Capitolo 50
~ Cris ~
Parcheggio dal mio lato del giardino, scendiamo dalla macchina e Pitt ha l'espressione di chi vuole rompere le scatole. «Ma venite a dormire da noi, non potete stare lì su quel materasso per terra.»
«Va benissimo Pitt» gli risponde lei.
Lui ci supera mettendosi davanti alla porta, lo guardo seria e gli dico: «Pitt credimi, siamo di nuovo una famiglia, ma per stasera ci lasci entrare in casa?»
«Però potremmo anche bere qualcosa insieme prima, l'ho abbiamo sempre fatto e poi dovete cenare anche voi, Tommy ha preso tutto al locale.»
Lo fisso nervosa, lei se ne accorge e mi ricorda: «Lo fa apposta, adesso va via.»
«Lo so che vuole solo rompere, Tommy aiuto» gli dico implorandolo con gli occhi.
Lui ride divertito, poi gli si avvicina e lo tira per un braccio. «Cucciolo andiamo, rischi di prendere botte. Poi ho fatto due buste perché immaginavo preferissero un po' di intimità stasera.»
«Ma io lo faccio perché l'attesa aumenta la passione.»
«Ne hanno accumulata tanta che le rivedremo già dopo Natale» gli risponde scherzando.
«Non mi apprezzi!» mi accusa Pitt scherzando, facendo la vittima.
«Dai Pitt vai a casa, devo ancora accendere il camino» gli dico impietosendolo e Tommy mi passa la busta con il cibo.
Apro, entro e istintivamente accendo la luce, ma non funziona. «Per fortuna che l'impianto elettrico andava bene, mi sa che Pitt inizia ad avere ragione...»
Lei mi interrompe. «L'impianto va bene, Tommy ieri ha staccato la corrente dal contare generale fuori in cortile. Con la casa disabitata e non in perfetto stato ha preferito essere prudente.»
«Ok, almeno non ha ragione Pitt» le rispondo sorridendo, però avverto un po' di tensione, così proseguo, «Accendo il camino, qui si scalda in fretta. Tu puoi accendere le candele, ce ne sono un po' sparse in giro. Preferisco non uscire in giardino, rischiamo di ritrovarci di nuovo Pitt fra i piedi.»
«Sì meglio evitare» risponde spostandosi nella penombra della casa in cerca delle candele mentre io mi accovaccio davanti al camino e lo accendo.
Adesso l'atmosfera è un po' più calda, lei è ferma davanti al muretto che divide l'ingresso dalla stanza grande dove ho messo il letto, ancora intenta ad accendere l'ultima candela.
«Ma quante ne hai accese?» le chiedo vedendo che ce ne sono diverse sul muretto e anche per terra un po' distante dal letto.
«Tutte quelle che ho trovato, sono troppe?» mi chiede lasciandomi intravedere quel filo di disagio che voglio far sparire subito.
Mi avvicino lentamente «No, vanno benissimo!» le sussurro, prendendo le sue mani, «Hai fame?» Fa cenno di no con la testa socchiudendo gli occhi, poi lascia le mie mani e sposta le sue sul mio collo e mi bacia facendomi sentire quella voglia che ha di me.
Siamo di nuovo noi avvolte in quella passione che trova sfogo in quell'attimo e non intende lasciarci più. Invade i nostri corpi, li incendia come due torce, strette l'una all'altra incapaci di controllarsi.
Non ci sono ma, nessun se, siamo solo noi di nuovo unite in quel calore che ci fonde l'una l'altra e non ci lascia pensare più a niente.
Non è come prima, siamo più irruente, ci strappiamo quasi i vestiti di dosso, quasi a volerci togliere per sempre quel dolore da ogni parte di noi. Ci trasciniamo fra i cuscini, fino a raggiungere il materasso. Mi piace come cerca il mio sguardo e ancora di più trovarlo tutte le volte che io cerco il suo, la stringo a me perdendomi in lei, che solo adesso ho la certezza di non aver mai perso.
È qualcosa di più forte, più intenso, è un piacere che esplode curando ogni ferita, invade i nostri corpi stretti l'uno all'altro, tremanti di un piacere che non ricordo e non riconosco più. Cediamo entrambe alle lacrime che bagnano i nostri visi, lacrime di chi si ritrova ancora innamorato, di un amore più grande, più maturo, che adesso ci lega più di prima.
Cedo su di lei, tremando, lei mi stringe, accarezza la mia nuca, è sempre stata sua, solo sua, mi piace come lo fa, è una coccola a cui non so resistere e come se mi accarezzasse il cuore, l'anima.
È di nuovo il nostro coccolarci, ritrovando in quei gesti leggeri quella tenerezza che fa piangere entrambe di gioia.
Ci asciughiamo le lacrime con timide carezze, accompagnate da sorrisi accennati. Ritrovandoci in ciò che non è mai stata abitudine, ma è appartenenza di quell'insieme che siamo capaci di essere.
Rimaniamo abbracciate, io stesa su di lei con la testa poggiata al suo petto e in quel silenzio sento solo i battiti del suo cuore, poi vedo un cerotto sul suo braccio, non mi ero accorta prima e le chiedo: «Cos'hai qui?»
Lei non risponde e solleva il braccio per stringermi a sé, mi accarezza il collo e mi chiede: «Posso... mi fai vedere il tatuatuaggio?»
Alzo gli occhi, le sorrido e insisto: «Prima posso vedere cos'hai al braccio?»
Fa cenno di no e accenna un sorriso, la lascio vincere, solo per questa volta, per non mostrarle subito che alcune cose tra noi cambieranno.
