Capitolo 9
~ Invisibile ~
Dopo un po' va in camera, si stende sul letto aspettando che il sonno le porti via tutti quei pensieri che la fanno star male, ci mette molto, ma alla fine crolla. Durante il sonno continua a cercare Roby accanto a lei, si sposta, si muove, rotola su sé stessa tante di quelle volte finché casca dal letto svegliandosi di soprassalto, è un brusco e doloroso risveglio che la riporta a quella realtà a cui ancora non riesce ad abituarsi e resta sul tappeto a piangere.
«Aiutami nonna, aiutami a capire perché la vita ci ha fatto questo.» sussurra fra le lacrime nel silenzio di quella stanza sconosciuta.
Al mattino si sveglia dolorante, chiedendosi perché è sul pavimento, ci mette un po' a realizzare cosa le è successo. Vede la luce fuori dalla finestra, si alza, si prepara e scende al piano di sotto. Anna con suo figlio e Jessy sono attorno al tavolo a fare colazione, Cesare sembra molto felice del viaggio che li aspetta e non appena la vedono entrare in cucina Anna si alza e le dice: «Siediti, fai colazione con noi, così dopo ci organizziamo, in questi giorni dobbiamo prepararti bene per il viaggio.»
«Ok, grazie» risponde sedendosi con loro.
Non so cosa sia di preciso, ma queste tre persone riescono a distrarla, saranno forse le loro battute in romanesco o il ritrovarsi, dopo più di due settimane, insieme a persone che vedono davvero lei. Nessuno di loro la accusa e la giudica per quell'equivoco e questo l'aiuta molto a sostenere il peso di ciò che dentro la distrugge.
In mattinata i ragazzi la chiamano per avvisarla che domani vorrebbero venire a trovarla per conoscere Anna, le fa piacere, ma in questo momento le fa male vedere anche loro.
Anna le mostra alcuni video della foresta in cui dovranno andare per darle modo capire quale ambiente l'aspetta, poi prende l'accordo per poter far parte della spedizione. Le illustra le varie clausole con le quali le impedisce di rivelare il luogo dove vivono i Kubut, la tribù di cui saranno ospiti e Cris inoltre rinuncia a tutti i mezzi di comunicazione con la civiltà dal momento in cui inizierà la sua nuova avventura.
«Posso chiederti di rimanere davvero all'oscuro del luogo dove si trova la tribù?» le propone Cris,
«Cosa intendi di preciso, non vuoi vedere il luogo sulla mappa o cosa?»
«Se non posso dire a nessuno dove si trova, preferirei evitare di sapere in quale continente si trova.»
«E in che modo possiamo evitarlo? Appena saremo in aeroporto vedrai quale volo prenderemo, cosa dovrei fare, bendarti e tapparti le orecchie?»
«Sì, mi va bene, anche i ciechi possono prendere l'aereo.»
«Va bene, ma il contratto lo devi firmare ugualmente in ogni sua parte.»
«Certo, ma almeno così non correrò rischi di violarne nessuna.»
«Ok.» Anna acconsente a questa sua strana richiesta.
«Bene, allora dimmi, dove devo firmare?»
«Non vuoi aspettare domani per farlo? Così hai modo di decidere con i tuoi amici.»
«Proprio per quello voglio firmare adesso, temo possano ostacolarmi. Anna ho bisogno di allontanarmi da tutto per un po'.»
«Capisco, allora stampo la copia ufficiale e passiamo alle firme.» le risponde vedendo la sicurezza della sua decisione.
Il resto della giornata lo trascorre con Cesare e Jessy, che non perdono occasione per farla svagare, le mostrano con entusiasmo l'abbigliamento che dovranno usare durante la spedizione, con il quale Cesare dice di sentirsi Indiana Johns.
«In questi giorni ti insegnerò ad accendere il fuoco senza accendino né fiammiferi, e tante altre cose utili che ti serviranno laggiù, soprattutto come muoverti nella foresta.» la informa Cesare.
«Non avremo nemmeno un accendino?» gli chiede scioccata Cris, guardando le sigarette.
«No e nemmeno sigarette, né il nostro cibo.» le spiega Jessy.
«Ah!» esclama scioccata Cris.
«Non preoccuparti, lì c'è qualcosa di più salutare da fumare» interviene ridendo Cesare.
«Oddio, io non ho mai fumato erba» dice ingenuamente Cris.
«Non preoccuparti, non c'è nessuna droga li, sono sicura che ti farà bene conoscere la cultura kubut» la rassicura Anna.
Pitt e Tommy arrivano molto presto al mattino per poter trascorrere più tempo possibile con lei, Anna si offre di andare con lei in stazione a riceverli. Non appena la vedono corrono ad abbracciarla, Anna si presenta molto gentilmente e si dirigono a casa di lei, dove hanno modo di conoscere anche Cesare e Jessy.
Pitt, approfittando di un momento di distrazione di Cris, prende da parte Anna e le chiede: «Davvero non potremo contattarla?»
«No mi spiace, lì non c'è nessuna rete telefonica né tanto meno internet.»
