Everywhere

[Cause you're everywhere to me
And when I close my eyes it's you I see
'Cause you're everywhere to me
And when I catch my breath
It's you I breathe
'Cause every time I look
You're never there
And every time I sleep
You're always there]

[Angel]

<<Tu mi ami, Angel.>>

<<Mi ami con ogni fibra della tua parte irrazionale che non puoi controllare per quanto ci provi e ovunque ti giri, ovunque provi a scappare, ti rimango incollato addosso come un profumo che non puoi lavare via, un profumo che provi a non respirare ma che è già dentro di te e contro cui sei totalmente disarmata.>>

<<Mi ami così tanto che anche se la tua mente mi odia, continua a pensare a me sempre, anche quando provi a pensare ad altro, perché ho messo radici nella tua mente Angel, come ho messo radici nel tuo cuore e nei tuoi respiri.>>

Sentivo sempre la sua voce ripetere queste parole.

La sentivo in dormiveglia, nei miei sogni, nelle mie notti insonni.
E non mi dava pace, continuava a tormentarmi e sapevo che avrebbe continuato a farlo chissà per quanto tempo.

Chiudevo gli occhi e il suo sguardo appassionato, in fiamme, mi toglieva il respiro, lo sentivo bruciarmi sulla pelle come se fosse stato lì, in carne ed ossa, a pochi millimetri da me.

Non riuscivo a smettere di pensare alle sue parole, per quanto ci provassi, erano sempre lì nella mia testa.
Sentirlo dire che sapeva che lo amavo mi aveva fatto sentire improvvisamente con le spalle al muro, fragile e vulnerabile, incredibilmente esposta. Aveva prevalso il panico, perché lui non doveva neppure pensarla una cosa del genere, invece lo sapeva. Ne era convinto.

E il fatto che aveva ragione che non riuscivo a scacciarlo dalla mia mente per quanto ci provassi, mi faceva letteralmente infuriare.
Odiavo il fatto che avesse un potere su di me. Un potere enorme.

Mi stringo nella mia felpa leggera, mentre esco sul terrazzo. Le luci dell'alba dipingono il cielo di colori pastello, mentre anche l'ultima stella sparisce all'orizzonte. Duchessa mi raggiunge, accoccolandosi ai miei piedi. All'inizio era molto scostante con me, ma già dopo due giorni, era tornata ad essere più dolce. Mi chino per lasciarle una carezza, poi mi siedo, portando le ginocchia al petto.

È passata quasi una settimana dall'ultima volta in cui ho visto Marc eppure non c'è stato un solo istante in cui io non lo abbia pensato.

Mi sembra di essere sul punto di impazzire.

Non è possibile pensare continuamente ad una persona, sempre, qualunque cosa tu stia facendo.

Mi fa sentire così vulnerabile ammettere che ha ragione, che per quanto faccia di tutto per scacciarlo dalla mia mente, lui è sempre lì e più provo a cercare di non pensarlo, più lui è sempre nella mia mente, più lo sento addosso come una seconda pelle, come quel maledetto profumo che mi porto dietro.
Mi fa così male ammettere che è vero, che ogni volta che l'ho realizzato questa settimana, non ho potuto fare a meno di trattenere le lacrime, perché non volevo che i miei nonni mi vedessero piangere e si preoccupassero o la cassiera del supermercato pensasse che stessi piangendo perché mi aveva chiesto se avevo degli spicci.

Ma ora che sono sola, ad ammirare l'alba, posso lasciarle libere di andare, senza freni. Singhiozzo, posando la fronte contro le ginocchia. Quanto vorrei poter affidare a queste lacrime un frammento di lui in modo da poterlo dimenticare e fare fuori dalla mia mente.

Temo che non riuscirò mai a dimenticarlo completamente. Che andrò avanti ma lui continuerà sempre ad avere un pezzettino del mio cuore e della mia mente. E penso che ormai sia anche piuttosto inutile chiedersene il motivo. Chiedersi perché lui e non un altro, cos'ha dentro di lui che attira la mia anima e il mio essere.

Dopo colazione io e i nonni andiamo a fare la spesa. Getto diverse occhiate ad ogni bar a cui passiamo davanti.

<<Magari domani faccio un giro della città e mi porto dietro qualche curriculum, che dici?>> chiedo, voltandomi verso mia nonna, che mi guarda a sua volta.

<<Davvero?>>

<<Certo, ci sarà pur qualcuno che avrà bisogno di una barista, anche se dubito che qui riceverò l'appellativo di Regina dei Cappuccini!>> sogghigno, anche se l'idea di lavorare in un ambiente diverso da quello familiare mi provoca una profondissima ansia, a tratti panico.
Ma è qualcosa che devo fare.
<<Poi magari proverò a vedere se potrò fare volontariato al canile comunale. A...a Cervera lo facevo.>> scrollo le spalle, cercando di far in modo che la mia mente non si fermi a pensare a quello che è stato.

<<Perché invece non raggiungi i tuoi amici in Romagna e stai un po' con loro? Penso che ti farebbe bene. Potrai sempre iniziare a cercare lavoro al tuo ritorno, se vuoi.>>

<<Io non ho amici.>> Replico. <<tra l'altro sono appena tornata e vuoi già che io me ne vada?>> sogghigno e lei mi guarda.

<<Lo sai perché, Angel.>> dice, la voce ferma, mentre io sospiro.

<<Non voglio che anche questo condizioni la mia vita.>>

<<Al di là di questo comunque, ti farebbe bene svagarti un po'. Sei triste da quando sei tornata da Cervera, pensavi forse che non me ne fossi accorta?>>
Apro le labbra pronta a ribattere, ma mi rendo conto che non so cosa dire.

<<Non ho voglia di prendere il treno da sola, nonna. In più, sto prosciugando i miei risparmi, ho bisogno di lavorare, non posso permettermi una settimana in riviera.>>

<<Se dici ai tuoi amici che hai in mente di raggiungerli possono aiutarti a trovare un hotel, una pensioncina dove trascorrere una settimana, magari.>>

<<Vuoi proprio liberarti di me, eh?>> sogghigno.

