Capitolo 21
Lentamente mi avvicinai alla macchina, dovevo pur tornare a casa. Non appena arrivai lì di fronte lui si scostò e tolse gli occhiali da sole che indossava.
"Ha...ha bisogno di qualcosa?"
Dissi sfoggiando un leggero sorriso. Avevo paura ma non volevo farmi vedere debole.
"Non riesco proprio a trovare Alex, sai?"
Il suo sguardò si posizionò nei miei occhi ed il sangue mi si gelò.
"Non so dove sia."
Strinsi i manici della borsa e sentii il cuore battere velocemente. Cosa voleva da me?
"Beh...se lo senti potresti dirgli che lo sto cercando?"
Si rimise gli occhiali e prima che andasse via mi presi di coraggio.
"Non so il suo nome..."
Lo sentii ridere sotto i baffi e mille brividi percorsero il mio corpo.
"Sai già chi sono."
Disse girandosi e andando via.
Rimasi lì immobile per qualche minuto cercando di capire cosa dovevo fare e nel frattempo cercavo di prendere respiri profondi. Aprii la macchina ed entrai chiudendomi dentro. Mi passai una mano fra i capelli e mi balenò in testa l'idea di chiamare Travis. Non volevo parlare direttamente con Alex e probabilmente neanche avrebbe risposto.
Decisi di pensarci ancora un po' e di non prendere decisioni affrettate, così tornai a casa. Salii in camera mia e mi sciacquai il viso. Sospirai ma poi sentii le chiavi nella serratura.
"Merda."
Misi il cappotto e presi la borsa, uscii dalla mia stanza e chiusi la porta dietro di me.
"Selene..."
Lily si era degnata di tornare a casa.
"Possiamo parlare?"
Non si mosse, era di fronte la porta della sua stanza ma io la guardai esausta e continuai a camminare.
"Non ora."
Dissi ed uscii dal soggiorno.
"Ti prego parliamone, dove stai andando?"
Mi supplicò con la voce e poi sbottai.
"Non voglio parlare di lui, non voglio sentire più il suo nome o vedere la sua faccia. Sto andando da Damien, il mio fidanzato, non mi aspettare stasera."
Uscii di casa come una furia. Ero stanca e sembrava che anche se non c'era, lui fosse qui comunque a tormentarmi, ma quella sera no. Quella sera sarei stata bene con Damien, come una coppia felice e spensierata. Perché lo eravamo.
Prima di partire però ripensai a quell'uomo che mi aveva messo un dubbio in testa. Era il padre di Alex? Cosa poteva volere?
Con le mani leggermente tremanti presi il telefono e composi il numero di Travis.
"Si, pronto?"
Rispose subito e ne fui grata.
"Travis sono...sono Selene."
Ci fu un po' di silenzio e poi sentii un rumore, come una porta chiudersi.
"Selene è successo qualcosa?"
Chiese subito con tono preoccupato.
"In realtà...si. – sospirai – ieri stavo andando da...stavo raggiungendo Lily da John e ho investito un uomo mentre passavo da casa di Alex...sai...la strada è quella."
Cercai di giustificarmi e mi resi conto in quel momento della figura che stavo facendo.
"Insomma...si è alzato e ha cominciato a farmi domande su Alex...su di me e poi me ne sono andata. Stamattina l'ho rivisto, era poggiato alla mia macchina e mi ha detto che non sa dove trovare Alex e di dirgli che lo sta cercando..."
Mi fermò agitato.
"Selene com'era fatto quest'uomo?"
Chiese ed il mio cuore prese a battere più velocemente.
"I-io...non so era un po' in carne, e...aveva un tatuaggio sulla mano..."
Dissi ancora più agitata di lui.
"Il segno della bilancia."
Dicemmo insieme quest'ultima frase e sentii dei brividi percorrermi il corpo.
"Devi stare lontana da quell'uomo. Me ne occupo io ma tu stagli lontana."
Mi avvertì e mi spaventai, ma non obiettai. Chiusi la telefonata e misi in moto.
Arrivai a casa di Damien e dopo aver parcheggiato bussai alla porta ed il suo splendido sorriso mi accolse contagiandomi.
"Vieni entra."
