Be with you
[Tu nemmeno te ne accorgi
Come un fesso vorrei farti innamorare,
No ti prego non andare,
Se puoi rimani
Fino a domani
Non so dirti una parola,
Non ho niente di speciale,
Ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare
E l'occhio ride ma ti piange il cuore,
Sei così bella ma vorresti sparire
In mezzo a tutte queste facce,
Come se con te sparisse anche il dolore,
Senza lasciare tracce]
[Marc]
[Fine settembre 2011]
<<Angel!>>
La vedo voltarsi di scatto, ed io aumento il passo, per raggiungerla il prima possibile.
<<Tua madre mi ha detto che eri qui. Mi fa piacere notare che apprezzi il mio posto preferito di Cervera.>> appoggio le braccia contro il parapetto in pietra, e mi godo la vista della valle inondata dal sole al tramonto solo per un istante, perché mi volto subito verso di lei.
<<Beh, è l'unico posto, oltre il parco, che conosco, dove è possibile ammirare un po' di natura, ed è l'unico che posso raggiungere a piedi.>> spiega, asciutta, ma noto che non mi guarda, che continua a tenere il volto girato dall'altra parte.
<<Ehi, tutto bene?>> le domando, facendo un passo verso di lei.
<<Sì, certo.>> si limita a dire, ma il suo tono di voce la tradisce.
<<Sicura?>> continuo, e lei solleva il capo verso l'alto.
<<Sì, Marc, sono sicura, grazie.>> taglia corto, il tono di voce alterato.
Penso che sia stata abbastanza chiara nel farmi capire che non è aria.
<<D'accordo, allora io vado. Hai il mio numero, nel caso avessi bisogno di qualunque cosa.>>
Faccio qualche passo per allontanarmi da lei e la sento chiamarmi.
<<Marc, aspetta. Io...ecco, scusami se sono stata un po' troppo brusca. Non sono dell'umore giusto per parlare con qualcuno, chiunque esso sia.>>
Si volta verso di me e noto che quegli occhi, perennemente attraversati da un lampo di fierezza o ironia, ora sono spenti, sofferenti, come quelli di un cerbiatto spaventato.
<<Ehi, tranquilla, va tutto bene. Non c'è problema, se vuoi restare sola. Se invece, cambiassi idea, basta che mi fai uno squillo, e io verrò da te.>> faccio un passo verso di lei, << o, se preferisci, possiamo restare qui, l'uno accanto all'altro, in silenzio.>> mi osserva per qualche istante, poi annuisce, accennando un sorriso e, con il capo, mi fa capire che posso restare.
La affianco nuovamente e osserviamo il sole mentre si inabissa sempre di più. La vedo stringersi nelle spalle, per poi tirarsi su il cappuccio della felpa.
Quando il sole sparisce oltre le colline all'orizzonte, e il cielo inizia a tingersi di colori più scuri, mi allontano dal parapetto in pietra.
<<Vuoi che ti accompagni a casa?>>
<<Se non ti arreca troppo disturbo, mi farebbe piacere.>> risponde, abbassando il capo e dato che non può vedermi, ne approfitto per sorridere, felice di quella risposta.
<<Non potrebbe mai arrecarmi disturbo, anzi. Vorrei passare più tempo possibile con te prima della partenza per l'Asia.>>
<<Oh, è vero, lo avevo dimenticato...quando parti?>>
<<Dopodomani, all'alba. Il Giappone non è propriamente dietro l'angolo.>> sogghigno, e Angel annuisce.
<<Starai via un mese?>>
<<Più o meno.>>
Continuiamo il tragitto in silenzio, camminando l'uno accanto all'altro, fino a quando non raggiungiamo il portone del palazzo di Angel.
<<Grazie, Marc.>>
<<Non devi ringraziarmi, non ho fatto nulla.>>
<<Sì, invece. Non hai fatto domande. Non mi hai chiesto nulla, e io questo lo apprezzo tantissimo. Davvero.>> allungo una mano, e le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lei non si scosta, né si allontana.
È un bel passo avanti rispetto ad inizio mese, quando fuggiva anche dal più piccolo contatto fisico.
Da quando mi ha preso per la prima volta la mano, due settimane fa, non scappa più via dal mio tocco, ed è una sensazione bellissima.
<<Quando vorrai, sarai tu a parlarmi di tutto quello che ti porti dentro. Sei una creatura così misteriosa ed intrigante, ma io ci tengo a scoprirti un po' alla volta. Non ho fretta. Ci sono delle situazioni in cui, al contrario della mia più grande passione, mi piace andare piano.>> vedo i suoi occhi farsi lucidi, mentre si morde il labbro inferiore e inizio a temere che sia sul punto di scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Scuote invece la testa e accenna un sorriso, per poi stringermi la mano e quel calore così dolce che sento intorno al cuore ogni volta che prende la mia mano, mi avvolge nuovamente.
<<Buonanotte, Marc. Fai bei sogni. E grazie ancora.>> apre il portone d'ingresso, per poi chiuderselo alle spalle, non prima di avermi dato un ultimo saluto.
Resto lì, a fissare il portone ancora per qualche istante, poi, torno sui miei passi, diretto verso casa mia.
~·~
<<Ehi, si può sapere perché sei scappato in quel modo?>>
Alex apre la portiera dell'auto, e l'aria fredda della sera mi avvolge.
<<Perché vorrei essere dovunque tranne lì dentro.>> scendo dalla macchina, <<guidi tu?>> lui annuisce, mentre prende le chiavi dalle mie mani.
Raggiungo il lato del passeggero, e Alex mette in moto.
<<Non so più cosa fare con te. Neppure questo riesce a farti svagare un po'?>>
<<Questo, è anche peggio. Scopare con una sconosciuta e non fare altro che pensare ad un'altra, all'unica che io abbia mai amato, all'unica che voglio. Mi faccio quasi pena da solo.>>
<<Joder, Marc, la stai prendendo peggio di me. Ha mollato anche me da un giorno all'altro.>> mi volto a guardarlo, e sento gli occhi farsi lucidi.
<<No, lei ha mollato me, non te. Tu avresti potuto averla tutta per te, sei stato tu a lasciarla.>>
Non ho voglia di litigare anche con lui stasera, sono già abbastanza al limite per conto mio.
<<Mi ha mollato nel giro di dieci minuti, versandomi addosso tutto l'odio che provava per me, senza che io avessi fatto niente per meritarmelo, lasciando il paese e restituendomi tutti i regali che le avevo fatto in questi anni, con un semplice biglietto.
Dici che la sto prendendo troppo male?>> continuo, con tono sarcastico.
Vedo Alex serrare la presa intorno al volante, stringere le labbra e assottigliare lo sguardo.
<<Dimentichi che anche io, purtroppo, sono ancora cotto di lei.>> sibila, e capisco che sta cercando anche lui di non adirarsi.