<<Voglio solo vederti felice. Tutto qui. E penso che trascorrere del tempo con i tuoi coetanei non potrà farti altro che bene, invece di restare qui tra i monti con questi due vecchi.>>

<<Non dire questo, non siete vecchi e io sto bene con te e il nonno. E poi non sono dell'umore giusto, voglio solo stare sola.>>

<<Chiuderti in te stessa è l'ultima cosa che dovresti fare, Angel, specialmente adesso. Se non vuoi andare per tutta la settimana, almeno per il weekend. Ti farebbe davvero bene.>>

"Lui non uscirebbe comunque dalla mia testa", pensa subdolamente la mia mente.

Forse mia nonna ha ragione. Stare sola non può fare altro che peggiorare la qualità dei miei pensieri. Ma l'idea di prendere il treno da sola fino a Bologna e dover poi prendere un altro treno per raggiungere Riccione non mi piace neanche un po'.

<<Vedrò quel che posso fare, nonna. Proverò a chiedere a Domizia.>> sospiro.

Alla fine, sono riuscita ad accontentare mia nonna.

Quando arrivo a Bologna, non devo aspettare per la coincidenza che mi porterà a Riccione. Quando ho accennato a Domizia la cosa, ha reagito con entusiasmo e ha detto che sarebbe venuta a prendermi con Pecco alla stazione di Bologna, approfittando della cosa per portarmi in qualche negozio e a pranzo in un ottimo ristorantino.
Entrambi mi abbracciano con calore, poi usciamo dalla stazione.

<<Com'è andato il viaggio?>> mi chiede Pecco, non appena saliamo in auto.

<<Direi bene. Ma ora sono più tranquilla.>> ammetto.

<<Non hai idea di quanto sia felice che passerai il weekend con noi, Angel!>> Esclama Domizia, voltandosi a guardarmi. <<Però non sapevo che fossi tornata in Italia, credevo fossi in Spagna.>>

<<Sono tornata quasi due settimane fa.>> Mi limito a dire. <<Non l'avevo programmato. Cioè...sto andando un po' alla cieca ultimamente. Mi sento un po' persa. Mia nonna mi ha consigliato di staccare per un weekend, ma dubito si possa prendere una pausa dalla propria testa, vero?>>

<<Possiamo provarci però.>> replica Pecco, facendomi l'occhiolino attraverso lo specchietto retrovisore. Sogghigno, scuotendo il capo.

<<È dura essere me. Avere questa testa...è dura.>> Mormoro, osservando la città di Bologna che scorre fuori dal finestrino. Pecco e Domizia mi portano a pranzo in un adorabile ristorantino perso tra i vicoli di Bologna. Ogni cosa che assaggio è deliziosa. Facciamo poi quattro passi e Domizia mi prende sottobraccio, portandomi con lei in un negozio, mentre Pecco resta fuori.

<<Allora...perché hai deciso di tornare in Italia?>> mi chiede all'improvviso Domizia mentre giriamo tra le corsie. Osservo distrattamente gli abiti mentre scrollo le spalle.

<<Diciamo che avevo bisogno di tornare a casa mia.>>

<<Quindi non c'entra un certo pilota...spagnolo...?>> mi volto a guardarla.

<<A chi ti stai riferendo tra i due?>>

<<Ovviamente il grande campione.>> Resto per un istante interdetta, poi scrollo nuovamente le spalle.

<<Avevi ragione. Abbiamo parlato e...ho capito che non possiamo tornare ad essere amici.>> mi limito a dire, stirando le labbra.

<<E tu? Sei sicura di...non provare niente di particolare per lui?>> Resto spiazzata da quella domanda e ci metto qualche secondo a voltarmi verso di lei.

<<Perché questa domanda?>> le chiedo, sogghignando nervosamente. Lei scuote il capo, sollevando le spalle.

<<Perché sono interessata a sapere come ti senti tu veramente.>> Mi siedo sui divanetti posti davanti ad un lungo specchio e sospiro.

<<Confusa. Molto confusa. Io e Marc siamo stati amici per così tanto tempo che...credevo che lo saremmo stati per sempre. Lo so, è un pensiero stupido perché tutto è in costante mutamento e le cose cambiano, ma...la nostra amicizia era così forte che ero davvero convinta che sarebbe durata per sempre. Che in un modo o nell'altro avremmo fatto sempre parte l'uno della vita dell'altro. Invece...è andato tutto distrutto, tutto perso. E ora mi pare così strano non sapere come sta, cosa sta facendo, non sentirlo tutti giorni, è come se...mi mancasse una parte di me. Come se l'avessi persa, come se l'avessi lasciata da qualche parte.>> Domizia mi osserva piena di comprensione e allo stesso tempo, sorpresa. Scuote appena il capo, sbattendo le palpebre, come se avesse appena realizzato qualcosa che prima non aveva compreso.

<<Non immaginavo che...fosse così stretto il vostro rapporto. Che tu fossi così legata a lui e lui a te. Eppure avrei dovuto capirlo dal modo in cui vi guardavate. Perché no Angel, non puoi guardarlo così solo per quello che fa quando è in pista. Puoi guardarlo così solo se, oltre ad emozionarti quando è sulla moto, ti ha toccato l'anima.>> Quando la sento pronunciare queste parole, sento le lacrime iniziare a pungermi gli angoli degli occhi. Vorrei poter cancellare il ricordo di Marc dalla mia mente perché sarebbe più facile. Ma per quanto può essere lontano, lui è sempre nella mia mente. Prendo un respiro profondo e scrollo le spalle.

<<Beh, ormai non ha più importanza. Devo solo cercare di...metterci una pietra sopra e andare avanti. Prima o poi passerà.>>

<<Ne sei sicura?>> mi chiede Domizia, guardandomi poco convinta.

<<Certo. Non posso fare altrimenti. La nostra amicizia ormai è andata e niente potrà più tornare come prima.>> Cerco di apparire il più razionale possibile. Solo che ogni volta che ci provo, sento la voce di Marc provenire da un angolo della mente, il suo sguardo appassionato apparirmi davanti agli occhi e il cuore tremarmi nel petto.

<<Allora perché sei confusa? Cosa ti confonde? Se sai che è tutto cambiato tra voi e non potrete più tornare ad essere amici perché lui vorrebbe qualcosa di diverso da te, è comprensibile la delusione, il dolore per la perdita di una grande amicizia. Ma tu hai detto di essere confusa.>> La domanda di Domizia mi prende in contropiede. Non so che cosa ribattere.

