It must have been love
[It must have been love
But it's over now
It was all that I wanted
Now, I'm living without
It must have been love
But it's over now
It must have been love
But it's over now
It must have been good
But I lost it somehow
It must have been love
But it's over now
From the moment we touched
Till the time had run out]
[Marc]
[Luglio 2014]
Non riesco a chiudere occhio.
Continuo a fissare il soffitto, senza riuscire a prendere sonno, e più tengo gli occhi sbarrati, più le mie probabilità di riuscire ad addormentarmi si abbassano.
Sento il lieve russare di Alex poco distante da me, l'unico rumore che si ode in tutta la casa e sbuffo sommessamente.
Mi giro su un fianco e mi sollevo, poggiando la testa contro la mano.
Recupero il cellulare posato sul comodino e controllo l'ora.
Ancora le due del mattino.
Cosa faccio fino alle sette?
Tra l'altro, domani c'è anche un aereo che mi aspetta.
O meglio, che aspetta me e Alex.
Trascorreremo la nostra settimana di vacanza a Tarifa, in Andalusia, e non vedo l'ora.
Entro distrattamente su whatsapp e cerco subito la chat di Angel.
L'ultimo messaggio che ci siamo scambiati è di diverse ore fa.
Lei mi augura la buonanotte e io ricambio.
Mi metto a fissare la sua foto, senza un perché.
Osservo il suo viso dolce e angelico, i suoi occhi grandi e limpidi, dove brilla quella scintilla di purezza che sono ormai abituato a vedere nel suo sguardo, ma che continua a colpirmi ogni volta.
Poi, sotto la sua foto, appare la scritta "online".
Che ci fa Angel sveglia a quest'ora? Con chi starà parlando?
Mi tiro su, sedendomi sul letto, e chiudo l'app.
È sveglia anche lei?
Per quale ragione?
Forse potrei provare a scriverle.
Apro nuovamente whatsapp e noto che ha cambiato foto profilo.
Ora c'è una ragazza dai capelli di un biondo platino quasi bianco, che non conosco.
M
a che diavolo sta facendo, è ubriaca per caso?
Le scrivo subito.
Marc > "Angel, stai bene?"
La sua risposta non tarda ad arrivare.
Angel > "Sono molto triste."
Sto per risponderle, quando mi invia un altro messaggio.
Angel > "Che ci fai ancora sveglio?"
Marc > "Potrei farti la stessa domanda."
Angel > "Avanti Marc, vai a dormire. Domani mattina devi partire. Buonanotte e fai bei sogni."
Marc > "Mettiti a dormire anche tu."
Angel > "Ma non posso!"
Scalcio via le lenzuola.
Marc > "Ma si può sapere che succede?"
La scritta "online" sotto la foto di Angel sparisce e, in un primo istante, mi passa per la mente il pensiero di lasciar perdere e provare a prendere sonno. Probabilmente le starò rompendo le scatole, mentre lei vuole solo restare sola.
Ma io non riesco mai a lasciar perdere, non quando si tratta di Angel.
Realizzando che non riuscirò mai ad addormentarmi, mi alzo e inizio a vestirmi, cercando di fare il minor rumore possibile per non svegliare Alex.
Recupero il cellulare e le chiavi della macchina, e raggiungo il palazzo di Angel in meno di un minuto.
Non ci penso neppure a suonare il citofono, le invio semplicemente un messaggio.
Marc > "Angel, aprimi, avanti."
Angel > "Sei caduto dal letto e hai sbattuto la testa?"
Marc > "Finirò per sbattere la testa contro il portone se non mi apri."
Angel > "Tu sei fuori."
Marc > "Fuori, davanti al tuo portone, sotto casa tua, esatto."
Il portone si apre ed io entro, salendo le scale di corsa.
Quando arrivo davanti alla porta del suo appartamento, vi busso contro appena, ed Angel mi apre dopo qualche istante.
<<Che diavolo ci fai qui?>> mi chiede subito, non appena entro in casa sua.
<<Non rispondevi ai miei messaggi e ho deciso di venire da te per sapere come stavi.>> replico, mentre i miei occhi si riempiono di lei.
È assolutamente adorabile.
Indossa una lunga maglia con un gattino disegnatovi sopra, le gambe nude, e i capelli sciolti.
<<Veramente, io ti ho risposto.>> precisa lei, incrociando le braccia sotto il seno.
<<Ti ho chiesto "che succede?" e non mi hai più risposto. Io mi preoccupo Angel, lo sai.>>
Solo adesso noto la luce accesa in salotto, e che Angel non sta parlando a bassa voce.
<<Tua madre?>>
<<Da mia zia.>> si limita a dire, indicando con un cenno il piano superiore. <<così io posso guardarmi in santa pace tutto quello che voglio senza dover fare silenzio.>>
<<Ma si può sapere perché sei sveglia a quest'ora? E perché sei triste?>> le chiedo, andandole dietro.
Il portatile è posato sul divano, accanto ad una ciotola colma di patatine.
Patatine a quest'ora?
Ma è Angel, non mi stupisco.
<<Daenerys ha chiuso Viserion e Rhaegal nelle catacombe!>>
Resto a guardarla, sbigottito e confuso.
<<Cosa?>>
Angel scuote la testa, roteando gli occhi, mentre va a sedersi sul divano.
<<Daenerys ha incatenato e rinchiuso Viserion e Rhaegal nelle catacombe per evitare la loro fuga dopo che Drogon è fuggito e...ha ucciso una bambina.>>
<<Stai guardando cose del genere a quest'ora? E chi diavolo sono questi tre?>>
<<Marc, accidenti, eppure dovresti sapere quanto mi piacciano i draghi, no?>> replica Angel, guardandomi male.
<<È vero, sono dei draghi, scusami angioletto.>> la raggiungo, sedendomi accanto a lei e congiungendo le mani, come se la stessi pregando di perdonarmi. <<ed è per questo che sei triste?>>
<<Direi, Marc, è l'ultimo episodio della stagione, dovrò aspettare un anno per il seguito, mi sono svegliata a quest'ora per questo, per vedere Daenerys con il cuore a pezzi mentre si separa dai suoi cuccioli!>>
<<Dei veri cuccioli indifesi.>> non posso fare a meno di commentare, e lei mi fulmina con lo sguardo e io alzo le braccia come a chiederle nuovamente scusa.
<<E la ragazza dai capelli quasi bianchi che hai messo come foto profilo su whatsapp che c'entra?>>
<<Marc, ma quella è Daenerys, uffa!>> sbotta Angel, gettando la testa all'indietro. Non posso fare a meno di ridere per l'imbarazzo. Non ne sto dicendo una buona.