<<Non l'ho dimenticato. Ma sono due cose completamente diverse. Tu, comunque, l'hai lasciata. L'hai vissuta per sei mesi, sei stato in Italia con lei, cazzo, io sono stato mollato in quel modo, ascoltandola mentre mi vomitava addosso di tutto, senza riuscire a fare niente di quello che avevo in mente di fare con lei.>>
<<E cosa hai in mente di fare? Restare...così? Lei non tornerà. Prima lo realizzi, prima ricomincerai ad andare avanti. Non puoi fare altrimenti. È l'unico modo, Marc, davvero. Forse, sono l'unico che può capire come ti senti, anche se, d'accordo, non sono io ad essere stato mollato in quel modo, ma devi riconoscere che scoprire certe cose, non è stato esattamente facile, per me.>>
Mi volto a guardarlo, e il senso di colpa torna a riempirmi il cuore. Gli poso una mano sulla spalla, e lui mi getta un'occhiata, poi un sorriso tirato.
<<Tranquillo, ho superato quella fase. Vorrei solo che tu capissi che non sei l'unico che sta soffrendo per questa storia, che non sei l'unico che sta affrontando questa situazione. Angel manca tantissimo anche a me, davvero. Dopo sei anni trascorsi sempre insieme, non vedersi più, da un giorno all'altro...è destabilizzante.
Solo che...per cercare di superarlo penso a tutte le cose che invece non mi mancano di lei. Pensaci. Ad esempio, parlava per ore di quei tipi egiziani. Ti ricordi quando qualche anno fa siamo andati a Barcellona durante le festività natalizie e al ritorno lei ci ha raccontato di quella leggenda di non so bene chi, per più di mezz'ora? Non ho capito neppure una parola di quello che ha detto.>>
<<E ti ricordi anche di come brillavano i suoi occhi mentre ce la raccontava?>> lo interrompo, e lo vedo inarcare le sopracciglia, mentre si morde il labbro inferiore, <<e io ricordo poco di quella storia, solo che c'era questa tipa mandata dal...dio supremo? Una cosa del genere, sulla terra, e aveva finito per iniziare a divorare tutti gli uomini e per farla smettere l'avevano fatta ubriacare con la birra. Angel diceva spesso che era una delle sue leggende preferite.>> accenno un sorriso, mentre penso ai suoi occhi, al modo in cui brillavano ogni volta che parlava di ciò che amava.
<<Marc, non mi stai aiutando per niente nel mio piano. E stai fallendo miseramente anche tu. Ricominciamo. Era permalosa. E se la prendeva tutte le volte che battevamo la Juve quando giocavamo alla Playstation. Ed era intransigente, e le sue battutine ironiche? Non perdeva occasione per punzecchiarti. E quando spariva per giorni perché voleva stare da sola e ascoltava Frank Sinatra per ore? O quando uscivamo tutti insieme e ci costringeva ad ascoltare la musica che piaceva a lei quando noi avremmo voluto ascoltare un po' di sano raggaeton?>>
<<Quindi, vorresti dirmi che tutte queste cose di lei non ti mancano?>> gli domando, poco convinto.
Alex increspa le labbra, e scuote appena la testa.
<<No, mi mancano terribilmente, e tu hai appena mandato a monte il mio piano di convinzione, grazie fratello, come farei senza di te?>>
<<Non faresti, semplice.>> replico, mentre ci addentriamo per le vie di Cervera.
<<Adoravo il fatto che alla fine, non provavamo neppure più a mettere la nostra musica, ma chiedevamo direttamente a lei di caricare una delle sue playlist.>> ricorda, scuotendo la testa e sogghignando.
<<E non vedevamo l'ora di sentire i suoi commenti ironici o le sue frecciatine in merito ad ogni nostra più piccola cosa.>> aggiungo io, poggiando il capo contro il poggiatesta del sedile.
<<Tu eri il più bersagliato, con la tua pizza con l'ananas...>> lo guardo male.
<<Perché non le hai mai detto che piace anche a te.>>
<<Colpa tua, sei stato tu a farmela assaggiare.>>
<<E dato che sapevi che a lei la cosa non sarebbe andata a genio, hai preferito non dirglielo.>>
<<Vedo che comunque è passata sopra alla cosa...>> accenna, lanciandomi un'occhiata.
Sospiro, mentre Alex parcheggia sotto casa nostra. Lo guardo, mentre scuoto la testa.
<<Non ne usciremo mai, vero?>>
Alex mi fissa, serio in volto.
<<Dobbiamo. Ma penso che...che sia inutile imporci di agire in un certo modo. Le cose seguiranno il loro corso. Non dobbiamo reprimere ciò che proviamo, perché non faremo altro che farci del male così facendo. Sfoghiamoci, buttiamolo fuori. Ce la faremo. Stiamo procedendo a piccoli passi, ma prima o poi riusciremo ad imparare a convivere con la sua assenza e a gestire la sua mancanza al meglio.>>
<<Da quando sei diventato così maturo?>> Alex sbuffa.
<<Non sono poi così convinto che sia maturità, probabilmente è solo disperazione.>> replica, scendendo dalla macchina.
E io non potrei essere più d'accordo con lui.
~·~
[Joan]
Uno, due, tre squilli.
Poi, la voce della segreteria che parte per la millesima volta.
Sbuffo, iniziando a battere nervosamente il piede per terra.
Sono giorni che provo a chiamare Angel, ma non mi risponde.
Le ho mandato dei messaggi, ma non ha risposto a nessuno di essi.
Ho chiesto anche a Pecco, Migno e gli altri, se sapessero qualcosa, ma Angel non risponde neppure a loro.
Questo, ha almeno dissipato dalla mia mente il dubbio che avessi fatto qualcosa di sbagliato, che ce l'avesse con me insomma, per non so quale motivo, ma il fatto che sia sparita nel nulla mi preoccupa enormemente.
Ho paura che le sia successo qualcosa.
Questi giorni di test sono andati bene, ancora meglio dei primi di inizio mese, anche se il pensiero di Angel e di come dovesse stare, non ha lasciato la mia mente neppure per un istante.
Ora che i test sono finiti, posso finalmente andare da lei e scoprire cosa è successo.
Non ne posso più di starle lontano, vorrei averla vicina a me, più vicina, e non a 1400 chilometri di distanza.
Ormai, sono completamente pazzo di lei, e più sto con lei, più ne divento dipendente.
Ogni volta che devo lasciarla, dopo essere stato con lei per qualche giorno, mi pare quasi di lasciare nelle sue mani dei frammenti del mio cuore, ogni volta di più.
Saperla così lontana da me è una tortura, perché vorrei passare ogni mio istante libero con lei, e pur di stare anche solo per cinque minuti con lei, sarei disposto a prendere un aereo al giorno.
Sento una scarica di adrenalina e di felicità solo al pensiero di stringerla tra le braccia.
Ed è una cosa così maledettamente bella, una sensazione che mi azzera l'aria nei polmoni.
Avevo paura di aver rovinato tutto dopo quel bacio che le avevo rubato ad inizio mese, ma invece, non era stato così.
La dolcezza di Angel mi aveva scaldato il cuore.
Ora però, nel tentativo di dare una spiegazione al fatto che sia letteralmente sparita, inizio a pensare che forse, è a causa di quello se non si fa più sentire.
Può essere una reazione a scoppio ritardato?
Joder, sono un fottutissimo cretino.
Se penso che devo aspettare ancora delle ore prima di raggiungerla, impazzisco.
Aspettami Angel, ti prego, sto tornando da te.
~·~
Ormai conosco la strada per raggiungere Angel a menadito, e questo mi permette di stringere i tempi.