<<Sono confusa perché...da una parte so che dovrei smetterla di pensarci perché ormai è un capitolo chiuso, ma dall'altra...è Marc. Ed è come se una parte di me non volesse dimenticarlo.>> Domizia mi rivolge un sorriso dolce e comprensivo, per poi abbracciarmi. La sento poi schiarirsi la voce.

<<Forse sarà meglio uscire...>> propone, dopo aver notato l'occhiata che ci scocca la commessa del negozio.

<<Forse sì.>> concordo, sogghignando e raggiungiamo Pecco all'esterno del negozio.

<<Niente acquisti?>> ci chiede, ironico, con un sorriso sulle labbra.

<<Non c'era niente di interessante in quel negozio.>> si limita a dire Domizia, mentre torniamo sui nostri passi.

<<Angel comunque non so se Domizia te lo ha già detto...ma c'è anche Joan in riviera.>> Solo una decina di chilometri ci dividono da Riccione quando Pecco mi getta letteralmente un secchio di acqua ghiacciata addosso. Resto immobile, Domizia che si volta a guardarmi mimando un "scusa", immagino per non avermelo detto prima. Sbatto le palpebre.

<<Perché è in riviera?>>

<<Perché Vale lo ha invitato a girare al ranch questo fine settimana.>>

<<E non poteva andare al Ranch a settembre, approfittando del weekend di Misano?>> chiedo ad alta voce, scuotendo il capo, pur sapendo che nessuno dei due può rispondermi.

<<Mi dispiace se è un problema per te.>> replica Domizia, con tono comprensivo, allungando una mano verso di me. Accenno un sorriso.

<<Nessun problema Domi, non preoccuparti.>> Cerco di liquidare il discorso, ma è un problema.

Un grande problema.

[Marc]

<<Hai intenzione di stare con quel muso ancora per molto?>> Miguel mi raggiunge nell'angolo di yacht che mi sono ritagliato, tenendo in mano un cocktail color arancio dall'odore intenso.

<<Non ho il muso.>> Replico, inarcando un sopracciglio.

<<Certo e io sono Leo Messi. Marc, siamo in vacanza, su uno yacht pieno di ragazze stupende e tu te ne stai seduto qui, a pensare ad Angel.>>

<<Invece dovrei seguire il solito copione e flirtare con la prima che mi fa gli occhi dolci.>> Sollevo il capo e, nascosto dietro i miei occhiali da sole, getto una rapida occhiata alla zona prendisole a prua. <<Ecco, tipo quella con il bikini verde acqua.>> Miguel volta la testa e cerca con lo sguardo la ragazza di cui ho appena parlato.

<<Ah, Desirée. Non ti stacca gli occhi di dosso da quando siamo saliti sulla barca. Io un pensierino ce lo farei. Mi pare di aver capito che si è appena lasciata con quel calciatore, ma anche se stessero ancora insieme non è un tuo problema.>>

I miei occhi tornano a posarsi sulla bruna dal fisico slanciato e sinuoso che sta ballando sotto i raggi del sole andaluso. I suoi occhi celesti tornano a posarsi su di me, ignari del fatto che io la stia guardando. Mi fissa con insistenza e anche con una certa insofferenza. Immagino che le dia fastidio il fatto che non le stia prestando la minima attenzione.
Ma più la osservo, più sembra diventare diversa ai miei occhi.
La sua figura si fa più esile e minuta, i suoi capelli si allungano in dolci onde che ricadono sulle sue spalle e oltre la sua schiena, i suoi occhi si incupiscono, come se la notte fosse scesa sotto quelle ciglia. Si fanno profondi e penetranti, magnetici ed espressivi. Sulle sue labbra si disegna un sorriso caldo e compiaciuto, e il mio cuore salta un battito.

Angel.

È lei, proprio lei, davanti ai miei occhi. Immobile, fra le persone che occupano la zona prendisole e che continuano a ballare.

Eppure so che non è lei, so che è a centinaia e centinaia di chilometri di distanza da me, ma in questo momento, è proprio davanti ai miei occhi.

<Marc, che ti prende?>> Sento dire da Miguel, ma la sua voce pare lontana come se ci dividessero decine di metri. La figura di Angel si fa largo tra la folla e viene verso di me. Ad ogni suo passo il mio cuore sembra aumentare i battiti, fino a che non si ferma davanti a me, tendendomi una mano, quel morbido sorriso a incresparle le labbra, che poi dischiude.

<<Ti va di ballare con me, Marc?>>

È in quel momento che l'illusione va in frantumi.
Perché questa non è la voce di Angel.
La sua immagine sparisce e gli occhi scuri vengono sostituiti da un paio di occhi celesti. Sbatto le palpebre, in piena confusione.

Che diavolo è successo?

<<Certo che viene a ballare!>> Esclama Miguel a gran voce, dandomi una rumorosa pacca sulla spalla e Desirée ne approfitta per prendermi per mano e tirarmi verso di lei.

Non voglio attirare l'attenzione su di me, per cui mi alzo, non prima però di aver fulminato Miguel con lo sguardo.
Voglio solo essere lasciato in pace, perché nessuno lo capisce?

Provo a scrollarmi di dosso il malumore che mi porto dietro da giorni sfruttando il fatto che la musica e il ballare sono sempre stati per me degli ottimi scacciapensieri e mi sforzo di sorridere. Desirée non è Angel. Lei non può notare che i miei sorrisi ora sono più finti che mai.

"Ora hai iniziato anche a vederla sui volti degli altri, sei messo malissimo"

Sibila la mia mente e purtroppo ha ragione. Sono arrivato alle allucinazioni, come se non bastasse continuare a sentire la sua voce, la sua risata, nella mia testa. Come se non bastasse continuare a sognarla ogni notte, sognare il nostro bacio sotto la pioggia, tutti i momenti che abbiamo passato insieme.

Come se non bastasse vederla dappertutto.

Mentre invece lei...starà sicuramente benissimo lontana da me.

Ho ripensato spesso all'ultima volta che ci siamo visti. Mi sono ripetuto che forse avevo sbagliato, avevo esagerato.
Da come si era posta Angel con me all'inizio, forse avrebbe potuto concludersi in maniera diversa tra noi, in maniera più "amichevole", così facendo, forse, avrei potuto continuare a sentirla, vederla. Invece, non avevo resistito al bisogno di dirle che sapevo che mi amava.