<<Sono un cretino, scusami. Non ci capisco niente di Game of thrones e so zero a riguardo, ma sono molto contento che Javier un anno fa ti abbia fatto scoprire questa serie, devo ringraziarlo.>> commento, con ironia.
<<Io invece devo picchiarlo. Tolti Daenerys e i draghi devo girarmi dall'altra parte una volta sì e quella dopo pure, troppo cruda. Resisto solo per la mia regina e i suoi draghi.>>
<<Ti piace proprio la ragazza, eh?>>
Angel mi rivolge un largo sorriso.
<<Tantissimo.>>
Poi lancia uno sguardo allo schermo del pc e io mi allungo verso di lei, per abbracciarla.
La sento abbandonarsi contro di me, mentre mi circonda il collo con le braccia e affonda il viso nella mia spalla.
<<Sei venuto qui solo per quello?>>
<<Sono venuto qui per te, solo per te. Devo esserci sempre per te. Voglio esserci sempre per te.>>
Angel mi stringe ancora più a sé, e la sento strofinare il viso contro la stoffa della mia maglietta.
Poi, scioglie l'abbraccio e scuote appena la testa.
<<Beh, ora che hai visto che è tutto okay, puoi anche tornare a casa.>>
<<Scherzi? Ora sono qui e resto qui. Tu sei sveglia, io anche, che senso avrebbe stare ognuno a casa propria?>> replico, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <<sempre che tu non voglia che io me ne vada, ovviamente.>>
<<Non dire fesserie. Anzi...sono molto felice che tu sia qui.>> dice, in un sussurro, abbassando lo sguardo.
L'attiro a me e le poso un bacio tra i capelli.
<<Anche io di essere qui, piccolo angelo. Ora, cosa vogliamo fare?>>
Angel alza appena lo sguardo verso di me e solleva le spalle.
<<Vogliamo vederci un film? Qualunque cosa ti faccia stare bene.>> le accarezzo una guancia con il pollice, e Angel socchiude gli occhi, per poi riaprirli e puntarli nei miei.
<<C'è qualcosa che vorrei tanto vedere, uno dei miei "comfort movie". Ma...>> la vedo arrossire, mentre abbassa lo sguardo, come se fosse in imbarazzo.
<<Allora guardiamolo. Insieme.>> la incito, accarezzandole nuovamente la guancia con il dorso della mano. Angel mi guarda, incerta
<<Dubito che possa piacerti. Manda un po' all'aria la mia reputazione da ragazza senza cuore.>>
<<Quale non sei.>> preciso, chinando il viso verso il suo e Angel alza lo sguardo verso di me, inarcando un sopracciglio. Può dire quel che vuole, per alimentare quest'idea che ha di sé, e che anche gli altri hanno, vedendola totalmente disinteressata verso tutto ciò che concerne sentimenti romantici, ma io la conosco.
Io so chi è.
<<Avanti, di che film si tratta?>>
Angel inclina il capo e si avvicina al mio orecchio.
<<La Bella e la Bestia.>> sussurra, per poi allontanarsi da me.
<<La Bella e la Bestia.>> ripeto, guardandola, anche se lei continua a tenere lo sguardo fisso sull'orlo della sua maglietta. Annuisce, e io le poso un dito sotto il mento, affinché mi guardi in faccia.
<<Guardiamolo, avanti.>> mormoro, sorridendo, e Angel spalanca gli occhi.
<<Dici sul serio?>>
<<Certo! Perché ti sembra così strano? Voglio starti vicino, sempre, voglio essere sempre presente per te, guardare con te il tuo film preferito, ascoltare la tua canzone preferita, vivere la tua felicità assieme a te, perché non c'è cosa più bella per me del vederti felice, Angel.>>
Angel mi fissa con uno sguardo che non riesco a decifrare. Gli occhi paiono quasi lucidi e sul suo viso sembra si stiano susseguendo una serie di emozioni che non comprendo.
Come se mi vedesse per la prima volta, come se si fosse resa conto solo ora di chi ha di fronte.
Ma sono sempre io, Marc.
La vedo poi sorridere, mentre si morde il labbro inferiore.
<<Grazie Marc. Sei così prezioso.>> dice, per poi posarmi un bacio sulla guancia. Un bacio così lento e dolce in grado di azzerare letteralmente l'aria nei miei polmoni. Resto lì, ad occhi chiusi, ad assaporare la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle, e quando si allontana, mi sento inspiegabilmente vuoto.
Angel resta vicina al mio viso, e mi osserva per qualche istante, improvvisamente seria, ed io rimango lì, immobile, con il cervello in tilt. Non ho idea di quello che stia succedendo e la cosa mi manda in confusione. Poi, Angel scuote la testa e sembra riprendere padronanza di sé.
Si alza, e va ad accendere il televisore, e, dopo aver inserito il dvd nell'apposito lettore, spegne la luce.
<<Posso? O preferisci che la lasci accesa?>> mi chiede, riaccendendo la luce.
<<No, anzi, io preferisco guardare la tv al buio, così si crea l'illusione di essere al cinema.>> spiego, e lei annuisce, spegnendo la luce.
<<Ma tu sei sicura di volerla spegnere? Prima avevi la luce accesa.>> ricordo, sfilandomi le scarpe sfregandole una contro l'altra per non dovermi poi andare a lavare le mani come mi imporrebbe Angel.
<<Prima ero da sola, ora ci sei tu.>> replica, semplicemente, venendo verso di me. Non riesco a nascondere il sorriso che si colora sulle mie labbra al sentire le sue parole.
Mi sposto con un salto sulla penisola del divano, e lei mi raggiunge, sedendosi al mio fianco, mentre il film inizia.
Faccio scorrere un braccio lungo la sua schiena, attirandola a me, mentre Angel si volta verso di me e posa la testa sulla mia spalla, un braccio sul mio petto.
Sento il modo in cui Angel si abbandona contro di me, il modo in cui strofina la testa sulla mia spalla, in cui mi accarezza il petto con la mano, il sorriso che vedo spuntare sulle sue labbra e mi viene la pelle d'oca.
Allungo anche l'altro braccio per andare a posarlo sui suoi fianchi, come se potessi avvicinarla ancora di più a me, come se non fossimo ormai un tutt'uno, come se non mi fosse ancora abbastanza vicina.
Angel recita a bassa voce il monologo iniziale, poi si stringe nelle spalle e porta la mano che era posata al centro del mio petto, tra la sua guancia e la mia spalla.
Intuisco subito l'effetto che ha questo film su di lei.
I suoi occhi si illuminano e allo stesso tempo, un velo di malinconia li riempie, come se questo film avesse il potere di farla stare bene ma allo stesso tempo male.
