Breathless
[Voglio che, tutto intorno, ci sia solo la vita per me
Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che
Capirai che il cielo è bello perché
In fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime
E piangerai, oh, altroché
Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile
E, così fragile, ricomincerai]
[Angel]
Quando riapro gli occhi, la stanza è avvolta dalla fioca luce dorata dell'alba, che filtra dalle serrande socchiuse. Sbatto piano le palpebre, osservando le sottili lame di luce sul soffitto, sulle lenzuola candide, sulla pelle dorata di Marc.
La pelle dorata di Marc...
Marc!
Sollevo la testa di scatto, svegliandomi del tutto.
E d'improvviso, realizzo ogni cosa.
Il suo braccio avvolto intorno alla mia vita per tenermi stretta a lui, il mio corpo letteralmente incollato al suo, caldo, il suo respiro lento e profondo.
Getto una rapida occhiata alla stanza dove ci troviamo.
Ricordo come ieri sera ci siamo spostati nella stanza degli ospiti, abbiamo fatto il letto e, non appena ci siamo stesi sulle lenzuola, abbiamo fatto l'amore, di nuovo.
Mi vengono i brividi solo a pensarci, oltre al sentire qualcosa di talmente forte dentro di me da sentirmi esplodere.
Quanto mi è mancato.
Non riesco neppure a quantificare esattamente il quanto, so solo che quando la mia pelle nuda ha toccato la sua, mi è quasi venuto da piangere, come ogni volta, con lui.
Mi accorgo della mia mano posata sul suo petto, e la porto sul suo cuore, mentre mi volto a guardarlo.
E resto letteralmente incantata.
È così bello, così divino.
Osservo la linea scolpita della sua mascella, le sue labbra carnose e leggermente imbronciate, le sue ciglia nere, spesse e incurvate verso l'alto, la sua fronte ampia, i capelli arruffati. Non esiste niente al mondo per me che gli possa essere paragonato. Sento il suo cuore battere sotto la mia mano, e lo accarezzo appena sul petto, come se quella carezza potesse arrivare al suo cuore.
Sento gli occhi pungermi per le lacrime mentre lo guardo, e so che avrò tutto il tempo di preoccuparmi per questa cosa, più tardi.
Ma ora voglio poter apprezzare ogni istante di queste emozioni devastanti che mi stanno intossicando l'anima.
Perché non c'è sensazione più bella dell'essere stretta a lui in questo modo, guardarlo, ammirarlo, e sentire la propria anima in paradiso. Allungo una mano e gli accarezzo una guancia, piano, poi i capelli.
Vorrei poter fermare il tempo, restare così con lui, per sempre. Vorrei poter impedire a qualsiasi paura, timore, persona esterna, di interrompere questo momento, e lasciarci così, nel nostro mondo, lontano da tutto e tutti.
Marc aggrotta appena la fronte e si gira di poco verso di me, serrando la presa intorno alla mia vita. Mi chiedo come faccia a dormire così rilassato, e a tenere al tempo stesso salda la stretta intorno al mio corpo.
È una cosa che mi fa impazzire, che mi fa sentire così parte di lui da rendermi debole. Solo che in questo momento avrei proprio bisogno di staccarmi da lui per andare a bere qualcosa di fresco, ma non voglio svegliarlo.
Premo le mani sul suo petto, con delicatezza, per evitare che si svegli, ma non basta assolutamente per allentare la sua presa, anzi. Cerco allora di scivolare verso il basso contro il suo corpo, ma è a dir poco un'impresa impossibile. Sbuffo sonoramente, anche se amo da impazzire stare tra le sue braccia. Non vorrei stare in nessun altro posto che non sia questo.
Mi sollevo, posando la testa contro il pugno chiuso, e lo guardo, perso nel suo sonno.
Immagino sia stanco.
Ieri ha macinato chilometri sulla sua Honda durante il test, ha fatto i salti mortali per prendere il primo aereo per tornare a Cervera il prima possibile e per concludere la serata...
Scuoto la testa, arrossendo solo al pensiero di quello che abbiamo fatto ieri sera.
<<Marquez, sciogli la tua presa intorno alla mia vita almeno per un istante, per favore?>> sussurro, chinandomi verso di lui e sfiorandogli il profilo con la punta dell'indice. Marc non si muove neppure, e sorrido, mentre osservo il suo viso come un assetato un bicchiere d'acqua.
<<Sai che ti trovo la creatura più bella che esista sulla faccia della terra?>> aggiungo, continuando a percorrere i contorni del suo viso con un dito.
Mi sento sotto effetto di droghe, di qualche droga sconosciuta che inizia a scorrere nelle mie vene non appena Marc mi si avvicina troppo.
Il modo in cui mi fa sentire mi spaventa, mi fa sentire fragile e vulnerabile, priva di controllo e inibizioni.
Mi fa sentire come se fossi fatta di pure emozioni, quando io sono sempre stata la razionalità fatta persona.
Mentre l'immagine di Marc addormentato si imprime dietro le mie palpebre, sento il cuore tremarmi nel petto, e una lacrima, che non riesco più a trattenere, mi scorre lungo la guancia.
Dio, perché mi sento così?
È un qualcosa di talmente forte che mi pare di non riuscire a contenerlo tutto dentro di me.
Mi chino verso di lui, fino a che la punta del mio naso non sfiora la sua, mentre i brividi increspano la mia pelle.
Mi sento completamente togliere il fiato da Marc, e d'improvviso, ricordo le parole che aveva scritto in quella lettera che mi aveva inviato a inizio anno per il mio compleanno.
"Dovresti sapere benissimo che il mio unico punto debole, alla fine della fiera, sei stata sempre e solo tu."
E penso di essermi appena resa conto che anche per me è la stessa cosa.
Tra i tanti punti deboli che mi porto dentro, lui è quello che manda in crisi la mia razionalità e il mio totale rifiuto per i sentimenti totalizzanti.
Quello che mi ha fatto mandare all'aria promesse che mi ero fatta anni fa.
Poso un bacio leggero sulle sue labbra, e trattengo un sospiro.
Mi gira la testa, e la cosa ha dell'assurdo.
Sto morendo di sete, ma non ho la minima voglia di staccarmi da lui.
Un piccolo sorriso va a disegnarsi sulle labbra di Marc, e si muove appena, portando anche l'altro braccio intorno alla mia vita.
Oh cielo, no!
Ora sarà ancora più difficile staccarsi da lui.
Chissà cosa starà sognando. Sicuramente qualcosa di bello a tal punto da portarlo a sorridere.
Poso le mani sulle sue guance e lo bacio nuovamente, toccando appena le sue labbra. Resto ad occhi chiusi, per diversi istanti, e quando li riapro, noto che sta sorridendo, di nuovo.
Emette un piccolo gemito, poi, lo sento.
<<Angel.>>
Il modo lento con cui pronuncia il mio nome, in un sussurro, con la voce roca e impastata dal sonno, mentre è ancora addormentato, mi toglie letteralmente il fiato.
Ha detto il mio nome, mentre dorme, con quel sorriso sognante disegnato sulle labbra.
Il mio cuore salta un battito. Non so perché io stia reagendo così, ma mi sento come se stessi per andare in tilt.
Devo trovare un modo per sgattaiolare via dalla sua stretta.
Porto entrambe le mani sulle sue braccia, e sfioro la sua pelle, con la punta delle dita, a mò di solletico.
Magari in questo modo scioglierà la sua presa.
Lo vedo aggrottare le sopracciglia e finalmente sì, scioglie le braccia per provare a grattarsi, e io ne approfitto per allontanarmi da lui.
Lo osservo, sperando che non si svegli, ma inizio a temere che se non mi sentirà più contro di lui, sarà proprio quello che succederà. Afferro il cuscino e lo poso contro il suo corpo. Non appena lo sente, avvolge entrambe le braccia intorno al cuscino, e lo stringe, forte, a sé, per poi posarvi sopra la testa. Realizzare che creda che sia io mi fa sciogliere il cuore.
Devo fare il prima possibile, perché voglio tornare a riprendermi il mio posto, ossia, tra le sue braccia. Scendo dal letto e indosso un paio di vecchie pantofole di Marc che mi ha passato ieri sera.
Mi rendo poi conto che non posso uscire da questa stanza senza vestiti, devo assolutamente mettere qualcosa. Alex sta ancora dormendo, di là. Recupero la maglietta che Marc ha indossato ieri sera, quando siamo scesi in salotto perché lui non aveva ancora cenato. Quando la indosso, la stringo subito intorno al mio corpo, ed è come essere avvolta dalle sue braccia. Il tessuto è impregnato del profumo della sua pelle, e sento le farfalle nello stomaco, mentre lo inspiro, ad occhi chiusi.
Apro la porta, piano, e raggiungo il piano di sotto. Entro in cucina, e dopo aver preso un bicchiere e averlo riempito di succo d'arancia, inizio a sorseggiarlo, lentamente, ascoltando il silenzio.
Probabilmente è l'ultima cosa che dovrei fare, dato che il silenzio, ultimamente, mi fa pensare il doppio del solito. Ma non posso non pensare a quello che è successo ieri sera, ovvero, l'ultima cosa che doveva succedere tra me e Marc.
Odio il fatto che mi porti a staccare letteralmente il cervello, che quando mi è vicino, quando mi bacia, quando mi tocca, smetto completamente di ragionare. Quello che è successo tra noi è sbagliato.
Ma se è così sbagliato, perché mi fa stare così bene?
Verso un altro sorso di succo, e resto con il bicchiere a mezz'aria, mentre continuo a pensare.
Il pensare continuamente, ad ogni più piccola cosa, ad ogni più piccolo particolare, e ad ogni possibile conseguenza delle mie azioni mi ha sempre caratterizzato, fin da quando sono entrata nell'adolescenza. So che prima non ero così.
So che prima ero completamente diversa, una Angel completamente diversa.
Il fatto di non avere ben chiaro il motivo per cui sia diventata così mi tormenta.
Il problema è che Marc mi riporta ad essere quella che ero, quella di cui a malapena ho ricordo, e che non conosco. Marc mi fa smettere di pensare eccessivamente, mi rende una Angel più spensierata, allegra, irrazionale, una che ha desiderio di provare emozioni e di correre il rischio. Una Angel che non conosco e che mi spaventa, perché non posso controllarla.
Getto la testa indietro, sospirando.
<<Angel!>>
Faccio un salto, per lo spavento, e mi allontano dal ripiano della cucina. La voce di Marc, proveniente dalle scale, che chiama il mio nome quasi con tono disperato, mi ha provocato una fitta al cuore.
<<Abbassa la voce, Marc, tuo fratello sta dormendo!>> esclamo, a bassa voce, raggiungendo le scale. Quando i suoi occhi si posano su di me, lo vedo quasi tirare un sospiro di sollievo. Le sue spalle si rilassano e la preoccupazione sul suo viso sparisce non appena mi vede. Si appoggia contro il muro alle sue spalle e accenna un sorriso mentre mi tende la mano.
<<Credevo che ->> si morde il labbro inferiore, mentre lo raggiungo <<non importa.>> conclude, mentre sorride e avvolge un braccio intorno alla mia vita.
<<svegliarmi e non trovarti accanto a me mi ha fatto preoccupare.>> ammette, posando le labbra sulla mia fronte. Per tutta risposta, poso un bacio sul suo petto, e vedo chiaramente i brividi increspargli la pelle.
<<Avevo sete e sono venuta a bere un po' di succo d'arancia. Ho cercato di non svegliarti, a quanto pare non ci sono riuscita.>>
<<Sai, per quanto la mossa del cuscino sia stata ottima, c'è una bella differenza tra te e lui.>> replica Marc, gli occhi ancora gonfi per il sonno. Poi, il suo sguardo scende sulla maglietta che indosso. Lo vedo sgranare appena gli occhi, che poi si incupiscono. Sento le sue dita premere sulla mia vita, come se volesse imprimere il suo tocco su di me.
<<Ti...ti sei messa la mia maglietta.>> dice, lentamente, puntando gli occhi nei miei.
<<Sì.>> mi limito a dire, alzando appena le spalle.
Non saprei dire con esattezza quante emozioni attraversano il viso di Marc, ma ad un certo punto posa una mano sulla mia guancia, e con il pollice accarezza lentamente le mie labbra.
<<Quando mi guardi con quegli occhi così innocenti, Angel...mi mandi in fumo il cervello.>> mormora, mentre io sbatto le palpebre, il cuore che inizia a battere come un pazzo nel mio petto.
<<Ti va del succo?>> gli chiedo, il tono di voce più alto di un'ottava, piazzandogli il bicchiere sotto il naso.
Vedo un sorrisino disegnarsi sulle sue labbra, per poi avvolgere le dita intorno al bicchiere.
<<Direi di sì.>>
Lo osservo, mentre beve il contenuto del bicchiere, il pomo d'Adamo che va su e giù, e sento la testa girarmi.
Dio, sono stretta a lui, contro la sua pelle calda, e mi viene da piangere per l'ennesima volta nell'arco di poche ore.
<<Ne vuoi ancora?>> mi chiede ad un tratto, smettendo di bere, e mostrandomi ciò che resta del succo.
<<No, ne avevo già bevuto un bel bicchiere pieno, prima.>> replico, in un sussurro. Poggio la testa sul suo petto, mentre lui svuota il bicchiere, e avvolgo le braccia intorno alla sua vita, strofinando la guancia contro la sua pelle.
Lo sento posarmi un bacio tra i capelli, mentre mi stringe ancora più a sé.
<<Torniamo a letto? In fondo, è ancora presto.>>
Lo sento sussurrarmi all'orecchio, su cui poi posa un piccolo bacio. Tremo contro di lui e trattengo a fatica un sospiro.
Mi limito ad annuire, alzando la testa verso di lui. Marc sorride, e si china verso di me, senza staccare gli occhi dai miei. Accarezza la punta del mio naso con la propria.
<<Comunque, buongiorno.>> soffia, il sorriso che si allarga ancora di più sulle sue labbra quando porto una mano sulla sua guancia.
<<Buongiorno.>> mormoro, e tempo un istante, posa un bacio leggero sulle mie labbra.
Resto con gli occhi chiusi per un po' quando lo sento allontanarsi da me e non appena li riapro, la prima cosa che noto è il suo sorriso luminoso, il sorriso più bello, spettacolare, magico che esista. Mi prende per mano, e torniamo in camera.
<<Tienes hambre, mi amor? Estás bien?>> mi chiede, poco prima di stenderci nuovamente sul letto.
<<Sto bene, sì, e non ho fame. Tu?>>
Marc scuote il capo, accarezzandomi la guancia con le nocche della mano, guardandomi con ardore. Poso la testa sulla sua spalla, mentre lui mi circonda la vita con le braccia, per poi prendere un lembo di stoffa della sua maglietta tra le dita.
<<E questa? Non te la togli più?>> lo sento chiedermi con aria ironica, e io scuoto la testa, nascondendo il viso nella sua spalla.
<<Cosa c'è che non va? È perché ti vergogni del tuo corpo?>>
<<Lo sai che non mi piaccio senza vestiti, che non mi sento a mio agio. Ed essere guardata, quando sono nuda...>> mi stringo nelle spalle, e lo sento sollevarsi. Scivolo sul cuscino, e lo guardo.
<<Pensa che io questo corpo bellissimo posso vederlo ogni volta che chiudo gli occhi...>> dice, lentamente, inarcando un sopracciglio, mentre un sorriso sornione va a disegnarsi sulle sue labbra. Spalanco la bocca, e so per certo di stare arrossendo.
<<Marc!>> lo riprendo, e mi copro il viso con una mano.
<<Cosa? Ogni centimetro del tuo corpo, ogni più piccolo dettaglio, è scolpito nella mia mente. Io amo tantissimo questo corpo, perché è il tuo corpo. Mi fa impazzire, mi fa girare la testa. Per me è il più bel capolavoro mai creato. Vorrei che non ti sentissi più in imbarazzo di stare nuda davanti a me, ma soprattutto, che iniziassi ad apprezzare il tuo corpo.>>
Non riesco a staccare gli occhi dai suoi mentre mi dice queste parole. Sentirlo dire che trova il mio corpo un capolavoro, quando ha visto nude delle ragazze stupende scatena in me un calore al centro del petto che mi scalda il cuore, e al tempo stesso una sorta di incredulità.
Loro erano meravigliose, i loro corpi erano perfetti, scolpiti dagli dei.
Erano obiettivamente più belle di me.
<<È un'impresa impossibile fartelo entrare in quella testa che pensa 25 ore su 24, vero?>> chiede, inarcando un sopracciglio, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sento di essere arrossita, ed evito di guardarlo.
<<Solo perché...andiamo Marc, tu hai fatto una campagna fotografica con la Sampaio. La Sampaio, capisci?>>
<<Sì, ho capito, la Sampaio. E allora?>> mi guarda, con le sopracciglia aggrottate e una mal celata ironia dipinta sul viso.
<<Hai visto quanto è bella? Alta, con un corpo da favola, perfetto. Io...io sono l'esatto opposto. E come dimenticare l'evento di Pull&Bear due anni fa, con quei modelli, tra cui Cindy Kimberly? Come puoi trovare me...come puoi, tu, dire che il mio corpo per te è un capolavoro, che...>> arrossisco <<ti fa impazzire? Tu che...hai visto queste meraviglie.>> concludo, in un sussurro, abbassando lo sguardo.
Marc mi posa una mano sulla guancia.
La sua presa sul mio viso è salda e al tempo stesso appassionata.
<<Guardami, Angel.>> mormora, il tono di voce serio. Alzo lentamente gli occhi su di lui, che mi accarezza con il pollice la pelle della guancia. <<queste meraviglie di cui parli...non erano te. Non sono te. Come posso farti capire che l'avvenenza non c'entra assolutamente nulla con l'iniziare a provare un sentimento per qualcuno? Tu dovresti saperlo benissimo.>>
<<Però mi ricordo che Sara ti piaceva parecchio. Mi hai parlato di quel servizio fotografico per un pomeriggio intero!>> replico, inarcando un sopracciglio. Sulle labbra di Marc si disegna un ampio sorriso.
<<Non mi dire che stai facendo la gelosa...dopo cinque anni.>> sogghigna, prendendomi in giro. Lo guardo male.
<<Non sto facendo la gelosa, Marquez! È un dato di fatto, vorresti negarlo?>>
<<Certo che no, è vero. È innegabile che sia Sara che Cindy erano e continuano ad essere due bellissime ragazze, e che sì, beh, sai benissimo che ci ho provato con Sara...ma...tu per me sei tutta un'altra cosa, Angel. E il tuo corpo, ogni tuo più piccolo dettaglio, per me è imparagonabile. Io amo questo corpo, come amo la tua anima, il tuo cuore. Dovresti smetterla di paragonarti ad altre persone. Sei bellissima e perfetta anche tu, anzi>> sorride <<per me sei la più bella. Sì, ci ho provato con Sara, ma per una questione puramente fisica. Non sentivo quella spinta emotiva che sento verso di te, quella spinta che ho sempre sentito verso di te. Questo per dirti che...l'aspetto fisico non basta per far innamorare qualcuno. Altrimenti ci innamoreremmo in continuazione, ogni volta che qualcuno di "bello" ci passa davanti. Anzi, voglio provare ad invertire le parti.>> si schiarisce la voce.
<<Ti ricordi quel...modello che vedesti al galà dello scorso anno, a Barcellona?>> sorrido.
<<Francisco, certo che lo ricordo!>> replico, inarcando le sopracciglia, senza smettere di sorridere. Con la coda dell'occhio lo vedo guardarmi male e scuoto appena il capo, tornando a guardarlo. <<dunque?>>
<<Ecco...lui è...innegabilmente bellissimo, perfetto. Alto, slanciato, capelli ricci, e andiamo...so che ti piaceva. Oggettivamente, è più bello di me, che sono...diversamente alto, come direbbe qualcuno qui presente.>> inarco un sopracciglio.
<<Marc, tu sei bello e sai di esserlo. E sai anche di piacere.>>
<<Sì, ma so anche che molte mi trovano attraente perché sono un pilota e non per chi sono, figuriamoci in senso estetico. E so che obiettivamente, tipi come lui sono più belli di me.>>
<<Francisco è bellissimo, è vero, anche se sai benissimo chi per me continua ad essere il più bello di tutti, se vogliamo mantenere il discorso su un piano "obiettivo", che inevitabilmente però viene influenzato dal proprio gusto personale. Posso riconoscere che due persone siano obiettivamente bellissime ma trovare una delle due più bella secondo il mio gusto. Ma tolto questo, per me il più bello di tutti sei e sarai sempre tu. Questi occhi, queste labbra, questo viso, questa pelle...nell'insieme creano quella splendida creatura che sei tu. Lo sai che per me tu...>> incrocio i suoi occhi e noto il modo in cui mi sta guardando. Pare in fremente attesa di qualcosa, come se stesse aspettando di sentirmi dire delle parole in particolare.
Mi rendo conto tutt'a un tratto che sto finendo in un terreno ostile, che mi sta portando allo scoperto. Finirà per credere in qualcosa di sbagliato se non smetto subito di parlare. Mi schiarisco la voce.
<<Insomma, se vuoi fare un paragone tra te e Francisco, affermando che quest'ultimo sia obiettivamente più bello, io posso solo dirti che sì, Francisco è stupendo ma tu per me sei tutta un'altra cosa.>> lo vedo sorridere, e si china verso di me, annullando quei pochi centimetri che ci dividevano.
<<Lo vedi? Hai detto in sostanza le stesse cose che ho detto io. Se lo capisci, perché ti risulta così difficile comprendere quello che provo per te?>> mi guarda negli occhi, sfiorando la punta del mio naso con la sua, e un brivido mi scorre lungo la schiena.
<<Lo sai perché, Marc. Viviamo e veniamo da due contesti molto diversi. Io non sono abituata ad essere circondata da splendidi adoni una settimana sì e quella dopo anche.>>
<<Poco importa, se alla fine l'unica che voglio da impazzire, notte e giorno, è qui nel letto con me. Dovrò fartelo capire in qualche modo, Angel. Prima o poi ci riuscirò.>> mormora, e sento le sue mani prendermi per i fianchi e stringerli. Mi viene la pelle d'oca e trattengo un sospiro.
Posa le labbra sulle mie e mi sciolgo completamente fra le sue braccia. Affondo le dita tra i suoi capelli e lo stringo forte a me.
Sentirlo dire simili cose mi fa provare emozioni talmente forti e belle che mi sembra di fluttuare nell'aria come se fossi una piuma.
<<Necesito hacer el amor contigo.>>
Mormora, non appena allontana le labbra dalle mie. Sento di essere sul punto di arrossire, e nascondo il viso nella sua spalla.
<<Marquez, sono le sei del mattino, più o meno. Puoi dormire per altre due ore, vedi di fare il bravo.>>
<<Ma io voglio fare il bravo, voglio fare tutto per te. Inoltre, non ho voglia di dormire.>> inizia a posarmi una serie di baci sulla guancia, e devo farmi forza per cercare di essere il più razionale e ragionevole possibile, perché se mi lasciassi andare in questo momento e ascoltassi quello che la pancia e il cuore mi stanno dicendo, mi sarei già sbarazzata della maglietta che ho indosso.
<<Dormi, Marc.>> continuo, prendendolo per il mento e posandogli un bacio sulla punta del naso. Lui mi guarda con occhi languidi, poi, quando mi vede afferrare i lembi della sua maglietta e sfilarla di dosso, mi rivolge un ampio sorriso.
<<ora, riposati. Ieri è stata una lunga giornata, per te.>> gli do le spalle e lo sento circondarmi la vita con un braccio per attirarmi poi contro il suo petto scolpito.
<<Vorrà dire che tu ti riposerai e io ti contemplerò pensando a quanto sono fortunato.>> sorrido, anche se mi viene da piangere. Non riesco più a resistere e mi volto verso di lui, avvolgendo le braccia intorno al suo corpo per abbracciarlo e baciarlo.
<<Pazzo.>>
<<Di te, quello sì.>> soffia, accarezzandomi la schiena nuda, per poi scostarmi una ciocca di capelli dal viso.
Mi accoccolo contro il suo petto, per poi chiudere gli occhi.
Non riesco a smettere di sorridere, è più forte di me.
Mi sembra di esplodere dalla potenza delle emozioni che sto provando.
Continuo a sorridere, eppure, alla stesso tempo, mi viene da piangere.
Alla fine, in brevissimo tempo, finisco per riaddormentarmi. Vengo svegliata poi, da qualcosa di morbido che si posa più volte sulle mie guance.
<<Amor...vamos, despierta...>>
Emetto un gemito contrariato e mi porto il lenzuolo sul viso. Riconosco la risata sommessa di Marc e sento il cuore tremarmi nel petto.
<<Por favor...>> continua, e mi scosta di poco il lenzuolo dal viso.
Apro un occhio, e il sorriso luminoso di Marc mi abbaglia letteralmente.
Posso svegliarmi in questo modo, con questa vista, per il resto dei miei giorni?
Non ho mai visto niente di più bello in vita mia.
<<Finalmente. Hai intenzione di svegliarti?>>
<<No.>> borbotto, affondando il viso nel cuscino. Marc ride, piano.
<<Avanti, c'è una bella colazione che ti aspetta, al piano di sotto!>> lo guardo.
<<Hai preparato la colazione?>> gli chiedo, incredula. Lui fa una smorfia.
<<L'ha preparata Alex in realtà, io sono andato al bar per prenderti qualcosa da mangiare, dato che la nostra colazione non è di tuo gusto.>>
mi posa un bacio sulla fronte, poi si solleva e recupera la maglietta che indossavo prima e me la porge. La afferro e la indosso.
<<Scendo subito.>> esclamo, e non appena lo vedo uscire dalla camera da letto, mi alzo e mi dirigo, ciabattando, verso lo specchio.
Cazzo, sembro uno spaventapasseri.
I capelli arruffati e gonfi, la frangetta arricciata, sono letteralmente mostruosa.
E Marc si chiede come mai fatico a credere alle sue parole, la risposta è proprio qui, riflessa nello specchio. Cerco di ignorare quel dolore al centro del petto, recupero la borsa posata sul comò e inizio a cercare il pettine che porto sempre con me. Quando lo trovo, cerco di sistemarmi i capelli alla bell'e meglio, ma è impossibile sistemare la frangia senza la piastra. Decido di non farmi rovinare l'umore dai capelli e lascio perdere la frangia. Per le lunghezze, posso solo rimediare momentaneamente con una coda bassa, che faccio subito non appena riesco a trovare all'interno della borsa un elastico.
Scendo poi al piano di sotto e ritrovo i due fratelli Marquez seduti al tavolo della cucina.
<<Buongiorno Angel!>> mi saluta subito Alex, venendo verso di me e posandomi un bacio sulla guancia.
<<Buongiorno Alexito.>> Marc ci osserva con un sorriso dipinto sulle labbra e quando mi siedo a capotavola e noto il muffin al cioccolato che mi sta aspettando, lo guardo.
<<Il mio preferito! Grazie, Marc.>>
<<Anche il latte macchiato non è male, assaggialo! L'ho fatto con le mie manine delicate.>> si intromette Alex, indicandolo con un cenno del capo.
<<"Manine".>> commenta Marc, trattenendo una risata. Alex lo guarda male.
<<Al contrario delle tue, le mie sono delle manine.>> replica, e questa volta sono io a trattenere una risata.
<<Più buono di quello di mia madre?>> chiedo ad Alex, riprendendo il discorso. Lui fa una smorfia.
<<Ecco...no, quello no. Io non ho la moka, purtroppo.>> verso il caffè nel latte e ne prendo un sorso. Non è male, ma quello di mia madre è ovviamente migliore. Li osservo mentre mangiano la loro colazione da sportivi, frutta, cereali integrali, poi il mio muffin al cioccolato e non posso fare a meno di gongolare.
Ad un tratto noto qualcosa di scuro con la coda dell'occhio correre in direzione di Alex.
<<Ehi birbante, sei venuto a reclamare la tua colazione?>> esclama, chinandosi verso il bassotto. Stich però sfugge alla sua presa e inizia a fare le feste a Marc, poi alla sottoscritta.
<<Non iniziare, ci penso io a darti da mangiare.>> esclama Alex, alzandosi.
Ricordo all'improvviso di dover tornare a casa il prima possibile.
Mia madre sta un po' meglio ma non me la sento proprio di lasciarla da sola troppo a lungo.
Non appena finisco di mangiare mi alzo.
<<Grazie per la colazione ragazzi, ma ora devo proprio andare. Non voglio che mia madre resti a casa da sola per troppo tempo.>>
<<Ma certo Angel, figurati. Oggi pomeriggio hai il turno al bar?>> annuisco, rispondendo alla domanda di Alex. Esco dalla cucina e torno al piano di sopra per cambiarmi e indossare i miei vestiti e recuperare la borsa.
Quando apro la porta, Marc è lì fuori che mi aspetta.
<<Posso accompagnarti?>> chiede, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Accenno un sorriso.
<<Non serve, Marc, sono letteralmente due passi. Tu, piuttosto, devi allenarti oggi.>> replico, inclinando la testa di lato.
<<Déjame quedarme contigo por otros diez minutos...>> mormora, avvicinandosi a me e sfiorandomi la punta del naso con la propria. Socchiudo gli occhi e trattengo un sospiro.