Perché una parte di me ne è certa. Il suo modo di guardarmi, di stringermi, quelle sue piccole confessioni, quel "nessuno mi fa sentire come mi fai sentire tu", come avrei potuto non leggere tra le righe?
E il mio istinto sente che Angel è pazza di me. Ed è proprio questo che la terrorizza.

<<Sei arrivato da molto in Andalusia?>> Mi chiede Desirée, avvicinandosi decisamente molto per sovrastare il suono della musica.

<<Da due giorni.>> Replico, scrollando le spalle. Il suo braccio sfiora il mio e noto lo sguardo che mi scocca, mentre sulle sue labbra carnose va a disegnarsi un languido sorriso.

Perché non può essere Angel a guardarmi così?

L'ultimo sguardo che mi ha riservato era di puro odio.
Avevo superato un limite che non avrei dovuto superare.
Avevo sbagliato, di nuovo.

E questa volta so che è finita per sempre.

[Angel]


Non ero pronta a rivedere Joan. O meglio, avrei preferito decisamente non rivederlo così presto. Ero divisa dal bisogno di restare sola a quello di essere circondata da gente allegra e spensierata. Come se, in qualche modo, potessero darmi un po' della loro allegria. Ma la presenza di Joan non mi aiutava. Avevo bisogno di stare lontana da Marc così come da Joan. Invece, in un modo o nell'altro, sembrava che io dovessi avere uno dei due intorno.
Avevo anche preferito declinare l'invito di Domizia e gli altri di andare con loro al Ranch. Non me la sentivo proprio. Di conseguenza, Domizia aveva deciso di restare con me.

<<Mi dispiace, Domi. Non avresti dovuto restare qui con me, dovevi andare al Ranch anche tu.>> Ripeto, per l'ennesima volta, con tono di scuse. Non mi piace essere di peso alle persone.

<<Angel, sarà la millesima volta in un'ora che lo dici. Per me non è un peso non essere andata al Ranch ed essere rimasta qui con te, anzi, mi fa piacere. Sai quante altre volte andrò al Ranch?>> Sogghigna, finendo di bere il suo drink. <<Sei troppo triste in questi giorni. Non potevo lasciarti sola.>> Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi, ma non ho voglia di mettermi a piangere in pubblico. Ci mancherebbe solo questo. Per cui mi limito a sorridere e a stringerle una mano. Il suo gesto è molto importante per me.

<<Sei un'amica, Domi.>> Domi mi rivolge un largo sorriso.

Siamo state in spiaggia e ora ci troviamo nel cuore pulsante di Riccione, nella via principale del centro, il cosiddetto "salotto". Anche il locale che Domizia ha scelto urla eleganza da tutti i pori e ho l'impressione che sia anche decisamente costoso.

<<Perché ti rende così nervosa la presenza di Joan?>> Mi chiede poco più tardi, mentre facciamo due passi sul lungomare.

<<Perché necessitavo di stare lontana da lui e da Marc. Sapere che...tra noi c'è qualcosa in sospeso...mi agita. Perché so che lui vorrebbe tornare con me e io mi sento così confusa. Volevo, voglio prendermi del tempo, ma sentire il suo sguardo speranzoso su di me...>> Sospiro. <<Non voglio ferire Joan. E in realtà non penso neppure che sia il massimo per lui avermi sempre sotto gli occhi.>>

<<Beh, ieri quando ti ha visto era molto felice.>> Sogghigna Domizia e io non posso fare a meno di lanciarle uno sguardo tra il disperato e l'ironico.
<<Però capisco cosa intendi e come ti senti. Mi sentirei esattamente come te nella tua situazione. C'è una cosa però che voglio chiederti, se posso.>>

<<Certo.>>

<<Cosa ti piace di più di Joan? Togliendo il lato estetico.>> Scrollo le spalle, accennando un sorriso.

<<Il suo non avere grilli per la testa. Il fatto che è un tipo serio e con i piedi per terra. La sua sfacciataggine quando ci siamo conosciuti.>> Non posso fare a meno di sorridere nel ricordare quei momenti. <<il fatto che con lui mi sono sentita subito a mio agio.>> Domizia annuisce, mentre mi prende sottobraccio e ricominciamo a camminare.

<<Invece cosa ti piace di più di Marc?>> Mi fermo di colpo e mi volto a guardarla.

<<Dove vuoi andare a parare?>> Lei scrolla le spalle.

<<Da nessuna parte, Angel. Solo capire cosa apprezzi di più di entrambi.>>

Solo sentire il suo nome fa stringere il mio stomaco in una morsa. Prendo un respiro profondo e scuoto appena il capo.

<<Marc ha un'aura...incredibile. Ha un che di magico. La sua determinazione e forza di volontà mi incantano. So che questo potrebbe riguardare esclusivamente il suo essere pilota, ma fa comunque parte di lui, del suo modo di essere. Ma posso aggiungerti tanto altro. Mi piace il fatto che riesce sempre a concentrarsi sul lato positivo delle cose. Che è affettuoso e molto protettivo con le persone che ama. Che non si fa abbattere da niente e da nessuno, anche se ci sono parole, gesti che lo feriscono, lui vive tutto con il sorriso sulle labbra. La sua allegria, il suo essere trascinante e...il suo cuore. Mi piace tantissimo il suo cuore.>>

Mi viene quasi da piangere mentre parlo di lui. Il suo sorriso attraversa la mia mente come un lampo, facendo saltare un battito al mio cuore.
Mi manca tantissimo quello che eravamo. La nostra amicizia era la cosa più preziosa del mondo per me. E ora l'ho persa. L'ho persa per sempre.

Sento lo sguardo di Domizia su di me e quando torno a guardarla noto che mi sta scrutando con attenzione.

<<Tutto bene?>> annuisco, accennando un sorriso. La vedo allungare una mano e portarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, un lampo di tenerezza che le attraversa lo sguardo.

<<Tra poco sarà ora di cena, vuoi fare un salto in hotel per cambiarti?>> Mi chiede, dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio.

<<Sì, grazie.>> In realtà ho anche bisogno di stare un po' per conto mio. Ho sempre bisogno di ricaricare le mie batterie sociali dopo aver trascorso del tempo con gli altri. Saliamo sull'auto di Domizia e la radio si accende automaticamente non appena avvia il motore. Le note di Wildest Dreams di Taylor Swift riempiono l'abitacolo dell'auto.

