Capitolo 8

Guardai immediatamente la foto e poi presi subito il telefono andando sul suo profilo.

"Non sarebbe stato così stupido...non fa queste cose, che io sappia...non lo conosco bene ma sembra apposto..."

Cercò di giustificarlo. Non appena aprii la foto lo vidi con una ragazza che non avevo mai visto prima. Cercai di capire dove fossero ma non si vedeva niente, solo loro due.

"Sel...?"

D'impulso gli scrissi "Capisco, aiuti i bisognosi di sesso. Addio."

Non so perché lo feci, solitamente non ero impulsiva e infatti mi pentii subito di quello che avevo fatto, ma era troppo tardi. Mi portai la birra alla bocca e bevvi un lungo sorso.

"Selene..."

Lo sguardo di Lily sembrava spaventato. Aveva letto ciò che avevo scritto ma pregai non dicesse nulla.

"Credo di dover andare a casa."

Dissi fissando il vuoto.

"No ti prego rimani...è presto, non puoi andare a deprimerti in camera, stai con noi."

Mi pregò e aveva ancora ragione, se fossi tornata a casa che avrei fatto? Avrei ripensato a tutto e avrei fatto la depressa tutta la serata. Accettai di restare e tornammo a sederci sul divano. Alex non c'era più e mi odiai quando capii che lo stavo cercando, ancora, ma con mia grande sorpresa vidi David, perché sorpresa? Beh era per mano con una ragazza bionda, bassina e con grandi occhiali. Appena li vidi pensai che erano perfetti insieme.

Lo salutai e lui mi fece un timido cenno con la mano. Non appena successe questo tornarono insieme Megan e Alex. Capelli più disordinati del solito e camicia un po' più sbottonata, beh che dire, si poteva capire benissimo ciò che era successo.

Megan mi guardò seccata e si sedette sulla poltrona dove prima c'era Alex, lui rimase in piedi. Presi il telefono facendo finta di nulla e controllai Instagram ma il messaggio era stato semplicemente visualizzato e snobbato. Decisi che quella giornata doveva finire al più presto, così mi avvicinai a Lily e le dissi che sarei andata via e mi scusai. Mi alzai in piedi e oltrepassai Alex che mi stava fissando ancora. Uscii da quella casa e mi portai i capelli indietro. La mia vita faceva decisamente schifo, e non solo quella amorosa, ma tutta, interamente, l'unica cosa che contava e che andava bene era l'università, per il resto faceva tutto schifo. Respirai l'aria fresca e cercai di calmarmi. Mi girai dietro e la porta di quella casa era chiusa.

Forse speravo qualcosa che non sarebbe accaduta, speravo che Alex uscisse da lì e mi riportasse a casa, ma non successe, però un'altra fonte di salvezza si avvicinò a me.

"Mi dispiace per quello che è successo, è un coglione."

Disse Lily sorridendomi e tornammo a casa insieme.

Chiusi il telefono, volevo chiudere tutto, ricominciare da capo, ma potevo solo chiudere il cellulare, purtroppo, e mi misi nel letto sperando di dormire e che tutto migliorasse.

La sveglia suonò come ogni mattina, mi ero dimenticata di rimetterla nell'orario normale, era ancora impostata come il giorno prima, quando mi ero svegliata prima per vedermi con Damien. Mi maledissi ma decisi di alzarmi, sarei arrivata prima, non sarei morta.

Mi preparai con calma e mi misi in macchina con Lily. Arrivammo all'università in anticipo, io avevo lezione alle dieci mentre lei per le nove, quindi era in orario. Decisi di andare al bar dell'università per ripetere qualcosa e prendermi un caffè. Mi sedetti e tolsi la suoneria al telefono, iniziai a rileggere gli appunti fino alle nove e mezza ma la mia mente vagava altrove così chiusi il quaderno e presi il telefono: cinque chiamate perse da Damien. Guardai il telefono ma dopo poco sentii la porta del bar aprirsi e me lo trovai davanti. Rimasi inerme e lo fissai sconcertata.

