Desire

[(Do I wanna know?) If this feeling flows both ways
(Sad to see you go) Was sorta hoping that you'd stay
(Baby we both know) That the nights were mainly made
for saying things that you can't say tomorrow day
Crawling back to you
Ever thought of calling when you've had a few?
Cause I always do
Well baby I'm too busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through
Crawling back to you]

[Angel]

Ho sempre amato i campi di grano, sin da piccola. Quella distesa dorata, che ai miei occhi pareva immensa, era sempre riuscita in qualche modo a farmi provare un senso di tranquillità.
Ma questa mattina, neppure quel mare color oro riesce ad acquietare quell'agitazione che crepita come un fuoco nel mio petto.
Vorrei che fosse già tutto finito, vorrei aver già saputo i risultati dell'esame, anche se una parte di me, invece, preferirebbe non sapere niente, preferirebbe fuggire via.

Il suono del motore dell'auto è l'unico che riempie l'abitacolo, perché ora, e forse per la prima volta nella mia vita, la musica mi arrecherebbe solo fastidio.
E se persino una delle cose che amo di più al mondo mi infastidisce, allora mi è impossibile ignorare quanto la situazione sia seria.
Chiudo gli occhi, percependo il pulsare del battito accelerato del mio cuore nelle mie tempie.

Una mano calda e grande si posa sulla mia, per andare ad avvolgerla tutta. Sento un brivido lungo la schiena e quando riapro gli occhi, li poso subito sulla figura accanto a me, intenta a fissare la strada. Si volta per un istante, giusto per lanciarmi un'occhiata, e stringere più forte la mia mano.
Anche quando allontana i suoi occhi da me, io continuo a fissarlo, ammirando il suo profilo perfetto, le sopracciglia leggermente aggrottate, i capelli neri come la pece.

L'unica cosa che mi provoca un po' di leggerezza è la sua presenza qui con me.
Sono contenta che Marc sia qui. Andrew non è potuto venire, però c'è lui.
Questa notte siamo tornati a Cervera poco prima di mezzanotte, io, lui e Alex.
Ed è stato come tornare indietro nel tempo, anche solo a meno di un anno fa.
Mi ero resa improvvisamente conto di tutto quello che avevo perso, e di come ero stata sicura in passato che niente ci avrebbe mai diviso.
Avevo dormito pochissimo quella notte, e ad un certo punto, per cercare di distrarmi, avevo recuperato l'album fotografico che Marc mi aveva regalato un anno e mezzo prima, quello costellato solamente di nostre foto.
Quante ne avevamo passate. Momenti bellissimi e memorabili, altri molto meno belli, ma una cosa non cambiava mai: eravamo sempre insieme. Lui c'era per me, ogni volta, e io per lui.
Non mi piaceva vivere senza di lui. Avvertivo la sua mancanza come se mi mancasse un pezzetto di me, era una presenza costante, nonostante nei mesi che avevano preceduto il mio tornare a Cervera, avessi creduto di averlo superato.
In realtà, era sempre lì. Quella sensazione costante di qualcosa che mi mancava che avvertivo sempre.
E quel qualcosa aveva un nome e un cognome, ovvero il suo.

Quando arriviamo a Lleida mi stringo nelle spalle. È una giornata nuvolosa, ma calda. Solo l'aprirsi della portiera del lato in cui sono seduta mi fa capire che siamo arrivati all'ospedale. Marc mi porge la mano, con un tenero sorriso, ed io la afferro, mentre scendo dall'auto. Non proferiamo parola mentre raggiungiamo il piano dell'ospedale, ma teniamo unite le nostre mani, senza staccarci mai.
Sospiro, non appena ci fermiamo davanti alla porta chiusa dell'ufficio della dottoressa, mentre sento il battito del mio cuore aumentare ancora di più a causa dell'agitazione e della paura.
Sento Marc lasciare la mia mano solo per avvolgermi le spalle con un braccio e attirarmi a sé.

<<Posso fare qualcosa per farti calmare almeno un pochino?>> chiede, in un sussurro. Scuoto la testa.

<<Solo abbracciarmi.>> soffio, e lui mi stringe forte a sé. Sento il suo cuore battere fortissimo, mentre mi aggrappo letteralmente a lui.

<<Tómatelo con calma Angel, todo estará bien.>>

Una fitta dolcissima mi colpisce alla bocca dello stomaco e mi distrae almeno per qualche secondo dall'ansia e dall'agitazione. Inspiro il suo profumo a pieni polmoni, e sento che potrei piangere, da un momento all'altro. Le sue labbra si posano sul mio capo per posarmi uno, due, tre baci tra i capelli.
Marc ha la straordinaria capacità di infondermi forza e calma, non ho idea di come ci riesca né del perché ci riesca.

<<Guarda qua.>> dice, ad un tratto, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e entrando su instagram. Mi mostra un video che ritrae un ghepardo che fa le fusa e sorrido, istintivamente, mentre ammiro la creatura vivente che è stata il mio primo vero amore.

<<Non trovi che sia una creatura meravigliosa? Oh, quanto li amo!>> esclamo, poggiando la testa sulla sua spalla.

<<È bellissimo, sì. L'ho visto prima, mentre facevo colazione e ho pensato a te. Avrei dovuto mandartelo ma ho guardato subito l'orario e ho realizzato che dovevo andare a prepararmi, così mi è passato di mente.>>

La porta di fronte a noi si apre all'improvviso, facendomi sussultare e sento subito tutta la tensione tornare a pesare come un macigno sul mio petto. Mi stringo a Marc, mentre il cuore inizia a battermi più veloce per la paura. Anche la presa di Marc intorno alle mie spalle si fa più serrata.

<<Estoy aquí, mi amor.>>

Sentirlo sussurrare quelle parole al mio orecchio mi fanno sentire meno sola. Non so come faccia, ma Marc sa sempre, sempre, cosa dire per farmi stare un po' meglio. Quel 'mi amor' mi ha letteralmente fatto tremare il cuore.

<<Buongiorno, Angel.>> esordisce la dottoressa, per poi alzare lo sguardo su Marc e salutare anche lui. <<prego, entrate.>>

Mi stacco da Marc, ma lui afferra subito la mia mano, e fa intrecciare le mie dita con le sue. Quel contatto mi infonde un tenero calore che riempie in fretta la mia cassa toracica.
Entriamo nello studio, e andiamo a sederci davanti alla scrivania, dove la dottoressa ha posati davanti a sé diversi fogli.

<<Come stai?>>

Sospiro, cercando di controllare la mia agitazione.

<<Insomma. Il dolore al collo è passato, ogni tanto ho delle fitte, ma niente di più.>> spiego.

<<Bene.>> accenna un sorriso, prendendo in mano uno dei fogli davanti a sé.
<<Dunque, sono felice di dirti che possiamo escludere che i noduli siano di natura maligna, Angel.>>

Sento un peso enorme lasciare il mio corpo e la mia anima. D'improvviso, mi sento svuotata di tutta l'agitazione, l'ansia e la paura che provavo fino a un istante fa. Lascio andare un profondo respiro, come se ora, finalmente, fossi di nuovo in grado di respirare correttamente.
Annuisco, sorridendo, mentre sento gli occhi farsi lucidi, e quasi non mi accorgo del fatto che Marc si è portato la mia mano alle labbra e la stia baciando, stringendola forte. Mi volto a guardarlo e realizzo di non averlo mai visto così felice prima d'ora, con gli occhi scuri che brillano come un cielo stellato e il sorriso che gli illumina il volto.

<<Certo, devo dirti però che dovrai tenere sotto controllo questi noduli. Dovrai sottoporti ad un'ecografia almeno una volta all'anno, per verificare se ci sono stati cambiamenti tra un esame e l'altro.>>

<<D'accordo.>> replico, annuendo. La dottoressa mi consegna i risultati degli esami, guardando di tanto in tanto Marc di sottecchi. Ho l'impressione che sia convinta di averlo già visto da qualche parte.

Usciamo dallo studio, e non appena la porta si chiude dietro le nostre spalle, Marc fa per prendermi tra le sue braccia, ma io lo blocco, facendogli notare che siamo nel bel mezzo del reparto.
Quando usciamo dall'ospedale però, nulla lo ferma dal sollevarmi come se fossi una piuma per girare su se stesso, felice.

<<Mi amor, soy tan feliz, ni siquiera sabes lo feliz que soy. Tenía tanto miedo de que pudieras estar enferma, tanto, tanto miedo de perderte...>>

Il tono spezzato della sua voce, il suo corpo che trema contro il mio, così come il suo cuore che sbatte contro le sue costole a gran velocità, tutto mi fa capire quanta paura ha nascosto dentro di sé pur di non farmela vedere, pur di non riversarla su di me e cercare invece di infondermi il suo immancabile ottimismo.
Non riesco neppure a descrivere quello che sto provando, so solo che vengo travolta da un immenso desiderio di tenerlo stretto a me, e di non lasciarlo più andare.
Sento i miei occhi farsi lucidi, mentre lo stringo forte a me, e affondo le dita tra i suoi capelli.
Mi sento così viva tra le sue braccia, così felice.
Affondo il viso nell'incavo del suo collo, inspirando a pieni polmoni il suo profumo che sa di buono, di panni puliti asciugati sotto il sole d'estate.
Gira su se stesso ancora per qualche istante, per poi fermarsi e mettermi giù, con delicatezza.
Inizia a ricoprirmi una guancia di baci leggeri e frenetici, e io sento uno stormo di api assassine bucarmi lo stomaco. Lo avvicino ancor più a me, accarezzandogli la nuca, fino a quando lui non allontana di poco il viso dal mio per potermi guardare. Mi scosta una ciocca di capelli, per portarla dietro l'orecchio, guardando il mio viso con occhi ardenti.

<<Hai fame? Immagino che tu non abbia mangiato nulla per colazione...>> mi limito a scuotere il capo, e lui fa scorrere il braccio sulle mie spalle.

<<Allora andiamo, devi mangiare.>> ci incamminiamo, e quando Marc nota che i miei occhi si fossilizzano su un bar pasticceria, capisce che è il locale giusto per me.
Pochi minuti più tardi ci troviamo seduti ad un tavolino all'aperto, con un latte macchiato e un muffin al cioccolato dal cuore morbido per la sottoscritta. Lui invece, ha preso solo un caffè, avendo già fatto colazione.

<<Dai Marc, prendine un pezzo!>> esclamo ad un tratto, prendendo in mano un piccolo pezzettino di muffin.

<<No, non posso, Angel. Tra l'altro, me lo stai chiedendo solo per gentilezza. Non offri mai i dolci che stai mangiando, o meglio, il cioccolato che stai mangiando. Ti aspetti sempre che gli altri rifiutino.>> replica, guardandomi con occhi carezzevoli, mentre un sorriso ironico va a colorarsi sulle sue labbra.

<<Ehi, non è affatto vero!>> ribatto, spalancando gli occhi, e quando lui inarca un sopracciglio, poco convinto, sbuffo. <<e va bene, è vero, sono golosa. Ma, davvero, assaggialo, dai. È buonissimo.>>

<<Lo so che è buonissimo, ma non posso mangiarlo.>> continua.

<<Perché, dovrai allungare di un'ora il tuo allenamento in palestra per un pezzettino di cioccolato?>> Marc mi guarda male, e io gli rivolgo un caloroso sorriso.
<<Avanti, voglio che festeggi con me.>>

Quelle paroline devono avere un effetto magico su di lui, perché un lampo attraversa il suo sguardo scuro e si tende verso di me, aprendo la bocca. Lo osservo, mentre si gusta quello che è uno dei miei dolci preferiti. Inarca le sopracciglia, cercando di nascondere un sorriso.

<<Troppo buono, ed io non posso mangiarlo.>> piagnucola, ed io sogghigno.

<<Te ne meriteresti un altro pezzo solamente per la gara di ieri. Ora che non ho più quel pensiero asfissiante in testa...>> Marc mi guarda, carezzevole <<sono tornata ad avere l'immagine di te in pista davanti agli occhi. Sei stato strabiliante, lo sei sempre, ma ci sono volte in cui lo sei ancora di più, volte in cui mi fai quasi cadere la mascella. Trovo sempre difficile spiegare quello che provo per lo splendido pilota che sei. Semplicemente guardandoti mi arriva tutta la tua determinazione, la tua voglia, la tua passione, la tua ambizione, il fuoco che brucia nella tua anima. Sei così...ipnotico, attraente, carismatico. E tutto questo mi arriva, me lo trasmetti, perché non mi sono mai sentita più viva in vita mia di quando ti vedo correre.
Mi fai letteralmente impazzire. Esprimi ogni cosa con uno sguardo, con tutto il tuo corpo, semplicemente respirando. Non c'è nessun altro come te. E in realtà, neppure queste parole bastano per spiegare quello che mi fai provare e quello che sento quando ti vedo in pista o nei minuti che precedono l'inizio di una gara.>>

Marc continua a fissarmi intensamente, il viso posato contro il pugno chiuso, gli occhi in fiamme. Non dice una parola, ed io inizio a sentire il cuore battere a gran colpi nel petto, sotto quel suo sguardo così intenso.

<<Oh, Angel, credimi, bastano eccome, per me.>> mormora, la voce bassa e roca che fa vibrare le corde della mia anima.

Cerco di ignorare quella sensazione e ricordo di dover chiamare Andrew. Quando ha saputo che Marc sarebbe venuto con me ha ripetuto, esattamente come la scorsa settimana, che ero "in buone mani" e che avrebbe atteso mie notizie perché non poteva muoversi da Barcellona. Tiro fuori il telefono dalla borsa, e lo chiamo.

<<Angel! Allora?>> mi chiede subito, non appena accetta la chiamata.

<<Andrew! Va tutto bene.>> soffio, lasciando andare l'ennesimo profondo respiro e portandomi una mano al collo <<devo solo tenere sotto controllo i noduli annualmente, per verificare che non vi siano cambiamenti.>> lo sento battere una mano contro qualcosa.

<<Grande Angel, sono così felice! Mi hai fatto stare in pensiero negli ultimi due mesi e non ti dico come mi sono svegliato stamattina. Per fortuna, va tutto bene. Dobbiamo vederci al più presto per festeggiare, ma qui a Barcellona, ti prego.>> sogghigno e annuisco anche se non può vedermi.

<<Assolutamente sì, verrò io da te questa volta. Sei un amico, Andrew, davvero. Mi sei stato sempre accanto in questi mesi. Non so come ringraziarti.>>

<<Venendo a bere una birra a Barcellona, ecco come!>> ribatte, sogghignando. <<Ma non devi ringraziarmi, Angel. Ti voglio bene, e non ho fatto nulla di speciale. Sono davvero, davvero felice di sapere che stai bene. Ora, ti aspetto. Ma ti avverto, se mi fai aspettare troppo, vengo io a Cervera.>>

<<Allora aspetto che sia tu a venire! >>

<<Lo sapevo!>> sbuffa lui, e io sogghigno. <<appena posso faccio un salto. >>

<<Ti aspetto, Andreuccio.>>

<<Ecco, dopo questo ti chiuderò il telefono in faccia e non ci sentiremo fino a che non mi chiederai scusa.>>

<<Che permaloso!>>

<<Senti chi parla!>>

<<Beccata! D'accordo, ora finisco di fare colazione. Ci sentiamo, Andrew.>>

<<A più tardi, Angel. Mi raccomando, ora tranquilla, okay?>> sospiro.

<<Sì. A dopo.>> chiudo la chiamata e Marc, che ha continuato a fissarmi per tutto il tempo, mi sorride.

Non appena finisco di fare colazione, torniamo sui nostri passi, diretti verso l'auto. Con una mano posata sul suo braccio, sento un senso di quiete riempire la mia anima. Invece di osservare la strada davanti a me, osservo il suo profilo, la curva del suo collo che si congiunge alla spalla e quando Marc si ferma di colpo, presa alla sprovvista, mi gira quasi la testa.