«Sarà al sicuro? Non ci sono pericoli o qualcosa che...?» si informa lui preoccupato.
«C'è la natura con tutti i suoi pericoli, ma anche delle persone che la conoscono tanto bene da renderla innocua» gli spiega Anna rassicurandolo.
«Anna lei non sta bene per adesso, in poche settimane la sua vita è...»
Lei lo interrompe. «So già qual è il suo stato d'animo, ma sono sicura che se lei vorrà mettermi a conoscenza di quanto le è accaduto me ne parlerà. Per il resto, credo che allontanarsi da tutto sia la soluzione migliore in questo momento.»
«Lo so, e vederla oggi un po' più tranquilla inizia a convincermi.»
Trascorrono la giornata insieme, andando in giro per Roma, Tommy nota come lei si sofferma in quei luoghi dove sono stati insieme per i gay Pride degli anni scorsi, di come i suoi occhi si spengono ogni volta che succede.
Dopo aver provato ad evitare l'argomento, Cris ad un certo punto non resiste e gli chiede: «Lei ha creduto alla mia lettera?»
«Sì», le risponde Tommy.
Pitt l'abbraccia e le dice: «Non pensarci adesso, parti e pensa solo a te stessa, non preoccuparti nemmeno per noi. Staremo bene e staremo vicini a Roby più possibile. Tu preoccupati solo di prenderti cura di te, Anna mi sembra una brava persona, e anche Cesare e Jessy; quindi, penso che sarai in buone mani.»
Lei scruta gli occhi di Tommy e gli chiede: «Mi fai partire tranquilla anche tu?»
«Sì piccola, ha ragione Pitt, non preoccuparti, andrà tutto bene.»
Pitt prende dal suo zaino il lettore mp3 e le dice: «Te lo lascio, ci sono dentro tutte le canzoni di Biagio, ascoltalo quando ti mancherò, o se vuoi cancellale e mettici su quello che ti piace, magari ti farà un po' di compagnia.»
Lo abbraccia e gli risponde: «Grazie, lascerò quelle di Biagio. Ti voglio bene, vi voglio bene entrambi.» Tommy si aggiunge in quell'abbraccio, poi la lasciano e salgono sul treno.
~ Cris ~
La settimana romana, di questa mia nuova vita a cui credo non mi abituerò mai, ormai è al termine. In questi giorni ho imparato ad accendere un fuoco con le pietre focaie, ho imparato a grandi linee il linguaggio dei Kubut, cercando di memorizzare più che altro ciò che dovrò dire quando mi presenterò e mostrerò loro la macchina fotografica. Anna continua a rassicurarmi dicendomi che è un popolo pacifico, e che in alcun modo mi farebbero del male, ma io ho il timore di sbagliare qualcosa e finire con l'offenderli. Da ciò che ho compreso, da tutte le innumerevoli spiegazioni di Anna, mi attende un lungo periodo di silenzio, i Kubut comunicano a voce raramente, per lo più usano gesti e sguardi per comunicare tra loro. Ciò non mi disturba affatto, anzi credo che mi verrà naturale, ultimamente mi sono accorta che parlo solo quando devo farlo per forza e mi spiace perché queste tre stupende persone che mi hanno accolto in caso loro, con tanto affetto, meriterebbero da me molto di più.
Da quando sono qui Anna, Cesare e Jessy sono stati fantastici con me, non mi hanno mai dato il tempo di pensare a nulla, hanno sempre riempito le mie giornate con ogni cosa.
Quelle più brutte sono le notti, riuscire ad addormentarmi è sempre difficile e quando ci riesco casco dal letto ed è sempre un risveglio terribile, ieri sera mi sono arresa e ho dormito direttamente sul tappeto, tanto ormai lo so che è lì che finisco regolarmente.
Nel pomeriggio partiamo per la meta misteriosa, vedo Anna preparare i tamponi oculari e i tappi per le orecchie, mi guarda ridendo e mi chiede: «Ho preparato tutto l'occorrente, ma tu vuoi farlo davvero? È un viaggio lungo, sicura di volerlo fare così?»
«Sicurissima, poi se dovessi avere fastidio posso togliere tutto, il contratto non lo prevede, è una mia scelta.»
«Certo, se ne senti il bisogno togli tutto» mi dice in modo molto affettuoso.
Il momento tanto atteso, soprattutto da Cesare, è arrivato, ci dobbiamo preparare. Lui è divertito dal dovermi bendare, scommette con Jessy su quando mi toglierò tutto. Lui punta sicuro sull'arrivo in aeroporto o addirittura prima in macchina, lei sostiene che lo farò durante il volo, mentre Anna interviene fiduciosa. «Li terrà finché io non le toglierò tutto.»
«Se ne sei così sicura mettiamo qualcosa di importante come posta.» La sfida Cesare, madre e figlio hanno un rapporto molto bello, lui non la chiama mamma ma tesò e ogni volta che lo fa lo sguardo di Anna si intenerisce.
