Alone
[Spero che
mi auguro di cuore che
non ci incontreremo mai più
per non perdere l'ultimo
briciolo di dignità che mi rimane
ed evitare di squagliarmi sotto il sole
ed evitare di guardarti come un pazzo
come un pazzo che ti vuole
Completamente
Non trovo sonno
non trovo pace
sento che il cuore
va più veloce
solo così sto tanto bene]
[Marc]
Necessitavo di tornare in sella alla mia moto.
Nell'ultimo periodo ho contato i giorni che mi separavano dai test in Tailandia, dopo tre mesi di astinenza.
Per la prima volta, sono felice di stare lontano da casa per un po', e anche di festeggiare il compleanno lontano da casa.
Almeno, posso fingere che è questo il motivo per cui non avrò Angel accanto a me, anche se la mia illusione si sgretolerà ai miei piedi quando tornerò a casa e lei non ci sarà.
Sono passati tre mesi.
E il dolore non si è camuffato in qualcos'altro, né è diminuito, anzi.
È aumentato.
Quello strappo improvviso tra noi, quel silenzio assordante, la sua assenza, mi uccidevano ancor più di prima, ero stato solo costretto ad abituarmi a stare senza di lei.
Perché il tempo non curava le ferite, ti permetteva solo di abituarti ad esse.
Ed io avevo dovuto abituarmi a vivere senza Angel.
Avevo dovuto abituarmi a non ricevere più i suoi messaggi nel cuore della notte mentre ero dall'altra parte del mondo per i test, avevo dovuto abituarmi a non sentire la sua voce ogni giorno, a non poterla abbracciare, a non sentire i suoi commenti ironici per ogni più piccola cosa, avevo dovuto abituarmi di nuovo a dormire senza di lei e non ho idea di come io riesca, ogni giorno, a convivere con la sua assenza, perché è devastante vivere senza di lei.
Eppure, cercavo in tutti i modi di mettere a tacere la voce del cuore, di mascherare il dolore che continuavo a provare e contro cui non potevo lottare, ripetendomi all'infinito che dovevo metterci una pietra sopra, che lei aveva voltato pagina, che mi aveva chiuso fuori, oltre che dalla sua vita, anche dalla sua mente e dal suo cuore.
Che era finita per sempre, che l'avevo persa per sempre, e dovevo mettermi l'anima in pace, anche se il solo pensare a una simile cosa mandava in fiamme il mio istinto di non arrendermi mai, neppure quando sei spacciato, neppure quando sei finito.
Non ero abituato a mollare, ad arrendermi, ma questa volta dovevo farlo.
E allora speravo con tutto me stesso che avrebbe continuato a stare lontana da me, di non rivederla mai più, neppure di sfuggita, perché sapevo, sapevo, che sarei crollato nel giro di mezzo secondo, dopo tutti i mesi passati a cercare di riacquistare un equilibrio, a convivere con la sua assenza.
Sapevo che mi sarebbe bastato uno sguardo, incrociare quei suoi occhi così dannatamente belli, un sorriso, e le sarei corso dietro come un cagnolino.
Io, al suo contrario, non riuscivo a farmi dominare dall'orgoglio quando si trattava di lei.
Non pensavo a quanto mi sarei reso ridicolo ai suoi occhi, non mi interessava, non me ne fregava assolutamente nulla, e non sapevo se questo era un bene o un male.
Invece, forse, avrei dovuto imparare a reprimere quella spinta che mi conduceva a lei, che mi portava da lei e soltanto da lei.
Solo che sarebbe stato come snaturarmi.
Sbadiglio, e poggio la testa contro il tavolo, mentre José, seduto di fronte a me, continua a tenere lo sguardo fisso sul suo telefono.
Tra qualche ora un aereo ci riporterà a casa.
È stata una settimana intensa, tra i primi test su una nuova pista, il mio compleanno e la presentazione della nuova Honda in Indonesia.
Questo, mi ha permesso di pensare il meno possibile, ed era esattamente quello di cui avevo bisogno.
<<Perché ho scritto ad Angel a Capodanno?>> domanda ad un tratto José e io sollevo il capo verso di lui, che mi sta fissando con uno sguardo interrogativo.
