Capitolo 23
Alex pov
Non appena entrai in macchina mi girai verso casa e vidi Travis dalla finestra che mi osservava partire e andare via. Iniziai ad avvertire un po' di tensione quando arrivai vicino il parcheggio fuori l'università. Aspettai dieci minuti osservandomi intorno, non c'era nessuno. Controllai la batteria del mio cellulare e lo riposizionai nella tasca anteriore. Dopo poco qualcuno bussò al vetro della macchina facendomi sussultare, non appena mi girai lo vidi.
Aveva un grande sorriso stampato in faccia non appena scesi dall'auto.
"Porca puttana mi hai fatto spaventare..."
Dissi quasi sottovoce guadagnandomi una pacca sulla spalla.
"Andiamo o faremo tardi."
Chiusi la macchina e lo seguii nel parcheggio vuoto, l'aria era fredda e c'erano pochi lampioni ad illuminarci. Arrivammo ad una delle sue macchine, questa era malridotta e di un rosso sbiadito. Salì al posto del guidatore ed io accanto a lui. Quando entrai sentii un odore pungente che mi entrò nelle narici, si sentiva il suo profumo mischiato all'odore dell'erba. Socchiusi gli occhi cercando di non tossire, così non appena partì aprii il finestrino accanto a me.
Guidò per un tratto e non appena vidi la discarica, lui la sorpassò ed io mio cuore si bloccò.
"Abbiamo superato la discarica..."
Dissi confuso ma cercando di mantenere un tono calmo mentre lo guardavo.
"Si già...il luogo è cambiato."
Disse lui continuando a guidare e guardare la strada.
Non risposi, sperai che non sarebbe stato un problema per i poliziotti questo e subito immaginai Travis svenire per questo cambio che sicuramente stavano monitorando.
"E Micheal?"
Chiese lui d'un tratto ed il mio sangue si gelò.
"Michael cosa?"
Chiesi stizzito.
"Non lo vedo da un po', dov'è? Che sta facendo?"
Non gli avrei dato nessuna di queste informazioni, non avrebbe rovinato anche la sua vita. Non gliel'avrei mai permesso.
"Non saprei."
Dissi a denti stretti. Ogni singola cellula del mio corpo avrebbe voluto colpirlo in quell'istante ma non feci nulla, mi trattenni il più possibile, dovevo farlo.
"Sicuro? Dove sei stato in questi giorni?"
Chiese curioso e con un ghigno sul volto.
"Da nessuna parte."
Cercai di essere il più vago possibile ma mi resi conto che potevo sembrare sospetto.
"Mi sono visto con una ragazza."
Dissi con nonchalance.
Rise e si girò un momento verso di me, poi scosse la testa.
"E Selene per te cos'è? Non è un po' strano che abbia lo stesso nome di..."
Non continuò la frase, i miei occhi erano pieni di odio e non potevo permettergli di farmi esplodere così non parlai e non parlò neanche lui per un po'.
"Sai...siamo molto simili io e te."
Disse ed io strinsi i pugni per questa assurda affermazione.
"Siamo delle teste calde a cui piace divertirsi, vivere la vita come viene senza legami."
Strinsi la mascella mentre le sue parole fuoriuscivano dalla sua merdosa bocca come se nulla fosse. D'un tratto si fermò e spense la macchina.
Mi lasciai scivolare addosso le sue parole per vedere dove fossimo, cercai ogni minimo indizio ma l'unica cosa che vidi fu una ruota panoramica spenta, l'oceano e uno spiazzale vicino la ruota. Non c'era nessuno, era tutto recintato, probabilmente stavano allestendo qualcosa. Scendemmo dall'auto e scavalcammo la recinzione finendo in questo spazio di strada non troppo grande.
Al di fuori vidi una grande macchina nera arrivare e pensai fossero arrivati i tipi dello scambio, ma notai che mio padre non aveva preso niente dalla macchina e non appena mi girai per vedere chi stava scendendo dalla macchina ogni singolo muscolo del mio corpo si bloccò. Il sangue dentro di me si era gelato ed il cuore aveva smesso di battere. Mi mancò il respiro.
Di fronte a me scesero due grandi uomini, poi aprendo lo sportello posteriore fecero scendere una minuta sagoma femminile ma non appena capii chi era mi mancarono le parole.
Selene Pov
In questi mesi di vita avevo capito una cosa fondamentale: dovevo cambiare telefono. Mentre facevo delle ricerche per l'università si scaricò e di conseguenza si spense. Guardai l'orologio appeso alla parete della biblioteca e si erano fatte le otto di sera, così posai tutto dentro lo zaino e lo misi in spalla. Uscii salutando la signora alla reception e mi coprii per il leggero vento che mi colpì non appena fui fuori.
Camminai verso l'auto e nel frattempo iniziai a cercare le chiavi nello zaino che non volevano farsi trovare, così mi fermai sotto un lampione e quando finalmente le trovai qualcosa, o meglio, qualcuno mi bloccò le braccia stringendomi da dietro e prima che potessi urlare o dimenarmi mi tapparono la bocca ed il naso con un fazzoletto e dopo pochi secondi il buio totale.
