Cold heart
[Cold, cold heart
Hard done by you
It's two hearts livin′
In two separate worlds
We lose direction
No stone unturned
No tears to damn you
When jealousy burns]
[Marc]
<<Non voglio che si fumi nella mia stanza.>>
Paola si volta a guardarmi, scoccandomi un'occhiata tra l'ironico e il confuso, la sigaretta stretta tra l'indice e il dito medio, a pochi centimetri dalle sue labbra.
<<E da quando, fenomeno?>>
<<Da quando mi urta sentire puzza di fumo nella mia camera.>> replico, secco, continuando a tenere lo sguardo fisso sul soffitto della mia stanza d'hotel. Con la coda dell'occhio noto Paola inarcare un sopracciglio e roteare gli occhi, per poi riporre la sigaretta nel pacchetto.
<<E pensare che prima potevo fumare persino un pacchetto di sigarette, che non te ne sarebbe fregato nulla, tanto eri perso nel dopo...>> sospiro, e non riesco a trattenere un gesto di stizza.
<<Appunto, prima.>>
Paola sbuffa per poi mettere su il broncio, e la cosa mi dà sui nervi.
Mi sono accorto che sono diventato estremamente insofferente ad ogni più piccolo gesto degli altri, soprattutto quando non capiscono che voglio restare solo.
Questi gesti infantili poi, mi urtano da morire, e la cosa mi sorprende, perché non ero così, prima.
Ora, persino simili espressioni sui visi delle altre, mi ricordano lei, e la cosa mi fa impazzire.
<<Allora cosa dovrei fare, se non posso fumare? Mettermi già a dormire?>>
<<Direi che è un'ottima idea, soprattutto se vai a dormire nella tua stanza.>>
<<Come, scusa?!>>
Paola si solleva di scatto dal letto e mi osserva come se mi fossero spuntate tre teste.
<<Stai scherzando, vero?>> continua lei, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
<<In realtà, no>> replico, portando entrambe le mani dietro il capo, e incrociando le caviglie, <<non ho intenzione di dormire con nessuno. Possiamo scopare quanto vuoi, ma di dormire insieme non se ne parla.>>
<<Perché prima non avevi questo problema e dormivi con me, nonostante scopassimo soltanto? Il weekend ad Ibiza nel 2015 te lo sei dimenticato?>>
<<Hai detto bene e te lo ripeto: prima.>> sibilo, e la voce esce dalla mia gola con più durezza di quanto volessi.
Paola emette un verso di stizza, mentre scalcia via le lenzuola del mio letto.
Osservo ogni suo gesto, ogni sua più piccola azione, con la totale indifferenza.
Si riveste borbottando e scoccandomi occhiatacce di fuoco, che su di me non sortiscono il minimo effetto.
Non mi interessa se in questo momento mi sta detestando.
Non mi interessa di nulla.
È come se il cuore nel mio petto fosse diventato pesante, estremamente pesante e fosse stato letteralmente svuotato di ogni più piccola emozione.
Sento solo freddo.
<<Lascia che io ti dica che sei davvero uno stronzo.>> sibila, recuperando la sua borsa, i capelli lisci scompigliati intorno al suo viso. Sollevo le spalle.
<<Me ne farò una ragione.>>
Immagino che scendere di tre piani per raggiungere la sua stanza comporti una grande fatica, per lei.
Mi scocca un'occhiata truce, per poi darmi le spalle.
<<Il tuo angioletto non tornerà, caro. È inutile che continui a nominarla ogni volta che scopi con un'altra.>>
Mi sollevo di scatto dal letto, mentre la vedo uscire dalla mia stanza, il dolore che le sue parole hanno scatenato in me, che brucia nel mio cuore.
È stato come ricevere un pugno in pieno viso, che mi ha lasciato letteralmente sconvolto.
Non è possibile.
Non posso aver detto il suo nome anche questa volta.
Non posso sussurrarlo ogni fottutissima volta.
E ciò che è peggio, è che ormai non me ne rendo neppure più conto.
Perché, perché diavolo continuo a non fare altro che pensare a lei, perché diavolo continuo a dire il suo nome?
Perché non riesco a farmela passare?
Passo le dita tra i capelli e li tiro, perché non ho di idea di come uscire da questa situazione.
Non so cosa fare per togliermela una volta per tutte dalla testa.