Quando mi fermo davanti alla casa dei suoi nonni, sono da poco passate le due del pomeriggio, e per risparmiare i tempi, non ho neppure mangiato.
Il cielo è limpido e senza nuvole, e la neve scintilla sotto i raggi del sole.
Suono al campanello, l'agitazione che mi morde allo stomaco, il cuore che sbatte contro la mia cassa toracica.
Quando la porta si apre, e il viso dai lineamenti dolci e regolari della nonna di Angel appare alla mia vista, sento quasi le ginocchia cedere sotto il mio peso.
Accenno un sorriso nervoso, e mi rendo conto che non riesco a formulare una frase di senso compiuto in italiano, tanto i miei pensieri vanno veloci nella mia testa.
<<Hola, Rosa, yo...>> scuoto la testa, e cerco di fermare la velocità dei miei pensieri e di scavare nella mia mente per recuperare tutto l'italiano che conosco, <<sono venuto porque...Angel come sta?>> concludo, in un sospiro, e Rosa mi fa cenno di entrare in casa.
<<Caro ragazzo, che ci fai qui?>>
<<Vine por ella!>> esclamo, di getto, e mi mordo la lingua, perché non riesco a smettere di pensare e parlare in spagnolo.
<<Sono venuto per Angel.>> spiego, mentre Rosa mi fa cenno di togliermi la giacca a vento, <<è sparita da giorni, e non ho potuto muovermi fino a questa mattina, dato che ho avuto i test a Jerez, altrimenti sarei venuto molto prima. Cosa succede? Sta male?>> continuo, e realizzo che non riuscirò a calmarmi fino a quando non la vedrò, fino a quando non scoprirò come sta.
<<Angel...no, non sta molto bene.>>
Sento il mio cuore mancare un battito e mi passo una mano tra i capelli.
<<Cosa...cos'ha? È grave? È qui? Posso vederla?>>
<<Aspetta, e calmati, Joan. Devo prima spiegarti due cose. Vuoi qualcosa di caldo? Una cioccolata, magari? Puoi mangiarla? Non conosco la dieta degli sportivi.>>
Scuoto la testa.
Non mi interessa di nulla, voglio solo sapere di Angel, vederla.
<<Non vado pazzo per il cioccolato.>> dico, poi ricordo quanto a lei invece piaccia, e cambio idea, <<ne berrò un po' solo se posso vederla, solo se posso condividerla con lei.>> Rosa sospira e accenna un sorriso tirato.
<<Possiamo fare un tentativo. Puoi fare un tentativo, ma non so se basterà. Vieni con me, così parliamo.>> la seguo in cucina, e mi siedo al tavolo, senza smettere di battere il piede per terra.
Rosa lo nota, e mi posa una mano sul capo.
<<Ehi, calmati, caro.>> mi rivolge un sorriso, e inizia a preparare la cioccolata.
<<Non è nel fisico che Angel sta male.>> dice, dopo qualche secondo di silenzio.
La osservo, confuso.
<<Come?>>
<<Io non so quanto tu conosca Angel, se sai...di come si chiude, quando soffre. Non so se sai di quello che si porta dietro, per cui, penso di non poterti dire troppo. Deve essere lei, nel caso, ad aprirsi con te. Volevo solo che tu sapessi che non è nel corpo che sta soffrendo.
È la sua mente, la sua anima, il suo cuore a soffrire.
E quando Angel soffre così, allontana chiunque da sé.
Si chiude nella sua torre, e non permette a nessuno di raggiungerla.
Non esce da giorni, resta chiusa lì, in camera sua.
Vuole solo stare da sola.
Per questo, non so se...se vorrà vederti.
Voglio avvertirti.>>
Resto per un istante immobile, senza sapere cosa dire. Al contrario di prima, ora la mia mente non riesce più a formulare un pensiero di senso compiuto.
<<Ma...è successo qualcosa?>>
<<Diciamo di sì. Ma Angel è stata sempre così. Riesce a gestire quello che ha dentro, solo che a volte non ci riesce e...si fa sopraffare.>>
<<C'entrano gli attacchi di panico?>>
<<Sono una conseguenza. Una delle tante.>>
Rosa si volta a guardarmi.
<<La cioccolata è pronta.>> noto solo in quel momento che mi sta porgendo due piccole tazze colme di cioccolato.
<<Se vuoi andartene, non le dirò che sei venuto. Ma se vuoi restare, puoi provare a portargliela tu.>> dice, guardandomi negli occhi e indicando con un cenno la tazza bianca con il simbolo del Capricorno.
Prendo le due tazze dalle sue mani, sostenendo il suo sguardo.
<<Non me ne andrei per nulla al mondo.>> soffio, e Rosa mi posa una carezza sul capo.
Salgo le scale, poi, mi fermo davanti alla sua porta.
Il non avere idea di come devo comportarmi mi riempie il cuore di timore, ma voglio starle vicino, a qualunque costo.
Busso contro la porta, ma non arriva nessuno ad aprirla, né nessuna risposta dall'interno.
Busso nuovamente, e sento dei passi leggeri dall'altra parte.
<<Nonna, per favore ->>
Angel posa gli occhi su di me, sgranandoli, mentre io resto lì, immobile, a fissarla.
È bianca come un lenzuolo, e i capelli sono acconciati in una lunga treccia disordinata.
Indossa una felpa grigio chiaro, che le arriva poco sopra il ginocchio.
Pare quasi una bambina, tanto è piccola e minuta, nascosta sotto quella felpa enorme.
Ai miei occhi, non è mai stata più simile ad uno scricciolo di adesso.
Continua a fissarmi come se fossi un fantasma, e solo in quel momento noto che i suoi occhi sono rossi e gonfi come se non stesse facendo altro che piangere da giorni.
Dio, voglio solo stringerla a me e non lasciarla più andare.
Decido di spezzare il silenzio che sta iniziando a diventare opprimente.
<<Ho deciso di portarti un po' di cioccolata calda.>> esordisco, accennando un timido sorriso.
Angel socchiude le labbra, poi gli occhi.
<<Tu...tu...cosa ->>
<<Lo sai che non riesco a starti lontano per troppo tempo.>> mormoro, mentre Angel si morde il labbro inferiore e pare quasi sul punto di scoppiare a piangere.
<<Invece sarebbe meglio che tu lo imparassi. Che tutti imparassero a starmi lontano. Lo dico per voi, più...più mi state tutti quanti lontano, meglio è per voi.>> esclama, allontanandosi dalla porta e permettendomi di entrare.
Ne approfitto per chiudere la porta con il piede, e posare le cioccolate sul comodino.
<<È terribile starti lontano, Angel, terribile, credimi.>> replico, accennando un sorriso.
<<Perché? Perché sarebbe terribile stare lontano da...da me? Da un disastro completo, da un problema vivente, perché è questo quello che sono, un...casino, una che non riuscirà mai a liberarsi di quello che ha nella testa, né di quello che sente dentro.
E io...io sento di non farcela più, sono esausta.
Vorrei solo...sparire, chiudere gli occhi e non riaprirli più.
È una fortuna starmi lontano, lo capisci o no?
Solo un masochista vorrebbe avere a che fare con me!>> una lacrima le riga la guancia, e io mi avvicino a lei, prendendole il viso tra le mani.