<<Angel, guarda.>> lo sento dire, e a giudicare dal suo sguardo, sembra estasiato. Non faccio in tempo a seguire la direzione del suo sguardo, perché inizia a incamminarsi verso il marciapiede opposto, fino a quando non ci fermiamo davanti alla vetrina di un negozio.
<<Guarda questo vestito.>> continua, senza staccare gli occhi da un abito corto in tulle color avorio, il cui corpetto, dallo scollo a cuore, è letteralmente tempestato di fiori colorati di viola scuro, lilla, blu acceso e tutte le varie tonalità di rosa, stretto in vita da una cintura anch'essa in tulle. La gonna, a campana, è trapuntata di fiori e foglie verde brillante qua e là, e sul fondo, è interamente bordato di fiori. La primavera fatta abito. Deve essere un pezzo unico.

<<Sì, è bellissimo.>>

<<Devi assolutamente provarlo.>>

Mi volto a guardarlo di scatto, incredula.

<<Marc, hai bevuto per caso? È un abito da red carpet, potrei andarci alla Milano fashion week con quello, perché dovrei provarlo?>>

<<Perché te l'ho immaginato addosso, e voglio sapere come ti sta.>> i suoi occhi sono così luminosi, come faccio a dirgli di no?

<<Ma dobbiamo tornare a Cervera, tu devi allenarti.>> protesto.

<<Ah, anche se oggi dimezzo l'allenamento in programma non succederà nulla. Oggi è una giornata speciale, e me lo merito, dopo la gara di ieri.>>

<<Possono riconoscerti.>> continuo.
Marc tira fuori un paio di occhiali da sole dalla tasca dei jeans.

<<Così dovrebbe andare, no?>> replica, mostrandomi un largo sorriso. Vorrei dirgli che no, non bastano gli occhiali da sole, ma sarebbe inutile. Sospiro, sconfitta. È irremovibile. Entriamo nel negozio, e una commessa sulla cinquantina ci viene incontro, accogliendoci con un sorriso, e non sembra, per fortuna, riconoscere Marc.

<<Saremmo interessati a quell'abito, quello tempestato di fiori.>> esclama subito lui, indicandolo.

<<Oh, quello, complimenti per il buon gusto.>> accenna la donna, con un sorriso compiaciuto <<quello sul manichino è l'ultimo pezzo che abbiamo, ne avevamo pochissimi a disposizione, è un pezzo unico.>>

<<Lo vedi? Non c'è la mia taglia, quello è sicuramente troppo grande per me.>> gli sussurro all'orecchio e lui mi guarda male.

<<Quello ti sta.>> si limita a dire, sicuro.

<<Ve lo prendo subito.>> continua la commessa, e la osserviamo mentre sfila l'abito dal manichino. <<dovrebbe starle alla perfezione, signorina!>> afferma, tornando verso di me con il vestito tra le braccia.

Accidenti.

Marc va a sedersi sui divanetti posti davanti ai camerini di prova con un sorriso soddisfatto disegnato sulle labbra, mentre io mi dirigo in uno dei camerini, per indossare l'abito. Faccio estrema attenzione, e proprio nell'indossarlo, noto che si tratta di un capo di Givenchy.

Santo cielo, costerà un occhio della testa, un abito del genere!

Dato che si tratta di un abito a corsetto, la commessa deve necessariamente aiutarmi a chiuderlo.

Quando mi volto a guardare il mio riflesso, resto ammutolita per un istante. Quello che vedo attraverso lo specchio, per la prima volta in vita mia, mi piace. Il corsetto accentua la mia figura, sottolineando le mie forme esili e facendomi apparire più formosa. Mi manca giusto una coroncina di fiori sul capo per sembrare a tutti gli effetti la primavera fatta persona.
Non mi sono mai vista così prima, con un abito del genere addosso. Non ci sono per niente abituata. Mi giro di spalle e osservo le stringhe del corsetto.

<<Le sta divinamente, signorina!>> esclama la commessa, ed io accenno un sorriso imbarazzato.

<<Grazie.>>

Prendo un respiro profondo ed esco dal camerino, dirigendomi verso l'uscita.

<<Prego, salga sul piedistallo.>> sento la voce della commessa alle mie spalle, prima ancora che io sia uscita dall'area dei camerini. Mi aiuta a salire su un piccolo piedistallo posizionato tra i divanetti di prova e un sontuoso specchio che ricopre quasi metà parete.
Quando rialzo la testa, in piena luce, i miei occhi vanno subito a posarsi su Marc, ancora seduto sui candidi divanetti, ma ora con la schiena dritta, senza più gli occhiali a nascondergli lo sguardo, che ora è letteralmente piantato su di me. Gli occhi sgranati, la bocca aperta, sembra essere stato fulminato da qualcosa, tanto è rimasto immobile. Sento qualcosa crepitare alla bocca dello stomaco e provocarmi una serie di brividi al centro del petto mentre lo guardo, mentre noto il modo in cui mi sta fissando.

<<Cazzo.>> lo sento dire, e non riesco a trattenere una risata.

<<Dovresti dirle più spesso le parolacce in italiano, adoro quando lo fai.>>

Il modo in cui i nostri occhi si cercano mi fa tremare le ginocchia. Lo osservo, posando le mani sull'abito, mentre lui sembra non riuscire a staccarmi gli occhi di dosso, continua a farli scorrere ripetutamente dalla mia testa ai miei piedi e viceversa. Poi chiude la bocca e si schiarisce la voce, socchiudendo gli occhi, ma quando li riapre, si incatenano nuovamente ai miei.

<<Sei una visione. Una dea.>> soffia, e io sorrido, sentendo il cuore iniziare a martellarmi nel petto. Sotto il suo sguardo mi sento in grado di fare qualsiasi cosa, mi sento bellissima e potente. Lo vedo alzarsi in piedi e portarsi una mano al viso, o meglio, alle labbra. Inizia a tormentare nervosamente il labbro inferiore e a morderlo con i denti mentre mi guarda.

<<A te l'abito piace?>>

<<Beh sì, è meraviglioso, un abito unico nel suo genere. Inoltre, mi sta bene, cosa che non credevo possibile.>> ammetto, abbassando lo sguardo sul vestito.

<<Non ti sta semplicemente bene, Angel. Sembra essere fatto apposta per te.>> replica subito Marc, guardandomi dritto negli occhi. Poi sorride, e si volta a guardare la commessa, che ci ha lasciato fare le nostre considerazioni senza intromettersi.

<<Lo prendiamo.>>

Questa volta sono io a spalancare la bocca, a dir poco scioccata. Lo guardo come se gli fossero spuntate tre teste. Non può fare una cosa del genere.

<<Cosa hai detto?>> gli chiedo, sconvolta.

<<Che lo prendiamo.>> ripete, tranquillamente, come se stesse per comprare un pacchetto di patatine.

<<Ottima scelta, davvero! Dopo aver visto quanto le sta bene, non poteva lasciarlo qui, signorina. Vi informo però, che dato che ci sono alcune piccole macchie qui...>> e indica il corpetto, dove solo in quel momento noto delle macchie color marrone chiaro. A occhio e croce direi che si tratta di fondotinta, non mio, ovviamente, dato che sono più struccata che mai. <<lo invieremo alla nostra lavanderia di fiducia per lavarlo accuratamente e farvelo recapitare in giornata direttamente a casa vostra.>>

<<Certo, le dò subito l'indirizzo.>> replica Marc, con un sorriso appena accennato.

La commessa gli rivolge un sorriso, poi gli dà le spalle e si incammina, ma quando noto che lui sta per seguirla lo fermo, posandogli una mano sul braccio.

<<Marc, stai scherzando vero? È un abito di Givenchy, ti rendi conto? Tra la stoffa, dettagli e altro, non costerà meno di...di...5000 euro.>> lui mi guarda, impassibile.

<<Lo so. Ma non vedo dove sia il problema.>> strabuzzo gli occhi.

<<Non puoi essere serio. Non ti permetterò mai di spendere una cifra simile solo per un vestito.>> continuo, parlando a bassa voce. Lui inarca un sopracciglio.

<<"Solo per un vestito", Angel?>> senza staccare gli occhi dai miei, sale sul piedistallo accanto a me e mi circonda il polso con la mano calda, per farmi girare verso lo specchio. <<guardati, perché ho idea che tu non lo faccia abbastanza, o non ti veda come sei realmente.>> sussurra, al mio orecchio, e un brivido saetta lungo la mia schiena.
<<dopo averti visto questo abito addosso, non posso lasciarlo qui e andarmene come se niente fosse. Lo vedi che sembra essere stato creato apposta per te? Guardati Angel, avanti.>>

Si posiziona dietro di me e continua ad osservarmi attraverso lo specchio, mentre io osservo il mio riflesso.

<<Sembri la personificazione della primavera.>> il modo in cui le parole gli escono dalle labbra mi fa capire che sta sorridendo. <<o una di quelle creature di cui parlavi quando mi raccontavi di quelle storie sull'antica Grecia...>>

<<Una ninfa.>> lo istruisco <<e le storie sono i miti greci, Marc.>>

<<Scusa.>> mormora al mio orecchio, continuando a sorridere. <<non posso lasciarlo qui, Angel, devo comprarlo, devo vedertelo addosso ancora e ancora. Stasera, per cominciare.>> mi volto a guardarlo, confusa.

<<Stasera?>> lui annuisce.

<<Dobbiamo festeggiare la bellissima notizia, festeggiare il fatto che stai bene. Vuoi venire a cena con me?>> mi chiede, con un sorriso sghembo e scrutando il mio viso. Sento tante piccole scosse elettriche scorrere nelle mie vene, il cuore pompare nel mio petto a grande velocità.

<<Sì.>> riesco solo a dire e il sorriso sul suo viso si allarga.

<<Allora ti prego Angel, lascia che io compri questo vestito. Devo comprarlo. Ovviamente, se a te piace. Per questo te l'ho chiesto prima. Se non ti fosse piaciuto, non avrei mai avuto intenzione di comprarlo.>>

<<Non mi piace.>> replico subito, e lui assottiglia lo sguardo, tirando un angolo delle labbra verso l'alto.

<<Allora perché nemmeno cinque minuti fa hai detto che ti piaceva? Che era meraviglioso e ti stava benissimo?>> apro la bocca per protestare, ma la richiudo subito, non sapendo cosa dire. Lui sorride compiaciuto e io lo guardo male, per poi abbassare lo sguardo.

<<Marc...mi fa sentire a disagio il fatto che tu spenda una simile cifra per me. Mi ha dato fastidio il fatto che tu la scorsa settimana abbia speso dei soldi per riempirmi la dispensa del mio cibo preferito, mi ha sempre dato fastidio anche quando...quando io e te...stavamo insieme.>> riesco finalmente a dire <<mi fa sentire tanto a disagio. Lo capisci? Potresti usare quella cifra per fare tanto altro, come...donarlo al canile, per esempio.
O ad una delle associazioni per persone che necessitano di beni primari. È solo un vestito, non è qualcosa di indispensabile.>> protesto, riportando lo sguardo sul suo viso. Marc continua ad osservarmi, noto come i suoi occhi corrono frenetici da un angolo all'altro del mio viso, come se scalpitasse dal bisogno di imprimere ogni mio più piccolo dettaglio dietro le sue palpebre.

<<E se facessi entrambe le cose?>> replica, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto. Lo guardo, confusa.

<<Come?>>

<<Sì, se facessi entrambe le cose. Se comprassi questo abito e donassi dei soldi in beneficienza. Di nuovo, posso permettermelo Angel, e non devi sentirti a disagio o in colpa per come ho intenzione di spendere il mio denaro, denaro che mi sono guadagnato. Non devi sentirti a disagio se decido di spenderlo per te. Non mi stai obbligando, sto decidendo da solo. Ripeto, se questo vestito non ti sarebbe piaciuto, non avrei mai mostrato la mia intenzione di comprarlo. Sei mozzafiato, e sarebbe una follia lasciarlo qui. Forse c'entra anche il fatto che non volevi più niente da me e di conseguenza non puoi accettare regali da parte mia?>> abbassa lo sguardo e noto il modo in cui solleva un angolo delle labbra. L'amarezza si dipinge sul suo volto, per poi sparire non appena rialza lo sguardo su di me.
<<Andrà bene lo stesso, Angel. Potrai benissimo indossarlo solo stasera, e poi chiuderlo assieme al resto di tutte le altre cose che ti ho regalato. Tanto sai che non rivorrò mai niente indietro.>>

Lo guardo, non sapendo cosa dire. È vero, mi ero ripromessa che non avrei più accettato nulla da lui, ma la cosa era completamente svanita dalla mia mente. Quel lampo che ha attraversato il suo sguardo quando me lo ha ricordato, mi fa capire quanto la cosa gli faccia male. Però, al tempo stesso, è vero. Non posso accettare. Devo mantenere il punto, essere coerente con me stessa.

<<O forse magari penserai anche che io mi aspetti qualcosa in cambio, e per questo non puoi cedere, tornare sui tuoi passi. Non mi sono mai aspettato niente in cambio da te, Angel. Tutto quello che ho fatto è sempre stato solo un modo per farti arrivare...quello che provo per te.>> aggiunge, un ombra di tristezza ad oscurargli lo sguardo. Faccio lentamente scivolare la mia mano nella sua, e la stringo, delicatamente.

<<Va bene.>> soffio, accennando un sorriso <<non posso impedirti di comprare qualcosa, non sarebbe giusto. Puoi e devi fare quello che vuoi dei tuoi soldi, anche se il fatto che continui a spenderli per me mi mette a disagio. Non decido io di sentirmi così, Marc, mi ci sento e basta. Mi farebbe sentire molto meglio sapere che quella cifra verrebbe investita per aiutare qualcuno di più bisognoso, ma tu hai detto che potresti fare benissimo entrambe le cose...>> sollevo lo sguardo verso di lui, che sorride, come in risposta.

<<E lo farò, Angel. Davvero.>> ci guardiamo negli occhi per diversi istanti, fino a che non lo vedo sorridere e chinarsi verso di me per posarmi un bacio sulla fronte. Chiudo gli occhi e sento la mia pelle riempirsi di brividi. Quando allontana le labbra dalla mia pelle sollevo la testa verso di lui, e con la coda dell'occhio, noto la commessa ritornare sui suoi passi.

<<Va tutto bene?>> chiede, guardandoci incuriosita.

<<Ora sì.>> risponde subito Marc, guardandomi sorridendo e lasciandomi una carezza leggera sulla guancia.

<<Posso dirvi che siete proprio una bella coppia?>>

Arrossisco all'istante, mentre sento una morsa attanagliarmi alla bocca dello stomaco.

<<Oh, ma ->> riesco solo a dire, per poi chiudere la bocca, per la seconda volta in pochi minuti. Il sorriso sulle labbra di Marc si allarga, mentre cinguetta un "grazie". Poi, mentre la commessa ci dà le spalle, scende dal piedistallo, ma senza staccare la mano dalla mia.

<<Difficile trattenere l'istinto di ribattere, vero angioletto?>> lo guardo male, e in risposta, lui si limita a farmi l'occhiolino. Mentre raggiunge la commessa, io torno nei camerini per cambiarmi. Marc ha lasciato il mio indirizzo, e la commessa mi ricorda per ben tre volte nel giro di un minuto che riceverò il vestito a casa entro il tardo pomeriggio.
Quando usciamo dal negozio notiamo che il cielo si è incupito ulteriormente. Una coltre di nubi che minaccia pioggia sovrasta le nostre teste.

<<Come diavolo giustificherò a mia madre un abito del genere?>> chiedo, ad un tratto, bloccandomi in mezzo al marciapiede, più a me stessa che a lui, che si volta verso di me. Nonostante indossi gli occhiali da sole, intuisco subito lo sguardo che mi sta rivolgendo.

<<Puoi dirle benissimo che te l'ho regalato io.>> dice, un largo sorriso a colorargli le labbra. Lo guardo male.