«I vestiti per un giorno nel villaggio Kubut» gli propone Anna, io scoppio a ridere, sono matti e intervengo.
«Scusa, ma così mi obblighi a farlo vincere o a stare bendata per un altro giorno quando arriviamo. Non ho voglia di vederlo nudo.»
«Guarda che ho un bel fisico, potresti cambiare idea sui tuoi gusti sessuali se vincete, ma non farlo perché gli insetti mi divorerebbero» dice lui scherzando.
«Allora rinuncia alla scommessa, perché non intendo togliere nulla prima del dovuto e i miei gusti sessuali sono al sicuro» gli rispondo seria.
«Quindi accetti?» gli domanda Anna.
«Certo, io non mi tiro mai indietro» ribatte orgoglioso.
«Oddio, inizio a pensare che passerò giorni a spalmargli unguenti kubut sul culo» interviene scherzando Jessy.
Carichiamo la macchina con gli zaini e l'attrezzatura che Anna ha preso per me. Ho una borsa piena di batterie di ricambio, tre macchine fotografiche, tre portatili e una telecamera, quest'ultima la useremo solo per filmati privati. I pc invece, li lasceremo insieme ai cellulari nella casa dove alloggeremo non appena arrivati.
Anna mi benda mi mette gli occhiali da sole e prima di tapparmi le orecchie mi consiglia di mettere i tappi alle orecchie solo quando saremo arrivati in aeroporto.
Mi aiutano ad arrivare alla macchina, mi sento prendere dai fianchi. «Sono Jessy, ti guido io.»
Mi fanno salire in macchina e non appena arriviamo in aeroporto Anna molto premurosa mi dice: «Adesso ti metto i tappi alle orecchie, io sarò sempre vicina a te, non appena saremo in volo te li tolgo e te li rimetto prima di atterrare, ma tu in qualunque momento puoi toglierti tutto, da qui useremo il tatto per comunicare con te, se ci sono gradini ti sfioro la gamba che devi alzare e per girare Jessy ti guiderà tenendoti dai fianchi.»
«Ok, grazie e non preoccuparti, starò bene» la rassicuro, lo penso davvero, voglio farlo, forse ho davvero bisogno di farlo.
Non vedo nulla, non sento nulla, non so se parlando potrei urlare e quindi quando apro bocca spero sempre di riuscire a tenere il tono della voce basso.
Sento che mi fa alzare, tiene stretta la mia mano, Jessy torna a tenermi dai fianchi, cammino lentamente, sento toccarmi una gamba, alzo il piede e lo metto in avanti, lei continua a picchiettare sulla mia gamba, per ogni gradino che mi aspetta. Essere ciechi è davvero terribile, cammino sicura perché so che loro mi guidano, ma la paura di cadere è sempre tanta.
Mi fanno sedere, ma non è la poltrona dell'aereo, credo che siamo in attesa dell'imbarco. Dopo un po' mi fanno rialzare, camminiamo e inizio a sentire il freddo sul viso, Anna torna a picchiettare sulla mia gamba, salgo i gradini fino ad entrare in un luogo chiuso, Jessy toglie le mani dai miei fianchi e mi fa sollevare il braccio fino a toccare qualcosa di vellutato, sono i poggia testa dei sedili dell'aereo, ne conto tre poi Anna mi spinge leggermente verso sinistra, faccio qualche passo laterale, toccando con le mani i sedili, lei mi fa girare e sedere, mi allaccia la cintura e ci siamo, poggio la testa sul sedile e mi rilasso.
Sono al buio e in silenzio, un silenzio che mi fa più paura del buio, mi sento come se quel diavolo che mi ha preso, portandomi via da casa dei miei, adesso si sia preso tutta la mia vita. Non so il perché, non so cosa ho fatto di male o forse sì, sarà per tutti quegli anni vissuti senza volere impegni, dove il sesso era solo un piacere del corpo. Forse è solo la mia educazione cattolica a portarmi a questi pensieri, ma grazie a lei, oggi posso anche pensare che forse Dio non mi abbia abbandonata del tutto e per quanto il demonio mi ha tolto ogni cosa, Lui adesso mi ha dato altre persone buone per andare avanti, per riuscire a superare questo periodo che non so dove mi porterà.
Roby mi manca così tanto e non so perché sono ancora in vita. In questo momento sento solo il mio respiro, il mio cuore battere, ma è come se io non respirassi, se il mio cuore non battesse più, se tutto si fosse fermato quando ho visto la tempesta nei suoi occhi, non voglio ricordarli così, li vedo ancora tranquilli e innamorati, ricordo quando volevo dimenticarli, ma è impossibile che accada.
L'aereo decolla, stranamente non ho nessuna paura, nessun vuoto d'aria, nessun giramento di testa, anche il mio stomaco sembra ignorare tutto, forse sono davvero morta.
Vorrei solo sapere come sta Roby, cosa fa, come sta vivendo questi giorni senza di me.
Perché non mi ha creduto? Cosa ho fatto per farle pensare che quella foto fosse vera? Mi sembra di impazzire.
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