Ops.
<<Perché lo chiedi a me?>> per tutta risposta inarca un sopracciglio, <<non guardarmi così, io non c'entro niente.>> replico, ma so che José ha già capito tutto, <<eri ubriaco, probabilmente non ti ricordi.>> continuo, e José mi fulmina letteralmente con lo sguardo.
<<Perché io, invece, ho l'idea che sia stato tu a scriverle, approfittando del fatto che io fossi ubriaco per prendermi il telefono?>>
<<Ma io te l'ho chiesto e tu hai detto sì!>> ribatto immediatamente, e José fa per tirarmi dietro il tovagliolo.
<<Marc, cosa devo fare con te?>> sospira, scuotendo la testa.
<<Sai che non puoi fare niente, José.
Devo continuare io a sbatterci la testa e il cuore. A quanto pare, mi piace da impazzire sbatterli contro questo muro di nome Angel, che pensavo mi avrebbe condotto in paradiso invece mi ha trascinato giù, all'inferno.>> ammetto, increspando le labbra.
<<Dovresti fare quello che ha fatto lei. Cancellare tutte le foto che hai di te e lei insieme dal tuo telefono, prendere i suoi regali, gli album fotografici e infilarli da qualche parte che ti impedisca di trovarteli sempre sotto gli occhi, dovresti cancellare il suo numero di telefono e sbarazzarti del pied-à-terre dove sei stato con lei. Altrimenti non andrai mai avanti, e continuerai a pensare a qualcosa che non esiste più. È questo che vuoi, Marc?>>
Mi par quasi che il mio cuore sia sul punto di sanguinare.
Le parole di José sono come schiaffi in pieno viso, anche se so che ha ragione, e che sta dicendo tutto questo per me.
<<È che...mi uccide immaginare un futuro in cui lei non c'è.>> mormoro, la voce che mi si spezza, e odio, odio il fatto che lei sia l'unica cosa in grado di farmi aprire il cuore.
José mi rivolge una lunga occhiata, e in quello sguardo leggo il senso di protezione che ha sempre avuto per me.
<<Lo so. Lo so. Ma devi procedere a piccoli passi. Pensare a domani, non al prossimo mese. Piano piano, ce la farai. E forse, riuscirai a prendere solo il positivo dal dolore che stai provando e lo trasformerai nella tua forza per andartela a riprendere.>>
Ma lei non mi vuole più.
E non mi vorrà mai più.
Come faccio a riconquistare qualcuno che non mi vuole più?
Potrò smuovere mari e monti, ma non servirà a niente.
Non se il cuore di Angel vorrà qualcun altro che non sono io.
Cerca di fuggire dai sentimenti con tutta se stessa, ma quando si rende conto di provare qualcosa e decide di non scappare più, allora, tutta la forza e la tenacia di quel sentimento, le incendia l'anima e il cuore.
<<Hai ragione, José. Io...prometto che ci proverò, va bene? Non sarà facile, anzi, ma ci proverò. In fondo, posso fare altro? Non penso.>> commento, sogghignando amaramente, per poi alzarmi, <<senti, io vado a riposare un po', sono a pezzi.>> e senza attendere una sua risposta, esco dalla sua stanza, per raggiungere la mia.
~·~
<<Allora, fratellino, ti sei trovato bene con la nuova moto?>>
Alex inarca le sopracciglia, mentre un sorriso si apre sulle sue labbra.
<<Molto bene! Sono stati tre giorni di test fantastici, l'unico neo, ovviamente, è stato trovarsi Mir dall'altra parte del box.>>
Al sentire il suo nome, tutte le foto in cui l'ho visto accanto ad Angel mi invadono la mente.
Non devo pensarci, non devo pensarci.
<<Solo questo?>> mi limito a dire, senza guardarlo.