<<Certo, è proprio un idea geniale, Marquez.>>

<<Lo so.>>

<<Guarda che io sono seria. Cosa diavolo le dico?>>

<<Angel, io penso che tua madre ci arriverà benissimo da sola.>> replica, tirando un angolo delle labbra verso l'alto. Lo guardo, sbattendo le palpebre. <<andiamo, chi potrebbe mai regalarti un abito del genere se non il sottoscritto?>> continua, allargando le braccia, un sorriso sornione sulle labbra. Incrocio le braccia sotto il seno.

<<È esattamente questo il punto, Marc. Quello che penserà lei non appena lo vedrà.>>

<<Oh, è piuttosto ovvio. Penserà che ti sto facendo la corte.>> spalanco gli occhi e lui sogghigna <<e non sbaglierà nel pensarlo. Solo che io in realtà non ho mai smesso di fartela.>> sento le guance prendere colore e gli lascio un pugno sul braccio, al che lui inizia a ridere.

<<Marc smettila, avanti!>> lo rimprovero <<devo digerire una cosa alla volta. Il fatto che tu abbia comprato un vestito del genere per me non mi passerà facilmente.>> borbotto, riprendendo a camminare e lui in due falcate mi raggiunge. <<insomma, è vero che per molte cose sono più abituata, come per le macchine, avendo avuto a che fare con te per sette anni. Ma per tutto il resto...non lo sono. Sono abituata al poco, all'essenziale. E l'essenziale, mi basta. So di...di non avertelo mai detto, ma...prima di trasferirci in Spagna, io e mamma abbiamo attraversato un periodo in cui a malapena avevamo da mangiare.>> abbasso lo sguardo, perché mi vergogno. <<Lei all'inizio si vergognava, poi è stata costretta a chiedere aiuto ai nonni, ma voleva riacquistare una sua indipendenza, sentiva di dover cambiare aria. Ed ecco che ci siamo trasferite a Cervera.>>

<<E tu non hai idea di quanto le sarò eternamente grato per questo, perché ti ha portato da me. Ha cambiato la mia vita per sempre.>> mormora, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, e guardandomi negli occhi. Non devo perdere il filo del discorso, solo che è difficile quando i suoi occhi mi fissano in quel modo. Boccheggio, sbattendo le palpebre, mentre la sua mano continua a restare lì, vicino al mio orecchio, mentre con il pollice mi accarezza appena la guancia.

<<Anche la mia. Incontrarti è stata la cosa più bella della mia vita.>> ammetto, sentendo gli occhi pungere per le lacrime. Vedo le pupille di Marc fremere sotto le ciglia, le labbra tremare impercettibilmente. Abbasso lo sguardo, cercando di riprendere il filo del discorso.

<<Questo per dirti che...mi fa strano spendere tutti questi soldi per un semplice vestito quando c'è gente che non ha di che vivere. Mi vergogno, mi sento in colpa. Non posso farci niente, penso che ormai faccia parte di me.>> continuo, guardandolo.

<<Non ci avevo mai pensato, lo ammetto. Anche i miei hanno dovuto faticare per permettere a me e ad Alex di correre, ma non ci hanno mai fatto mancare niente. Mi dispiace per quello che hai passato, angelo. Manterrò quello che ti ho promesso, te lo giuro.>> replica, prendendomi il viso tra le mani. Sento il cuore battere come un pazzo. Poso le mani sul suo petto, guardandolo negli occhi.

<<Davvero?>>

<<Te lo giuro sulla moto.>> esclama, solenne. Accenno un sorriso.

<<Allora va bene.>> gli poso un bacio sulla guancia, e mi vengono i brividi. Lo sento tremare appena contro di me, e avverto il battito accelerato del suo cuore. Quando mi stacco da lui, evito il suo sguardo.

<<Andiamo, avanti o faremo tardi, tu devi allenarti.>> esclamo, schiarendomi la voce e riprendendo a camminare.

<<Tranquilla Angel, se non mi alleno per un giorno non casca il mondo, soprattutto dopo la vittoria di ieri.>> si pavoneggia, inarcando le sopracciglia e mostrandomi un largo sorriso.

<<Smettila di tirartela.>> lo prendo in giro, e lui si volta a guardarmi, tra il sorpreso e il divertito.

<<Io, tirarmela? Mai. Ma dovrei fingere di non sapere di essere il migliore, quando lo sono? Questo no, angelo.>> soffia, facendomi l'occhiolino. Scuoto la testa, e lui mi dà un buffetto sulla guancia.
<<E non devi dimenticare che quella gara è stata tutta per te. Non dimenticarlo mai.>> mentre mi fermo a guardarlo una goccia d'acqua finisce dritta sulla mia guancia, seguita in fretta da una seconda e da una terza finché nel giro di pochi istanti non ci ritroviamo sotto la pioggia che scende copiosa.

<<Avanti, ripariamoci da qualche parte!>> esclama Marc, prendendomi per mano, e correndo alla cieca.

<<Qui!>> gli dico, tirandolo per richiamare la sua attenzione. Ci infiliamo in uno dei tanti viottoli che conducono al centro storico di Lleida, riparandoci sotto il balconcino di una palazzina.
La temperatura è decisamente diminuita nel giro di pochi minuti e mi ritrovo a tremare.

<<Vieni qui.>> sento dire da Marc, nonostante lo scroscio della pioggia battente. Prima che possa rendermene conto, mi ritrovo stretta a lui, contro il suo petto tonico e scolpito.

<<Stai bene ora? Hai molto freddo? Ti sei bagnata molto?>> le sue guance sono spruzzate di rosso, e il suo viso è così vicino che il suo respiro caldo mi accarezza le labbra. Sogghigno.

<<Una domanda per volta, Marquez.>> gli accarezzo una guancia con un dito <<sono un po' infreddolita, e per fortuna no, non mi sono bagnata troppo. Mi stai stringendo in questo modo per riscaldarmi?>> gli chiedo, inarcando un sopracciglio. Lui si morde il labbro inferiore.

<<Mi hai scoperto.>> mormora, accarezzandomi la punta del naso con la propria. La sua stretta intorno al mio corpo si fa più serrata e intuisco come il suo calore stia diventando parte di me. Socchiudo gli occhi e afferro la sua maglietta tra le mani.
Ci troviamo sotto un balconcino, al riparo dalla pioggia battente e tutto quello a cui riesco a pensare è che voglio le sue labbra sulle mie.

<<Angel, stai bene?>> mi chiede prendendomi il viso con una mano.

<<Sì, sì, benissimo.>> soffio, e i miei occhi si scontrano con i suoi. Sento il suo cuore andare a mille sotto le mie mani, la sua stretta farsi sempre più serrata, il suo viso farsi serio. Il suo pollice sulla mia guancia inizia a disegnare cerchi immaginari sulla mia pelle, mentre lo vedo deglutire a fatica.

Mi sporgo verso di lui quanto basta per sfiorare la punta del suo naso con la mia, mentre i miei occhi saettano dalle sue labbra ai suoi occhi.

<<Non ho più fame
Lasciami bere
Baciami adesso anche se piove
Solo così sto tanto bene.>>

Canticchio, in un sussurro, e vedo un lampo attraversare il suo sguardo più cupo della notte. Lo sento tremare contro di me, mentre socchiude le labbra, per poi accarezzarsele con la punta della lingua.

<<Angel, ti prego, per favore...>> mormora, come se fosse in agonia, e il suo petto si alza e si abbassa velocemente a causa del respiro accelerato. <<non torturarmi in questo modo.>>

<<Non ho nessuna intenzione di torturarti.>> mormoro, tirandolo per la maglietta, in modo che capisca.
Lo vedo aggrottare le sopracciglia, per poi far sfiorare le punte dei nostri nasi per l'ennesima volta, mentre punta gli occhi sulle mie labbra.

<<Necesito desesperadamente besarte.>>

<<Hazlo.>>

Non faccio quasi in tempo a notare i suoi occhi sgranarsi che Marc si avventa sulle mie labbra.

Oddio.

Sento le ginocchia cedermi, il cuore esplodermi nel petto, il cervello andare letteralmente in tilt.

Non capisco più niente.

Sento solo il bisogno incontrollato di avvinghiarmi a lui, di infilare le mie dita tra i suoi capelli.
Il gemito che sfugge dalla gola di Marc non appena posa le labbra sulle mie mi riempie la cassa toracica di un calore celestiale, che mi pervade fin nelle viscere. Realizzare di essere io a farlo sentire così mi riempie di piacere.
Quando sento la sua lingua accarezzarmi le labbra, le dischiudo subito, e questa volta, sono io a non riuscire a trattenere un piccolo gemito. La sua presa intorno alla mia nuca si fa più serrata, così come quella intorno alla mia vita, mentre mi bacia con voracità.
Mi sento letteralmente travolta da lui, bruciare da quel fuoco indomabile che sembra scoppiare dalle sue mani.

Oddio, mi viene da piangere, non riesco a respirare.

È il bacio più intenso, più travolgente e paradisiaco che io abbia mai ricevuto. Mi ha completamente azzerato il respiro, la mia pelle è tutta un brivido. Mi aggrappo alle sue spalle, mentre lui inverte le nostre posizioni e finisco contro il muro. Lo sento sollevarmi appena e intreccio le gambe intorno ai suoi fianchi.
Sento di poter morire per le emozioni che sto provando.

Dio, quanto mi è mancato.

Mi è mancato il suo profumo, la sua pelle, le sue labbra, il suo modo di baciarmi, di accarezzarmi.
Gli accarezzo i capelli sulla nuca, per poi spostare le mani sul suo viso, in modo da tenerlo vicino a me, il più vicino possibile.
Il modo in cui dalla sua gola di tanto in tanto continuano a sfuggire piccoli gemiti mi scioglie letteralmente come neve al sole.

Sento che entrambi stiamo finendo l'aria disponibile nei nostri polmoni, e nonostante solo l'idea di staccarmi da lui non mi piaccia neanche un po', devo farlo. Ci stacchiamo, con il fiatone, ma gli occhi di Marc non si staccano dalle mie labbra.

<<Marc ->>

Lo chiamo e lui annuisce appena per poi tornare a baciarmi, prendendo il mio viso tra le sue mani e tenendomi stretta.
Non desideravo altro e probabilmente questa volta il suo obiettivo è quello di farmi cadere ai suoi piedi, perché inizia a baciarmi lentamente, con un ardore e una dolcezza che mi portano letteralmente ad abbandonarmi tra le sue braccia. Gemo, e lo sento sorridere mentre le sue dita si imprimono come un marchio sulla pelle della mia vita.

Mi sento su di giri, ho le vertigini e il cuore si è allargato a tal punto nel mio petto da sentire di non riuscire più a contenerlo.

<<Angel, oh mi pequeña y hermosa Angel, mi amor, como te he extrañado, no tienes idea...>>

Mormora, la voce calda e appassionata, mentre mi ricopre il viso di baci leggeri come piume ma incandescenti. Mi aggrappo alle sue spalle, e realizzo di non riuscire a smettere di sorridere. Gli accarezzo i capelli mentre lui continua a mormorare il mio nome e a riempirmi di baci, fino a quando non lo prendo per il mento e lo bacio per l'ennesima volta.

La pioggia ha terminato il suo concerto, e un timido raggio di sole fa capolino tra le nuvole. Non ho idea di quanto tempo restiamo lì, so solo che quando mi posa un ultimo bacio leggero e casto sulle labbra e mi prende per mano per riportarmi sulla strada principale, mi si stringe il cuore perché avrei voluto restare lì per sempre, con lui.

Il ritorno verso casa pare durare un attimo. Quasi non faccio caso alla musica in sottofondo, tanto sono persa nel guardarlo. Mi sento così leggera, completamente scollegata dalla realtà, come se fossi finita su una nuvoletta sperduta nel cielo e mi chiedo come diavolo sia potuto accadere, come riesca Marc a farmi sentire in questo modo.

Le nuvole scure hanno lasciato il posto ad un cielo limpido e terso, e mi sento felice. I risultati degli esami hanno dato esito negativo e sono con Marc. Mi sembra di stare ancora dormendo e di essere persa in un sogno.

<<Angioletto, siamo arrivati.>> mi informa Marc ad un tratto, e sollevo la testa di scatto dal sedile dell'auto, sbattendo le palpebre. Quando mi volto verso il finestrino, mi rendo conto che ci troviamo a due passi dal mio palazzo.

Lo sento prendermi una mano e iniziare a posarvi sopra dei baci leggeri. Un brivido mi scorre lungo la schiena, e mi volto a guardarlo. Ha gli occhi chiusi e noto l'intensità con cui bacia la mia pelle. Gli accarezzo una guancia. Per tutto il tragitto non ha fatto altro che lanciarmi sguardi e rivolgermi quel sorriso luminoso, per poi di tanto in tanto, attirarmi a lui e baciarmi.

<<Hai saltato l'allenamento di questa mattina.>> lo rimprovero, con dolcezza. Lui fa un gesto di noncuranza, scuotendo il capo e slacciandosi la cintura di sicurezza.

<<Se anche non mi alleno per un giorno non casca il mondo, e mi merito un giorno di totale relax, dopo il mio capolavoro.>> slaccia anche la mia cintura e avvolge un braccio intorno ai miei fianchi per attirarmi a lui. <<No quiero separarme de ti.>>

Mi tremano le gambe, ogni punto del mio corpo trema contro il suo, e lui lo nota. Un largo sorriso va a disegnarsi sulle sue labbra, e trattengo a fatica un sospiro. Non è possibile che mi faccia tremare il cuore e riempire la pelle di brividi per ogni più piccola cosa, per un sorriso, un gesto, per una risata. Prendo il suo viso tra le mani, e lui mi posa un bacio leggero sulle labbra, poi un secondo, un terzo e un quarto. Sospiro, fino a quando non mi rendo conto che, nonostante siamo in macchina, qualcuno avrebbe potuto vederci. Mi guardo intorno, e lui mi prende il mento con due dita.

<<Tranquilla angelo, non ci ha visti nessuno.>> accenno un piccolo sorriso e abbasso lo sguardo, mentre sento i suoi occhi su di me. Quando lo rialzo, noto il modo dolce e carezzevole con cui mi sta guardando.

<<Sono così felice, Angel. Quando la dottoressa ha detto che stavi bene, mi è quasi venuto da piangere per la felicità.>> vedo i suoi occhi farsi lucidi, mentre mi tiene il viso vicino al suo.

<<L'ho notato.>> mormoro, e le sue labbra si incurvano in un piccolo sorriso, mentre socchiude gli occhi.

<<Voglio restare con te, non voglio separarmi da te.>> ripete, guardandomi con urgenza.

Ho le palpitazioni.

Mi sento così strana, non riesco a capire cosa mi stia succedendo.
Per una estremamente razionale, è assurdo realizzare di non sentire la voce della propria mente parlare da diverse ore. Sono pura emozione, irrazionalità, istinto, e non so quanto sia buona questa cosa.
Letteralmente, cosa sto facendo?
Ci siamo baciati, e non una volta soltanto, ma così tante volte da aver ormai perso il conto.
Non sarebbe dovuto, accadere, non sarebbe dovuto...

Marc posa le labbra sulle mie e la mia testa smette immediatamente di pensare, per l'ennesima volta.
Non riesco neppure a mandarmi a quel paese da sola.
Mi spaventa il modo in cui mi fa sentire.

<<Por favor, Angel, déjame quedarme contigo.>>

Trattengo un sospiro, mentre posa dei baci leggeri lungo il contorno delle mie labbra.
Non so come, ma riesco ad allontanarlo da me, prendendogli il mento con due dita.
Lui mi guarda, allarmato.

<<Ti tocca Marquez, purtroppo.>> gli poso un bacio sulla punta del naso e lui sembra rilassarsi nuovamente.

<<Solo se prometti che farai un salto in circuito, oggi pomeriggio.>>

<<Meno male che volevi una giornata di totale relax.>> lo prendo in giro, e lui mi rivolge un'occhiata innocente.