<<Allora vorrà dire che sono un masochista, il masochista più fortunato del mondo. Probabilmente siamo tutti masochisti.>>
Cerco di rispondere al suo tormento, al suo dolore, con una ventata di leggerezza.
Se solo riuscisse a vedersi con i miei occhi, o con gli occhi di chi le vuole bene, capirebbe che, forse, è davvero un disastro, ma il più bel disastro che abbia mai messo piede sulla terra.
<<Oh, Joan, ti prego, gira i tacchi e vattene, lo dico per te.>> continua, scostando il volto dalla mia presa, e allontanandosi, <<Io...sono troppo complicata, è troppo difficile avere a che fare con me, troppo. Tu hai conosciuto solo il lato più leggero, di me. Quello che vedi ora è già un lato che invece non conoscevi, e ce ne sono ancora degli altri che preferirei che tu non scoprissi. Voglio continuare a vivere nella tua mente come una creatura libera e sorridente, non...non come mi stai vedendo ora, né come una creatura fredda e piena di orgoglio quale sono. Per cui...ti prego, lasciami sola. La solitudine è la cosa migliore per una come me, credimi.>> conclude, incrociando le braccia al petto, ed evitando di guardarmi.
Per tutta risposta, annullo la distanza che ci divideva, e le prendo nuovamente il viso tra le mani, per tenerla il più possibile vicino a me.
<<Lascia che sia io a decidere con chi voglio trascorrere il mio tempo, scricciolo. So bene quel che faccio, davvero. Io ->>
Come fare a trattenersi dal dirle che tutto quello che voglio è stare con lei?
Non ho letteralmente idea di quello che c'è tra me e Angel, di come definire il nostro rapporto, di dove ci stia portando.
Ho notato quanto si è evoluto negli ultimi mesi, quanto quel fuoco che mi brucia dentro per lei sia aumentato a dismisura e mi abbia reso difficile pensare lucidamente.
Non riesco più a stare senza di lei, la voglio con tutto me stesso.
Mi sono reso conto di essermi innamorato di lei dopo il nostro primo appuntamento, anche se lei non lo considera tale, a settembre, quando l'ho portata a Cattolica in quella gelateria a ridosso della spiaggia, per il mio compleanno.
Passare tutto quel tempo con lei, parlare con lei, viverla, era stato bellissimo.
Non ho fatto altro che pensare a quel pomeriggio per giorni interi.
Quando poi avevo saputo che lei e Alex avevano rotto, avevo deciso che non potevo farmi scappare quell'occasione, anche se sapevo che era una pazzia, anche se non paragonabile a quella che ho scoperto qualche settimana più tardi.
Durante il tour de force in Asia ho capito che Marc era perso per lei, e ad un occhio attento, era impossibile non capirlo. Il modo in cui non le staccava mai gli occhi di dosso, il modo in cui la guardava, così intenso, così ardente, come se non esistesse altra creatura all'infuori di lei, erano più chiari di mille parole.
Avevo capito che era successo qualcosa tra loro, che poi aveva portato alla rottura del loro rapporto.
Io non le avevo chiesto niente, non mi interessava.
Tutto quello che mi interessava era lei, sapere che stava bene, e provare a conquistarla.
Volevo solo un'occasione, che non avrei sprecato per nulla al mondo.
Voglio lei.
Solo lei.
E mi sento uno stupido, perché vorrei tanto che lei mi ricambiasse, che si innamorasse di me.
<<A me non importa, Angel. Ti voglio così come sei.>> soffio, lasciandole un bacio sulla punta del naso.
I suoi occhi mi osservano sorpresi, perché so che ha fatto caso alle parole che ho usato.
Ma è vero, la voglio proprio così com'è, e vorrei poter conoscere cosa si nasconde nel suo cuore.
Vorrei poter portare io un po' di quel peso che si porta dentro, perché in due è più facile, è più semplice.
Vorrei poterla abbracciare e dirle che non deve temere nulla, perché ci sarò sempre io con lei, a proteggerla, a sostenerla, ma sapendo quanto è orgogliosa, forse si sentirebbe offesa dalle mie parole.
<<Lascia che ti stia vicino, ti prego. Non tenermi lontano. Mi sento morire se non ti sento, se non posso sapere se stai bene o stai male. Davvero Angel, tu non hai idea di quanto sei importante per me. Mi sei indispensabile. Ho vissuto questi giorni con la paura che ti fosse successo qualcosa e mi sei mancata da impazzire.>> le accarezzo le guance con i pollici, gli occhi che continuano a scrutare il suo viso, impazienti, la voglia di posare un bacio su quelle labbra che sogno ogni giorno, che mi brucia nel petto.
Angel porta le mani sul mio petto, mentre socchiude gli occhi ed una lacrima le corre lungo la guancia.
<<Joan, davvero, tu...tu non sai...>> preme la mano sul mio petto e mi allontana da lei, mentre si gira dall'altra parte.
<<Angel, ti prego ->>
Mi accorgo subito che non mi sta ascoltando.
Mi dà le spalle, una mano sul petto, l'altra invece, inizia a sventolarla vicino al viso, e capisco quello che sta succedendo.
Cerco di mantenere il sangue freddo, e mi posiziono davanti a lei, ma a debita distanza.
<<Angel, guardami.>> cerco di attirare la sua attenzione, anche se sembra essere un'impresa impossibile.
I suoi occhi continuano a saettare da una parte all'altra della stanza, il terrore e la paura dipinti in viso.
<<Angel, sono qui, guardarmi, avanti.>> il suo sguardo si posa su di me, e vedo le sue mani tremare impercettibilmente, <<va tutto bene, mi luz, va tutto bene. Respira con me, avanti.>> inizio ad inspirare dal naso, prendendo dei profondi respiri, e ad espirare dalla bocca, ed Angel inizia a fare lo stesso.
Non so per quanto tempo restiamo così, so solo che il mio cuore inizia a calmarsi solo quando Angel china il capo, portandosi una mano sulla fronte, esausta.
Faccio un passo verso di lei, e la vedo sollevare il capo.
<<Non ti sei avvicinato.>> nota, in un sussurro, con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Sento di essere sul punto di arrossire.
<<Ecco...quando hai avuto quell'attacco di panico, a inizio anno, non appena sono tornato a casa, ho fatto delle ricerche su internet, mi sono informato su cosa fosse meglio fare per darti una mano, per aiutarti, e mi sono ricordato che è meglio non avvicinarsi troppo ad una persona che sta avendo un attacco di panico perché potrebbe peggiorare la situazione.>>
Non so descrivere il modo in cui lo sguardo di Angel è cambiato, mentre parlavo.
So solo che ho visto il modo in cui ha rilasciato le spalle, come ha inclinato appena la testa, come i suoi occhi mi hanno guardato come se mi vedessero per la prima volta.
La vedo fare un passo verso di me, avvicinarsi senza staccare gli occhi dai miei, per poi lasciarmi una carezza sulla guancia.
Il modo in cui mi sta guardando mi sta facendo perdere ogni più piccola resistenza.
Mi impongo di non posare lo sguardo sulle sue labbra, poi, lentamente, mi abbraccia.