«Non l'hai ancora visto?» le chiedo sollevando un po' i capelli.
«No, ero impegnata a fare altro e comunque non c'è abbastanza luce» mi risponde timida.
Avvicino le candele al letto e mettendomi seduta sposto bene i capelli e spero che la poca luce le lasci vedere, sento che lo accarezza delicatamente e le spiego: «Sono le tue labbra, il tatuatore ha fatto uno schizzo copiandole da una tua foto.»
Mi abbraccia da dietro poggiando le sue labbra su quelle tatuate sul mio collo e sussurra: «Amore...»
«Sono solo tua Amore.» le sussurro lasciandomi stringere da lei.
«Perdonami, ti ho fatto troppo male.» mi dice con la voce che le trema, poi mi mostra il braccio e aggiunge, «Questa è la mia colpa, sono io ad averti tradita.»
Speravo con tutta me stessa che non leggesse il libro di Anna. Mi giro, le prendo il viso tra le mani e le dico: «È stata colpa mia, della mia insicurezza.»
Lei mi interrompe. «No io ho...»
Non la lascio finire. «Amore, io ho sempre avuto troppa paura di perderti, paura di non meritarti, paura tutte le volte che qualche modella ci provava con me, non di cedere, ma che tu potevi essere in agenzia e vedere cose che non esistevano. Quella volta, quando mi hai trovato con quella modella nuda tra le braccia, io ho solo pensato di dovermi difendere, ho sempre pensato di doverlo fare. Ero io che con il mio passato non riuscivo a vivere bene il nostro rapporto, sentendomi sempre in difetto. Per questo sono andati via, invece sarei dovuta rimanere...»
Mi ferma. «No, io sono sempre stata gelosa di Monica, lo sono stata dalla prima volta che vi ho viste su quel divano, ho sempre riso alle battute di Marco perché sapevo che era impossibile ma quando ho visto quella foto, sono impazzita» confessa piangendo.
L'abbraccio. «Lo so Amore, voglio solo che tu non smetta mai di guardarmi, io non ti mentirei mai, non so farlo, tu te ne accorgi sempre. Io sono solo tua, non come un oggetto, ma come una parte di te, come tu sei parte di me, senza te non so vivere.»
«Non mi merito la tua comprensione. Mentre tu ti facevi tatuare il collo io stavo con un'altra. Ho fatto di tutto per dimenticarti. Ti ho odiata. Avrei dovuto tagliarmi il braccio per il male che ti ho fatto.»
«Smettila, non dovevi far nulla e non voglio che ti faccia male in alcun modo. Non hai odiato me, ma quella che ti aveva tradito e non ero io, è lei che volevi dimenticare, di me non hai scordato nulla. E quello che hai fatto con Chiara non è nulla di diverso da ciò che io ho fatto con altre, prima di stare con te.»
Lei mi guarda e insiste. «Come riesci a vedere...»
Non la lascio finire. «Vedo solo ciò che sento per te, tu sei la mia Roby e sei tornata da me, tutto il resto Amore non significa niente, come il mio passato. Spero che su quel braccio non ti resti nessun segno, perché tu non mi hai tradita.»
I suoi occhi si rilassano davvero. «Ti amo» mi dice sottovoce come non aveva mai fatto, sembra emergere da quel mare e arrivare al mio cuore come una dolce e fresca onda, è quell'acqua che bagna e disseta.
«Ti amo» le dico e la stringo a me, la bacio, la sento finalmente solo mia, cede alle mie mani, alle mie carezze. Mi coccola baciando ogni piccola cicatrice che trova sul mio corpo. La ritrovo accanto a me in quelle prove, ne sento la forza, la cura, la pazienza e il coraggio che me le hanno fatte superare.
Cediamo al piacere del nostro corpo, non è più una cura. È il sentirci noi, il nostro giocare, sorridere, respirare il nostro essere profondo, condividere e unire i nostri respiri in quei gemiti lenti, sussurrati, è quell'orgasmo che amiamo urlare solo ai nostri cuori.
Mi accarezza la schiena, poi scopre il collo, facendomi sentire il contatto della sua pelle che si fonde con la mia mentre si stende su di me. Le sue dita scivolano lente lungo il mio braccio trovando le mie vicino al cuscino, i suoi capelli mi accarezzano il viso e il loro profumo mi inebria di lei, avvicina le labbra al mio collo per quel contatto leggero e sfiorandolo delicatamente sussurra: «A domani Amore»
«A domani Amore», le rispondo vivendo quel rituale che mi rilassa come la più dolce e delicata ninna nanna.
~ Invisibile ~
Era da tanto che non le vedevo dormire in questa strana posizione, avevo dimenticato i loro visi sereni e rilassati, mi fa stare bene per chissà quale motivo.
Io non so se sono davvero l'amore che le unisce, ma spero che la mia inutile invisibilità non mi impedisca più di aiutarle. So che le aspettano ancora giorni difficili prima che tra loro possa tornare il rapporto che avevano prima, non perché prevedo il futuro, ma perché conosco Roby e vedo con chiarezza il suo cuore, non sarà facile per lei perdonarsi quella colpa.
Così come vedo il bisogno di Cris di sentirla di nuovo sua, le è mancata troppo in questi mesi e di certo adesso non ha nessuna intenzione di dividerla con un senso di colpa che non ha motivo di esistere.
Forse non sono inutile come credo, oggi ho aiutato Cris, mi è sembrato di essere un angelo mentre invocavo aiuto per lei, forse è davvero questo che sono, un angelo che veglia su quest'amore stupendo.
Continua...
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