<<Dato che non vuoi che io resti con te, non vedo perché non dovrei andare a fare due salti con la moto da cross.>>

<<Hai ragione.>> concordo, aprendo la portiera.

<<Allora? Verrai?>> mi chiede di nuovo, speranzoso.

<<Dovrò chiedere a Rafi di accompagnarmi.>>

<<Lo farà, tranquilla.>>

Mi stacco da Marc, che mi guarda come un bambino a cui hanno impedito di mangiare il proprio dolce preferito.

<<A più tardi.>> lo saluto.

<<A più tardi.>> ripete lui, dopo qualche istante, quasi piagnucolando.

Scendo dall'auto e raggiungo il palazzo, senza più voltarmi.

[Marc]


Sto forse sognando?

È successo davvero?

Ho baciato Angel?

Fatico a credere che sia successo davvero.

Ha ricambiato i miei baci.

Mi ha tenuto stretta a lei, mi ha sorriso, riempito di carezze, mi ha guardato negli occhi.

Non è scappata via, non mi ha respinto, non mi ha riversato addosso le sue convinzioni su ciò che è successo a Valencia, non mi ha ripetuto per l'ennesima volta che non si fida di me.

Non riesco a crederci, mi pare impossibile.

Osservo le mie mani, strette intorno al volante, e le noto tremare appena a causa di tutte le emozioni che ho provato nelle ultime ore.

Osservo poi il mio riflesso nello specchietto retrovisore interno e capisco il motivo per cui mi fanno male le guance. Sto sorridendo ininterrottamente da ore.
Sento le farfalle nello stomaco, ogni parte del mio corpo appagata e leggera.
Il modo in cui mi fa sentire Angel mi sorprende ogni volta, vorrei vivere sempre così.
È come una droga, ha lo stesso sapore della vittoria.
Mi mordo il labbro inferiore e penso a tutte le volte in cui si è posato sulle labbra di Angel, è sconvolgente il fatto che già mi manchi da impazzire.

Sono stati i baci più intensi e belli di tutta la mia vita.
Il fatto che in questa lista, ci siano solo baci di Angel, penso che dica tutto senza dover aggiungere nient'altro.
Sarei stato pronto a fare molto di più, se solo non fossimo stati in strada. L'avevo voluta e desiderata ogni giorno di quei mesi in cui eravamo stati lontani, ogni giorno più del precedente, e solo il tocco leggero delle sue labbra contro le mie mi sarebbe stato sufficiente per farmi fumare il cervello.

Sento questo fuoco, che arde in maniera inestinguibile dentro di me per lei, e lei e soltanto lei è l'unica in grado di farlo divampare ancora di più solo con uno sguardo, solo apparendo davanti ai miei occhi o semplicemente nella mia mente.
Mi viene da ridere per la felicità, l'adrenalina che scorre nelle mie vene mi fa sentire su di giri e pronto a tutto.
Sto vivendo così male il fatto che ci siamo separati, perché avrei voluto restare stretto a lei per sempre.
Sento il bisogno urgente di sentirla contro di me, di sentire la sua voce al mio orecchio, le sue labbra contro le mie, le sue mani sul mio corpo.
Cerco di trattenere l'istinto che mi grida, in un angolo della testa, di raggiungerla e baciarla ancora, ancora e ancora.

Sospiro rumorosamente, e torno a casa. Non appena varco la porta, mi libero delle scarpe e mi getto sul divano. In casa non c'è nessuno, e il silenzio regna sovrano. Chiudo gli occhi, e dietro le mie palpebre appare il volto di Angel, il suo sorriso dolce e i suoi occhi pieni di desiderio mentre mi guardava.

<<Ma buongiorno!>>

Salto a sedere sul divano, spaventato, e l'alta figura di Alex appare ai miei occhi. Non l'ho neppure sentito arrivare!

<<Buongiorno.>>

<<Dove sei stato tutta la mattina?>> chiede, incrociando le braccia al petto.

<<Ehm...sono uscito.>>

<<Questo l'ho notato.>> replica, guardandomi con ovvietà <<ma dove sei andato? Non dirmi che hai fatto una passeggiata, perché avresti potuto girare tutta Cervera per ben cinque volte, per tutte le ore che sei stato fuori.>> lo guardo, mordendomi le labbra.

<<Sono stato con Angel.>> ammetto, quasi timidamente. Alex spalanca gli occhi e scioglie le braccia, sedendosi sul bracciolo del divano.

<<Con Angel?>> annuisco. Non so se dirglielo o meno, ho paura di ferirlo. Ci pensa lui però a darmi una leggera spinta.
<<È successo qualcosa, per caso? Si vede lontano un miglio che sprizzi felicità da tutti i pori.>>

Non riesco più a trattenere un sorriso.

<<Ci siamo baciati.>>

Alex strabuzza gli occhi e spalanca la bocca.

<<Sei serio?!>>

<<Ho la faccia di uno che sta scherzando, per caso?>>

<<Ti dicevo che non ti aveva dimenticato.>> afferma, dopo qualche istante di silenzio.

<<Sì, beh...>>

<<Quindi? Siete tornati insieme?>>

Ed ecco che Alex dà voce a quel pensiero che ho cercato di allontanare dalla mia testa nelle ultime ore.

<<Io...ecco, non lo so.>>

<<Non lo sai?>>

<<No. Non penso che possa essere così facile, conoscendo Angel.>>

<<Facile?>>

<<Sì. Che ci baciamo, passiamo del tempo insieme, e tutte le paure e i dubbi di Angel spariscono, così come la sua convinzione che io ho baciato Linda. Che basti un bacio per tornare con lei. Me lo disse anche a dicembre. Non basta.>>

<<Beh...su questo hai ragione. Però hai avuto la conferma di una cosa. Vuole ancora te, Marc.>>

Sento il cuore iniziare a battere più forte a quelle parole.

<<Okay, il contorno che hai elencato rende le cose più difficili...però sei ancora tu quello che lei vuole. Basta vedere il modo in cui ti guarda.>> alzo lo sguardo verso di lui.

<<Dici?>>

<<Sì.>> riprende poi a parlare, dopo qualche istante di silenzio. <<però sei già sulla buona strada. Ricordati che meno di due mesi fa non avevate più nemmeno un rapporto. A piccoli passi, Marc, ce la puoi fare. Ad esempio, tra oggi e domani mattina, cerca di passare più tempo possibile con lei, prima di andare in aeroporto ->>

<<Cazzo, è vero!>> esclamo, saltando in piedi. <<Mi ero completamente dimenticato di dover andare a Brno per i test! >>

Cazzo.

Per la prima volta in vita mia, maledico i miei impegni di lavoro, la mia passione, il mio tutto.
Non ci voleva proprio, non ora.

<<Se mi allontano da Angel, lei...la sua mente tornerà a riempirsi di paranoie e paure proprio nel momento più sbagliato possibile!>>

<<Comprensibile il tuo timore, Marc. Ma...questi pensieri potrebbero riempire la mente di Angel in qualsiasi momento. Anche ora, anche stanotte, anche quando tu sei con lei. O pensi di poter stare con le labbra incollate alle sue per ore e ore? >>

Beh, ne sarei benissimo capace. Alex però deve aver intuito il mio pensiero, perché mi tira uno schiaffetto dietro la nuca.

<<Ma se me ne vado a migliaia di chilometri da lei, sarà peggio! Devo farle sentire la mia presenza, e come faccio se sono lontano e col culo sulla moto?>>

<<Immagino che chiederle di venire con te sia fuori discussione.>>

<<Non per me ovviamente.>> Alex sospira.

<<Puoi chiedere a José di tenerla aggiornata sui test, mandandole video, foto, cose del genere.>>

<<Può essere un'idea...posso farci poco, comunque. Intanto le ho chiesto se le va di passare oggi, in circuito, speriamo che Rafi sia libera, per accompagnarla.>>

<<Lo sarà, tranquillo.>> sogghigna Alex, dirigendosi verso le scale e lasciandomi solo con i miei pensieri.

[Angel]


Rafi non si è fatta di certo pregare per accompagnarmi in circuito. È arrivata persino in anticipo, come se temesse che potessi cambiare idea. Era parecchio sorpresa che io, di mia spontanea volontà, proponessi di andare in circuito.
Quando arriviamo, la voce delle moto da cross ci accoglie.
Osservo i miei sandali, mentre ci avviciniamo alla pista.
Come mi comporterò quando vedrò Marc? Cosa gli dirò, come lo saluterò?

<<Eccoli Angel, guardali!>> Rafi mi richiama dai miei pensieri dandomi una gomitata. Quando sollevo la testa, è proprio la moto rosso acceso di Marc ad apparire davanti ai miei occhi, sospesa in aria, per poi atterrare sulla terra battuta. Passa davanti a noi e sparisce dietro l'angolo, seguito poi da Alex e José. Quando appare nuovamente davanti a noi, va decisamente più piano. Quando si ferma, Alex lo affianca e pare dirgli qualcosa, fino a che non avanza verso di noi e si ferma proprio al nostro fianco.

Quando si solleva la mascherina, noto che sta sorridendo, con gli occhi piantati su di me.

<<Sei qui!>> esclama, poi lancia un'occhiata a Rafi accanto a me. <<Sono contento che siate qui.>>

<<Molto, molto contento, ne sono sicura.>> replica Rafi, con tono canzonatorio, e lui abbassa il capo, lanciandole uno sguardo.

<<Non avevo niente da fare, così...>> accenno, sollevando le spalle. Marc si sfila il casco e scende dalla moto, mentre Alex e José lo affiancano.

Prima che possa fermarlo, posa una mano sulla mia guancia, si china verso di me e posa le labbra sulle mie. Resto immobile, con gli occhi spalancati, mentre sento Rafi accanto a me trattenere un piccolo grido.
Lo sento sorridere contro le mie labbra, e quando si allontana da me, il suo sorriso si allarga ancora di più.

<<Cosa?! Come?! Quando?!>> esclama Rafi, la voce più alta di un'ottava, gli occhi e la bocca spalancati, mentre il suo dito indice continua ad indicare prima me, poi Marc. Al contrario, Alex alle spalle di Marc non sembra essere particolarmente sorpreso, ma non si può dire lo stesso di José.

<<È successo davvero?!>> continua Rafi, e io do una leggera spinta a Marc, che sogghigna.

<<Di qualunque cosa tu stia parlando, Rafi, posso assicurarti che è stato solo un tuo sogno!>> replico, guardando male Marc, che continua a ridere, mentre torna in sella.

Guarda un po' come se la ride, lo riempirei di schiaffi!

Sto per rimproverarlo, quando la suoneria del mio cellulare mi interrompe. Lo recupero e rispondo.

<<Pronto?>>

<<Ehi Angel, ciao.>>

<<Joan!>> esclamo, sentendo un tuffo al cuore. Vedo Marc alzare la testa di scatto, e gli do le spalle, allontanandomi da lui e dagli altri.

<<Ciao. Come stai?>>

<<Bene. Tu?>>

<<Anch'io.>>

<<Scusami per questa chiamata improvvisa, volevo...volevo solo sentire la tua voce.>>

Sento una morsa alla bocca dello stomaco, e chiudo gli occhi. La tenerezza di Joan mi provoca ogni volta una strana sensazione al centro del petto.

<<Anche a me fa piacere sentirti. Sono contenta che tu mi abbia chiamato.>>

<<Sì, sai...Dakota sentiva la tua mancanza, e allora...>>

<<Allora dovrai darle una carezza da parte mia.>>

<<In realtà anche il padrone di Dakota sente la tua mancanza.>> aggiunge subito, e mi stringo nelle spalle.

Ho pensato spesso a Joan e ho sentito anche io la sua mancanza. Mi mancava la tranquillità che infondeva nel mio animo, quell'animo perennemente in tempesta.

E mi mancava quell'equilibrio che avevamo costruito.

<<Joan ->>

<<Sì, lo so, scusami Angel, non avrei dovuto dirtelo, scusami. È solo che...no, non avrei dovuto neppure chiamarti. Ti chiedo scusa. Però, ecco...volevo solo dirti che spero di rivederti presto qui, gironzolare per il mio appartamento con quelle tue magliette larghe che usi come pigiama, per poi venire ad accoccolarti qui, accanto a me, sul divano. Tutto qua. Ci sentiamo, scricciolo, va bene?>>

<<Va bene, biondino.>> lo sento sorridere dall'altra parte, e dopo esserci salutati, chiudo la chiamata.
Mi volto, mentre sento gli occhi pungermi per le lacrime.

Dio, che casino, non so che fare.

Joan è così prezioso, non vorrei mai farlo soffrire.

Rialzo il capo e incrocio lo sguardo scuro e penetrante di Marc fisso su di me, prima di coprirlo con la mascherina e riavviare il motore della sua moto, per tornare sulla pista di terra battuta.

Rafi viene verso di me, prendendomi sottobraccio.

<<Ho sempre trovato adorabile il Marc geloso. Soprattutto perché sei tu, oltre alla sua moto, l'unica per cui lo sia mai stato.>>

Arrossisco, ma scuoto la testa.

<<Dipende, c'è gelosia e gelosia.>>

<<La sua è una sana gelosia, lo sai. Quel pizzico di sana gelosia che secondo me non guasta, inevitabile quando ami qualcuno o qualcosa.>>

<<Ora non dovrebbe esserlo però, perché non ne ha ->>

<<Diritto? È questo che stavi per dire?>> mi limito a guardarla e lei sogghigna. <<non possiamo decidere di provare o non provare determinate emozioni e sentimenti, Angel. Non puoi impedirti di amare una persona. La ami e basta.>> le lancio uno sguardo.

La ami e basta.

Sembra così facile a dirsi, eppure è così difficile e doloroso.

<<Comunque, ci sono tante cose che mi devi raccontare, amica.>>

<<Ci credi se ti dico che neppure io so cosa sia successo?>> replico, sospirando.

<<Ti credo, eccome. Però non ti farò domande. Sono qui se hai voglia di parlarmene.>> accenno un sorriso, guardandola.

<<Grazie Rafi. Ora non saprei dirti nulla, perché giuro...non so cosa stia succedendo. So solo che l'effetto che Marc e i suoi baci hanno su di me mi spaventa, è come una droga, più me ne dà e più ne voglio, e mi basta un bacio da parte sua per non capire più nulla. Solo che...ora non ho voglia di mettermi a pensare ->>

<<No, no Angel, niente spiegazioni e niente pensieri, okay?>> annuisco.

Finiamo per sederci sulle balle di fieno a poca distanza dalla pista, e mentre il mio sguardo segue Marc, mi rendo conto di come la delicatezza, dedizione e presenza di Marc nelle ultime difficili settimane, abbiano fatto cadere tutte le mie resistenze. Il modo in cui mi ha guardato nelle ultime settimane, in cui mi è stato vicino, la felicità che gli ho vista dipinta in viso questa mattina, tutto questo mi ha fatto riavvicinare a lui a tal punto, mi ha ritrasportata indietro di mesi.
E sono così confusa.

Dopo un quarto d'ora, si fermano nuovamente a poca distanza da noi, e vedo Marc togliersi il casco e sbuffare, per poi passarsi una mano tra i capelli. Quando alza lo sguardo verso di me, resta a fissarmi per diversi istanti, fino a quando non decido di avvicinarmi a lui.

<<Tutto bene?>> gli chiedo, e lui si limita ad annuire.

<<Beh, io vado, Marc. Spero che il vestito arrivi in tempo, altrimenti non sarò pronta per la nostra cena di stasera.>>

Il suo viso si illumina al suono delle mie parole, e si sporge quel tanto che basta per far sfiorare il mio naso con il suo.

<<Arriverà. Altrimenti, andrà benissimo qualsiasi altra cosa, anche il pigiama. Basta che esci con me.>> poso una mano sul serbatoio e rimango con il viso vicino al suo.