Osserva ogni scena come se fosse innamorata.
<<Oh Marc, ti prego, balliamo!>> esclama, all'improvviso, quasi spaventandomi, voltandosi verso di me e prendendomi le mani.
<<Ballare?>> chiedo, confuso, mentre le note dell'ennesima canzone riempiono il salotto.
<<Sì, per favore...>> mormora, avvicinandosi al mio viso, e intrecciando le dita con le mie. Sento lo stomaco contorcersi su se stesso, mentre mi guarda con quegli occhi dolci e languidi, e realizzo che Angel è l'unica a cui non potrei mai dire di no.
Osservo la scena alle sue spalle, e intuisco che si tratta della famosa scena del ballo e le sorrido, alzandomi e prendendola tra le mie braccia.
Siamo scalzi, al centro del suo salotto, in piena notte, e realizzo che il viso di Angel è la cosa più bella e disarmante che io abbia mai visto.
La felicità su di lei ha un colore bellissimo. Non l'ho mai vista così felice e spensierata, neppure quando sono tornato a casa dopo aver vinto il mondiale in Moto2 o in MotoGP lo scorso novembre.
I suoi occhi brillano come due stelle nell'oscurità della notte, le labbra sono incurvate in un sorriso pieno di luce, e non sta neppure facendo commenti sulla sua altezza, sottolineando che persino io riesco a sovrastarla.
Angel porta una mano sulla mia spalla, mentre l'altra si unisce alla mia e punta quegli occhi che mi fanno tremare il cuore, nei miei.
Solo che entrambi abbiamo dimenticato un piccolo dettaglio.
Io non so minimamente ballare, ma ad Angel la cosa non sembra interessare granché.
<<È una storia sai
Vera più che mai
Solo amici e poi, uno dice un "noi"
Tutto cambia già.>>
Canta Angel, accarezzandomi i capelli sulla nuca, con quello sguardo carezzevole che mi colpisce al cuore.
Sto cercando in tutti i modi di non calpestarle quei piedi minuti che si ritrova, anche perché so che le farei male, con i piedi enormi che ho.
Non faccio in tempo a pensarlo che succede, e Angel stacca lo sguardo da me per posarlo sul suo piede sinistro.
<<Joder, Angel, scusami, sono un idiota, perdonami!>> esclamo, con l'intenzione di chinarmi per prenderle tra le mani il piede che le ho pestato, e penso che in Angel tutto è meraviglioso.
Anche i piedi.
Ma lei mi tira su, scuotendo la testa, quel sorriso e quello sguardo ancora lì, a colorarle il viso.
Vorrei vederla sempre così, sempre.
<<Non importa.>> mormora, e lascia andare la mia mano, per andare ad allacciare il braccio intorno al mio collo, mentre si alza sulle punte dei piedi, e, con il viso chinato verso il suo, ora le punte dei nostri nasi quasi si sfiorano.
<<Meglio?>> chiede, in un sussurro, accarezzandomi i capelli sopra l'orecchio sinistro.
Non riesco a dire una parola, sono totalmente ipnotizzato da lei.
Riprendiamo a ballare, lentamente, e non riesco a trattenermi dal posarle un bacio sulla fronte.
<<Quando sembra che
Non succeda più
Ti riporta via come la marea
La felicità.>>
Canta, in un soffio, guardandomi dritto negli occhi, e li vedo tremare, un lampo attraversarli e torna a posare i piedi per terra, scostando lo sguardo dal mio e poggiando la testa sulla mia spalla.
Sento la maglietta bagnarsi proprio sul punto dove Angel ha posato il capo, e quando mi fermo, non appena la musica finisce e faccio per accarezzarle una guancia, lei si scosta da me come se bruciassi, e torna a sedersi sul divano.
<<Angel, perché stai piangendo?>> le chiedo, raggiungendola. <<E non dire che non stai piangendo, per favore.>> aggiungo, prima che possa ribattere con uno dei suoi soliti: "Marquez, sei impazzito? Io non sto piangendo.>>
Angel scuote la testa, sogghignando.
<<Te l'ho detto, questo film mi rende estremamente sensibile.>> replica, sollevando le spalle, e io le prendo il viso tra le mani.
<<Sei sicura che sia solo questo? Quello sguardo, poco prima...>>
Angel annuisce, ma i suoi occhi fuggono dai miei.
<<Ma certo Marquez, avanti. È solo che amo particolarmente questa canzone. La sento...molto.>> dice, portandosi una mano al centro del petto.
La guardo per qualche istante, poi terminiamo di guardare il film, in silenzio.
<<Vorrei rivederlo di nuovo.>> soffia, mentre scorrono i titoli di coda.
<<Invece dovresti andare a dormire, almeno per qualche ora.>>
<<Anche tu se è per questo. Non hai un aereo tra diverse ore?>>
<<Poche, in realtà. Sono le cinque e trenta. Tra un'ora e mezza la sveglia in camera mia suonerà.>> sogghigno, e Angel scuote la testa.
<<E cosa ridi?>>
<<Avanti Angel, ho ventun anni. E anche tu non hai chiuso occhio, non farmi la predica.>>
<<Giusto. In fondo non è male stare svegli, ogni tanto.>> ribatte, alzando le spalle.
<<Soprattutto quando io e te siamo insieme.>> aggiungo, sfiorandole una guancia con l'indice.
Angel solleva lo sguardo verso di me giusto per un istante.
<<Andate a Tarifa, vero?>> annuisco.
<<Sì, e avrei tanto voluto che venissi anche tu.>>
<<Unica ragazza in mezzo a un gruppo di ragazzi? No, grazie.>> sogghigna, scuotendo la testa.
<<Ma non saresti stata la sola, ci sarà anche ->> mi interrompo, mordendomi la lingua, anche se non capisco il perché di quel mio gesto.
<<Paola gambe lunghe, vero?>> continua lei, inarcando un sopracciglio e tirando un angolo delle labbra verso l'alto.
Ora la riconosco.
Riconosco l'Angel sarcastica e con il pieno controllo di sé.
Annuisco di nuovo, anche se non capisco come faccia a saperlo.
<<Lo hai detto qualche settimana fa che ci sarebbe stata anche lei.>> spiega, come se avesse letto i miei pensieri, mentre Duchessa appare in salotto e la raggiunge sul divano. Angel la porta sulle sue gambe, ed inizia ad accarezzarla.
<<Sì, gliel'ho proposto al Mugello, pensando che in realtà avesse già organizzato qualcosa, invece...>>
<<Invece era libera, anche se scommetto che avesse già tutto pronto per le vacanze, ma ha annullato il tutto cinque minuti dopo che glielo hai chiesto.>> replica, l'ironia nella voce e nello sguardo.
