46 - Il banchetto dei corvi
E niente, solo una cosa: preparatevi alla vera merda. Il capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri, come quello di Trystienne e Shoheryn, ma rivelerà cose strazianti, e non vi preoccupare se le cose andranno troppo male. Ora cambierà veramente tutto.
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COLLEN'S POV
La notte perfora il cuore del giorno con una spada di sfumature scure.
La foresta si trasforma in un palcoscenico per creature luminose e luci danzanti tra i rami, mentre la riva del lago si colora di un violaceo che imbratta i miei occhi ambra di pace e meraviglia.
La sedia su cui sono seduta è stata scolpita nel cuore di un drago, ed ora giace in questo balcone, ricoperta con pezzi di legno. Il vino che sto bevendo è così buono e forte che per un istante mi dimentico di quello che ho visto nella Riva delle Paure Nascoste, ma non c'è niente da fare: il ricordo riaffiora come un pallone che viene spinto giù nell'acqua. Non riesco a non pensare a quegli occhi scuri e a quel bacio con quell'uomo in quel posto di ghiaccio e di fiamme nere, per non parlare poi della Montagna degli Innocenti, un ammasso di cadaveri alto chilometri e chilometri. Forse dovrei parlarne con Kit, ma non ho ancora detto a nessuno cosa ho visto durante il mio piccolo viaggio. Be', d'altronde, nessuno lo ha fatto. Erwood non ha aperto bocca da quando è risalito dalle acque, così come tutti gli altri.
Erwood mi sta rifilando occhiate di pura confusione da circa mezz'ora, mentre Mariangel mi guarda come se volesse baciarmi di nuovo e rassicurarmi che tutto è okay, che tutto passerà. Consuelo, Dusnatt e Danielius sono semplicemente persi nei loro pensieri. Sì, vorrei tanto scoprire le loro paure, ma nessuno sembra in procinto di sputarle fuori.
Mariangel e Consuelo, comunque, sono le uniche con i pensieri affollati da qualcos'altro: Kitthash Bael Hrogo.
Kit, dopo averci fatto viaggiare nelle nostre più grandi paure, ha preso noi tre in disparte e si è scusato per tutto, proprio come temevamo. E credetemi quando vi dico che mi ha fatto una pena incredibile: i suoi occhi blu sembravano immersi in acque di dolore, e il suo timbro di voce era molto simile a delle melodie malinconiche, ma potenti. Non è sembrato più quel demone potente e maestoso che ho incontrato a Hardblood, bensì una piuma persa nelle scintille di un fuoco scuro.
"Spero possiate capire. E scusate se vi avverto solo ora, ma prima non potevo. Non succederà mai più. Come vi ho detto, Satana mi ha scagliato la maledizione affinché funzionasse solamente al primo incontro con una fanciulla, e non anche al secondo."
"Ci dispiace molto, Kit, per questa maledizione. Ovviamente non potevamo saperlo." Ho mentito. "Credevamo che ci stessi giocando qualche brutto scherzo, tutto qui."
"Oh, ragazze, se questi sono brutti scherzi allora fareste meglio a prepararvi per le vere sfide che vi accompagneranno per i sentieri universali. Ora vorrei portarvi a mangiare, se per voi va bene. Spero che una buona serata possa calmare i vostri animi e rassicurarvi che tutto è okay."
Le parole del demone mi hanno perforato il cuore e lo hanno fatto ancora di più quando il pensiero del libro della biblioteca mi è apparso nella mente. Non ho potuto chiaramente dirgli di quello che è successo lì dentro, della magica indtroduzione che ha cambiato le sue stesse righe. Non ho potuto. Non ho saputo farlo. E ora mi sento in colpa: è come dire che l'ho stalkerato, in fin dei conti, no?
"Questo posto mette appetito." Dusnatt rompe il ghiaccio, dando una scrollata di spalle e leccandosi le dita impregnate di unto della carne.
"Be', la maggior parte dei novellini, compresi noi due, vomitavano tutto dopo venti minuti, che so, perché vedevamo demoni che ci sorridevano." Conviene Harley, grata che qualcuno abbia aperto bocca. "C'è stato Thoren, un Nephilim ora specializzato negli Specchi, che il primo giorno che ha messo piede qui si è sniffato lo Sbuffo come se niente fosse. È rimasto in trip per settimane. Ci ha giurato di aver visto donne con le lingue al posto delle dita che lo masturbavano mentre cascava da una montagna altissima. Oh, Thoren, il nostro piccolo Thoren."