<<E dove hai intenzione di portarmi, stasera?>> Marc scruta il mio viso, un tenero sorriso dipinto sulle labbra.

<<È una sorpresa.>> soffia, per poi spostare lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, per poi tornare a guardarmi, come se volesse chiedermi il permesso di baciarmi.

<<No te he besado en mucho tiempo.>>
Gli prendo il mento con due dita e mi avvicino a tal punto da poter sfiorare le sue labbra.

<<Ti toccherà aspettare ancora un po', Marquez.>> mormoro, per poi allontanarmi da lui. Sento il suo sguardo su di me mentre io e Rafi ci allontaniamo, e quando mi volto, i suoi occhi sono ancora dove immaginavo.

Quando ritorno a casa, non faccio in tempo a richiudere la porta, che sento mia madre chiamare il mio nome.
Il tono leggero e allegro della sua voce mi fa capire che ha intenzione di farmi vedere o di dirmi qualcosa di bello.
Solo che non mi aspettavo di ritrovarmi davanti un enorme bouquet di rose rosse e bianche. Boccheggio, sbattendo più volte le palpebre.

Sono bellissime.

<<Sono arrivate queste per te. Ah, e anche questo.>>

È un libro.

Un libro sulle opere di Van Gogh, che spiega e analizza ogni suo capolavoro. Avevo adocchiato questo libro qualche mese fa in libreria, ma il prezzo mi aveva fatto desistere.
È così bello, sento le farfalle nello stomaco, mentre lo rigiro tra le mani.

<<C'è un biglietto, non vuoi sapere chi te li ha mandati?>> continua mia madre.

<<Scommetto che tu lo sai già.>> azzardo a dire.

È stato sicuramente Joan, altrimenti mia madre avrebbe avuto tutt'altra reazione. Tipo un enorme sorriso da un orecchio all'altro.
Ma se davvero non sapesse chi me li ha mandati?

<<Veramente no, stavo aspettando te. Non mi pareva giusto leggere un bigliettino indirizzato a te. So che mi dici tutto, che non mi nascondi cose di questo genere e mi fido di te.>> accenno un sorriso, e recupero il bigliettino.

"Volevo regalarti questo libro da quando l'ho visto esposto in vetrina qualche mese fa. Volevo farti sapere quanto sono felice che tu esista su questa terra, e che hai incrociato la mia strada.
Non vedo l'ora di trascorrere la serata con te.
Marc"

<<Allora? Chi è stato?>> mi chiede mia madre, mentre io continuo ad osservare quel bigliettino con il cuore che batte a gran colpi nel mio petto.
Non mi accorgo neppure che mi ha affiancato, sporgendosi verso di me quanto basta per leggere il contenuto del biglietto.

<<Marc?>> mi scuoto e mi volto a guardarla, le guance rosse. <<Marc ti ha regalato queste rose e questo libro? E uscirai con lui stasera? Cosa mi sono persa?>> continua mia madre, sbattendo le palpebre. Sogghigno nervosamente.

<<Ma nulla mamma, davvero. Mi ha solo chiesto di uscire per passare la serata insieme, tutto qui. Ora abbiamo un rapporto...civile.>> replico, schiarendomi la voce.

<<Per favore tesoro, posso vedere i cuoricini intorno alla tua testa mentre continui ad osservare quel biglietto.>>
Arrossisco, facendo un passo indietro e lo noto.
Quel sorriso felice sul suo volto.
E quando arriverà il vestito?
Dio, si metterà a fare i salti di gioia, e lo sapevo.
Sapevo che avrebbe reagito così.

<<Oh mamma, per favore, quali cuoricini...sono solo felice per il libro, sai quanto io li ami e questo in particolare lo avevo notato qualche mese fa in libreria. Tutto qui.>>

<<Dimentichi che sono tua madre e ti conosco, conosco ogni più piccola espressione del tuo viso. Sei felice per il libro, certo, l'ho visto quel sorriso, ma gli occhi a cuore te li ha procurati quel biglietto scritto da Marc.>>

<<Non c'è niente tra me e lui, mamma, non farti strane idee.>>

<<Va bene, tesoro. Io mi limito semplicemente a guardare i tuoi occhi.>> continua, sollevando le spalle con quel sorriso ancora stampato in faccia. Sospiro.
È inutile controbattere, finirei solo per litigare.

Il suono del campanello mi fa capire che il vestito è arrivato. Proprio al momento giusto, tra l'altro. Mia madre risponde al citofono e io mi accascio sul divano.

<<Devono consegnarti un vestito, per caso?>> mi chiede, sporgendosi dal corridoio. Accenno un sorriso nervoso.

<<Sì...>> replico <<purtroppo.>> aggiungo, quando mia madre apre la porta per ricevere l'abito. Subito dopo, torna da me, tenendo una gruccia con un copri abito scuro. Quando lo apre, trattiene il fiato per un istante.
Accidenti, ora è anche più bello di prima.

<<E questo?! Da dove arriva?>> sospiro.

<<Dall'atelier Dumont di Lleida.>> replico, nervosamente.

<<Dall'atelier Dumont?!>> dopo aver strabuzzato gli occhi, mia madre inizia a cercare l'etichetta dell'abito. <<un Givenchy! Oh, cielo! Ma come ->> osserva le rose, poi il bigliettino che tengo ancora stretto tra le mani, poi nuovamente il vestito.
<<un vestito del genere avrebbe potuto comprarlo solo Marc.>> dice, lentamente.

<<Bingo, mamma. Ora, devo andare a prepararmi.>> esclamo, alzandomi dal divano.

<<Quindi, ti regala fiori, libri, un vestito del genere...ma non devo farmi strane idee.>>

<<Lui può fare quello che desidera. I soldi sono suoi, ed è liberissimo di scegliere come spenderli. Non stiamo insieme, e lui lo sa. Ma come ho detto, se vuole spendere i suoi soldi in queste cose, non posso impedirglielo più di tanto.>>

<<Non starete insieme tesoro, ma mi pare che lui abbia ingranato la settima per cercare di ritornare con te.>> arrossisco e ricordo che Marc stamattina ha detto esattamente una cosa del genere.

Il sorriso sulle sue labbra si allarga ancora di più e posso quasi vedere quello che sta passando nella sua testa. Ci vedrà già insieme, sposati e con tutti i cani e gatti che ho in mente di adottare. Scuoto la testa e sbuffo.

<<Il vestito è arrivato, ora, quindi, posso andare a prepararmi.>>

<<Aspetta>> mia madre mi prende per un braccio <<mettiamo i bigodini, quelli larghi. Così creiamo quel mosso pieno di volume che tanto ti piace. Che dici?>> la guardo.

<<Va bene.>>

Raggiungiamo la mia stanza, e dopo dieci minuti, la mia testa è un concentrato di bigodini. Faccio una doccia veloce, e dopo aver spalmato la mia crema al burro di karitè su tutto il corpo, inizio a truccarmi. Sotto consiglio di mia madre, cerco di usare gli stessi colori dei fiori dell'abito, per cui opto per un ombretto rosa chiaro, una sottile linea di eyeliner e una passata di mascara.

Bene.

È ora di andare a vestirsi.

Quando entro in camera, e vedo quell'abito meraviglioso steso sul mio letto in attesa della sottoscritta, sento le farfalle nello stomaco. Lo indosso, con delicatezza, e sembra un momento solenne. Chiamo mia madre per chiederle di aiutarmi a chiudere l'abito e osservo il mio riflesso allo specchio.

Sono proprio bella, stasera.

Mia madre mi aiuta poi a sciogliere i capelli, e dopo averli sistemati, una spruzzata di lacca è immancabile. Dopo una leggera passata di lucidalabbra, che avevo dimenticato, indosso i sandali chiari che ho comprato lo scorso anno a Mojacar.

<<Angel, sei bellissima!>> la sento dire, mentre fa un passo indietro, la voce che le si spezza. <<ma guardati, piuttosto.>> continua poi, prendendomi per le spalle e facendomi voltare verso lo specchio.

Sono davvero, davvero bella.

Mi vedo così bene, come non mi vedevo da tanto tempo. Sento la primavera addosso, ed è bellissimo. Gli occhi lucidi di mia madre mi fanno stringere il cuore, e l'abbraccio.

Decido di indossare anche un punto luce che mi ha regalato mia madre e un braccialetto più o meno simile.

Il citofono suona dopo qualche istante e recupero la borsa e il cellulare.
Solo al pensiero che sto per rivedere Marc, sento il cuore battere a gran colpi nel petto. Lo avverto che sto per scendere, e saluto mia madre.

<<Buonanotte, mamma. Quando rientrerò, cercherò di fare il più piano possibile.>>

<<Tranquilla, divertiti piuttosto. Ti voglio bene.>>

Scendo le scale, e ad ogni passo, mi pare di sentire il cuore battere un po' più forte. Quando apro il portone, sento un brivido scorrermi lungo la schiena, non appena i miei occhi si posano su Marc.

È così bello.

Indossa una camicia nera, i primi due bottoni sbottonati, le maniche arrotolate fino ai gomiti e che mettono in mostra i suoi avambracci dorati e muscolosi. I jeans neri e le scarpe dello stesso colore completano l'outfit.

<<Ciao, stai aspettando qualcuno?>> esordisco, appoggiandomi con la spalla contro l'architrave della porta. Lo vedo sollevare la testa di scatto, e non posso evitare di notare il modo in cui la sua espressione cambia quando i suoi occhi si posano su di me. Spalanca la bocca, così come gli occhi, e si blocca, letteralmente, sbattendo le palpebre.

<<Cazzo.>>

Sogghigno, scendendo l'ultimo scalino.

<<Due volte in un giorno, dille ancora più spesso le parolacce in italiano, mi piaci quando le dici.>>

Lui sbatte nuovamente le palpebre, e si schiarisce la voce.

<<Io...ciao. Cioè...esci davvero con me, stasera?>> farfuglia, e io faccio un ulteriore passo verso di lui.

<<Direi proprio di sì.>>

<<Ho paura che tu sia solo una visione. O un sogno. Non riesco a crederci.>> allungo una mano e gli accarezzo i capelli sulla fronte.

<<Invece, come puoi vedere, sono vera.>>

Sento qualcosa di indefinito fremere dentro di me e infiammarmi le membra, mentre lo guardo, mentre mi perdo in quei suoi occhi scuri e belli.

<<Eres lo más hermoso que he visto en toda mi vida.>>

Mormora, e il suono della sua voce vibra dentro di me fin nelle viscere.

<<Estoy literalmente encantado. Mi cabeza da vueltas.>> ammette, e mi accarezza una guancia.
Sento che mi sta per venire da piangere, e un campanello d'allarme inizia a suonare in un angolo della mia mente.

<<Anche tu sei bellissimo.>> ammetto, e un largo sorriso si apre sulle sue labbra. <<Hai abbondato con l'acqua di colonia, eh Marquez?>> sogghigno, e lo vedo arrossire.

<<Ti dà fastidio? Mi dispiace, sono ->>

<<No, Marc, non mi dà fastidio. Questo profumo mi fa pensare a te da sempre. È il tuo profumo.>> mi osserva, continuando a sorridere.

<<Fatico a credere che tu stai per uscire davvero con me.>> sorrido, e lo guardo negli occhi. Mi ipnotizza ogni volta, non riesco mai a staccare i miei occhi dai suoi.

<<Anche io, in realtà.>> continuiamo a guardarci, e sento che l'atmosfera sta cambiando. <<Vogliamo andare? Inizio ad avere un po' di fame.>> Marc si solleva all'istante dall'auto.

<<Subito.>> mi apre la portiera della BMW nera come la notte, e io scivolo sul sedile in pelle.
Mi sento elettrizzata, così felice di essere qui con lui.

<<Proprio non si può avere neppure un piccolo indizio su dove stiamo andando?>> gli chiedo, non appena viene a sedersi accanto a me. Lui mi rivolge un sorriso sornione.

<<È un posto nuovo, non lo conosci.>>

<<Oh.>> mi limito a dire. Lui mi lancia un'occhiata.

<<Vedrai Angel, ti piacerà. O almeno lo spero, se non ti piace andremo da Paco, o ->> gli poso una mano sulla bocca, bloccandolo.

<<Ehi, va benissimo, stai tranquillo. Non vedo l'ora di scoprire cosa hai in mente.>> gli poso un piccolo bacio sulla punta del naso e vedo i suoi caldi occhi scuri acquietarsi.
Lui, di rimando, mi posa un bacio sul palmo della mano e io mi allontano.

Arriviamo a destinazione all'incirca tre quarti d'ora più tardi. Marc mi aiuta a scendere dall'auto, e mi prende sottobraccio.

<<Spero che ti piaccia.>> dice, mentre saliamo gli scalini che conducono alla porta principale del locale.

È uno spettacolo.

È immerso in un parco lussureggiante, con ampie terrazze da cui si gode la vista dell'intero parco e delle colline di Lleida.
Sono a bocca aperta.

Quando lo sento posarmi una mano alla base della schiena, mentre avanziamo all'interno del locale, interamente in legno e dai soffitti alti, sento qualcosa di caldo riempirmi la cassa toracica.

<<Ho prenotato un'intera terrazza solo per noi.>> mi sussurra Marc all'orecchio, mentre saliamo le scale. Il suo respiro mi accarezza le spalle nude, e la mia pelle, in risposta, si riempie di brividi.

[Marc]

Penso di essermi innamorato.

Per l'ennesima volta solo nella giornata di oggi.

Quando Angel ha aperto il portone e mi ha chiamato, il mio cuore si è fermato per un istante.
Sono rimasto letteralmente a bocca aperta quando ho visto quella dea davanti ai miei occhi.

Fatico ancora a credere che stia succedendo davvero. Che tutto quello che è successo oggi sia successo davvero.

Mi ritrovo al cospetto della primavera e io tremo come se mi trovassi davanti al gelido inverno.

Quando però mi rivolge quel sorriso, che mi manda ogni volta in paradiso, le fiamme dell'estate mi avvolgono in un abbraccio da cui è impossibile fuggire.

Mi sento teso, agitato, come ogni volta con Angel. Mi sento un ragazzino alla sua prima cotta, al suo primo appuntamento.

Il modo in cui mi guarda, in cui scruta il mio viso, mi riporta alle parole di Alex.

Forse ha ragione.

Forse sono ancora io quello che lei vuole.

Il viaggio verso il ristorante dura uno schiocco di dita.
Amo da impazzire stare con Angel, avvertire la sua presenza, qui con me.
Spero che il locale che ho scelto le piaccia.

Quando raggiungiamo il ristorante e saliamo sulla terrazza che ho prenotato, la osservo intensamente, cercando di cogliere ogni emozione che le si dipinge in viso.
I grandi occhi scuri brillano mentre ammirano la vista dell'intera valle che si gode da qui. Cerco di capire se ha freddo nonostante sia una calda serata di inizio luglio. Voglio che sia tutto perfetto.

La osservo, mentre si siede di fronte a me, e recupera il menù che ci ha lasciato il cameriere.

<<Ma non avevo notato che si tratta di un ristorante italiano!>> la sento dire, mentre osserva il menù <<grazie Marc.>> dice, guardandomi.

<<È un piacere, Angel. Tutto è un piacere se riguarda te.>> la vedo abbassare lo sguardo, sorridendo, per poi lanciarmi un bacio e riprendere a leggere il menù. Dopo aver ordinato, si alza e raggiunge il parapetto, per ammirare meglio il panorama, e io la raggiungo.

<<È bellissimo qui, Marc. È un locale stupendo, così immerso nella natura.>> esclama ad un tratto, voltandosi a guardarmi. Sorrido.

<<Il luogo perfetto per la primavera.>> replico e lei sorride, abbassando lo sguardo sul suo abito.

<<Già.>>

Faccio un passo verso di lei, che si gira completamente verso di me.

<<Puedo besarte ahora?>>

Mormoro, e Angel posa le mani sul mio petto, facendo un passo verso di me e io le avvolgo subito le braccia intorno alla vita, stringendola a me.
Dio, ho bisogno di baciarla, sto letteralmente morendo dal bisogno.