<<Io sarei stato molto felice se tu avessi deciso di venire con noi.>> continuo, tendendomi verso di lei, e lo sguardo di sottecchi che mi rivolge mi colpisce.
Pare triste, sofferente.
<<Invece per me sarebbe stata una specie di tortura, Marquez. Sai come sono fatta. Mi sarei sentita a disagio, di troppo. Scommetto che ti divertirai così tanto che neppure sentirai la mia mancanza. E probabilmente è giusto così.>> dice, alzandosi in piedi e il suo tono è quasi glaciale.
<<Angel, ma che stai dicendo? Sai bene che mi mancherai tantissimo, e che probabilmente ti riempirò di messaggi e cercherò di telefonarti tutti i giorni.>> replico, alzandomi anch'io e piazzandomi davanti a lei.
Ma capisco subito che non è più l'Angel di meno di un'ora fa, quella con la felicità dipinta in viso, quella che mi guardava in quel modo talmente carezzevole da sentirmi toccare fino in fondo all'anima.
Mi da le spalle, e la sento sogghignare, ma sembra più una risata amara.
<<Non serve, tranquillo. Tra una settimana sarai di nuovo qui. Pensa a divertirti con i tuoi amici, che ti vedono sicuramente meno di quanto ti vedo io, e ->> s'interrompe, e torna a guardarmi, un sopracciglio inarcato. <<con Paola. Anzi, hai fatto bene ad invitarla a venire in vacanza con te. Divertiti anche con lei, mi raccomando. E non pensarmi, pensami il meno possibile.>>
Sono letteralmente frastornato.
Non ho idea di cosa le prende.
Continua a fissarmi, gli occhi in tempesta in netto contrasto con il suo volto, impenetrabile e dalla mascella contratta.
Sento Duchessa miagolare e raggiungerla, strofinandosi contro le sue gambe ed Angel si china verso di lei e la prende tra le braccia per poi affondare il viso nel suo candido manto.
<<Ora, forse, è meglio se vai. Tra un'ora dovresti svegliarti, teoricamente. Ed io vorrei provare a dormire, almeno per qualche ora. Sono un po' stanca.>> dice, alzando lentamente gli occhi lucidi su di me, per poi darmi nuovamente le spalle e avviandosi verso il corridoio.
<<Angel, ma ->> inizio, non sapendo cosa dire. <<Ci salutiamo così? Non possiamo lasciare le cose in questo modo, dobbiamo chiarirci prima che io me ne vada, perché so che finché non avrò sistemato tutto con te, io non riuscirò a pensare ad altro. Ti prego, abbiamo passato una...una notte bellissima io e te, insieme. Ti prego, non lasciarmi così.>>
La sento dire qualcosa, a voce talmente bassa che non riesco a capire.
<<Come?>> le chiedo, raggiungendola e piazzandomi nuovamente davanti a lei.
Angel solleva lo sguardo verso di me, per poi lasciar andare Duchessa.
Torna a guardarmi, e le labbra si incurvano in un sorriso malinconico.
<<È tutto okay Marc, non devi preoccuparti, davvero. Goditi questa settimana di vacanza, e non pensare a niente.>> le prendo una mano.
<<Davvero è tutto a posto?>>
<<Ma certo! Non fare lo sciocco.>> mi lascia una carezza leggera sulla guancia, ma i suoi occhi sono tristi. <<Ora vai, avanti.>> esclama, facendomi un cenno con la mano.
Io, invece, la prendo tra le braccia e le poso un bacio sulla guancia.
<<Tra una settimana sarò di nuovo qui, Angel. Mi mancherai tanto.>>
<<Sì...anche tu, Marc.>> replica, contro il mio petto.
~·~
Mancano pochi giorni al termine della mia vacanza. Io e gli altri abbiamo trascorso tutto il giorno nella piscina privata della villa che ho affittato, e ora abbiamo raggiunto il paese per cenare in un ristorante vicino al mare.
I negozi variopinti di questa cittadina andalusa colorano il viale, ma io quasi non faccio caso ai vari articoli che espongono. Paola invece, al mio fianco, osserva con attenzione le vetrine che mostrano abitini estivi dai mille colori, tenendomi sottobraccio.
Poi, dietro le lenti scure dei miei occhiali da sole, noto qualcosa. Mi allontano dagli altri e dalla presa di Paola, e mi dirigo verso il negozio che pare vendere decine di articoli diversi. Ma sono i poster ad avere attirato la mia attenzione.
O meglio, uno in particolare.
Raffigura la ragazza dai capelli biondo platino con uno dei suoi draghi, ancora cucciolo, con le ali spalancate, sulla sua spalla.
<<Marc, non sapevo ti piacesse Daenerys.>> esclama Miguel, apparendo alle mie spalle.
<<No in effetti, basta solo essere dotati di occhi.>> ribatte Andreas, accanto a lui, scoppiando in una fragorosa risata.
<<Chi?>> esordisce Paola, con fare annoiato.
<<Salve ragazzi, posso esservi d'aiuto?>> un signore sulla sessantina esce dal negozio, probabilmente il proprietario.
<<Sì certo, vorrei acquistare questo poster.>> replico, con un sorriso.
<<Vuoi comprarlo?>> mi chiedono i ragazzi in coro, mentre io mi limito ad annuire.
Dopo averlo acquistato, tra le domande dei ragazzi che continuano a chiedermi cosa abbia intenzione di farci con un poster, come se si potessero fare tante cose con un poster, tiro fuori il telefono dalla tasca dei pantaloncini e scrivo un messaggio ad Angel.
Marc > "Ti voglio bene."
La sua risposta arriva durante la cena.
Angel > "Così, di botto, totalmente a caso, a quest'ora. Ti voglio bene anch'io, Marquez."
Sorrido, e dopo averle risposto con un cuore, mi unisco ai discorsi degli altri.
~·~
Non vedo l'ora di far vedere ad Angel il poster che ho comprato per lei.
Le scrivo un messaggio non appena arriviamo a Cervera, con scritto semplicemente che ho una sorpresa per lei.
Quando però, noto che visualizza senza rispondere, rimango un po' stranito. Di solito Angel risponde sempre, anche se si tratta di mandarti a quel paese.
A quest'ora deve essere al bar, forse è per questo che non ha risposto.
Quando arrivo a casa, saluto i miei genitori e lascio i bagagli in camera mia, recupero il poster, chiuso in una scatola a forma di lungo tubo che ho messo nel trolley, e corro da Angel.
Mi fermo davanti alla porta del bar e nascondo il regalo dietro la schiena, poi, entro.