La mia pelle si riempie di brividi mentre i ricordi affollano la mia mente. Vorrei allungare la mano e spegnere la radio, invece mi impongo di restare lì, ad ascoltare quella canzone, come se ogni nota non fosse come una pugnalata dl cuore.

<<Te amo, Angel.>>

Sento la sua voce come se fosse qui, accanto a me, le sue labbra al mio orecchio, la sua pelle contro la mia.

Ma è il bridge a farmi crollare in mille pezzi. Perché mi ripeto di essere fatta di ghiaccio e pietra, ma basta un soffio di vento che porta il suo nome per ridurmi in briciole.
Sono le parole di Marc, le ultime parole che mi ha rivolto prima che lo cacciassi fuori da casa mia.

"You'll see me in hindsight
Tangled up with you all night
Burning it down
Someday when you leave me
I bet these memories
Follow you around"

<<Mi vedrai col senno di poi, intrecciato a te tutta la notte...un giorno quando mi lascerai, scommetto che questi ricordi ti daranno il tormento.>> Sussurro, mentre una lacrima mi scorre lungo la guancia. E non è forse così?
I ricordi di me e lui insieme non fanno altro che tormentarmi.
Non faccio altro che vederlo ogni volta che chiudo gli occhi, ogni volta che scivolo nel mondo dei sogni.

Mi volto verso il finestrino perché non voglio che Domizia noti lo stato in cui mi trovo in questo momento. Osservo il lungomare che scorre lentamente oltre il vetro, poi lo vedo.

Un ragazzo non troppo alto, capelli neri e occhi color cioccolato fondente, magnetici e in fiamme, labbra carnose e perfettamente disegnate.

Marc!

Mi volto nuovamente ad osservarlo, il cuore in gola, ma quando i miei occhi si posano su di lui una seconda volta, realizzo che non è Marc, ma semplicemente un ragazzo con i suoi stessi colori, più alto e dalle spalle più strette.

Non posso crederci, ero convinta fosse lui.
Sono arrivata al punto di vederlo negli altri?

Davvero sono arrivata al punto di vederlo dappertutto?

<<Angel, tutto bene?>> Chiede Domizia, posandomi una mano sulla spalla.

<<Sì certo, solo un po' stanca.>> Replico subito, accennando un sorriso.

È la stanchezza.

È stato sicuramente per la stanchezza che l'ho visto nel viso di un altro.

Domizia parcheggia davanti al mio hotel.

<<Passo a prenderti verso le otto, va bene?>>

<<Va benissimo Domi, grazie ancora.>> Le poso un bacio sulla guancia prima di scendere dall'auto.

Eppure, preferirei di gran lunga passare la serata chiusa nella mia stanza.

[Marc]


Dopo quel pomeriggio in barca, Desirée mi si è letteralmente incollata addosso come una cozza allo scoglio per il resto della settimana. La cosa avrebbe dovuto farmi piacere, invece la trovavo solo irritante. Soprattutto perché ho cercato di farle capire in tutti i modi che la cosa mi urtava, eppure lei sembrava non aver recepito il messaggio. Volevo solo ubriacarmi con i miei amici, ballare e anche divertirmi con qualche ragazza, poi, ognuno per la sua strada. Invece, penso che Desirée abbia altri piani in mente, su di me. Peccato che avere una relazione, di qualsiasi tipo, con lei, non è neppure presente nella mia lista di cose che desidero.

Oggi è l'ultimo giorno che trascorreremo in Andalusia e voglio godermelo in tutti i modi possibili.
A mezzanotte in punto raggiungiamo una delle tante discoteche di Mojacar che costellano la sua bellissima costa. Desirée mi si appiccica letteralmente addosso sin dal primo momento in cui andiamo a sederci nel privè.
Se penso che è tutta colpa di Miguel, mi viene voglia di strozzarlo.
E se penso a come avrei potuto trascorrere questa settimana se Angel fosse venuta con me, la disperazione e il dolore mi provocano un dolore acuto nel petto. Dio, mi è mancata in ogni istante di questa settimana.
Avrà sentito anche lei la mia mancanza, almeno un po'?
Io mi sento quasi mancare il respiro dal bisogno di stare con lei.
Butto giù in un solo sorso il mio intero drink e sento Alex darmi una gomitata. So cosa vuole dirmi.

"Vedi di non esagerare".

Ma io vorrei smettere di pensare ad Angel almeno per un istante.

Le note di Timber iniziano a riempire la discoteca e faccio un cenno col capo a mio fratello. Ci buttiamo in pista e spero vivamente che Desirée non riesca a trovarmi tra la folla che riempie la pista da ballo.

Solo che ogni volta che i miei occhi si posano su una ragazza dai capelli scuri, è lei che vedo. La vedo sorridermi, farmi cenno di raggiungerla, poi in un istante, sparisce.

Direi che l'alcol sta solo peggiorando la situazione. Sento d'improvviso una mano prendermi per un braccio e quando mi volto, mi ritrovo il viso di Desirée ad un palmo dal mio.

<<Per l'amor del cielo Desirée, puoi lasciarmi in pace almeno per cinque minuti?>> sbotto, esasperato. Lei sbatte le ciglia con aria confusa.

<<Scusami?>>

<<Hai capito bene. Lasciami in pace. Non so se te ne sei accorta, ma non hai fatto altro che starmi appiccicata per tutta la settimana. È una cosa che non sopporto e ho cercato di fartelo capire in tutti i modi, ma a quanto pare, non è bastato.>>

Desirée mi guarda malissimo.

<<Avresti potuto dirmelo, non trovi?>>

<<Beh, te lo sto dicendo ora, cambia qualcosa?>> lei scuote la testa, abbozzando un sorriso ironico.

<<Stupida io che volevo persino proporti di uscire insieme solo io e te, una volta terminata la vacanza.>>

<<Non sarebbe stata una buona idea. Non intendo frequentare nessuno.>>

<<Perché speri che quella che ti ha rifilato un due di picche ci ripensi? Lasciala perdere, è solo una stupida ->>

<<Non parlare di lei così, tu non la conosci.>> La interrompo. <<Chi ti ha detto questa cosa?>>

<<Miguel.>> Si limita a dire.

Io lo strangolo.