Lentamente aprii gli occhi, ero sdraiata su qualcosa di morbido e per un momento pensai fossi nella mia stanza ma poco dopo mi accorsi di essere bloccata. Riuscii ad aprire gli occhi per bene e a mettere a fuoco ciò che avevo intorno: ero sui sedili posteriori di una macchina, una grande macchina. Cercai di non agitarmi, mossi le braccia ma i polsi erano legati da un qualcosa che faceva un gran male, la bocca era tappata da qualcosa, probabilmente nastro adesivo e lì...lì sentii il terrore insinuarsi dentro di me. Cercai con tutte le forze di urlare ma uscirono solo delle sorde grida. Iniziai a dimenarmi ma stavo solo rischiando di cadere sotto i sedili. Chiusi gli occhi presa dal panico e presi un profondo respiro dal naso. Non appena riaprii gli occhi iniziai a guardarmi intorno senza muovermi. I sedili erano in pelle ed i vetri oscurati, di fronte a me c'erano due figure, una più minuta e l'altra più piazzata.
"Si è svegliata."
Sentii dire dal tipo minuto alla guida. Non riconobbi la voce e questo mi spaventò di più. Non potevo muovermi o parlare, volevo assolutamente capire cosa stava succedendo.
"Siamo arrivati."
Continuò. Cercai di mettermi seduta una volta fermati e ci riuscii finalmente. Era buio ma notai che avevo ancora il mio zaino in spalla ed il cuore che mi batteva a mille.
"Il sedativo ti ha fatta dormire per un po', come ti senti?"
Chiese l'uomo pelato dal sedile accanto al guidatore. Io corrucciai la fronte e poi gli occhi mi si riempirono di lacrime senza che me ne accorgessi. Cercai di respirare lentamente e mi sentii così impotente, mi avevano sedata, ero legata ed ero in una macchina con due sconosciuti: mi avevano rapita. Mi sentii svenire per un secondo e sperai che mi risvegliassi da questo brutto incubo che era diventata la mia vita.
"Forza, facciamola scendere."
Disse quello magro. Scesero dalla macchina ed io, terrorizzata li guardai mentre camminavano verso di me e aprivano il mio sportello. Quello più in carne mi aiutò a scendere, mi prese delicatamente dal braccio facendomi fare un salto da quella grande macchina, ma una volta toccato terra le mie gambe cedettero e l'uomo cercò di sostenermi mentre l'altro si godeva tutta la scena ridendo.
"Andiamo, sono lì."
Non appena riuscii a mettermi dritta mi girai e dietro una bassa recinzione vidi quei due occhi verdi che mi fissavano terrorizzati. Un brivido percorse il mio corpo e una stretta al cuore prese il controllo di me. In qualche modo perverso la sua presenza lì mi tranquillizzò, finché non vidi la persona al suo fianco. Cosa ci facevano insieme?
"Forza!"
L'uomo che mi stava sorreggendo mi tirò leggermente dal braccio ma mentre io cercavo di oppormi lui lasciò andare la presa e caddi sulle ginocchia provocandomi un grande dolore. Capii subito di star sanguinando, ma questo era niente in confronto a tutto ciò che stava succedendo.
Abbassai per un attimo lo sguardo e vidi del sangue che colava dal ginocchio destro e prima che potessi fare qualcosa l'altro uomo, mingherlino e ben vestito mi prese da sotto il braccio e mi sollevò con forza strattonandomi. Le lacrime non si volevano fermare, avrei voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa ma ero totalmente inutile, totalmente inerme. Lo sguardo di Alex era fisso su di me, sembrava che qualcuno gli avesse mangiato la lingua, non aveva ancora aperto bocca.
Alex pov
La mia bocca non si muoveva e le mie corde vocali sembravano non riuscire a riprodurre alcun suono.
"Il topo ti ha mangiato la lingua figliolo?"
Mi risvegliai dalla trance momentanea ed il sangue cominciò a ribollire nelle mie vene, e lì, la bomba ad orologeria esplose.
"Cosa cazzo ci fa lei qui?!"
Mi avvicinai all'uomo che sorrideva beffardo accanto a me.
"Sai, ho sempre desiderato portarti a lavorare con me, se così si può dire ed oggi finalmente sei stato tu a chiederlo. Pensandoci però era un po' sospetto sai? Così...giusto per evitare un tuo tradimento, ti ho portato una motivazione in più per essere fedele."
Come aveva potuto? Ero lì lì per spaccargli la faccia con un solo pugno, l'avrei potuto tranquillamente fare se fossimo stati in un altro luogo e contesto. Non volevo e non potevo mettere a repentaglio la vita di Selene ma gliel'avrei fatta pagare, ero certo di questo.
"Dovevamo essere solo noi. Non avevi il diritto di portare anche lei. Hai anche cambiato posto dell'incontro, perché?"