Quando Nolan le rifila un'occhiata cupa, la ragazza gli regala un ampio sorriso e ricomincia. "Devo ammettere che voi fanciulli avete accolto abbastanza bene il nostro mondo, l'Universo. Gente come Flynn o Genys o Dareon hanno cercato di scappare da questo posto decine di volte nell'arco di due giorni. Genys è addirittura finito nel Letè, e se Gordon non lo avesse preso sarebbe affondato e arrivato alla Porta. Be', ovviamente non avrebbe mai potuto aprirla, visto che la Custode delle Chiavi è Marge."
"Porta?" Ripete Danielius mandando giù un boccone di carne con del vino. "Una Porta per dove?"
"Secondo te?" Gli sorride Harley, accarezzandosi la treccia che, messa davanti, le arriva fino all'ombelico. "L'Inferno, tesoro! Il fiume Letè è il mezzo con cui i Nephilim morti raggiungono le Terre del Dolore. I Quattro Regni. Ogni nove giorni, precisamente. Muore un Nephilim, arriva qua, si fa un bagno nel fiume, e poi o affonda o rimane a galla o..."
"I Quattro Regni?" La curiosità mi colpisce come una mazza di legno chiodata.
Cosa mai dovrebbe significare questo, che nell'Inferno esistono dei veri e propri Regni?
Be', Colleen, se ci sono i Re e i Principi!
"Sì, zuccherino. I Quattro Regni dell'Inferno. Ma meglio non dirli. Sai, i nomi sono potenti. Non bisogna andarsene in giro a spararli a vanvera. Questo vale solo per voi novellini, però."
"Quindi l'Inferno è suddiviso in quattro zone? E ognuna è regnata da un Re o... non so..."
"Colleen, fermati. Mi stai facendo venire il mal di testa." Harley mi sorride ancora di più, accarezzandomi la mano. Nel momento esatto in cui le sue dita toccano le mia sento Mariangel accanto a me muoversi di scatto, come se percossa da una scossa elettrica. "Se vuoi posso disegnarti una mappa, ma sì, esistono i Quattro Regni, ognuno governato da un Re e una Regina, ma allo stesso tempo governati come un unico regno da Lucifero."
"Un po' come dei sindaci...?"
"Oh, se solo ti sentisse Prohedd. Se gli dessi del sindaco ti squaglierebbe e ti unirebbe al Trono delle Pelli Ghiacciate. No, non come dei sindaci. Re su Re, è il motto dei Quattro Regni."
"Vectis ci aveva accennato che l'Inferno non si trova sotto terra." Dice Erwood, lanciandosi un'oliva in bocca e sorridendo a Kitthash, che ora sembra leggermente turbato. Appena i miei occhi incontrano i suoi, blu come un mare celestiale contro l'ambra di un deserto al tramonto, noto che distoglie subito lo sguardo. Cosa, la mia faccia non è sufficiente per un tipo come lui?
"Ovvio che non si trova sotto terra. Sono dimensioni, così come il Paradiso e il Purgatorio. Se un demone provocasse un terremoto nella zona di Elephant and Castle non ci sarebbe nessuna traccia di questo posto, perché la Terra non ha niente a che fare non le nostre Dimensioni, e poi ci sono protezioni, illusioni, stregonerie create e potenziate dai Due in persona. Axiokersos ha ricevuto veramente un bel regalo." Racconta Harley mentre ingolla pezzi di pollo marinato con del sangue. "E se mai vi venisse l'idea di voler fare una gita nelle Terre del Dolore, pensateci bene. Non è semplice come sembra, ci sono varie fasi per accedervi. Una di queste è via sogno, roba complicata per voi novelli."
Ogni volta che Harley pronuncia la parola "novelli" Kit si irrigidisce, ma il suo volto è di pietra: non fa trapelare emozioni, come se fosse una valle e un ghiacciaio gli solcasse ogni tanto forme allegre. Non ha toccato cibo, ma qualche volta beve del vino.
"Be'" continua la ragazza, alzandosi in piedi e appoggiandosi sulla merlatura di legno del balcone, che sarebbe nientemeno che uno spazio all'aperto intagliato in un tronco grande quando un palazzo. All'interno di esso, da come mi ha detto Nolan, si possono trovare varie creature e abitazioni per angeli e demoni. "Basta riempirvi la testa con cose che ora non potete capire. D'altro canto, non vi abbiamo chiesto cosa ne pensate di questi quindici giorni passati nella Poctilla."
Quindici? Ma di cosa sta parlando?
"Cosa?" Chiede di scatto Danielius, il falso giapponese, le barche di ombre della notte che navigano sui suoi lineamenti con le vele più maestose che mai. "Quindici?"
"Be', sì, per voi nuovi sono quindici, per noi solo uno..."