<<Buongiorno!>> esordisco, ed Angel si volta di scatto verso di me, mentre sua madre mi saluta con un bacio sulla guancia.
Lei invece rimane lì, immobile, dietro il bancone, guardandomi come se fosse spaventata da qualcosa, mentre continua a guardare verso la porta, come se aspettasse l'arrivo di qualcuno.
<<Angel, non vieni ad abbracciarmi?>> le chiedo, allargando un braccio, e guardandola confuso.
<<Certo.>> soffia, abbassando lo sguardo, e raggiungendomi. Mi stringe forte, e chiudo gli occhi, felice di stringerla nuovamente tra le mie braccia.
<<Mi sei mancata tantissimo.>> soffio, tra i suoi capelli.
<<Anche tu, Marc. Allora, questa sorpresa?>> mi chiede, ma la sua voce pare quasi tremare. <<Anzi, vieni, andiamo nel retro.>> aggiunge, non appena vede arrivare dei clienti.
La seguo nel retro, e si volta subito verso di me, in attesa.
Le porgo subito il lungo tubo, con un sorriso.
<<Aprilo, avanti.>>
Angel lo guarda con fare confuso, poi, il suo viso contratto si distende e sogghigna, scuotendo la testa e portandosi le mani al volto.
<<Oh Marc, che diavolo è?>>
<<Se non lo apri non lo saprai mai.>> replico, sollevando le spalle, ed Angel solleva il coperchio, le labbra incurvate in un sorriso.
<<Oh cielo...>> mormora, mentre srotola il poster. <<Oddio! Un poster di Daenerys! Ma dove lo hai trovato?>> mi chiede, felice.
Prima che possa risponderle, mi getta le braccia al collo e mi posa un bacio sulla guancia.
<<Grazie Marc, è bellissimo.>>
<<Sapevo che ti sarebbe piaciuto, non appena l'ho visto. L'ho comprato in un negozietto a Tarifa, la sera in cui ti ho scritto quel "ti voglio bene".>>
<<Sei l'idiota più adorabile che abbia mai incontrato.>> replica, con un largo sorriso a tingerle le labbra. <<Grazie, davvero, è stupendo.>> continua, guardandolo, per poi abbracciarmi nuovamente.
~·~
Quando mi sveglio, il sole è alto nel cielo.
Il ricevimento è andato avanti fino alle sei del mattino, e ricordo bene di essermi spogliato praticamente con gli occhi chiusi non appena sono tornato a casa e di essermi gettato sul letto come un sacco di patate.
Dopo aver affrontato Angel mi sono scolato altre due birre, l'unico modo per evitare di posare lo sguardo su di lei, vederla ridere, sorridere con altri, come se non fosse successo nulla tra noi e non desiderare di urlare.
Solo che ricordo perfettamente di non essermi buttato in ginocchio davanti a lei per allacciare le braccia intorno alle sue caviglie, solo perché Alex me lo ha letteralmente impedito tirandomi per il colletto della camicia.
Avrei voluto essere ovunque tranne a quel ricevimento, averla costantemente sotto gli occhi, così vicina, eppure lontana migliaia di chilometri.
<<Mi scoppia la testa...>> piagnucolo, portandomi una mano alla testa e con l'altra, il cuscino in faccia, in modo da mettermi al riparo dai raggi del sole.
Ho la nausea, mi gira la testa e mi sento uno schifo, non solo fisicamente.
Speravo di poter dimenticare quello che io ed Angel ci eravamo detti, invece, continuo a sentire le sue parole rimbombarmi nel cervello.
Aveva detto che Joan era il ragazzo giusto per lei.
Ed era quello che in fondo avevo sempre pensato anch'io.
Aveva detto che con lui stava bene, che la faceva spensierare, che era simile a lei, e io sapevo che era vero.
Avevo sempre saputo che lui rappresentava tutto quello che Angel desiderava in una persona, sapevo che prima o poi lei se ne sarebbe accorta, e mi avrebbe lasciato.
Sapevo che presto si sarebbe resa conto che poteva avere qualcosa di meglio, di molto meglio di me, che meritava qualcosa di meglio di uno come me.
Quando a ottobre li vedevo così vicini, una parte di me sapeva che Joan sarebbe riuscito a conquistare il suo cuore.
Sapevo che sarebbe riuscito a portarla via da me, anche se aveva avuto un bell'aiuto da una serpe velenosa.
Aveva detto che lui c'era stato per lei quando aveva avuto bisogno di lui.
Ed è questo, forse, a ferirmi ancora di più. Io non c'ero. Angel era crollata ed io non ero lì per sorreggerla o aiutarla a rialzarsi. E realizzare che era stata lei a non volermi accanto a causa di una bugia assurda, mi distrugge. Mi distrugge pensare a lei a pezzi, mentre io ero lontano, quando avrei voluto starle accanto ogni istante. Io ho bisogno di starle accanto quando è più fragile, io devo starle accanto. Sento questo bisogno disperato al centro del petto, portarmi quasi alle lacrime.
Ogni cellula del mio corpo brama di starle accanto, è un qualcosa di indispensabile per me.
E sento la gelosia bruciare nel mio petto all'idea di loro due insieme.
Ma io per lei, ormai, sono il passato.
Prova davvero qualcosa per lui, lo leggo dai suoi occhi, dal modo in cui parla di lui, dal rossore spruzzato sulle sue guance.
Sarei mai riuscito a passare oltre?
Sarei mai riuscito un giorno a guardare indietro e a pensare a questo periodo senza più soffrire?
A pensare a lei senza provare più nulla?
A dimenticarla, a scordarmi il suo viso, i suoi occhi, il modo in cui mi baciava e mi tirava i capelli?
Mi sollevo, e decido di prendere qualcosa per calmare il mal di testa.
Dopo, faccio una doccia, per cercare di darmi una svegliata.
Mi guardo allo specchio, e sembro uno straccio. Ho gli occhi rossi e gonfi a causa della sbornia, e mi sento davvero da buttare via.
Alex sta ancora dormendo e sono le quattro del pomeriggio.
Ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe, quindi, decido di andare a fare una passeggiata con Stich, il bassotto che Alex ha preso più di due settimane fa. Dopo avergli messo il guinzaglio, usciamo.
Magari dopo aver passeggiato un po' all'aria aperta, mi sentirò meglio.
~·~
[Angel]
<<Allora, ti sei divertita?>>
<<Abbastanza. Certo, il ricevimento è andato avanti fino alle prime luci dell'alba, immagino, ma io e Andrew siamo andati via prima, verso le tre. Non sono mai stata così tanto ad una festa, davvero, non sono abituata!>> sogghigno, portandomi una mano alla fronte e scuotendo la testa.