"Cosa vuoi."

Presi le mie cose e andai via da lì, seguita da lui.

"Fermati!"

Mi prese dal braccio e mi tirò indietro.

"Ti prego, lasciami spiegare."

Aveva il fiatone. Mi fermai e incrociai le braccia.

"Si?"

Ci guardammo e lui riprese fiato.

"Ero davvero a fare volontariato... la foto che hai visto è un malinteso, quella è mia cugina, ieri sera ho provato a chiamarti ma avevi il telefono staccato, mi ricordavo che per messaggi mi hai detto dove abitavi e sono venuto lì, ma non c'era nessuno...io...mi dispiace se hai pensato male..."

I suoi grandi occhioni marroni sembravano disperati.

"Non avrei avuto motivo di mentirti, mi piaci, non sono Alex..."

Disse ed io corrucciai la fronte. l'odio che c'era fra i due era spaventoso, entrambi cercavano di farmi notare le cose negative dell'altro.

"Non vado a letto con la prima che mi capita, puoi chiederlo a chiunque."

Mi resi conto di ciò che stava succedendo e divenni rossa, cosa mi era saltato in mente?

"M-mi dispiace, sono stata stupida e impulsiva...non sono così solitamente..."

Mi mise una mano sulla spalla e mi bloccai.

"Lo so...era equivoca la foto, è comprensibile...mi dispiace veramente, per farmi perdonare stasera vieni a cena con me."

Sorrise e mi guardò dritto negli occhi.

"Va bene...mi dispiace ancora, non so cosa mi è preso."

Mi coprii il viso e lui mi spostò la mano mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Sei bellissima."

Mi sorrise e ritirò subito la mano abbassando lo sguardo. Che poteva avere questo ragazzo di sbagliato? Era perfetto, al diavolo Alex e i suoi commenti inopportuni.

"Ora...vado a lezione."

Sorrisi, per davvero stavolta, e ci salutammo con un gesto della mano. Appena entrai dentro l'università qualcuno mi diede una spallata da dietro facendomi spaventare.

"Mi dispiace, non ti avevo visto!"

Quegli occhi verdi mi perseguitavano.

"L'hai fatto apposta Alex!"

Sbottai guardandolo male.

"Come potrei, non lo farei mai. Oh aspetta, invece si."

Il suo sguardo si incupì subito ed io lo guardai stranita.

"Tutto bene?"

Damien.

Era dietro di me e mise una mano sulla mia spalla, il che mi fece girare a sorridergli ma ero anche a disagio.

"S-si tranquillo."

Misi dei capelli dietro l'orecchio e mi rigirai per vedere le grandi spalle di Alex che si perdevano nella folla di gente.

Rassicurai Damien e andai a lezione. Passai la giornata a correre da un'aula all'altra forse erano i primi giorni in cui vivevo le crisi di una normale adolescente, non capitava da tempo. Non pensavo a mio padre da quando avevo parlato con Brad, forse sbagliavo, ma ero stata rassicurata da mia madre che sarebbe rimasto lontano da noi, quindi il problema "Padre psicopatico" era stato superato.

Uscii dall'ultima lezione ed erano le cinque del pomeriggio, andai nel parcheggio cercando di ricordare dove avessi messo la macchina, non appena la vidi gli andai incontro, ma qualcosa me lo impedii.

"Ciao."

Due occhioni verdi erano incollati a me.

"Alex...cosa vuoi?"

Chiesi stufa. Si stava comportando come un bambino viziato che non poteva avere ciò che voleva, o forse mi ero fatta troppi film mentali ed era solo Alex.

"Come mai tanto odio principessa?"

Chiese ridendo e mettendosi le mani in tasca.

"Devi lasciarmi in pace."

Gli dissi superandolo e mentre camminavo sapevo che mi stava seguendo così mi fermai girandomi a guardarlo.