Mi invitò dentro e mi tolse il cappotto appendendolo. Mi guardai intorno e notai che eravamo soli.
"Non c'è nessuno?"
Chiesi un po' timorosa. Era forse la prima volta che rimanevamo soli da fidanzati. Non avevamo mai parlato di questo, ma quando alla festa mi aveva detto che voleva stare con me io avevo capito che stavamo insieme.
"No sono tutti fuori, mio padre tornerà domani, mia madre è nella casa al mare con le amiche e Megan ad una festa."
Disse con nonchalance ed io mi sentii un po' strana. Eravamo soli e mi chiedevo se sarebbe successo qualcosa, ma non c'era niente di male in caso, giusto? Fisicamente era bellissimo, non gli mancava nulla e provavo attrazione per lui, poi stavamo insieme quindi era tutto okay.
"Tutto bene? Se vuoi...se vuoi usciamo."
Disse aggrottando le sopracciglia ed io sorrisi. Doveva aver visto la mia espressione preoccupata.
"No, certo che no. Va tutto bene."
Iniziai a giocherellare con le dita e lui fece un sorriso verso destra avvicinandosi a me, mi prese dal viso e mi lasciò un tenero bacio.
"Mangiamo qualcosa."
Mi prese per mano e andammo in cucina. Rimasi in piedi in attesa di fare qualcosa ma vidi che prese il telefono che era sul tavolo.
"Pizza?"
Mi misi a ridere.
"Ed io che pensavo ti saresti messo a cucinare qualcosa di sofisticato e avremmo mangiato a lume di candela."
Feci un finto sospiro e lo vidi tornare serio così risi di più.
"Sto scherzando – gli presi una mano – per me salame piccante e patatine!"
Dissi alzandomi sulle punte per un momento e lui sorrise.
"Perché devi farmi morire ogni volta?"
Rise e compose il numero.
Dopo aver ordinato le pizze mi portò in camera sua e mi resi conto che non l'avevo mai vista. Aveva due palloni da basket autografati, una televisione appesa al muro di fronte il letto, che era ad una piazza e mezza, una scrivania piena di libri ed un computer, un armadio molto ampio ed una porta che probabilmente portava ad un bagno. Sui muri erano appese foto sue, quadri e delle medaglie.
"Le ho vinte da piccolo nelle gare di spelling e di matematica."
Rise e si sedette sul letto, mentre io guardavo quei premi.
"Non avevo mai visto la tua stanza."
Mi avvicinai ai palloni e li osservai. Mentre ero intenta a leggere il nome di chi aveva fatto l'autografo sentii due grandi braccia circondarmi da dietro e stringermi.
"Me li ha portati mio padre, è un grande appassionato di basket anche lui."
Poggiò il mento sulla mia spalla e mi spostai leggermente i capelli.
"Non hai mai giocato seriamente?"
Chiesi cercando di concentrarmi sull'argomento e non alle sue enormi braccia intorno al mio bacino.
"È più un hobby che altro. Mi diverte e mi fa sfogare, ma nient'altro."
Queste sono le persone sane e normali, non come Alex che va a tirare pugni ad un sacco. Lo sentii ridere leggermente mentre strusciava il naso e le labbra sul mio collo.
"Ti ricordi quando ci siamo visti la prima volta? Avevi bevuto tanto."
Rise ed io arrossii violentemente. Come potevo dimenticarmi quella serata?
"Ti ho presa in braccio per farti fare canestro."
E poi Alex a momenti ti rompeva il naso, pensai fra me e me.
La sua voce divenne leggermente roca ed iniziò a baciarmi il collo, provocandomi qualche brivido.
"Mi ricordo..."
Sussurrai leggermente.
Iniziò a muovere le sue mani sulla mia pancia, poi strinse prima i miei fianchi fra esse e poi con delicatezza iniziò a percorrere le mie curve da sopra i vestiti, mordicchiando il collo.
"Sei così piccola."
Rise leggermente ed io mi girai verso di lui, che mi accarezzò il viso. La sua mano finì dietro il mio collo e avvicinò le sue labbra alle mie sfiorandole, per poi unirle ed iniziare a baciarmi con passione. Aprii di più la bocca lasciando libero il passaggio per la sua lingua, ma sembrò essere titubante e la inserì dopo un po'.