Mi stringe forte a sé, ed io affondo il viso nella sua spalla, allacciando le braccia intorno alla sua vita, e portandola contro il mio corpo.
Vorrei poter restare così per sempre.
<<Grazie, Joan, davvero.>> la sento dire, mentre mi stringe ancora più forte, ed è come se il mio corpo si stesse fondendo con il suo, <<non avrei mai immaginato che un giorno saresti stato qui, ad aiutarmi a fronteggiare un attacco di panico. In realtà, pensavo che non avrei mai più avuto degli attacchi di panico, dato che erano sei anni che non ne avevo uno.>> si stacca da me sospirando e solleva quei bellissimi occhi su di me.
<<Sei prezioso, sai?>> aggiunge, dopo qualche secondo, e sento il cuore farmi le capriole nel petto.
<<Tu lo sei.>> replico, e in quel momento il mio stomaco brontola rumorosamente.
Resto immobile per l'imbarazzo, mentre Angel sogghigna appena.
<<Stai bene?>>
<<Sì, è solo lo stomaco che mi ricorda che non mangio da stamattina alle sei.>>
Angel strabuzza gli occhi.
<<Vorrai scherzare! Starai morendo di fame! E le cioccolate che hai portato non saranno più così calde.>> si allontana da me e prende le due tazze tra le mani.
<<Avanti, andiamo, devi mangiare qualcosa, deve essere avanzata della pasta al sugo, se per te va bene.>>
<<Certo che mi va bene.>> la seguo fuori dalla sua stanza mentre scende le scale.
<<Nonna, è rimasta della pasta, vero? Joan non mangia nulla da stamattina all'alba, praticamente.>>
È impossibile non notare il modo in cui sua nonna la guarda, quando nota che è entrata in cucina.
Pare quasi non credere ai suoi occhi, ed un sorriso va ad illuminarle il viso.
<<Finalmente, sei uscita dalla tua stanza.>>
Con la coda dell'occhio noto le guance di Angel imporporarsi, mentre mi lancia un'occhiata di sbieco.
<<Comunque, certo, è avanzata della pasta, siediti caro, te la riscaldo.>>
<<Devo riscaldare anche la cioccolata, si è raffreddata.>> aggiunge Angel, mentre io vado a sedermi a tavola.
La osservo, e nel frattempo, un'idea inizia a prendere forma nella mia mente.
Dopo qualche secondo, Rosa mi porge un piatto colmo di pasta al sugo.
<<Avanti, mangia tutto.>> mi raccomanda, e sento Angel sogghignare.
<<Ragazzi, io vado in paese a fare delle compere. Angel, chiamami se hai bisogno.>>
<<Va bene, nonna.>> dopo qualche secondo sentiamo la porta chiudersi, e Angel inizia a sorseggiare la sua cioccolata.
<<Fammi capire, l'altra cioccolata era per te?>> arrossisco, con la bocca piena.
<<Ehm, sì.>>
<<Sbaglio, o eri tu quello che preferiva la vaniglia al cioccolato?>>
<<Infatti continuo a preferirla, ma questo non significa che non posso berne un po'. Alla fine, non mi dispiace il cioccolato, solo...non ne vado pazzo come te.>> Angel scuote la testa.
<<Dovevi avere qualche difetto, ed eccolo qua.>> afferma, per poi scoppiare a ridere.
<<Senti Angel, avrei una pazzia da proporti.>>
<<Spara, avanti.>> replica lei, con un sorriso, mentre Duchessa sbuca dalla porta e le salta sulle gambe.
<<Ti va di andare dove abbiamo trascorso il nostro primo appuntamento?>> Angel mi guarda, confusa.
<<Il nostro primo...appuntamento? Appuntamento? Noi...dove? Quando?>>
<<A settembre, per festeggiare il mio compleanno. Siamo andati a Cattolica, in quella gelateria sul mare.>>
Angel spalanca gli occhi.
<<Joan! Ma...sarà a trecento chilometri da qui! Sei forse impazzito?>>
<<358 chilometri, per l'esattezza, a tre ore e mezza da qui, più o meno, me l'ha detto Migno. E ti ho detto subito che si trattava di una pazzia.>>
<<Tre ore e mezza, quindi...arriveremo verso le sette. E...torneremo in piena notte!>> continua, e mi par quasi di vedere gli ingranaggi della sua mente che si muovono per analizzare ogni più piccola opzione.
<<Non ti piace fare le cose senza avere organizzato tutto in ogni minimo dettaglio, vero?>> sogghigno, e lei scrolla le spalle.
<<Una parte di me vorrebbe prendere e partire, da un giorno all'altro, all'insegna dell'avventura. Ma la mia testa, ogni volta che faccio questi pensieri, prende subito il controllo ed inizia ad elencarmi tutte le cose che potrebbero andare storte, e tutti i problemi in cui potrei incappare. Sì, lo so...non è facile neanche per me vivere con questa testa.>> ammette, in un soffio, abbassando lo sguardo.
<<Beh, allora vedrò di tranquillizzarti. Arriveremo più o meno verso l'orario che hai detto tu, è vero. E non dobbiamo necessariamente tornare nel cuore della notte.>> lei mi guarda, le sopracciglia aggrottate, <<possiamo fermarci lì, per la notte. È pieno di hotel, o, se preferisci, agrituristi o bed and breakfast sulle colline, Andrea me ne ha indicato qualcuno.>> affermo, lanciando uno sguardo al telefono, stretto nella mia mano, dove lampeggia il messaggio di Migno.
<<Com'è che Migno è così premuroso?>>
<<Anche i ragazzi non vedono l'ora di vederti. Hai fatto spaventare anche loro, sai?>> la vedo arrossire, mentre si stringe nelle spalle.
<<Lo so, io...mi dispiace. È solo che...allontano chiunque, quando...>> scuote la testa e io decido di cambiare discorso.
<<Avanti, Angel. Facciamola insieme, questa pazzia. Penso che non possa farti altro che bene allontanarti, anche solo per un giorno, da qui.>>
<<Ma...se resteremo lì per la notte...significa che...io e te dovremo dormire insieme?>> domanda, timidamente, e sento la tenerezza farsi largo nel mio cuore.
<<Certo che no. Dormiremo in stanze separate, se preferisci. Sarai tu a decidere tutto.>> mi appoggio contro lo schienale della sedia, mentre Angel rimane immobile, persa nei suoi pensieri.
<<E va bene. Sì, andiamo. Sono stanca di pensare.>> esclama, balzando in piedi. Sorrido, e la seguo.
<<Dovrò portare un cambio per domani, se trascorreremo la notte fuori. E un pigiama, nel caso.>> esce dalla cucina e sparisce dalla mia visuale, mentre io, nell'attesa, decido di lavare i piatti.
Quando Angel ritorna sui suoi passi, rimane sulla soglia della cucina a guardarmi.
<<Hai lavato i piatti?>> mi domanda.
<<Beh, certo. Mi pare il minimo, per ringraziare tua nonna della sua ospitalità.>>
Angel continua ad osservarmi, e quando la vedo sorridere, sento le farfalle nello stomaco.
<<Perché mi guardi così?>> le chiedo, e lei scuote subito la testa, abbassando lo sguardo.
