa piacere sapere che farai sempre il tifo per me?>>

<<Non posso mica decidere io se tifarti o meno. Succede e basta, non posso decidere semplicemente di smettere.>>

<<Esattamente come qualcos'altro, Angel. Neppure io posso decidere semplicemente di smettere.>> replica, la voce bassa, lo sguardo vellutato e penetrante, scuro e in fiamme, mentre avanza verso di me.
Sento il cuore aumentare i battiti nel mio petto.
Non riesco a smettere di fissarlo.
Poi però mi ricordo di quello che mi ha detto qualche ora fa.

<<Oh scusami, ti sto guardando. Immagino che ti disturbi la cosa.>> esclamo, ironica, puntando lo sguardo verso il soffitto.

<<Ti ho detto il perché e ti ho detto che in realtà non vorrei altro che vivere con i tuoi occhi fissi su di me.>> torno a guardarlo e sento che le ginocchia iniziano a tremarmi.
Marc annulla la distanza che ci divideva, e si piazza davanti a me.

<<Te echo mucho de menos, Angel.>>
mormora, mentre scruta il mio volto come se fosse affamato. <<Possibile che io non ti manchi neppure un po'? Che non ti manchi quello che avevamo, che non ti manchi sentire le mie labbra sulle tue? Io ne avverto così tanto la mancanza che sto letteralmente impazzendo.>> soffia, e il suo respiro mi accarezza le labbra. Sono letteralmente ipnotizzata dai suoi occhi, dalla sua voce, dal suo viso, dal suo profumo.

Quando noto che si sta impercettibilmente avvicinando, la mia mente inizia ad urlarmi di spostarmi, ma non ci riesco, sono letteralmente in tilt. Poi, quando le sue labbra sono ad un millimetro dalle mie scappo via, voltandogli le spalle. Esco fuori da casa sua e appoggio una mano alla parete accanto a me, per riprendere fiato. È come se fossi stata in apnea fino a un istante fa.

Solo che mi par quasi di sentire qualcosa bruciare sulla mia schiena e non posso fare a meno di voltarmi. Marc è lì, sulla soglia della porta principale, il respiro più rapido, gli occhi languidi e che paiono bruciare, le guance arrossate.
Se non me ne vado potrei fare cose di cui mi pentirei sicuramente.

Raddrizzo le spalle e giro l'angolo. E quella sensazione sparisce non appena scappo dal suo sguardo.

[Spazio autrice]

Eccomi bellezze 🎉🎉
Come al solito sono passati secoli dall'ultimo aggiornamento, ma almeno vi ho regalato un capitolo lungo ben dodici mila parole e mezzo 😩 diciamo che sono esausta ahaha spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che abbia ripagato l'attesa!
Fatemi sapere tutto quello che pensate, io sono qui in attesa. Vi voglio bene ❤❤

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