<<Mi sarebbe piaciuto venire con te, scricciolo. Mi sei mancata così tanto. Ma sono contento di sapere che ti sei divertita. Andrew mi ha mandato il video del lancio del bouquet...solo tu potevi fare una cosa simile.>>
<<È una cosa molto da Angel, Joan caro. Lascia che siano le altre a strapparsi i capelli per quel bouquet, io per fortuna ho desideri diametralmente opposti.>>
Mi guardo intorno.
In questa domenica pomeriggio che pare trascinarsi quasi pigramente, sentivo il bisogno di stare un po' da sola, a passeggiare tra i sentieri in terra battuta, e ammirare le colline che si perdono all'orizzonte, sotto la luce dorata del sole di fine maggio.
Avevo bisogno di provare a fare ordine tra i miei pensieri, ma in realtà, è un qualcosa di impossibile. Più penso, più mi addentro in luoghi che non voglio esplorare.
Osservo la punta bianca delle mie scarpe e mi sento così comoda.
I miei occhi scorrono poi sui pantaloncini che sbucano da sotto la felpa enorme che riporta la scritta Friends, dell'omonima serie tv, la mia preferita. Vorrei sedermi un po' ad ammirare l'orizzonte, ma non so se sia una grande idea, con i pantaloncini, non vorrei tagliarmi una gamba in verticale.
Trovo un punto tra le rocce che sembra abbastanza comodo, e decido di sedermi.
<<Andrew?>>
<<Sta tornando a Barcellona. Gli ho detto di scrivermi un messaggio non appena arriva.>>
<<Tu invece partirai domattina?>>
<<Domani pomeriggio. Mia madre ha il turno al mattino, quindi non può accompagnarmi. Mi porterà all'aeroporto nel primo pomeriggio, e tornerò da te, biondino del mio cuore.>>
Non è solo per questo che partirò domani pomeriggio. Sotto le continue insistenze di Andrew, ho deciso di andare a fare visita alla mia dottoressa qui a Cervera. In Italia mi sono appoggiata al medico dei miei nonni, ma, ho ancora il mio medico di fiducia qui a Cervera, e mi sembra giusto parlarne prima con lei, anche se, se non fosse stato per Andrew, avrei continuato a cercare di ignorare il problema.
Ho semplicemente paura.
Paura di quello che potrebbe essere.
E preferisco scappare o voltarmi dall'altra parte, che affrontare le cose.
Sono esausta.
Vorrei poter vivere un po' di tranquillità, ed è anche per questo che mi sto aggrappando con tutte le mie forze a Joan, il mio scoglio, il mio briciolo di tranquillità.
<<Amore, ti prego, non sono più biondo da diversi mesi.>> piagnucola Joan, e io scoppio a ridere.
<<Ma trovo che ti doni particolarmente questo nomignolo!>> replico, quando, del tutto improvvisamente, un cane mi salta sulle gambe. O meglio, un adorabile cucciolo di bassotto, che inizia a leccarmi le cosce nude, poi, la mano con cui inizio ad accarezzarlo.
<<Joan, non ci crederai, ma un cane mi è appena saltato addosso!>> dico, tra le risate, mentre, in lontananza sento una voce chiamare qualcuno.
<<Devo ingelosirmi?>> chiede Joan, ridendo.
<<Non c'è gara con queste creature deliziose, tesoro, perdi in partenza.>> cinguetto, mentre controllo la targhetta che pende dal collare del cucciolo.
Stich.
Chi diavolo chiamerebbe un cane in questo modo?
<<Ho il cuore a pezzi.>>
<<Vorrà dire che te lo riparerò domani sera, quando saremo di nuovo insieme.>> soffio.
<<Comunque, capisco benissimo quel cane, anche io vorrei spalmarmi addosso a te in questo preciso istante.>> mormora Joan, a voce bassa e io sorrido, mordendomi il labbro inferiore.
<<Domani sera, Joan caro, domani sera...>>
<<E chi ci arriva?>>
<<Ci arriverai, tranquillo. Dai, ci sentiamo più tardi.>>
<<A più tardi, mi luz.>>
Chiudo la chiamata, sorridendo, e infilo il cellulare nella tasca centrale della felpa. Prendo poi il cucciolo tra le mani.
<<E tu di chi sei, piccolo tesoro?>> gli chiedo, mentre lui mi lecca la punta del naso.
<<È mio.>>
Rizzo la schiena non appena quella voce giunge al mio orecchio.
Sento i brividi riempirmi la pelle, e mi volto verso il punto da cui la sua voce è arrivata, e lo vedo, in piedi, in piena luce, con indosso una felpa grigio chiaro e un paio di pantaloncini, e il cappellino con la visiera al contrario.
Il cappellino con la visiera al contrario.
L'ennesimo modo per rendermi estremamente debole, perché ho sempre trovato Marc assolutamente irresistibile e dannatamente sexy con la visiera al contrario.
Mi alzo e lascio andare Stich.
<<In realtà è di Alex, ma...cambia poco.>> aggiunge, mentre Stich gli corre incontro e lui si china per mettergli il guinzaglio.
<<Non avevo idea fosse vostro.>>
<<Figurati, come potevi saperlo? È colpa di questo birbante, ma soprattutto mia, che ho avuto la brillante idea di togliergli il guinzaglio e di farlo correre in libertà, se non si fosse fermato Alex mi avrebbe ammazzato.>>
<<E avrebbe fatto bene.>> replico, inarcando un sopracciglio.
Mi rendo subito conto di quello che ho detto e rimango immobile, sorpresa.
Sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Marc che parla, e io che commento le sue gesta.
Come se non fosse successo nulla, tra noi.
Come se fosse rimasto tutto immobile, immutato nel tempo.
E realizzo che non vorrei altro che tornare indietro a quello che eravamo.
Alla nostra amicizia, al nostro rapporto pieno di sfumature.
Anche Marc è rimasto a guardarmi, sorpreso.
I ricordi di ieri sera, delle sue parole, del modo in cui mi stringeva a sé, in cui premeva il corpo contro il mio, del modo in cui mi guardava, del modo delicato e arrendevole con cui ha posato le labbra sulle mie, come una supplica, mentre quel dolore misto a disperazione mi toglieva il respiro, mi pervadeva non appena le sue labbra sfioravano le mie, ogni cosa mi appare davanti agli occhi come le scene di un film.
Ho la strana sensazione che per quanto proverò a scappare da lui, non ci riuscirò mai completamente, soprattutto se lui continua a vivere nella mia testa.
Infilo le mani nella tasca della felpa, scuotendo la testa.