Mi guardo intorno.
<<Alex è in bagno.>> aggiunge poi, capendo quello che stavo pensando.
Mi accarezza una guancia con le nocche della mano, sorridendo.
<<Allora? Posso accompagnarti?>>
<<Marc, io ho fretta. Devo andare a casa, e tu, i dieci minuti che mi servono per arrivare a casa, li trasformeresti in venti minuti, se non trenta.>> lo vedo stirare le labbra.
<<Purtroppo, devo ammettere che hai ragione. Ma farei qualsiasi cosa per restare con te anche solo un minuto di più.>>
Uno stormo di api assassine mi buca lo stomaco.
Il problema è che sento le stesse cose. Farei di tutto per restare con lui anche solo un secondo di più.
<<Vorrei portarti in un posto, stasera. Finisci il turno alle otto, vero?>> annuisco.
<<Dove vuoi portarmi?>>
Marc sorride, mordendosi poi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo.
<<Vorrei solo farti vedere una cosa.>>
<<Va bene.>>
<<Oh, quasi dimenticavo!>> esclama all'improvviso, battendosi una mano contro la fronte, per poi infilarla in tasca e recuperare il portafogli. Mi mostra quello che sembra essere un assegno. <<Come vedi, mantengo sempre le promesse. O almeno, ci provo.>>
Ha donato cinquemila euro all'associazione di Cervera per le persone bisognose.
Sento un gran calore avvolgermi le membra, gli occhi farsi lucidi. Mi si scioglie letteralmente il cuore. Lo guardo e gli getto le braccia al collo.
<<Oh Marc, grazie, grazie! Questa cosa mi rende tanto felice!>> lo stringo forte a me per poi prendergli il viso tra le mani e iniziare a ricoprirgli le guance di baci. Lo sento avvolgermi le braccia intorno alla vita, poi ridere, sommessamente.
<<Se è questa la reazione che ottengo, allora farò una donazione al giorno a tutte le associazioni che desideri!>> esclama, prendendomi il mento con due dita per guardarmi.
<<Non devi farlo per me, ma per la soddisfazione che si prova nel vedere gli altri stare bene.>> replico, accarezzando la pelle delle sue guance. Marc sorride, annuendo e io lo tiro dolcemente verso di me per baciarlo. Il suo sorriso sulle labbra si allarga ancora di più e sento la sua mano grande accarezzarmi la schiena.
Oddio, mi si arricciano le dita dei piedi.
Quando mi accarezza le labbra con la punta della lingua mi stacco da lui, schiarendomi la voce e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Devo assolutamente andare.>> soffio, e lo vedo inarcare le sopracciglia e trattenere un sorriso.
Gli do le spalle e lui mi viene dietro.
Non voglio andare via, vorrei restare con lui sempre e se ascoltassi quello che il mio cuore desidera, mi accoccolerei contro di lui, per godere appieno del calore del suo corpo, per perdermi nel suo profumo, strofinando il viso contro la sua pelle. Vorrei ranicchiarmi in un angolo di lui, nel profondo, per stare sempre, sempre vicina a lui.
<<Hai...hai programmi per pranzo?>> mi chiede, mentre scendiamo l'ultima rampa di scale che conducono alla porta di entrata.
<<Sì, un bel piatto di maccheroncini al sugo di funghi misti!>> con la coda dell'occhio lo vedo strabuzzare gli occhi.
<<Oh...sembra...delizioso.>>
<<Lo è. È uno dei miei piatti preferiti, lo sai, e mamma me lo ha promesso! Mi piace proprio perché il sugo è molto chiaro, quindi il sapore dei funghi non viene coperto dal pomodoro.>>
<<Dici che...io e Alex possiamo autoinvitarci a casa tua per pranzo?>> sorrido, e mi volto a guardarlo.
<<Per me non c'è problema, ma devi chiederlo a mia madre. È lei che dovrà cucinare più porzioni, quindi...>>
<<Quindi la chiamerò subito.>> mi guarda negli occhi, sorridendo. <<allora...a più tardi.>>
<<A più tardi.>> si china di poco verso di me e mi posa un piccolo bacio sulle labbra. È un bacio così puro e delicato che mi si accartoccia il cuore nel petto. Trattengo l'ennesimo sospiro ed esco da casa Marquez.
[Marc]
Quando mi chiudo la porta alle spalle, non riesco più a trattenere il sorriso che da minuti continuavo a reprimere. Non potevo fare altro. Non volevo che Angel pensasse che mi era venuta una paresi facciale.
Sono così felice.
Una parte di me, quella più razionale e che mi ha sempre caratterizzato fuori dalle corse, continua a ripetermi in un angolo della testa che io e Angel non siamo nulla, non stiamo insieme e che lei molto presto si risveglierà dall'incantesimo in cui è finita, e mi caccerà nuovamente fuori dalla sua vita, per cui, o mi allontano io per primo, per evitare di uscirne devastato per l'ennesima volta, o realizzo la cosa e me la godo, fino a quando Angel non tornerà ad ascoltare la sua mente.
L'altra parte di me, quella istintiva, passionale e totalmente irrazionale, non può fare a meno di credere che tornare insieme è più di una semplice possibilità. Che io e Angel siamo fatti l'uno per l'altro, fatti per stare insieme.
Non posso ignorare le sensazioni che provo, proprio qui, alla bocca dello stomaco.
E io sento, sento, che lei è la mia persona.
Sento che siamo intrecciati l'uno all'altro, che c'è un filo sottile che ci unisce e che per quanto lei possa provarci, non può spezzare.
Non sono abituato ad ascoltare la mia parte irrazionale fuori dalle corse. È un lato di me che, fino ad ora, ho sempre riservato a quella parte della mia vita. Ho sempre avuto il pieno controllo delle mie emozioni, in una sorta di equilibrio perfetto che mi aiutava ad evitare i problemi e a ricavare solo benefici e piaceri. Almeno fino a quando Angel non mi ha letteralmente travolto, trafitto al cuore con le sue frecce, del tutto improvvisamente.
Inizio a credere che in realtà abbia scoccato la sua freccia per colpirmi al cuore quando ci siamo incontrati per la prima volta all'ombra della Sagrada Familia, e che sia rimasta lì, conficcata nel mio cuore a mettere radici, e a crescere poco alla volta, così lentamente da non essermene neppure accorto, fino a quando non ha serrato la sua presa intorno al mio cuore e mi ha fatto capire che ero suo.
Stanotte poi...è stato bellissimo. Non riesco a smettere di pensarci, non riesco a smettere di pensare a noi due perfettamente incastrati. Era stato come tornare a casa dopo un viaggio eterno, come tornare a respirare.
E mi chiedo costantemente se anche per lei è lo stesso.
Mi starà pensando?
Sentirà anche lei i brividi nel ripensare a quello che abbiamo fatto stanotte?
È doloroso anche per lei separarsi da me?
Scuoto la testa e torno al piano superiore. Devo sbrigarmi, questa mattina io, Alex e José abbiamo la sessione di allenamento con la mountain-bike.
Decido di rimandare la mia telefonata a Dina. Potrebbe farmi qualche domanda su Angel e non vorrei riferirle cose che magari Angel non vuole che lei sappia, per cui, aspetterò che sia trascorso abbastanza tempo da permetterle di tornare a casa e parlare con lei, nel caso.
Entro in bagno e mi do una rinfrescata, poi raggiungo Alex nella nostra stanza.
<<Non mi ha mai guardato come guarda te.>> esordisce Alex senza guardarmi, mentre si allaccia le scarpe. Lo guardo, sorpreso. <<l'ho capito solo adesso. Ho confuso l'affetto e la tenerezza nei suoi occhi quando guardava me, per amore. Solo adesso ho realizzato che Angel mi ha sempre guardato così. E prima, mentre eravamo seduti a tavola per fare colazione, l'ho capito perché ho notato come guarda te. Ti guarda come non ha mai guardato me quando stavamo insieme.>> alza la testa e tira le labbra in una specie di sorriso, che altro non è che una smorfia di amarezza <<Ti ha sempre guardato in modo diverso, ma io preferivo non vederlo. Ma il modo in cui ti guarda ora...è stato chiaro. Lo sapevo già ovviamente, ma penso di averlo realizzato veramente solo poco fa.>>
Faccio un passo verso di lui.
Avverto nella sua voce una nota di sofferenza, e sapere che mio fratello sta soffrendo mi uccide.
<<Alex ->>
<<No, ehi, non devi dire nulla. Ci siamo promessi di dirci sempre tutto, e sottolineo tutto. E sentivo di dovertelo dire. Ma va tutto bene, davvero. Ci sto lavorando, male, ma...so gestirla. So bene di non provare lo stesso che provi tu per lei, so che quello che senti tu è mille volte più forte. E da una parte, ne sono felice, perché so di potercela fare. Col tempo, ce la farò, Marc, non preoccuparti per me.>>
<<Lo sai che mi chiedi qualcosa di impossibile. Non posso non preoccuparmi per te.>> replico, afferrandolo per le spalle. Alex accenna un sorriso e annuisce.
<<Vale lo stesso per me, lo sai. Sono sempre preoccupato per te.>> ci abbracciamo, poi indosso la mia tenuta da ciclista.
<<Comunque, ti va di andare a pranzo da Angel? Sul menù oggi sono previsti maccheroncini al sugo di funghi freschi.>> gli chiedo, mentre ci apprestiamo ad uscire di casa.
<<E me lo chiedi? Certo che sì.>>
<<Bene, allora più tardi chiederò a Dina se possiamo unirci a loro.>>
<<Se dirà di no ti riterrò responsabile di avermi illuso.>> replica, guardandomi male, ed io lo guardo con aria innocente.
Usciamo, ma continuo a pensare a quello che mi ha detto Alex poco fa.
Perché tutti sembrano capire qualcosa di me e Angel semplicemente notando il modo in cui ci guardiamo?
E perché io trovo difficile notare il modo in cui Angel mi guarda?
Forse perché ci sono dentro, perché sono coinvolto?
Sentirmelo dire da persone esterne però, non fa che aumentare le mie speranze.
Angel prova ancora qualcosa per me, lo so, è più che chiaro. Qualcosa di molto forte, qualcosa che forse, assomiglia a quello che provo io per lei.
Non posso tirarmi indietro.
Devo provare il tutto per tutto.
[Angel]
Quando apro la porta di casa, trovo mia madre raggomitolata sul divano a guardare la tv.
<<Tesoro, buongiorno!>> mi saluta, con un sorriso. Vado subito verso di lei.
<<Buongiorno, mamma. Come stai? Tutto bene? Mi dispiace di averti avvertito così tardi ieri sera, avrei dovuto tornare a casa, lo so ->>
<<No, ehi, Angel, va tutto bene. Ora sto meglio, e tu sei grande, e non devi essere costretta a restare a casa per causa mia. Inoltre, sapevo dove ti trovavi. A casa Marquez, non è vero?>>
<<Certo! Io e Alex abbiamo visto un film insieme, io però ero molto stanca alla fine e Alex mi ha proposto di restare lì, come ti ho detto ieri sera. Ho dormito nella stanza degli ospiti.>> spiego, schiarendomi la voce. Mia madre distende le labbra, in un sorriso delicato, guardandomi dietro le ciglia.
<<Ma certo, tesoro. Non devi darmi nessuna ulteriore spiegazione. E...Marc? È tornato?>>
<<Mentre facevamo colazione. Sì, è arrivato molto presto.>> rispondo subito, sbattendo le ciglia.
Mia madre annuisce, piano, guardandomi di sottecchi. Ha un piccolo sorriso dipinto sulle labbra, che mi confonde.
<<Oh, ti dà fastidio se Marc e Alex pranzano con noi, oggi?>>
<<Certo che no. Dovrò solo buttare due porzioni di pasta in più.>> replica mia madre, sollevando le spalle.
<<Hai bisogno di qualcosa? Altrimenti vado a fare una doccia.>>
<<No di nulla tesoro, vai.>> faccio un cenno col capo e raggiungo il bagno. Mi spoglio ed entro nella doccia, aprendo il getto dell'acqua calda.
Accidenti, devo avvertire Marc di quello che ho detto a mia madre! Le nostre versioni devono concordare, altrimenti capirà tutto.
Non appena esco dalla doccia mi avvolgo nell'asciugamano e recupero il cellulare. Speriamo risponda, anche se mi da fastidio disturbarlo mentre si sta allenando.
<<Angel! Che succede?>> mi domanda subito, non appena risponde alla mia telefonata, il tono di voce preoccupato. È leggermente affannato.
<<Marc, scusami se ti disturbo volevo solo dirti che non c'è bisogno che telefoni a mia madre, le ho già chiesto io se per lei non è un problema avere te e Alex a pranzo e mi ha detto di no. Comunque, volevo dirti che mi ha chiesto quando sei tornato a Cervera, e io le ho risposto che sei tornato questa mattina, d'accordo? Quindi, se dovesse chiederti qualcosa...>> lo sento sogghignare dall'altra parte del telefono.
<<...Dirò lo stesso, non ti preoccupare, angelo.>>
<<Perché stai sogghignando in quel modo? Mi stai prendendo in giro, per caso?>>
<<Assolutamente no, Angel. È che...mi fai tenerezza. È difficile fregare i genitori, hanno molta più esperienza di noi, e ci conoscono più di chiunque altro. Inoltre, potrebbe risultare un po' strano che io sia tornato questa mattina presto, cosa che implica quindi, che io mi sia svegliato nel cuore della notte per tornare a casa, e che addirittura, nonostante questa levataccia, io vada a fare allenamento in bici. Tua madre non è stupida, Angel, è molto intelligente, e proprio per questo, penso che non voglia intromettersi troppo nella tua vita personale facendoti il terzo grado. Ora, devo andare. Ci vediamo più tardi.>> lo sento mandarmi un bacio, poi chiudere la chiamata, mentre io rimango lì, con il cellulare incollato all'orecchio.
Ha ragione.
Ecco il perché di quel sorrisetto sulle sue labbra, per mia madre è già tutto chiaro nella sua testa!
Come ha spiegato Marc, anche lei penserà che è strano che sia tornato di mattina presto, anche perché non è mai successo prima, se escludiamo ovviamente il tour asiatico.
Molto più probabile che lui sia tornato ieri sera tardi e io sia rimasta a casa sua per questo motivo.
Cosa che è effettivamente successa, ma lei non avrebbe dovuto saperlo, perché so bene cosa penserà, so cosa sta pensando dall'altro giorno.
Beh, non mi importa cosa pensa.
Io so bene che le cose non stanno come pensa lei, io e Marc non stiamo insieme.
Anche se ci stiamo comportando come se lo fossimo.
Il modo in cui mi ha guardato ieri sera, con la fronte poggiata contro la mia, il respiro accelerato, mi fa sentire come se stessi andando a fuoco solo a pensarci.
E il modo in cui mi ha detto ti amo...non dovrei pensarci, dovrei dimenticare la cosa, eppure non ci riesco.
Ma io e lui non possiamo stare insieme.
So bene che quello che sto facendo è sbagliato, almeno a livello razionale, è sbagliato. Ma per il mio cuore e la mia parte irrazionale, è più che giusto.
Non ho idea del perché io non riesca più a sentire quella voce nella mia testa. È come se, per la prima volta nella mia vita, il mio cuore urlasse talmente forte da azzerare totalmente la voce della mia testa.
So che è una situazione particolare, quello che è successo nelle ultime settimane ha ricreato un'atmosfera tra di noi che era andata in frantumi.
La paura mi ha fatto aggrappare a lui, al suo pensiero, perché lui è sempre stato il mio pensiero felice. E di rimando, lui si è aggrappato a me per paura di perdermi.
Cerco di distrarmi e smettere di pensare, per cui, inizio a pulire la mia stanza, con in sottofondo una delle mie playlist. Dopo aver finito con la mia stanza passo al resto della casa e alla fine, finisco sul letto, stiracchiandomi e ammirando la luce del sole che filtra dalla finestra aperta.
Lego house di Ed Sheeran riempie la mia stanza e sento a fatica il bussare contro la porta. Mi giro di lato, sollevandomi e portando il pugno chiuso a sorreggere il capo.
<<Avanti.>> borbotto. A sorpresa, Marc appare alla mia vista. Mi sollevo, mettendomi a sedere sul letto.
<<Marc! Sei già qui?>> lo vedo sorridere, mentre viene verso di me, dopo essersi chiuso la porta alle spalle.
<<Forse non te ne sei accorta, ma è ora di pranzo.>> mi alzo, dopo aver controllato il cellulare.
<<Il tempo è proprio volato, non me ne sono davvero accorta.>> replico, alzando lo sguardo verso di lui.
Dio, com'è bello.
Come diavolo è possibile essere così belli?
Mi sciolgo non appena incrocio il suo sguardo e noto come mi sta guardando.
Ha un sorriso a tremila denti disegnato sulle labbra, mentre i suoi occhi saettano da una parte all'altra del mio viso.
<<Te he echado mucho de menos.>> soffia, accarezzandomi una guancia con le nocche della mano.
Inclino il capo verso la sua mano, socchiudendo gli occhi, e sorridendo.
Sento la pace scendere sul mio cuore. È come se Marc riuscisse a calmare l'oceano in tempesta perenne che si agita dentro di me, solo con la sua presenza.
<<Mi sei mancato anche tu.>> ammetto, guardandolo negli occhi. Vedo i suoi farsi lucidi, mentre l'intensità, lo struggimento del suo sguardo mi colpisce al cuore. Mi sporgo verso di lui e bacio il suo sorriso, prendendogli il viso tra le mani. Marc sorride ancora di più, mentre avvolge le braccia intorno alla mia vita e mi attira a sé.
Sono come creta tra le sue mani. Lascio andare un sospiro e mi aggrappo alle sue spalle.
<<Adesso capisco perché tua madre ti chiama "gattina", per motivi diversi, ma cambia poco.>> soffia, le labbra che accarezzano le mie.
<<Ovvero?>> gli chiedo, ironica, inarcando un sopracciglio.
<<Fai le fusa come un gatto. E strofini la testa nell'incavo del mio collo, proprio come un gatto. Da una parte è bello notare come ci ho preso quando ci siamo conosciuti. Te lo ricordi, vero? Quando ti regalai Duchessa, dicendoti che niente poteva assomigliarti più di un gatto, perché eri fiera, orgogliosa e testarda proprio come loro. È sempre bello. Vedere come io e te ci siamo capiti sin dal primo istante, pur essendo molto diversi l'uno dall'altro. È stato come se la mia anima conoscesse già la tua.>>
La limpidezza del suo sguardo mi spezza qualcosa dentro. La semplicità con cui ha detto delle parole così belle mi ammutolisce.
Gli accarezzo i capelli sopra l'orecchio sinistro, e annuisco, mentre sento gli occhi pungere per le lacrime.
Mi porta sempre a questo.
A delle emozioni così estreme e forti che sento il bisogno di piangere.
<<Già.>> riesco solo a dire, e lui mi accarezza con un dito il contorno del viso.
<<Estás bien, mi amor?>> annuisco nuovamente, e lui mi guarda negli occhi, come per essere sicuro che stia dicendo la verità. Mi posa un bacio delicato sulle labbra, poi un secondo e un terzo e sento le dita dei piedi e le mani iniziare a formicolare.
<<Andiamo, avanti.>> gli dico, facendogli un cenno col capo. Usciamo dalla mia stanza e raggiungiamo la cucina. Alex è lì con mia madre, che gli sta spiegando la giusta cottura della pasta e altre tecniche di cucina.
<<Vedo che mamma ha trovato un valido assistente!>> esclamo, andando verso di lui, che si volta subito a guardarmi, arrossendo.
<<Un ottimo assistente, con molta voglia di imparare!>> conferma mia madre, e le guance di Alex si intensificano di colore, mentre sogghigna nervosamente.
<<Voglio imparare a cucinare alla perfezione la pasta. Ho notato che mi viene sempre un po' troppo cotta.>>
<<È un errore classico per gli stranieri. Ma devi solo scolarla qualche minuto prima rispetto al tempo scritto sulla confezione, così potrai terminare la cottura in padella, con il condimento. In più, conta anche la tenuta della pasta. Questa è pasta di Gragnano, la migliore, la preferita di Angel. Arriva mensilmente con il pacco della nonna.>> conclude mia madre, voltandosi verso di me e facendomi l'occhiolino. Scoppio a ridere, mentre Alex mi guarda.
<<Tua nonna può mandare un pacco anche a me? Vogliamo mangiare questa pasta, vero Marc?>>
<<Assolutamente sì.>> concorda Marc, senza spostarsi dallo stipite della porta contro cui è appoggiato.
<<Nel negozio dove vado sempre a Barcellona dovrebbe esserci se non erro, non ci ho mai fatto molto caso perché la pasta me l'ha sempre mandata mia nonna. Devi esercitarti, io o mia madre eventualmente, possiamo farti da assaggiatrici. Nessuno può capire se un piatto di pasta è ottimo più di noi due.>>
<<Sono d'accordo.>> si limita a dire mia madre, scolando la pasta.
<<Scommetto che diventerai un ottimo chef, Alex.>> dico, sollevandomi sulle punte dei piedi e posandogli un bacio sulla guancia. Mi rivolge un'occhiata carezzevole, poi mi volto verso Marc.
<<Avanti Marquez, apparecchiamo.>>
<<Agli ordini.>> replica lui, drizzando la schiena.
Dopo aver apparecchiato, ci sediamo a tavola. Marc si siede di fronte a me, e Alex al suo fianco, mentre mia madre accanto a me. Prendo un boccone di pasta e me lo godo ad occhi chiusi.
<<È deliziosa, mamma, grazie.>> mi volto a guardarla e lei si limita a sorridermi.
<<Accidenti.>> commenta Alex, strabuzzando gli occhi, mentre noto che Marc si sta sforzando di non mangiare tutto il suo piatto in un sol boccone.
<<Una persona molto saggia mi ha detto diverse volte che quando apprezziamo qualcosa, bisogna godersela molto lentamente.>>
Marc punta lo sguardo, caldo e penetrante, nel mio e la mia pelle si riempie di brividi. Sorrido, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi e gli accarezzo la gamba con il piede, sotto il tavolo. Il suo sguardo si incupisce, mentre continua a masticare lentamente, senza smettere di fissarmi.
Quando mi ricordo che mia madre è proprio qui, accanto a me, distolgo lo sguardo da lui, tornando a fissare il mio piatto.
<<Ne avrei voluto un altro chilo.>> piagnucolo, guardando il mio piatto vuoto, poco dopo.
<<Vedrò di cucinarteli di nuovo, tesoro.>> replica mia madre, mentre mangia una mela. Con la coda dell'occhio vedo Marc e Alex alzarsi.
<<Noi dobbiamo andare. Grazie Dina per il pranzo a dir poco delizioso. Spero di poterlo fare di nuovo.>>
<<Ma certo, Marc.>>
<<Vi accompagno.>> esclamo, alzandomi.
Alex mi abbraccia, poi si avvia, giù per le scale.
<<Ci vediamo più tardi.>> mi saluta Marc, con un largo sorriso, avvolgendomi un braccio intorno alla vita e baciandomi. Quando ci stacchiamo, mi guardo alle spalle, per controllare che mia madre non ci abbia visto.
<<Aspetta, Marc.>> lo richiamo, a bassa voce, uscendo sul pianerottolo. Lui si volta subito a guardarmi. <<un altro.>>
Sulle sue labbra si disegna un sorriso luminoso e ritorna da me, posando le labbra sulle mie.
È una droga, non posso farne a meno.
Ne voglio sempre, sempre di più.
Quando allontaniamo le nostre labbra, continuiamo a restare vicini, ad occhi chiusi.
<<Angel?>> sento chiamare da dentro casa, ma la voce di mia madre pare lontana e ovattata. <<Angel?>> la sento ripetere, e riapro gli occhi, sbattendo le palpebre velocemente.
<<Sì?>> domando, confusa e frastornata. È come se non ricordassi più dove mi trovo e sento un campanello d'allarme provenire da un angolo della mia mente.
Dio, Marc mi fa così tanto effetto?
Mi stacco da lui alla velocità della luce, e giurerei di aver visto un ampio sorriso sulle sue labbra.
<<Tesoro, tra poco devi iniziare il turno.>> mi informa mia madre, apparendo sulla soglia della porta.
<<Si, certo, vado subito.>> rivolgo un ultima occhiata a Marc, poi rientro in casa.
~°~
Non sono più abituata a stare dietro al bancone del bar, nonostante lo abbia fatto per anni. Il primo giorno è stato un po' difficile per me, non tanto per la preparazione delle bevande, non ho assolutamente perso la mano, quanto per il tornare a stare sotto gli occhi della gente.
Oggi però va meglio.
Mi sono sempre trovata bene a Cervera, tutti mi hanno sempre trattato bene e con gentilezza, e in poco tempo ero diventata "la ragazza dei cappuccini".
Ora che sono tornata a servirli, anche se solo per qualche giorno, mi rendo conto che in fondo, mi era mancato tutto questo.
Mi erano mancati i sorrisi e il chiacchiericcio in sottofondo.
Sento poi, qualcosa al centro del petto che mi riscalda, che mi infonde calore.
Passo metà del mio turno a canticchiare, ed è davvero, davvero bello sentirsi così.
Ed è bello sentirsi dire che sono mancata dietro il bancone del bar.
Mentre canticchio La vie en rose ad un volume non troppo basso, ma neppure troppo alto, vedo la porta del bar aprirsi, e Marc appare alla mia vista.
Decisamente, sembra non riuscire a starmi lontano.
E la cosa è reciproca, nonostante io cerchi di tenerla più a bada.
<<Buon pomeriggio.>> esordisce, avvicinandosi al bancone del bar.
<<Ehi, Marc! Il solito?>> chiede mia zia, accanto a me.
<<Sì, grazie. È da tempo che non bevo un cappuccino preparato dalla regina dei cappuccini.>> replica, guardandomi e appoggiandosi contro il bancone.
<<Allora oggi è il tuo giorno fortunato.>> mormoro, dandogli le spalle e iniziando a prepararlo. Lo poso poi davanti a lui, che lo beve guardandomi di sottecchi, di tanto in tanto.
<<Sempre delizioso.>> commenta. Poi inarca un sopracciglio e tira un angolo delle labbra verso l'alto. Conosco quello sguardo.
<<Sbaglio o qui qualcuno stava cantando, poco fa?>> chiede, accennando un sorriso compiaciuto.
<<Angel oggi sembra essere di buonissimo umore, quasi felice. Stava cantando La vie en rose.>> conferma mia zia, sorridendo, mentre io so per certo di stare arrossendo. Lo sguardo appassionato e carezzevole di Marc si posa su di me, mentre sorride, suadente.
Quello sguardo mi fa letteralmente tremare le ginocchia.
<<Mi fa davvero molto piacere vederti così spensierata e leggera.>> replica, accarezzandosi le labbra con la punta della lingua.
So benissimo che il suo ego ora starà lievitando a tal punto da sfiorare l'iperspazio. Si sporge poi verso di me.
<<Ci vediamo più tardi, passo a prenderti qui? Va bene?>> aggiunge, a bassa voce. Annuisco. Lui fa un cenno col capo, poi saluta e se ne va.
~°~
Quando termino il turno, esco dal bar e sciolgo la coda. Ravvio i capelli con il pettine che ho in borsa, poi noto che la Honda bianca di Marc è parcheggiata poco più avanti. Sorrido e abbasso lo sguardo, mentre lo raggiungo.
<<Stai aspettando qualcuno?>> gli chiedo, abbassandomi verso l'auto. Lui si volta di scatto e sorride.
<<In effetti sì, una bellissima ragazza dagli occhi più belli che io abbia mai visto.>> sorrido, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<sali?>> mi domanda, facendomi un cenno col capo. Annuisco e salgo sulla sua auto. Mette subito in moto, e partiamo. Esce dal centro storico e si dirige verso la zona residenziale, adagiata lungo il fianco delle colline su cui Cervera è costruita. Si ferma dopo una decina di minuti e spegne il motore.
La vista da qui è particolarmente bella, l'intera valle è ai nostri piedi.
Solo che non capisco che cosa ci facciamo qui.
Lo guardo.
<<Marc...perché mi hai portato qui?>>
<<Perché volevo farti vedere una cosa.>> replica subito, mordendosi nervosamente le labbra. <<volevo farti vedere casa mia.>>
Sento inspiegabilmente il cuore iniziare a battere più forte. Perché vuole farmi vedere casa sua?
<<O meglio, la casa mia e di Alex.>> precisa, roteando gli occhi. Sollevo le spalle.
<<Va bene.>> Marc prende un respiro, poi indica qualcosa oltre le mie spalle e mi volto verso la direzione che sta indicando.
Dall'altra parte della strada, accanto a due villette, sorge un'ampia area di un terreno edificabile, già recintato.
<<Purtroppo non posso farti fare un tour vero e proprio perché come vedi in realtà i lavori inizieranno tra due settimane, e se tutto fila liscio, la casa sarà pronta entro un anno e mezzo.>> lo guardo, sorpresa.
