23 - Specchi morti
Sento qualcosa nel mio stomaco bollire e il cuore battere all'impazzata contro il petto, come se volesse volare via. La pelle d'oca mi fa rabbrividire come se stessi usando cento vibratori in una volta e le labbra mi si increspano in qualcosa che, ora come ora, non saprei descrivervi.
Non capisco. Marjoire è morta? Nella sala da pranzo del Golden Globe? Ma l'ho conosciuta solamente "ieri"! La mia mente deve essere più sballata di quanto pensassi prima.
Rimango trasecolata per quelli che potrebbero essere due minuti.
Uno, due, tre conati di vomito minacciano di soffocarmi in circa cinque secondi e le mie mani cominciano davvero a tremare come se non ne avessi più il controllo.
Sento le palpebre tremare come se dei piccoli esseri le avessero scambiate per dei tamburi e stessero suonando una musica profonda e costante.
«Stai tranquilla, Colleen. È solo uno Specchio.»
Se prima il mio cuore batteva all'impazzata, ora mi sta spaccando letteralmente le costole.
Avverto lo stomaco torcersi e piegarsi in due, uno strumento di pongo. Non è possibile. La sua bocca non si è mossa. Se scopro di ascoltare anche delle voci nella mia testa, allora impazzirò. Come DiCaprio in The Basketball Diares quando la mamma non gli ha dato i soldi per la droga.
«Ti ho detto di calmarti.» ripete.
Stavolta ne sono sicura: la sua bocca non si è mossa. Il corpo a terra non ha parlato.
Con un nodo alla gola che penso si scioglierà tra giorni, mi volto lentamente, cercando di capire da dove provenga la voce della donna morta.
Mi vengono praticamente le lacrime agli occhi quando vedo un'altra Marjoire alle mie spalle, sorridente e vegeta.
«Colleen, è tutto okay.» mi sussurra lei sbarrando gli occhi.
Questo posto mi sta facendo uscire fuori di testa. Mi volto un'altra volta, verso il corpo sanguinante: non c'è più.
Ora niente lacrime, niente panico. Solo rabbia. Mi giro di nuovo così lentamente verso la donna dietro di me che potrei sembrare una pazza criminale.
Il mio volto rosso non la fa accigliare nemmeno di un po'. Ma certo, lei è abituata alle cose strane, d'altronde.
Colleen, calmati! urla una vocina dentro la mia testa.
«Cosa cavolo è appena successo...?» Il mio debole sussurro viene sovrastato dalla voce angelica della donna quasi immediatamente.
«Ieri mi sono dimenticata di parlarvi degli Specchi.» si incammina verso il tavolo e si siede, non degnandomi nemmeno di un'occhiata. «Mettiti pure comoda.»
Afferra una brioche al cioccolato e se la infila in bocca con così tanta eleganza che mi calmo immediatamente. Stiracchio le gambe e la schiena e prendo posto accanto a lei, mentre mi chiedo se le mie ossa possano sopportare piccoli movimenti, dopotutto.
Il tavolo color pece sembra essersi scurito ancora di più, un buco nero nell'oro della stanza.
«Gli Specchi?» Mi accorgo che, quando pronuncio la parola, riconosco la S maiuscola, in un certo modo.
«L'arte dei Riflessi, gli Inganni della Realtà... ci sono vari termini per gli Specchi. Ma principalmente sono solamente l'opposta verità di quello che succede.» mi sorride, come se volesse che io capisca al volo. «Afferri?»
No. Per niente. Non ci sto capendo niente.
Però non lo faccio notare e bisbiglio:«T-ti puoi spiegare meglio, per piacere?»
«Ma certo.» trae un profondo sospiro, mentre imbocca una fetta di torta color panna. Io mi limito a gustarmi l'odore che emana il tè sotto di me. Sa di menta e frutti di bosco. «Vedi... fino a che non te ne andrai da qui, ogni domenica vedrai qualcosa completamente differente dalla realtà. Poco fa mi hai vista morta, e questo vuol dire che in realtà non lo sono. Ogni domenica, ogni singola domenica, e dico proprio ogni singola, passata qui dentro, la Poctilla ti mostrerà qualcosa di opposto da quello che è vero. Oggi dovrai vedere tutti i tuoi amici morti, tutti: Mariangel, Erwood, Danielius, Dusnatt e Consuelo. È così. È una sfida, o meglio, un allenamento, che il Purgatorio ti offre. E questo continuerà ogni settimana.»
