Capitolo 15

Capitolo speciale! spero vi piaccia!

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Pov Alex

Prima della festa

Dopo aver parlato sia con Damien che con Selene, quella mattina tornai a casa e decisi di chiudermi in camera e rimanere al buio come un vampiro.

Sentivo di avere ancora i postumi della sbornia di quattro giorni fa. Dopo aver cacciato via Selene da casa, il giorno dopo sembrò andare tutto a rotoli. Non facevo tante cazzate da una vita.

"Non sei mio padre!"

Queste erano le parole che avevo urlato contro a Travis quella sera per farlo andare via, perché sapevo già che non si sarebbe arreso. Si aspettavano tutti il meglio da me, si aspettavano che facessi uscire il meglio di me, ma non c'era "del meglio" dentro di me. Ero la progenie di un truffatore, aggressivo, drogato e la mela non cade mai lontano dall'albero. Avevo passato una giornata di merda dopo essermi ubriacato e rotto casa. Travis quella notte aveva cercato di pulire il tutto, ma la mattina continuai io. Mi sentivo in colpa. Era sempre così, facevo una cazzata e mi aspettavo che tutti mi perdonassero, come se non fosse successo niente, ma sapevo che con Selene non sarebbe stato così e la cosa più logica che riuscii a fare era stato portargli una rosa, passato qualche giorno. Mi sentii tremendamente stupido quando dopo aver bussato ero scappato via.

Mi stesi sul letto, dopo aver cacciato le scarpe e poggiai la testa sul cuscino. Volevo solamente sparire come tre giorni fa.

Flashback - tre giorni prima

Un suono. L'unico suono così frustrante e così dannatamente fastidioso che potevano inventare, mi risvegliò. Il buio era così intenso che pensai di avere ancora gli occhi chiusi. Con la mano cercai di spegnere quella dannatissima sveglia, ma senza risultati, così fui costretto a muovermi per cercare il pulsante, ma mi accorsi che era il cellulare. Mi tirai leggermente su e lo presi.

"Si?"

Risposi con la voce assonnata strofinandomi gli occhi.

"Alex, sono Travis. Devi andare all'università, anche se stai male."

Dopo avergli detto che non era mio padre, ancora doveva rompere le palle come se lo fosse, così chiusi il cellulare e lo riposai sul comodino rimettendo la testa sul morbido cuscino. Mi girai e mi rigirai ma non riuscii a prendere sonno.

"Porca puttana Trav!"

Imprecai contro mio fratello che non era neanche lì e decisi di alzarmi.

Mi trascinai in cucina e cercai di riprendermi per preparare il caffè. La testa mi pulsava e sentivo un gran bisogno di acqua, avevo bevuto molto l'altra sera. Presi una bottiglia sul bancone e la scolai tutta. Presi una tazza e versai il caffè caldo e iniziando a berlo sentii i miei nervi rilassarsi sempre di più.

"Cazzo..."

Ansimai per quella bevanda estasiante.

Dopo aver finito, riuscii ad aprire meglio gli occhi e a notare la sporcizia per terra e le mille buste della spazzatura. Lo sguardo finì poi addosso a me, avevo ancora la camicia aperta sbottonata ed ero in boxer, probabilmente prima di dormire avevo tolto i jeans.

Andai nel bagno e dopo essermi spogliato mi infilai nella doccia e rimasi poggiato al muro con l'acqua che cadeva su di me come pioggia calda. Chiudendo gli occhi ricordai Selene, l'avevo trattata male ma se lo meritava, o comunque non volevo altri problemi nella mia vita. Travis non avrebbe dovuto raccontarle tutte quelle cose, ma almeno me l'ero tolta dai piedi. A questo pensiero sentii un nodo nella gola. Era quello che volevo no? Chiusi l'acqua ed uscii dalla doccia. Mi asciugai velocemente e mi vestii. Misi dei jeans chiari e una maglia nera a maniche corte. Presi le buste della spazzatura e le portai fuori, dopo decisi di tornare dentro. Non appena entrai vidi lo zaino e mi ricordai dell'università, purtroppo Travis aveva ragione, dovevo andare. Controvoglia presi lo zaino e mi misi in macchina.