<<Un anno e mezzo?>>
<<Beh, sì. Vogliamo fare le cose per bene e senza fretta, soprattutto. Ogni fase di costruzione sarà controllata al microscopio, quindi, i tempi al massimo, sono questi.>> sogghigno, scuotendo il capo.
<<Beh...ora che l'ho vista posso dire che la tua è davvero una bella casa.>> Marc mi lancia un'occhiataccia, poi si sporge verso i sedili posteriori per recuperare dei fogli arrotolati su loro stessi.
<<Non potendo fartela vedere materialmente per ovvie ragioni, ti ho portato qui per farti vedere la zona dove sorgerà e la vista che si godrà. E questi sono rispettivamente il progetto degli interni e dell'esterno e la planimetria della casa. Nero su bianco.>> Marc srotola davanti a me i fogli, e la planimetria della casa appare ai miei occhi.
Accidenti.
È davvero enorme. Sarà una casa enorme.
<<Caspita...>> soffio <<sarà davvero, davvero grande.>>
<<Sì, sui 200 metri quadri. Ma come vedi dalla planimetria, molto spazio se lo prenderà la palestra e il garage. Poi, sarà su due piani, e avrà un bel giardino, con una bella piscina!>> accenno un sorriso.
<<È proprio nel tuo stile. O meglio, nel vostro stile. Tuo e di Alex.>>
<<Aspetta, devi ancora vedere il progetto!>> continua lui, entusiasta, srotolando il secondo foglio.
Perché è così tanto elettrizzato di mostrarmi casa sua?
Non è un qualcosa che mi riguarda.
E in fondo, sa bene che lo stile con cui verrà costruita non mi fa impazzire, anzi.
<<Ecco, questo sarà l'esterno della casa.>> spiega.
<<Imponente.>>
<<Da questo lato, nel piano inferiore, sarà in pietra.>> e mi indica una parte della casa. Annuisco. <<Oh, e guarda qui, questi sono gli interni. La palestra è una delle mie zone preferite.>>
<<Chissà come mai.>> replico, inarcando un sopracciglio. Lui assottiglia lo sguardo, tirando verso l'alto un angolo delle labbra.
<<Intendevo per le travi a vista.>>
<<Oh, allora sì, decisamente.>>
<<Questo invece, sarà il salone principale, che affaccerà sulla piscina e sul giardino. Di sopra, invece, ce ne sarà un altro più raccolto e intimo.>>
<<La cucina così ampia e fornita è per tutti i manicaretti che preparerai?>> lo prendo in giro, e lui mi guarda male.
<<Per tutti i manicaretti che Alex preparerà.>> mi corregge lui. <<però piacerebbe anche a me provare a preparare qualcosa. Senza dar fuoco alla cucina, ovviamente.>>
<<Cosa che potrebbe molto probabilmente accadere.>> Marc mi rivolge la stessa occhiata di pochi istanti fa.
<<Simpatica.>> torna poi a guardare il progetto <<e queste saranno le stanze, le due principali fornite di bagno in camera e le altre due, leggermente più piccole, a poca distanza da altrettanti bagni.>>
<<A cosa ti servono quattro camere?>> gli domando, guardandolo ironica. <<due per te e Alex, d'accordo. E le altre?>>
<<Beh...per eventuali ospiti.>> si limita a dire, scrollando le spalle.
<<Okay.>> faccio una piccola pausa <<Interessante, due vasche idromassaggio nelle stanze principali. Gli ospiti vi invidieranno moltissimo.>> Marc sogghigna scuotendo il capo. Torno a guardare il progetto, scrutandolo attentamente.
<<E questa stanza vicino al "salotto più intimo"? Non avete ancora deciso? C'è un punto interrogativo.>> noto, indicando la stanza con l'indice. Vedo Marc sgranare appena gli occhi, poi le sue guance si tingono di un lieve rossore.
È così bello rivedere il Marc timido di tanto in tanto, quello a cui le guance, seppur raramente oramai, arrossiscono.
<<Sì, sì, ancora siamo indecisi.>> annuisco e cala il silenzio. Poi lo sento parlare. <<Tu...tu cosa ci faresti?>> sogghigno, guardandolo.
<<Hai bisogno di qualche consiglio, Marquez? Ma io, te e Alex abbiamo gusti molto differenti. Voi potreste riempirla con delle moto o con attrezzi per l'allenamento, ma avete già un garage enorme ed una palestra. Quindi...non saprei cosa suggerirvi. Io personalmente, se fosse casa mia, s'intende, ci farei una bella stanza adibita al relax. Una bella libreria lungo una parete, anche se mi piacerebbe una libreria anche in salotto, soprattutto in salotto. Ma comunque...me la immagino così. Un pianoforte a muro, dal lato opposto della libreria, dove poter esercitarmi, perché voglio imparare a suonare il piano, e poi dopo, forse, anche la chitarra. E poi, un bel giradischi, dove poter ascoltare dei vinili, con una comoda poltrona accanto dove potersi rilassare mentre si ascolta la musica. In una casa così grande secondo me ci sta. Nella mia casa dei sogni invece, tutto quello che ho detto fino ad ora è inserito nel mio salotto.>> Marc mi osserva e il suo sguardo è così carezzevole che mi sento come se fossi avvolta da una calda e morbida coperta.
<<Mi sembra una bellissima immagine.>>
<<Grazie.>>
Osservo la sua mano, posata sul progetto, e penso a quanto io vada pazza per quella mano così bella, magistralmente disegnata, sexy e virile. A quanto io vada pazza per ogni più piccolo dettaglio di Marc, a quanto mi piaccia da impazzire ogni più piccola cosa di lui. Ma mi rendo improvvisamente conto che dire "mi piace" non è abbastanza, è troppo superficiale rispetto a quello che sento.
Solo che non posso accettare la parola che quella voce dal mio profondo continua a ripetere.
Noto poi qualcosa, ritratto sul progetto.
<<Marc...probabilmente mi sbaglio ma...perché in due bagni sembrano esserci...i bidet?>> lo vedo irrigidirsi, di colpo, e quando alzo lo sguardo su di lui, apre la bocca, ma la richiude subito, come se non sapesse cosa dire.
<<Ecco...perché mi sembrano molto utili.>>
<<E chi sarà il fortunato tra te e Alex ad averlo in camera?>>
<<Ancora non abbiamo deciso chi prenderà cosa.>> replica lui, scrollando le spalle e sogghignando nervosamente.
<<Diciamo che ho pensato spesso alle tue affermazioni in merito e ho pensato che non sarebbe stato male averli in casa.>> continua, senza guardarmi. Annuisco.
<<Apprezzo molto questa cosa, mi piace.>> ammetto, sorridendo.
<<Davvero?>> chiede lui, guardandomi.
<<Beh, certo. I bidet sono necessari, Marquez. È uno scandalo che non siano presenti in tutto il globo.>> Marc annuisce, poi si morde il labbro inferiore.
<<Allora...che ne pensi?>> e indica con un cenno del capo i fogli stesi sulle mie gambe.
<<Beh...Marquez, è una casa secondo i gusti tuoi e di Alex. Non è per nulla il mio genere, quindi non posso dirti che mi faccia impazzire. A me personalmente non piace. È così grande, così moderna...sai qual è il genere di casa che io amo. E spero un giorno, magari con un miracolo, di riuscire ad avere una casa come quella che sogno. Comunque, nonostante questo, il progetto non è niente male, e ci sono diversi dettagli che apprezzo.>> Marc annuisce.
<<Sapevo che non era il tuo genere, ma volevo condividere questa cosa con te, renderti partecipe. Sapevo, inoltre, che per te sarebbe stata troppo grande.>>
<<Beh, lo è per me. Immagina quanto ci vorrà per scaldarla tutta. E per pulirla! Meglio una casa più raccolta, più intima. Non un buco, per carità, ma neanche un centro commerciale.>> poso poi una mano sulla sua <<grazie. È bello che tu abbia voluto condividerlo con me.>>
<<Io voglio condividere tutto con te, Angel.>> replica lui, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre mi guarda negli occhi. Il suo tocco così leggero sulla mia pelle mi fa letteralmente rabbrividire.
Amo da impazzire sentire il suo tocco su di me.
Marc porta la sua mano sulla mia guancia, e si sporge verso di me, sfiorando la punta del mio naso con la sua. Una sensazione dolcissima si propaga nel mio stomaco. Socchiudo gli occhi.
<<Tengo que decirte algo.>> mormora, e apro gli occhi, guardandolo. È così vicino, se non lo bacio immediatamente mi sentirò malissimo.
<<No dejo de pensar en los besos que nos dimos bajo la lluvia el otro día.>>
Sento il cuore iniziare a battere come un pazzo nel mio petto, nel ricordare quei baci.
<<Anch'io.>> ammetto, e lui sorride, accarezzandomi la guancia con il pollice.
<<Davvero?>> annuisco e lui mi avvicina ancora più a sé, baciandomi. Quell'urgenza dentro di me si placa, trasformandosi in brividi, pelle d'oca, cuore che scoppia, stomaco sottosopra.
Dio, tutto questo è così bello.
Voglio stargli sempre vicina, sempre, sempre, sempre.
Quando ci allontaniamo mi sfugge un sospiro, e Marc lo nota. Non può non aver notato l'effetto che mi fa, anche perché non riesco a nasconderlo. Sorride, felice, e mi tiene il viso vicino al suo, ricoprendolo di piccoli baci. Serro la presa intorno alla sua maglietta.
Mi sento quasi male, il modo in cui mi fa sentire mi spaventa.
La vista che si gode da questo punto di Cervera è bellissima, ho le sue labbra sul mio viso, e il cielo è incendiato dalle luci del tramonto. Mi sembra di essere finita in un sogno.
Ad un tratto, una piccola fitta mi colpisce al collo, e mi ritraggo di scatto.
<<Amor, qué te pasa?>> chiede, il tono di voce preoccupato. Scuoto il capo.
<<Nulla, ogni tanto...sento ancora delle fitte, ai noduli.>>
<<Ha pasado ahora? Quieres ir a casa? ¿Puedo hacer algo por ti?>>
La sua preoccupazione e le sue premure mi sciolgono il cuore.
Ma è quel suo modo di chiamarmi a farmi venire quasi da piangere.
Non deve chiamarmi così.
Non deve chiamarmi amore.
In spagnolo, per giunta.
È la mia debolezza.
Lui è la mia debolezza.
<<Sì, è passato. Grazie, Marc.>>
Lui accenna un sorriso, lo sguardo più carezzevole che mai.
<<So di risultare ripetitivo, ma mi si è davvero tolto un peso dal cuore quando ho saputo che stavi bene. Non ho pensato ad altro nelle settimane passate. Mi sentivo morire solo all'idea che tu potessi stare male, soffrire.>> dice, accarezzandomi il viso, la voce che trema.
Come posso resistere a questo Marc?
Voglio che sappia che durante l'esame, c'era lui nella mia testa.
<<Sai, mentre quell'ago in poche parole mi infilava il collo...>> lo vedo chiudere gli occhi e scuotere il capo, per poi posarmi un bacio sulla fronte, sussurrando un "mi amor".
Mi trema il cuore.
Cerco di riprendere il discorso.
<<Ecco, in quel momento...ho cercato di pensare ad altro, di allontanarmi dal luogo in cui mi trovavo, e...ho pensato a te. Ho pensato a te tutto il tempo.>> ammetto, e vedo la sorpresa dipingersi sul suo volto.
<<Has pensado en mí?>> chiede, gli occhi che gli si fanno lucidi, il tono di voce incredulo e pieno di speranza. Annuisco e Marc sorride, scuotendo appena il capo e scrutando il mio viso con disperata intensità.
<<Oh Angel, io...è una cosa così...così bella da dire...>>
Mi attira a sé, le mani che serrano la presa sul mio viso, mentre posa le labbra sulle mie. È un bacio così travolgente, intenso, mozzafiato, che mi sembra di andare a fuoco. Cingo le braccia intorno al suo collo, affondando le dita tra i suoi capelli, accarezzandoli e tirandoli appena. Lo sento gemere, piano, e quando la sua lingua si insinua tra le mie labbra, tocca a me gemere, sommessamente. Mi avvolge la vita con un braccio e fa per attirarmi su di sé, cosa difficile tra il cambio e il volante dell'auto. Allontana le labbra dalle mie giusto per spostare all'indietro il sedile dove è seduto e abbassare lo schienale, per poi aiutarmi a sedermi sopra di lui. I progetti scivolano giù dalle mie gambe, finendo in terra.
<<Marc...i progetti...>>
<<A quién le importan los proyectos.>>
Ribatte e incolla subito le labbra alle mie, e io lo stringo forte a me, il cuore che batte talmente forte da aver quasi paura che possa uscirmi dal petto.
Le sue mani mi accarezzano il viso, il collo, le spalle, poi lungo la schiena. Sospiro, nelle sue labbra, mentre lui rallenta il ritmo, baciandomi con una disarmante lentezza.
<<Te amo, Angel, te amo.>> mormora, la voce che gli si spezza, per poi riprendere a baciarmi.
Dio, non riesco a staccarmi da lui.
Non mi interessa di prendere aria se questo significa staccarmi da lui. Gli accarezzo le guance, e le sue mani finiscono sotto la mia maglietta, per accarezzarmi la pelle nuda della schiena. Allontana le labbra dalle mie per andare a posarle sul mio collo, sull'esatto punto in cui l'ago è penetrato sotto la mia pelle.
Mi viene da piangere, ma quando riapro gli occhi, mi accorgo di dove ci troviamo.
<<Marc...Marc...aspetta...>> lo chiamo, e lo sento allontanare il viso dal mio collo.
<<Qué pasa, mi amor? Todo bien?>>
Annuisco, poi mi guardo intorno.
<<Siamo nella tua auto...qualcuno potrebbe vederci.>> Marc annuisce di rimando, gettando la testa indietro, contro il poggiatesta, il petto che si alza e si abbassa velocemente a causa del respiro accelerato.
<<Hai ragione. E tu non vuoi che ci vedano.>>
<<Perché, tu sì?>> mi lancia un'occhiata.
<<Onestamente...non sarebbe un problema per me, anzi, vorrei quasi che ci vedessero.>> ammette, scrollando le spalle, mentre mi porta lentamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Lo guardo, mentre lui si solleva, tornando vicino a me.
<<No puedo estar lejos de ti, Angel.>>
Il cuore mi fa le capriole nel petto.
<<Me ne sono accorta.>> lo vedo arrossire, e abbassa lo sguardo.
<<Volevo dire...che progetti hai per la serata?>> scrollo le spalle.
<<Nessuno.>>
<<Allora...possiamo passarla insieme?>>
<<Stiamo passando tutte le serate insieme, Marc.>>
<<Ed è un problema?>> chiede, in un sussurro, sfiorando le mie labbra con le sue. Tremo, contro di lui.
<<Assolutamente no. Ma...casa tua è un no, c'è Alex. Casa mia anche, c'è mia madre. Quindi...>>
<<Quindi...potremmo andare da Paco per prendere due pizze da asporto, andare a mangiarle al mio posto preferito, fare due passi, per poi tornare a casa tua per andare a dormire.>>
<<Ti sei già fatto un bel progetto in mente, mi pare.>>
<<Sì, ma sei tu a dover dire sì o no.>>
<<Con "tornare a casa mia per dormire" tu intendi...insieme?>> Marc annuisce, guardandomi fisso negli occhi.
<<Tranquilla, aspetteremo che Dina vada a dormire.>>
Ci penso su, mentre Marc mi ricopre la guancia di baci leggeri come piume.
Accidenti a lui, lo sta facendo apposta.
<<E va bene. Però pago io la cena.>> Marc sta per ribattere, ma la mia occhiataccia gli fa cambiare idea.
<<Affare fatto. Andiamo allora.>> dopo aver recuperato i progetti e averli sistemati nei sedili posteriori, raggiungiamo la pizzeria di Paco, e mentre io vado ad ordinare le pizze, Marc resta in auto ad aspettarmi.
[Marc]
La osservo mentre entra in pizzeria, e mi scappa un sospiro.
Ha detto di avermi pensato durante l'esame.
Ha pensato a me, in un momento simile.
E il fatto che me lo abbia detto mi fa fare i salti di gioia.
Sono stato letteralmente travolto dalle mie emozioni non appena quelle parole sono uscite dalle sue labbra, non appena i suoi occhi limpidi hanno incrociato i miei.
Dio, mi sembra umanamente impossibile provare un sentimento così forte per qualcuno.
Mi viene da piangere al pensiero di come le cose tra noi stiano tornando a posto.
Sta andando alla grande, il prossimo passo è solo un dettaglio, ma il più importante.
Tornare insieme.
Sulla carta, ci comportiamo come se stessimo insieme, e nonostante cerchi di restare razionale e con i piedi per terra, dentro di me, lo siamo.
Ma so bene che non è così, e probabilmente per la prima volta in vita mia, sto provando sulla mia pelle cosa significa credere di stare insieme quando invece non è così.
La situazione si è completamente ribaltata, perché, solitamente, al posto di Angel c'ero io.
Lo ricordo benissimo con Irina, con Paola. Il fatto che loro pensassero che la nostra era una relazione, quando non era così, nonostante io lo avessi ripetuto spesso.
Anche Angel mi ha fatto capire che no, non stiamo insieme, anche se in maniera più sottile. Il fatto che non vuole che sua madre capisca qualcosa di noi ne è l'esempio lampante.
Eppure, non posso fare a meno di credere che, nonostante non abbiamo affrontato l'argomento, nonostante lei voglia mettere delle barriere, la parte più irrazionale di lei voglia tornare con me.
Non posso fare a meno di pensarlo, di sentirlo, dentro il mio cuore. Non è solo attrazione fisica. Non con Angel.
La vedo uscire dalla pizzeria, per poi salire in auto e l'abitacolo si riempie del profumo della pizza calda e succulenta che ci aspetta.
<<Andiamo?>> annuisco, e metto in moto. Raggiungiamo il mio posto preferito di Cervera, quello dove l'ho portata per la prima volta in assoluto.
Ci sediamo sulla panchina, e apriamo i cartoni, per poi iniziare a mangiare le nostre pizze.
<<Mi piace mangiare così.>> dice ad un tratto Angel, dopo aver preso un sorso d'acqua.
<<Anche a me.>> concordo, sentendo su di me il suo sguardo. <<Però la pizza che mangi in Italia...>> accenno, e lei inclina la testa di lato, facendo una smorfia.
<<Quella di Paco non è male, anzi, è quella che più mi ricorda la pizza che mangiavo in Italia. Anche in Italia la pizza non è ottima ovunque. Ovviamente Paco non me ne deve volere, ma la pizza di casa di mia nonna è imbattibile. Quella sì che è impareggiabile. È la pizza originale in fondo.>>
<<È davvero così buona?>> Angel strabuzza gli occhi.
<<Marquez, eccome! È come...assaggiare un pezzo di paradiso! Nulla che tu abbia mai assaggiato in vita tua. Mille volte più buona di questa. Io l'ho mangiata giusto due volte e ti giuro...non riesco ancora a dimenticarla. La seconda volta mi è persino venuto da piangere quando l'ho mangiata, e mi sono goduta ogni boccone, molto lentamente. Ora...non vado da tanto tempo, da quando avevo quattordici anni e mi manca davvero tanto.>>
<<Da nove anni? Se io non vado in Andalusia almeno una volta all'anno sto male.>>
<<Lo so bene, ti conosco. Comunque...>> alza le spalle <<ci si abitua a tutto, nella vita, purtroppo. Spero di riuscire ad andare il prima possibile, così faccio anche un salto a Gragnano per la pasta.>> conclude, mangiando l'ultimo spicchio di pizza.
<<Quella delizia? La voglio anch'io!>> Angel scoppia a ridere.
<<Qui arriva più che altro la Barilla, ma nei negozietti di prodotti italiani forse è possibile trovarli.>>
<<Sì, ma tu te ne intendi molto più di me.>> lei sogghigna, scuotendo il capo.
<<Dovresti fare un giretto con me a Gragnano. Ti ci porterò se vuoi, un giorno.>> replica, senza guardarmi, piegando il cartone della sua pizza.
Non riesco neppure a risponderle, resto semplicemente immobile a fissarla mentre si alza e va a gettarlo nel cestino poco distante.
Ha fatto un progetto futuro con me, senza neppure accorgersene.
Ha progettato di fare qualcosa con me!
Ho le palpitazioni, il desiderio irrefrenabile di prenderla e baciarla, proprio come è successo poco fa in auto, quando mi ha confessato di aver pensato a me durante il suo esame.
Come posso non pensare che in realtà voglia tornare con me?
Come posso resistere dal farmi tutta una serie di film mentali?
Angel non si accorge di nulla, torna al suo posto, ravviandosi i capelli e controllando che la sua gonnellina sia pulita. Eppure, ho quasi paura che il mio sguardo possa bruciarle la pelle.
Solleva la testa di scatto e sbatto le palpebre, cercando di non farle capire quanto quella semplice frase mi abbia colpito.
La imito, e getto via il cartone della pizza.
<<È così bello qui.>> commenta Angel, in un sospiro. <<peccato non poter vedere le stelle, è una notte così chiara.>>
<<Una si vede, guarda, è proprio lì, davanti a noi.>> le indico il puntino luminoso che brilla nel firmamento, e Angel si sporge di più verso di me, il viso rivolto verso l'alto.
<<Oh sì, la vedo! Beh, per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere un pianeta.>> approfitto del fatto che mi è così vicina per posarle un braccio intorno alle spalle. Vedo un piccolo sorriso spuntare sulle sue labbra, poi appoggia il capo sulla mia spalla.
Quanto vorrei poter vivere questo per l'eternità.
Ad un tratto Angel tira fuori il telefono dalla borsa e lo schermo si illumina all'istante. Ha una foto de La bella e la bestia come sfondo. Sblocca lo schermo e a giudicare dalla barra che lo divide in due, deve trattarsi di un messaggio.
Il sorriso che le si dipinge sulle labbra mi fa subito capire che si tratta di lui.
Scosto il viso dall'altra parte, perché non voglio vedere.
Voglio continuare a far finta di niente, a far finta che quella ragazza dagli occhi grandi ed espressivi, tormentata e glaciale, voglia me, e me soltanto.
Alzo la testa, ad occhi chiusi, verso il cielo sospeso sopra di noi.
In fondo, lo sappiamo entrambi, sia io che lei.
È lui quello che lei vuole in realtà.
È lui il ragazzo perfetto per lei.
E lei lo sa benissimo.
Mi alzo, e mi rendo conto di essere diventato più teso e nervoso. Faccio qualche passo, con un improvviso peso sullo stomaco.
<<Marc!>> la sento chiamarmi, e nonostante non vorrei fermarmi, i piedi non mi obbediscono e si fermano non appena il mio nome esce dalla sua bocca. Chiudo gli occhi, mentre i suoi passi si fanno sempre più vicini.
<<Te ne stavi andando senza di me?>> chiede, guardandomi con quegli occhi limpidi e innocenti. Le accarezzo una guancia, accennando un sorriso.
<<Dove vuoi che vada senza di te?>>
Angel sorride, scuotendo il capo e ci incamminiamo. Ci inoltriamo per le vie della Cervera medievale, in silenzio. D'istinto, vorrei prenderle la mano e intrecciare le sue dita con le mie. Non lo faccio da troppo tempo, e ne sento il bisogno fisico. Lo reprimo però, cercando di ignorarlo e cercando di ignorare il fatto che di tanto in tanto ha preso il telefono per rispondergli.
Lo sento, sento che sta parlando con lui.
<<Era da tanto tempo che non passeggiavamo insieme per le vie di Cervera.>> dice, ad un tratto.
<<Già.>> mi limito a dire, stringendomi nelle spalle. Dopo qualche istante di silenzio, la sento posarmi una mano sul braccio.
<<Marc, va tutto bene? Sei piuttosto taciturno, ed è strano da parte tua.>>
Ci fermiamo, e sospiro, rumorosamente.
<<Sì certo, tutto bene.>>
<<Sicuro?>>
<<Sì...insomma. È Joan quello con cui stai discorrendo su whatsapp?>> le chiedo, di getto. La vedo fare un passo indietro, spalancare gli occhi.
<<Sì.>> dice, dopo qualche istante. <<mi ha chiesto come sto, tutto qui.>> aggiunge, scrollando le spalle.
Non devo essere geloso, non ne ho il diritto. Non voglio che lei si allontani nuovamente da me.
Annuisco, inspirando profondamente.
<<Certo. Scusami, non sono fatti miei, mi dispiace. Davvero. Ti chiedo scusa, non ho il diritto di chiederti certe cose e ->>
<<Ehi, ehi, fermati, basta.>> mi interrompe Angel, posando una mano sulla mia bocca. <<Mi hai semplicemente fatto una domanda. Va bene così, non preoccuparti.>>
Sbatto le palpebre, e vorrei tanto sapere a cosa sta pensando.
So che è confusa. Lo leggo dai suoi occhi, purtroppo, o per fortuna, conosco ogni sfumatura del viso di Angel.
So che prova qualcosa per me, è innegabile, ma so anche che lui continua ad occupare un angolo della sua mente. Un pezzo del suo cuore.
<<Okay?>> mi chiede Angel, guardandomi come se fossi un bambino. Annuisco e lei toglie la mano dalla mia bocca.
<<Puedo darte un beso?>> le chiedo, e mi sento un idiota. Lei invece sorride, e si guarda intorno attentamente, per poi prendere il mio viso tra le sue mani e baciarmi. La stringo forte a me, cercando di trasmetterle tutto quello che provo per lei, tutto l'ardore, il fuoco, la passione che sento per lei. Quando ci allontaniamo la vedo sbattere le palpebre, e lasciare andare un respiro.
<<Oh, wow.>> mormora, e non posso non fare i salti di gioia dentro di me nel vederla reagire così ad un mio bacio.
<<Andiamo a casa?>> propongo, e lei controlla l'ora sul cellulare.
<<Io vado a casa, Marquez, tu dovrai aspettare un pochino prima di raggiungermi. Mamma non sarà ancora andata a dormire.>>
<<Va bene. Aspetterò in auto.>>
Torniamo indietro, e raggiungiamo la mia auto. Dopo diversi minuti, siamo sotto casa sua.
<<Ti mando un messaggio quando ci sarà via libera.>> mi informa Angel, per poi scendere dall'auto.
La vedo raggiungere il palazzo, e decido di avvertire Alex. Dopo due squilli, risponde al cellulare.
<<Buonasera fratello, cosa devi dirmi?>>
<<Ehi, siamo di fretta?>>
<<No, ma so bene che sei con Angel, quindi se mi chiami, è perché devi dirmi qualcosa.>>
<<Solo che...resto con Angel, stanotte.>>
<<Sono estremamente sorpreso, non me l'aspettavo, sai? Vai tranquillo e non farti problemi. A domani, Marc.>>
<<A domani.>> chiudo la chiamata, e, dopo qualche minuto, il cellulare mi vibra tra le mani. È un messaggio di Angel che mi avverte che posso raggiungerla. Scendo dall'auto e a grandi falcate arrivo davanti al palazzo. Angel mi apre il portone, e salgo le scale velocemente.
<<Fai piano, mi raccomando, e togliti le scarpe!>> mi sussurra, non appena entro nel suo appartamento. Le rivolgo il saluto militare.
<<Agli ordini, capo.>>
<<Cretino.>>
Facendo il minor rumore possibile, chiude la porta. Ha avvolto un asciugamano intorno al corpo, e i capelli tirati su in uno chignon disordinato.
È così sexy che sento la testa girarmi. Si volta poi verso di me e mi fa un cenno col capo. Non riesco a resistere e le prendo una mano, intrecciando le mie dita con le sue. La vedo tremare appena per quel contatto, ma non mi guarda, stringe la mia mano e ci dirigiamo a piccoli passi verso la sua stanza. Quando si chiude la porta alle sue spalle lascia andare la mia mano e si sfila l'asciugamano di dosso, per poi voltarsi verso di me e sorridermi, gli occhi languidi.
Oddio.
Penso di non sentirmi bene.
Mi mordo le labbra, per poi passarvi sopra la lingua.
Sta giocando sporco.
<<Liberiamoci di questa maglietta.>> mormora, prendendo i lembi della mia t-shirt e sfilandomela di dosso, per poi scendere ai pantaloncini. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso e lei sembra sentire il mio sguardo su di sé, perché alza la testa verso di me e posa un bacio delicato e casto sulle mie labbra. Quando si allontana da me mi sporgo verso di lei perché ho bisogno di un altro bacio, ne ho un bisogno disperato, e lei sogghigna, mentre i miei pantaloncini scivolano ai miei piedi.
<<Raccoglili e vieni a letto.>> mi dice, a bassa voce, e io faccio come dice, ma prima che possa afferrare la maglietta e vestirsi, la prendo per un polso e la faccio girare verso di me, facendola finire direttamente fra le mie braccia. La bacio, voracemente e lei si aggrappa alle mie spalle, infilando le dita tra i miei capelli. Il contatto con la sua pelle nuda mi fa mozzare il fiato e gemo, nella sua bocca. Le sciolgo i capelli e lascio che la pinza che glieli teneva legati, cada in terra. Inizio a massaggiarle la nuca, mentre cerco di raggiungere il letto, sfruttando il mio conoscere a memoria la stanza di Angel. La sento gemere, mentre mi siedo sul suo letto, e lei inizia a dondolarsi contro i miei fianchi. Spalanco gli occhi e mi allontano da lei.