<<Direi di sì.>> soffia, e posa le labbra sulle mie. Respiro forte, posandole una mano sulla guancia, per poi farla scorrere tra i suoi capelli e tenerla il più stretta possibile a me.
Mi si rizzano i peli delle braccia, sento il sangue pulsare nelle mie vene, il cuore fare le capriole nel mio petto. Mi sembra letteralmente di finire in paradiso, ogni volta che la bacio. Mi gira la testa e mi dimentico completamente di essere in un luogo pubblico, fino a quando Angel non posa le mani sul mio petto e mi allontana.

<<Sta arrivando qualcuno.>> la sento dire, trafelata, mentre io continuo a guardarla a bocca aperta e sbattendo le palpebre come un idiota.

Il cameriere appare alla nostra vista e ci serve da bere, ed Angel lo ringrazia con un sorriso. Quando si volta nuovamente verso di me, scoppia a ridere.

<<Cosa c'è?>>

<<Hai...un po' di lucidalabbra...non ti sta male, sai?>> inarca un sopracciglio, mentre mi guarda, e recupera il tovagliolo posato sul tavolo. Mi pulisce, mentre io la guardo.

<<Dici che il tuo lucidalabbra mi donava?>> replico, ironico e lui inarca nuovamente un sopracciglio.

<<Forse ti starebbe bene altro. Mi piacciono gli uomini che si truccano. Li trovo molto sexy. Fa così...rockstar.>> prima che possa rispondere mi posa un bacio sulle labbra e decido di lasciar cadere il discorso.

Torniamo al tavolo quando il cameriere ci serve la cena, e la cosa più bella della serata non è né il ristorante, né la cena, né la luna piena che regna incontrastata nel cielo cupo.

La cosa più bella è Angel con i suoi occhi ridenti e pieni di felicità, mentre mi guarda, mentre gusta la cena godendosi ogni boccone, mentre si guarda intorno e si stringe nelle spalle, per poi tornare a guardare il sottoscritto e sorridere.

Potrei passare l'intera serata a guardarla semplicemente, a contemplare ogni suo più piccolo gesto.
Continuo a rimirarla, mentre lei osserva le piccole lanterne che circondano la terrazza con le sopracciglia leggermente aggrottate. Poi, si volta verso di me e mi sorride.

<<Tutto bene?>> mi chiede.

<<Assolutamente sì.>> replico, prendendole una mano e afferrando il bicchiere. Non ho ancora bevuto neppure un goccio di vino rosso, dato che devo guidare, ma ora mi sembra il momento giusto.

<<Facciamo un brindisi.>> le dico, e lei recupera il suo bicchiere <<a te, Angel. Che tu possa sempre essere in salute, felice e con quel sorriso a illuminarti il viso come stasera. Che tu possa capire quale sia la tua strada, e realizzare tutti i tuoi sogni. A te, alla ragazza più bella e deliziosa che abbia mai messo piede su questa terra.>>

Vedo i suoi occhi farsi lucidi mentre tende il bicchiere verso il mio.
Facciamo scontrare i nostri bicchieri, poi la vedo alzarsi e venire verso di me. Sposto la sedia indietro, e quando viene a sedersi sulle mie gambe e mi getta le braccia al collo, la bacio subito. Il modo in cui mi stringe a sé, infilando le mani tra i miei capelli e accarezzandomi la nuca o il collo, o le guance, in punta di dita, mi fa venire la pelle d'oca, oltre alla voglia irrefrenabile di stenderla su questo tavolo e fare l'amore con lei.

<<Angel...>> mugolo il suo nome, non appena lei si stacca da me, per posare la fronte contro la mia.

<<Marc.>> la sento dire il mio nome e mi va in fumo il cervello. Serro la presa intorno alla sua vita. Il modo vibrante in cui ha pronunciato il mio nome, mi fa letteralmente impazzire.

La vedo nascondere poi uno sbadiglio, e le scosto una ciocca di capelli dal viso.

<<Sei stanca?>>

<<Un po'. Mi infilerò di corsa a letto non appena tornerò a casa. Certo, prima mi toccherà struccarmi e spero di non dimenticarmene, dato che non ci sono abituata.>> le prendo il viso tra le mani.

<<Vuoi che andiamo?>>

<<Oh no, restiamo ancora un po', è così bello qui...>> restiamo in silenzio per diversi istanti, poi si volta nuovamente verso di me.

<<Mi raccomando, lascia una buona mancia al cameriere...si è fatto i chilometri per servirci...>> sospiro.

<<E va bene.>>

Alla fine, verso le undici lasciamo il ristorante, e raggiungiamo Cervera, quando manca un quarto d'ora a mezzanotte. Scendendo le scale, all'uscita del ristorante, Angel si è presa una storta ad una caviglia e non appena arrivo sotto la sua palazzina, mi precipito ad aprirle la portiera per aiutarla a scendere.

<<Grazie Marc, ma non era necessario...>> esclama, ma la vedo appoggiarsi appena sul piede.
Apre il portone, e mi guarda. So che sta per dire qualcosa, quando io la prendo in braccio.

<<Marc?>> mi guarda, tra il confuso e il sorpreso, mentre allaccia le braccia intorno al mio collo.

<<Non penserai forse che ti faccia salire tutte quelle scale da sola con quella caviglia?>> le chiedo, mentre entro nel palazzo. Angel chiude la porta, poi appoggia la testa sulla mia spalla mentre salgo le scale.

Inspiro il profumo dei suoi capelli e sento il cuore stringersi in una morsa. Un pensiero attraversa la mia mente.

Cosa siamo ora?

Non stiamo insieme, non siamo amici...allora cosa siamo?

Sento il bisogno di sapere cosa pensa, cosa prova, ma so che se anche solo provassi ad affrontare il discorso, manderei in frantumi quella sorta di magia che si è creata oggi del tutto inaspettatamente.
La sua testa si riempirebbe nuovamente di tutte le sue convinzioni, tornerebbe ad odiarmi e a non volermi più nella sua vita. Nonostante stia facendo finta di niente, so che la situazione è ancora irrisolta. So che continua a non fidarsi di me. Ma pur di averla almeno un po', pur di poterla baciare e stare con lei farei qualsiasi cosa. Anche farmi bastare un rapporto privo di certezze.

Però io l'amo perdutamente, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima. Oggi, quando avevo sentito lei parlare con Joan, avevo sentito come se una piccola crepa si fosse formata sul mio cuore. Non ho nessun diritto di essere geloso, lo so, eppure non posso reprimere quello che sento. Non posso mostrarlo apertamente, anche se mi risulta estremamente difficile, ma non posso impedirmi di provare certe cose. Sono convinto che quello che abbiamo non può averlo con lui, ma so che, se dovesse scegliere tra me e lui, sceglierebbe lui.

Quando arrivo davanti alla porta del suo appartamento, la faccio scendere dalle mie braccia molto lentamente.
Angel apre la porta, poi si volta a guardarmi.

<<Grazie Marc. È stata una bellissima giornata per me, e una serata altrettanto bella. Grazie, davvero.>>

Trattengo la voglia di stringerla in un abbraccio.

<<Grazie a te, Angel. Sono stato...in paradiso, oggi.>> le accarezzo una guancia e mi sporgo appena, impercettibilmente, verso di lei, che fa lo stesso. Ci scambiamo un bacio delicato, casto e puro, ma che mi fa comunque arricciare le dita dei piedi. L'attiro a me, e lei fa lo stesso, avvicinandomi di più a lei.
Quando ci stacchiamo, la mia vista si annebbia per un istante.

<<Angel...>>

Voglio restare con lei.
Non voglio tornare a casa.
Negli occhi di Angel passa un lampo, e fa un passo indietro.

<<Buonanotte, Marc.>> soffia, scostando lo sguardo da me, e entrando in casa.

<<Angel, ti prego, aspetta ->>

<<Buonanotte.>> ripete, e chiude la porta.

Sento il cuore spezzarsi nel mio petto, e mi appoggio con la schiena contro la sua porta. Non so perché io mi senta così, avrei semplicemente voluto restare con lei. Invece, anche questa volta, mi ritrovo davanti una porta chiusa.

[Angel]

Mi appoggio contro la porta non appena me la chiudo alle spalle. Accendo la luce all'ingresso, e mi sfilo le scarpe, indossando le pantofole che mamma mi ha lasciato accanto alla porta. Appoggio la testa contro la porta, socchiudendo gli occhi, poi ripenso a Marc.

Dio, sono stata così bene con lui, mi era parso quasi di essere ritornata a quel mese meraviglioso che avevamo trascorso insieme. Avrei voluto restare con lui, realizzare di essermi separata da lui mi provoca un dolore fortissimo al centro del petto.
Ora se ne sarà sicuramente andato.

Magari non è ancora uscito dal palazzo, magari posso fermarlo...
Ho bisogno di dargli un ultimo bacio, prima di lasciarlo andare.

Tiro piano il chiavistello della porta, per evitare che mia madre si svegli.

Solo che non mi aspettavo minimamente di ritrovare Marc ancora qui, proprio davanti alla mia porta.

Lo guardo, con gli occhi spalancati, il respiro improvvisamente affannato, esattamente come il suo, il cuore che pompa a gran colpi nel mio petto, la temperatura del mio corpo che è aumentata drasticamente. Il suo sguardo cupo e magnetico pare volermi divorare, e mi sento nuda sotto i suoi occhi. Non posso non notare di come il suo petto si alzi e si abbassi velocemente proprio come il mio. Restiamo a fissarci per istanti che paiono eterni, fino a quando non scattiamo l'uno verso l'altro nello stesso momento e le nostre bocche si scontrano.

Il mio cuore salta letteralmente un battito nell'esatto momento in cui Marc mi travolge, prendendomi tra le sue braccia come se fossi fatta di aria e inizia a baciarmi con urgenza, quasi con disperazione. Chiudo la porta ricordandomi di dover fare piano, mentre Marc mi ricopre la guancia di baci.
Sento che potrei morire sotto questo suo dolcissimo attacco. Gli prendo il viso tra le mani e torno a baciarlo, mentre Marc mi sospinge contro il muro, e io affondo le mani all'interno del colletto della sua camicia. Preme il suo corpo contro il mio e gemo, piano, nella sua bocca. Mi morde il labbro inferiore e lo vedo quel sorriso vittorioso sul suo viso. Posa le mani sulle mie cosce e le accarezza in punta di dita, facendomi venire la pelle d'oca. Gli tiro i capelli e lo sento gemere, decisamente troppo forte. Mi stacco da lui, che a quanto pare non riesce a staccarsi da me perché inizia a ricoprirmi di baci il collo.

Cazzo, se continua così mi manderà letteralmente fuori di testa.

Cosa volevo dirgli? Non ricordo più nulla! Oh sì.

<<Marc, ti prego, dobbiamo fare piano, mia madre sta dormendo di là...>> mormoro, a voce così bassa che mi chiedo se sia riuscito effettivamente a sentirmi.

<<No te preocupes, mi amor.>>

Lo sento dire, prima di riprendere a baciarmi. Ogni mio senso è allo spasmo, ogni mio nervo è concentrato sulle sensazioni paradisiache che questo ragazzo riesce a donarmi.
Ci stacchiamo dal muro, e, nella frazione di un secondo, il rumore assordante di qualcosa che cade a terra nel silenzio della notte, ci sorprende.

<<Oh cazzo.>> esclamo, notando che Marc ha fatto cadere il piattino in ottone su cui io e mia madre posiamo le chiavi e, saltuariamente, la posta.

Sento la voce di mia madre all'interno della sua stanza chiamare il mio nome, e poi, aprire la porta. Allontano Marc con uno scatto felino, mentre lui mi osserva, ancora stralunato. Sistemo il vestito alla bell'e meglio, poi ravvio i capelli.

<<Angel, che è successo? Oh, ciao Marc.>>

<<Ciao Dina.>> la voce dalla gola di Marc esce decisamente più roca di quanto volesse e inizia a schiarirsela, abbassando il capo.

<<Oh mamma, mi dispiace di averti svegliato, quando sono entrata, al buio, ho urtato inavvertitamente il piattino, ed è caduto, mi dispiace...>>

<<Non importa tesoro, pensavo fossi caduta o cose del genere. Beh, spero che abbiate passato una bella serata.>>

<<Bellissima, direi.>> esclama subito Marc e io mi volto a guardarlo.

<<Sì, molto bella, grazie mamma.>>

<<Bene, ne sono felice, molto felice. Allora buonanotte ad entrambi.>>

<<Marc stava andando via!>> dico subito, nervosamente e sento Marc lanciarmi un'occhiata.

<<Certamente, tesoro...>> replica mia madre lentamente.

<<Sì, beh...allora io vado.>> mi volto verso Marc, che mi guarda con gli occhi languidi, mentre apre la porta.
<<buonanotte Angel.>> mi saluta, posandomi un bacio sulla guancia e provocandomi un brivido lungo la schiena.

<<Buonanotte Marc.>> ricambio, ed evito di guardarlo mentre chiudo la porta. Saluto nuovamente mia madre e attraverso il corridoio cercando di non farle notare che zoppico. Mi sfilo subito il vestito e indosso una canottiera leggera ed impalpabile che mia madre mi ha passato. Con le magliette negli ultimi giorni sento decisamente più caldo del solito. Recupero l'acqua micellare e un batuffolo di cotone e inizio a struccarmi, dopo essermi stesa sul letto.

Inizio a sventolarmi con un libro.

Santo cielo, per fortuna che quel piattino è caduto. Temo che non sarei più riuscita a fermarmi e chissà cosa sarebbe potuto succedere, con mia madre nell'altra stanza. Mi porto le mani al viso per l'imbarazzo. Il modo in cui Marc mi fa letteralmente impazzire e perdere il controllo mi spaventa. Sento il cellulare vibrare sul comodino, e lo recupero.

È un messaggio di Marc.

Sento il cuore riprendere a battere come un pazzo.

"Angel, ti prego, non farmi andare via così, ho bisogno di stare con te"

"Te lo scordi, Marc. Non ci penso neanche a farti salire, ti rendi conto di quello che eravamo sul punto di fare, nonostante ci fosse mia madre nella sua stanza? No."

"Ti prego, te lo giuro, non ti bacerò neppure. Lasciami restare con te, stanotte. Ho bisogno di dormire con te tra le braccia."

Mi viene da piangere perché lo vorrei, eccome se lo vorrei, lo voglio da morire. Ma non posso rischiare. Marc mi rende troppo debole.

" Non mi bacerai neppure, sicuramente. Mi dispiace, ma no. Fila a casa."

"E va bene. Me ne vado. Buonanotte, Angel."

Mi mordo il labbro inferiore. Il ricordo di come stavo bene tra le sue braccia mi provoca una fitta alla bocca dello stomaco. Ne ho bisogno. Un bisogno disperato.

"Marc?"

Dopo qualche istante mi risponde.

"Sì?"

"Va bene. Sali."

Esco dalla mia stanza e accendo il video citofono. Quando vedo Marc, apro subito il portone principale, poi, lentamente, la porta. Marc entra senza fare il minimo rumore, e gli faccio segno di fare silenzio. Quando ritorno in camera, Marc si è già sfilato la maglietta. Resto per un istante immobile a fissarlo, e sento la bocca secca, mentre la mia spina dorsale si scioglie come neve al sole.

Mi rivolge un'occhiata innocente.

<<Tutto bene, angioletto?>> mi chiede, in un sussurro, ma lo vedo che sta cercando di nascondere un sorrisetto compiaciuto.

<<Sei un diavolo tentatore.>> lo rimprovero, guardandolo male, andando verso di lui, che porta le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio e accarezzando le labbra con la punta della lingua.