Lo prendo a sberle.

<<Ma ha ragione, Marc, non puoi fossilizzarti su qualcuno che non ti vuole.>>

<<E dici che la soluzione sarebbe iniziare una relazione con la prima persona che passa pur non provando assolutamente niente per lei? Sarò anche ignorante in materia, secondo te, ma non mi sembra una buona idea, anzi.>>

L'ho già fatto una volta pensando potesse aiutarmi a dimenticare Angel invece mi si è ritorto contro.

<<Per favore Desirée, lasciami in pace.>> Ripeto, per poi allontanarmi. Quando trovo Miguel, lo afferro per un polso.

<<Marc, che ti prende?>> Mi domanda, guardandomi con aria confusa.

<<Te lo dico ora e non intendo ripetertelo più: fatti i cazzi tuoi, Miguel e non ti permettere più di andare a spifferare i fatti miei a gente praticamente sconosciuta. Decido io come vivere la mia vita, se frequentare o meno qualcuno, se condividere o meno con terze persone quello che vivo e quello che provo. Gradirei essere libero di vivere questo momento come mi pare e piace, senza essere spinto da te tra le braccia della prima che passa perché "è così che funziona". Avrai agito sicuramente in buona fede, ma decido io come vivere la mia vita, grazie.>>

Vomito addosso a Miguel tutta la mia frustrazione, tutta l'esasperazione provata in questi giorni. Tutto il disappunto nei suoi confronti. Non gli do il tempo di ribattere, perché gli do le spalle e mi allontano.

[Angel]

Quando raggiungiamo il ristorante che i ragazzi hanno scelto, mi fermo per un istante ad ammirare il mare, calmo, variopinto dalle calde tonalità del tramonto. Chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo e mi concentro su questo momento. Mi stringo nelle spalle, mentre una sorta di calma si fa largo in me.

Il qui e ora, la bellezza di questo tramonto meraviglioso, questo momento che desidero resti mio e mio soltanto. Vorrei sentirmi sempre così, invece ho perennemente l'animo in tempesta e la mente che non si ferma mai.

Chissà cosa starà facendo ora.

Un'altra settimana di allenamenti sarà finita e forse partirà per un weekend di relax e divertimenti con Alex e gli altri.

Il fatto che io continui a pensarlo mi infastidisce tantissimo.
Vorrei chiuderlo in un cassetto della mia mente, per poi gettare via la chiave.
Invece ritorno a pensare a quando siamo stati a Tossa de Mar e abbiamo ammirato il tramonto insieme, seduti in spiaggia, stretti in un abbraccio, mentre mi posava baci leggeri tra i capelli.

La mia schiena si riempie di brividi nel ripensare al suo sorriso, alla sua voce, alla sua risata, ai suoi baci.

Non posso perdere di vista il mio obiettivo, riuscirò a dimenticarlo.
Se ci metto tutta me stessa, con l'aiuto del tempo, ce la farò.
Non posso farmi comandare da un emozione.

Da un sentimento.

<<Angel, tutto bene?>> Mi chiede Pecco, apparendo alle mie spalle. Scrollo le spalle, accennando un sorriso e annuendo. <<Noi stiamo per metterci a tavola, se vuoi raggiungerci.>>

<<Certo, vengo subito.>>

Lo seguo all'interno del locale e raggiungiamo la terrazza da cui si gode la vista del sole pronto a tuffarsi in mare. Gli altri si sono appena seduti a tavola e noto subito che il posto che mi è stato lasciato libero, tra Domizia e Migno, si trova proprio di fronte a Joan.

Lo osservo per un istante.

Una striscia bionda centrale attraversa la sua testa come una saetta, nell'oscurità dei suoi capelli neri.
Il problema è che gli dona tantissimo. Ricordo quanto mi piaceva quando il biondo stava scomparendo, spruzzando di chiaro le punte dei suoi capelli.

D'un tratto, solleva il capo verso di me e un sorriso luminoso si dipinge sulle sue labbra.

Non posso fare a meno di ricambiare il sorriso.
Joan è come una calda carezza sul viso, un ragazzo speciale che merita il meglio.

Ieri ero particolarmente nervosa di stare in sua presenza, oggi mi sento nuovamente a mio agio, soprattutto perché non abbiamo toccato un certo argomento.

Osservo le ultime pennellate di rosso e arancione che dipingono il cielo, mentre una brezza che profuma di mare mi accarezza le spalle.

<<Sei un incanto, Angel.>> Mi dice in un sussurro Migno e io lo ringrazio, intuendo di essere arrossita.

<<Cosa facciamo più tardi?>> Chiede Franky, togliendosi gli occhiali da sole. La sua ragazza, seduta al suo fianco, afferra i suoi occhiali per infilarseli sul capo.

<<Andiamo al Cocco!>> Gioisce Andrea al mio fianco e io emetto un lamento, portandomi una mano alla fronte.

<<Cos'è il Cocco?>> Chiede Joan, con aria confusa.

<<Una discoteca.>> Replica Pecco e i miei occhi incrociano quelli di Joan.

<<Detesto le discoteche...>> Dice e io sorrido.

<<Detestiamo le discoteche.>> Lo correggo. Pecco ci lancia un'occhiata.

<<Fatti proprio l'uno per l'altra allora.>> Spalanco gli occhi, mentre sulle labbra di Joan va a disegnarsi un largo sorriso.

<<Ragazzi, foto di gruppo, avanti!>> Esclama Nicco, alzandosi in piedi, stringendo il cellulare in una mano. Scatta diverse foto alla nostra tavolata, poi torna a sedersi proprio quando vengono serviti gli antipasti.

Come già sapevo, i ragazzi imbastiscono un gran chiasso. Mi è inevitabile posare lo sguardo su Joan, che ogni tanto li osserva con aria confusa e un po' persa.

I ragazzi chiedono a me e Domizia come è andata la nostra giornata, poi iniziano a raccontare la loro trascorsa al Ranch. Li ascolto interessata. Amo sempre sentir parlare di moto, corse e bagarre.

<<Almeno questa volta non c'era nessuno che aveva il chiaro obiettivo di vincere in modo sporco rischiando di buttarti a gambe all'aria, cosa che invece ama fare qualcun altro.>>

Il silenzio scende sulla tavolata e gli occhi di tutti si posano su di me, come in attesa di una mia reazione, perché sanno benissimo a chi si sta riferendo Joan.