<<Forse è meglio che ->>
<<Sei andata via prima dal ricevimento, vero?>> mi chiede, interrompendomi e noto il modo in cui mi guarda, quasi con disperazione, mentre si morde il labbro inferiore.
Come se fosse pronto a dire qualunque cosa pur di tenermi lì a parlare con lui.
<<Sì, verso le tre.>> replico, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Marc annuisce, e sbatte velocemente le palpebre. Gli do nuovamente le spalle e lo sento parlare, ancora una volta.
<<Comunque non...non sono riuscito a dirtelo ieri, ma...eri davvero una visione. Meravigliosa.>>
<<Grazie, Marc. Anche tu stavi molto bene.>>
<<Quando...quando partirai?>>
<<Domani pomeriggio.>>
<<Vai a Maiorca?>> incrocio le braccia sotto il seno.
<<Sì.>> continuo a rispondergli, quando in realtà vorrei andarmene il più lontano possibile da qui.
O forse, vorrei solo posare la testa sulla sua spalla e perdermi nella meravigliosa sensazione di averlo tra le mie braccia. Marc annuisce subito, come se si fosse reso conto di aver fatto una domanda stupida.
<<Certo, ovviamente...scusami.>>
Inspiegabilmente, mentre lo guardo, sento un dolore sordo al centro del petto, togliermi il respiro per un istante e sento le lacrime spuntarmi agli angoli degli occhi.
Faccio un passo indietro e mi porto una mano al viso, per poi dargli le spalle, e avviarmi lungo il sentiero.
Inizio a piangere, la mia emotività talmente fuori controllo da non riuscire più a frenarla, a bloccarla.
La mia mente non riesce più a controllarla.
So solo che guardarlo mi fa male, perché realizzo come tutto è andato distrutto.
Ieri sono riuscita a nascondermi dietro la solita maschera di Angel, la creatura algida e insensibile, ora, non ci riesco più, crollo, con ai piedi ciò che resta della mia maschera.
<<Angel, ti prego, aspetta, ti scongiuro!>> Marc mi viene dietro, e mi prende per un braccio.
<<No, lasciami, per favore!>> singhiozzo, mentre lo sento contro la mia spalla. Mi volto a guardarlo, e il suo viso è così vicino, il suo profumo, i suoi occhi, le sue labbra, che sento le ginocchia cedere.
Le mie pupille si riempiono di quel viso che per me è un capolavoro di perfezione, su quel viso che per me è sempre stato casa.
Su quel viso su cui avrei voluto tenere gli occhi incollati fino alla fine dei miei giorni.
Mi rendo improvvisamente conto che non mi piace vivere senza avere Marc nella mia vita.
<<Ti prego, io...non scappare via da me. Voglio solo...parlare un po' con te, guardarti...guardarti almeno un altro po' prima che...che tu te ne vada.>>
Sento la sua voce tremare, i suoi occhi implorarmi. Lo sguardo di Marc è talmente intenso, come se fosse in grado di trapassarmi, che mi porta a guardare da tutt'altra parte, verso la valle, dove scorgo l'enorme garage che Marc ha iniziato a far costruire la scorsa estate, un capannone con l'insegna cubitale MM93 & AM73, sui toni del nero e del rosso.
<<E di cosa vorresti parlare, sentiamo? Di quello che è successo a Valencia? O di come non sia successo nulla? Io e te non abbiamo più niente da dirci, Marc.>> faccio per voltarmi, ma lo sento prendermi per un polso, con fermezza e dolcezza.
<<Angel, ti imploro, per favore...resta solo un altro istante.>> il suo viso è contratto e dagli occhi rossi sfugge una lacrima. Sento qualcosa spezzarsi dentro di me, e allungo una mano, catturando quella lacrima con un dito, e asciugandola. Marc chiude gli occhi, come se non avesse aspettato altro che quel mio tocco leggero.
Osservo le sue labbra dischiuse e penso a quanto siano belle, morbide, deliziose, a quanto vorrei sentirle sulle mie.
Dio, ma che diavolo vado a pensare?
Perché accidenti continuo a pensare a lui in questo modo?
Come posso io continuare a volerlo?
Mi rendo conto tutt'a un tratto che Stich ci ha girato intorno, avvolgendoci con la corda del suo guinzaglio.
<<Ehm...Stich...deve averci girato intorno e...>> Marc sbatte le palpebre e abbassa lo sguardo verso il bassotto.
<<Che diavolo hai combinato, bassotto dispettoso?>> non riesco a trattenere una risata e Marc mi lancia uno sguardo.
Lentamente, riusciamo a liberarci, e Marc rimprovera nuovamente Stich.
<<Stai bene?>> mi chiede poi, e io annuisco.
<<Ti va di...di sederci?>> mi chiede, titubante, ed io annuisco, un po' a disagio.
Ci sediamo l'uno accanto all'altro, lo sguardo che si perde verso l'orizzonte.
<<Allora, com'è Maiorca? Ti trovi bene?>> mi chiede, portandosi le mani all'interno della tasca centrale, esattamente come la sottoscritta, Stich accucciato ai nostri piedi.
<<Sei sicuro di voler parlare di questo?>>
<<No, in realtà solo l'idea mi fa morire dentro, ma pur di farti restare parlerei di qualunque cosa.>> replica, stirando le labbra.
Scuoto la testa, e decido di parlare di altro.
<<Al Mugello la prossima settimana, eh?>> Marc mi guarda come se fosse sollevato. Se parliamo delle corse è tutto a posto. È tutto più facile.
<<Già. Sarà dura come sempre, anzi, questa volta sarà ancora più dura.>> sogghigna, con amarezza e io non posso fare a meno di posare una mano sulla sua spalla. Lui solleva subito lo sguardo su di me.
<<Ma tu sai che puoi tutto, vero?>> Marc sorride, accennando un sorriso che si fa sempre più sicuro.
<<Sì. Sì, lo so.>>
<<Allora trasforma i loro insulti in benzina per passarli tutti. Falli impazzire, Marc.>> continuo, guardandolo negli occhi, cercando di trasmettergli tutta la forza di cui sono capace, anche se so benissimo che non ne ha affatto bisogno. Marc mi rivolge un largo sorriso, annuendo, e sento il cuore farmi le capriole nel petto.
Dio, può un sorriso essere così dannatamente bello?
Il cervello sembra andarmi letteralmente in tilt ogni volta che lo vedo sorridere.
<<Farò tutto quello che posso. Grazie Angel, grazie per appoggiarmi sempre.>> mi prende una mano e mi viene la pelle d'oca, ma, per fortuna, con la felpa che ho addosso, non può vederla. Noto che il suo sguardo viene catturato da qualcosa, più in basso, e, seguendo la direzione dei suoi occhi, capisco che sta osservando le mie gambe nude, la pelle d'oca ben visibile.