Le sue dita spostarono leggermente l'orlo della mia maglia per inserire le mani ed avere un contatto diretto con la mia pelle ma mi scostai sentendo freddo al suo tocco.
"Scusami...sono fredde..."
Dissi in imbarazzo che venne subito smorzato dal suono del citofono.
"Le pizze!"
Sorrise e andò a prenderle ed io lo seguii titubante. Rimasi a distanza mentre lui pagava e prendeva le pizze dalle mani del fattorino. Una volta richiusa la porta, mi disse di seguirlo e andammo nuovamente in camera sua. Le poggiò sulla scrivania e mi disse che sarebbe andato a prendere dei tovaglioli e nel frattempo di accendere la televisione e aprire Netflix. Così mi misi alla ricerca del telecomando che non vedevo da nessuna parte. Alzai i cuscini, cercai sulla scrivania e sul suo mobile ma dato che non lo trovavo decisi di aprire i cassetti. Non appena aprii un cassetto del mobile accanto al letto persi dei battiti. C'erano tre preservativi e questa cosa mi spiazzò e mi spaventò. Ero davvero pronta a farlo?
"Eccomi!"
Chiusi velocemente il cassetto tirando fuori il telecomando e divenni rossa per l'imbarazzo.
"Non trovavo il telecomando!"
Dissi velocemente agitandolo e facendo il giro del letto, poi accesi la televisione.
"Tutto okay?"
Chiese ed io annuii velocemente.
"Bene. Cerchiamo un film e mangiamo."
Ci sedemmo sul letto togliendoci le scarpe e subito dopo mise un film d'azione che però non stavo seguendo molto, avevo mille pensieri che mi circolavano nella testa. A partire dalla telefonata con Travis ai preservativi nel cassetto di Damien. Probabilmente erano lì per...per sicurezza forse.
Non appena finimmo le pizze ci mettemmo più comodi sul letto, con la schiena poggiata allo schienale e le gambe distese. Aveva messo un braccio intorno alle mie spalle ma era molto concentrato sul film, si notava dai lineamenti corrucciati e dal fatto che non staccava gli occhi dalla televisione.
D'un tratto si girò verso di me.
"Non ti piace il film?"
Chiese preoccupato, notando che lo stavo guardando.
"Oh nono, è molto bello."
Sorrisi cercando di dargli sicurezza e sembrò credermi, così ricominciammo a guardare lo schermo di fronte a noi.
Alex Pov
L'indomani saremmo dovuti partire, Travis per Seattle ed io per Manhattan. Avevo già prenotato una stanza d'albergo, almeno per i primi giorni, poi mi sarei dovuto trovare un posto in cui stare. Era tutto così frustrante, non vedevo l'ora di ambientarmi e stare in tranquillità. Rientrai a casa, mi avevano mandato a fare la spesa con Michael, ormai era sera e stavo morendo di fame, quindi mi ero fatto preparare un panino prima di tornare ma la cena era già pronta sulla tavola e rimasi sorpreso da ciò. Mi ero già abituato a questo, ma presto dovevo tornare a cucinare io e ad essere solo.
"Eccovi qui, ci avete messo tanto!"
Michael andò ad abbracciare la nonna ed io le diedi un bacio sulla guancia. Andai nella mia stanza e non appena varcai la soglia vidi Travis camminare avanti e indietro.
"Travis?"
Lo richiamai e si bloccò girandosi di scatto verso di me. Mi guardò con un pizzico di terrore negli occhi che mi fece preoccupare, così chiusi la porta e mi avvicinai a lui.
"Cos'è successo..."
Dissi serio cercando di capire le sue espressioni ed i suoi pensieri.
"C'è una cosa che devo dirti... - si passò una mano sul viso – si tratta di papà..."
Si sedette sul bordo del letto.
"Parla Travis...cazzo parla."
Iniziai ad alterarmi.
"Ha parlato con Selene, le ha detto che ti sta cercando."
Tutto il mondo sembrò bloccarsi ed il cuore prese a battere velocemente nel mio petto. Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene e non ci vidi più.