Non riesco a smettere di pensare al momento in cui l'ho rivista a Cervera, prima di partire per il Qatar, a quell'istante in cui le sue labbra si sono posate su quelle di un altro.
Avrei voluto solo cancellare quell'immagine dalla mia mente, invece continuavo a pensarci, continuavo a ritrovarmela davanti agli occhi in ogni momento della giornata.
E persino su instagram me li ritrovavo davanti.
Pochi giorni dopo la gara del Qatar, Pecco aveva repostato una storia della sua ragazza, dove entrambi erano in macchina con Angel e Joan.
Vedere il suo sorriso, il modo in cui si stringeva a Joan mi avevano completamente svuotato.
Angel mi aveva completamente svuotato.
Non restava più niente, dentro di me.
Solo un cuore vuoto, freddo.
Lancio uno sguardo alla sveglia posta sul comodino accanto a me.
Manca poco a mezzanotte, e domani mi aspetta una lunga giornata tra interviste e la conferenza stampa.
So bene che non riuscirò a chiudere occhio, perché il fuso orario i primi giorni mi porta sempre difficoltà nel prendere sonno, ma devo provarci.
Voglio riuscire a smettere di pensare almeno per qualche ora.
[Angel]
Poggio la testa contro il muro alle mie spalle mentre tengo lo sguardo fisso sui tempi di Joan.
Alla scorsa gara, quella del Qatar, è arrivato undicesimo, un ottimo risultato contando che si trattava della sua prima gara in Moto2.
Magari, questa volta, riuscirà ad entrare in top ten.
Quando il turno finisce, spengo la TV e mi stendo sul letto.
Ormai seguo le corse solo per Joan, del resto non mi interessa.
Ogni volta, però, che Alex veniva inquadrato, sentivo una stretta al cuore.
Mi manca tantissimo, mi manca il nostro rapporto, mi manca l'aver dovuto tagliare i ponti anche con lui dopo quello che è successo.
Lui non c'entra nulla, come non c'entrano nulla Rafi, Anna e gli altri, ma non potevo continuare a mantenere un legame con loro.
Dovevo far fuori dalla mia vita tutto quello che concerneva Marc, tutto ciò che era legato a lui, e loro lo erano.
Se volevo ricominciare da zero e cancellarlo una volta per tutte, dovevo allontanarmi da tutti, e ci ero riuscita.
Afferro il telefono e scrivo un messaggio a Joan. Dato il fuso orario, in questi ultimi giorni ci stiamo sentendo meno del solito, ma presto tornerà in Europa e sarà tutto più semplice.
Mi manca tantissimo, e non vedo l'ora di raggiungerlo.
La volta scorsa è venuto lui da me, dopo il Qatar, ora sarò io ad andare da lui a Maiorca.
Per ora, sta andando tutto alla grande, nonostante la distanza.
Non abbiamo ancora affrontato l'argomento, anche se so che presto dovremo parlarne.
Stiamo insieme da quasi un mese, e l'idea di un cambiamento mi mette ansia, non voglio pensare, voglio solo godermi il momento, stare con Joan senza pensare a nulla.
"Me la regali una bella top ten, domani? Mi manchi tantissimo, Joan. Stai attento, io sono qui ad aspettarti."
Sospiro, e scendo al piano di sotto per la cena.
Quando torno in camera, passo la serata guardando un film, e poco prima di andare a dormire, sento il telefono vibrare sul comodino accanto a me.
Joan >> "Forse starai già dormendo e non leggerai questo messaggio fino a domattina, ma sappi che mi manchi anche tu da impazzire, scricciolo, e che non vedo l'ora di rivederti e stringerti a me. Ho un folle bisogno di baciarti. Vorrei regalarti più di una top ten, vorrei renderti orgogliosa di me, e darò il massimo anche per te. Dormi bene, mi luz, ci vediamo martedì."
Sorrido, affondando il volto nel cuscino, quel solito qualcosa che mi pizzica al centro del petto quando c'è di mezzo Joan.
Mi infilo sotto le lenzuola, mentre sento Duchessa miagolare e posizionarsi ai piedi del letto.
Accendo l' abat-jour, per poi scivolare nel mondo dei sogni.
~•~
Il giorno dopo, passo la maggior parte del tempo nel giardino fuori casa.
Fa ancora abbastanza freddo, e noto subito di non essere più abituata ad un inverno così lungo.