Non appena chiusi lo sportello sentii di nuovo il suono di stamattina e stavo per imprecare contro chiunque fosse, ma con lui era impossibile essere arrabbiato.

"John..."

Mi portai i capelli indietro ed indossai degli occhiai da sole trovati lì. Non riuscivo a sopportare tutta quella luce.

"Ehi amico, dove sei?"

Gli dissi che ci saremmo visti al parcheggio e così chiusi ed iniziai a guidare.

Mi sentivo troppo stordito e sperai che quella sensazione andasse via presto.

Una volta arrivato parcheggiai e scesi con lo zaino su una spalla, presi una sigaretta e la accesi. Mi presi un momento per aspirare quell'aria contaminata e risputarla fuori.

"Ehi Alex!"

Una pacca sulla spalla mi fece tornare nel mondo reale e diedi la mano a John lì di fronte a me.

"Come mai gli occhiali? Oh...non dirmi che hai fatto serata senza di me!"

Stava urlando troppo. Perché urlava?

"No...ho solo bevuto troppo, in casa mia, da solo."

Dissi finendo la sigaretta.

"Che uomo triste, beh, stasera non sarai solo. Vieni da me e facciamo come i vecchi tempi, videogiochi e Alcol."

Sorrise come un bambino.

Conoscevo John da quando facevo le elementari, esattamente diventammo amici in terza elementare, quando ci chiamarono entrambi in presidenza perché prendevamo di mira un'insegnante e ne combinavamo di tutti i colori. Lui sapeva di come era morta mia madre, quando compii dieci anni. Era rimasto sempre con me, non mi aveva mai lasciato solo e non aveva mai dubitato di me, era un grande amico ma anche una grande testa di cazzo.

"Okay, ho bisogno di distrarmi."

Dissi incamminandomi seguito da lui.

Arrivammo vicino il bar dell'università ma mi bloccai immediatamente quando la vidi. Era lì con Damien, il sorriso stampato in faccia. Si portò i capelli indietro, era frustrata, probabilmente gli stava spiegando il perché la sera prima l'aveva abbandonato. Ero certo che era con lui, o comunque avrebbe dovuto vederlo. Il sangue mi ribollì nelle vene.

"Ehi cosa fai?"

Quasi gridò John e lo presi da un braccio tornando indietro.

"Pensandoci, iniziamo da ora la nostra giornata di alcol e videogiochi."

Tornammo alla macchina ed entrai mentre lui si posizionò accanto a me.

"Indovina chi c'è da me?"

Chiese John sorridendo e lì capii perché era così entusiasta.

"È tornato Ryan?"

Ryan era il fratello più grande di John, un'altra testa di cazzo ma quando veniva in città due cose erano sicure: alcol e ragazze.

Avevo bisogno di distrarmi, con Megan non facevo sesso da tempo, non avevo lo...stimolo. Se così si può dire e poi ero sempre stato occupato a salvare il bellissimo culo di Selene, ma oggi ero in vacanza. Oggi volevo divertirmi e non pensare a niente.

"Si, e con lui è arrivato anche tanto, tanto alcol."

Era sempre così euforico John, non so come facesse.

"E lily?"

Chiesi mentre parcheggiavo.

"Non ho mai fatto niente che potesse ferirla da ubriaco, non ho mai avuto altri rapporti mentre stavo con lei e lo sai. Non la tradirei mai."

Mi indicò ed io alzai le mani, dopo aver spento la macchina.

Scendemmo dall'auto e aprì la porta di casa. Non appena entrammo guardai quella casetta così moderna e accogliente. Non era grande, ma per una o due persone era perfetta. Aveva due piani, nel primo piano c'era un salottino con una televisione enorme e una cucina, di sopra c'era una stanza con un biliardo ed un divano. Solitamente era lì che teneva l'alcol. Le altre stanze erano composte da due bagni e due camere da letto, una era sua e l'altra degli "ospiti", cioè me, per la maggior parte delle superiori. Aprì la televisione ed io iniziai ad avviare la playstation, sembravamo due bambini.