<<Ecco, in realtà ->> Inizia Pecco, probabilmente per stemperare la tensione che Joan ha creato senza neppure rendersene conto, dato che continua a restare con la testa china sul suo piatto, un sorrisetto beffardo dipinto sulle labbra.

<<Potresti anche farlo direttamente il suo nome, Joan. Tanto lo abbiamo capito tutti di chi stai parlando.>> Replico, interrompendo Pecco e fissando Joan, cercando di non far trapelare la mia rabbia.

Dentro, un incendio, fuori, di ghiaccio.

Joan solleva il capo verso di me, gettando una rapida occhiata agli altri.

<<Oh, avanti Angel, non ho detto niente di nuovo. Lo pensano tutti quelli seduti a questo tavolo.>> Vedo Migno al mio fianco alzare gli occhi al cielo e scuotere appena il capo, sospirando.

<<Non lo metto in dubbio, anzi, lo so anche troppo bene. Ma loro forse, al contrario di te, hanno dimostrato più delicatezza nei miei confronti.>> Lo fisso ancora per un istante, giusto per notare il modo in cui la sua espressione cambia, come se si fosse appena reso conto di avermi ferita.
<<Scusatemi.>> Mi alzo, posando il tovagliolo accanto al mio piatto.

<<Angel, aspetta ->> Sento dire dagli altri, ma li ignoro, iniziando a scendere di corsa le scale, cercando di trattenere le lacrime.

In questi anni, mi ha sempre ferito sentire certe cose su Marc.
Mi hanno sempre fatto rabbia, quasi come se facessero più male a me che a lui.
Se lui li ignorava e reagiva con un sorriso, io mi infuriavo e faticavo a trattenere le lacrime.

Era come se in quelle occasioni ci scambiassimo i ruoli.
Lui quello freddo e impassibile, io quella emotiva e passionale.

Una fitta fortissima mi colpisce improvvisamente al collo, e faccio un passo indietro, finendo contro il muro della scala. Chiudo gli occhi, portando la mano sul punto esatto in cui qualche settimana fa è penetrato l'ago e prendo un respiro profondo, per poi riprendere il mio cammino.
Ho bisogno di uscire di qui il prima possibile.

Esco dal ristorante, ma non so neppure dove sto andando. Mi fermo, per cercare di riordinare le idee, sollevando la testa verso il cielo, ormai scuro. Qualche stella ha già iniziato ad accendersi nell'oscurità.

<<Angel!>> Non appena sento la voce di Joan mi scuoto e riprendo a camminare. Non voglio parlargli ora. <<Aspetta, ti prego, ti prego.>> Mi prende per un braccio, facendomi voltare verso di lui. Non lo guardo.
<<Ti chiedo scusa, sono stato un completo idiota, mi dispiace davvero di...di averti ferita. Non era mia intenzione, credimi.>>

<<Ero lì, davanti a te. Come puoi non averci pensato?>> Replico, voltandomi a guardarlo.

<<Perché ero arrabbiato!>> Ribatte, immediatamente. Si passa la punta della lingua sulle labbra. <<Il suo pensiero mi porta rabbia. Ecco perché. Non ho proprio pensato che quello che stavo dicendo avrebbe potuto ferirti. Sono stato un vero idiota.>>

<<Sì, lo sei stato.>> Mi limito a dire. Mi osserva per qualche istante, gli occhi che gli si fanno sempre più lucidi.

<<Ti prego, torna in terrazza.>>

<<No che non ci torno! Sono l'intruso a quella tavolata. Perché sono quella che sta dalla parte del nemico, in fondo questa è una guerra, no? È così che la dipingete voi. Bene, allora me ne vado.>>

<<No Angel, per favore, ti prego, cerca di ->> Si blocca, non appena gli scocco un'occhiata furente. So che stava per dirmi di calmarmi. <<Ho sbagliato io, avrei dovuto mordermi la lingua, ma ti prego, non...>> Sospira. <<Sono stati due giorni così belli, non...lasciare che il mio essere un completo idiota rovini completamente tutto e questa serata.>> Lo guardo, mentre cerco di respirare lentamente in modo da far sbollire la rabbia.
<<Inoltre, temo per la mia vita se non torno con te di sopra.>> Aggiunge in un sussurro, mordendosi il labbro inferiore. <<Migno ha detto che mi avrebbe preso a calci fino a Maiorca nel caso.>>

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

<<Il solito Migno.>> Commento, passandomi una mano tra i capelli.
Joan fa un passo verso di me.

<<Per favore, Angel. Mi dispiace davvero di aver detto quelle cose, sapendo che ti avrebbero ferita. È che...mi fa male. Anche questa tua reazione per lui, mi fa male.>>

<<Ti fa male? Come pensi che dovrei reagire? Come se non lo avessi mai conosciuto? Come se non avesse mai fatto parte della mia vita? Come se non avessi sofferto in questi anni nel sentirgli rivolgere certe parole, augurare certe cose, vedere certi comportamenti? Come se solo perché il nostro rapporto è letteralmente andato in frantumi non dovrebbe più fregarmene niente di come viene trattato e considerato? Mi dispiace Joan, non sono fatta così. Non riesco a dimenticare tutto il bello che io e Marc abbiamo vissuto in tutti questi anni di amicizia. Non riesco a dimenticare come l'ho visto in quel periodo. Non riesco ad impedire a me stessa di sentirmi in quel modo quando sento certe cose, perché le vivo come un'ingiustizia, perché in fondo, è quella che è. Puoi detestarlo quanto vuoi per quello che è successo tra voi, può non piacerti il suo modo di vivere le corse, non deve piacerti per forza, non deve piacere a nessuno per forza, figuriamoci. Ma il rispetto...quello non deve mancare mai. Io stessa potrò detestarlo con tutto il cuore, ma c'è un limite che non dovrà mai essere superato e in pista non ci sarà mai nessuno che per me potrà reggere il suo confronto.>>

<<Tranquilla Angel, me lo hai già spiegato molto bene quando siamo stati a Venezia. È colpa mia se questa cosa mi ferisce? Se il vedere che per te, io verrò sempre dopo Marc, mi fa male? Io non pretendo che tu dimentichi e rinneghi il vostro rapporto, questo no, e ripeto, ho sbagliato poco fa, io vorrei solo...essere importante per te. Almeno un po'.>>

Lo osservo, il dolore per questa situazione che gli stravolge il viso. Faccio un passo verso di lui.