"Non siamo più amici? Io sono più gentile con i miei amici."

Sorrise facendo comparire le fossette.

"Tu non vuoi essere mio amico, vuoi solo una cosa da me."

Si mise a ridere e lo odiai ancora di più.

"Uh, sei una bimba pervertita - rise - non sei sempre tu il soggetto dei miei sogni erotici."

Si morse il labbro e lo fulminai con lo sguardo.

"Adesso me ne vado."

Mi girai ma lui mi tirò dal braccio e avvicinò la bocca al mio orecchio.

"Scendi dal piedistallo tesoro."

Sentivo il suo sorriso e quando mi lasciò mi sorrise vedendo la mia espressione sconcertata.

"Vaffanculo Alex!"

Lo spinsi dalla spalla ma probabilmente gli feci il solletico.

"Salutami il principino. - guardò alle mie spalle - oh guarda chi è arrivato."

Fece un cenno con la mano ed io mi girai trovando Damien dietro di me che lo fissava con sguardo truce.

"Alex, vattene."

Esordì Damien facendo un passo avanti.

"Altrimenti? Arriverai con il tuo cavallo bianco e la spada?"

Rise Alex avvicinandosi con prepotenza ed io cercai di bloccarlo mettendo le mani sul suo petto.

"Alex, va via. Per favore."

Lo guardai dal basso attirando la sua attenzione. Grugnì arrabbiato e andò via finendo con un "Vaffanculo" diretto a Damien.

"M-mi dispiace..."

Dissi girandomi verso Damien che scosse la testa.

"È ovvio che per lui non sarete mai amici."

Mi disse guardandomi dritta negli occhi.

L'aria era fredda e il sole iniziava a calare. Mille brividi percorsero il mio corpo allo sguardo che mi rivolse Damien. Era ferito ed era tutta colpa di Alex.

"Damien...non mi importa cosa dice e cosa fa Alex."

Ci credevo davvero?

"A me si Selene. È sempre in mezzo."

Disse Damien avvicinandosi a me.

"Lo fa apposta, è un bambino viziato che non può avere ciò che vuole e quindi deve dare fastidio. Ma...a me non interessa Alex."

Mi avvicinai prendendo le sue mani, sperando capisse. Io volevo davvero che con Damien funzionasse. Non volevo rovinare ogni cosa e non volevo che lui rovinasse tutto.

"Ci vediamo stasera? ti mando l'indirizzo dopo, scusa se non ti vengo a prendere ma prima devo badare a mia nonna."

Era una persona spaventosamente buona e carismatica e la cosa mi piaceva. Una persona così nella mia vita poteva farmi solamente bene.

Dopo esserci messi d'accordo finalmente arrivai a casa e raccontai il tutto a Lily che era alquanto scioccata.

"Che bastardo, purtroppo non sono molto sorpresa dal comportamento di Alex, lui è stronzo. Ma così tanto? Poteva risparmiarselo!"

Disse indignata e mi fece sorridere.

"Non è stato per niente carino..."

Dissi cercando dei vestiti decenti nel mio armadio

"Però devi ammettere che la cosa del cavallo bianco ha fatto ridere."

Disse lanciandomi un cuscino dal mio letto che riuscii a prendere al volo.

"Da che parte stai?"

Risi rilanciandoglielo e colpendola in faccia.

Sentimmo un tuono e sobbalzai.

"Sembra stia per arrivare il diluvio universale."

Sbuffò Lily guardando fuori dalla finestra. Al che mi avvicinai e sentii il vento ululare e la pioggia che iniziava a scendere pesante sul terreno.

"Porca miseria..."

Tornai al mio armadio e continuai a cercare degli abiti adatti. Decisi di mettere una gonna grigia corta a campana e un maglioncino nero stretto a collo alto. Indossai le calze scure e misi un paio di stivaletti e una cintura sulla gonna. Presi un cappotto lungo e una borsetta.