<<Quindi, ho solo pregi. Potremmo fare cose grandiose insieme, un diavolo tentatore e un angioletto ancor più tentatore di lui.>> mormora, allungando una mano e accarezzandomi il contorno delle labbra con un dito. La mia pelle si riempie di brividi.

<<Hai detto che non mi avresti baciato.>> gli ricordo, inarcando un sopracciglio. Lui sbatte le palpebre con aria innocente.

<<Certo, perché lo farai tu.>> spalanco la bocca, e gli do una spinta leggera. Lui ride appena e io gli faccio cenno di fare silenzio. Mi infilo sotto le lenzuola, dandogli le spalle, e, dopo qualche istante, lo sento raggiungermi.

Ed è l'esatto momento in cui il cuore mi si allarga nel petto, quello in cui lo sento stendersi al mio fianco, nel letto, con me. Non avrei mai creduto che ci saremmo ritrovati a vivere di nuovo questa situazione, insieme. Che lo avrei ritrovato a dormire con me, in un letto di una piazza e mezza.

<<Angel?>> mi chiama <<te la sei presa? Stavo scherzando, non volevo...>> mi volto verso di lui e gli porto una mano sulla bocca.

<<Fai silenzio!>> gli ripeto, piano e lui sbatte le palpebre, mentre mi circonda la vita con le braccia per attirarmi a lui. Mi vengono i brividi nel realizzare che c'è solo la stoffa sottile della mia canottiera a separare la nostra pelle l'una dall'altra. Tolgo la mano dalla bocca di Marc per andare a posarla sul suo petto, ovvero l'unico posto dove posso posarla.

<<Te la sei presa?>> mi chiede, a voce ancora più bassa di prima. Tiro un angolo delle labbra verso l'alto.

<<No, Marc. Ora però, vedi di dormire.>>

<<Io non penso che riuscirò a chiudere occhio, stanotte.>> replica lui, accennando un sorriso e scostandomi una ciocca di capelli dal viso. Lo guardo, confusa.

<<Come faccio a dormire quando ho te qui con me, quando ho te stretta a me? È impossibile, Angel. È tempo sprecato.>>

Sento il cuore aumentare drasticamente i battiti e sento che anche il suo sta battendo fortissimo.

<<Ti batte forte il cuore.>> soffio e lui socchiude gli occhi.

<<Anche il tuo batte forte.>> replica, la sua mano calda che preme alla base della mia schiena <<voglio solo tenerti stretta a me e godermi il momento. Sono mesi che dormo senza di te, e non c'è stata notte in cui tu non mi sia mancata tanto da fare male.>>

Lo guardo, mentre tremo impercettibilmente tra le sue braccia e lui mi stringe ancora più forte. Essere stretta a lui è il paradiso, per me. Allungo una mano e gli accarezzo le labbra con la punta di un dito. Non ho mai visto labbra più belle e morbide, più deliziose e tentatrici. Mi chino su di lui e vi poso sopra un bacio leggero. Quando mi allontano, noto il sorriso che gli illumina il viso, mentre tiene gli occhi chiusi.

<<L'ho detto che saresti stata tu a baciarmi per prima.>> gli prendo il mento con due dita, mentre lui sogghigna, piano.

<<Ti odio.>> replico io, a fior di labbra.

<<Oh lo so, Angel. E so benissimo anche il perché.>> mormora, guardandomi negli occhi. Mi perdo nel suo sguardo, e lui allunga il collo verso di me, per baciarmi. Prendo il suo viso tra le mani e lo tengo vicino a me. Non voglio che si stacchi da me. Sento la sua stretta intorno alla mia vita farsi più serrata, poi con un colpo di reni si solleva dal mio letto e ribalta le nostre posizioni. Preme il corpo caldo contro il mio e mi si smorza il respiro. Quando si allontana da me, mi guarda in viso, e mi posa un bacio sulla fronte.

<<Sei stanca, angioletto. È ora di dormire.>> soffia, e si stende al mio fianco. Mi avvolge un braccio intorno alla vita e mi attira a lui, la mia schiena premuta contro il suo petto scolpito e caldo. Immergo il viso nel cuscino per nascondere, forse persino a me stessa, il sorriso che va a disegnarsi sulle mie labbra. Sento il suo viso contro la mia nuca, poi le sue labbra che mi accarezzano la curva del collo, per poi raggiungere la spalla. Dei baci leggeri come piume ma che per me sono come dei marchi sulla mia pelle. Come se volessero ricordarmi che sono sempre stata sua e che, nonostante tutto, lo sono ancora e forse lo sarò sempre.
Mi mordo il labbro inferiore per reprimere la voglia che mi prende di voltarmi verso di lui e baciarlo.

<<Buenas noches, angelito.>> mormora al mio orecchio, per poi posarvi sopra un bacio. Prendo un profondo respiro, e mi volto verso di lui, per andare a posargli un ultimo bacio sulle labbra.

<<Buonanotte, Marquez. Dormi, mi raccomando.>>

Poso la testa sulla sua spalla, e giurerei di aver visto il sorriso più bello e ampio che io abbia mai visto sul suo volto, prima di chiudere gli occhi e scivolare nel mondo dei sogni.

~.~

Quando riapro gli occhi il mattino seguente, la prima cosa che vedo è il viso di Marc ancora immerso in un sonno profondo. Devo strofinarmi gli occhi diverse volte prima di realizzare che sono davvero nel mio letto, abbracciata a lui. Quando ricordo che abbiamo dormito insieme, sento il cuore aumentare i battiti e arrossisco.

Dio, è il risveglio più bello del mondo.

Perché deve essere così bello?
Perché deve essere così assolutamente e irresistibilmente adorabile?
Per l'ennesima volta, mi viene da piangere mentre lo guardo.

Mi sento una stupida ragazzina innamorata.

Solo che io non posso più esserlo.
Non devo più esserlo.

Porto una mano sotto il mio viso e accarezzo la sua pelle calda e morbida. Osservo il suo petto che si alza e si abbassa seguendo il ritmo regolare del suo respiro, il battito del suo cuore che è da tantissimo tempo il mio suono preferito assieme a quello della sua voce e della sua risata. Osservo la sua pelle dorata, i piccoli nei sulla spalla sinistra, la curva del suo collo, le sue orecchie, le sue labbra, le sue ciglia scure, i suoi capelli arruffati.

Il guardarlo mi provoca una sensazione di dolore e tristezza e al tempo stesso di dolcezza e tenerezza.
Mi muovo appena e lui, come in risposta, aggrotta la fronte e serra la presa intorno alla mia vita.
È come se non fossero passati mesi dall'ultima volta che abbiamo dormito insieme. Mi chino su di lui e gli poso un piccolo bacio sulle labbra.

Il problema è che con lui un bacio tira l'altro, quindi, devo stringere le labbra per evitare di baciarlo ancora. Gli accarezzo i capelli sulla fronte e non riesco a resistere. Gli poso un altro bacio sulle labbra, poi, mi volto verso la finestra. A giudicare dalla luce del sole che filtra dalle serrande socchiuse, mia madre sarà sicuramente già al bar. Allungo una mano per cercare di recuperare il cellulare e controllare l'ora, ma è troppo lontano. Mi do una piccola spinta con i piedi e mi accorgo che la caviglia mi fa ancora un po' male, ma non basta, anzi, Marc finisce per stringermi ancora più a sé.
Accidenti, ma perché questo ragazzo si aggrappa in questo modo a me?

Alla fine, cerco di tirarmi su con un braccio e di scorrere verso l'alto, nonostante la stretta di Marc. Mancano pochi centimetri al cellulare, quando finisco per perdere l'equilibrio e cadere sul petto di Marc, che si sveglia di soprassalto, con un verso di dolore.

<<Oddio Marc, scusami, santo cielo, ti ho fatto tanto male?>> gli prendo il viso tra le mani, mentre lui cerca di riprendere fiato.

<<No, anzi, fallo ancora.>> soffia Marc, per poi aprire gli occhi, e guardarmi come se io non fossi reale. Sbatte le palpebre e continua a fissarmi.

<<Angel? Io ->> si guarda intorno, poi osserva il letto, infine i suoi vestiti posati sulla sedia accanto all'armadio. Poi torna a guardare me e la mia canottiera. <<è successo davvero, quindi? Non è stato solo un sogno?>>

<<Dipende cosa intendi con sogno...perché se pensi che io e te abbiamo ->>

<<No, no, intendevo...abbiamo davvero dormito insieme? Dormito...dormito? Dormito e basta, insomma?>>

<<Sì, Marc.>> mormoro, accarezzandogli i capelli sulla fronte. <<mi dispiace di averti svegliato in quel modo, volevo solo controllare l'ora, ma tu mi tenevi così stretta che...>> lo vedo arrossire appena.
<<Vuoi del succo d'arancia?>> gli chiedo, cambiando discorso, staccandomi da lui e alzandomi in piedi.

<<Sì, grazie.>> replica, a bassa voce.

Ritorno da lui dopo aver riempito due bicchieri con il succo d'arancia e mi siedo accanto a lui.

<<Sono le 8:30 comunque.>> mi informa, dopo aver preso un sorso di succo. <<hai qualcosa da fare, stamattina?>> mi chiede, dopo qualche istante.

<<Farò un salto in canile. Tu?>>

<<Due orette di cardio. E purtroppo devo muovermi, dato che devo ancora fare colazione.>> lo vedo alzarsi, per poi recuperare i pantaloni e indossarli. Continua a tenere lo sguardo su di me, mentre si veste.
Viene verso di me e mi prende il viso tra le mani.

<<È stato il paradiso stanotte, Angel. Quando dormo con te è tutta un'altra cosa. Mi sei mancata tantissimo in questi mesi. Non vorrei andare via, vorrei restare qui con te, ma non posso. Posso passare però in canile, non appena avrò finito?>> sorrido, e annuisco. Marc fa sfiorare le punte dei nostri nasi, per poi posarmi un tenero bacio sulle labbra.

Quando si stacca da me continuo a restare con gli occhi chiusi, fino a quando non lo sento uscire dalla mia stanza.

<<Marc, stai attento quando esci! Non farti vedere da mia madre, per favore.>> gli ricordo, e lui annuisce.

Resto a fissare la porta chiusa da cui è uscito per diversi istanti, poi faccio colazione, mi preparo e verso le 10:30 esco di casa e raggiungo il canile.
Dopo aver salutato Francisca, mi dirigo subito verso il box di un ospite che è arrivato da qualche settimana.
Non gli abbiamo ancora dato un nome, anche se io qualche idea già l'avrei.
È un gatto nero, di all'incirca sei mesi. È stato preso a bastonate da alcune bestie che ora dovranno risponderne alle autorità. Ogni volta che lo vedo mi viene da piangere perché non posso fare a meno di pensare a quanto deve soffrire.

È rimasto cieco da entrambi gli occhi, e ha difficoltà nel camminare, ma è la creatura più dolce che abbia mai messo piede in canile da quando lo frequento.

<<Ehi piccolo, oggi sono venuta qui solo per te. Ti va di fare una passeggiata? Che dici?>> usciamo dal canile e ci incamminiamo per le strade sterrate. Il piccolo ospite apprezza il guinzaglio, e sembra aver sviluppato una simpatia per me.
Vorrei dargli uno dei nomi che girano nella mia testa da diversi giorni, e che avevo in programma di dare ad uno dei tanti gatti che un giorno riempiranno la mia casa.

<<Matisse. Che dici? Ti piace Matisse, come nome?>> il suo "miao" finisce per diventare una sorta di risposta affermativa, per me.
Quando torniamo al canile, mi siedo sull'erba e inizio a riempirlo di coccole. Osservo i suoi occhi che non possono vedere e mi viene da piangere. Non posso fare altro che cercare di donargli tutto l'amore possibile e sperare che un giorno qualcuno decida di portarlo a casa per riempirlo d'amore.

<<Disturbo?>> la voce di Marc mi fa tremare il cuore. Alzo la testa e lo vedo, a poca distanza da me, con indosso una maglietta bianca e un paio di jeans corti chiari.

<<No, anzi, vieni.>> gli dico, facendogli cenno di raggiungermi. Marc non si fa pregare, e viene a sedersi accanto a me.

<<Bello il tuo amico. Come si chiama?>> strofino la fronte contro la testa di Matisse, e sorrido, guardando Marc.

<<Sarai il primo a saperlo perché gli ho assegnato un nome appena mezz'ora fa.>>

<<Mi sento onorato.>>

<<Matisse.>> Marc inarca le sopracciglia e sorride.

<<Bello. Mi ricorda qualcosa.>>

<<Forse un pittore, uno dei maggiori esponenti, tra le tante correnti artistiche, dell'impressionismo?>> lo vedo sbattere le palpebre.

<<Sì, assolutamente.>> gli rivolgo un'occhiata poco convinta, e sollevo Matisse tra le braccia.

<<Amo questo tesoro.>>

<<È per questo che hai pianto?>> mi fa notare Marc, accarezzandomi una guancia. Scuoto la testa.

<<Piango perché...questo tesoro è stato reso cieco e con problemi motori a causa di...di esseri spregevoli. E...penso a quanto debba aver sofferto e quanto starà ancora soffrendo. Non ha fatto niente di male per meritare una simile cosa. Vedere quanto dolore c'è nel mondo mi fa soffrire.>> spiego, mentre sento una lacrima scorrermi lungo la guancia.

<<Lo so. E questo è solo uno dei tantissimi, infiniti motivi per cui...>> non termina la frase, ma mi guarda così intensamente che mi sento toccare nel profondo. Mi prende per le spalle e mi posa un bacio tra i capelli. <<posso coccolarlo un po' anche io?>> mi chiede, e io annuisco, sorridendo.

Mezz'ora più tardi usciamo dal canile, e saliamo sulla sua macchina.

<<Ti va di fare un giro?>> mi chiede, ad un tratto.

<<Certo.>>

Usciamo da Cervera, le colline dorate splendenti sotto i raggi del sole.
Mi volto a guardarlo.

Dio, è così bello.

È la millesima volta che lo penso solo oggi, ed è appena passato mezzogiorno.
Amo guardarlo mentre guida, il suo sguardo concentrato, le sue labbra dischiuse, le sopracciglia leggermente aggrottate.

È un capolavoro, la creatura più bella che io abbia mai visto.

<<Angel, io...oggi pomeriggio dovrò partire.>> scuoto la testa, risvegliandomi dai miei pensieri incentrati su di lui.

<<Dove devi andare?>>

<<Ho i test a Brno, domani. So già che non ci pensi neppure al venire con me, anche se mi piacerebbe tantissimo, lo sai. Però tornerò subito, voglio dire, domani, non appena terminerò il test tornerò a casa, e magari, anche se sarà tardi potrò fare un salto da te, e ->>

Non so che cosa sto provando.
Nè che cosa si aspetti che io dica.
Però, da come sta parlando, sembra che mi debba qualcosa. Quando non è così.

In fondo, io e lui non stiamo insieme.

Mi metto sulla difensiva.
L'ennesimo modo per fuggire, ancora.

<<Non serve, Marc. O meglio, non serve che tu faccia i salti mortali, solo per me. Prenditela comoda, se vuoi tornare domani sera fallo, altrimenti prendi il primo volo del giorno seguente. Solo, non farlo per me. In fondo ->>

<<Io e te non siamo nulla. Ho detto giusto?>> conclude la frase Marc per me, fermando la macchina. Lo guardo, e noto i suoi occhi fremere sotto le ciglia.

Non so cosa dire.
Mi limito ad alzare le spalle, come se fosse una cosa ovvia.

<<Io dovrò anche tornare in Italia.>>

<<Già. Già, che stupido, lo avevo completamente dimenticato. E quando hai il volo di ritorno? Domani? Dopodomani?>> chiede, nervosamente, mostrandomi un sorriso tirato.

<<Giovedì mattina.>> dico, lapidaria. Marc annuisce, e vedo il modo in cui serra la presa intorno al cambio dell'auto, il modo in cui stringe le labbra e i suoi occhi si fanno lucidi.