A Cervera, nello stesso periodo, c'erano quasi il doppio dei gradi, e le giacche a vento e i cappotti, erano stati messi nell'armadio già da un po'.
Ma perché, puntualmente, Cervera continua ad attraversare i miei pensieri?
Cosa può più importarmene del clima o del meteo, quando ormai appartiene al passato?
Mi fermo ad osservare la neve, che ha iniziato a sciogliersi, il verde dei prati che inizia a fare capolino qua e là.
L
a primavera in montagna non ha eguali.
Solo qui puoi vedere la natura risvegliarsi letteralmente.
Quando rientro in casa, mi faccio un bel bagno caldo, e, dopo aver indossato il pigiama, mi gusto una bella cioccolata calda davanti alla TV.
La gara della Moto3 sta per terminare e inizio a sentire l'agitazione per la gara di Joan, e, anche per quella di Alex.
Non posso far sparire il profondo affetto che provo per lui, e, sinceramente, neppure lo voglio.
Mi metto a gambe incrociate sul letto, mentre i miei occhi scrutano la griglia di partenza alla ricerca di Joan.
La pista è ancora bagnata, a causa della pioggia del mattino e questo contribuisce ad accrescere la mia agitazione.
Non vado pazza per le gare sul bagnato, anzi.
Alla fine, Joan mi regala una top ten, concludendo la gara al settimo posto, mentre Alex arriva quinto.
Non appena la gara finisce, spengo il televisore e invio un messaggio a Joan, per fargli i complimenti.
Recupero poi un libro e mi stendo sul letto, per poi coprirmi con una coperta.
Non so esattamente quanto tempo trascorro a leggere, dato che, ogni volta che apro un libro, mi sembra di finire in una dimensione parallela dove il tempo e lo spazio paiono dissolversi, so solo che ad un certo punto sento mia nonna bussare contro la porta della mia stanza, per poi entrare, senza attendere una risposta.
<<Nonna?>> esclamo, confusa.
Noto subito il suo sguardo preoccupato e un po' perso, e mi metto a sedere sul letto.
<<Che succede?>> le chiedo, agitata.
Si sente male?
È forse successo qualcosa al nonno?
O a mia madre, o a mia zia?
<<Io...non penso di aver ben capito, ma...tuo nonno mi ha detto che è successo qualcosa durante la gara di MotoGP, ho capito solo che c'entra anche Marc...>>
Il mio cuore salta un battito e mi alzo di scatto, ma al tempo stesso è come se sentissi la terra mancarmi sotto i piedi.
È successo qualcosa a Marc?
Dio, non può essere!
Sento il respiro smorzarsi in gola, e mi sembra di non riuscire più a respirare.
La testa mi gira, il petto mi fa male, mi sembra di essere sul punto di impazzire.
<<Cosa - cosa vuol dire? Che gli è successo?>> singhiozzo, mentre mi accascio sul letto.
<<Non hai visto la gara, vero? Forse dovresti recuperarla, da qualche parte.>>
<<Scherzi?! Mi stai dicendo che gli è successo qualcosa e dovrei guardare la gara?>>
Mia nonna scruta attentamente il mio viso.
<<Temi che gli sia successo qualcosa di irreparabile, vero?>>
La osservo, tra il confuso e lo scioccato.
<<Ma che diavolo stai dicendo? Mi stai prendendo in giro?>> esclamo, mentre sento la rabbia farsi largo dentro di me.
<<No Angel, tuo nonno mi ha davvero chiamato dicendomi che è successo un gran trambusto durante la gara, e che Marc è stato penalizzato, non ho ben capito cosa sia successo esattamente, volevo solo verificare una cosa.>> spalanco gli occhi, furiosa.
<<Facendomi prendere quasi un infarto?! Ma...perché, cazzo?!>> esclamo, a gran voce, gli occhi che iniziano a pungermi per le lacrime di rabbia che vorrebbero uscire.
<<Puoi immaginarlo benissimo da sola, il perché. Vedi di recuperare quella gara da qualche parte, per favore.>> replica, prima di uscire dalla mia stanza.
Vorrei fare esattamente il contrario di quello che mi ha detto, giusto per il gusto di farlo, ma dopo quello che ha detto sulla gara di Marc, ora devo assolutamente sapere che cosa diavolo è successo.
Recupero il pc, per poi sedermi sul letto.
Prendo un respiro profondo e, quando trovo la gara, la faccio partire.