"Vado a prendere del cibo, Ryan ci raggiunge stasera, non so che deve fare."

Mi sdraiai sul divano e presi il cellulare. Nessun messaggio e nessuna chiamata. Andai sul profilo di Selene, guardai delle foto e poi chiusi tutto. Non volevo farmi distrarre da lei, non mi interessava cosa facesse.

John tornò con dei pacchetti di patatine, bibite, biscotti e poi...

"Guarda cos'ho..."

In mano aveva una sigaretta "corretta", era da molto tempo che non fumavo erba, non mi era mai piaciuta, ma pur di svuotare la mente e non pensare a mio padre o alla mia vita di merda mi stavo intossicando con alcol e fumo. Era stata solo una fase, poi mi resi conto che stavo diventando come lui, come mio padre, così smisi. Smisi di andare alle feste, di ubriacarmi e di fumare. Ogni tanto capitava che bevessi qualcosa, ma era da tanto che non capitava come la sera prima.

"Non guardarmi così, la dividiamo, so che non ti piace."

Mi convinsi, e dopo aver iniziato a fumare, quella stanza si riempì di fumo.

"Prendi questo bastardo!"

Urlò John contro un demone nella televisione, che mi provocò una sonora risata. Non avevo fumato molto, giusto qualche tiro. L'avevo lasciata a John ma l'effetto c'era un po'. Mi sentivo la testa quasi vuota e non pensai per tutta la mattinata. Dopo aver spento la televisione mangiammo un sacco, finimmo i pacchetti di patatine, mangiammo dei biscotti e poi andai a cucinare della pasta. Si erano fatte le tre del pomeriggio e noi eravamo sulle sedie a riprenderci.

"Mi viene da vomitare..."

Esordì John.

"Abbiamo mangiato troppo."

Disse mentre si massaggiava lo stomaco. Risi e andai a prendere il cellulare nel salotto che stava squillando: Travis.

"Che vuoi Trav?"

Chiesi non molto delicatamente.

"Dove abita Selene?"

Quel nome mi provocò di nuovo un nodo alla gola e mi massaggiai una tempia.

"Perché cazzo vuoi saperlo?"

Dissi fra i denti.

"Sono a casa tua, ha dimenticato qui la giacca."

La giacca? L'aveva presa la sera prima...o forse no...non ricordavo molto quindi gli diedi l'indirizzo non curante e chiusi quella telefonata.

"Sta per arrivare Ryan! Preparati che usciamo."

Disse John sorpassandomi e salendo al piano di sopra per prendere il suo giubbino. Presi lo zaino e le chiavi e uscimmo di casa. Posai lo zaino nella macchina e dissi a John che avrei guidato io, così non avrei bevuto troppo.

In lontananza vidi un biondo correre verso di noi, quando arrivò ci abbracciò entrambi.

"Cazzo ragazzi da quanto tempo!"

Sembrava così diverso, più grande. Erano cinque anni che non lo vedevo.

"Sei cresciuto Miller!"

Mi mise in disordine i capelli e cercai di mantenere la calma. Era solo Ryan che faceva il Ryan.

"Allora, solito bar?"

Chiese entusiasta.

"Solito bar!"

Ripeté John dandosi il batti cinque con lui.

Arrivammo al bar i pochi minuti. Era vicino casa mia e quando facevamo il liceo ci andavamo sempre. C'era sempre un sacco di gente e tante ragazze.

Dopo aver preso posto ad un tavolino arrivò Jasmine, una cameriera.

"Ma chi si rivede, Miller."

Cazzo.

"Jasmine...ciao!"

Cercai di sorridere e dimenticare che ero scappato via dalla finestra della sua camera qualche anno fa.

"Ciao...ciò che non hai mai detto perché sei scappato."

Fece un sorriso forzato e finto che mi fece rabbrividire. Aveva tutte le ragioni per odiarmi, quindi abbassai leggermente lo sguardo ed evitai di parlare.