Sento la gola farsi secca, le parole morirmi in gola. I suoi occhi tremano sotto le ciglia, perché gli ho dato l'ennesima conferma che mi fa ancora effetto. Un effetto devastante.
<<Io ->> riesco solo a dire prima che Marc posi un dito sulle mie labbra, per poi accarezzarle con il pollice.
Cielo, penso di essere sul punto di morire.
I miei occhi si chiudono, e Marc posa la mano aperta sulla mia guancia, accarezzandola con dolcezza.
<<Lo intenté, pero no puedo, Angel. No puedo, contigo.>>
Apro gli occhi, lentamente, e lo vedo, mentre contempla il mio viso, come se non avesse visto niente di più bello al mondo.
Si china verso di me, e mi posa un bacio sulla guancia, talmento lento e intenso che sento i brividi scuotermi tutta. Mi sfugge un sospiro dalle labbra, mentre mi ricopre la guancia di baci leggeri, fino ad arrivare all'orecchio.
<<Te quiero, Angel. Te quiero ardientemente.>>
Soffia, lentamente, e mi sembra di impazzire.
Ma poi, lo sguardo dolce di Joan si affaccia alla mia mente, e volto la testa dall'altra parte.
Mi schiarisco la voce, e con la coda dell'occhio, noto che Marc è rimasto lì, immobile, a fissarmi.
<<Forse sarebbe meglio se smettessi di dirmi certe cose.>>
<<Mi dispiace, non smetterò mai di dirti che ti amo. E forse anche tu dovresti iniziare a pensare a cosa provi per me.>> mi volto a guardarlo di scatto, un sopracciglio inarcato.
<<Cosa provo io...per te?>>
<<Esattamente.>> replica, con sicurezza, e io sogghigno, scuotendo la testa.
<<Niente, Marquez, te l'ho già detto. Una parte di me ti vorrà sempre bene, ma...non farti film che non esistono.>>
Marc inclina il capo, un sorriso ironico dipinto sulle labbra.
<<Peccato che la tua pelle d'oca esiste, e parla per te. Peccato che il tuo corpo e i tuoi occhi ti tradiscano un istante prima, e quello dopo anche.>>
Sento la rabbia infiammarmi il sangue.
<<Oggi Marc Marquez scopre l'esistenza dell'attrazione fisica, cosa a lui sconosciuta fino ad un secondo fa, vero?>> replico, ironica, rivolgendogli un sorriso.
<<Anche quella nei tuoi occhi è attrazione fisica, Angel? Sei finita su un terreno in cui sono più ferrato di te, angelo, non ci provare.>> soffia, posando i palmi delle mani ai lati del mio corpo, e mi rendo conto di essere praticamente in trappola, con la parete di roccia alle mie spalle.
<<Come dimenticare che l'unica cosa che ti ha sempre guidato è una sola, Marquez, e riguarda sempre e solo le tue parti basse? Sei un esperto in questo, è vero. Allora non parlare di amore, perché di quello tu non sai niente.>> ribatto, guardandolo con odio.
<<Ah, non ne so niente, dici? Allora cos'è questa cosa che mi sta letteralmente uccidendo, da quando tu mi hai mollato da un giorno all'altro? Cos'è questo senso di disperazione quando ti penso con un altro, quando penso a te con lui, cos'è questo bisogno disperato di te che mi sta facendo impazzire? Cos'è questo continuare ad immaginare una vita con te, a passare ogni mio istante con te, a volerti accanto a me ogni istante, a voler condividere con te ogni cosa? Dato che dici che io non ne so niente, dimmi tu che cos'è.>>
Resto letteralmente immobile a fissarlo, confusa e frastornata dalle sue parole.
<<Dimmi, per te non è forse la stessa cosa? Possibile che non senti neppure un po' la mia mancanza? Neppure un briciolo di quanto io avverto la tua? Possibile che provi lo stesso che provavi con me, quando stai con lui?>> mi chiede, con disperazione.
Come dirgli che io non posso accettare che per me sia lo stesso?
Io non immagino una vita con nessuno, e lui lo sa.
Poso una mano sul suo petto, e cerco di allontanarlo da me.
<<Marc, ti ho già detto che io non ->>
<<Non ti fidi di me, certo. Perché per te è impossibile pensare che uno come me, abituato a un certo tipo di ragazze, possa volere una come te, come se tu non fossi una bellissima creatura, ma questo è un altro discorso. Per te è impossibile pensare che uno come me possa volere una ragazza come te, ma non volerla semplicemente, ma volerla, desiderarla disperatamente, ardentemente, pazzamente, tanto da non riuscire quasi a dormire. Curioso, vero? Non ho mai voluto qualcuno in questo modo, e tu lo sai bene, lo sai eccome, ma secondo te non so cosa sia l'amore. Va bene, Angel. Per te, in fondo, anche quello che c'è stato tra noi non era niente, vero? Beh, voglio che tu te lo metta bene in testa: è stato amore, Angel, è stato amore.>> scandisce bene le parole, come per far sì che me le imprima nel cervello. <<Che tu lo voglia o no, che tu ci creda o meno, quello che c'è stato tra me e te non era altro che fottutissimo, dannatissimo amore. Quando proverai a scavare dentro di te, a cercare di affrontare le tue paure, di scoprire che nelle debolezze e fragilità non c'è nulla di male, ma anzi, sono proprio loro a renderci unici e speciali, fammi un fischio. Pensi che rinnegarle ti renda più forte, ti renda indistruttibile? Beh, ti do una notizia, è l'esatto contrario. Spero che sarai abbastanza forte per affrontare tutto questo. Sappi che io, però, accanto alle tue debolezze e fragilità, vorrei viverci per sempre. Vorrei mischiarle con le mie, per diventare più forte, ancora più forte.>>
Mi osserva ancora per un istante, per poi allontanarsi da me, e alzarsi in piedi.
<<Ora vado, non ti disturberò oltre. Fai buon viaggio.>> lo osservo, mentre si allontana, letteralmente svuotata di ogni parola e di ogni pensiero.
Non so più cosa dire.
Non so più cosa pensare.
[Spazio Autrice]
Eccomi finalmente!
Non vedevo l'ora di pubblicare un nuovo capitolo, e, ci sono riuscita!
Spero che vi sia piaciuto, e che vi sia arrivata tutta l'intensità di questo capitolo, tutta l'intensità di Marc.
Fatemi sapere tutto quello che pensate, tutto quello che vi passa per la testa.
Vi voglio bene ❤
(Vi chiedo scusa per eventuali errori, non ho riletto il capitolo)
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