"Beh, per le nove e mezza è prenotato, direi che devo andare."

Dissi guardandomi allo specchio.

"Tutto bene?"

Chiese Lily dietro di me.

"Si... è il mio primo appuntamento dopo...tanto tempo."

Sospirai abbassando lo sguardo.

"Andrà tutto bene. Vi divertirete. È il momento adatto Selene. Ne hai bisogno."

Disse Lily poggiando la sua testa sulla mia spalla e le sorrisi per poi abbracciarla. Ne avevo bisogno.

"Allora vado."

Sorrisi e presi l'ombrello. Non appena scesi un tuono mi fece saltare, non potevamo scegliere serata peggiore. Presi un respiro e andai alla macchina. Era ancora un po' presto, così decisi di prendermela con calma.

La pioggia sbatteva forte e la cosa mi metteva a disagio, avevo sempre avuto il terrore dei tuoni e la pioggia forte, tranne se dovevo rimanere in casa, in quel caso poteva essere piacevole.

Non appena misi in moto l'auto un numero sconosciuto iniziò a chiamarmi, ma chiusi la chiamata. Dopo pochi secondi richiamò ed io richiusi. Ma non appena lo feci ricominciò a squillare così decisi di rispondere.

"Pronto?"

Dissi stufa.

"Selene? Sei Selene?"

Non capivo di chi potesse essere quella voce, inoltre il segnale non era particolarmente buono.

"Si, sono io, chi parla?"

Chiesi tappandomi l'altro orecchio.

"Oddio grazie al cielo. Selene sono Travis, il fratello di Alex."

Il cuore mi finì in gola e la paura si impossessò di me, ma non capii il motivo.

"Ti prego devi venire a casa sua, è urgente."

Mi bloccai.

"Selene? Cazzo... Selene?"

Era agitato, potevo capirlo dal tono di voce, sentii qualcosa che si rompeva e sobbalzai.

"S-si sono qui...io non..."

Il cervello mi si appannò e andai in tilt.

"Ti prego, si tratta di Alex...devi aiutarmi."

Non sapevo cosa dire ma presa dallo spavento dissi:

"Arrivo subito."

Partii con la macchina e mi ritrovai nel quartiere di Brad, da lì fu facile trovare casa di Alex. Parcheggiai e scesi di corsa dall'auto terrorizzata da quello che sarebbe accaduto da quel momento in poi.

Bussai ma la porta si aprì da sola.

"Travis?"

Lo chiamai ma nessuno rispose. Chiusi la porta alle mie spalle e poi sentii qualcosa che si rompeva in mille pezzi.

"Alex?"

Chiamai ma di nuovo niente. C'era una luce accesa sulla sinistra così non appena entrai trovai la cucina in mille pezzi. Vetri rotti, sedie ribaltate. Tolsi il cappotto e lo poggiai su una sedia ancora in piedi, insieme alla borsa. Mi guardai intorno ma non vidi nessuno. Vidi una porticina socchiusa accanto il frigo, sulla sinistra, e decisi di aprirla. Scesi i tre scalini che mi si presentarono e mi ritrovai nuovamente fuori. Ero in un grande giardino recintato, rimasi vicina il muro sotto un tettuccio per non bagnarmi. Camminai lungo la stradina asfaltata che evitava di mettere i piedi sull'erba e la percorsi finché non mi trovai di fronte una scena che mi spaventò.

Alex in piedi sull'erba che lanciava piatti verso il muro e Travis che cercava di parlargli e bloccarlo.

"Alex fermati!"

Urlò Tavis accanto a lui.

"E perché? Non posso buttare giù la casa? A chi importa!"

Rise e prese una bottiglia di un qualche alcolico, che era per terra. Bevve un lungo sorso e lanciò un altro piatto. Sobbalzai tappandomi la bocca e i due ragazzi si girarono verso di me. Alex aveva i capelli bagnati sul volto, una camicia nera con una manica alzata e l'altra che scendeva aperta sul polso e sguardo cupo, spento.