"Puoi portarci dei drink?"

Esordì John rompendo l'imbarazzo e ordinando un cocktail, per me una birra e Ryan uno scotch.

"Allora? Che ne stai facendo della tua vita?"

Chiesi sorseggiando la birra fresca.

"Beh, sono a capo di un'azienda. Insieme ad altra gente, ovviamente. Me la passo piuttosto bene a Manhattan."

Cosa?

"Cioè...sei dall'altra parte. Manhattan - Seattle sono sei ore di volo amico!"

Era troppo strano. Aveva abitato a Seattle per tutta la vita. Era pur vero che non lo vedevo da tanto, ma era comunque un cambiamento radicale.

"Si beh... - sospirò - non mi è dispiaciuto spostarmi, adesso sto bene lì."

Sorrise e vedevo che era sereno, sembrava quasi aver messo la testa apposto e fui felice per lui.

"Sono davvero felice per te Ryan."

Aveva fatto tantissime cazzate, ma si era ripreso sempre, riusciva sempre a trovare la strada giusta alla fine.

"Ragazzi vado a prenderne un altro, arrivo."

John si alzò e andò al bancone.

"Ehi ascolta, che ne dici di venire a lavorare per me? mi servirebbe un tipo sveglio come te."

Mi diede una pacca sulla spalla ed io corrucciai la fronte.

"Non lo so Ryan, ho l'università da finire."

Sembrava strano però mi sarebbe piaciuto diventare capo di una grande azienda un giorno, il fratello di mio padre, Jonathan, aveva un'azienda a Seattle, una grande azienda, la "Miller Enterprise" ma non abbiamo mai avuto un rapporto con lui, si era allontanato dalla famiglia dopo che mio padre era entrato in affari loschi, ma quando ero piccolo diceva sempre che un giorno avrei lavorato con lui e speravo che queste parole diventassero realtà. Anche per questo studiavo economia aziendale e passavo gli esami a pieni voti, strano, lo so.

"Ti pagherei molto bene, ma devi essere tu a decidere, e poi non sai di cosa si tratta."

Rise ma probabilmente non volevo saperlo, quindi non continuai la conversazione quando John tornò.

"Allora Ryan, parliamo di cose serie. Che si fa stasera?"

Chiese non appena si sedette.

"Beh ragazzi ho una certa età...e..."

Non lo lasciammo continuare che iniziammo a fare versi come "Buu" e lui, in imbarazzo, si mise a ridere.

"Ragazzi basta - rise - volevo riposarmi stasera, se per voi va bene... oppure."

I suoi occhi si incollarono su due bionde che entrarono nel locare sculettando.

"Scommettiamo che me le faccio tutte e due?"

Disse senza staccare gli occhi dalle due ragazze.

"Se solo riuscirai a parlarci io vado a scusarmi con Jasmine."

Scherzai finendo la birra.

"Beh...accetto."

Si alzò e andò al bancone ordinando dei drink. Non sapevamo come facesse sempre a capire il tipo di cocktail che piaceva alle ragazze solo guardandole e lo invidiavamo per questo.

Passò dal bancone al tavolo delle due ragazze con quei due cocktail ed iniziò a parlare con loro, poi vidi che stava indicando la terza sedia in mezzo a loro e andò a sedersi e a parlare, probabilmente stava raccontando qualche cazzata delle sue, poi si girò verso di me e mi fece l'occhiolino indicando Jasmine.

Cazzo.

"Ti tocca. Ma se scopate tutti chiamo Lily"

Rise John finendo il secondo cocktail.

"Okay, vediamo se ci riesco ancora."

Mi alzai e non mi sentii fiero di quello che stavo per fare, ma dovevo sfogarmi per tutto quanto e questo era il mio modo di sfogarmi.

Mi sedetti al bancone e posizionai entrambe e braccia su esso, mi portai i capelli indietro e sospirai.

"Miller."

Eccola.

"Posso portarti qualcosa?"

Chiese senza guardarmi, sapevo che ancora le facevo un certo effetto e volevo sfruttare questa cosa.