<<"Solo" dici? Ci siamo scambiati solo due parole, ovviamente, non voglio che i componenti del team si accorgano che non impazzisco nell'averlo dall'altra parte del box, ma era insopportabile vederlo, ad esempio, in pausa pranzo, fissare il telefono con un sorriso da orecchio a orecchio, o parlare sommessamente, sempre al telefono. Non serve un genio per capire con chi parlava, il motivo per cui sorrideva in quel modo.>>
Stendo le gambe davanti a me, e prendo un lungo sorso di birra, chiudendo gli occhi, più forte che posso, come se bastasse quello per fermare i pensieri, come se bastasse quello per impedire alla mia mente di correre alla foto di Angel che stringe Joan a sé, gli occhi luminosi e le guance rosse.
Me lo sento.
Si sta innamorando di lui.
E d'improvviso, mi pare quasi di non riuscire più a respirare per il dolore, per quel dolore accecante che sento al centro del petto, e che mi porta quasi alle lacrime, che riesco a ricacciare indietro.
Se è davvero così, non avrò più neppure un briciolo di speranza.
Perché, nel caso, questa volta non sarebbe come con Alex.
Angel, con "l'argomento Joan", è sempre stata molto irrazionale.
Aveva creato un rapporto complice e spontaneo con lui sin dall'inizio, che mi aveva colpito e preoccupato.
Mi ero accorto che Joan era riuscito a penetrare nella dura corazza di Angel in un modo talmente semplice che mi aveva sorpreso.
Pareva che lui fosse riuscito a toccare i punti giusti della sua anima e del suo cuore, ed era come se lei si fosse fidata di lui sin dal primo istante in cui l'aveva visto.
Ed è sempre stato questo a preoccuparmi maggiormente.
La fiducia è alla base di tutto, e se fosse stato proprio quello a far cadere anche l'ultimo dei suoi muri?
<<Non possiamo avere la certezza che stesse parlando con lei.>> replico, ma neppure io credo a quello che dico.
<<L'ho sentito dire "il mio scricciolo" più volte, e se non erro, deve essere il modo in cui ha sempre chiamato Angel, deve averglielo scritto anche sotto un post, diversi mesi fa, me lo ricordo benissimo, per quello mi è rimasto impresso.>>
Chiudo gli occhi, mentre serro la presa intorno alla mia birra.
Il mio scricciolo.
Quel "mio" mi fa spezzare il cuore a metà.
Cosa posso fare?
Assolutamente nulla.
<<Proprio nel mio box doveva finire, Mir? Questa è sfiga, il mio compagno di squadra che va dietro alla mia ex...>> continua Alex, sbuffando, poi si volta verso di me, mentre io continuo a fissare quello che rimane della mia birra.
<<Sai cosa facciamo domani sera? Andiamo a divertirci un po', così festeggiamo anche il tuo compleanno. Angel ci ha assorbito abbastanza. Hai bisogno di trovare qualcuna con cui scaricarti un po', saranno tre mesi che non scopi, o sbaglio?>>
Inarco un sopracciglio, sollevando le spalle.
Angel mi ha davvero ammazzato.
Prima di lei, non avrei mai immaginato di stare senza divertirmi un po' per tutto questo tempo.
Il mio pensiero corre alla nostra ultima volta, nel mio box, alle sue dita tra i miei capelli, al suo corpo premuto contro il mio, alle nostre labbra incollate, ai nostri cuori che battevano allo stesso ritmo, al modo in cui non avrei mai voluto lasciarla andare, ma solo perdermi dentro di lei e non tornare mai più indietro.
<<Nessuno potrà mai prendere il tuo posto.>>
La sua voce torna a rimbombarmi nel cervello, così come l'immagine di lei, seduta sopra di me, mentre mi diceva queste parole.
<<Hai il mio cuore, Marc, non fargli del male.>>
Eppure, nonostante non avessi la minima intenzione di farle del male, il destino, travestito da quella serpe che io avevo fatto entrare nelle nostre vite, aveva deciso diversamente.
Se l'avessi tradita, se avessi giocato con il suo cuore per poi calpestarlo, non avrei osato dire neppure una parola.
Mi sarei meritato un simile trattamento, anzi, sarebbe stato il minimo.
Invece, non avevo fatto nulla.