"Oddio sei qui..."

Un Travis completamente fradicio e terrorizzato si avvicinò a me spaventandomi ancora di più.

"Ti prego aiutami...non riesco a calmarlo."

Lo guardai confusa.

"Cosa pensi debba fare io? Mi odia."

Gli dissi quasi urlando cercando di superare con la voce il rumore della pioggia.

"Non ti odia Selene..."

Dopodiché sparì dietro di me ed io lo seguii con lo sguardo, impietrita.

"Alex..."

Mi avvicinai a lui sul prato mentre beveva l'ultimo sorso dalla bottiglia.

"Alex...cos'è successo?"

Mi avvicinai ancora ma lui si scostò guardandomi dall'alto al basso. I suoi occhi sui miei vestiti salivano e scendevano.

"Oh...ho capito, eri con Damien..."

Scosse la testa e si girò dall'altro lato. Ero sicura che non facesse in quel modo per Damien, sapevo che c'era qualcosa sotto.

"Parlami..."

Gli toccai la spalla e lui si girò di scatto verso di me.

"Perché cazzo sei qua?"

Sbottò avvicinando il suo viso al mio, indietreggiai. L'odore di alcool mi entrò nelle narici e capii che era abbastanza ubriaco da capire poco.

"Non ho bisogno della badante, so cavarmela da solo al contrario tuo!"

Dopo aver detto questo lanciò la bottiglia al muro e di istinto mi coprii il viso girandomi di spalle.

"Non mi farai andare via dicendo cose cattive su di me."

Lo guardai puntando i piedi.

"Se non te ne andrai con degli insulti, posso essere pericoloso in tanti altri modi."

Si avvicinò a me e rimasi immobile e terrorizzata, ma sapevo che non mi avrebbe fatto del male.

La pioggia ormai mi aveva sommersa d'acqua, faceva freddo ed era buio, a parte qualche lampione che ci illuminava. Notai le sue mani tutte graffiate e insanguinate, le nocche, specialmente. I suoi occhi verdi ormai così scuri e vuoti mi spaventarono, come se ogni cosa bella fosse andata via dalla sua anima.

"Alex parlami..."

Lo pregai con la voce ma lui si allontanò lanciando un ultimo piatto verso il muro. Strinsi gli occhi e lo vidi avvicinarsi al muro.

"Porca puttana!"

Urlò dando un pugno ad una piccola finestra, che dava probabilmente sul bagno, e rompendola in mille pezzi. Delle gocce di sangue cominciarono a gocciolare dalla mano di Alex, ma sembrava non sentisse dolore. Prima che potessi fermarlo diede un altro pugno ai vetri che erano rimasti facendoli cadere sia nel bagno che per terra. I vetri erano sparsi ovunque, anche nel prato.

"Alex fermo!"

Non appena urlai questo, cadde in ginocchio. Mi avvicinai con cautela e mi misi di fronte a lui con le spalle al muro. Mi misi in ginocchio e lo abbracciai senza dire niente. Era sicuramente ferito per qualcosa, ma decisi di non chiederglielo, si sarebbe chiuso nuovamente in sé stesso e avrebbe spaccato qualcos'altro. Rimasi lì un po' finché lui non ricambiò l'abbraccio stringendomi forte a sé. Il suo odore mi inebriò le narici. Non capivo di cosa sapesse, sapevo solo che era buono.

Si staccò e sospirò. Si alzò in piedi e lo seguii, gli presi la mano non insanguinata e lo portai dentro con me. Ritornammo in cucina e vidi che stava sbandando, così alzai una sedia e lo feci sedere. Non parlava, fissava il vuoto. I capelli pieni di boccoli cominciarono a gocciolare.

"Sel..."

Vidi Travis con delle buste della spazzatura in mano che poggiò per terra. Si avvicinò ad Alex e gli mise una mano sulla spalla.