Vedere Marc, dopo tutto questo tempo, mi provoca una fitta lancinante alla bocca dello stomaco.
Sento nuovamente gli occhi pungermi per le lacrime, ma questa volta non sono per la rabbia, come poco fa.
Questa volta non so neppure il perché io sia sul punto di piangere.
Noto subito che si tratta di una gara strana.
Quasi tutti i piloti decidono di cambiare la moto con cui si erano schierati in griglia di partenza, con la seconda moto, predisposta per le condizioni d'asciutto, e proprio per questo, una volta tornati in pista, vengono schierati alla fine della griglia prevista, tutti, tranne Miller, che aveva già optato per la moto predisposta per l'asciutto prima di schierarsi in pista.
È così strano vedere lui, da solo, lì davanti a tutti, mentre il resto dei piloti in fondo, alle sue spalle.
Al termine del giro di warm up la moto di Marc si spegne, e lo vedo, mentre cerca di riavviarla, spingendola, per poi tornare alla sua posizione andando contromano, ma i commissari non dicono nulla.
Marc parte subito forte, ma subito dopo la partenza viene sanzionato, ed è costretto a passare in corsia box a velocità ridotta, ritrovandosi nelle ultime posizioni.
<<Che cazzo.>> esclamo, furiosa.
Eppure, non dovrebbe fregarmene assolutamente nulla.
Da lì, inizia la rimonta di Marc, solo che intuisco subito di quale Marc ci sia ora sotto quel casco.
Quello che vede rosso, come un toro, quello che deve tornare davanti a tutti, il prima possibile, quello dal sangue in fiamme.
Finisce per speronare prima Espargaro, poi, a pochi giri dal termine, l'ultima cosa che doveva accadere.
<<Per favore, no, fa che non ->> non faccio in tempo a finire la frase, che il contatto con Rossi avviene.
Affondo la testa nel cuscino, come se bastasse quello per fingere che ciò che è successo non sia mai accaduto.
<<Cristo, no, perché sempre lui?>> mormoro, seguendo Marc con lo sguardo.
Per quel contatto viene penalizzato di trenta secondi, e scivola al diciottesimo posto.
Sento il cuore fare male, e tolgo l'audio alla telecronaca, perché non ce la faccio.
Immagino benissimo quello che sta per succedere, lo so benissimo, e sento le lacrime scorrermi lungo le guance.
Ero con Marc le altre volte.
Ora, non più, eppure, nonostante tutto quello che è successo, vorrei solo correre da lui e stringerlo forte, proteggerlo da tutto e tutti.
Ma che vado a pensare, perché dovrei, dopo quello che ha fatto?
Perché mi interessa ancora quello che fa, quello che gli succede, perché soffro ancora nel sapere quello che sta per passare?
Non dovrebbe minimamente interessarmi, eppure, sento questo dolore al centro del petto farsi sempre più opprimente, e per quanto la rabbia e l'orgoglio mi ripetano quanto sia sbagliato, non posso fare a meno di desiderare di stringerlo forte a me, e di portarlo via, lontano, in un luogo dove ci siamo solo io e lui.
Getto uno sguardo allo schermo e noto il clima di alta tensione, sento persino dire da qualcuno che ora per Marc sarà difficile uscire dal paddock e il dolore si trasforma in rabbia.
Dio, Marc, perché?
Spengo il pc e inizio a girare per la stanza, in un misto di furia e dolore, la voglia di essere lì accanto a lui in questo momento che si fa sempre più forte.
Non riesco più a pensare lucidamente.
È come se ora mi fossi dimenticata di tutto, di ogni cosa.
Recupero il telefono, mentre mi mordo il labbro inferiore, in piena agitazione.
Non ho idea di quello che io stia facendo, perché il mio cervello ha letteralmente smesso di funzionare, ora sono pura irrazionalità, e la cosa mi spaventa enormemente.
Apro whatsapp, con l'intenzione di sbloccare Marc, poi ci ripenso.
Penso che l'ultima cosa che lui farà, ora, sarà prendere il telefono.
Dunque, che fare?
~•~
[Marc]
Un incubo.
Un disastro completo.
Oggi è andato tutto, tutto, storto.
Ho fatto un errore dopo l'altro, e non sono pronto.
Non sono pronto di nuovo a tutte le polemiche, di nuovo.
Non sono pronto.