Chiesi, ma iniziai a sospettare che sapesse qualcosa.
"Come sta Travis? Ho visto che a casa tua c'erano delle sue cose, ci sta localizzando vero? Per tua sfortuna qui non c'è linea e ti chiederei, per favore s'intende, se spegnessi il cellulare. Giusto per evitare problemi nel caso volessi fregarmi."
Non fiatai e cercai di rimanere calmo, per quanto fosse possibile. Lo guardai dritto negli occhi, spenti e crudeli. Era un uomo orribile, lo sapevo, ma fino a quel punto? Spostai lo sguardo su Selene che mi guardava terrorizzata, i suoi occhi erano pieni di lacrime e le sue ginocchia sanguinavano, strinsi i pugni e tornai a guardare l'uomo di fronte a me.
"Forza figliolo, non vorrei succedesse qualcosa a questo bel faccino."
Disse avvicinandosi a lei.
"Non toccarla!!"
Dissi a denti stretti facendo un passo in avanti. Su quel volto così duro comparve un sorriso e si allontanò leggermente alzando le mani in senso di resa. Presi in mano il telefono e gli feci vedere che lo spegnevo, poi, guardandolo, lo buttai per terra con tutta la mia forza facendolo in mille pezzi.
I miei occhi si spostavano in continuazione da Selene a lui e notai che rideva sotto i baffi.
"Adesso lasciala!"
dissi avvicinandomi al volto di mio padre, quell'uomo schifoso che stava proprio di fronte a me. Capii che mi stavo trattenendo solo perché le avrebbero fatto del male ed ogni singola cellula del mio corpo voleva solo stringerla e proteggerla.
"Scusami figliolo, ma siamo già troppi qui, rimarrà in macchina fino al momento dello scambio, giusto per essere sicuri."
Mi fece l'occhiolino e lì scattai prendendolo dal colletto suscitando in lui solo una risata.
"Non sarei così avventato se fossi in te."
Mi girai verso i due uomini e vidi che uno di loro aveva un coltello sul collo di Selene, così mi allontanai di scatto da mio padre e il tipo ritirò il coltello. Vidi le lacrime rigare quel volto fragile e stanco, lacrime che ricadevano sul nastro che le tappava la bocca ed il cuore mi si strinse nel petto. Era tutta colpa mia. No sarei mai dovuto partire, o meglio, non ci saremmo mai dovuti incontrare.
La portarono in macchina e poco dopo due uomini sbucarono come dal nulla posizionandosi di fronte a noi. La mia mascella continuava ad essere contratta ed i pugni stretti, mentre il volto di mio padre sembrava così rilassato.
I due uomini non erano alti, anzi, erano più bassi di me, anche se non ci voleva molto ad esserlo. Erano vestiti con abiti larghi e sporchi e con loro avevano una pistola e una valigetta, che probabilmente conteneva soldi.
"Benvenuti, allora Steve, com'è andato il viaggio con tua moglie?"
Guardai mio padre che teneva le mani nelle tasche del suo pantalone elegante. Quello che sembrava più giovane si irrigidì tutto, mentre l'altro era agitato, si poteva vedere dall'espressione. Che avessero paura di mio padre?
"N-niente giochetti Rudy."
Quello agitato spostava lo sguardo da me a mio padre e viceversa.
"Nessun giochetto - sorrise - procediamo?"
L'uomo accanto a me fece un cenno alla macchina ed i due uomini che prima tenevano Selene, scesero, posizionandosi accanto a me e mio padre, tenendo anche loro in mano una valigetta blu scuro. Guardai Selene nella macchina che mi guardava con uno sguardo triste e gli occhi gonfi dal pianto e d'un tratto mi parve di vedere qualcuno muoversi nel buio dal finestrino opposto.
Mi girai di scatto verso mio padre non appena vidi che iniziò a muoversi verso i due, dopodiché aspettò che anche loro si avvicinassero, con una chiara paura sul volto.
Prima che potessero fare lo scambio, successe ciò che doveva succedere. Tutto sembrò rallentare intorno a me ed ogni cosa andò a farsi benedire.
"Ho detto, abbassa la pistola!!"
Urlò qualcuno dietro di me.
La polizia ci aveva accerchiato, due poliziotti tenevano stretti i due uomini accanto a me e mio padre, e altri tre uomini puntavano le loro pistole contro mio padre e i due dello scambio.
Mi accorsi solo in quel momento che uno dei due tizi dello scambio mi stava puntando addosso una pistola. Il poliziotto dietro di me ripeté le parole precedenti in modo più lento. Il mio corpo era immobile, riuscii a malapena a girare la testa verso Selene che era scesa dalla macchina ed un dolore lancinante si insinuò in me. Mi avevano sparato e mentre cadevo indietro gli spari continuarono per qualche secondo. Sentii delle urla e poi niente più.
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Scusate per l'assenza ragazzi, sto revisionando un po' le storie e tante altre cose belle. Spero non vi siate dimenticati dei nostri Alex e Selene e spero che questo capitolo vi piaccia!
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