"Scusami?" Ripete Consuelo, i capelli bianchi ancora umidi dal tuffo nella Riva delle Paure Nascoste. I suoi occhi bianchi e verdi luccicano in questa seconda notte passata qui dentro.
"Il tempo scorre diversamente nell'Universo. Un giorno equivale a quindici giorni vostri, due giorni a trenta e... Be', avete capito, no?"
"Basta." Dusnatt si alza, facendo cascare il calice di vino per terra. Macchie nere gli circondano gli occhi, le vene sulle braccia più sporgenti che mai. "Voglio andare a dormire. Non ce la faccio più. Voglio riposare, per favore. Portatemi al Golden Globe."
"Dusnatt..." Cerca di interromperlo Danielius, ma Ciuffo Viola lo zittisce con un gesto della mano.
"No, troppe informazioni. Per favore, Kit, potresti portarmi al Golden? Nella mia stanza? Mi sta facendo male la testa, soprattutto dopo quello che mi hai fatto alla Riva delle Paure Nascoste. Gradirei..." Ma non finisce la frase. Comincia a tossire, e poi a tremare, per poi finire inginocchiato a terra. Cerca di dire qualcosa, ma un altro accesso di tosse gli mozza le parole in gola.
"Dusnatt!" Urla Mariangel, alzandosi dalla sua sedia di cuore di drago e legno e inginocchiandosi accanto Ciuffo Viola, afferrandolo per la testa. "Cosa cavolo ti prende? Cosa..."
Altro vomito, e il pavimento si imbratta di verde e giallo e grigio. La gola di Dusnatt si arrossisce così tanto che per un momento temo che possa esplodere. Ha gli avambracci carichi di sangue scuro nelle vene.
Più veloce di un lampo Kitthash si alza e lo afferra per il colletto, per poi scuoterlo violentemente e dargli un cazzotto sullo stomaco.
"Brutto figlio... ma cosa stai facendo?" Urla Erwood alzandosi e fissando incredulo il demone.
"Deve far fuoriuscire tutto. Credo... credo che abbia mangiato qualcosa di avvelenato."
Lo sconcerto sul volto dei miei amici si fa più vivo che mai. Un colpo di spada mi perfora il cuore e mi atterrisce sulla sedia, il panico che colora ogni centimetro della mia pelle. Sono di un perfetto, profondo, sadico rosso fumante.
"Avanti, vomita tutto." Sussurra Kitthash scuotendo Dusnatt ancora di più. Harley e Nolan sono già andati via, diretti verso le cucine. Consuelo e Mariengel hanno gli occhi spaccati a metà, le bocche aperte e il silenzio che le sopprime.
Il liquido verdastro non finisce più di fuoriuscire dalla bocca del mio amico. Scorre e imbratta il pavimento, formando una macchia orrenda.
"Cosa... il cibo è avvelenato? E cosa... chi... chi è stato..." Le parole di Mariangel vengono del tutto spazzate da un rumore alle nostre spalle. Ci giriamo, verso la notte e il verde degli alberi, ma non c'è nessuno.
Kit, gli occhi spalancati e la fronte imperlata di sudore, fissa per un istante un punto negli alberi, e Dusnatt smette di vomitare. Il demone lo lascia andare, continuando a fissare la natura con inquietante curiosità. Le sue labbra sembrano due pezzi di roccia quando la sua schiena comincia a deformarsi: due piccoli bozzi spuntano sulle sue scapole, per poi esplodere, sprigionando due grosse ali di fuoco. Si distendono in fretta, con suprema eleganza, sbocciando da entrambi i lati e generando un refolo di vento che mi fa oscillare.
Sì, avete letto bene: ali di puro fuoco.
"Kit, cosa c'è...?"
Come se la notte avesse fatto l'amore con il demone, i suoi occhi diventano di un nero senza fine. I miei amici sono tesi come delle corde di violino e i loro occhi schizzano qua e là, saettando tra gli alberi, cercando disperatamente qualcosa. Il mio cuore inizia a pompare più sangue del dovuto mentre il respiro mi si blocca in petto.
Non ho la minima idea di cosa stia succedendo.
E poi, il nulla. Forse solo... il rumore del silenzio, come quello che sentono gli uccelli quando volano in alto sopra la terra respirando l'aria pura e fresca della libertà.
Il fuoco delle ali di Kitthash Bael Hrogo minacciano di accecarmi, ma ora non posso arrendermi: so che devo stare in guardia da qualcosa, da qualcuno, dalla notte. Non so come faccio a saperlo, è solo un presentimento.
Siamo immobili, così pietrizzati che potremmo far invidia alla statua più bella del mondo. Gli occhi bui di Kit continuano a scrutare la notte dei Giardini dell'Eden, in una posizione che sa di difesa, come se stesse aspettando un enorme mostro e fosse sul punto di proteggerci.