<<Nulla, stavo pensando.>> mi mostra un borsone, <<ho preso tutto, per questa "pazzia". Vogliamo andare?>> sorrido, e annuisco.
<<Ma non sarebbe meglio avvisare i tuoi nonni?>>
<<Telefonerò a mia nonna non appena saremo in macchina. Più tardi partiamo, più tardi arriviamo, mezzo biondo.>> mi canzona Angel e sono così felice di vederla nuovamente serena e spensierata.
Mi piace pensare che sia anche un po' merito mio.
Ci infiliamo le sciarpe, le giacche a vento e siamo pronti.
Raggiungiamo l'auto e accendo subito i riscaldamenti interni, mentre Angel avverte sua nonna che ci stiamo dirigendo verso la riviera romagnola, e che, nel caso, resterà fuori per la notte.
Sono così felice all'idea che passerò le prossime ore con lei, e con lei soltanto.
La sento sfilarmi il cappello, mentre raggiungiamo la superstrada.
Affonda una mano tra i miei capelli, con cui inizia a giocare, e sento il sangue iniziare a scorrere più velocemente nelle mie vene.
Il tocco di Angel mi rende estremamente sensibile, vulnerabile.
Vorrei vivere con le sue mani su di me per sempre.
<<Mi sei mancata tantissimo, lo sai? Le serate mi sono sembrate così noiose senza di te, senza sentire la tua voce al mio orecchio per ore mentre commentavamo i film che guardavamo insieme.>>
<<Anche tu mi sei mancato. Davvero tanto.>> ammette, e cerco di nascondere il sorriso che vorrebbe disegnarsi sulle mie labbra, e cerco di cammuffarlo, mordendomi il labbro inferiore.
<<E sono felice di essere qui con te, non ne hai neppure idea.>> continua, e senza staccare lo sguardo dalla strada, le prendo la mano che continuava a giocare con i miei capelli, e me la porto alle labbra, per posarvi sopra un bacio, poi un secondo e un terzo.
Non smetterei mai di baciarla, anzi, vorrei poter baciare ogni più piccola parte di lei.
La sento muoversi, e mi viene vicino, per poi posare la testa sulla mia spalla.
<<Il mio scricciolo.>>
Mormoro, e la sento sorridere, mentre strofina la testa contro la mia spalla.
Poso un ultimo bacio sulla sua mano, e in quel momento Angel la scosta appena per poter intrecciare le dita con le mie.
Il mio sguardo non può fare a meno di scorrere per un istante sulle nostre mani letteralmente intrecciate, e sento come una specie di scossa attraversarmi il braccio e arrivare dritta al cuore.
È la prima volta che le nostre mani entrano in contatto, ovviamente, se non considero quella volta ad inizio mese quando mi ha portato nel suo posto preferito. Avevamo entrambi i guanti, quindi, era una cosa totalmente diversa.
Ora, la sua pelle fredda e delicata è contro la mia, calda e piena di calli.
Prendo un profondo respiro, perché sento un turbinio di emozioni agitarsi nel mio stomaco e nel mio cuore.
Mi volto appena a guardarla, ancora appoggiata contro la mia spalla, e noto che sta osservando le nostre mani unite, mentre accarezza il dorso della mia con la punta del pollice.
Quanto accidenti vorrei fermare l'auto in una piazzola di sosta e baciarla con tutto il fiato che ho in corpo.
Angel stringe più forte la mia mano, poi, si scosta appena per posarmi un bacio proprio sotto l'orecchio.
<<Angel.>> riesco solo a dire, ma la voce che esce dalla mia gola è più roca di quanto avrei voluto.
<<Sì?>> dice, rivolgendomi quegli occhioni limpidi e innocenti.
Mi fai venire voglia di fare cose che non posso fare.
Mi mordo le labbra, e scuoto il capo, per poi posare un bacio sulle nostre mani unite, come se stessi suggellando una tacita promessa tra noi due.
<<Vuoi ascoltare un po' di musica?>> le chiedo, giusto perché non ho idea di che cosa dire.
<<Oh, certo, mi ero completamente dimenticata della musica.>> la sento dire, mentre stacca la mano dalla mia e si allontana, per tornare al suo posto. Mi sento improvvisamente vuoto, ora che non ho più la sua mano unita alla mia.
Angel tira fuori il telefono dalla borsa, e dopo qualche secondo le note di Neutron Star Collision dei Muse riempiono l'abitacolo.
Mi par quasi di avere la sensazione di essere osservato e lancio un'occhiata ad Angel, e noto che è letteralmente girata verso di me, la testa posata contro il sedile dell'auto e gli occhi fissi su di me.
<<Tutto bene?>> le chiedo, e la vedo scuotersi, per poi arrossire.
Non l'ho mai vista arrossire così spesso prima.
<<Sì, è che...niente, ecco, stavo pensando che...sei proprio carino, lo sai?>>
Inarco le sopracciglia, mentre sento il cuore iniziare a battere come un pazzo nel mio petto.
<<Quindi stavi pensando a me?>> Angel spalanca la bocca, e incrocia le braccia sotto il seno, sbuffando.
<<Non ti farò mai più un complimento.>> scoppio a ridere e allungo un braccio verso di lei.
<<Ma lo hai detto tu che stavi pensando al fatto che sono carino, quindi, stavi pensando a me.>>
Angel resta in silenzio per qualche secondo.
<<Devo imparare a stare zitta, accidenti, ci riesco nel novanta percento delle volte e poi mi frego da sola. E va bene, sì, stavo pensando a te, okay?>> mi è praticamente impossibile nascondere l'enorme sorriso che si disegna sulle mie labbra e non riesco più a trattenermi. Inizio a rallentare, e fermo la macchina in una piazzola di sosta.
<<Che stai facendo?>> mi domanda, mentre io mi slaccio la cintura e mi sporgo verso di lei, per prenderla tra le braccia. Angel mi osserva con gli occhi sgranati, mentre porta entrambe le mani sulle mie spalle.
Inizio a ricoprirle le guance di baci e la sento sorridere, per poi allacciare le braccia intorno al mio collo e avvicinarsi ancora di più a me.
Le bacio la fronte, la curva delle sopracciglia, le palpebre chiuse e le orecchie, e mi par quasi di sentire le sue unghie affondare nel mio collo.
Il cuore sbatte contro le mie costole alla velocità della luce, il respiro si è fatto più rapido e capisco che devo fermarmi, e prima lo faccio, meglio sarà.
Poso la fronte contro la sua e noto che anche il suo respiro è diventato più veloce, e quando solleva le palpebre, le sue pupille sono così dilatate che riesco quasi a vederci il riflesso delle mie.
Joder, è una follia.
Mi sono innamorato di una ragazza che non vive a qualche chilometro da me, ma letteralmente a 1400 chilometri di distanza e due aerei di mezzo.
Sono uscito letteralmente di testa.
<< Forse...>> mi schiarisco la voce, <<sarà meglio rimettersi in marcia.>>
<<Già.>> concorda Angel, abbassando lo sguardo e mi par quasi di vederla mordersi le labbra.
Avrei bisogno di una bella doccia gelata, ma devo stringere i denti e pensare ad altro. Anche se è praticamente una missione impossibile, avendo la fonte di tutte i miei pensieri accanto a me.