Stava diventando troppo e qui non possiamo.
Solo che mi serve uno sforzo immane, soprattutto dopo aver incrociato i suoi occhi languidi e cupi, e aver notato le sue guance arrossate e le labbra gonfie.
<<Penso che mi servirà una doccia fredda.>> soffio, la voce bassa e roca. Angel sogghigna e mi posa un bacio sull'orecchio.
<<Addirittura? Penso che dovrai resistere, purtroppo.>>
<<Mi vuoi proprio uccidere, stasera.>> piagnucolo, e lei sogghigna nuovamente, sporgendosi per afferrare la maglietta.
<<È proprio necessaria?>> le chiedo, gettando un'occhiata alla maglietta.
Angel mi osserva, e noto come sta cercando di reprimere un sorriso.
<<E va bene.>> lancia la maglietta sulla poltrona, <<ora però si va a letto, Marquez.>> replico il saluto militare di poco fa e ci infiliamo sotto le lenzuola. Le avvolgo un braccio intorno alle spalle e la attiro a me. Sentirla acoccolarsi contro il mio petto mi riscalda il cuore.
È questo quello che voglio vivere per il resto dei miei giorni.
<<Buonanotte, Marc, fai bei sogni.>>
<<Buonanotte, angioletto. Sogni d'oro.>>
Angel si addormenta subito, e io resto lì, ad osservarla, fino a quando non inizio a sentire le palpebre farsi pesanti.
~~~
Mi sveglio di soprassalto a causa di Angel e i suoi lamenti, e soprattutto, a causa del suo dimenarsi. Ha scalciato via le lenzuola e sembra sul punto di piangere. Deve star facendo un brutto sogno.
<<No, no...lasciami in pace...>> implora, e capisco che devo svegliarla.
<<Ángel, mi amor, despierta, por favor...>> esclamo, cercando comunque di tenere il tono di voce basso, e scuotendola leggermente per le spalle. Continua a piagnucolare per un istante, poi apre gli occhi e mi osserva come se fossi frutto della sua fantasia.
<<Oh, Marc.>> soffia, e si getta tra le mie braccia, stringendomi forte.
<<Estoy aquí mi amor, estoy aquí, no te preocupes, no te dejaré. Solo fue un mal sueño, se acabó.>> mormoro al suo orecchio, e lei nasconde il viso nell'incavo della mia spalla, il respiro accelerato.
<<Meno male che ci sei, Marc, per fortuna sei qui...>> sussurra, e sento il cuore fare le capriole nel mio petto.
Vorrei sapere cosa la tormenta, cosa si cela nel suo inconscio da portarla a fare simili sogni. Vorrei solo vederla serena, felice.
Mi stendo nuovamente sul letto, portandola giù con me, mentre lei si stringe alle mie spalle. Mi stringe così forte, come se fossi importante per lei. Come se fossi fondamentale per lei.
Intreccia le gambe alle mie, poi, aspetto che si tranquillizzi e si riaddormenti.
Quando la sento rilassarsi completamente contro di me e il suo respiro farsi più lento, capisco che si è addormentata. Le prendo una mano e vi poso sopra un bacio, poi, chiudo gli occhi.
Il mattino dopo mi sveglio molto presto per tornare a casa, e soprattutto, per non farmi vedere da Dina.
<<Hai il turno oggi pomeriggio?>> le chiedo, prima che lei apra la porta.
<<Sì, è l'ultimo giorno. Da domani tornerà mamma.>>
<<Allora non devo farmi perdere l'occasione di bere il miglior cappuccino di Cervera per l'ultima volta.>> Angel sogghigna, mentre io mi chino per posarle un bacio sulla guancia. <<A dopo, angioletto.>>
<<Ciao, Marc.>>
Scendo in strada e inspiro a pieni polmoni l'aria fresca del primo mattino. Allargo le braccia e tendo il viso verso il cielo limpido e terso. Cervera ancora deve svegliarsi e io voglio godermi questa atmosfera, come se il tempo si fosse fermato. Raggiungo casa mia, e faccio una doccia veloce, poi, entro in camera e mi infilo sotto le lenzuola. Alex sta ancora dormendo, e ascolto il suo respiro. Ormai sono sveglio come un grillo, e la mia mente è già al lavoro. Vorrei organizzare una sorpresa per Angel, fare qualcosa per lei.
Voglio che la sua mente sia sgombra e senza pensieri, perché è così luminosa, quando è serena.
Alle otto suona la sveglia, e mentre Alex va sotto la doccia, io faccio colazione. Dopo, andiamo in palestra.
<<A che stai pensando?>> mi chiede Alex, mentre facciamo sollevamento pesi, per poi scuotere il capo e sogghignare <<domanda stupida in effetti.>> per tutta risposta, lo guardo male.
Quando terminiamo la sessione, recupero il cellulare e inizio a fare delle ricerche su Google.
<<Si può sapere che hai in mente?>> lo guardo, un po' titubante.
<<Ecco...domenica sono sette anni che io e Angel ci conosciamo e vorrei andare via con lei per il weekend. Farle una sorpresa. Tu pensi che...sia possibile prenotare una villa per domani e dopodomani?>>
<<Per te sicuramente. Le ville di lusso non vanno a ruba, quindi, non vedo dove sia il problema. Pensi all'Andalusia?>>
<<Mi piacerebbe, sì, ma forse è più fattibile la Costa Brava. Per andare in Andalusia dovrei prenotare dei biglietti aerei e per domani la vedo molto dura. Anche se...>>
<<"Anche se"?>> mi invita a continuare Alex.
<<Anche se in realtà mi piacerebbe andare in Italia. C'è un posto dove Angel vuole andare da tempo, e avrei tanto voluto andarci con lei, farle una sorpresa, ma così, letteralmente all'ultimo minuto, è impossibile...>>
<<Puoi organizzare questa sorpresa più avanti.>> lo guardo, sorpreso.
<<Più avanti?>>
<<Sì, insomma, dopo il Sachsenring c'è la pausa e abbiamo organizzato la nostra classica settimana a Mojacar, ma so che in realtà preferiresti passare l'intera settimana con Angel.>> arrossisco.
<<In realtà vorrei passarla con lei e i miei amici, tutti insieme come l'anno scorso o quello prima ancora. Solo che ho paura che se le chiedessi di venire in vacanza con me lei scapperebbe via.>>
<<Quindi, le cose sono due. O vai con lei in Italia invece di venire a Mojacar, oppure, dopo Mojacar, organizzi un weekend con lei in Italia. Però secondo me dovresti proporle qualcosa. Immagino che tu non voglia passare l'intera settimana lontano da lei.>> scuoto vigorosamente il capo.
<<Allora, pensaci. Intanto, organizza questo weekend, avanti. Sabato è domani.>>
<<Pensi che la prossima settimana io e Angel...>> sento la gola farsi secca <<insomma, io e lei...il nostro rapporto...sarà ancora così...oppure tornerà a non volermi più vedere?>>
Alex è sempre stato il mio maggior confidente. E non posso non condividere con lui il mio timore.
Quel filo sottile su cui io e Angel ci stiamo muovendo non durerà in eterno e presto si spezzerà.
Il non sapere quando e come, l'incertezza della situazione, mi stanno lentamente divorando. Lo sento sospirare.
<<Non lo so, Marc. Penso che presto o tardi dovrete chiarire, affrontare l'argomento. Tu lo stai evitando per paura di spezzare l'equilibrio che avete trovato, ma sai bene che prima o poi ti toccherà affrontarlo. Non penso che tu voglia restare in questa situazione di incertezza con Angel per sempre. Prima o poi il momento arriverà e...non so cosa potrebbe decidere Angel.>> annuisco, e sento un dolore al centro del petto. Ha ragione e la cosa mi fa male.
Forse Angel tornerà in sé proprio stasera, quando le proporrò di venire via con me per il weekend.
[Angel]
Avere avuto Marc accanto a me stanotte, al mio risveglio, è stato terapeutico.
Aggrapparmi alle sue spalle, stringermi a lui, sentire la sua voce dolce e tranquilla al mio orecchio per rassicurarmi, ascoltare il battito del suo cuore, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Negli ultimi mesi avevo fatto spesso brutti sogni, e al mio brusco risveglio, faticavo a riprendere sonno. Invece, con Marc accanto, ero riuscita a tranquillizzarmi velocemente. L'effetto che aveva su di me, l'importanza che aveva per me, mi lasciava senza parole.
Non avevo ricordi dei miei sogni; l'unica cosa che ricordavo erano quegli occhi dorati.
E l'ansia e l'agitazione che provavo solo al ripensarci, mi preoccupava.
<<Buongiorno, mamma.>> la saluto, non appena varco la soglia della cucina.
<<Buongiorno tesoro.>> ricambia mia madre, posandomi un bacio sulla guancia <<hai dormito bene?>> mi domanda, mentre mi siedo accanto a lei.
<<Sì, più o meno. Tu?>>
<<Direi di sì.>> replica, prendendo un sorso del suo cappuccino, e sento che mi sta guardando di sottecchi, come se mi stesse scrutando, studiando
<<Marc è andato via molto presto, vero?>>
Resto letteralmente di sale, impietrita non appena sento le sue parole.
Come ha fatto a sapere di Marc?
Noto che sulle sue labbra vi è disegnato un piccolo sorriso, mentre mi guarda come se non fosse minimamente sorpresa dalla cosa. Sbatto le palpebre.
<<Marc? Cosa...cosa c'entra Marc? Avrà dormito a casa sua.>> replico, scrollando le spalle, cercando di non far trasparire il mio nervosismo.
<<Mh, a me invece pare che abbia dormito qui, in camera tua per l'esattezza. O forse, stanotte ho sognato la sua voce, sì, forse era un sogno, secondo te è possibile sognare mentre in realtà si sta cercando di prendere sonno ripetendo mentalmente la lista della spesa?>>
<<Direi di sì.>> affermo, annuendo <<avanti mà, è assurdo, Marc che trascorre la notte qui, perché avrebbe dovuto?>> sogghigno, scuotendo il capo.
<<Perché qui ci vivi tu, forse?>>
<<Non penso che basti come motivazione.>>
<Angel, la sua auto è ferma qui sotto.>>
Perché la sua auto è rimasta sotto casa mia?
<<Ieri sera mi ha riaccompagnata a casa, deve essersene andato a piedi, non so perché ha lasciato la sua auto qui. Puoi controllare in ogni stanza, non è qui.>> sogghigno, e lei inarca un sopracciglio.
<<Certo, perché se ne è andato molto presto, e a quanto pare, ha preferito tornare a casa a piedi, in fondo è a due passi da qui. Angel, so che ha dormito qui, vi ho sentito parlare, e so che ieri, lui non è tornato di mattina presto, ma la sera prima. Sei maggiorenne e sei libera di fare quello che vuoi senza dovermi dare spiegazioni, per carità, però ecco...trovo alquanto 'tenero' il tuo vano tentativo di portarmi fuori strada. Sono più grande e ho più esperienza di te, e conosco te e Marc. Capisco che ora vogliate andarci piano dato che a ottobre avevate ingranato la quinta, ma...>>
<<No, mamma, non stiamo né andando piano né veloce. Ripeto, non stiamo insieme. Mi sto godendo il momento senza pensare. Non voglio pensare. Non farmi pensare, per favore. Sta andando alla grande, per ora, per me. Senza sentire quella voce nella mia testa...ti rendi conto?>> replico, e sento il cuore tremarmi nel petto.
<<Va bene, va bene, hai ragione, scusami. Non dirò più nulla, okay? Fai come meglio credi. Come ti senti.>> mi accarezza la testa, mentre io annuisco.
<<Ora devo andare al canile.>> mi alzo, e dopo essermi preparata, esco di casa e raggiungo il canile. La giornata scivola via velocemente, così come anche il mio ultimo turno al bar. Mi si stringe un po' il cuore. Mi ero abituata a lavorare di nuovo qui, era come se tutto fosse tornato al proprio posto, come se il tempo fosse tornato indietro.
Poco prima della chiusura mi arriva un messaggio da parte di Marc.
"Mi raggiungi in circuito?"
È ancora lì a quest'ora?
E come pensa che io possa raggiungerlo, a piedi?
"Marc, come dovrei fare a raggiungerti?"
"Ho lasciato le chiavi della mia auto a tua zia poco prima di pranzo, perché stamattina l'ho lasciata sotto casa tua. Ti va?"
"Va bene, sarò lì tra poco."
Ripongo il telefono in tasca.
<<Zia, Marc ha lasciato qui le chiavi della sua macchina...?>>
<<Affermativo.>> replica mia zia, prendendo le chiavi dalla tasca dei pantaloni e porgendomeli.
Inizio poi a pulire, e dopo aver tirato giù la saracinesca, salgo sull'auto di Marc. L'abitacolo è pregno del suo profumo. Sento il bisogno fisico di raggiungerlo il prima possibile, ho bisogno di andare da lui. Non ho mai guidato la sua auto senza di lui, da sola e la cosa mi dà un senso di potenza non indifferente. Metto in moto e parto, diretta al circuito di motocross. Attraverso le dolci colline di Cervera, con la brezza di questa serata di luglio che penetra dal finestrino e il sole all'orizzonte.
Mi sento così bene.
Davvero bene.
Quando arrivo in circuito, parcheggio l'auto accanto al furgoncino color ruggine dei Marquez. Alex e José stanno caricando le moto sul furgone, eppure, sento ancora la voce di una moto riempire il circuito.
<<Ragazzi! Marc?>>
<<Sta ancora girando, sta aspettando te. Voleva a tutti i costi farsi vedere da te mentre si allenava, oggi.>> sghignazza Alex e io fingo di guardarlo male, per poi dirigermi verso l'area in terra battuta.
Quando i miei occhi si posano su Marc sento il cuore fare le capriole nel mio petto, unito ai brividi lungo la mia schiena e ad un vuoto nel mio stomaco. Non è proprio da me, ma provare tutto questo mi fa sentire così viva. Lo vedo sollevare la moto a diversi metri da altezza e mi si stringe il cuore per un frammento di secondo, fino a quando le ruote della sua moto non tornano a toccare la terra battuta. Deve avermi visto, perché ferma la moto al centro della pista e si sfila il casco.
<<Angel! Vieni!>> mi chiama, ed io scuoto il capo, sogghignando.
<<Mi sporcherò le scarpe!>> lui fa un cenno di noncuranza.
<<Le laveremo sotto l'acqua corrente, non preoccuparti. Vieni, per favore. Voglio farti vedere una cosa.>> sospiro, per poi dirigermi verso di lui. Quando lo raggiungo mi porge una mano, che io afferro, ma prima che possa dire qualcosa, poso le labbra sulle sue. La sua pelle è calda come il sole andaluso e leggermente appiccicosa. Lo sento sorridere contro le mie labbra, e mi stringe la mano nella sua.
<<Por fin estás aquí, angelito. Te he echado mucho de menos, hoy.>>
Sento il cuore palpitare nel mio petto. Sorrido.
<<Mi sei mancato anche tu.>> ammetto, e lui sorride, felice, per poi posarmi un piccolo bacio sulle labbra.
Lo vedo poi scorrere indietro e appoggiare il casco al manubrio. Mi fa un cenno col capo.
<<Sali?>>
<<Salgo dove, scusa?>> gli chiedo, guardandolo confusa. Marc ride, piano e la sua risata mi riscalda la cassa toracica. È la cosa più bella che io abbia mai sentito.
<<Sulla moto, ovviamente. È pulito sul serbatoio, guarda.>> e per dimostrarmelo, vi passa sopra una mano guantata.
<<Sì, ma non ai lati. E anche la tua tuta è sporca di terra.>>
Marc cerca di togliere un po' di terra dalle gambe, ma giusto l'acqua può rimuoverla.
<<Oh, ti prego Angel, non rovinare lo splendido quadretto che mi ero fatto in testa! Vieni, per favore.>> mi implora, porgendomi una mano. Mi specchio nei suoi occhi caldi che paiono cioccolato fuso, e afferro la sua mano. Mi aiuta a salire sul serbatoio della sua moto, e intreccio subito le braccia intorno al suo collo.
<<Allora?>> gli domando, iniziando ad accarezzargli i capelli sulla nuca. Marc mi posa un bacio a fior di labbra, poi, afferra il casco e me lo piazza sul capo.
<<Marc, che stai facendo?>> gli domando, confusa.
<<Non so dove appoggiare il casco e la tua testa mi sembra il posto migliore.>> sogghigna, mettendo in moto. Lo guardo, allarmata.
<<Tranquilla, voglio solo portarti sulla salita. Andremo a passo d'uomo, non preoccuparti.>> in effetti, avanziamo molto lentamente, ma io ne approfitto comunque per stringermi a lui.
È la prima volta che salgo su una moto con lui prima d'ora, una moto da cross per l'esattezza, ed è così bello. Quando lo sento fermarsi, riapro gli occhi e lui spegne il motore. Mi sfila il suo casco, e lo riappoggia sul manubrio.
<<Guarda che bello da qui.>> mi sussurra all'orecchio, mentre la vista delle colline che si perdono all'orizzonte sotto i raggi color oro acceso del sole si apre ai nostri occhi. È davvero bello da qui. Sento qualcosa scaldarmi il cuore.
Marc mi avvolge le braccia intorno alla vita e mi attira piano a sé. Mi appoggio contro la sua tuta. In questo momento non me ne frega letteralmente nulla della terra e del fango. Appoggia il viso sulla mia spalla e poso la mia testa contro la sua. Potrei restare così per sempre con lui.
<<Ho una proposta da farti.>> lo sento, come un sussurro al mio orecchio.
<<Ovvero?>> gli chiedo, voltandomi a guardarlo. Lo vedo passarsi la lingua sulle labbra.
<<Ti andrebbe di venire via con me per il weekend?>> dice, tutto d'un fiato. Lo guardo, sbattendo le palpebre e sentendo una fitta dolcissima alla bocca dello stomaco propagarsi in tutto il mio corpo.
Certo che lo voglio!
Voglio partire subito!
<<Dove avevi in mente di andare?>> gli chiedo, inclinando il viso. So che avrei dovuto rispondere subito, lo vedo che sta fremendo dal bisogno di sapere quale sia la mia risposta.
<<In Costa Brava. Per due giorni è perfetta.>> annuisco.
<<Non siamo mai stati insieme completamente soli per due giorni...>> accenno, realizzando solo adesso la cosa. Sento i brividi lungo la schiena. Trascorrere due interi giorni solo io e lui è tutto quello che desidero.
Mi guarda, e intuisco che sta iniziando a temere che io rifiuti.
<<Lo so, è vero, ma ->>
<<Non vedo l'ora di partire, Marc.>>
La sorpresa si dipinge sul suo viso. Spalanca gli occhi, sbattendo le palpebre e sorride.
<<Davvero?>>
<<Ma certo!>> mi giro verso di lui che mi abbraccia, stringendomi forte.
<<Sono così felice Angel, tanto felice!>> esclama, e mi posa una mano guantata sulla guancia, per poi baciarmi.
<<Il mio primo bacio sulla moto da cross.>> soffia, non appena ci allontaniamo. <<Non sai quanto ho sognato di averlo con te. Letteralmente.>>
<<"Letteralmente" nel senso che mentre dormivi hai sognato di baciarmi sulla tua moto?>> gli domando, ironica.
<<Ti ho sognato così tante volte Angel che neanche immagini.>> mormora, facendomi tremare il cuore.
Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio.
Voglio baciarlo per il resto della mia vita.
<<Andiamo?>> mi chiede, in un sussurro, e mi limito ad annuire, per poi stringermi a lui.
~~~
Ovviamente, mia madre ha accolto con grande gioia la notizia che andrò via con Marc per il weekend.
Ha cercato di celarmela il più possibile, ma conoscevo troppo bene quel sorriso.
So benissimo che nella sua testa ha già organizzato in ogni più piccolo particolare il matrimonio tra me e Marc, nonostante sappia benissimo che il matrimonio non è tra i miei piani di vita.
Rafi invece, non ha minimamente provato a nasconderla.
È
più che convinta che dopo questo weekend insieme, io e Marc torneremo ufficialmente insieme.
Partiamo verso le 9 del mattino. È una giornata luminosa, chiara, limpida. Sento tante piccole scariche elettriche scorrermi nelle vene, non riesco a smettere di sorridere. Faccio subito partire la mia playlist, poi, mi volto verso di lui, per ammirarlo alla guida.
È così bello, così sexy, così attraente.
Mi sento così fortunata a poterlo guardare, ammirare, baciare, toccare, sentire.
Mentre lo guardo, continuo a ripetere mentalmente il suo nome, il suono che crea la mia lingua ogni volta che lo chiamo, a quanto sia il nome più bello del mondo per me perché è il suo nome.
<<Devo piacerti tantissimo se non riesci a staccarmi gli occhi di dosso.>> lo sento dire, e la sua voce mi riporta alla realtà. Arrossisco.
<<Mi piaci moltissimo in effetti, sì.>> lo vedo sorridere, per poi lanciarmi un'occhiata. Mi prende una mano e se la porta sulla gamba, intrecciando le dita con le mie. Qualcosa al centro del mio petto pare rispondere al tocco leggero delle sue dita.
<<C'è una cosa che volevo chiederti da qualche giorno...ma puntualmente ho finito per dimenticarmene.>> esclama, dopo qualche istante, mentre One and Only di Adele ci fa da sottofondo.
<<Ossia?>>
<<Quando l'altro giorno parlavamo di bellezza, oggettività e cose del genere...tu hai detto che io so chi per te continua ad essere il più bello di tutti e mi chiedevo se, effettivamente, la persona che penso che sia...sia quella giusta.>> sogghigno, scuotendo il capo.
<<Ci stai ancora pensando?>>
<<No! Cioè...ogni tanto sì, l'argomento mi è tornato in mente, ma solo perché voglio sapere se la persona a cui penso è quella giusta.>> mi sistemo meglio contro il sedile.
<<E sentiamo...chi è secondo te?>>
<<Vediamo...è un pilota.>>
<<Giusto.>>
<<Di F1.>>
<<Esatto.>>
<<Ha una passione per la moda anche se si veste in maniera improponibile.>> sogghigno.
<<Devo dire di sì, però andiamo, è originale! E il paddock è la sua Milano fashion week personale.>>
<<Corre per la Mercedes.>>
<<Affermativo.>>
<<Lo sapevo che era Hamilton!>> esclama Marc, battendo la mano sul volante e voltandosi a guardarmi.
<<Ma sapevi benissimo che mi piaceva, mi è sempre piaciuto, non ricordi quando ti premiò a Le Mans nel 2013, quante domande ti feci quando tornasti?>> Marc assottiglia lo sguardo.
<<Sì, ora lo ricordo.>> replica, lentamente.
<<Prima o poi me lo devi fare incontrare, Marc, ti prego...>> mi sporgo verso di lui e gli poso un bacio sulla guancia.
<<Mmh...>> gli faccio gli occhioni e lui scuote il capo. <<Vedremo.>> sorrido e poso la testa sulla sua spalla.
<<È davvero un peccato non poterti baciare, adesso...>> mormoro, e lui increspa le labbra, rivolgendomi uno sguardo cupo.
<<Crudele.>> scoppio a ridere, e torno al mio posto.
Arriviamo a destinazione poco prima di mezzogiorno. Marc è passato in agenzia per ritirare le chiavi della casa dove alloggeremo questo weekend e quando la raggiungiamo, resto a bocca aperta giusto per un istante.
Non è una casa, è una villa.
Avrei dovuto aspettarmelo, è questo lo stile di Marc, ormai.
Ci metto qualche istante in più a scendere dall'auto e Marc ne approfitta per aprirmi la portiera.
<<Allora? Che ne pensi?>> lo guardo.
<<Lo sai già.>> Marc si stringe nelle spalle.
<<Ho provato a cercare una casa più piccola, sul serio, ma erano tutte prenotate. Sarebbe stata più intima, per me e per te.>> mi spiega, poi tira fuori le nostre valigie. Sono giusto due giorni, quindi non ho portato molto.
Quando entriamo, l'ampio salone della villa si apre ai nostri occhi. È luminoso, in stile moderno, e i pavimenti sono in parquet. Uno spazio così grande, solo per noi, mi crea agitazione. Sarà dura riuscire a prendere sonno e a non entrare in paranoia al minimo rumore. Oltre al cercare di domare l'istinto di controllare ogni stanza prima di andare a letto.
Marc deve avere intuito la mia preoccupazione, perché mi avvolge le spalle con un braccio per attirarmi a sé.
<<Niente pensieri negativi, angioletto. Andrà tutto bene, stai tranquilla.>> mi posa un bacio sulla tempia e io chiudo gli occhi, per poter assaporare ancor più intensamente quel bacio.
<<Ora facciamo il giro della casa, valutiamo le stanze e scegliamo la migliore.>>
<<Sarà divertente.>> commento, recuperando la mia valigia. Sono presenti quattro stanze padronali, ognuna dotata di bagno in camera. Io e Marc finiamo per scegliere quella affacciata sul mare rivolta a est. Voglio godermi le luci dell'alba mentre sono a letto, stretta a lui.
Il giardino, per fortuna, non è molto grande, anzi, piuttosto contenuto. Ovviamente, non poteva mancare la piscina.
<<Avanti Marc, sistemiamo i vestiti nell'armadio.>> gli dico, chinandomi verso le valigie. Apro la mia, e inizio a tirar fuori tutto quello che ho portato con me.
<<Los tacones rojos.>> lo sento dire, mentre li tiro fuori dal sacchetto in cui li avevo infilati.
<<So che ti piacciono.>> annuisce, mentre sistema le sue magliette nell'armadio.
<<Sono molto...sexy. E sembrano essere fatti apposta per te.>> mormora, lascivo. <<il fatto che le hai portate...significa che le indosserai?>> sorrido e mi avvicino a lui.
<<Chi lo sa...forse. Te le dovrai meritare.>> Marc inarca le sopracciglia, per poi mordersi il labbro inferiore. Si tende verso di me e mi bacia, e io gli getto subito le braccia al collo. Mi spinge contro l'armadio, e io, per tutta risposta, gli tiro i capelli. Lo sento gemere, un suono roco e profondo che pare provenire dal profondo di lui.
Mi afferra le cosce, e la sua presa è così ferrea da lasciare il segno delle sue dita sulla mia pelle.
Si spinge contro di me e mi sento sciogliere tra le sue braccia.
Lo prendo dolcemente per il mento, e lo allontano.
<<Piano, Marquez. Piano.>> mormoro e lui arrossisce.
<<Sì, giusto...>> scioglie la sua presa e ritorno con i piedi per terra.
<<facciamo così: ci diamo una rinfrescata e poi andiamo a pranzo, che dici?>>
<<Dico che va bene! Il bagno è mio, Marquez, ti toccherà scegliere uno degli altri tre.>> sogghigno, entrando nel bagno della stanza che abbiamo scelto.
Dopo pranzo, Marc mi propone di fare una passeggiata, affermando che gli occhiali da sole sono l'unica cosa che gli servono per non essere riconosciuto. Nonostante i miei dubbi, fortunatamente, nessuno lo riconosce, e riusciamo a goderci la nostra passeggiata in tutta tranquillità. È un posto davvero bello, ma ciò che lo rende davvero unico è la presenza di Marc. Lui renderebbe tutto più bello.
Nonostante la villa che Marc ha affittato goda anche di una spiaggia privata, optiamo per la piscina, per ovvie ragioni. La piscina rende più sicuri entrambi. Lui di poter nuotare senza paure, la sottoscritta, di avere a che fare con una minore quantità di acqua. Lo osservo, mentre fende l'acqua, i muscoli della schiena che guizzano sotto il sole cocente. La sua pelle attira i miei occhi come una falena alla luce.
È una creatura meravigliosa, un'opera divina.
Viene poi a sedersi accanto a me, e osservo le dita che passano tra i capelli bagnati. Si volta verso di me, con un largo sorriso dipinto sulle labbra e sta per dire qualcosa, ma io lo bacio, prendendo il suo viso tra le mani.
Sto diventando troppo debole, sta iniziando a diventare difficile per me contenere quello che provo per lui.
Quando mi stacco da lui, il suo sorriso mi illumina lo sguardo, e rimango abbagliata.
Non ho mai visto niente di più bello in tutta la mia vita.
<<Sei così bello, lo sai?>>
Marc serra la presa intorno alla mia vita e io mi strofino leggermente contro di lui. Impazzisco nel sentire la sua pelle contro la mia.
Mi rendo improvvisamente conto del tono della mia voce.
Dio, sembravo una ragazzina innamorata!
La mano di Marc tra i miei capelli mi richiama alla realtà. Inizia a massaggiarmi la nuca e i miei occhi si chiudono. Una profonda sensazione di benessere si sprigiona dentro di me.
<<Fa sempre un certo effetto sentirselo dire da te, angioletto.>> mormora, iniziando a ricoprirmi la guancia di baci leggeri come piume.
Oddio.
I muscoli della parte più profonda di me fremono solo per quel tocco così delicato, provocandomi una sensazione deliziosa che si irradia in ogni angolo del mio corpo.