Dusnatt è disteso sulla sedia, le mani sulla pancia e il viso più perlaceo che mai. Il sudore sulla sua fronte brilla di fronte il fuoco delle ali di Kit. Ha gli occhi spietati di chi sta assaporando la bellezza della morte.
Harley e Nolan sembrano essere spariti del tutto. Erano diretti nelle cucine, gli sguardi seri, come se avessero capito all'istante che uno dei cuochi avesse messo del veleno nel cibo di Dusnatt.
E cosa mi garantisce, ora, che anche il cibo di tutti gli altri non sia stato avvelenato? Potremmo fare la fine di Mister Cazzo, ma per il momento non sento il bisogno di tossire o vomitare.
Uno spasmo. Due spasmi. Tre spasmi. La mia testa segue gli strani movimenti del corpo di Ciuffo Viola prima che il suo corpo si accasci di nuovo a terra, nel vomito e nel vino, e dalla sua gola emerge un lamento orribile, acuto, il lamento di un uomo che sta cercando di risucchiare un intero fiume attraverso una cannula. Di colpo, il verso atroce s'interrompe. E il silenzio che segue è addirittura più atroce, e prima che possa capire cosa sia successo i suoi occhi si immergono nel sonno più lungo di sempre: la morte.
"DUSNATT!" Danielius da un calcio al tavolo, rovesciando tutto a terra. Afferra Dusnatt per le gambe e lo allontana dalla macchia di liquidi, poi adagia due dita sul collo dell'amico.
Quando le mie ginocchia cedono, le urla di disperazione di Mariangel uccidono la notte, urla di un pianto che uccidono anche me. L'incredulità comincia a schiaffeggiare ognuno di noi mentre un luccichio argenteo mi passa davanti gli occhi.
Sembra accadere in un secondo: Kitthash viene letteralmente scagliato nella notte, oltre gli alberi, lontano da noi. Mi volto verso Erwood, il sangue al cervello che minaccia di farmi svenire da un momento all'altro. È stato lui a generare quel luccichio argenteo, ed è suo il pugnale che ora affonda nell'addome di Consuelo: uno sguardo di domanda, ecco cosa colgo dall'espressione della ragazza.
"Erwood, ma cosa..." Sussurro, allontanandomi dal mio migliore amico. I suoi occhi non sono più dello stesso colore della senape, ma di un nero schiarito.
Mariangel e Danielius si accorgono della situazione solo ora: distolgono lo sguardo dal cadavere di Dusnatt Tomlin e fissano Erwood, la mano che regge il pugnale impregnato del sangue di Consuelo, che è in ginocchio, un pezzo fresco di intestino che le fuoriesce dallo stomaco e gli occhi bianchi che si trasformano in una nebbiolina grigastra.
"Er..." è tutto quello che riesce a sussurrare Danielius. Mariangel non si muove: è paralizzata, le lacrime che le affogano il blu degli occhi.
E in un'unica, veloce mossa il mio migliore amico si posiziona davanti la ragazza bionda, che cerca di urlare qualcosa. Mai saprò cosa volesse dire, perché la lama del pugnale di Erwood le squarcia il seno con tale potenza da scagliarla contro la merlatura.
E io inciampo, incapace di muovermi. Il terrore mi abbraccia, entra in me, mi violenta, mi uccide, e il mondo sparisce. Danielius si alza di scatto, fissando incredulo i cadaveri di Consuelo, Mariengel e Dusnatt. Nemmeno lui riesce a parlare, nemmeno lui riesce a dare un senso a tutto ciò, e quando sposta lo sguardo verso gli alberi, sperando di trovarvi Kit, la lama gli danza nello stomaco: Erwood lo regge per i capelli mentre gli conficca l'acciaio nella pancia e lo gira con mosse veloci ed eleganti.
Poi questa nuova creatura mi guarda, mi fissa, mi cattura con lo sguardo.
"Se sembra reale, e sembra reale, che importa se è vero, Colleen? Il male non cresce mai così bene come quando ha un ideale davanti a sé. La Regina Shoheryn ti manda i suoi saluti, tesoro." Le sue parole sono come una cascata di ghiaccio. Non le comprendo, ma mi impietriscono del tutto. Immobile qui a terra, ora sono solo un cucciolo di luce, indifeso e spaventato di fronte l'oscurità che mi circonda.
E poi appaiono. Decine di figure da ogni dove, le ali nere e rosse e squamose che mi coprono la vista, e artigli che affondano nella mia carne e mi sollevano, mi fanno volare, mi invitano a danzare in questa notte di sangue che ricorderò per sempre.
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