"Che c'è, non mi guardi neanche?"

Chiesi spostando di lato la testa e lei, con un sorriso trattenuto si girò verso di me.

"Mi erano mancati quegli occhietti marroni."

Risi facendo un occhiolino e lei li alzò al cielo versando degli shot a qualcuno.

"Cosa ti serve Miller."

Chiese spostando di nuovo lo sguardo.

"Se te lo dicessi dove sarebbe il divertimento."

Sorrisi mostrando le fossette e lei puntò lo sguardo su esse. Sapevo che era una delle due cose che più piacevano alle ragazze, come gli occhi.

"Ti offrirei da bere, ma...sai...sei tu dietro il bancone."

Sorrisi e lei si mise a ridere.

"Stacco fra poco."

Assottigliò gli occhi, già piccoli, e poi andò a servire un cliente. Dopo poco sparì sul retro e la vidi fare il giro del bancone. Era bassina, ma con un fisico da paura.

Scesi dallo sgabello e la feci passare avanti seguendola fuori. Mi smossi i capelli e finimmo fuori all'aria aperta.

"Parliamo?"

Chiesi facendo un piccolo sorriso verso destra.

"Parliamo? Cosa ne hai fatto del vecchio Alex Miller."

Chiese poggiandosi al muro del bar. Fuori non c'era nessuno, a parte qualche persona distante da noi che entrava ed usciva dal bar.

"È qui sotto - mi guardai la maglia - vogliamo cercarlo insieme?"

Chiesi avvicinandomi a lei. Non la toccavo, ancora.

"Ma con le mie condizioni."

Disse lei staccandosi dal muro e sfiorando con il naso il mio.

"A casa tua e poi vado via."

Capii subito che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda così avvicinai le mie labbra alle sue dicendo un "ci sto".

Salimmo in macchina e dopo poco arrivammo a casa mia. Aprii la porta, avevo voglia, sentivo la sua eccitazione che aumentava passo dopo passo, mentre ci dirigevamo nella mia stanza. Chiusi la porta e la sbattei al muro. Potevo sentire il suo cuore a mille, notando il petto che si alzava e si abbassava. Tolsi il giubbino facendolo cadere per terra e tolsi il suo più delicatamente. Portai una mano sul suo viso e le accarezzai la guancia, mentre lei chiudeva gli occhi a quel tocco, la mia mano si spostò dietro la sua nuca e le tirai leggermente i capelli facendola ansimare. Iniziai a baciarle il collo, sotto il mento, la clavicola e poi le sbottonai la camicetta viola che mi mostrò un reggiseno di pizzo nero ed il suo grande seno.

"Baciami."

Pregò con la voce ed il mio sguardo si spostò su di lei. Mi avvicinai lentamente alla sua bocca, spostando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra e in un sussurro dissi "No."

Non amavo baciare le ragazze che mi portavo a letto, qualche bacio ogni tanto si, ma sembrava molto più intimo un bacio che il sesso in sé, come quando avevo baciato le morbide labbra di Selene e sentito il sapore di pesca.

"Porca puttana."

Ringhiai al pensiero e la ragazza di fronte a me si spaventò.

"Tutto bene?"

Chiese accigliandosi.

"Sul letto. Ora."

Comandai guardandola dall'alto al basso. Sgattaiolò sotto il mio sguardo e si sdraiò sul letto. Mi levai la maglietta e la buttai per terra. Salii sopra di lei e continuai a baciarle il petto, mentre con la mano stringevo il suo fianco, era così magra che quasi mi infastidiva. Le misi le mani dietro la schiena e sganciai il suo reggiseno buttandolo per terra, così quel seno prosperoso si presentò a me. Presi quello destro in una mano e mi avvicinai leccando con la punta della lingua il suo capezzolo, lentamente, poi soffiai facendolo inturgidire e continuai a baciarlo e morderlo di tanto in tanto, mentre lei ansimava sofferente. Con le sue mani sbottonò i miei jeans e non appena prese in mano il mio membro sentii un rumore che mi fece girare di scatto.