Il suono del cellulare mi fa sobbalzare. Marc allontana di poco il viso dal mio, e restiamo per qualche istante immobili, a guardarci negli occhi. Poi, il mio sguardo viene attirato inevitabilmente dalle sue labbra. Mi sporgo per baciarlo, ma lui si scosta, sogghignando. I suoi occhi brillano, e capisco che è felice.
<<Rispondi al telefono, angelo.>> sbuffo, e mi alzo, raggiungendo la sdraio. Il telefono smette di suonare nell'istante in cui lo afferro.
Joan.
Joan mi stava chiamando.
Sento il cuore iniziare a battere come un pazzo del tutto improvvisamente, quella sensazione al centro del petto tornare a farmi il solletico.
Io e lui abbiamo continuato a sentirci, a parlare e ogni volta che lo sento o penso a lui, realizzo quanto io sia confusa al momento.
Per questo sto cercando di non pensare alla cosa, forse perché so che in fondo, sto sbagliando.
Avrei dovuto allontanarmi da entrambi, tornare in Italia e decidere cosa fare.
Invece avevo ascoltato quella spinta, quel trasporto, quel richiamo che mi portava da Marc. Dopo quello che è successo nelle ultime settimane, non sono più riuscita a gestire e controllare la cosa.
<<Ehi, tutto bene?>> sento la voce di Marc accanto a me e mi volto di scatto, spaventata. Si sta asciugando i capelli con un asciugamano che poi porta sulle spalle.
<<Sì, certo.>> sogghigno, nervosamente.
<<Sicura?>> annuisco. <<Chi era?>> scrollo le spalle e prendo un respiro profondo.
<<Joan.>> lo sento irrigidirsi accanto a me. So cosa sta provando e so cosa sta pensando, anche se prova a dissimularlo.
<<E...non gli hai risposto?>> chiede, cercando di mantenere il tono della voce priva di espressione.
<<Ha terminato di suonare prima che potessi farlo.>> spiego, e lui annuisce, ma noto che quel luccichio nei suoi occhi è sparito, e le labbra sono ridotte a due linee sottili.
<<Beh, io vado a farmi una doccia.>> dice, iniziando ad avviarsi.
<<Non vuoi fare un altro bagno?>> gli chiedo, seguendolo. Lui si blocca e si volta a guardarmi, sbattendo le palpebre con aria confusa.
<<Uhm, sì in realtà. Ecco, io...ho solo bisogno di andare un attimo in bagno.>> annuisco, e osservo la sua ampia schiena, mentre entra in casa.
<<Marc, aspetta.>> lo vedo fermarsi nuovamente, ma non si volta e io lo raggiungo, cingendogli la vita con le braccia e posando la guancia contro la sua schiena, ad occhi chiusi. Un senso di pace mi pervade l'anima, mentre il suo profumo mischiato al cloro mi riempie i polmoni.
<<Torna presto, vorrei entrare in piscina, con te.>>mormoro, posandogli un bacio sulla pelle. Sento d'improvviso i muscoli delle sue spalle sciogliersi, la sua schiena rilassarsi. Posa le mani sulle mie, e si volta verso di me. Sulle sue labbra è disegnato un piccolo sorriso, ma nei suoi occhi leggo un che di rassegnazione.
<<Vuoi davvero entrarci?>> mi stringo nelle spalle.
<<Non mi va di restare semplicemente seduta sul bordo della piscina. Se mi stai vicino posso provare ad andare nella zona delle scale, a piccoli passi.>> Marc mi prende il viso tra le mani, sollevandomelo dolcemente verso il suo.
<<Por supuesto que estoy cerca de ti, mi amor, siempre quiero estar cerca de ti.>>
Sento le gambe tremarmi e socchiudo gli occhi. Mi sollevo sulle punte per stargli ancora più vicino, e lui ride, piano, per poi posarmi un bacio così leggero da farmi tremare fin nelle viscere, sulle labbra.
<<Perché ti alzi sulle punte?>> chiede, in un sussurro.
<<Per starti ancora più vicino.>> mormoro, catturando le sue labbra con le mie, in un bacio lento e delicato e accarezzandogli il petto con la punta delle dita.
<<Sì, ecco...forse è meglio che vado, torno subito.>> esclama, schiarendosi la voce e allontanandosi da me. Sogghigno e torno in giardino.
Recupero il telefono e chiamo Joan.
<<Angel, ciao! Ti...ti ho disturbato?>>
<<No Joan, assolutamente. Come stai?>>
<<Sto...sto bene, diciamo. Tu?>>
<<Bene, dai.>>
<<Sei dai tuoi nonni?>>
<<No, sono ancora a Cervera perché mia madre non è stata molto bene negli ultimi giorni e al bar avevano bisogno di me.>>
<<Oh, mi dispiace...>> fa una piccola pausa <<quindi sei...a Cervera...>> riconosco quel tono e so benissimo a cosa sta pensando. A chi sta pensando.
Intuisco che vorrebbe chiedermi di Marc, e da una parte lo capisco, ma dall'altra, per ora, non stiamo più insieme, quindi, non dovrebbe chiedermi di lui.
<<Hai visto Marc?>> mi chiede, a bruciapelo, e io vado a sedermi a bordo piscina.
<<Sì, Joan.>>
<<Bene. Penso di essere di troppo, allora.>>
<<Joan, io ti capisco, ma non stiamo insieme.>> replico, cercando di restare calma.
<<Lo so benissimo Angel, ma, io pensavo che ti saresti presa il tuo tempo per pensare, per pensare a cosa volessi davvero, lontana da me e da lui, ma in realtà, per ora, tu continui a restare semplicemente lontana da me.>> inspiro ed espiro, cercando di restare calma.
<<Joan, ti prego, non è stato un periodo facile per me, e hai ragione, credimi, hai ragione e sono d'accordo con te. Ma come ho detto, è stato un periodo difficile per me, e Marc mi è stato vicino, e...lo sai. Marc è sempre stato importante per me, l'hai sempre saputo. Inoltre, voglio ricordarti che sono rimasta a Cervera a causa di miei problemi personali e per stare vicina a mia madre e darle una mano al bar. Marc ci è stato vicino, ergo, è normale che io abbia visto più lui di te. Cervera è stata casa mia per anni, qui c'è mia madre, mia zia...se io avessi vissuto a Maiorca, saresti stato tu quello che avrei visto più spesso.>>
<<Allora facciamo che tagliamo la testa al toro e vengo anche io a Cervera, così ti rendo la scelta più facile?>>
<<Sei davvero così sicuro che finirò per scegliere tra te e lui? Devi sapere che non ho paura di restare sola, Joan, e non ho mai sentito il bisogno di avere qualcuno accanto a me, anzi. Tu non hai mai avuto a che fare con l'Angel che veniva etichettata come priva di stimoli romantici, dal "cuore di ghiaccio".
È molto probabile che io finisca per non scegliere nessuno.>>
<<Mi stai dicendo che non ho più speranze con te, Angel?>>
<<No Joan, sto solo mettendo le cose in chiaro in generale, perché io sono fatta così. Ti sto solo dicendo che non mi si devono mettere i piedi in testa, che sono io a dover decidere della mia vita. Tu hai ragione, te l'ho già detto, ma ora, io e te non stiamo insieme.>>
<<Già, non stiamo insieme. Il problema è che sono stato io il coglione che ha rovinato tutto. Ci sentiamo, Angel.>>
<<Joan, aspetta ->> Joan termina la telefonata, e sbuffo, contrariata.
Porto le ginocchia al petto e poggio la testa contro di esse.
Joan ha ragione.
Dopo aver ricevuto il responso dell'esame dell'ago aspirato, avrei dovuto tornare a casa mia. Sarebbe stata la scelta più giusta.
Invece...invece avevo finito per baciare Marc.
E da quel momento non sono più riuscita a smettere, né ad allontanarmi da lui.
Sento che sto sbagliando tutto, che mi sto lasciando trasportare dall'attrazione che provo per Marc.
Ma non riesco ad allontanarmi da lui. Non ci riesco.
Lancio il telefono sulla sdraio, accanto a quello di Marc che, dopo qualche istante, riappare alla mia vista.
Cerco di non mostrare il mio malumore e di rivolgergli un sorriso.
<<Va tutto bene?>> mi domanda, non appena mi raggiunge. Annuisco, mentre lui mi scosta i capelli oltre le spalle. Perché ho la netta sensazione che abbia sentito almeno parte della mia conversazione con Joan?
<<allora, entriamo in acqua? Ne sei ancora sicura?>>
Se anche avesse sentito qualcosa, cosa comunque probabile, sta cercando di far finta di niente, perché in fondo, conosco Marc. Conosco la mappa del suo viso, il modo in cui le sue emozioni e i suoi sentimenti si dipingono sul suo volto. Prendo un respiro, mentre lui mi afferra entrambe le mani, per aiutarmi ad alzarmi.
<<Solo perché mi sei vicino. E perché al limite, andrò a sedermi nel punto più basso. Penso che l'acqua in quel punto dovrebbe arrivarmi all'incirca alle spalle, tu che dici?>> Marc annuisce, sorridendo, e intreccia le dita della sua mano con le mie, e una scossa elettrica mi attraversa la spina dorsale.
<<Decidi tu quando andare. Quando ti senti pronta.>> mormora, e io annuisco. Prendo un respiro profondo, osservando i riflessi del sole che giocano sulla superficie dell'acqua. Socchiudo gli occhi e inizio a scendere gli scalini. Porto Marc, che non ha lasciato la mia mano, con me, e ad un tratto lo sento tirarmi dolcemente verso di lui.
<<Qui andrà benissimo Angel, l'acqua è perfetta.>> annuisco, e, chiudendo gli occhi, mi immergo, lentamente, fino a che l'acqua non mi accarezza le spalle. Mi siedo, poggiando la schiena contro la parete della piscina e la testa contro il bordo, e le mie spalle si rilassano. Sento Marc fare lo stesso al mio fianco, e la sua spalla sfiora la mia.
<<Stai bene?>> mi chiede, e io apro gli occhi, incrociando i suoi. Annuisco, e mi sporgo verso di lui. Marc allarga le braccia e dopo un istante, mi ritrovo stretta a lui, il suo petto tonico e scolpito contro la mia schiena.
Mi sento in paradiso.
L'acqua della piscina che mi increspa la pelle, il sole catalano che batte forte sulle nostre teste, la brezza leggera del mare e la pelle di Marc contro la mia. Non potrei chiedere di più, non avrei mai potuto immaginare qualcosa di più.
<<No sabes lo feliz que estoy de estar aquí contigo, de tenerte entre mis brazos, mi ángelito...>>
La sua voce al mio orecchio mi fa venire letteralmente i brividi. Mi risulta ancora incomprensibile il motivo per cui, nonostante sia abituata a sentir parlare spagnolo, Marc sia l'unico che mi fa effetto.
Un effetto devastante.
La sua voce, unita a quella lingua così sensuale, creano un mix a cui non riesco a resistere.
Mi volto verso di lui, poggiando la testa contro la sua spalla.
<<Anche io sono davvero felice di essere qui con te, Marc.>>
La sua presa intorno alla mia vita si fa più serrata, e affonda il viso nella mia spalla, posandomi un bacio nell'incavo del collo. Cerco di impedirmi di tremare, ma ci pensa la pelle d'oca a tradirmi.
<<Angel, senti...perché non mi parli un po' di questo posto dove vorresti tanto andare?>>
<<Quale?>>
<<Quello in Italia, da dove viene tua nonna.>>
<<Oh sì...è un paradiso. Il posto più bello del mondo. Anche le montagne lo sono, fanno da sfondo a tutti i miei ricordi da bambina, ma...questo è davvero un paradiso in terra. Non si può dire di aver vissuto se non si è mai stati in Costiera Amalfitana. Decine di paesi abbarbicati sulla costa, di fronte al mare...ogni volta che ci sono andata, non avrei mai voluto andare via. Ci sono stata poche volte, ma ogni volta, sono stata molto felice. Ho solo ricordi felici di quel luogo.>>
<<Deve essere un posto incantevole.>> lo sento dire.
<<Oh sì, meraviglioso. Ti faccio vedere qualche foto appena usciamo dall'acqua, e magari un giorno ti ci porterò.>>
Lo sento stringermi ancora più forte, il suo cuore aumentare drasticamente i battiti.
Che gli succede?
<<Stai bene, Marc?>> gli chiedo, voltandomi di poco verso di lui. Lui annuisce, posandomi un bacio tra i capelli.
<<Si, estoy bién. Muy bien.>> lo sento poi sollevarmi di poco <<girati, voglio poter ammirare quel bel viso che ti ritrovi.>> mormora, e io mi limito ad alzare gli occhi al cielo, per poi girarmi verso di lui, allacciando le braccia intorno al suo collo.
<<Molto meglio.>> commenta, posando una mano sulla mia guancia, e sfiorandomi la pelle con il pollice.
Quel gesto così delicato, unito al suo sguardo carezzevole su di me mi fa sciogliere completamente, e faccio scorrere le mani sul suo petto, per andare a circondargli la vita con le braccia e posare la testa sulla sua spalla.
<<Ecco la mia gattina che torna a fare le fusa.>> sussurra, tra i miei capelli, per poi posarvi sopra un bacio. Sorrido e strofino la guancia contro la sua spalla, mentre lo sento inspirare forte. <<cos'è questo profumo?>>
<<Burro di cacao e olio di cocco. Ne ho messo un po' sulle lunghezze prima di tirarmi su i capelli.>>
<<Non riesco a staccare il naso dai tuoi capelli, penso che questo profumo sia diventato la mia nuova droga.>> sogghigno, e mi sollevo, sistemandomi meglio sulle sue gambe e circondandogli il collo con le braccia.
<<Cerchi sempre una scusa per starmi appiccicato, eh Marquez?>> Marc inarca un sopracciglio.
<<Senti chi parla, quella che è letteralmente spalmata contro di me.>> spalanco la bocca e Marc scoppia a ridere.
Potrei ascoltare la sua risata per tutto il giorno.
<<Sei terribile.>> commento, e lui annuisce.
<<Purtroppo, devo darti ragione.>>
Scuoto la testa, e mi perdo nel guardarlo. Gli accarezzo i capelli sopra le orecchie, poi, con l'indice, seguo il suo profilo, e quando arrivo a toccare le sue labbra, vi ci posa sopra un bacio. Continuo, percorrendo il contorno del suo viso e incrocio i suoi occhi. Il modo in cui mi sta guardando mi fa tremare letteralmente il cuore. Il suo sguardo è così acceso, penetrante, che potrei consumarmi sotto di esso.
Tutto quello che volevo dirgli sparisce dalla mia mente, la lingua mi si attacca al palato e mi rendo conto di avere la gola secca.
<<Il tuo viso è la cosa più bella che io abbia mai visto. >> riesco solo a dire, e il tono della mia voce è talmente carezzevole da non sembrare quasi la mia. Marc sogghigna, abbassando lo sguardo, ma noto le sue guance prendere colore.
<<Davvero? Ma è più o meno bello di quello di Lewis?>> sbuffo, sollevando gli occhi al cielo, evitando quel sorriso ironico disegnato sulle sue labbra.
<<Ti ho già detto che obiettivamente per me, lui è uno degli uomini più belli del mondo, ma...lui non mi fa sentire come mi fai sentire tu.>> mi rendo conto di quello che ho detto solo quando l'ultima parola lascia la mia bocca. Marc punta gli occhi negli miei e noto come il suo sguardo si sia fatto serio.
<<Perché, come ti faccio sentire, Angel?>> mi chiede, lentamente, la voce più roca.
Oddio, cosa ho detto?
Perché l'ho detto?
Resto letteralmente impietrita davanti a Marc, che continua a fissarmi, lo sguardo intenso e impaziente che continua a scrutare il mio viso.
Sento il cuore battere a gran colpi per la situazione in cui mi sono ficcata.
Non ho idea di cosa dirgli, o meglio, so benissimo cosa dirgli, ma semplicemente non posso dirglielo.
Cerco di pensare ad una via di fuga, ad un modo per sfuggire al discorso o ad un modo per distrarlo.
Un meteorite, l'attacco di uno sciame di vespe assassine o l'invasione delle cavallette, ad esempio.
Penso però, che neppure una di queste ipotesi sarebbe sufficiente a distrarlo. Alla prima occasione riprenderebbe il discorso, ne sono più che certa.
<<Io...ecco...>> boccheggio, come un pesciolino rosso a cui è appena andata in frantumi la bolla di vetro. Marc mi guarda speranzoso, le sopracciglia che si inarcano lentamente, mentre sbatte le palpebre.
Sto andando letteralmente in tilt.
Non posso, non posso, non posso.
Mi sale il panico, e scuoto la testa, iniziando a sogghignare nervosamente.
<<Andiamo Marc, lo sai!>> esclamo, continuando a ridacchiare, mentre lui aggrotta le sopracciglia, guardandomi tra il confuso e il sorpreso. <<mi fai sentire bene. Tanto bene.>>
Marc annuisce, accennando un sorriso, ma non riesce a nascondere completamente la sua delusione.
Nonostante ci provi, è lì, dipinta sul suo volto, nel modo in cui stira le labbra e i suoi occhi si spengono.
Accidenti, ma perché non penso prima di parlare?
<<Ehi, tutto bene?>> gli chiedo, prendendogli il viso tra le mani e chinandomi su di lui. Marc accenna un sorriso, annuendo.
<<Tutto bene, Angel.>> mormora, facendo un cenno col capo <<come hai detto tu, lo so. Lo so già.>> dice, guardandomi fisso negli occhi. Si sporge verso di me e mi posa un bacio sulle labbra, un bacio squisitamente dolce e tenero. Lo riempio di carezze leggere, fino a quando, nel momento in cui si stacca da me, non mi prende una mano, per passarvi sopra un pollice, accarezzando il dorso dove sono ancora presenti dei piccoli tagli. Almeno ora che sono bagnate, non sono secche.
<<Dobbiamo fare qualcosa per queste mani delicate.>> commenta, e il modo in cui lo dice e le guarda mi fa venire da piangere. Sta toccando il risultato delle mie paure e delle mie fobie, le sta accarezzando con delicatezza, mentre un lampo di dolore misto a tristezza attraversa il suo sguardo. Se le porta alle labbra e posa su ogni taglio dei baci leggeri come piume.
Mi frantumo completamente ai suoi piedi, di fronte a quel gesto. Ricordo quando gli ho aperto il mio cuore, confidandogli tutto quello che mi portavo dietro, al modo in cui mi guardava mentre parlavo. E ora, sta baciando il mio dolore.
Sento il mio cuore spezzarsi e ricucirsi nel mio petto mentre lo guardo, mentre sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.
Non posso dirgli quello che sento, non lo posso dire neppure a me stessa, ma posso, devo baciarlo.
Una lacrima mi scorre lungo la guancia, e allontano le mani dalle sue labbra solo per sostituirle con le mie.
Tengo il suo viso il più vicino possibile al mio, mentre cerco di fargli capire tutto quello che sto provando.
Marc mi cinge la vita, infilando una mano tra i miei capelli e mi sfugge un gemito.
Quando ci stacchiamo, mi posa un bacio sulla punta del naso, un sorriso disegnato su quelle labbra meravigliose.
<<Stavo pensando alla cena di stasera...ti va se restiamo a casa e ce la facciamo portare a domicilio da uno dei ristoranti qui vicino? Ho trovato diverse appetitose opzioni. Poi, magari, dopo cena, facciamo una passeggiata. Che dici?>>
<<Dico che è perfetto. L'intimità che possiamo avere in una casa dove ci siamo solo io e te non la possiamo avere da nessun'altra parte.>> replico, baciandogli la fronte.
<<Sono assolutamente d'accordo.>> concorda, con un sorriso.
Usciamo poi dalla piscina e raggiungiamo la spiaggia. Vado a sedermi sulla battigia e mi godo la voce del mare, le carezze leggere delle onde che, si riversano sui miei piedi. Ci godiamo il tramonto sul mare, e mi sento così felice. Come se tutto potesse andare bene.
Dopo aver ordinato la cena, nell'attesa facciamo entrambi la doccia, e grazie alla presenza di più bagni, Marc non mi deve aspettare. Così posso fare con calma, infatti ravvio i capelli, sistemandoli con l'arricciacapelli, nonostante non mi piaccia usare strumenti di calore, ma ora non ho altro per sistemarli e non ho intenzione di tenerli gonfi. Applico poi qualche goccia di olio sulle lunghezze. Decido di truccarmi un po', sottolineando i miei occhi e il loro colore con una leggera passata di ombretto, una linea sottile di eyeliner e, per completare l'opera, il mascara. Probabilmente è un po' inutile, ma decido comunque di applicare del lucidalabbra.
Entro in camera, e recupero il vestito che ho scelto di indossare dal momento in cui Marc mi ha proposto di restare a cena a casa.
Lo indosso, e dopo aver recuperato le scarpe, osservo il mio riflesso allo specchio.
Come nella stragrande maggioranza delle volte, noto qualche difetto, o meglio, li noto tutti, ma decido di ignorare la cosa e scendo al piano di sotto.
Mentre mi vestivo hanno suonato al citofono, quindi, la cena deve essere arrivata.
Sono passate le 22:30 e dobbiamo ancora cenare. Non che non sia quasi la normalità qui in Spagna.
Entro in salotto e noto che Marc ha già apparecchiato la tavola. Il rumore dei tacchi sul pavimento lo avverte della mia presenza, infatti quando sono a due passi dalla cucina, si volta a guardarmi. Lo vedo spalancare gli occhi e socchiudere le labbra, mentre il suo sguardo scorre su di me.
Adoro avere i suoi occhi su di me.
È una sensazione pazzesca.
Si schiarisce la voce, e viene verso di me.
<<È il vestito che hai indossato al matrimonio di José e Nuria?>> mi chiede, senza riuscire a staccarmi gli occhi di dosso. Annuisco, sorridendo e socchiudendo gli occhi.
<<Un uccellino mi ha detto che ti era piaciuto moltissimo.>>
<<Un uccellino di nome Rafi, scommetto.>> sogghigno, annuendo nuovamente. <<Sei...da togliere il fiato. Un incanto. Meravigliosa.>> aggiunge, dopo un istante, facendo un passo verso di me. Grazie ai tacchi ci separano giusto pochi centimetri.
<<Grazie, Marc. Anche tu sei...bellissimo.>> sorride, per poi mordersi il labbro inferiore. È vestito in total black, ha lasciato i primi due bottoni della camicia sbottonati, e ha arrotolato le maniche fino ai gomiti, mettendo in mostra i suoi avambracci color dell'ambra.
Resto incantata a guardarlo, e lui mi scosta una ciocca di capelli dal viso, portandomela dietro l'orecchio.
<<Devo dirti due cose.>> annuncia, schiarendosi la voce <<la prima: la cena è pronta. La seconda: in realtà Rafi ha omesso alcune cose che ho detto, ovvero, che volevo sfilarti questo vestito di dosso, per cui, ora, mi sto trattenendo dal prenderti e portarti in camera per fare l'amore con te.>>
Sento la mia spina dorsale sciogliersi come gelatina. Sbatto le palpebre, non riuscendo a staccare gli occhi dai suoi.
Sento il cuore che sbatte contro la mia cassa toracica e cerco di trattenere un sospiro.
<<E ti prego, non guardarmi in quel modo, con quegli occhi innocenti e languidi, perché, davvero...>> si schiarisce nuovamente la voce, e io mi sporgo verso di lui e poso un bacio delicato sulle sue labbra.
<<Andiamo ora, altrimenti la cena si raffredda.>> lo prendo per mano e, dopo aver portato i piatti in tavola, ci sediamo l'uno davanti all'altro. Prima di iniziare a mangiare, però, Marc aggiunge un sottofondo musicale. Mi raggiunge poi, e ceniamo.
<<Hai inserito anche questa nella tua playlist?>> gli domando, sorpresa, mentre le note di Black keys dei Jonas Brothers riempiono la stanza.
<<So che ti piace molto questa canzone.>> replica, sorridendo.
<<Mi piacciono tutte le loro canzoni, in realtà.>> sogghigno <<non ti ricordi? Il ragazzo ricciuto di cui avevo il poster appeso nella mia vecchia camera in Italia.>> Marc alza lo sguardo su di me, inarcando un sopracciglio.
<<Ah sì, me lo ricordo benissimo.>>
<<È stato la mia prima vera grande cotta. Ero pazza di Nicholas, sognavo di sposarlo un giorno.>> Marc solleva la testa con fare interessato.
<<Davvero? Molto interessante.>>
<<Avevo 14 anni, ero una bambina. E mi faceva sentire più simile alle altre. Poi crescendo, inizi a capire e scoprire chi sei davvero. Però ricordo Nicholas come una delle poche cose che mi faceva stare bene. Come il giorno in cui sono stata al loro concerto. Mi sono sentita così libera, così...me stessa. Non avevo più pensieri, più paure, ero solo anima e...e basta. Ricordo il momento in cui Nicholas, suonando questa canzone che mi fa sempre commuovere, ha guardato proprio me per un istante. Il parterre per fortuna era piuttosto libero, e io mi ero messa in un punto vicino al palco ma non troppo, per questo so con certezza che ha guardato me. Ma in quel momento...>> sogghigno, sventolandomi una mano davanti al viso. So di stare arrossendo come un pomodoro maturo. <<Mi sono sentita sciogliere.>> Marc mi ascolta, tenendo il pugno chiuso di una mano contro il viso.
<<È bello sentir parlare di un Angel che prova sentimenti romantici.>> dice, piano. Qualcosa mi dice che vorrebbe saperne di più. Cerco di non ascoltare le parole della canzone in sottofondo perché so che mi commuoverei e abbasso lo sguardo, scrollando le spalle. Riprendiamo la nostra cena e, dopo diversi minuti, lo sento parlare.
<<Ti va di ballare?>> mi chiede, non appena terminiamo di cenare. Annuisco, e Marc mi prende per mano.
<<Oh, quasi dimenticavo. Aspetta qui, vengo subito.>> si alza e sparisce in corridoio, mentre io sparecchio. Lo vedo tornare, tenendo un braccio nascosto dietro la schiena e tendendo una mano verso di me. Lo guardo, stranita.
<<Non vorrai mica infilarmi un anello al dito, spero.>> lo prendo in giro e lui mi lancia un'occhiataccia. Sogghigno, e gli porgo la mano. Non mi sarei mai aspettata di vederlo tirare fuori da dietro la schiena una crema per le mani, e iniziare a spalmarmela prima su una mano, poi sull'altra, e in seguito massaggiarla per farla penetrare. Sento una fitta al cuore, la bambina dentro di me, spaventata e piena di disperazione, che si sente finalmente al sicuro.
Marc sta curando la mia parte ferita.
Ed è un qualcosa che fino ad ora nessuno aveva mai fatto, oltre lui.
Cerco di trattenere le lacrime, principalmente perché non voglio rovinare il trucco e secondo, perché ora, mi sentirei ancor più vulnerabile del solito.
<<Ho fatto un po' di ricerche, e ho trovato questa crema che sembra essere favolosa. Ripara la pelle lesa in profondità, la nutre, la idrata e la rigenera, rendendola più forte e resistente. Dovresti metterla almeno una volta al giorno, magari prima di andare a dormire, così la tieni per tutta la notte e fa il suo lavoro. Per quello che posso, Angel, voglio vederti stare bene.>> conclude, alzando lo sguardo su di me.
Sento il mio cuore traboccare di qualcosa di intenso, forte, devastante, in grado di togliermi il respiro. Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio, lo bacio come forse non l'ho mai baciato prima. Ma per la prima volta, mi sento completamente abbacinata, avvinta, piegata da questa emozione talmente intensa da non farmi capire più nulla, da non farmi neppure ricordare il mio nome.
Mi stacco da lui, continuando a tenere il viso vicino al suo. Quando riapro gli occhi, incrocio il suo sguardo, lucido e al tempo stesso limpido, appassionato e carezzevole, ardente e pieno di speranza.
<<Hostia.>> mormora, e scoppio a ridere, posando la fronte contro la sua. Sto per baciarlo nuovamente, ma lui si allontana da me.
<<Aspetta un secondo, devo riportare la crema in camera e lavarmi le mani, tu però non ti muovere, ti prego.>> mi implora e io scuoto la testa, sorridendo. Sparisce alla velocità della luce e dopo qualche istante, ritorna da me, prendendomi tra le braccia.
Iniziamo a ballare, sulle note di The power of love dei Frankie goes to Hollywood, e allaccio le braccia intorno al suo collo, non riuscendo a smettere di guardarlo. Poso un piccolo bacio sulle sue labbra, e Marc fa scorrere la mano sulla mia schiena, stringendomi forte a lui.
Quando Despacito prende il posto del capolavoro musicale che lo aveva preceduto, non posso fare a meno di sollevare gli occhi al cielo.
<<No Marc, Despacito no.>> piagnucolo, mentre lui sogghigna, prendendomi le mani e iniziando a ballare in maniera scordinata.
<<Amor, vamos, solo un poco de reggaetón. Pisotéame con esos tacones rojos.>> mormora, al mio orecchio e quelle paroline mi colpiscono in pieno petto.
Mi lascio andare e ballo, stimolata dallo sguardo di Marc su di me.