Mi girai di scatto ma prima che potessi aprire la porta lui con un passo felino la bloccò chiedendomi cosa volessi fare.
"Spaccargli il naso una volta per tutte."
Dissi fra i denti, non ci vedevo più dalla rabbia.
"Devi calmarti. Devi sapere le dinamiche Alex, non puoi fare così."
Mi girai verso di lui con gli occhi pieni di odio.
"È a Seattle, non mi serve sapere altro."
Sbottai e lui mi osservò.
"Vengo con te..."
Disse cauto.
"No. Domani."
Dissi duro ed uscii dalla stanza.
"Alex!"
Mio nonno mi bloccò chiamandomi e mi fermai di scatto. Avevo dimenticato di non essere solo.
"Alex deve andare via stasera...ha avuto un problema con la segreteria... dell'università e domani mattina deve risolverlo."
Mentì Travis guardandomi.
"Mangia qualcosa prima."
Disse mia nonna avvicinandosi.
"Non preoccuparti, appena arriverò a casa mangerò."
Sorrisi e le diedi un bacio sulla guancia.
"Ci rivedremo?"
Chiese Michael ed il cuore mi si fermò un secondo.
"Certo."
Gli scompigliai i capelli sorridendo.
Dopo aver preso il portafoglio ed uno zaino con dentro le cose essenziali salutai tutti ed entrai nell'auto con la quale avrei affrontato il viaggio. Ci avrei messo mezz'ora, dovevo sapere cosa stava succedendo.
Selene pov
"Beh, direi che è stato un bel film!"
Dissi mentendo e lui tutto entusiasta iniziò a dirmi ciò che gli era piaciuto di più. Non ricordavo nessuna di quelle scene ma era divertente vederlo così felice.
Risi e poi mi assentai per andare al bagno. Entrai nella porta chiusa nella sua stanza e mi sciacquai le mani. Mi guardai allo specchio e per tre volte dissi "posso farcela."
Uscii e lo trovai seduto sul bordo del letto, così lentamente mi avvicinai.
"Vuoi che metta un po' di musica?"
Chiese aprendo YouTube dalla televisione.
"Si, come preferisci."
Magari un po' di musica mi avrebbe aiutato. Mise della musica soft e mi irrigidii ancora di più.
"Vieni..."
Mi prese dalle mani, camminai e mi misi fra le sue gambe.
"Sei bellissima."
Disse avvicinando le sue labbra alle mie. Ci unimmo in un lungo bacio che si fece sempre più appassionato e poi le sue mani finirono sul mio sedere. Non potevo negare di essere un minimo compiaciuta da ciò ma c'era qualcosa che mancava e non capivo cosa.
La situazione si ribaltò e mi trovai in un attimo sdraiata sul suo letto e lui sopra di me. Si tolse la maglia ed i miei occhi caddero sui suoi addominali, forse troppo scolpiti. I suoi occhi invece continuarono a guardare il mio viso, forse un po' preoccupato. La mia mente continuava ad essere invasa da mille pensieri che correvano veloce e non mi davano il tempo di ragionare.
Le sue mani arrivarono all'orlo della mia maglia e la alzarono lentamente per poi levarla completamente facendomi trovare in reggiseno. La sua bocca finì sul mio collo, lasciando piccoli baci e poi scese fino al seno. Una sua mano finì sotto il mio sedere mentre il mio bacino iniziò a sollevarsi involontariamente. L'altra sua mano cercò di slacciare il jeans ma poi lo fermai.
"No, non posso farcela."
Mi alzai di scatto e rimisi velocemente la maglia.
"Sel che succede?"
Chiese Damien alzandosi preoccupato. Non riuscii a dire una parola, cosa mi stava succedendo? Sentii il cuore a mille e mi rimisi le scarpe per poi correre di fronte la porta di casa.
"Mi dispiace...mi dispiace."
Presi il cappotto e corsi via senza dare ascolto alle urla di Damien che cercavano di farmi fermare senza risultati.
Entrai in macchina e misi in moto. Non sapevo dove stavo andando e mi sentivo il cuore in gola. Ero spaventata da quell'uomo, dalle parole di Travis, per non parlare della situazione tra mio padre e mia madre e poi...poi c'era Alex che era scappato via senza un motivo. Perché la mia vita stava prendendo questa piega? Cosa avevo fatto?