Arriviamo a Cattolica verso le sette di sera.
È una serata limpida ma fredda, un freddo umido che ti entra dentro le ossa.
Angel si stringe nelle spalle, ma la vedo tremare comunque.
<<Vieni qui, scricciolo, provo a scaldarti un po' di più.>> le avvolgo le spalle con un braccio e la attiro a me.
<<Joan...>> la sento dire, una nota di delusione nella voce.
<<Cosa c'è?>> seguo il suo sguardo e mi volto.
<<No!>>
La gelateria è chiusa.
<<Probabilmente d'inverno è chiusa.>> ipotizza Angel, mentre io non posso fare a meno di sfogare la mia delusione.
Volevo portarla nel primo posto dove eravamo stati insieme, ed è chiuso.
<<Mi dispiace, Joan. Tutta questa strada per niente.>>
<<Beh, non proprio per niente.>> replico, cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, <<siamo insieme, mi basta questo.>>
Angel sorride, e si solleva sulla punta dei piedi, per posarmi un bacio sulla guancia.
<<Hai ragione.>> ci stringiamo nelle spalle, guardandoci intorno.
La voce del mare, unito al vociare delle poche persone che passeggiano lungo la banchina, è tutto ciò che sentiamo.
<<Beh, dato che siamo qui, possiamo farci una bella piadina, che dici?>> propone Angel. Sorrido.
<<Certo. Andiamo dove siamo già stati a settembre?>>
<<Mmh, sì, era buonissima. Andiamo.>> Angel mi prende per una mano e inizia a tirarmi, e io scoppio a ridere, attirandola a me e posandole un bacio tra i capelli.
Torniamo in macchina e raggiungiamo la piadineria dove siamo stati a settembre.
<<Migno ci chiede se siamo arrivati.>> la informo, lanciando un'occhiata al telefono posato sul tavolo accanto a me.
<<Digli dove siamo, se vuole raggiungerci.>> replica Angel, mentre inizia a mangiare la sua piadina.
Scrivo a Migno dove ci troviamo, e lui dopo qualche minuto mi manda un messaggio che dice semplicemente "arrivo".
Nel frattempo, io ed Angel finiamo di cenare.
<<Mi dispiace davvero che il tuo piano non sia andato a buon fine.>> dice Angel, per poi bere un sorso d'acqua.
<<Non ho pensato all'eventualità che la gelateria poteva essere chiusa. Però sono contento comunque di essere qui con te.>>
<<Potremo venirci quest'estate, a settembre. Sarà ancora meglio, con il sole, un bel calduccio e il mare.>>
Non posso fare a meno di sorridere nel sentirle dire quelle parole.
Sta progettando qualcosa con me in un prossimo futuro.
Joder, è una sensazione bellissima.
<<A settembre?>> aggiungo soltanto. Forse non si è accorta di quanto è importante per me quello che ha detto e non voglio che se ne accorga.
<<Sì, sarà ancora più bello, non pensi? E sarà esattamente un anno dal nostro famoso appuntamento, come lo chiami tu.>>
<<Beh, per me era un appuntamento, te lo dissi sin dal primo istante in cui ci siamo seduti al tavolo.>>
<<Lo so, me lo ricordo bene.>>
La osservo per qualche istante, poi allungo una mano verso la sua, e sfioro le sue dita con le mie. Sollevo lo sguardo verso di lei e noto che sta osservando le nostre mani, mentre si morde il labbro inferiore e gli occhi tremano sotto le ciglia. Li alza poi verso di me, e quando nota che la stavo già guardando, sorride, arrossendo.
Come lei, poche ore fa, faccio intrecciare le nostre dita, e realizzo che da quando lo ha fatto lei, ogni occasione è buona per prenderle la mano.
<<Angel!>> la vedo voltarsi di scatto verso l'entrata, ma stringo più forte la sua mano, perché non voglio che la stacchi dalla mia.
Vorrei non dovermi più staccare da lei.
~·~
[Angel]
<<Angel!>> mi volto di scatto verso l'entrata del locale, e vedo Migno, Pecco e Domizia venire verso di noi. Sento Joan stringere più forte la mia mano, e l'ennesimo brivido mi attraversa la schiena.
Stacco la mano dalla sua, e mi alzo, mentre Andrea mi prende tra le braccia.
<<Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai? Sei sparita letteralmente nel nulla, manco ti avesse inghiottita la nebbia che c'è a Saludecio alle sette di mattina!>> mi rimprovera, agitando l'indice davanti al mio viso.
Cerco di non ridere, anche se è difficile.
<<Hai ragione, mi dispiace. Non sono stati giorni facili.>> ammetto, abbassando lo sguardo.
<<Cosa è successo?>> mi domanda Migno, guardandomi, preoccupato.
<<Ragazzi, avanti, sedetevi! Avete già cenato?>> Joan viene in mio aiuto e cambia discorso, e io mi volto a guardarlo, ringraziandolo con un sorriso.
<<Cenato, certo che no!>> replica Migno, per poi schioccarmi un sonoro bacio sulla guancia. Mentre il proprietario del locale unisce due tavoli per permetterci di stare tutti insieme, Pecco mi abbraccia, dicendomi di essere felice di vedere che sto bene, e che ho fatto preoccupare anche lui, e me ne dispiace.
Domizia mi abbraccia, poi, stringendomi forte.
<<Che bello rivederti, tesoro. Sei un fiore. E...sbaglio o vi stavate tenendo per mano un istante fa?>> mi sussurra all'orecchio, per poi farmi l'occhiolino. Non riesco a replicare, perché si stacca da me, riesco solamente ad arrossire, come mi è capitato troppo spesso durante la giornata di oggi.
<<Sono contento che siate venuti qui, ma sarebbe stato meglio venire verso fine aprile, ora è un po' un mortorio da queste parti, e non parliamo della nebbia.>> afferma Migno, dopo aver preso un boccone della sua piadina.
<<Come avrete capito, a Mig non piace la nebbia.>> esclama Pecco, ironico.
<<Neppure a me piace.>> replico, e Migno annuisce, indicandomi.
<<Vedi? Siamo anime gemelle.>> scoppio a ridere, così come tutti gli altri.
<<Comunque, avete degli hotel dove poter passare la notte, da consigliarci?>> chiede Joan, guardandoli.
<<Il bed and breakfast che ti ho mandato su instagram è perfetto. È di una cugina di mia madre, ed è immerso nella natura come piace ad Angel, che ha bisogno di un po' di vita, il mare è troppo malinconico ora, per lei.>>
Guardo Andrea, e sorrido, perché è esattamente così.
Sono stati tre giorni difficili.
La mia mente era piena, affollata di pensieri negativi, di pensieri che diventavano peggiori ogni istante di più.
L'Angel fredda ed orgogliosa non aveva paura, o almeno, non lo avrebbe mai dato a vedere, l'altra, era spaventata all'idea di poter ritrovare sulla sua strada la persona che mi aveva reso quella che ero.
Nel caso, sarei stata pronta.
Ma speravo che non accadesse.
<<Allora, ti va bene se passiamo la notte lì, Angel? Che ne pensi?>>
Joan mi richiama all'attenzione, e annuisco subito.