<<Bene. Allora probabilmente questa sarà l'ultima volta che ci vediamo.>>

<<Marc ->>

<<No, Angel ->> mi interrompe <<non aggiungere altro, non serve. Va bene così, anzi, è giusto così. Sono stato uno stupido. Lo sapevo, lo sapevo e non mi sono tirato indietro perché sono un idiota. Un grandissimo idiota.>> fa marcia indietro e torniamo verso Cervera.

Non riesco a dirgli nulla. Non voglio che si concluda così, quello che abbiamo avuto nell'ultima settimana. Vorrei solo affondare le dita tra i suoi capelli e baciarlo.

Ma non ci riesco.

Marc ferma l'auto poco lontano dalla mia palazzina.

<<Scusami, avevo dimenticato che...devo pranzare prima perché ho il volo, più tardi.>> dice, a voce bassa.

<<Non importa.>> apro la portiera, e avverto il suo sguardo, bruciante, su di me. <<Marc...>> mi volto a guardarlo e ci fissiamo.

Eccolo di nuovo.

Quel dolore, al centro del petto, come a ricordarmi che forse è vero che non è destino, che ci stiamo incaponendo in qualcosa che ci sta solo facendo male. Che siamo troppo diversi anche se simili, troppo distanti anche se fisicamente vicini. Che la vita fa in modo di vederci inciampare ogni volta l'uno nei piedi dell'altro solo per permettere al destino di farci capire che no, non c'entriamo niente l'uno con l'altro.
Anche se quando impedisco a quella voce nella mia mente di entrare e rendere la mia vita un inferno, metto da parte tutti i dubbi e le paure, sembriamo disastrosamente perfetti l'uno per l'altro, anche nelle nostre imperfezioni. Sembra quasi che ci incastriamo alla perfezione quando ci capiamo con uno sguardo, quando lui ogni volta dimostra di sapere quello che sto pensando o quello di cui ho bisogno, quando sento che l'unico da cui voglio farmi vedere distrutta e vulnerabile è lui, l'unico a cui vorrei confidare ogni cosa è lui, l'unico di cui voglio sentire la pelle contro la mia.
Perché forse è tutto solo una grande illusione. O un sogno.

E svegliarsi è l'unica cosa che ci resta da fare.

<<Fai buon viaggio.>> mormoro, e scendo dall'auto.

Avrei dovuto capirlo quel giorno a Valencia.

È inutile incaponirsi con certi sogni.

[Marc]


<<Scrivile.>>

<<Te lo scordi, Alex.>>

<<Sei proprio un idiota. Diglielo anche tu, José! Sei lì con lui, tiragli qualcosa in testa!>> esclama Alex, attraverso il pc.

<<Tuo fratello ha ragione.>> replica José, e io getto la testa all'indietro, sbuffando.

<<Siete un tormento! Non ho nessuna intenzione di scriverle! Perché dovrei farlo? A lei non interesso più. Non mi vuole più. Giovedì se ne tornerà in Italia, e tanti saluti. Quella di ieri è stata una bella parentesi per dirci addio. Tutto qui. Va bene. Sono pronto ad affrontare la cosa, questa volta.>>

<<Si vedeva proprio, ieri, che non le interessi più, era proprio palese.>> replica José, guardandomi male.

<<Avanti, Marc! Senti, posso anche darti lo spunto: Dina non sta molto bene, deve aver preso freddo oggi, al bar. Puoi semplicemente chiederle come sta, e dirle che te l'ho detto io, tutto qua.>> continua Alex.

<<Non sta bene?>>

<<Un po' di dolori. Sai, con la sua malattia reumatica...>> spiega Alex. Annuisco.

<<Io...no ragazzi, lasciamo perdere.>>

Avrei voluto mettere una bella pietra sopra Angel. Ma pareva essere un'impresa impossibile. Era impossibile mettere una pietra sopra all'unica creatura per cui avessi mai provato dei sentimenti. L'unica che desideravo, che avevo mai desiderato, l'unica che avevo mai amato.
Il modo asciutto con cui mi aveva detto che non c'era bisogno che tornassi in tutta fretta solo per lei, mi aveva ferito.
La conoscevo da sette anni. Avrei dovuto saperlo. Avrei dovuto saperlo che i suoi erano tutti tentativi di mostrarsi distaccata, priva di sentimenti, quella che aveva sempre il controllo delle proprie emozioni, quando quest'ultime iniziavano a farsi più serie.

Non poteva perdere il controllo.
Non poteva, né doveva accadere.

Ma non imparavo mai, non avevo mai imparato. E finivo per restarci male.
Eppure, questa volta, sapevo che non eravamo niente. Ma come potevo impedire al mio cuore di sperare?

<<Per te è impossibile lasciare perdere, con Angel.>> replica Alex.

<<Solo perché quello che provo per lei è uguale al...sacro fuoco che provo per la moto.>>

<<Ecco spiegato allora perché è l'unica che riuscirai mai ad amare veramente.>> continua Alex, ma io scuoto la testa.

<<Ci penso io.>> José afferra il mio telefono e si chiude in bagno, impedendomi di raggiungerlo.

<<José! Non fare lo stupido, ridammi il telefono, non hai più due anni! José!>> batto le mani contro la porta del bagno, che dopo qualche istante si apre.

<<Neanche tu, se è per questo.>> replica José, restituendomi il telefono.

Ha scritto ad Angel.

Le ha scritto chiedendole come sta sua madre.

Mentre quei due festeggiano, Angel mi risponde, e sento il cuore tremare nel petto.

"Un po' di dolori, lo sai...ha preso freddo oggi al bar, con la corrente...comunque sono felice che tu mi abbia scritto, Marc. Spero che il viaggio sia andato bene."

<<Ma tu guarda, a quanto pare ho fatto bene a scriverle.>> gongola soddisfatto José, sbirciando da oltre la mia spalla. <<non ti preoccupare. Domani riempirò io il tuo angioletto di tue foto!>>

~.~

José è stato di parola.
Ha letteralmente riempito Angel di mie foto. Impossibile che non mi abbia pensato almeno cinquanta minuti ogni ora. Non appena termino il test corro all'aeroporto.
Vorrei essere a Cervera prima di mezzanotte.

Quando scendo dall'aereo, a Barcellona, mi arriva un messaggio di Alex.

"Indovina chi c'era oggi al bar a servire cappuccini."

Tempo un minuto, e Alex mi invia una foto.

È Angel.

Angel, dietro al bancone del bar.

Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando tutto andava bene, quando eravamo io e lei e nessun altro.
Non mi interessa se domani torna in Italia.
Abbiamo ancora questa notte.

Ogni chilometro di distanza che mi divide da Cervera è un'agonia e più ci avviciniamo, più mi sembra che questo viaggio di ritorno stia durando un'eternità.
Angel a quanto pare è a casa nostra, Alex l'ha invitata a vedere un film insieme.

Quando mi precipito giù dalla macchina, poi su per le scale di casa, mi sembra che il cuore sia sul punto di uscirmi dal petto.

<<Marc!>> esclama Angel, alzandosi in piedi, non appena entro in soggiorno.

<<Finalmente sei arrivato, fratello! Ci hai messo un sacco!>> mi prende in giro mio fratello, e io per tutta risposta, lo fulmino con lo sguardo.

<<Che succede? Sembra che tu ti sia buttato da un treno in corsa!>> continua Angel, venendo verso di me.

<<Più da un aereo, forse.>>

<<Avevo bisogno di tornare a casa. Bisogno di tornare da te.>> Angel fa un passo indietro, mentre Alex si gratta la nuca.

<<Comunque, io vado a farmi un giro. Ah, mamma e papà non ci sono, e non torneranno prima di domani sera.>> Alex, alle spalle di Angel, mi fa l'occhiolino, poi sparisce, scendendo le scale.
Io e Angel ci guardiamo in silenzio, per minuti che paiono interminabili.

<<Come sta tua madre?>> le chiedo, accennando un sorriso.

<<Oggi meglio. Volevo restare a casa con lei, ma mi ha letteralmente spinto a venire da Alex perché dopo queste due giornate, avevo bisogno di svagarmi un po', secondo lei. Non mi avrebbe convinto se non ci fosse stata la zia, con lei.>>

<<Ti capisco. Magari domani vengo a farle un saluto.>>

<<Lo sai che puoi. Non devi chiedere.>> replica, mostrandomi un sorriso dolcissimo.

<<Senti, Angel...non m'importa se domani te ne tornerai in Italia. Va bene, sai che puoi fare di me tutto ciò che vuoi. Sono tuo, e per quanto tu ci creda o meno, le cose stanno così. Vorrei solo poter dormire stretto a te per un'ultima volta, come lunedì notte. Non voglio altro. Solo tenerti stretta. Poi, domani ->>

<<Sarò ancora qui, domani.>> mi interrompe, e sento il cuore mancare un battito.

<<Non per me, immagino.>> replico, ma non posso reprimere un sorriso.

<<Mamma non sta bene, e non posso lasciarla così, né posso lasciare la zia da sola. Marc, io sono sempre stata molto chiara, però...dopo aver visto la tua reazione, ieri...non potevo andarmene così. Io...sono molto confusa in questo periodo e non posso prometterti nulla, né ho alcuna intenzione di farlo. Però Marc, tu...per me...io...non lo so, io...>> faccio un passo verso di lei, e l'attiro a me, baciandola.

La sento sciogliersi tra le mie braccia, mentre il cuore mi scoppia nel petto, esplode, in mille pezzi, per finire ai miei piedi, per essere calpestato da lei.
Il fatto è che non mi interessa.

Non mi interessa.

Angel si è così insinuata sotto la mia pelle che non posso farne a meno.

E in fondo, so perché scappa via ogni volta da me.
Perché da me è più facile scappare che dalle paure che si porta dentro.
È più facile scappare dalle mie braccia, che da quella voce nella sua testa che la tortura da sempre.

Sarà forse più dura.
Sarà un'impresa, sarà faticoso, ma è quando il gioco si fa duro che io inizio a dare il meglio di me.
Il mio obiettivo resterà sempre e solo lei, non importa quanto tempo ci vorrà.
Non importa quanto dovrò aspettarla, l'aspetterò.
E approfitterò di ogni occasione che mi verrà regalata per cercare di riconquistarla e di farle capire che l'amo e l'ho sempre amata, e che non ho mai fatto nulla alle sue spalle.

Angel infila le dita tra i miei capelli e li tira, facendomi gemere nella sua bocca. Mi bacia, lentamente, e mi aggrappo ai suoi fianchi.
Cristo, il modo in cui manda in fumo il mio cervello mi fa impazzire.

Ci stacchiamo e le afferro il mento con due dita, per sollevarlo appena e iniziare a ricoprirle di baci il collo. La sento sospirare rumorosamente, mentre si aggrappa alle mie spalle.
La prendo tra le braccia e la porto al piano di sopra, nella mia stanza. Nella penombra, mentre posa i piedi a terra, mi prende il viso tra le mani, e lo vedo, quel sorriso sulle sue labbra.

<<Necesito decirte que te encuentro una autentica obra de arte.>>

Mormora, e il cuore nel mio petto, fa una capriola con avvitamento triplo.

<<Si hay una obra de arte en esta sala, eres tú.>> replico, posandole dei baci leggeri lungo il contorno delle sue labbra. Angel trema visibilmente tra le mie braccia, mentre tiene gli occhi socchiusi. Quando li riapre, sono in fiamme.

<<Quiero hacer el amor contigo, Angel. Lo necesito, como el aire en mis pulmones.>>

La sento sospirare, mentre afferra la stoffa della mia maglietta, e la tira verso di sé.

<<Yo también.>>

Ci guardiamo negli occhi, fino a che non incollo le mie labbra alle sue, e la sento sorridere, mentre posa le mani sulle mie guance e mi tiene vicino a lei. Afferro i lembi del suo top e glielo sfilo, e lei fa lo stesso con la mia maglietta. Accarezza la mia pelle con ardore, gemendo sommessamente, mentre io, dopo averle chiesto il permesso con lo sguardo, le sfilo il reggiseno.
Finiamo sul mio letto e sento che potrei esplodere per l'intensità delle emozioni che sto provando.
Ho sognato ogni notte di toccare la sua pelle, assaggiarla, baciarla. Ho sognato ogni notte di perdermi dentro di lei, di sentire le sue mani su di me, le sue labbra sulla mia pelle, i suoi gemiti al mio orecchio. Ho cercato sempre questa sensazione, quando l'unica che poteva tornare a farmi sentire in questo modo è qui, tra le mie braccia.
Bacio ogni più piccolo punto del suo corpo, la testa che mi gira, i sensi allo spasmo.
Indosso il preservativo, e quando entro dentro di lei, mi viene quasi da piangere. Appoggio la fronte contro la sua, e la guardo negli occhi.

<<Te he extrañado como loco, mi amor. >> mormoro, la voce che mi si spezza, nel realizzare che siamo pelle contro pelle, che ho finalmente qui, tra le mie braccia, il mio angelo.

<<Mi sei mancato anche tu, Marc.>> la sento dire, le sue labbra che toccano le mie. Non riesco a trattenere un sorriso di piena felicità, e inizio a muovermi dentro di lei, che si avvinghia alle mie spalle. Catturo le sue labbra con le mie e sento che potrei morire di questa sensazione.

Potrei morire di questa felicità.

<<Marc...>> il modo in cui pronuncia il mio nome mi spezza qualcosa dentro. Non l'ho mai trovato così bello come quando è lei a pronunciarlo. Mentre continua a ripetere il mio nome, mi sciolgo come neve al sole, e raggiungiamo il culmine nello stesso istante.

Crollo sopra di lei, che mi stringe a sé, infilando le dita tra i miei capelli, mentre cerca di riprendere fiato, proprio come il sottoscritto.

<<Te amo, Angel. Te amo con todo mi corazón, con toda mi alma, con cada fibra de mi ser. Soy tuyo, total e incondicionalmente tuyo.>> mormoro, posando la fronte contro la sua. Angel mi prende il viso tra le mani e mi posa un bacio sulle labbra.

Non mi aspetto che mi risponda.
È qui con me, e questo mi basta.

Ma ho come il presentimento che scapperà da me per l'ennesima volta.

[Spazio autrice]

*Si avvicina in punta di piedi*

Ebbene sì, sono tornata!
*Squilli di trombe risuonano nel regno*
Vi chiedo immense, infinite scuse, ma è stato un periodo nero, per me. Non ne sono ancora venuta fuori (e non so quando ne uscirò) e scrivere questo capitolo è stato estremamente faticoso, oltre ad essere risultato eterno, per me.
Spero che comunque, alla fine, ne sia uscito qualcosa di buono, anche se io non ne sono completamente soddisfatta.
In questi mesi di assenza, posso dire che il momento più bello me lo ha donato quel nano bastardo di Marc Marquez, che mi ha riempito gli occhi con la sua guida strepitosa per un'intera giornata, sotto il sole cocente (mi sono persino bruciata per lui, e alla fine lui non si è neppure degnato di farsi vedere dalla sottoscritta all'uscita del circuito)

Ma veniamo a noi: è successo l'impensabile in questo capitolo, mi sono fatta completamente guidare dalle mie sensazioni e dall'istinto, perché nei piani, niente di tutto questo sarebbe dovuto succedere MA, durante la corsa che è questa storia, ho sentito, che era un qualcosa di cui questi due avevano bisogno.
Ora, è tutto un grande BOH.
Nel frattempo però, fatemi sapere che ne pensate, se vi è piaciuto, TUTTO QUELLO CHE VOLETE.

Mi siete mancate tantissimo, per cui, non fatevi problemi a dare voce a tutto quello che vi passa per la testa.
Vi voglio bene ❤️
Un bacione

Ps: vi consiglio caldamente di ascoltare la canzone che ho inserito ad inizio capitolo, perché è azzeccata per la situazione, a mio parere è perfetta per descrivere ciò che prova Marc e diciamolo, secondo me è una canzone molto sexy 🤭

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