Sento che con il suo sguardo su di me, sarei capace di fare qualsiasi cosa.
Earned it di The Weeknd sostituisce Despacito, e, l'atmosfera cambia radicalmente nel giro di un istante. La musica ha su di me un grandissimo potere, e, con il suono di quegli archi gravi e seducenti che si diffonde nella stanza, non ho più voglia né di ballare, né di ridere. Mi sporgo verso Marc e chiudo le mie labbra sulle sue.
Lo sento avvolgermi le braccia intorno alla vita e stringermi forte a lui. Io mi aggrappo al suo viso, lui ai miei fianchi, fino a quando non mi prende tra le braccia, e mi porta in camera da letto.
Inizio a sbottonargli la camicia e poso un bacio su ogni lembo di pelle che mano a mano si mostra ai miei occhi. Lo sento sospirare, e affondare una mano tra i miei capelli, per poi tirarmi su e incollare le labbra alle mie. Faccio scorrere le mani sulle sue spalle, e la camicia cade ai nostri piedi. Non riesco a smettere di toccarlo, di accarezzare la sua pelle, non riesco a stare ferma, ho bisogno di sentirlo sotto le mie mani.
Lo sento gemere, piano, poi le sue mani trovano la cerniera del mio vestito e iniziano a tirarla giù, lentamente.
Mi allontano da lui giusto per togliere il vestito, che è più stretto sui fianchi, ma lui mi blocca.
<<Voglio togliertelo io.>> soffia, la voce roca e calda a tal punto da non sembrare la sua.
<<Fai piano, non voglio che si rovini.>>
<<Neppure io. Voglio potertelo togliere ancora e ancora, mille e più volte.>> replica, inginocchiandosi ai miei piedi, per poi afferrare i lembi del vestito e tirarlo giù, lentamente.
Vederlo inginocchiato davanti a me mi fa letteralmente impazzire.
Mi sento d'improvviso potente, mi rendo d'improvviso conto dell'effetto che ho su di lui e la cosa mi annebbia il cervello.
Marc lancia il vestito sulla sedia accanto all'armadio, per poi sollevare la testa e guardarmi dritto negli occhi. Quello sguardo cupo e infuocato e quel sorriso caldo e sicuro di sé lo fanno sembrare un diavolo tentatore, tutto per me.
Mi sento bruciare da quello sguardo.
<<Que hermosa eres, mi amor.>> mormora, e il tono basso e vellutato della sua voce mi fa vibrare fin nelle viscere.
Accarezza in punta di dita il retro delle mie ginocchia, facendomi letteralmente tremare le gambe, per poi risalire fino al bordo di pizzo rosso della mia culotte. Inizia a tirarla giù, lentamente, depositando una serie di baci leggeri sulle mie cosce. Sospiro, e quando Marc posa le labbra sul mio punto più sensibile, non riesco a trattenere un piccolo grido. Getto indietro la testa, chiudendo gli occhi, e afferro i suoi ricci, tirandoli. Il suo respiro caldo mi accarezza la pelle, e iniziano a tremarmi le ginocchia. Mi gira la testa, la vista mi si annebbia.
Non ho idea di come io riesca a continuare a restare in piedi, ma all'improvviso esplodo, e Marc mi prende tra le braccia, baciandomi, e sorridendo contro le mie labbra. Mi posa sul letto, e mentre riprendo fiato, lo sento osservarmi. Quando riapro gli occhi è lì, un ginocchio posato sul letto, al mio fianco, le braccia ai lati del mio corpo. Un sorriso compiaciuto e soddisfatto dipinto sulle labbra, le sopracciglia inarcate. Mi stringo nelle spalle e sento di stare arrossendo.
<<Estás bien?>> chiede, con tono carezzevole. Sorrido, socchiudendo gli occhi.
<<Muy bien.>> mormoro, per poi allungare le braccia verso di lui <<vieni qui.>>
Marc si china su di me, e mi bacia, mentre con una mano si libera dei jeans. Preme il suo corpo contro il mio, e mi sento mancare il respiro.
Accarezzo la sua schiena ampia, i muscoli che guizzano sotto il mio tocco, e inizio a ricoprire il suo viso di baci delicati.
Quando noto il suo sorriso pieno di felicità illuminargli il volto, il modo in cui tiene gli occhi chiusi, sento il mio cuore saltare un battito.
Posso continuare a mentirmi per l'eternità, ma ora, ora non posso non ammettere almeno a me stessa che Marc è tutto ciò che voglio.
Voglio stare con lui sempre, ogni giorno.
<<Mi angelito.>> mormora, le labbra che, muovendosi, sfiorano la mia guancia. Mi solleva di poco, quel tanto che basta per sfilarmi il reggiseno, per poi tornare a premere il corpo contro il mio, mentre mi bacia. Sentirlo contro di me, sovrastarmi, imprigionata tra lui e il letto, mi fa venire la pelle d'oca. Intreccia le mani con le mie, baciandomi con squisita lentezza, facendomi arricciare le dita dei piedi. Scende a baciarmi il collo, sfiorandolo prima con le labbra, e tremo contro di lui.
<<Marc...ti prego...>> lo imploro, e lo sento sorridere. Conosco così bene quel sorriso, il sorriso di chi sa di aver vinto. Le sue labbra sul mio collo mi portano letteralmente in paradiso. Lascio andare la sua mano e l'affondo tra i suoi capelli morbidi, accarezzandoli, tirandoli e sento un piccolo gemito provenire dalla sua gola.
Sospiro e muovo impercettibilmente i fianchi contro di lui.
Lo voglio, così tanto da non riuscire più a fare un pensiero di senso compiuto.
Lo sento prendermi il mento con due dita, sollevarmi di poco la testa e arrivare a baciarmi proprio sotto l'orecchio. Gemo, e lui allontana il viso dal mio, quel poco che serve per guardarmi negli occhi.
<<Vuoi? Cioè...estás lista, mi amor?>>
Quella sua dolcezza e delicatezza, le sue premure e il suo essere sempre attento ai miei bisogni mi fanno sciogliere come neve al sole. Annuisco, e premo le labbra contro le sue, prendendogli il viso tra le mani. Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi. Mi sento finalmente nel posto a cui sono sempre appartenuta.
Marc preme le sue labbra contro le mie con così tanta intensità che mi sento quasi venir meno. Allunga una mano verso il comodino e recupera un preservativo. Si allontana da me e si sfila i boxer, per poi indossarlo. Torna a sovrastarmi, mentre si infila tra le mie gambe e io allungo le braccia verso di lui.
Sento sempre un vuoto al centro del mio petto quando mi sta lontano.
Del tutto inaspettatamente però, posa una mano dietro la mia schiena e mi solleva, portandomi sopra di lui. Si distende sul letto, e porta entrambe le mani dietro la testa, guardandomi con occhi luccicanti di desiderio e un sorriso lascivo sulle labbra.
Sono a cavalcioni sopra di lui, e lo guardo, confusa e con il cuore che pulsa come un pazzo nella mia cassa toracica.
Poso le mani sul suo petto.
<<Cosa...?>> mormoro, sbattendo le palpebre.
<<Vorrei che prendessi tu le redini questa volta, amore mio.>> soffia, e ogni parola che esce dalla sua bocca assomiglia ad un dolce nettare del paradiso. Spalanco gli occhi, l'agitazione che si fa largo dentro di me. All'improvviso, realizzando di essere sopra di lui, e completamente esposta al suo sguardo, provo vergogna per la mia nudità, e porto le braccia a coprirmi il seno.
Il viso di Marc si trasforma, e si solleva, mettendosi a sedere e prendendomi tra le braccia.
<<Amor, qué está pasando? No te sientes bien?>> mi scosta i capelli dal viso e cerca di incrociare il mio sguardo. Mi solleva il viso posandomi due dita sotto il mento, e quando incontro il suo sguardo vellutato e carezzevole, sento qualcosa spezzarsi dentro di me.
<<Mi sono sentita...troppo esposta al tuo sguardo.>> mormoro, e lui mi accarezza la tempia con le labbra.
<<E a te, come sappiamo, il tuo corpo non piace, e vorresti coprirlo il più possibile.>> mi stringo nelle spalle, e Marc mi prende il viso tra le mani.
<<Io invece volevo ammirarlo per bene, dalla mia visuale.>> replica, indicando il letto con lo sguardo, un sorriso dipinto sulle labbra.
Sorrido, abbassando lo sguardo, e Marc mi stringe a sé.
<<Lasciati andare, angelo. Sei così bella quando ti lasci andare, sei così...sensuale, magnetica, così...te stessa.>> sussurra, e sento vibrare qualcosa dentro di me. Ci guardiamo negli occhi per secondi che paiono eterni, e mi perdo completamente nel suo sguardo color cioccolato. Bacio le sue labbra, poi scendo sul suo collo, sfiorandolo con la punta della lingua.
Sentirlo gemere mi scuote fin nelle viscere, e la sua presa sulla mia vita si fa così serrata da sentire le sue dita imprimersi sulla mia pelle.
La vista dei suoi occhi chiusi e delle sue labbra piene e morbide socchiuse mi manda letteralmente in fumo il cervello. Sfioro le sue labbra con le mie, e quando riapre gli occhi, gli faccio un cenno col capo, e sorrido.
<<Estás realmente lista?>> mi chiede nuovamente, guardandomi dritto negli occhi, e io annuisco.
<<Ma...ecco...io non...>> cerco di fargli capire con lo sguardo che non ho idea di cosa fare, e lui mi rivolge un tenero sorriso.
<<Così, amore mio.>> soffia, circondandomi i fianchi con un braccio e sollevandomi di qualche centimetro, mentre si sistema meglio sotto di me. Mi fa scivolare sopra di lui, e lo sento entrare dentro di me.
Cerco di trattenere un gemito, perché è una sensazione così...diversa dal solito. Più intensa.
Chiudo gli occhi e sospiro, e Marc mi accarezza il mento con due dita.
<<Está todo bien, amor? Te sientes bien?>> mi domanda, per l'ennesima volta. Apro gli occhi, sbattendo le palpebre e annuisco. Lui sorride e mi posa un bacio lento e squisitamente dolce sulle labbra, per poi stendersi e puntare gli occhi nei miei.
<<Quando te la senti.>>
Ho il cuore che batte come un pazzo nel mio petto, perché mi sento così impreparata.
"Sai quanto saranno state brave tutte le altre con cui è stato?" sibila diabolicamente la mia mente.
Più disinvolte.
Più sicure di loro stesse.
Più belle.
Chiudo gli occhi, e con uno sforzo estremo, metto a tacere la mia più grande nemica.
Ascolto il mio corpo, e mi lascio prendere, invadere, da tutto ciò che sento, e da quel fuoco che brucia dentro di me.
Inizio a muovermi, piano, quasi timidamente, e vedo Marc chiudere gli occhi, mentre io poso le mani sul suo petto. Me le prende subito e le intreccia con le sue.
<<Così mi amor, brava.>>
Il mio respiro si fa più rapido, mentre inizio a prendere sicurezza e a muovermi più velocemente. Mi sfugge un gemito, e getto indietro la testa, mentre Marc serra la presa sulle mie mani.
<<Mírame, Angel.>> lo sento dire, la voce profonda e che mi fa venire i brividi. Incrocio i suoi occhi, e sento qualcosa esplodere dentro di me, erompere come un vulcano, esondare come un fiume in piena. Le gambe iniziano a farmi male mentre aumento il ritmo, ma non mi interessa. Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi. Lo vedo mordersi il labbro inferiore, gemere e mormorare il mio nome e mi sento d'improvviso potente, come non lo sono stata mai.
Realizzare di essere io a farlo stare così bene, a farlo sentire così, avere in mano le redini, dirigere il gioco, gestire i tempi e il ritmo mi fa sentire immensamente potente. Affondo le unghie nei suoi addominali e Marc spalanca gli occhi, guardandomi con aria sorpresa.
Il mondo al di fuori di questa stanza sembra essere sparito. Esistiamo solo noi, non c'è altro oltre queste quattro mura. I nostri respiri accelerati, i nostri cuori che battono all'unisono, i nostri sospiri, solo adesso mi rendo conto di quanto io e lui siamo intrecciati, a tal punto da non sapere più dove finisco io e dove inizia lui. Vorrei riempirgli il viso di baci, ma è troppo lontano.
Sento di non riuscire più a contenere quello che ho dentro, e non appena i nostri occhi si incrociano nuovamente, una scarica elettrica mi attraversa la spina dorsale e inizio a piangere.
Perché il modo in cui mi sento con Marc, il modo in cui lui e lui solo riesce a farmi sentire, è un qualcosa di così immenso e devastante al tempo stesso, che piangere è l'unico modo che conosco per esprimerlo.
È un'emozione talmente forte e potente che mi porta alle lacrime.
E realizzo che l'unico che mi ha fatto sentire in questo modo è lui.
L'unico che mi porta a piangere per la forza di ciò che provo.
Non piangevo per una simile emozione da ottobre.
Da quando eravamo insieme.
Raggiungiamo il culmine nello stesso istante e crollo su di lui, che inverte subito le nostre posizioni e mi bacia, un bacio travolgente e disperato.
Non ho più fiato nei miei polmoni, ma non voglio che si stacchi da me.
So che deve allontanarsi, ma mentre lui fa per alzarsi, io lo seguo, tenendo il suo viso vicino al mio, continuando a baciarlo. Lo sento ridere, piano, e il mio cuore si scioglie ai miei piedi.
Perché ormai, è questa l'evidenza.
Il mio famoso cuore di ghiaccio, inaccessibile e impenetrabile, si è completamente sciolto ai miei piedi, in una pozza d'acqua, per Marc.
<<Ya vuelvo, mi amor.>> sussurra, sulle mie labbra, e lo lascio andare con riluttanza. Lo osservo mentre entra in bagno, e quando ritorna, gli getto le braccia al collo, ricoprendolo di baci.
<<Facciamolo ancora.>> soffio, baciandolo sulle labbra e lui sogghigna, accarezzandomi le guance.
<<Adesso? Non sei stanca?>>
<<In realtà sì.>> ammetto, sentendo le palpebre farsi pesanti.
<<Allora dormi, amore mio. Lo faremo ancora e ancora...per sempre.>> lo sento dire, mentre chiudo gli occhi. Mi avvolge le spalle con un braccio e mi attira a sé, stringendomi contro il suo petto. Poso una mano sul suo cuore, sorridendo come una stupida.
<<Buonanotte, Marc. Fai bei sogni.>> sussurro, e sfioro il suo petto con le labbra.
<<Buonanotte, angelo. Te amo.>> mi scoppia il cuore, per il modo disarmante con cui mi dice quelle due parole.
E sento una piccola voce flebile e delicata sussurrare da un angolo della mia mente che forse, non potrei essere più felice di così.
Quando riapro gli occhi la mattina seguente, la prima cosa che vedo è la distesa sconfinata del mare, le onde che si riversano sulla spiaggia. Mi sono svegliata alle prime luci dell'alba, e ho scostato le tende per godermi l'alba direttamente dal letto, stretta al petto di Marc, che, profondamente addormentato, non si era svegliato.
Mi sentivo così bene.
Così felice, leggera, spensierata, la vita mi sembrava improvvisamente piena di possibilità.
Non mi riconoscevo quasi.
Dov'era finita l'Angel pessimista e perennemente accigliata?
Non ero più io.
Avevo poi richiuso le tende non appena i colori dell'alba erano svaniti, per evitare che Marc si svegliasse così presto.
Allungo una mano verso l'altro capo del letto, verso Marc, ma l'unica cosa che trovo è il lenzuolo. Mi metto a sedere, e lo chiamo.
<<Marc?>>
Quando non arriva risposta, mi alzo e indosso la camicia di Marc di ieri sera. Inspiro il suo profumo, e mi viene il batticuore.
Sento di essere completamente persa, andata, ma posso preoccuparmi più avanti della cosa. Ora voglio godermi quello che provo.
Me la stringo intorno al corpo, poi, entro in bagno e mi sciacquo i denti, infine esco dalla camera da letto e raggiungo il salone.
Mi accorgo solo ora che i muscoli delle gambe mi fanno male e arrossisco nel ricordare il motivo. Scuoto il capo e Marc è lì, a pochi passi dalla piscina, intento a fare una serie di flessioni.
È così bello, solo il vederlo porta il mio cuore a saltare un battito.
Mi avvicino cercando di fare il minor rumore possibile, e mi appoggio contro la porta finestra, ammirando la pelle dorata della sua schiena ampia sotto i raggi del sole.
<<Buongiorno.>> esordisco, e Marc solleva il capo, per poi tirarsi su. Il sorriso che va a disegnarsi sulle sue labbra non appena nota che ho indosso la sua camicia mi fa venire le farfalle nello stomaco.
Si passa una mano tra i capelli e viene verso di me.
<<Buenos dias, mi amor.>> mormora, per poi chinarsi verso di me e posarmi un bacio a fior di labbra. Mi si stringe il cuore e cerco di stringermi a lui, che però si ritrae impercettibilmente.
<<Sono sudato.>> mi informa, e io scrollo le spalle.
<<Lo eravamo anche stanotte, non vedo il problema.>> replico, posando le mani sul suo petto, e lui mi avvolge un braccio intorno alla vita, sorridendo e abbassando lo sguardo. La sua pelle è calda, e ricoperta di un sottile strato di sudore.
<<Sei molto sexy con questa camicia, di chi è?>>
<<Di un ragazzo molto bello, dolce e molto, molto profumato.>> Marc scoppia a ridere, mentre mi tiene stretta a sé. Allaccio le braccia intorno al suo collo, e bacio il suo sorriso. Mi rendo improvvisamente conto dell'espressione da ebete che ho dipinta in viso, e mi sento una stupida.
<<Un altro.>> soffia Marc, imitando la sottoscritta di qualche giorno fa. Sorrido, e poso un altro bacio sulle sue labbra.
<<Sei sveglio da molto?>>
<<Una mezz'oretta. Volevo fare una corsetta sulla spiaggia, ma non volevo lasciarti da sola in casa, mentre dormivi. Così, ho fatto un po' di stretching e di flessioni. Ho già ordinato la colazione da un bar qui vicino e nel frattempo, faccio un altro po' di stretching. Poi sarò tutto tuo.>>
<<Accidenti, in mezz'ora hai fatto più cose di quelle che riesco a fare io in un'intera giornata.>> noto, ironica, e lui sogghigna.
<<Lo sai che non riesco a stare fermo troppo a lungo, che sono un tipo iperattivo.>>
<<Tutto il contrario di me. Se potessi restare a poltrire sul divano o nel letto per tutto il giorno sarei molto contenta.>> Marc mi lancia un'occhiataccia, in netto contrasto con il sorrisino ironico disegnato sulle sue labbra.
Faccio una smorfia, e lui la nota.
<<Tutto bene?>>
<<Mi fanno male le gambe.>> ammetto, e sento di stare arrossendo fino alla punta dei capelli. Marc inarca le sopracciglia, mentre un sorriso compiaciuto e pieno di soddisfazione si disegna sulle sue labbra. Posso quasi vedere il suo ego lievitare in questo preciso istante.
<<Vedrai, più esercizio farai e più ti abituerai.>> soffia, al mio orecchio, un sorriso lascivo sulle labbra e la voce più bassa e roca che mi fa venire i brividi.
<<e a proposito...>> continua, schiarendosi la voce <<sei stata pazzesca, stanotte. Dovevo dirtelo, ecco...non ho fatto altro che pensarci, prima di addormentarmi, appena ho aperto gli occhi questa mattina e mentre mi allenavo.>>
Penso di aver raggiungo un livello di rossore in viso da far invidia ai grappoli maturi dei pomodori. Sono comunque in buona compagnia, perché anche Marc è arrossito. Abbasso lo sguardo, sogghignando nervosamente.
<<Oh, ecco, grazie, ma...ho fatto solo quello che mi sentivo. E comunque...anche tu sei stato fantastico. Come sempre.>> Marc inarca nuovamente le sopracciglia, soddisfatto, poi si china verso di me e mi posa un bacio sulle labbra.
<<Ora ti lascio finire, metterò un po' di musica!>>
Raggiungo la camera da letto e recupero il cellulare. Ritorno in salone e lascio partire Take a chance on me degli Abba.
"If you change your mind, I'm the first in line
Honey, I'm still free
Take a chance on me
If you need me, let me know, gonna be around
If you've got no place to go, if you're feeling down
If you're all alone when the pretty birds have flown
Honey, I'm still free
Take a chance on me
Gonna do my very best and it ain't no lie
If you put me to the test, if you let me try"
Canto, girando per la stanza e ridendo, nel momento in cui vedo il mio riflesso allo specchio. Ignoro il dolore ai muscoli delle gambe e continuo a ballare.
Mi sento felice e leggera come una nuvola, mi sento ubriaca.
Intuisco lo sguardo di Marc su di me, e quando mi volto, i suoi occhi sono proprio lì dove li sentivo. Il sorriso che ha dipinto sulle labbra mentre mi guarda mi fa tremare le ginocchia. Avanzo verso di lui mentre continuo a cantare, la camicia che scende da una parte scoprendo una spalla.
"Oh you can take your time baby, I'm in no hurry, know I'm gonna get you
You don't wanna hurt me, baby don't worry, I ain't gonna let you
Let me tell you now
My love is strong enough to last when things are rough
It's magic
You say that I waste my time but I can't get you off my mind
No, I can't let go
'Cause I love you so"
Sussurro l'ultima frase sulle sue labbra, tenendo il suo viso vicino al mio, e noto i suoi occhi tremare sotto le ciglia, così come le sue labbra, impercettibilmente. Vi poso sopra un piccolo bacio, per poi allontanarmi da lui, ridendo, mentre le ultime note della canzone svaniscono.
<<Questa è bellissima!>> esclamo, voltandomi a guardarlo, e noto che è rimasto immobile nella stessa posizione di un istante fa, il viso e il busto ancora tesi verso di me.
"L'indirizzo ce l'ho
Rintracciarti non è un problema
Ti telefonerò
Ti offrirò una serata strana
Il pretesto lo sai
Quattro dischi e un po' di whisky
Sarò grande vedrai
Fammi spazio e dopo mi dirai
'mmh, che maschio sei'"
Canticchio, alzando un po' di più il volume dello stereo.
"Lui chi è?
Come mai lo hai portato con te?
Il suo ruolo mi spieghi qual è?
Io volevo incontrarti da sola, semmai
Mentre lui
Lui chi è?
Lui chi è?
Già è difficile farlo con te, mollalo!
Lui chi è
Lui cos'è?
Lui com'è?
È distratto ma è certo di troppo, mollalo!"
Sento lo sguardo di Marc su di me mentre continua ad allungare i suoi muscoli.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato
D'accordo ci proverò
La geometria non è un reato
Garantisci per lui?
Per questo amore un po' articolato?
Mentre io rischierei
Ma il triangolo io lo rifarei
Perché no? Lo rifarei"
<<Adoro questa canzone. Mi mette così di buon umore! Ti è piaciuta, Marc?>>
<<Molto. Divertente, soprattutto.>> commenta, con un sorriso ironico mentre inarca un sopracciglio. Sto per chiedergli cosa intenda, quando il suono del citofono mi interrompe.
<<La colazione! Vado ad aprire.>> esclamo, ma lui mi raggiunge in due falcate e mi ferma, prendendomi per un braccio.
<<Resta qui, vado io.>>
<<Ma sei in boxer!>> ribatto, guardandolo perplessa.
<<E tu sei praticamente nuda.>> replica lui, di rimando, lanciando uno sguardo al mio corpo <<metto i pantaloncini sportivi, tu non ti muovere.>> mi ammonisce, e io mi limito a sbuffare, per poi andare ad abbassare il volume della musica.
Pochi minuti più tardi, siamo seduti fuori, in giardino, a fare colazione. Marc ha pensato bene di fare un tuffo in piscina prima, e ora, è seduto di fronte a me, al tavolo posto nella veranda a poca distanza dalla piscina, la pelle umida e i capelli bagnati.
<<Andiamo a fare un giro? È un posticino così bello, è uno spreco restare chiusi in casa.>> esclamo, dopo diversi minuti di silenzio.
<<Anche se resti chiusa in casa con me?>> mi stuzzica, rivolgendomi un largo sorriso. Gli lancio un'occhiataccia.
<<Sì, anche.>>
Ma non sono del tutto sincera. Restare chiusa in casa con lui mi sembra tutto fuorché uno spreco o una tortura. Anzi.
<<Peccato, avrei tante cose in mente su quello che potremmo fare.>> lo guardo di traverso.
<<Tu ne hai solo una in mente.>> Marc spalanca la bocca e gli occhi, con aria sconvolta.
<<Non è assolutamente vero!>> ribatte <<te lo dissi mesi fa...non penso sempre e solo a quello con te, Angel. Penso anche ad altre tantissime cose che potremmo fare, insieme. Non penso sempre e solo al far l'amore con te, anche se beh, diciamo che è sul podio delle cose che farei sempre con te e che, dopo stanotte, non ho pensato ad altro nelle ultime ore, lo ammetto. Però ho una lunga lista di cose da fare insieme.>> inarco un sopracciglio, guardandolo, cercando di non far caso al fatto che sarò sicuramente arrossita.
<<Ad esempio?>>
<<Scoprire posti nuovi, condividere i tuoi hobby e ascoltarti, ammirarti mentre ne parli, essere parte delle tue passioni. Sai benissimo che oltre alla moto ho pochissimi interessi e tutti noiosi, a detta tua, e hai ragione. Forse perché metto tutto quello che ho nelle moto, nello spingermi sempre più in là e tolto quello, non mi rimane molto. Ci sono le moto e nient'altro per me, oltre te ovviamente. Il resto non mi interessa, mentre tu invece, sei il mio opposto. Hai tante passioni e interessi, vorresti scoprire posti nuovi, imparare cose nuove, tante piccole e grandi cose. Io, quando ho finito di allenarmi o scendo dalla moto non ho voglia né interesse di fare altro. Ed ecco che arrivi tu. Mi fai venire voglia di vivere anche altro, a patto che ci sia tu. Sei tu a farmi desiderare questo, se non ci sei...>> scrolla le spalle, così come il capo <<tu mi fai desiderare sempre di diventare una persona migliore.>>
Mi viene da piangere nel realizzare quello che ha detto. Così disarmante, tenero, dolce. Mi alzo e faccio il giro del tavolo per gettargli le braccia al collo. Marc mi fa sedere sulle sue gambe, sogghignando, piano.
<<Cosa ho detto da scatenare questa tua reazione?>> chiede, ironico, cingendomi la vita.
<<Non saprei proprio.>> mi limito a dire, posandogli un bacio sulle labbra.
<<vorrei tanto essere l'Angel di cui parli, sarei inarrestabile. Invece...mi lascio divorare e vincere da tutte le mie paure, dalla mia mente che non si ferma mai e mi tormenta in continuazione con tutte le cose brutte che potrebbero capitare da qualsiasi mia più piccola azione.>>
<<Lo so Angel, ti conosco. E ti capisco anche, non è un bel mondo, anzi, è un mondo pericoloso, soprattutto per una donna, e questo mi rattrista e ferisce molto, perché non è giusto. Ma voglio che tu sappia che quello che stai facendo è comunque tanto, sapendo quanto tu sia bloccata. Solo, cerca, a piccoli passi di uscire dal tuo guscio. Perché altrimenti ti precluderai tante esperienze che tu meriti di vivere per paura di un male futuro che non nego che potrebbe accadere, ma magari no. Sei una persona giudiziosa e coscienziosa, ed è un bene, ma non lasciare che...la paura continui a bloccarti. A piccoli passi.>> accenno un sorriso, mentre sento gli occhi farsi lucidi.
<<And the walls start closing in
Don't let 'em get inside of your head.>>
Canticchio, la frase di quella canzone che mi ha sempre colpito in pieno petto sin dal primo istante in cui l'ho sentita, nove anni fa.
<<Come?>> mi chiede Marc, sbattendo le palpebre.
<<La canzone di Nicholas di ieri sera. Questa strofa...mi ha sempre fatto sentire come se lo stesse dicendo a me. Purtroppo, non sono riuscita ad impedire ai muri di entrare. E cacciarli fuori ora è difficile.>>
<<Ma tu sei tanto forte, amore mio. So che ce la puoi fare.>> mormora Marc, guardandomi dritto negli occhi, per poi posarmi un bacio sulla fronte.
Sospiro, per poi prendere un profondo respiro.
<<Avanti, andiamo.>> mi alzo dalle gambe di Marc e cerco di ricacciare indietro le lacrime.
<<Stai bene, tesoro?>> mi chiede, fermandomi.
<<Certo, assolutamente. Ma ora sbrighiamoci, voglio fare un giro.>> faccio per allontanarmi, quando lo sento prendermi per il polso. Prende le mie mani tra le sue e accarezza il dorso con il pollice, osservandole attentamente. Poi sorride, alzando lo sguardo verso di me.
<<Guarda come sono belle morbide e idratate. La crema mi pare ottima, però devi promettermi che la metterai ogni sera, e se riesci, anche durante il giorno.>> mi guarda come si potrebbe guardare una bambina a cui si sta cercando di strappare una promessa. Stringo le labbra e annuisco.