<<Va bene. Ho visto le foto e sembra adorabile.>> lo vedo sorridere, e sento qualcosa pizzicarmi al centro del petto.
Il solito qualcosa che provo per Joan, e che nell'ultimo mese è aumentato ancora di più, fino a raggiungere un picco che, se da una parte mi fa sentire leggera e spensierata, dall'altra mi preoccupa.
Oggi, con il suo arrivo, mi ha letteralmente tirato fuori da quel buco oscuro in cui ero scivolata.
Mi è stato vicino, mi ha aiutato in un momento in cui ero estremamente vulnerabile.
Non sono mai stata più felice di averlo con me.
Avrei voluto restare con la sua mano stretta alla mia, la testa poggiata sulla sua spalla, per sempre.
<<Allora le faccio una telefonata, così la avviso che a breve arriveranno due miei amici.>> mentre Migno telefona alla sua parente, ascolto i discorsi degli altri, senza dire nulla.
Mi rendo conto di essere stanca, e di non vedere l'ora di andare a dormire.
<<Forse sarà meglio andare. Angel sembra stanchissima.>> esclama ad un certo punto Domizia, portandomi un braccio intorno alle spalle.
<<Chi? Io? No, cioè...no!>> farfuglio, ma in realtà sono molto stanca.
<<Miraculous, mi sa che ti conviene prenderla in braccio!>> sogghigna Pecco, mentre usciamo dal locale.
<<Non ci provare, biondino.>> ammonisco Joan, rivolgendogli un'occhiataccia. Lui si limita ad alzare le braccia, a mo' di discolpa.
Saliamo in macchina, e il cullare dell'auto mi fa chiudere gli occhi.
<<Scricciolo? Angel? Ehi, tesoro, siamo arrivati.>> sento la voce di Joan chiamarmi, come se fosse a centinaia di chilometri di distanza.
Apro gli occhi, e il suo viso è ad un palmo di naso dal mio.
<<Siamo arrivati. Vuoi che ti porti in braccio?>> continua Joan, sogghignando.
<<Ce la faccio benissimo da sola!>> continuo, aprendo la portiera dell'auto. Vedo un palazzetto in pietra poco distante da noi, il vialetto è illuminato da una serie di lanterne che proiettano una luce aranciata che, in questo momento, concilia il mio sonno.
Joan mi prende il borsone dalle mani, e mi circonda la vita con un braccio, mentre io mi poso contro di lui.
<<Angel, vuoi una stanza tutta per te? O ne prendiamo una sola?>> lo sento chiedermi, ma io affondo il viso nella sua giacca a vento.
<<Sì.>> borbotto, le palpebre pesanti.
<<"Sì", cosa?>> sogghigna lui, ma io non ho voglia di rispondere.
Voglio solo infilarmi in un letto caldo e dormire in santa pace.
Lo sento dire qualcosa a qualcuno, poi, i miei piedi si staccano improvvisamente da terra, e io riapro gli occhi, e metto a fuoco il viso dolce di Joan.
Mi ha preso tra le braccia.
<< Ti avevo detto di non ->>
<<Dubito che saresti riuscita a fare le scale, mentre stai dormendo in piedi, scricciolo.>> sogghigna lui, e dopo qualche istante, mi posa a terra.
Una luce accecante mi risveglia completamente, e mi strofino gli occhi.
Joan ha acceso la luce di quella che è una delle stanze più belle che io abbia mai visto.
Arredata con mobili semplici ed in arte povera, le travi a vista sul soffitto, il letto alto e massiccio e ricoperto da lenzuola candide.
Ora che sono completamente sveglia, realizzo che non rispondendogli prima, gli ho dato la possibilità di scegliere, ovviamente, per una stanza soltanto.
<<Quindi...quindi...io e te...>> arrossisco fino alla punta dei capelli, mentre osservo il letto.
<<Se vuoi, io posso dormire nella vasca.>> lo sento dire, sogghignando.
Lo guardo male.
<<Cretino.>>
<<Angel, non ti salterò addosso, lo sai, vero?>> lo osservo, perdendomi in quegli occhi grandi e belli, e accenno un sorriso.
<<Vado a cambiarmi.>> dico, prendendo il borsone e portandolo con me in bagno.
Osservo il mio riflesso, e mi porto una mano al petto.
Il cuore mi batte come un martello pneumatico nel petto, all'idea che dovrò dormire con Joan, e al tempo stesso, sento ogni parte del mio corpo formicolare, a causa dei nervi.
Mi spoglio, per poi indossare la maglia che ho portato, con sopra disegnati due gattini, e i pantaloncini dello stesso colore.
Mi sciacquo il viso, e mi lavo i denti, poi, prendo un profondo respiro, ed esco dal bagno.
Boccheggio quando mi ritrovo davanti Joan in boxer.
Si volta di scatto verso di me, e io abbasso lo sguardo.
<<Scusami, non ->>
<<Tranquilla, non hai visto niente di compromettente.>> replica, io mi limito a scuotere la testa.
<<Tu...dormirai così?>> gli dico, indicandolo.
<<A casa dormo così, e non ho dietro pigiami o cose del genere, quindi...mi sa che dovrai sopportare questa vista.>> sogghigna, venendo verso di me e mi impongo di non guardarlo se non in viso.
<<Tu invece, sei adorabile come sempre, scricciolo.>> si china verso di me, e mi posa un bacio sulla guancia. Chiudo gli occhi, trattenendo il respiro.
<<Hai finito in bagno?>>
<<Io? Sì, certo.>>
Mi supera, e si chiude la porta alle spalle, mentre io poso il borsone sulla sedia accanto alla finestra e mi infilo a letto, spegnendo la luce.
Devo addormentarmi prima che esca dal bagno, ma ora pare quasi impossibile riuscire a dormire.
Sento la porta aprirsi, e non riesco a non aprire gli occhi. Lo osservo, mentre cammina lentamente verso il letto, per non fare rumore.
Probabilmente pensa che io stia dormendo.
Scosta le coperte, per poi stendersi al mio fianco.
Mi sono rintanata nel punto più lontano del letto, e lo sento sogghignare.
<<Belle, rischi di cadere laggiù, lo sai?>>
<<No, figurati ->> lo vedo sporgersi verso di me, circondarmi la vita con un braccio e portarmi più vicina a lui.
Sento la testa girarmi.
<<Ecco, ora va meglio.>> conclude, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, per poi posarmi un dolcissimo bacio sulla fronte.
<<Buonanotte, mio scricciolo.>> sussurra, il viso vicinissimo al mio.
<<Buonanotte, biondino.>> cerco di mostrarmi come se avessi il pieno controllo di me e della situazione, quando invece non è così.
E ho la sensazione che passerò l'intera nottata sveglia.
[Spazio autrice]
Buonanotte mie donzelle 🌸
Sempre a mezzanotte, perché se non pubblico a quest'ora non sono contenta ✌🏻
Non è stato facile scrivere questo capitolo, soprattutto la parte iniziale di Joan, descrivere il suo punto di vista quando vede Angel.
Ma, nonostante tutto, spero che vi sia piaciuto!
Personalmente, penso che questa canzone di Cremonini sia perfetta per Angel ❤
Detto questo, fatemi sapere tutto quello che pensate, vi mando un bacio 💋
Vi voglio bene ❤
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