Sentii un telefono vibrare e capii che proveniva dalla mia borsa e mi si accese una lampadina: Damien.

Guardai l'orologio appeso al muro e notai che erano le dieci e mezza di sera. Corsi alla borsa e appena presi il telefono, smise di squillare, mostrandomi le dieci chiamate perse di Damien.

"Cazzo..."

Dissi a bassa voce.

Composi il numero e uscii dalla cucina.

"Selene?"

La voce calma di Damien mi sorprese e non riuscii a non sentirmi ancora più in colpa.

"Damien perdonami...ti spiegherò tutto, ma ti prego non odiarmi."

Dissi tutto d'un fiato quasi.

"Già...va bene, ci sentiamo domani?"

Chiese, dalla sua voce si capiva che era deluso ed i sensi di colpa mi stavano divorando. Vidi Travis passare con le buste piene ed uscire da casa per buttarle.

"Si...ti chiamo domani."

Chiusi la telefonata e mi portai i capelli indietro.

"Vai. Non devi restare."

Mi girai terrorizzata.

"Smettila Alex."

Dissi seria.

"Non ho bisogno di te, come ho già detto."

Fece per spostarsi ma stava per cadere. Si rimise dritto e notai solo in quel momento che aveva la camicia completamente aperta mostrando il torace. Mi obbligai a non guardare ma lo presi dal polso nudo, per la manica rigirata e lo portai nel bagno. Mi ricordai le due porte, una era camera sua e l'altra scoprii che era il bagno. Non appena entrammo vidi questa stanza abbastanza grande dotata di una grande doccia e una vasca altrettanto grande. I colori erano sempre sul grigio, bianco e nero, come tutta l'intera casa. La finestra di quel bagno era ormai rotta in mille pezzi, e tutti i vetri erano per terra.

"Siediti."

Lo feci sedere sulla tavoletta abbassata del wc ed iniziai a cercare un kit di pronto soccorso.

"Perché sei qui?"

Domandò ed ero decisa a non rispondere a quella domanda, l'avrebbe usata contro di me e poi ero arrabbiata con lui.

"Perché cazzo sei qui?"

Sbraitò alzandosi in piedi e dando un pugno ad un armadietto piegandolo. Indietreggiai spaventata toccando con la schiena il muro. Mi guardò. Gli occhi rossi, capelli disordinati, e mani graffiate. Si avvicinò a me ed io chiusi gli occhi spaventata, ricordando mio padre, mia madre terrorizzata, così presi un respiro. Questo si smorzò quando la sua mano piena di sangue mi sfiorò i capelli e la guancia. Riaprii gli occhi e due iridi verdi mi si piazzarono di fronte scrutandomi con la fronte corrucciata. Dopo si allontanò e si risedette sul wc in silenzio. Rimasi ferma per qualche secondo, ma poi mi mossi e andai verso degli armadietti trovando il disinfettante, la garza e dei dischetti struccanti. Presi un asciugamano, la bagnai e gli tamponai la mano pulendola dal sangue. Disinfettai tutte le ferite e fasciai la mano distrutta.

"Ho finito..."

Mi alzai. Avevo avuto il suo sguardo corrucciato addosso per tutto il tempo.

"Perché sei qui..."

Mi richiese calmo e lo guardai dritto negli occhi.

"Ricambio il favore...ti salvo la vita."

Sorrisi leggermente e lui non commentò la mia affermazione.

Posai il tutto e misi l'asciugamano insanguinato a mollo nel lavandino.

"Andiamo."

Gli porsi la mano e lui la guardò incerta, ma poi la prese e si alzò.

"Metto l'omone a letto"

Dissi a Travis che cercava di ripulire tutto.

"So farlo da solo, al massimo io ti porto a letto!"

Mi fece l'occhiolino e alzai gli occhi al cielo dirigendomi nella sua stanza. Mi seguì e chiuse la porta.

Sistemai il letto e mi portai i capelli indietro.

"Rimani."