<<Va bene.>>
Schiocco un bacio sonoro sulla sua guancia, e sto per alzarmi nuovamente, quando lui mi prende tra le braccia, e si alza, dirigendosi verso la fila di sdraio poste davanti alla piscina.
<<Marc, che stai facendo?>>
<<Hai detto che ti fanno male le gambe, no? Ho io la soluzione, non dico per far passare del tutto la contrattura, ma per alleviare un po' il dolore.>> mi posa su una delle sdraio, per poi lasciare un bacio sulla mia fronte. <<vengo subito.>>
Torna dopo qualche minuto, uno strano aggeggio stretto in una mano.
<<Cos'è quello?>> gli chiedo, inarcando un sopracciglio, non appena lui viene a sedersi accanto a me.
<<Una pistola da massaggio. Ti darà un po' di fastidio all'inizio ma ti assicuro che dopo starai meglio.>>
<<Beh...chi meglio di te può saperne di queste cose? Proviamo.>>
Marc non scherzava, è decisamente fastidioso all'inizio, ma poi, piano piano, mi abituo e inizio a sentirmi meglio.
<<Come va?>> mi chiede Marc, non appena spegne la pistola.
<<Meglio.>> ammetto, con un sorriso.
<<Sono contento. È anche colpa mia, insomma, non eri abituata e ho fatto fare tutto a te, stanotte.>> arrossisco, come al solito, ma gli prendo il viso tra le mani e gli poso un bacio sulla punta del naso.
<<Non è nulla Marc, avanti. Ora, andiamo. Ho voglia di fare una bella passeggiata con te.>> mi alzo e sto decisamente meglio. Mi avvio verso il bagno della nostra camera. Mi lavo i denti, poi, mentre faccio una doccia veloce, Marc mi raggiunge in bagno, e non appena recupero l'asciugamano ed esco dal box doccia, lui inizia a lavarsi i denti. Faccio un nodo all'asciugamano e lo raggiungo. Mentre lui si fa la doccia, io mi lavo il viso, poi, inizio ad osservare attentamente il mio viso allo specchio. Lo sento canticchiare in sottofondo al getto d'acqua, e non posso fare a meno di sorridere, scuotendo il capo.
<<Sei rimasta incantata da te stessa, amore?>> mi prende in giro Marc non appena esce dal box doccia. Ignoro la sua battuta e mi volto a guardarlo.
<<Marc, hai portato i rasoi? Puoi prestarmene uno?>>
<<Certo, sono nella tasca della valigia.>> sto per avviarmi quando lo sento parlare di nuovo <<puoi portarne uno anche a me, per favore? Devo farmi la barba.>> recupero due rasoi dalla sua valigia, poi ritorno in bagno.
<<Cosa devi fare?!>> gli domando, tra l'ironico e l'incredulo.
<<La barba. Perché quel tono di scherno?>> chiede, mentre allaccia l'asciugamano intorno ai fianchi e viene verso di me.
Oddio.
È la cosa più sexy che io abbia mai visto.
Sollevo la testa verso di lui, sbattendo le palpebre.
<<Non chiamerei "barba" quell'accenno di baffi che dopo un tot di giorni ti spunta sul labbro superiore e sul mento.>> lo prendo in giro, inarcando un sopracciglio.
<<Ma sentila!>> esclama, e inizia a farmi il solletico. Scoppio a ridere, cercando di sfuggire al suo tocco.
<<No Marc, smettila, ti prego!>> lo imploro, continuando a ridere, e dimenandomi freneticamente. Il suono della sua risata mi fa tremare il cuore, ed è così bello. Afferro i suoi polsi e lo blocco, ma solo perché lui me lo lascia fare.
<<Ha pasado demasiado tiempo desde la última vez que te besé.>> mormora, un morbido sorriso a colorargli le labbra.
Mi sento drogata.
<<Lo penso anche io.>> e allacciando le braccia intorno al suo collo lo tiro giù verso di me, per poi baciarlo. Il profumo della sua pelle mi travolge e realizzo di quanto questo ragazzo per me sia irresistibile. Mi spinge appena contro il muro, e il freddo delle piastrelle gelide mi fa tremare per un istante.
<<Dobbiamo uscire per forza?>> mi chiede, in un lamento, non appena si allontana da me, restando vicino al mio viso.
<<Sì.>> mi limito a dire, per poi stampargli un bacio sulla punta del naso e porgergli il rasoio. Lui sospira, e tira fuori la schiuma da barba.
<<E a te perché serve il rasoio?>>
<<Secondo te?>>
<<A niente, perché non ti serve.>>
<<Allora sei cieco, il che sarebbe un grandissimo problema.>>
<<Se sono così cieco come dici, fammi vedere quello che, a quanto pare, mi è sfuggito.>> continua, testardo. Ma perché ora si è fissato con questo argomento?
<<No Marc, ti prego, dai. Anzi, me ne vado nell'altro bagno.>> replico, imbarazzata, anche se non capisco il motivo per cui mi ci sento.
Il motivo per cui, in fondo, tutte noi donne ci sentiamo in imbarazzo sull'argomento.
Come se dovessimo vergognarci di qualcosa di assolutamente naturale e umano.
<<Ma perché? Si tratta solo di peli, no? A meno che tu non voglia tagliarti le vene e hai accettato di venire via con me per il weekend solo per non farlo a casa di tua madre.>> lo guardo malissimo.
<<Ma che stai dicendo?>>
<<Beh, sei così misteriosa in merito. Da quel che so, un rasoio può servire solo per due cose, e te le ho appena elencate.>> sbuffo e mi sporgo verso di lui.
<<Ho i baffetti, e devo toglierli.>> Marc mi osserva, inarcando un sopracciglio.
<<Non li avevo neppure notati.>>
<<E allora hai davvero bisogno di una visita oculistica.>> lo sento sogghignare.
<<Ma Angel davvero, sono chiari e sottili, inoltre, pensi che possa fregarmene qualcosa?>> mi stringo nelle spalle, alzando gli occhi su di lui, poi li distolgo, portandoli sulle gambe, e passandovi sopra una mano.
<<Dovrei fare un ripasso anche sulle gambe in realtà...>>
<<Ma non hai nulla!>> continua a prendermi in giro, sollevandomi un lembo dell'asciugamano.
<<Allora non hai neppure sensibilità, Marquez, come hai fatto a non sentirli...stanotte...>> borbotto.
<<Vedi, ero preso da altro e anche se fosse, sul serio Angel, non me ne frega nulla, lo sai, anzi, avresti già dovuto notarlo.>> dice, mentre inizia a spalmarsi la schiuma da barba sul viso, lanciandomi un'occhiata che mi fa capire subito ciò a cui si sta riferendo e sento di star arrossendo fin sulla punta dei capelli.
Lo guardo, incuriosita, perché è la prima volta che lo vedo fare la barba, e, quando inizia a passare il rasoio sul viso, io faccio lo stesso sopra la pelle del labbro superiore.
E d'improvviso, vengo travolta da un'intensa sensazione di intimità.
Realizzo solo ora, che quello che ho con Marc, che vivo con lui, non potrò mai averlo con nessun altro. Questa intimità, con lui che si fa la barba accanto a me, mentre io elimino i peli superflui dal mio labbro superiore, è qualcosa che so che non potrò mai avere con nessun altro, perché solo il pensiero mi mette in imbarazzo, mentre il ritrovarmi in questa situazione con Marc mi pare la cosa più naturale possibile. Quando ha finito si sciacqua il viso e io lo imito.
Il bello di avere due lavandini.
Recupero il detergente e mi lavo il viso, e, non appena chiudo il getto dell'acqua, sento Marc porgermi il mio asciugamano.
<<E quella cos'è?>> gli chiedo, osservando con attenzione quella che sembra essere una crema viso posata sul ripiano dello specchio. Marc segue la direzione del mio sguardo, per poi scrollare le spalle.
<<La mia crema.>>
Non riesco a trattenere un largo sorriso.
<<Finalmente hai iniziato a prenderti cura seriamente della tua pelle? Oh, come sono felice!>> esclamo, abbracciandolo, e lo sento sogghignare. <<Usi anche altro?>>
<<Il detergente, ma oggi ho fatto la barba, quindi non l'ho usata. E il collirio.>>
<<Bene, molto bene. Però, ti mancano due cose molto importanti: il contorno occhi e la protezione solare.>> Marc annuisce, stirando le labbra.
<<Hai ragione. Posso usare un po' dei tuoi prodotti?>>
<<Ma certo!>> esclamo, porgendogli la boccetta del contorno occhi. Lo vedo farmi gli occhioni e sospiro, sollevando gli occhi al cielo, cercando di reprimere un sorriso.
<<E va bene Marquez, te lo sei meritato in fondo...>> replico, e dopo aver preso un po' di crema, la spalmo sul suo contorno occhi e inizio a massaggiare la parte. È meraviglioso toccarlo e avere il suo sguardo fisso su di me.
Mi fa sentire importante. Speciale.
<<ricorda però, che il contorno occhi va messo sempre prima della crema. Per questa volta faremo un'eccezione.>> spiego, mentre massaggio con le dita entrambi gli angoli dei suoi occhi. Marc si limita ad annuire e ad accennare un sorriso, mentre continua a fissarmi.
<<Vuoi che sia io a metterti anche la protezione solare?>> Marc annuisce nuovamente, sorridendo. Scuoto la testa, e mentre massaggio la crema sul suo viso, i suoi occhi continuano a restare fissi su di me.
<<Che hai?>> gli chiedo, alzando gli occhi per andare ad incrociare i suoi. Lui scrolla le spalle.
<<Te amo.>> mi trema il cuore nel petto quando lo sento dire quelle due parole. So che Marc ha notato la mia reazione, ma cerco di dissimularla, rendendo impenetrabile il mio viso. Accenno un sorriso, scuotendo appena il capo.
<<Fatto. Contento?>> Marc annuisce, mentre io sciolgo i capelli e li pettino. Devo dire che la piega è rimasta, mentre la frangetta, come al solito, va sistemata. Subito dopo, applico una leggera passata di mascara, e una di fondotinta per coprire i punti rossi che i brufoli puntualmente lasciano sulla mia pelle, mentre lui si spruzza l'acqua di colonia ai lati del collo, poi sui polsi.
<<Allora è questo il famoso profumo!>> prendo la boccetta dalle sue mani e la osservo, poi chiudo gli occhi e mi sporgo verso di lui, inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
<<è così buono. Sa proprio di te. Intenso, caldo e sexy.>> Marc sorride, felice, e mi avvolge le braccia intorno ai fianchi, attirandomi a sé.
<<Mi trovi sexy?>> non posso trattenermi dal far roteare gli occhi.
<<Perché vuoi che io lo ripeta? Per far crescere ulteriormente il tuo ego?>>
<<No, perché mi piace da impazzire sentirtelo dire.>> mormora, chinandosi verso di me, senza staccare gli occhi dai miei. Posa un bacio più leggero di una piuma sulle mie labbra, e un brivido mi scuote tutta. Sorrido, sfiorando la punta del mio naso con la sua.
<<Sai di esserlo.>>
<<Non mi interessa di quello che pensano gli altri, ma solo di quello che pensi tu.>> replica, serio.
<<Il più sexy.>> mormoro, e lui preme le labbra contro le mie, e quando ci separiamo, vedo i suoi occhi brillare.
<<Ora, però, non ti ci abituare. Ieri ti ho detto che sei il più bello, ora il più sexy...basta così, Marquez, la tua scorta di complimenti personale da parte della sottoscritta finisce qui.>> Marc sospira, allargando le braccia, e scuotendo il capo.
<<Sarà difficile abituarsi.>> replica, ironico, per poi uscire dal bagno ed entrare in camera da letto. Mi appoggio contro lo stipite della porta, e lo seguo con lo sguardo.
Dio, è così...così...virile.
I muscoli della sua schiena, attirano i miei occhi come una falena alla luce, e mi rendo conto che lo sto letteralmente divorando con gli occhi. Eppure, più lo guardo, e più vorrei guardarlo. Non vorrei mai staccare i miei occhi da lui. Lo osservo, mentre scioglie Il nodo dell'asciugamano che teneva legato ai fianchi e mi sento, d'improvviso, estremamente fortunata. Indossa i boxer e si volta a guardarmi.
<<Se continui a guardarmi in quel modo, amore mio, finirai per consumarmi.>> cinguetta, un largo sorriso compiaciuto dipinto sulle labbra. Sento di star arrossendo e raddrizzo la schiena, fulminandolo con lo sguardo.
<<Ti stai montando un po' troppo la testa, Marquez.>> lo riprendo e gli dò le spalle, entrando nuovamente in bagno. Lo sento ridere e il mio cuore pare rispondere alla sua risata, allargandosi nel mio petto. Recupero l'olio da mettere sui capelli, proprio nel momento in cui lui torna in bagno per lavarsi le mani, una maglietta semplice a maniche corte e un paio di pantaloncini al ginocchio.
<<È l'olio del paradiso?>> chiede, mentre io lo spalmo sulle mani, per poi prendere le ciocche tra le mani dal basso e fare un leggero scrunch.
<<Affermativo.>> lui non ci pensa neppure un istante, e affonda il viso tra i miei capelli.
<<Marc!>> lo riprendo, ridendo.
<<Sai che sono ossessionato dagli odori, e questo è appena diventato la mia nuova ossessione. È sexy e crea dipendenza, proprio come te.>> mormora, per poi posarmi un bacio sul collo.
Non gli dirò mai che lo sto mettendo molto più spesso del solito solo per lui.
Mi vesto, indossando un abitino a fiori bianco e scarpe dello stesso colore, poi usciamo.
<<Ho già prenotato il ristorante dove pranzeremo oggi. Ho consultato il menù, e secondo me ti piacerà molto. In fondo, dobbiamo festeggiare.>> mormora, al mio orecchio. Lo guardo, aggrottando le sopracciglia.
<<Festeggiare?>>
<<Certo. Non ricordi che giorno è oggi?>>
<<Mh...domenica?>>
<<Angel.>> mi riprende Marc, e io sogghigno, nervosamente, mentre camminiamo l'uno accanto all'altro.
<<8 luglio.>> cerco di ricordare, ma niente. Sicuramente, non si tratta di un compleanno.
<<oh Marc, lo sai che sono una smemorina con le date. Mi dispiace.>> Marc scuote il capo, sorridendo.
<<E non solo con le date.>> mi prende in giro, ed io lo guardo male, ma non sono nella posizione più giusta per ribattere. <<non fa nulla, anzi, sarà anche più bello osservare la tua reazione.>>
<<Marc, non dirmi che mi hai fatto un altro dei tuoi regali costosi perché davvero ->>
<<Il weekend insieme è il regalo, amore mio.>> mi interrompe, fermandosi e voltandosi verso di me, le labbra incurvate in un tenero sorriso. Vorrei replicare, ma guardarlo mi azzera completamente i pensieri, oltre al farmi dimenticare totalmente quello che volevo dirgli.
So che lo sto pensando un po' troppo spesso, ma ogni volta che i miei occhi si posano su di lui non posso non pensare a quanto sia talmente bello da sembrare irreale, da fare quasi male.
L'estate sembra disegnarsi in tutta la sua magnificenza su di lui. La sua pelle ambrata, in netto contrasto con i capelli neri e gli occhi color cioccolato fondente, lo rendono ancor più irresistibile del solito.
<<Mi rendo conto che probabilmente, spesso, esagero, nel volerti riempire di regali, così, ecco, ho cercato di limitarmi. Ho un'altra cosa in mente, piuttosto banale, lo ammetto, ma dovrai aspettare domani.>>
<<Passare il weekend insieme in una villa del genere per te significa "limitarsi"?>> gli domando, guardandolo come se avesse tre teste. In realtà, in effetti, conoscendolo, questo è niente per lui, che mi osserva con fare perplesso.
<<Sì.>>
Ovviamente. Lui è sempre quello che mi ha regalato una macchina per il mio diciannovesimo compleanno, ha comprato ventidue regali quando ho compiuto 22 anni, e, per ultimo, ha comprato un vestito di Givenchy.
<<Chissà perché non sono sorpresa.>> mi limito a dire, scuotendo il capo. Riprendiamo poi a passeggiare, costeggiando la spiaggia, dopo aver inforcato entrambi un paio di occhiali da sole. È una bellissima giornata di luglio, il cielo è di un azzurro vivo abbagliante, il mare è calmo a tal punto da sembrare una tavola.
Raggiungiamo il ristorante scelto da Marc, arroccato sulle rocce a ridosso del mare, e saliamo fin sulla terrazza, da cui si gode la vista sconfinata del mare e della Costa Brava.
<<Ti va dello champagne?>> chiede, del tutto improvvisamente, mentre consultiamo il menù. Lo guardo, strabuzzando gli occhi.
<<Champagne? Ne senti la mancanza solo perché è domenica, sono le 2 del pomeriggio e ti sei ricordato che una settimana fa stavi per salire sul gradino più alto del podio?>> Marc inarca le sopracciglia, annuendo, mentre un sorriso si apre sulle sue labbra.
<<È già passata una settimana da quella che considero una delle mie vittorie più belle...ma no, non è per quello. Te l'ho detto, dobbiamo festeggiare.>>
<<Non abbiamo mai festeggiato niente in questa giornata, Marquez, continuo a non ricordare che cosa possa essere.>> Marc sta per ribattere, quando il cameriere appare alla nostra vista per venire a prendere i nostri ordini. Aspetta poi che se ne sia andato, per parlare.
<<È vero, su questo hai ragione, non ho mai fatto caso alla data precisa di questo evento. E, secondo me, ho sbagliato, abbiamo sbagliato. Ora però possiamo rimediare.>> conclude, rivolgendomi un sorriso smagliante.
Non appena arriva lo champagne, che viene versato nei nostri bicchieri, lui solleva il flûte, guardandomi dritto negli occhi.
<<Buon anniversario, Angel.>>
Per poco il bicchiere non mi casca di mano. I miei occhi si spalancano all'istante, e lo guardo sconvolta.
<<Cosa hai detto?!>>
<<Buon anniversario.>> ripete, scrollando le spalle, come se fosse una cosa ovvia.
<<Ci...ci siamo sposati e non me ne sono accorta?>> replico, sbattendo le palpebre. Marc scoppia a ridere.
<<No, ancora no.>> sogghigna, e non posso non fare caso a quell' "ancora". Evito di ascoltare quella vocina che vorrebbe ribattere e decido di lasciar correre. È semplicemente un modo di dire.
<<Sette anni fa ci siamo incontrati, amore mio.>> lo guardo, sorpresa, sentendo il cuore iniziare a battere più forte.
<<Ci siamo incontrati proprio...sette anni fa? Era l'otto luglio?>> Marc annuisce, quel sorriso che si allarga ancora di più sulle sue labbra.
<<Come...come fai a ricordartelo?>>
<<Diciamo che ho ritrovato le foto che ho scattato alla Sagrada Familia, e riportavano questa data. Quindi...oggi è il nostro anniversario.>> ripete, tendendo il bicchiere verso di me. <<Sono grato al destino, alle stelle, a chi ha fatto in modo di portarti sulla mia strada, Angel. Averti nella mia vita è una benedizione per me, per tutto quello che mi hai dato, per il tuo essermi sempre stata accanto, senza riserve. Per il tuo essere speciale, meravigliosa, sempre te stessa e sempre sincera. Per tutta la gioia e la felicità che porti nella mia vita, e anche...per il dolore.>> soffia, sollevando un angolo delle labbra verso l'alto. <<sono così felice che tu esista e faccia parte della mia vita. Senza di te ha tutto un altro sapore. È tutto un po' più grigio.>>
Accenno un sorriso, ma mi sento mortificata. Non ricordavo che fosse oggi il giorno del nostro primo incontro, e di conseguenza, non ho nulla da regalargli. Mi stringo nelle spalle.
<<Non ti ho neppure fatto un regalo, mentre tu...>>
<<Ehi, non pensare a questo. Non ti devi preoccupare, il regalo più bello che tu possa farmi è essere qui con me. Niente che tu possa regalarmi potrebbe essere all'altezza. E intuisco che è molto difficile regalarmi qualcosa, ho pochi interessi rispetto a te e tutti che concernono le moto e, per il resto, ho abbastanza disponibilità per potermi comprare tutto quello che voglio. Non sentirti in difetto, ti prego, non te l'ho detto prima perché volevo farti una sorpresa, sai che mi piace organizzare sorprese per te, mi è sempre piaciuto. E pensa che non c'è niente che io voglia più di te.>>
Mi si stringe il cuore. Mi pare sempre un po' impossibile che lui dica simili parole a me. Lo guardo, con gli occhi lucidi.
<<Oh, Marc...è un peccato non essere a casa, perché ora, avrei tanta voglia di riempirti di baci.>> gli occhi di Marc si incupiscono.
<<Non dirmi queste cose, ti prego, perché sarei capace di prenderti e correre a casa.>> arrossisco, e nascondo il viso dietro una mano.
<<Comunque...buon anniversario, Marc. Sei la cosa più bella che sia capitata nella mia vita. Sono davvero tanto, tanto felice che tu sia entrato nella mia vita, perché...me l'hai sconvolta completamente. Nonostante tutto...sarai sempre tu.>>
Il modo in cui Marc mi sta guardando mi fa sentire come se stessi letteralmente bruciando. Mi perdo nei suoi occhi scuri e profondi, e sento la testa girarmi.
Da dove arriva questo ragazzo che sembra avere il fuoco perenne che arde nelle vene, nel cuore, nella sua anima?
Sento di essere attratta irrimediabilmente da quel fuoco, da quel calore, io, che sono sempre stata ghiaccio allo stato puro.
<<Sì, forse restare a casa sarebbe stato meglio.>> commenta, e scoppio a ridere. Facciamo toccare i nostri bicchieri, per poi bere un sorso di champagne. In realtà non vado pazza per lo champagne, e finisco per berne molto poco nonostante Marc continui a dirmi che possiamo bere quanto vogliamo perché non dobbiamo guidare.
<<Sei brillo?>> gli chiedo, nel tragitto verso casa. Lui scuote vigorosamente la testa, facendo quasi cadere gli occhiali da sole e capisco che lo è. Sbuffo, soffocando una risata, e avvolgo un braccio intorno alla sua vita. Non che possa fare granché, se mi cadesse addosso non riuscirei a reggermi, e ci sfracelleremmo sicuramente contro l'asfalto.
<<Marc, ti prego, devi reggerti o passeremo il resto del weekend all'ospedale.>>
<<Sempre così catastrofica.>> commenta lui, sghignazzando. Infilo una mano nella tasca dei suoi jeans, per recuperare le chiavi di casa.
<<Sei così impaziente, amore? Siamo ancora in un luogo pubblico, se non sbaglio.>> lo guardo malissimo, e lui scoppia a ridere.
<<È proprio vero che sei un idiota.>> commento, e apro il cancello, continuando a tenere un braccio intorno alla sua vita.
Lo porto dentro, e lui mi abbraccia, stringendomi forte.
<<Ti ho già detto che ti amo?>> borbotta, e sento una sensazione squisita riverberarsi nel mio stomaco.
<<Sì.>> riesco solo a dire.
<<Allora non te l'ho detto abbastanza spesso, perché sembra che tu non riesca a capirlo. Cosa devo fare di più per fartelo capire, Angel?>> inizia a piagnucolare. Lo fa sempre con me quando è brillo.
<<Marc, veramente ->>
<<Te amo, Angel.>> soffia, portando le mani sul mio viso e sollevando la testa dalla mia spalla per potermi guardare negli occhi.
<<Te amo.>> ripete, posando le labbra sulle mie in un bacio leggero.
<<Te amo.>> continua, baciandomi nuovamente, e poi ancora una quarta e una quinta volta, sempre seguito da un bacio. Sento le ginocchia cedermi, il respiro farsi più veloce, il cuore battere come un pazzo nel mio petto. Lo afferro per la maglietta e lo bacio, impaziente.
Com'è possibile che ogni volta mi faccia sentire come se fossi sul punto di morire e rinascere allo stesso tempo? Ciò che mi fa provare è talmente intenso da togliermi il respiro. Mi bacia lentamente e non riesco a trattenere un gemito.
Quando si stacca da me posa la fronte contro la mia e mi guarda negli occhi, un sorriso a colorargli le labbra.
<<Lo so, Angel. Lo so già.>> mormora, mentre il suo sorriso si allarga. Non posso fare a meno di guardarlo, stranita e confusa.
Cosa sa?
Non posso crederci, sto analizzando le sue parole, quando è brillo.
Sento il cellulare nella mia borsa iniziare a suonare, e allontano la mia fronte da quella di Marc, per recuperarlo. Lo vedo traballare un istante, e lascio perdere.
<<Vieni, andiamo a sederci.>> gli dico, e raggiungiamo le sdraio. Lo aiuto a sedersi, poi recupero il telefono che ha ricominciato a suonare.
<<Drew!>> esclamo, e lo sento ridere dall'altra parte.
<<Piccolo Angelo, come stai? A giudicare dalla tua voce mi sembri felice di sentirmi.>>
<<Certo che sono felice! Io sto bene, tu?>>
<<Non c'è male. Senti, ho deciso di venire a trovarti. Pensavo a stasera, se per te va bene, se non ti disturbo, insomma. Altrimenti, se aspetto te, diventiamo vecchi.>>
<<Hai ragione, lo ammetto. Ma non sono a Cervera, sono in Costa Brava.>>
<<Ma brava, te ne sei andata al mare per il weekend senza dirmi niente. Dovrei ritenermi offeso, ma vorrei farmi una birra stasera, per cui, posso fare domani l'offeso. Dove ti trovi esattamente?>>
<<A Tossa de Mar.>>
<<Complimenti, la località più bella della costa. Va bene, Cervera o Tossa de Mar non fa differenza, faccio sempre i chilometri per te.>>
<<Grazie Drew, sei un tesoro.>>
<<Ma senti, dimmi un po', con chi sei a Tossa de Mar, con Marc ti mangio con gli occhi Marquez?>>
<<Ci vediamo stasera, Drew.>>
<<Va bene, a stasera!>> sogghigno, e chiudo la chiamata. Quando mi volto verso Marc, noto che si è steso sulla sdraio, e si è addormentato. Mi chino su di lui e gli poso un bacio sulla fronte. Avvicino un'altra sdraio alla sua per evitare che possa girarsi e cadere, e mi stendo accanto a lui, che, tempo qualche minuto, si gira verso di me e mi circonda la vita con un braccio, la testa sulla mia spalla.
Mi chiedo come faccia ogni volta ad avvertire la mia presenza accanto a lui, nonostante sia profondamente addormentato.
Avvolgo un braccio intorno alle sue spalle e inizio ad accarezzargli i capelli, posando di tanto in tanto, dei baci sulla sua testa.
<<Mh...Angel...>> lo sento borbottare, e sorrido, stringendolo più forte a me.
<<Sono qui.>> replico, in un sussurro, anche se immagino stia ancora dormendo. Accarezzo i capelli sulla sua nuca e continuo a posarvi dei baci, fino a quando non lo sento parlare.
<<Sono finito in paradiso?>> sogghigno, piano, e lui serra la presa intorno alla mia vita. <<avere te che mi stringi, mi accarezzi i capelli e mi baci...voglio svegliarmi così tutte le mattine, fino alla fine del tempo.>>
<<Addirittura.>> commento, sogghignando e lui solleva il viso verso di me. Finisco per baciare la punta del suo naso. <<come ti senti?>>
<<Un po' intontito, con un leggero mal di testa. Forse ho esagerato con lo champagne. Non lo reggo molto.>>
<<Ma non mi dire.>>
<<Baciami ancora, ti prego.>> mi ignora lui, e io faccio come mi ha chiesto, posandogli un bacio sulla fronte, poi un altro ancora, tra i capelli.
<<Il modo in cui mi fai sentire mi spaventa.>> lo sento dire, ad un tratto, e lo guardo, sorpresa. Non aveva mai detto una cosa del genere prima, queste parole appartengono a me.
<<Tu? Spaventato da qualcosa?>> gli chiedo, ironica. Lui si solleva e posa la testa contro il pugno chiuso, guardandomi.
<<Sorpresa? Però sì, lo sono. Perché? Perché per la prima volta in assoluto in vita mia...non vorrei tornare alla mia routine, domani. Vorrei restare qui, con te, solo io e te, e non fare nulla che mi porti a stare lontano da te. Tu non hai idea di come io mi sia sentito in questi due giorni solo con te, Angel, è stato il paradiso, per me. Ecco perché sono spaventato. Perché non ho davvero mai provato niente del genere nella mia vita.>>
Capisco subito che non è mai stato più serio di così da quando lo conosco. Mi sollevo, prendendogli il viso tra le mani.
<<Marc, io non voglio essere causa di distrazione per te, la moto e le corse devono venire prima di tutto. Sai cosa penso, sai quanto io ami e voglia vederti vincere e vincere continuamente sulla tua moto. Vedere te vincere riempie me di vita, passione e adrenalina come nient'altro.>> Marc sorride, sbattendo le palpebre.
<<Sentirti parlare di quello che provi quando mi vedi correre mi fa impazzire.>> soffia, sfiorando la punta del mio naso con la sua.