"Alex sei in casa?"

Travis. Aveva sempre un pessimo tempismo.

"Cazzo."

Imprecai alzandomi e richiudendo i bottoni. Presi il reggiseno della ragazza dietro di me e glielo lanciai.

"Chi è?"

Chiese spaventata.

"Nessuno. Devi andartene."

Dissi rimettendo la maglietta.

"Alex?"

Cazzo. Non avrei voluto una sua ramanzina ma purtroppo non appena la ragazza si rimise il reggiseno la porta si aprì e lei prese un cuscino per coprirsi.

"Oh..."

L'unica cosa che uscì dalla sua bocca.

Jasmine si alzò e andò a prendere la camicia indossandola e scappando via da entrambi.

"Travis cosa vuoi."

Dissi a denti stretti.

"Ero passato per prendermi lo zaino dove tenevo il cambio, ma non lo trovo."

Disse cauto guardandomi mentre mi agitavo.

"Porca puttana Travis hai un tempismo da far paura!"

Sorrisi amaramente e mi portai i capelli indietro frustrato. Andai in bagno e feci una lunga...lunga doccia. Me la meritavo. Avevo bisogno di "svuotarmi".

Dopo essermi asciugato mi misi in tuta e mi sdraiai sul divano aprendo la televisione, ma non appena misi il culo sul divano sentii bussare. Travis era appena andato via, se fosse stato lui giurai che l'avrei ucciso. Ma non appena aprii vidi John, con il viso più triste che avessi mai visto.

Mi spostai e lui entrò.

"Cos'è successo?"

Chiesi preoccupato.

"Beh...quando sei andato via con Jasmine io avevo scritto a Lily, ma non aveva risposto, così sono andato da Ryan e quelle due ragazze, una di queste mi ha abbracciato e poi è entrata lei nel bar, voleva farmi una sorpresa ma è scappata piangendo e ora mi ha scritto solo un messaggio dove diceva che mi lascia."

Guardava il vuoto e si buttò a peso morto sul divano.

"Cazzo...mi dispiace..."

Dissi portandomi una mano fra i capelli.

"Che vita di merda. Tu sai che io non la tradirei mai. Dico porcate sulle ragazze, ma tutti sappiamo che la amo."

Disse e mi spaventai che potesse piangere, ed io non sapevo cosa avrei potuto fare se si fosse messo a piangere.

"Tutti tranne lei John, non gliel'hai mai detto, se non la rassicuri tu chi dovrebbe farlo."

Cercai di incoraggiarlo. Non sapevo se fosse il modo giusto.

"Non importa più, portami da bere Alex!"

Piagnucolò e lo guardai sconvolto alzando un sopracciglio.

"Per favore amico, ho il cuore a pezzi, andiamo!"

Allargò le braccia e poi buttò la testa all'indietro disperato. Andai in cucina a prendere una bottiglia di vino e quella fu la seconda sera dove mi ubriacai fino ad addormentarmi.

Prima della festa

Decisi di iniziare a prepararmi per la festa e cercai nel mio armadio qualcosa di adatto, anche se sapevo già che sarei finito a vestirmi di nero. Era un colore perfetto, come il bordeaux. Due colori che amavo, il secondo molto di più sulle ragazze. Presi una camicia nera e un jeans leggermente strappato dello stesso colore. Presi dall'armadio il cappotto lungo beige e posai tutto sul letto. Andai a sciacquarmi in bagno e dopo essermi messo il deodorante, presi il telefono e curiosai su Instagram, notai un particolare sul profilo di Selene: domani sarebbe stato il compleanno. D'un tratto sentii il campanello. Travis era tornato a stare nel suo appartamento, quindi dubitavo fosse lui. Forse era John, ma mancavano ancora due ore alla festa. Aprii la porta e con tutta la mia forza cercai di richiuderla per l'orrore che avevo visto.

"Figliolo ti prego!"

La sua voce, quella voce.

"Alexander!"

Grugnì e mi bloccai. Dovevo affrontarlo, stava bloccando la porta e sapevo che poteva essere più forte di me.