Avevo dato il meglio di me, mi ero buttato testa e cuore in quella relazione, perdutamente innamorato, e mi ero ritrovato letteralmente annientato.
<<È un'idea grandiosa, fratello. È proprio quello di cui ho bisogno, staccare un po' il cervello.>> sospiro, gettando indietro la testa contro il muro.
Ne ho più bisogno che mai.
~·~
[Angel]
<<Angel, ti va di formare gli gnocchi con me?>> sollevo gli occhi dal libro che stavo leggendo fino a pochi istanti fa e accenno un sorriso.
<<Certo, nonna!>> scendo dal letto e mi infilo le pantofole, per poi seguirla al piano di sotto.
Duchessa mi raggiunge pochi secondi dopo.
In silenzio, affianco mia nonna e iniziamo a preparare gli gnocchi.
<<Il nonno?>>
<<È andato a fare la spesa.>> si limita a rispondere, senza staccare gli occhi dal suo lavoro.
In sottofondo, un programma di cucina, a basso volume.
<<Nonna, ti scoccia se metto un po' di musica?>> le chiedo, pulendomi le mani sullo strofinaccio posato accanto al tagliere.
<<Hai bisogno sempre della musica, eh?>> la sento dire, ironica e io annuisco.
<<Sempre.>>
<<Allora va bene.>>
Spengo il televisore e torno in camera mia per recuperare il telefono.
Torno in cucina e lo poso sul ripiano accanto al tavolo, mentre le note di Can't feel my face di The Weeknd invadono la sala.
Muovo i fianchi a tempo di musica, e sento lo sguardo di mia nonna su di me, mentre con la coda dell'occhio la vedo accennare un tenero sorriso.
Ad un tratto sento il telefono vibrare una, due, tre volte e non appena finiamo di preparare gli gnocchi lo prendo tra le mani.
Il sorriso di Joan e i suoi capelli bicolore appaiono ai miei occhi, in una foto che deve avere scattato poco fa, mentre stringe Dakota a sé. Sullo sfondo, il mare di Maiorca, sotto un sole accecante.
Osservo il cielo grigio fuori dalla finestra, e penso a quanto, in questo momento, avrei bisogno di un frammento d'estate, quello che sembra esserci a Maiorca.
Neppure mi accorgo dello stupido sorriso che si è formato sul mio viso non appena la foto di Joan è apparsa davanti ai miei occhi.
Quasi dimenticavo di leggere il messaggio che Joan ha aggiunto alla foto.
Joan >> "Un sole che spacca le pietre, un'uscita in barca, Maiorca, io e Dakota...manca solo una cosa."
Angel >> "La crema solare?"
Noto che Joan è online, e che non faccio in tempo ad inviare il messaggio che la scritta "sta scrivendo" appare sullo schermo.
Mi accorgo che attendo la sua risposta con impazienza, con il cuore che martella nel petto, ed è assurdo.
Anzi, ridicolo.
Joan >> "Una certa ragazza dagli occhi belli come due stelle e una frangetta fatta apposta per sottolinearglieli."
Mi porto una mano al viso, sorridendo, mentre con un occhio continuo a leggere le sue parole.
Joan ha un effetto bellissimo su di me, non posso fare altro che ammetterlo.
Vorrei averlo più vicino, vorrei averlo sempre qui con me, vorrei sentire sempre le sue braccia che mi tengono stretta a lui.
Più passiamo del tempo insieme più vorrei passarne, più lo vedo arrivare per poi andarsene, più sento la sua mancanza quando se ne va, quando è lontano.
Vorrei che non fosse così lontano, vorrei poterlo vivere ogni giorno.
Nell'ultimo periodo ho pensato troppo spesso al momento in cui ha posato le sue labbra sulle mie, sotto il chiarore della luna e delle stelle, nella mia stanza, anche se solo per un istante.
Mi sono ritrovata a sentire il cuore martellare contro le costole solo al pensiero, e questo mi ha turbato parecchio.
Non posso permettermi di provare simili cose per lui, non posso, è da pazzi.
Il cellulare vibra nuovamente tra le mie mani, e mi risveglio dai miei pensieri.