<<Allora sentiti responsabile anche della mia felicità, quando vai in moto. Vinci anche per me.>> replico, stringendo i suoi capelli tra le dita e tirandoli appena.
<<Joder, Angel, estoy loco por ti.>> mormora, per poi baciarmi. Mi avvinghio a lui e premo il suo corpo contro il mio, mentre lui mi solleva appena, spostandosi sotto di me. Ci baciamo con foga, e mi sembra di andare a fuoco. Quando ci separiamo, ci guardiamo negli occhi per diversi istanti, il suono leggero dei nostri respiri accelerati è l'unica cosa che riesco a sentire. Lo vedo tirare un angolo delle labbra verso l'alto, mentre un lampo attraversa l'oscurità dei suoi occhi, poi si distende nuovamente sulla sdraio, portando le mani dietro la testa, e un flashback di quello che abbiamo fatto la notte passata appare davanti ai miei occhi. Sento di essere arrossita e lui lo nota, perché mi accarezza una guancia con il dorso delle dita.
<<Penso di essermi innamorato di questa prospettiva. Non c'è vista più bella.>>
<<Idiota.>> lo riprendo, più rossa che mai. Lui sogghigna, e si tira su, posando una mano alla base della mia schiena.
<<Perché ti imbarazzi?>> mi chiede, inclinando il capo, mentre cerca il mio sguardo.
<<Non lo so...sono fatta così.>> mi limito a dire, sollevando le spalle.
<<A me fa impazzire il fatto che ti imbarazzi parlarne ma poi nella pratica, salvo certi momenti in cui fai entrare troppo la tua mente e i tuoi pensieri, ti lasci andare.>> replica, inarcando le sopracciglia e sorridendo.
<<Marc, dai!>> lo rimprovero, nascondendo il viso nella sua spalla. Lo sento ridere, per poi posare due dita sotto il mio mento, per potermi guardare in viso.
<<Angel, dobbiamo parlare di tutto, io e te. Niente ci deve imbarazzare. L'argomento "sesso", riguarda entrambi. Il dialogo è la cosa più importante, così come l'imparare a conoscere se stessi e il proprio corpo. Solo così saprai e potrai dire cosa ti piace e cosa no, cosa ti fa stare bene e cosa no, e dirlo all'altra persona. Non devi sentirti in imbarazzo, non ti ci sei mai sentita con me, non è vero?>> scuoto subito il capo. Ricordo i momenti che abbiamo trascorso insieme in bagno, questa mattina. Non mi sono mai sentita in imbarazzo con lui.
<<Allora, anche su questo argomento, non ti ci devi sentire. Va bene? Piano piano, a piccoli passi, ce la puoi fare. Voglio che tu sappia che con me, puoi sempre sentirti libera di dire quello che senti, quello che pensi. Voglio sapere come stai, cosa pensi, cosa provi.>>
Sento gli occhi pungermi per le lacrime. Il modo in cui mi guarda, così tenero e premuroso, mi fa stringere il cuore.
Quando dice queste cose, quando si comporta in questo modo, è meraviglioso. Sembra essere quasi irreale, perfetto. Mi fa sentire così amata, che fatico ad esprimere a parole ciò che provo.
Riesce quasi a dissipare ogni mio dubbio.
<<Va bene, amore mio? >> chiede conferma, guardandomi negli occhi, e io annuisco, per poi baciarlo. Gli getto le braccia al collo, tenendolo vicino a me, baciandolo con dolcezza. Vorrei baciarlo sempre, ogni istante. Quando ci stacchiamo, lui mi tira giù con sé e mi osserva, tracciando il contorno del mio volto con l'indice. Mi sollevo di poco, guardandolo dall'alto, e mi sento stralunata, la testa leggera.
<<Andiamo in spiaggia? Poi magari, stasera, possiamo fare un ultimo tuffo in piscina.>> propone, dopo qualche istante di silenzio.
<<Ecco Marc, a proposito di stasera...mentre dormivi mi ha chiamato Andrew, e mi ha chiesto se potevamo vederci stasera...ti scoccia?>>
<<Certo che no! Gli hai detto dove siamo?>>
<<Ovviamente. Non gli ho detto che ero con te, ma qualcosa mi dice che ci sia arrivato da solo...>>
<<È un ragazzo intelligente.>> commenta lui, e io lo guardo male. <<Allora, andiamo in spiaggia?>> ripete, tirandosi su.
Sospiro e annuisco.
Alla fine, siamo rimasti in spiaggia per diverse ore. Marc ha preteso di scattarmi diverse foto, e abbiamo passato la maggior parte del tempo a ridere come due cretini. Anche io però gli avevo scattato delle foto mentre usciva dall'acqua. Era una creatura divina e più lo guardavo, più mi chiedevo com'era possibile per un essere umano essere così bello. Lo avevo poi attirato a me, e avevamo scattato decine di foto di noi due insieme. Ero così felice. Capivo Marc. Neppure io volevo tornare a casa. Il mio vestitino si era completamente bagnato perché avevo abbracciato Marc senza pensare che sarebbe stato completamente fradicio una volta uscito dall'acqua, eppure, non mi interessava.
Avrei voluto restare in spiaggia ad ammirare l'infinità del mare per sempre, stretta a Marc, con il profumo di sale della sua pelle che si appiccicava alla mia.
Torniamo a casa al tramonto, per fare una doccia veloce. Decido di legarmi i capelli sulla sommità del capo, perché non ho voglia di perdere un'ora per lavarli e sistemarli, ci penserò domattina quando tornerò a casa.
Mi trucco un po', sotto lo sguardo di Marc che mi guarda con interesse, per poi indossare un vestitino nero semplice, corto, con due sottili spalline, e un paio di tacchi dello stesso colore.
Mentre mi guardo allo specchio, Marc mi raggiunge e mi abbraccia da dietro, avvolgendo le braccia intorno alla mia vita.
<<Dios, eres una visión, mi amor.>> mormora, posando la testa sulla mia spalla. Sogghigno, accarezzandogli una guancia.
<<Esagerato, come al solito.>> mi volto a guardarlo, circondandogli il collo con le braccia e accarezzando i suoi capelli morbidi.
Ho le farfalle nello stomaco.
Marc socchiude gli occhi, sorridendo, e io porto l'indice sulla sua fossetta sinistra, all'angolo della bocca.
<<Sono innamorata delle tue fossette.>> ammetto, senza pensarci. Lo vedo riaprire gli occhi e puntarli nei miei, un lampo che li attraversa.
Ecco, forse ho sbagliato ad usare quel verbo, ma purtroppo, sono innamorata pazza delle sue fossette. O meglio, sarebbe più giusto dire che non sono innamorata solo di quelle, ma no, non si può.
Non posso.
<<Molto interessante.>> commenta lui, stringendomi più forte a sé e sporgendosi verso di me per posarmi un bacio sulle labbra. Mi sfugge un lamento di dolore e lui si allontana subito da me.
<<Amor, qué está pasando? No te sientes bien?>>
<<No, è che...mi fa male il seno. Chiamasi anche "preciclo". Dovrebbe arrivarmi tra qualche giorno, e il modo per farmelo capire è questo. Il dolore al seno. Ovviamente non si gonfiano mica, per carità, mi fanno solo male. Non potevo avere la fortuna di averle più gonfie ma zero dolore.>> piagnucolo, e lui mi guarda, rivolgendomi l'occhiata più tenera e carezzevole possibile.
<<Posso fare qualcosa per te? Hai bisogno di un antidolorifico? Ci deve essere una farmacia di turno da qualche parte e ->> gli poso l'indice sulle labbra, scuotendo il capo.
<<No, tranquillo, è sopportabile. Basta che non mi stringi troppo.>>
<<Non ti dà fastidio il reggiseno?>>
<<No, perché l'ho messo più largo.>>
In quel momento il mio cellulare sul comodino vibra e lo recupero. È un messaggio di Andrew, che mi chiede se la casa nella foto che mi ha inviato è quella dove io e Marc alloggiamo.
<<Drew è arrivato.>> informo Marc, mentre rispondo affermativamente ad Andrew.
<<Andiamo allora.>> scendiamo al piano di sotto, ed esco in giardino, andando ad aprire il cancello.
<<Ehi angelo, sei bellissima!>> esordisce Andrew, chinandosi verso di me per abbracciarmi.
<<Anche tu, Drew! Niente camicie, stasera?>>
<<Sto iniziando a pensare che siano troppo poco rock&roll e che mi facciano sembrare invece un fighettino di città...non nel mio stile, insomma.>>
<<Oh avanti, non devi essere per forza un cliché. E puoi indossare sia abiti più fini che casual, alla fine abbiamo un mondo dentro di noi, possiamo anche sfoggiare stili diversi, no?>>
<<Un punto per te. Mi sento un idiota adesso, con questa maglietta insignificante.>> abbassa la testa ad osservare la sua maglietta nera, i capelli biondi legati come di consueto in un codino sulla sommità del capo.
<<Non è insignificante. Però quella dei Guns 'N Roses sarebbe stata meglio.>>
<<Grazie che me lo dici solo ora.>>
<<Avrei dovuto sapere da prima cosa avresti indossato stasera?>>
<<Altro punto per te. Mi stai distruggendo, meglio che la finiamo qua.>> rivolge poi lo sguardo oltre le mie spalle <<anche perché Marc ti mangio con gli occhi Marquez potrebbe iniziare a spazientirsi, dato che ci sta aspettando.>> conclude, mentre ci incamminiamo verso la porta finestra che da accesso all'interno della casa.
<<Ma la vuoi smettere di chiamarlo così?>> Drew sogghigna.
<<Sapevo che eri qui con lui.>> mi dice, in un sussurro, per poi raggiungere Marc.
<<Ehi, Marquez! Scusaci, io e angioletto ci siamo intrattenuti nel parlare della mia maglietta assolutamente insignificante.>> alzo gli occhi al cielo.
<<Adesso si è fissato con questa storia.>>
<<Allora io sono pieno di magliette insignificanti.>> replica Marc, ironico.
<<Ma tu sei un pilota! Io sono un chitarrista, pianista...insomma, un musicista con una predilezione per il rock. Questa maglietta non mi rappresenta per niente.>> Marc lo osserva sogghignando, ma con aria stranita. Mi guarda, e io scrollo le spalle.
<<Lascialo perdere, avrà fumato qualcosa prima di venire qui.>> Drew mi guarda male.
<<Non ho fumato niente!>> Marc scuote il capo.
<<Hai avuto problemi lungo la strada?>>
<<Nessuno. Mi piace guidare lungo la costa.>>
<<Bene, vogliamo andare? Sto iniziando ad avere fame.>> esclamo, recuperando la borsa che avevo lasciato su una delle sdraio.
<<Voglio un hamburger per cena. Ah, comunque, che pezzo di casa avete scelto per il weekend. Pensavo che case del genere esistessero solo sulle riviste di design o cose simili. Tipo "mondo parallelo".>>
Drew è arrivato da cinque minuti e la sua energia caotica mi sta già facendo girare la testa.
<<L'ha scelta Marc. Questo è il suo stile.>> replico, mentre usciamo.
<<Confermo.>> si limita a dire lui. <<andiamo con la mia macchina?>> chiede, dirigendosi verso la sua Honda bianca. Per fortuna non ha deciso di venire in Costa Brava con una delle sue BMW.
<<Sì, per favore. Vorrei riposarmi un po', ergo: non voglio vedere un volante e un cambio per minimo due ore.>>
Saliamo in auto e Drew si sistema nei sedili posteriori.
<<Avrei dei posti da suggerire, ma non so se vanno bene per te.>> esclama, rivolto a Marc, non appena quest'ultimo esce dal vialetto.
<<In che senso?>>
<<Insomma, non sei esattamente uno sconosciuto come noi due, o sbaglio?>> continua Drew, indicando prima se stesso, poi me.
<<Oh...capisco. Non ho problemi, in quel senso. Dubito che verrò assalito, e comunque, non ho problemi se qualcuno mi chiederà una foto. Forse, bisognerebbe porre la domanda ad Angel.>> Marc mi rivolge un'occhiata, e Drew si volta a guardarmi.
<<Sì, ecco, non voglio che qualcuno ci veda insieme. Ma ora va bene, perché, insomma...ci sei anche tu, non siamo solo io e lui.>> spiego, scrollando le spalle.
<<Allora se non è un problema per nessuno, c'è un pub fantastico, a pochi passi dal mare.>>
<<Ci sarà qualcosa da mangiare per Marc?>> sogghigno, e lui mi guarda male.
Quando scendiamo dall'auto, la brezza del mare mi accarezza le spalle.
<<Comunque, capisco perché è il tuo punto debole. Il modo in cui ti guarda...fa venire il batticuore a me.>> mormora Drew, avvicinandosi a me. Arrossisco.
<<Oh Drew, smettila.>>
<<Ma è vero. Nella vita, o qualcuno che mi guarda così o niente. Non ho mai visto nessuno guardare qualcuno con una tale intensità. Sembra avere le fiamme negli occhi quando ti guarda.>> scuoto la testa, rossa come un peperone e allungo il passo, raggiungendo Marc.
Il locale suggerito da Andrew, è stracolmo.
<<Se siamo fortunati, nessuno lo noterà.>> urla Andrew nel mio orecchio, per sovrastare la musica e il chiacchiericcio delle persone, indicando Marc davanti a me con un cenno del capo.
Riusciamo a trovare un tavolo e forse, grazie alle luci basse e soffuse, il cameriere non riconoscerà Marc.
Il tavolo è rotondo, e io vado a sedermi accanto a Drew, per mettere più distanza possibile tra me e Marc. Sento il suo sguardo su di me. Non è così difficile incrociarlo, dato che è seduto proprio davanti a me, e, nonostante le luci basse, i suoi occhi sono talmente penetranti da sentirli bruciare sulla mia pelle.
Afferro il menù davanti a me e lo piazzo davanti al mio viso. Forse così riuscirò a sfuggire al suo sguardo per almeno qualche minuto.
[Marc]
Continuo a spulciare il menù, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Non posso trasgredire alla mia dieta rigidissima, cosa che ho comunque già fatto oggi a pranzo. Ma ovviamente, in un pub, è già tanto trovare un insalata decente. Forse posso farmela bastare. Se mi mantengo leggero per cena, dopo il pranzo sontuoso di oggi pomeriggio, non faccio che bene.
<<Hamburger con doppio bacon. Ho deciso.>> sento dire da Angel, che chiude il menù per posarlo sul tavolo davanti a lei.
<<Io avevo già deciso da quando sono arrivato a casa vostra, chissà se verrà qualcuno a prendere il nostro ordine prima che diventiamo vecchi.>> esclama Andrew, guardandosi intorno.
Aveva ragione Angel, è decisamente un tipo particolare. Come direbbe lei, è un'artista. E il suo essere artista si riflette in ogni più piccola cosa.
I miei occhi si posano su Angel, intenta ad osservare un punto del locale oltre le mie spalle.
So che ha cercato di mettere più distanza possibile tra me e lei, sedendosi accanto a Andrew. Vuole che si pensi, eventualmente, che sia qui con lui, non con me.
<<Cosa prendete da bere?>> chiede ad un tratto Andrew, ed Angel si volta a guardarlo.
<<Perché, hai intenzione di prenderlo tu il nostro ordine?>>
<<No, volevo solo sapere se uno di voi due avesse intenzione di prendere qualcosa. Io non posso bere, devo guidare.>> sospira <<Vorrà dire che prenderò una misera coca cola.>> Angel aggrotta le sopracciglia, un sorriso ironico disegnato sulle labbra.
<<Sembri un disperato.>>
<<Io sono disperato.>>
Angel sogghigna, scuotendo il capo.
<<Posso brindare anche se prendo una coca cola, no?>>
<<Io prenderò dell'acqua, Drew, quindi direi di sì.>> Andrew si volta poi a guardare me.
<<Anche io come Angel. Ho già bevuto oggi a pranzo.>> replico e in quel momento, finalmente, un cameriere viene a prendere i nostri ordini. Durante la cena, osservo Angel e Andrew.
Si vede che hanno un rapporto complice, che sono uniti e si vogliono bene, nonostante non riescano a vedersi spesso. Hanno lo stesso luccichio negli occhi, quando parlano di musica.
Guardandoli, mi rendo conto che non provo gelosia nei confronti di Andrew.
Il modo in cui la guarda, con profondo affetto, mi fa capire che la vede quasi come se fosse una sorella.
E noto che Angel lo guarda esattamente come guarda Alex. Con l'aggiunta, che, al contrario di Alex, Andrew condivide con lei la passione per la musica.
Sono due anime artistiche che condividono una passione.
Brindiamo con coca cola e acqua minerale, e lui si sporge ad abbracciarla.
<<Sono tanto felice di sapere che stai bene, mi hai fatto stare in ansia per settimane, lo sai, ma starti accanto è stato molto importante per me. Ti ho portato un pensierino, ma l'ho dimenticato in macchina.>>
<<Grazie, Drew. Sei stato fondamentale per me.>> replica Angel, sciogliendo l'abbraccio e stringendogli una mano.
<<Adesso, mi raccomando, più serena. Un pensiero te lo sei tolto, non lasciarti prendere dall'altro.>> Angel spalanca gli occhi, e le mie antenne si drizzano all'istante.
<<Quale altro pensiero?>> chiedo, guardando prima Andrew, poi Angel, che resta per qualche istante immobile, sbattendo le palpebre.
<<Ehi, chi vuole una mega razione di patatine fritte?>> esclama Andrew, afferrando il menù e ficcandoci dentro la faccia. Angel lo ignora e si riprende subito, scrollando le spalle con noncuranza.
<<Già lo sai Marc, non ti preoccupare.>> replica, sogghignando, per poi guardare malissimo Andrew.
Ovviamente, non mi ha convinto neanche un po', ma non mi sembra il luogo adatto dove discuterne.
Torniamo a casa, ed Angel cerca di convincere Andrew a fermarsi per la notte.
<<Resterei volentieri, Angel, ma domattina ho un impegno alle 9, e preferisco essere già a Barcellona, invece di svegliarmi prestissimo domattina e mettermi alla guida ancora mezzo addormentato. Preferisco tornare a casa ora che sono ancora bello sveglio.>>
<<D'accordo, però promettimi che mi mandi un messaggio quando arriverai a casa.>>
<<Promesso.>> si china verso Angel e l'abbraccia.
<<E mi raccomando, vai piano, fai attenzione.>>
<<Va bene.>> si volta poi verso di me e mi porge una mano.
<<Attento lungo la strada.>> gli dico, e lui annuisce, per poi abbracciarmi.
<<Prenditi cura di lei.>> sussurra al mio orecchio, per poi allontanarsi. Lo osservo, sorpreso, mentre si dirige verso l'auto per recuperare il regalo che ha portato ad Angel.
<<Una vecchia locandina con Amy Winehouse! Grazie Drew, è bellissima!>>
<<L'ho vista in una bancarella al mercato del rigattiere e ho pensato subito a te. Sono contento che ti piaccia. Ora vado. Ti scrivo appena arrivo a casa, buonanotte, Angel.>> le posa un bacio sulla guancia, manda un saluto nella mia direzione e sparisce oltre il cancello.
Raggiungo Angel.
<<Tutto bene?>> le chiedo, avvolgendole un braccio intorno alle spalle. Lei solleva la testa verso di me, annuendo. <<avevi ragione quando hai detto che è un tipo...interessante.>> Angel ride, piano.
<<So che per te è un tipo particolare.>>
<<Vero. Ma in senso buono.>>
Angel si volta verso di me, posandomi una mano sul petto.
<<Scusami se ti sono stata un po' distante stasera.>>
<<Non importa Angel, l'ho capito.>>
Mi chino verso di lei e poso la fronte contro la sua. Lei tiene gli occhi chiusi, ma io li tengo aperti, spalancati.
So che mi sta nascondendo qualcosa.
So che Andrew non si riferiva a quello di cui Angel mi aveva già parlato, ovvero l'angoscia per il suo futuro.
C'è qualcos'altro, qualcosa che la tormenta anche nel sonno.
Andrew mi aveva accennato ad altri problemi, e so bene che non può essere ciò di cui Angel mi ha parlato perché ho notato la sua reazione. Se fosse stato quello, non avrebbe reagito in quel modo.
<<Angel.>> la chiamo, sussurrando il suo nome. Lei riapre gli occhi, puntandoli nei miei.
<<Quale pensiero ti sta tormentando, ora?>> la sento irrigidirsi, la mascella contrarsi. Allontana la fronte dalla mia, scuotendo il capo.
<<Te l'ho già detto Marc, non ti devi preoccupare, davvero. Te ne ho già parlato.>>
<<Allora perché hai reagito in quel modo, quando Andrew se lo è lasciato sfuggire?>> lei spalanca appena gli occhi, proprio come poco fa.
<<Ma perché...non mi aspettavo che Andrew lo tirasse fuori in quel momento. Tutto qui.>> spiega, scrollando le spalle. Eppure, non riesce a convincermi. Sento che mi sta nascondendo qualcosa. La conosco. Continuo, testardo.
<<D'accordo, ma ->> Angel si sporge verso di me e mi bacia, prendendomi il viso tra le mani. Resto per un istante impietrito, con gli occhi spalancati, perché non me lo aspettavo minimamente. Con le labbra incastrate alle sue, sento il cuore iniziare a battere come un pazzo.
<<Angel ->> la chiamo, non appena allontana per un istante le labbra dalle mie, ma ne approfitta soltanto per baciarmi nuovamente, strusciandosi contro di me e afferrando la mia maglietta tra le mani.
Sento che i miei pensieri stanno gradualmente perdendo coerenza, non riesco più a formularne uno di senso compiuto, e capisco cosa sta facendo Angel.
Sta cercando di farmi distrarre.
E direi che ci sta riuscendo benissimo.
Avvolgo le braccia intorno alla sua vita e la stringo a me, cercando comunque di non farle male.
Eppure, quel tarlo è ancora lì, nella mia mente.
E non posso farmi distrarre da così poco, anche se si tratta di un bacio di Angel, che non è mai poco, ma sempre in grado di farmi tremare il cuore.
Porto due dita sotto il suo mento e la allontano da me, a malincuore. Lei mi osserva, confusa.
<<Che succede?>>
<<Angel, per favore, non cercare di farmi distrarre. Lo so che c'è qualcosa che ti tormenta, qualcosa di diverso da ciò di cui mi hai parlato qualche settimana fa. Perché non me ne vuoi parlare? Riguarda la tua salute? C'è qualcos'altro che non va? Ti prego, parlami! Penso al peggio, altrimenti. Mi logoro nel continuare a pensare al fatto che tu possa stare male, al cercare di fare qualcosa ->>
<<Marc, ehi, frena, frena.>> mi porta una mano sulla bocca, interrompendomi <<non si tratta della mia salute, non quella fisica almeno. Te lo giuro, non si tratta di salute. Ora la questione dei noduli è accantonata, almeno fino al prossimo anno. Non devi preoccuparti di questo, stai tranquillo.>>
Un profondo respiro lascia il mio corpo, e annuisco. Mi sento improvvisamente più leggero, ma subito torno a pensare alle sue parole.
<<Allora c'è qualcosa che ti tormenta!>> Angel sospira, scuotendo il capo.
<<Marc, ti prego, non ->> si porta una mano tra i capelli <<non voglio pensarci. Non farmici pensare, ti prego, non voglio rovinare queste ultime ore insieme.>>
Si sta agitando, lo noto dal modo in cui allarga le braccia e dalla velocità del suo respiro, che è diventato più rapido. Le prendo il viso tra le mani e lei punta subito gli occhi nei miei.
<<Va bene, va bene amore mio, scusami. Hai ragione. Sono un idiota. Ora però fammi un bel sorriso, ti prego.>> Angel accenna un sorriso, stringendosi nelle spalle. <<riavvolgiamo il nastro e torniamo a cinque minuti fa?>> il suo sorriso si allarga e annuisce.
<<Ottima idea.>> mormora, per poi cingermi le braccia intorno al collo. Sfioro la punta del mio naso con la sua, per poi posare le labbra sulle sue. Il modo in cui mi tocca, mi accarezza, mi tiene stretto a lei, mi fa provare una sensazione splendida e dolorosa al centro del petto.
Vorrei potermi crogiolare in questa sensazione divina, che mi toglie il respiro e mi fa sentire di poter toccare il cielo con un dito: avere Angel sempre.
La sento aggrapparsi a me e mi sento importante, fondamentale per lei. E sento di non avere bisogno di nient'altro.
La prendo tra le braccia e raggiungiamo la nostra stanza.
Quando la metto giù, inizia a ricoprirmi il viso di baci, e realizzo che potrei morire per questa sensazione devastante. Le sfilo il vestito, e lei fa lo stesso con la mia maglietta, poi con i pantaloni. La prendo nuovamente tra le mie braccia e mi stendo sul letto, portandola sopra di me. Angel punta gli occhi nei miei, posando le mani sul mio petto. Il modo in cui sbatte le palpebre con quell'aria innocente mi fa uscire pazzo.
In realtà, ogni cosa che fa mi fa impazzire.
<<Cosa ti aspetti, Marquez?>> chiede, assottigliando lo sguardo e rivolgendomi un languido sorriso.
<<Penso che la visione di te sopra di me di ieri notte mi abbia letteralmente stregato. Non posso più farne a meno, ora.>> Angel arrossisce all'istante e si nasconde il viso con una mano.
<<Tu sei pazzo.>>
<<E lo scopri solo ora?>> sogghigno, sollevandomi. Lei mi allaccia subito le braccia al collo e mi bacia. Un bacio così lento e delicato, squisitamente dolce e doloroso al tempo stesso, che mi fa venire la pelle d'oca. Affondo le unghie nella sua schiena, e gemo. Quando separa le labbra dalle mie, mi sento risucchiato di ogni capacità di ragionamento logico.
<<Come ci riesci?>> le chiedo, in un soffio, e lei mi guarda, tra il confuso e il sorpreso.
<<A fare cosa?>>
<<A farmi venire la pelle d'oca e uscire di testa per un semplice bacio a fior di labbra.>> Angel mi osserva, scrutando il mio viso con intensità, accarezzandomi una guancia. Sorride, un sorriso dolcissimo e luminoso, per poi scrollare le spalle.
<<Non lo so.>>
Dio, cosa mi ha fatto questa ragazza?
Mi ha intossicato l'anima, il cuore, il cervello. Non riesco più a concepire lo starle lontano. Vorrei poter varcare il confine della sua pelle, diventare un'unica cosa con lei e stare con lei, sempre.
<<Bésame.>> Angel non si fa pregare. Sorride e chiude le labbra sulle mie.
Più tardi, nella penombra in cui la stanza è immersa, ascolto il suo respiro profondo e tranquillo. Il suo corpo contro il mio, la sua testa posata sulla mia spalla e la sua mano che riposa sul mio petto. Nonostante ogni parte del mio corpo si senta leggera e al tempo stessa reclami il sonno, la mia testa non riesce a fermare i pensieri. Continuo ad accarezzare in punta di dita la pelle delicata del braccio di Angel, mentre gli occhi continuano a fissare un punto del soffitto.
Il fatto che non si confidi più con me mi ferisce. Che c'è qualcun altro che ora sa molto di più rispetto a me ciò che la tormenta o l'affligge, quando ero io prima quello a cui apriva il suo cuore. Poso la guancia contro il suo capo, mentre sento quella stretta al cuore serrarsi ancora di più. Qualcosa si è spezzato tra noi e sento che niente potrà più essere come prima. Avvolgo anche l'altro braccio intorno alla sua vita, e la stringo a me. La sento muoversi appena, strofinare il viso contro la mia spalla. Sento come se niente di quello che io stia facendo servisse a qualcosa. Quando ieri l'ho sentita discutere con Joan, per poi vederla così affranta, ho pensato subito che una parte di lei lo vuole ancora. Sento come se stessi combattendo un campionato già perso, anche se sono in vantaggio.
Come se avessi qui, tra le mie braccia, qualcuno che in realtà è già lontano.
La sento stringersi a me, come se fosse una risposta.
Farò tutto quello che posso per far capire ad Angel che la amo e che voglio lei e lei soltanto.
[Spazio autrice]
*arriva in punta di piedi*
Per cominciare, vi chiedo scusa, immensamente, per l'infinita attesa. Sono imperdonabile, lo so, e mi ripresento con un capitolo spezzato a metà (ma che avrà comunque due titoli diversi) che tra l'altro non mi convince più di tanto. Sento che questi due si sono impossessati di me, e che stanno facendo un po' quello che vogliono, perché sulla carta, niente di tutto questo doveva succedere.
Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto per questo, ma ho passato settimane intere senza neppure scrivere una parola, senza riuscire a scrivere una frase di senso compiuto, e non so perché.
Spero che non mi abbiate dimenticato, che non vi siate stufate di aspettarmi (anche se ne avreste tutte le ragioni) e che non abbiate dimenticato questi due.
Detto ciò, concludo dicendo che mi siete mancate tutte tantissimo, e che sono qui in attesa dei vostri commenti (se volete) e per ogni altra cosa vogliate dirmi.
Ultimo pensiero a Marc: comunque vada, il mio cuore è sempre tuo. Al tuo fianco sempre ❤
Vi voglio davvero bene ragazze, nonostante tutto, felice di essere tornata a pubblicare qualcosa ❤
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