Mollai la presa e lasciai aprire la porta lentamente.

"Che cazzo ci fai qui?"

Chiesi con tutta la rabbia che avevo in corpo.

"Sono qui per parlare. Solo parlare..."

Disse, sembrava strano, troppo.

"Come stai?"

Sorrise leggermente e feci per richiudere la porta.

"Okay. Va bene. - fece una pausa - voglio offrirti un lavoro."

Disse e sembrò affannato.

"Un lavoro? Sei forse impazzito? Oh aspetta, si."

Assottigliai gli occhi.

"Non è come pensi tu. Ti ho detto che sono sparito dalla circolazione per un po'. Sono pulito. Non sto vendendo più da mesi e sto pagando tutti i miei debiti."

Lo continuai a guardare come fosse un brutto sogno. Ma quel mostro infame era lì di fronte a me, ancora. Lo guardai, aveva gli occhi scavati ed era pallido: era in astinenza. Aveva già provato a disintossicarsi, senza risultati.

"L-lavoro in un'industria...se venissi anche tu ti pagherebbero 2.000 dollari al mese Alexander! È una grande azienda e avresti un posto davvero buono e saliresti di grado in fretta."

Sorrideva...sorrideva? Questo discorso mi sembrò troppo familiare e lo lasciai continuare.

"Dov'è questa azienda?"

Sperai con tutto me stesso di sbagliarmi ma il mio istinto, purtroppo, non sbagliava spesso.

"A Manhattan."

Cazzo.

"Lavori con Ryan..."

Mi sentii la testa vuota e pesante, cosa cercavano di fare?

"Si...ma non c'è niente sotto. Mi sta...facendo un favore e salvando la vita."

Alzò le spalle.

"Salvando la vita...avrebbe dovuto lasciarti morire ucciso dai tuoi stessi affari."

Dissi a denti stretti. Sentivo il sangue ribollire nelle vene e credevo ad ogni singola parola che stavo pronunciando. Se non se ne fosse andato l'avrei ucciso io con le mie stesse mani. Il suo sguardò divenne severo ed inghiottii il groppo in gola che mi si era formato. Vidi i suoi pugni stringersi, ma poi li rilasciò.

"Figliolo è un'opportunità grandiosa quella che ti stiamo offrendo. Non ci sarà una seconda volta. Ti chiedo solo di pensarci. Potresti seguire i corsi da lì e venire qui per darti gli ultimi esami se vuoi continuare l'università. Guadagneresti dei soldi tuoi."

Queste ultime parole mi fecero rabbrividire. Conoscevo abbastanza Ryan da sapere che non mi avrebbe dato un'altra occasione, ma non lo conoscevo abbastanza se aveva assunto questo essere infame nella sua azienda.

"Okay beh...chiamami se cambi idea, hai una settimana."

Mi avvertì per poi girarsi e andarsene. Sbattei la porta girandomi e mettendomi le mani fra i capelli. Cazzo. 2.000 dollari erano tanti, non avrei più avuto bisogno dei soldi che mi avevano lasciato e se li avessi messi da parte sarei potuto tornare più spesso qui. Ci stavo davvero pensando? Il mio primo pensiero andò a Selene. Non potevo farmi trascinare affondo da lei, non avremmo mai potuto avere una vera relazione, tiravamo il peggio l'uno dall'altro e non potevo farla immischiare negli affari della mia vita. Avevo parlato anche con Damien perché era meglio di me per lei, ma non era adatto e come lo sapevo io, anche lei ne era consapevole. Ma che stavo dicendo? Relazione? Io? Dovevo vederla solo come un bel corpicino e basta, ma magari un regalo di compleanno sarebbe stato come un "addio" e avrei chiuso definitivamente questa storia.

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Ecco a voi il capitolo "Speciale", spero vi sia piaciuto! Volevo mostrarvi un altro punto di vista, ci ho messo un po', ma spero si capisca. Fatemi sapere la vostra!

Vi prego di dirmi se ci sono errori! E grazie per tutti i meravigliosi commenti! *-*

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