Joan >> "Maiorca ti aspetta, se avrai voglia di venire a scoprirla."
Angel >> "Solo Maiorca mi aspetta?"
Joan >> "No, anche il ragazzo più bello dell'isola e che non vede l'ora di farti da guida, ti aspetta."
Sogghigno, scuotendo la testa.
Joan >> "Comunque, ci sentiamo stasera? Quale film avevamo in mente di guardare?"
Angel >> "Murder by death. E sì, ti aspetto stasera, puntuale, mi raccomando."
Joan >> "Agli ordini, scricciolo."
Continuo a fissare lo schermo del telefono con un espressione da ebete sulla faccia, e una parte della mia mente inizia a prendermi a male parole, ma, semplicemente, non riesco a trattenermi dal sorridere.
<<È Joan?>> mi chiede ad un tratto mia nonna, ed io sussulto appena, persa com'era nella mia dimensione.
<<Come? Cosa?>> farfuglio, per poi scuotere la testa, socchiudendo gli occhi.
<<La persona con cui stai parlando. È Joan, vero? Hai un sorriso grande come una casa dipinto in viso.>>
Infilo il telefono nella tasca centrale della felpa e abbasso lo sguardo, arrossendo.
<<Sì.>> mi limito a rispondere.
<<Si vede che ci tiene molto a te. Davvero. Inizio a pensare che se potesse prenderebbe un aereo al giorno, per te. Mi sembra un bravissimo ragazzo, e sono felice di notare che hai avuto la fortuna di incontrare dei bravissimi ragazzi, come lui, i tuoi amici, e anche Marc e Alex.>>
Al sentire il suo nome il sorriso sparisce dalle mie labbra.
Nelle ultime settimane ho fatto dei passi avanti e ho imparato a sforzarmi di non pensarlo, a gestire la sua mancanza.
La scorsa settimana è stato il suo compleanno, e ho finito per pensare a lui solo alle prime luci dell'alba e poco prima di addormentarmi.
Mi era mancato scrivergli i miei soliti messaggi, e anche il sentirmi sempre un po' fuori posto tra i suoi amici, anche se ultimamente, grazie a Rafi ed Anna, mi ci sentivo un po' meno.
Ma ero riuscita a frenare il flusso dei ricordi, a riportarmi in carreggiata, e a pensare ad altro per tutto il resto della giornata.
Ora mi sento più forte, mi sento più in grado di gestire tutto ciò che lo concerne.
<<Sì, è vero. Sono felice anch'io di averli incontrati, mi sento davvero molto fortunata. E Joan...odio dover ammettere che è in grado di cambiarmi l'umore, e questa è una sconfitta per me.>> sbuffo, sedendomi a tavola.
<<Una sconfitta?>> mi chiede mia nonna, sedendosi di fronte a me.
<<Beh, sì. Lasciare che un maschio condizioni il mio umore...l'Angel che ho sempre conosciuto non può tollerarlo. In fondo, significa che ha un potere su di me, no? E io vorrei essere al di sopra di tutto questo, più forte di tutto.>>
<<Ma questo vorrebbe dire essere aridi e privi di sentimenti ed emozioni. E tu, piccola mia, ti stai facendo solo del male nel reprimere tutto quello che hai dentro. Più lo reprimi, più quando esploderà sarà difficile da gestire.>>
La osservo per diversi istanti, non sapendo cosa dire.
<<Io ho solo paura, nonna. Un'immensa paura di essere ferita, di soffrire, ho paura al pensiero che...possa capitarmi la stessa cosa che è capitata a mamma. Non mi ritengo meglio di lei, perché non potrebbe capitare anche a me di finire con...con una persona del genere? Non è un fenomeno raro, anzi...>>
Mia nonna mi prende le mani e le stringe forte tra le sue.
<<Sapevo che quello che avevi vissuto ti avrebbe condizionato per sempre. Lo sapevo.
Nessun bambino dovrebbe assistere a simili scene, né subire certe cose, perché poi porterai i segni di ciò che hai vissuto dentro di te, dentro la tua mente, per sempre.