Mi viene da piangere, vorrei urlare, più forte che posso, vorrei poter andarmene a casa senza dover affrontare giornalisti, riflettori e tifosi.
Vorrei poter sparire, almeno per un po'.
Perché, diavolo, perché?
Poggio la testa contro il muro del alle mie spalle, l'apparente silenzio in cui riversa la stanza all'interno del camion della Honda non basta a donarmi un po' di pace, perché oltre al rumore fuori da quella porta, sono i miei pensieri a fare più rumore che mai.
La porta si apre dopo qualche istante, e Josè e Alex appaiono alla mia vista.
<<Ditemi che è stato tutto solo un brutto sogno e che la gara deve ancora iniziare.>> chiedo loro, e capisco che dal mio tono di voce si possa intuire quanto sono disperato.
Josè abbassa lo sguardo sospirando, mentre Alex viene a sedersi accanto a me, circondandomi il collo con un braccio.
<<Ce la farai ad affrontare anche questa, fratello. Sei più che forte, sei invincibile.>> cerca di rincuorarmi Alex, mentre io sospiro.
<<Sono semplicemente stanco.>>
Vedo Josè tirare fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, e noto un lampo attraversare il suo sguardo, per poi inarcare un sopracciglio. Allunga poi il telefono verso di me.
<<Tieni, rispondile tu, dato che sei già pratico di queste cose.>> lo osservo, confuso, e prendo il telefono.
Sento il cuore fare una capriola nel mio petto, e la cosa è più che ironica, in un momento del genere.
Tre parole appaiono ai miei occhi, ma non sono le parole ciò che mi interessa, ma il mittente.
"Lui come sta?"
Angel.
Stringo quel telefono come se stessi stringendo lei, come se fosse lei.
Vuole sapere di me.
Sta pensando a me.
La mia Angel.
Perché potrà anche essere più lontana che mai da me, potrà anche stare con un altro, ma per me resterà sempre la mia Angel.
E so che ora lei dovrebbe essere l'ultimo dei miei pensieri, ma paradossalmente, pensare a lei mi infonde calma e al tempo stesso forza e coraggio.
"Scusami Josè, se ti scrivo di punto in bianco in questo modo, ma dopo aver visto quello che è successo, io...ho bisogno di sapere come sta. Dimmi che sta bene, ti prego."
<<Chiamala, che stai aspettando?>> esclama Alex, accanto a me, risvegliandomi dai miei pensieri.
<<Cosa?>>
<<Ha ragione, chiamala.>> gli da corda Josè.
<<Ma...penserà che sei tu a chiamarla, e io ora non sono in vena di camuffare la voce e fingere di essere te ubriaco.>>
<<Non servirà, vuole sentirti Marc, chiamala avanti, ne ha bisogno lei e ne hai ancora più bisogno tu.>> continua Josè, strappandomi il cellulare di mano e digitando qualcosa, per poi porgermelo nuovamente.
Sta chiamando Angel.
Sento il cuore battere come impazzito nel mio petto, e l'idea di tornare a parlare con Angel dopo tutti questi mesi mi mette ancora più agitazione dell'affrontare i giornalisti e i tifosi là fuori.
<<Josè? Scusami, davvero, io volevo solo sapere come stava->> la sua voce, dio, sento il cuore esplodermi nel petto.
<<Sono io.>> la interrompo e la sento trattenere il respiro dall'altra parte del telefono.
<<Marc.>> dice, dopo qualche istante, e sentirla dire il mio nome, dopo mesi che sono sembrati eterni, è come tornare a stare tra le sue braccia.
<<Come stai?>> mi chiede, ed è come se non fosse successo nulla tra di noi, come se non fossero passate settimane senza né vederci né sentirci, ma solo poche ore.
<<Mi sento a pezzi.>> ammetto, portandomi una mano tra i capelli.
<<Lo sai che sei forte, vero? Lo sai che sei il più forte là dentro? E sai cosa voglio dire. Sai di cosa sto parlando. Ce la puoi fare. Passerai anche questa.>> una lacrima mi scorre lungo la guancia, e chiudo gli occhi.
Vorrei solo che tu fossi qui, con me.
Tu che sei stata sempre al mio fianco, sempre, e che mi hai sempre difeso a spada tratta, in ogni situazione.