Mi disse avvicinandosi.

"Ora vado ad aiutare Travis, tu riposati, ne hai bisogno."

Affermai.

"No, non ne ho bisogno."

Disse e si avvicinò.

"Cos'è successo?"

Chiesi di netto. Mi fissò per qualche secondo ma non parlò. Rimasi immobile finché non si sedette sul letto.

"Hai ragione, devi andare."

Disse senza guardarmi e togliendosi la camicia.

"Puoi parlarne con me, voglio solo aiutarti."

Lo pregai.

"No!"

Si alzò di scatto ma poi vidi che cercava di calmarsi senza molti risultati. Si mise le mani in faccia e si tirò i capelli indietro, che ricaddero sulla sua fronte.

"No...non puoi aiutarmi. Voglio che tu vada via."

Lo guardai scioccata dalla sua reazione.

"Lo sai che sei uno stronzo bipolare? Prima mi dici di rimanere e poi dici di andarmene."

Non mi guardava.

"Forse dovevo andare da Damien. Non mi avrebbe trattata così."

Sapevo che l'avrei ferito, ma anche lui stava ferendo me e non ne potevo più.

Alzò lo sguardo su di me e mi uccise con gli occhi.

"Porca puttana, smettila!"

Urlò ed io indietreggiai.

"Non ti ho chiesto io di venire qui! Il principe azzurro ti aspettava!"

Si avvicinò a me ed io continuai a indietreggiare.

Quando toccai il muro si mise a ridere ed il mio sguardo confuso lo scrutava in cerca di risposte.

"Sai...sai le voci? Che dicono su di me? lo sai? - fece una pausa - dicono che sono una mina vagante, che potrei esplodere da un momento all'altro, come ho fatto esplodere mia madre!"

Urlò e le lacrime iniziarono a bagnarmi il volto. Gesticolava e sembrava pazzo.

"Non l'hai fatto."

Dissi con la voce smorzata.

"E tu che ne sai? Tu c'eri? No! Perché non c'era nessuno, tranne...mio padre."

Si fermò e prese un respiro, dopodiché si avvicinò a me. era così vicino che sentivo quasi il suo cuore. La sua mano era poggiata al muro dietro la mia testa e con l'altra mi asciugò una lacrima che stava scendendo.

Presi coraggio e mi liberai spingendolo. Aprii la porta della sua camera e corsi via di nuovo da quella casa. Da quel posto, da lui. Ma questa volta non mi seguì.

Le lacrime mi coprivano la visuale così sbattei contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

"Selene...!"

Travis mi prese dalle spalle ma non ebbi il coraggio di guardarlo così lo abbracciai d'istinto e lui mi strinse a sé.

"Ti prego, lascia che ti spieghi."

Mi accompagnò nel soggiorno e mi fece sedere sul divano.

"I-io voglio andarmene."

Dissi tra i singhiozzi.

"Ti prego calmati."

Si portò i capelli indietro e mi guardò negli occhi.

Annuii e presi un respiro, mi porse un tovagliolo e mi asciugai le lacrime.

"Alex non è cattivo, cerca di proteggersi e di proteggerti. Lo fa sicuramente nel modo più sbagliato possibile, ma ci prova."

Iniziò mentre io guardavo le punte dei miei piedi.

"Come puoi difenderlo..."

Dissi a bassa voce.

"Non lo difendo. Sono il primo a dirgli che sbaglia, costantemente. Ma so quello che ha passato."

Disse lui alzandomi il viso.

"Io non lo so, mi resta solo quello che la gente dice di lui."

Dissi fredda.

"Alex è il mio fratellastro, nostro padre si è sposato con sua madre quando io avevo tre anni...compiuti i cinque anni ebbero lui. Abbiamo vissuto tutti insieme fino a grandi, ma nostro padre era...un grande figlio di puttana, solo questo devi sapere. Non c'era mai e con noi...beh, non sorprenderti se vedi addosso a lui delle cicatrici."