Queste cose sono in grado di bloccarti a livello psicologico per sempre, lo so. Ma credimi, Angel, nessuno di quei ragazzi che conosco sarebbe mai in grado di fare una cosa del genere, non sono mai stata più sincera in vita mia. Voglio solo il tuo bene e per fortuna, ho un po' di esperienza.
Bisogna badare ai dettagli, alle piccole cose, alle mezze parole, alle battute dietro cui si nasconde ciò che pensiamo davvero.
Ho capito com'era quell'uomo sin dal primo istante in cui l'ho visto.
Era gretto, meschino, senza rispetto per nessuno.
I suoi comportamenti erano sotto gli occhi di tutti, tranne a quelli di tua madre, che vedeva in lui un modo per fuggire il più lontano possibile da qui.
Fosse stata almeno innamorata di lui...aveva solo tanta paura di restare sola, e quell'uomo ne ha approfittato.
Credimi Angel, né Marc, Alex, o Joan, o tutti gli altri che ho conosciuto, potrebbero fare simili cose.
Io so che le tue paure non ti abbandoneranno mai, vivono in te da troppo tempo, è ciò che rimane di ciò che hai vissuto.
So bene che tu non permetterai mai a qualcuno di calpestare la tua dignità e il tuo orgoglio.
Ti chiedo solo di trovare un equilibrio e di non passare da un eccesso all'altro.>>
Osservo mia nonna, senza parole.
Mia madre non mi aveva mai detto che non aveva mai amato quell'uomo.
Piuttosto che legarmi ad una persona del genere, preferirei godere della mia solitudine per il resto dei miei giorni, eppure, mi rendo conto di quanti errori commettono le persone proprio per la paura della solitudine.
Accettano di legare la propria vita anche a quella della persona più sbagliata che possa esistere solo per non restare soli, e per me è inconcepibile.
La solitudine è una benedizione in confronto al vivere con qualcuno che arriva a farti del male, a toglierti la libertà, o addirittura, la stessa vita che scorre nelle tue vene.
Ho così paura del mondo lì fuori e di chi lo popola.
Vorrei solo vivere nei boschi in mezzo agli animali per sempre.
<<Ma...mi dicevi di Joan.>> scuoto la testa, e mi schiarisco la voce.
<<Sì, ecco...sì. Ecco, quando...quando sto con lui mi sento bene. Riesce a tirare fuori il lato più bello e spensierato di me, che non credevo di avere. Ora...vorrebbe che andassi a trovarlo a Maiorca...>>
<<Beh, è un'ottima idea!>> esclama mia nonna, gli occhi che le si illuminano.
<<Come?>> la guardo, confusa.
<<Ti farebbe bene andare via per qualche giorno, tornare in Spagna per un po'.>> continua, accarezzandomi i capelli, senza guardarmi, <<alla fine, magari, potresti anche decidere di non tornare più qui.>> la osservo, sbigottita.
<<Perché...perchè dovrei voler restare a Maiorca? Non ho nessun motivo per cui dovrei fermarmi lì. Nonna, sbaglio o tu vorresti rispedirmi in Spagna?>> vedo i suoi occhi tremare sotto le ciglia, e abbassa lo sguardo.
<<Sì, mi farebbe stare meglio il saperti lontana da qui.>> mi alzo in piedi.
<<Ma questa è casa mia! È assurdo, mi vuoi lontana da qui! Io volevo tornare qui sin da quando sono andata via, e ora che ci sono riuscita non intendo andarmene di nuovo!>> replico, trattenendo a stento la rabbia, per poi voltarle le spalle e uscire dalla cucina.
<<Perché hai sempre desiderato di tornare in un posto in cui, in fondo, non sei mai stata felice, Angel? In Spagna hai trovato degli amici, sei stata felice, hai vissuto. Qui sei sempre stata triste, sola, isolata.>>
<<Perché io amo questo luogo, la bellezza di questi paesaggi, per me sono casa...>> replico, come se fosse una cosa ovvia.