<<Joan...ma tu sei importante per me. Non devi neppure pensare di non esserlo.>>

<<Quanto Marc?>> Continua lui, guardandomi dritto negli occhi.

<<Sei importante per me, punto. Non esistono gare qui, Joan, e io non sono un trofeo da vincere.>>

<<Angel, non ti considero un trofeo!>> Ribatte, <<sai cosa voglio dire.>>

<<Lo siete entrambi in modo diverso! Conosco Marc da...così tanto tempo ed è stato fondamentale per me, in tanti momenti, in tanti periodi. È come se facesse parte di me. Tu...tu sei arrivato e sin dal primo istante sono stata bene con te, ho sentito che potevo fidarmi, di te. Per me, che è cosa quasi impossibile. Non puoi chiedermelo Joan, ma devi sapere che per me sei importante. Io ->> Mi viene da piangere e poso le mani sulle ginocchia, i capelli che mi ricadono ai lati del viso. Prendo un respiro profondo, e le scarpe di Joan entrano nel mio campo visivo. Mi sollevo nuovamente, alzando la testa verso di lui per poterlo guardare in viso.

<<Mi dispiace, davvero. Non avrei mai voluto che tu ti ficcassi in questo casino. Ti avevo avvertito Joan, e sarebbe stato meglio per te se mi avessi ascoltato.>> Joan si china verso di me, prendendomi il mento con due dita, mentre porta l'altra mano sul suo ginocchio. Sulle labbra, un sorriso ironico.

<<E io ti ho risposto che volevo sbatterci la testa da solo. Angel, sono responsabile delle mie scelte e non ho fatto altro che seguire il mio cuore. So che i ragazzi cattivi come Marc hanno il loro fascino irresistibile...>>

"Marc non è un cattivo ragazzo!"

Ribatte subito la mia mente. Ma so bene che Joan sa benissimo delle sue avventure, le voci corrono veloci in una città, figuriamoci in un paese itinerante come il paddock. Ed è questa la fama di Marc. Il campione dalla faccia pulita a cui cascano tutte ai piedi.

<<...Ma penso che alla fine i bravi ragazzi vincono sempre.>> Mi guarda negli occhi. <<Se mi vorrai, sono qui, Angel. So aspettare.>>

Non so cosa rispondere, per cui rimango lì, a fissarlo e ad accennare un piccolo sorriso.

<<Ora, ti prego...dimmi che mi perdoni per quello che ho detto e che torni con me di sopra...avrò bisogno di qualcuno con cui stare quando andremo in discoteca.>> Scoppio a ridere, per poi scoccargli un'occhiataccia.

<<Sono ancora arrabbiata in realtà.>>

<<Bene.>> Joan fa per inginocchiarsi e io lo blocco, annullando la distanza che ci divideva e prendendolo per un braccio per impedire che si inginocchi. La gente, poco distante da noi, ha già iniziato a guardarci dal momento in cui lui ha mostrato l'intenzione di inginocchiarsi davanti a me.

<<No, no, va bene, ti perdono! Basta che non ti inginocchi!>> Joan sogghigna, scuotendo il capo.

<<Paura che io potessi chiederti di sposarmi davanti a tutti?>>

<<Entrambe le cose, ovvero: che tu potessi chiedermi di sposarti e per giunta, davanti ad altre persone.>>

<<Me ne ricorderò per quando dovrò preparare la proposta ufficiale.>> Sogghigno, mentre torniamo sui nostri passi.

<<Ricominci di nuovo con questa storia?>>

<<Non ho mai smesso in realtà.>>

Scuoto il capo, poi lo osservo di sottecchi.

<<Mi piace...la saetta bionda che ti sei fatto tra i capelli.>> Joan si volta a guardarmi, rivolgendomi un largo sorriso.

<<L'hai notata, allora! L'ho fatta solo per te, quando Pecco mi ha detto che saresti venuta in Riviera.>>

<<Davvero?>>

<<Sapevo quanto ti piaceva, quindi...sì.>>

Mi viene all'improvviso da piangere.

Fatico a credere di essere finita in una situazione simile. Forse sarebbe decisamente più semplice emigrare su un eremo lontano da tutto e tutti.
Mentre Joan continua a parlare mi allontano dal luogo in cui mi trovo per perdermi nei miei pensieri, nei ricordi che la mia mente continua a evocare, a quei due giorni che io e Marc abbiamo trascorso completamente soli, al suo sorriso meraviglioso e ai suoi occhi luminosi come due stelle.

Mi ritorna in mente il momento in cui Marc mi ha chiesto di andare via con lui per il weekend, sulla sua moto da enduro in mezzo alla pista, mentre il sole era intento a tuffarsi oltre le colline. La felicità che si è sprigionata nel mio cuore mentre stavo lì, tra le sue braccia, il suo respiro al mio orecchio, i suoi occhi su di me.

D'improvviso, mentre salgo le scale, la sensazione di essere osservata attraversa come una saetta la mia spina dorsale. Solo che quando mi volto, nessuno è intento ad osservarmi, e non scambio nessuno per Marc.
Lo vedo, invece, per un istante, dietro le mie palpebre, una volta tornata in terrazza, le sue labbra dischiuse in un sorriso mentre lo bacio.

<<Ya vuelvo, mi amor.>>

Sento la sua voce sussurrare queste parole come se fosse qui, accanto a me.

Potrei mettermi a piangere davanti a tutti, in questo preciso istante, perché mi sembra di essere sul punto di impazzire.

O finirò per essere distrutta da quello che provo o sarò io a distruggerlo.

E la prima opzione non è ammessa.

[Spazio autrice]

Lo so, LO SO, capitolo corto e noioso dopo secoli che non pubblicavo. Ormai non faccio altro che chiedervi scusa ma davvero ragazze, perdonatemi 😭
Ci sto mettendo tutto il mio impegno e sforzo anche solo per scrivere una frase perché la mia concentrazione non vuole proprio collaborare.
Ma voi mi mancavate, oltre che mi mancava scrivere di questi due.
Fatemi sapere tutto quello che pensate, raccontatemi qualcosa, voglio interagire con voi ❤
Vi mando un abbraccio

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