Presi il telefono e mentre guidavo chiamai mia madre.
"Tesoro? Tutto bene?"
La sua voce mi tranquillizzò per un momento, finché non sentii un'altra voce.
"Camille vieni!"
Una voce purtroppo a me familiare in sottofondo mi fece rabbrividire.
"Mamma...dove sei."
Sentii un "sh" provenire dalla sua bocca.
"Fuori a cena con amici amore."
Disse lei.
"E in questa cena c'è anche papà?"
Chiesi con la voce tremante.
Silenzio.
"Si..."
Disse lei ed io mi spezzai.
"Ci sentiamo dopo."
Chiusi la telefonata ed iniziai a piangere, come poteva fare una cosa del genere? Mentre le lacrime scorrevano sul mio volto mi ritrovai fuori Seattle, su una strada che non conoscevo. Cerano tante corsie ma poche macchine, così non appena vidi una piazzola di sosta mi fermai per riprendermi e ripartire. Spensi il motore e presi il telefono ma notai la batteria scarica, d'un tratto squillò: Damien. Prima di poter rispondere il cellulare si spense. Sbuffai e mi passai una mano fra i capelli.
Decisi di ripartire per tornare in città ma non appena girai la chiave la macchina decise di non partire. Provai e riprovai ma non voleva saperne, così diedi una botta allo sterzo.
"Cazzo!!"
Gridai frustrata. Avevo dimenticato di fare benzina. Mi sentii spaventata e sola. Girai ancora una volta le chiavi ma niente. Cercai di respirare profondamente senza prendermi di panico ma non ci riuscii. Cercai di riaccendere il telefono ma niente, così scesi dalla macchina per capire dove mi trovavo ma chiaramente non sarei potuta tornare a casa a piedi e non potevo chiamare nessuno. Ritornai in macchina perché quella sera il freddo si sentiva molto. Cosa avrei dovuto fare? L'autostop?
Restai ancora in macchina e mi rannicchiai nel cappotto. Stavo sbagliando tutto nella mia vita, aveva ragione mia madre. Damien non era giusto per me probabilmente, gli volevo bene. Era un così bravo ragazzo e non volevo perderlo, ma per evitare questo avrei dovuto essere sincera con lui.
Dopo dieci minuti scesi dalla macchina, mi ero tranquillizzata e andai vicino la strada per fare l'autostop, però nessuno voleva fermarsi e non sapevo se era una cosa positiva o meno. La fortuna era che la gente mi vedeva perché sopra la macchina e sopra di me c'era un lampione, ma la sfortuna era che le persone non volevano aiutarmi. Mi poggiai alla macchina tenendo il braccio teso ogni volta che una macchina passava ma niente. Sbuffai e mi portai di nuovo i capelli indietro. Poi passò un'altra macchina rossa e feci la stessa cosa, ma quest'ultima mise la freccia per fermarsi. Non appena spense il motore, lo sportello si aprì rivelando la persona che guidava l'auto. No.
"Di nuovo sola?"
La sua voce roca ed il suo sguardo mi fecero rabbrividire e volevo scappare via.
"Ti serve una mano?"
Si avvicinò lentamente a me mentre io indietreggiavo spaventata.
"N-no. Sto bene."
Dissi non troppo sicura di me.
"Andiamo non avere paura."
Si avvicinò di scatto prendendomi un polso ma riuscii a liberarmi subito.
"Voglio solo aiutarti."
Sorrise ma questo mi fece solo spaventare ancora di più.
Dietro di me si fermò un'altra macchina sgommando. Non riuscii a girarmi perché non staccai gli occhi dall'uomo di fronte a me neanche per un secondo, finché due grandi spalle non si misero fra noi.
"Ti sono mancato?"
La persona che si era posizionata di fronte a me girò leggermente il viso mostrando una piccola fossetta che mi fece perdere dei battiti e lì mi sentii al sicuro.
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Perdonatemi per il ritardo, ancora. Spero vi stia piacendo e che il capitolo sia di vostro gradimento. Fatemi sapere la vostra nei commenti.
Buon inizio settimana a tutti!
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