<<La bellezza di un luogo non ha niente a che vedere con la tua felicità personale. Puoi essere triste e soffrire anche in un paradiso terrestre ed essere invece felice in un luogo, forse, meno bello. Non te ne fai niente della bellezza di un luogo se soffri, Angel. E comunque, ora, non mi pare che il luogo dove sei stata per sei anni sia così orribile.>>
<<A me non interessa. Cervera non era il luogo in cui volevo trascorrere la mia vita, ma era questo. Ora che sono tornata, niente mi farà andare via.>> concludo, con un tono che non ammette repliche, come al mio solito.
Le volto le spalle nuovamente e inizio a salire le scale.
<<È tornato, Angel.>> la sento dire, la voce tremante. Mi fermo, e mi volto a guardarla.
<<Chi?>>
<<Lui, è tornato. Me lo hanno detto giù in paese, lo hanno visto girare da queste parti.>>
Mi basta il modo in cui dice quella parola, quel "lui" detto con tono grave, pesante.
Un brivido mi scorre lungo la schiena, e d'improvviso, il momento esatto in cui mi ero sentita osservata ad inizio mese, quando sono andata in città con Joan, torna alla mia mente.
Quella sensazione mi toglie il respiro e gli occhi di quell'uomo che mi stava fissando appaiono dietro le mie palpebre.
Serro più forte la presa intorno al corrimano.
<<Capisci ora perché vorrei saperti lontana da qui? Angel, ti prego, è mio dovere proteggerti, ho solo paura per te.>>
<<Io non ho paura.>> replico, secca, il cuore che pompa come impazzito nel mio petto, <<non sono io a dovermene andare, nessuno deve permettersi di limitare la mia libertà. Io non ho paura.>> raggiungo la mia stanza, chiedendomi la porta alle spalle.
Mi porto una mano al viso e sento le forze venire meno.
Non è vero che non ho paura.
Ce l'ho eccome, ma non intendo lasciare che la mia vita venga condizionata dalla stessa persona che mi ha portato ad essere quella che sono.
Senza quasi che io me ne accorga, sento le lacrime iniziare a rigarmi il volto, e il respiro smorzarsi in gola.
Passerà anche questo, è solo l'ennesimo attacco di panico.
Scivolo giù, contro la porta, non appena riesco a riprendere il controllo del mio respiro, e mi porto le ginocchia al petto, per poi affondare il viso tra le gambe e singhiozzare come una bambina.
Sento il telefono vibrare nella tasca della felpa e lo tiro fuori.
Non leggo neppure il messaggio di Joan.
Angel >> "Stasera non posso Joan, mi dispiace, ti prego, ho bisogno di stare sola."
Lancio il cellulare sul letto e ignoro il suo vibrare dei minuti seguenti.
Voglio solo stare sola.
Sola.
~·~
[Marc]
<<Guarda quella, è carina. E non ti stacca gli occhi di dosso da dieci minuti.>> mi urla Alex nell'orecchio, per sovrastare il volume della musica, indicandomi con un cenno del capo qualcuno oltre le mie spalle.
Mi volto nella direzione che mi ha indicato, e i miei occhi incrociano quelli di una ragazza poco distante, dai lunghi capelli neri e lisci, un vestitino di paillettes nero a fasciarle il corpo sinuoso e pieno di curve.
Mi rivolge un sorriso malizioso non appena mi volto a guardarla, e si sposta i capelli di lato, rivelando una profonda scollatura sulla schiena.
Mi lancia un'ultima occhiata, poi inizia ad allontanarsi, addentrandosi tra la folla che riempie la pista da ballo.
<<Avanti, non fare il cretino!>> continua Alex, dandomi una spinta.
Vorrei riuscire a fregarmene di ciò che mi dice l'istinto, unito al cuore, e ascoltare mio fratello, ma sono combattuto.
Io voglio solo Angel, cosa me ne faccio di un'altra che non è lei?
Poi, ripenso agli ultimi tre mesi, al fatto che a lei non interessi minimamente che io sia ancora bloccato su di lei, pazzo di lei, drogato di lei.
Sento la rabbia riempirmi il cuore, e attraverso la pista da ballo, per poi notare che la ragazza di prima è appostata accanto alla porta del bagno femminile.
Non appena mi nota entra nel bagno, ed io la seguo.