Si fermò passandosi una mano sul viso, mentre io aspettavo che sganciasse la bomba più grande, ero certa che c'era dell'altro ma mille brividi percorrevano costantemente il mio corpo alle sue parole.

"La madre non stava bene, aveva problemi... - si indicò la testa - un giorno iniziò a cospargere alcool sul divano di casa e Alex andò a chiedergli cosa stesse facendo, ma lei continuava a dire solo che suo padre le aveva detto di farlo. Dopo iniziò a spargerlo per quasi tutta casa mentre Alex cercava di capire cosa stesse facendo. Aveva solo dieci anni...e..."

Si bloccò e guardò dietro di me. Rimasi immobile finché non sentii la sua voce.

"Le aveva detto di bruciare casa e lei doveva bruciare con essa."

Disse Alex. Nessuna emozione né nella voce né nel volto, quando mi girai per capire.

"Il resto lo capirai da te."

Disse rimanendo immobile.

"Ma...tu..."

Cercai di formulare una frase di senso compiuto senza riuscirci.

"Fui portato fuori quando l'incendio iniziò."

Le lacrime ricominciarono a scendere e sotto lo sguardo di Travis e Alex mi alzai e mi fiondai al suo collo per abbracciarlo. Non ricambiò l'abbraccio inizialmente.

"Mi dispiace così tanto..."

Lentamente alzò le braccia per ricambiarmi e rimanemmo in quel modo un po'.

"Mi dispiace..."

Mi staccai e lo guardai negli occhi. Quegli occhi fermi, spenti, cupi. Non trasmettevano niente.

"Ora devi andartene."

Mi allontanò.

"Alex..."

Esordì Travis ma lui lo fulminò.

"Credo tu abbia già detto abbastanza"

Disse acido.

"Non voglio vederti più. Per favore, va via..."

Disse lui fissandomi negli occhi mentre il mio cuore iniziava a sgretolarsi lentamente, di fronte a lui. Di fronte quegli occhi che sembrava non provassero più niente. Così cercai di trattenermi dal piangere e andai a prendere il cappotto e la borsa nella cucina ed uscii di casa senza fiatare. Pioveva ancora. Mi chiusi in auto e fissai il cruscotto bagnato, ed il buio che era intorno a me.

In quel preciso istante tutto crollò ed iniziai a piangere. Per quanto volessi smettere i miei occhi non smettevano di lacrimare ed i singhiozzi riempirono il silenzio dell'auto. Mi sentivo presa in giro, mi sentivo triste per quello che era successo, mi sentivo spaventata, anzi...terrorizzata. In parte potevo capire il suo dolore perché la mia situazione era simile, ma non potevo capire tutto il resto e forse non avrei dovuto capirlo, non voleva che lo capissi, non mi voleva e basta ed io mi ero illusa di poter essere sua amica o semplicemente di poter essere d'aiuto. Avevo lasciato tutto ciò che stavo facendo per lui e la mia ricompensa era stata quella di farmi trattare di merda ed essere cacciata via.

Probabilmente neanche io volevo lui nella mia vita. Non avevo bisogno di lui, volevo tranquillità, cercavo qualcosa di diverso da quello che avevo passato da piccola. Non volevo più avere paura, sentirmi così. Volevo stare bene, ero stufa di essere triste, ero stufa di tutto questo.

Riuscii a calmarmi e partii tornando a casa.

Appena arrivai alla porta trovai per terra un mazzo di fiori, doveva essere lì da tempo. Li presi e lessi il bigliettino.

Alla più bella ragazza di sempre.

Per farmi perdonare passerai la più bella serata di sempre.

Damien.

Mi portai una mano alla bocca per cercare di fermare il pianto che stava per tornare e respirai. Odorai i fiori ed i sensi di colpa aumentarono a dismisura.

Voleva darmeli quella sera, ed io l'avevo abbandonato là senza neanche un messaggio.

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