<<Io non sento di essere pronto di nuovo a tutto, Angel, sono stanco, vorrei poter rifugiarmi in un luogo lontano da tutti per un po'. Ho bisogno di un po' di pace.>>
<<Lo so, lo so bene, Marc, e hai tutte le ragioni di sentirti così, anzi. Al posto tuo, io, non ce la farei. Non so perché il destino metta sempre te in mezzo, forse perché è un gran bastardo, ma tu puoi tutto. Fai vedere chi sei. Hai le spalle larghe, anche se non meriti tutto quello che stai subendo, hai subito e subirai. Ora, testa alza e fierezza, sii duro come la pietra e fatti scivolare tutto addosso. So che ce la puoi fare. Marc Márquez non mi ha mai deluso, neppure per un istante. Non iniziare a farlo ora, ti prego.>>
Avevo bisogno di questo.
Ma non di sentirmi dire queste parole.
Avevo bisogno di lei.
Di sentire la sua voce al mio orecchio, come se non fosse mai cambiato nulla tra di noi, del suo modo di spronarmi e di riuscire a tirare fuori il meglio di me.
Ma, non potevo non cogliere l'allusione alle sue ultime parole.
Marc Márquez non l'aveva mai delusa.
<<Marc invece ti ha deluso, non è così?>> non posso fare a meno di chiederle, e capisco che ho appena fatto un errore, a riportare il discorso su di noi, qualcosa che non avrei mai dovuto fare, perché ora, per lei sarà come tornare a parlare semplicemente con Marc, e non con Marc Márquez.
Mi ha chiamato solo ed esclusivamente per sapere come stavo dopo quello che è successo.
Non perché mi ama ancora, o vuole tornare con me perché ha scoperto che non è successo nulla di quello che crede.
<<Vuoi davvero riaprire l'argomento, Marc? Non mi sembra il caso, né il momento. Avanti. Ora hai altro a cui pensare e io volevo esserti vicina in qualche modo.>>
<<Ma sei troppo lontana, Angel, troppo lontana. Essere qui, tra le mie braccia, stringermi a te e donarmi il tuo calore, è questo ciò di cui avevo bisogno.>>
<<Mi dispiace se questa telefonata non ti basta. Non posso e non voglio darti altro, e ti prego, chiudiamola qui, non voglio pensare nuovamente a quello che è successo. Volevo metterlo da parte almeno per cinque minuti e farti sentire che, nonostante tutto, sono dalla tua parte.>>
Dovrei essere grato per questa telefonata, farmela bastare dopo mesi di niente, eppure, non mi basta.
Non mi basta, perché io rivoglio tutto da Angel.
Tutto.
E ora che la sento, di nuovo, dopo tutto questo tempo, è come se il mio cuore non fosse più vuoto e freddo come fino a poche ore fa.
Ora sembra bruciare, di nuovo.
<<Come fai ad uccidermi e a provare a rincuorarmi in una sola frase? Sapere che sarai sempre dalla mia parte è importante, ma sapere che non puoi e non vuoi darmi altro mi annienta.>>
<<Mi dispiace, Marc.>> replica, il tono di voce fermo e che non trema.
<<Angel, yo te quiero.>>
<<Ciao, Marc. Vivi bene e buona fortuna.>>
Angel chiude la chiamata, e resto lì, con il telefono stretto in una mano e il cuore fatto a pezzi per l'ennesima volta nel petto.
Posso affrontare tutto, certo, lo so bene.
Tutto mi pare niente in confronto a questo.
Perché non mi interessa minimamente di quello che pensano gli altri, che siano tifosi, colleghi o giornalisti.
Di quello che pensa Angel, invece, mi interessa eccome.
E l'unica che può realmente ferirmi con un gesto o una parola, è solo lei.
Lei che non mi vuole più.
[Spazio Autrice]
Finalmente, eccomi ✨✨
Vi chiedo nuovamente scusa per l'attesa, ma, di nuovo, non è un periodo facile.
Non è stato facile neppure scrivere questo capitolo, corto per i miei standard, lo so, ma ce l'ho fatta!
Detto questo, fatemi sapere tutto quello che vi frulla nella testa, io sono solo ancora immensamente felice per la vittoria di Marc di domenica scorsa (dovevo parlarne, scusate) ❤
Vi ringrazio tantissimo per il vostro sostegno, vi voglio bene ❤
Spero di postare il prossimo capitolo il prima possibile 🙏🏻
Un abbraccio ✨
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