Apro la porta e lei si volta a guardarmi, un largo sorriso che va a disegnarsi sulle labbra dipinte di rosso scuro.
Chiudo a chiave la porta e lei inarca un sopracciglio.
<<Tu sei Marc Marquez, vero?>> mi domanda, con tono suadente, facendo un passo verso di me.
Le rivolgo un sorriso compiaciuto.
<<Marc Marquez in persona.>> replico, avvicinandomi a lei.
È alta quanto me, dagli occhi verdi e truccati pesantemente.
<<Dal vivo sei anche meglio, posso dirtelo?>> cinguetta, mordendosi il labbro inferiore.
<<Anche tu non sei male.>>
Ed è vero, è una bella ragazza, tutto quello di cui avevo bisogno stasera.
<<Non ho mai scopato con un pilota prima.>> dice, subito, avvicinandosi ancora più a me, fissandomi piena di desiderio.
Ecco quello che mi serviva.
Essere guardato in questo modo.
Essere desiderato.
Anche se non desiderato come mi desiderava lei.
Serro la mascella e la faccio fuori dai miei pensieri.
Non voglio impazzire a causa sua.
<<Beh, allora devi assolutamente rimediare.>> soffio, e nel giro di mezzo secondo mi ritrovo schiacciato tra il suo corpo e il muro alle mie spalle.
Chiudo gli occhi, li tengo chiusi tutto il tempo mentre inverto le posizioni e la faccio sedere sulla lunga fila dei lavandini che occupano tutta la parete.
La sento gemere al mio orecchio mentre io inizio a spingere, gli occhi serrati, il viso di Angel che appare dietro le mie palpebre chiuse, persa in un sorriso, mentre mi accarezza i capelli sulla fronte, sotto di me.
<<Vorrei restare così, con te, per sempre, amore mio.>>
Mi sfugge un gemito, che altro non è che un lamento di dolore, perché, per quanto ci provi, lei è sempre lì, sempre.
Non riesco a combattere contro di lei, perché non ho mai combattuto su questo campo, e lei era tutto ciò che volevo.
Tutto.
<<Angel.>> gemo, quando raggiungo il culmine, per poi appoggiare la fronte contro lo specchio davanti a me, mentre sento il cuore spezzarsi nel mio petto.
<<Caro, io non sono un angelo, puoi chiamarmi Laura, se preferisci.>> riapro gli occhi, e realizzo che non ho fatto altro che pensare ad Angel per tutto il tempo, come per illudermi di star toccando lei, di essere unito a lei e non ad una perfetta sconosciuta.
Mi allontano da quest'ultima come se scottasse, come se mi fossi svegliato da un sogno improvviso.
Lei allunga una mano verso di me, un sorriso malizioso sulle labbra.
<<Vogliamo fare il bis?>> mi chiede, ma io mi allaccio i pantaloni alla velocità della luce ed esco dal bagno senza dire una parola, poi dal locale.
Il freddo di questa serata di fine febbraio mi entra fin nelle ossa, nonostante abbia recuperato il cappotto.
Ho paura che non riuscirò mai ad andare avanti, che resterò sempre bloccato su di lei.
Che non riuscirò più ad uscire da questo limbo in cui sono finito, e che mi sta uccidendo.
Vorrei solo poter correre da lei, stare con lei, vivere con lei.
Invece, mi ritrovo a piangere, per la frustrazione e la rabbia, nella mia auto.
E ho paura che sarà sempre così.
[Spazio Autrice]
ECCOMI NON SONO SPARITA 👋🏼
Vi chiedo scusa per l'attesa, ma per me non è stato per niente facile scrivere questo capitolo.
Non sapevo come trattare al meglio l'argomento di cui si parla nella parte centrale del capitolo, come farvi arrivare i timori e i blocchi che Angel si porta dentro, e tutti i turbamenti che ne derivano.
Ovviamente, non è finita qui, dato che è una parte importante, se non fondamentale della storia.
Detto questo, spero che il capitolo non vi abbia annoiato troppo, vi voglio bene, non dimenticatelo mai ❤
Un bacio 💋
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