Ho le idee confuse. Perché questa donna (ammesso che lo sia) non va mai dritto al sodo? Perché usa sempre queste parole complicate?
Ovviamente lei si accorge della mia confusione e chiude gli occhi, paziente.
«Colleen. Cara Colleen. Te l'ho detto. Ogni settimana dovrai sopportare la vista dei tuoi amici morti, e questi cadaveri non sono nientemeno che Specchi. Riconoscerai che sono degli Specchi perché svaniscono dopo una ventina di secondi. Se mai una domenica dovrà capitarti di non vedere in tutta la giornata un tuo amico morto, e quindi sempre vivo, allora vuol dire che nella realtà è...»
«Morto.» concludo io abbassando lo sguardo sul tè fumante. Sto iniziando a capire. Era ora. «Quindi vedere questi miei amici-specchi morti ogni settimana dovrebbe tipo suggermi "ehi, in realtà siamo vivi"?»
«Precisamente.» sorride lei.
«Ma che droga usate? LSD? Eroina? No vi prego, sono curiosa.»
Mi guarda e trattiene una risata. Le sue labbra carnose sembrano luccicare come il mare al tramonto.
«Non usiamo droghe. Il cervello è una droga già di suo.»
«Ma perché succede tutto questo? Che senso ha? Qual'è il punto di vedere i miei amici morti ogni settimana?»
«Quello di farti allenare.»
«Allenare?» Mi acciglio, stavolta sorridente. «E a cosa? A cosa mai dovrei prepararmi?»
«Alle emozioni. Vedere i tuoi amici morti ogni settimana ti farà provare emozioni che imparerai a manovrare con cura. Le emozioni nel Mondo Universale sono quasi tutto, ricordatelo. Potrai fare pratica, manovrare con cura i tuoi sentimenti, gestirli come vuoi tu, come se fossero dei semplici oggetti.»
Il Mondo Universale... Loro con questo termine intendono tutto quello che approccia alla magia e alle loro cose angeliche e demoniache.
«Quindi avrò un ruolo nel Mondo Universale...»
«Lo scopriremo presto.» Mi rassicura, sorseggiando a labbra strette il tè che ha un colorito rossastro. «Per il momento, il cuore del Presagio non mi ha potuto dare indizi.»
Ma cavolo! Certo! Il cuore del Presagio. Marjoire aveva fatto il Pasto Insangue mangiandolo tutto, crudo e gocciolante di sangue.
Questo serviva a innescarle un processo nella mente che le avrebbe fornito le informazioni sul perché un branco di demoni mi stesse dando la caccia chissà quanti giorni fa. Me ne ero completamente dimenticata.
«C-cosa intendi con... non ha potuto darti indizi?» le chiedo rabbrividendo.
Un'immagine di Marjoire nuda coperta di sangue che entra nel Golden Globe mi balugina in mente come un flashback.
«C'è un blocco.»
Ecco qui. Un blocco.
«Un blocco?» Ripeto, stordita.
«Esatto. Mangiando il cuore di un Presagio entri in uno stato di trance che ti passa le informazioni sul cosa il soggetto abbia escogitato i mesi prima. Ma due notti fa c'è stato qualcosa che mi ha impedito di ricevere le informazioni. Qualcosa... un blocco. Il cuore della creatura doveva avere qualche stregoneria al suo interno.»
Due notti fa. Ora finalmente lo so: ho dormito per due giorni interi.
«Credi di poter riuscire ad annullare questa stregoneria?» Le chiedo con calma, mentre il mio viso riprende un colore più chiaro e il battito del cuore una velocità normale. Il suo, di viso, è di un colore madreperlaceo.
Lo ammetto. Parlare di queste cose mi sta facendo girare la testa. "Stregoneria", ma certo. Un termine che si usa quotidianamente, giù nel Sud.
«Credo? Io non credo. Sono le cose che credono in me. Ma ormai il cuore è andato, è già dentro il mio corpo. Non posso più tirarlo fuori. È andato. Qualunque possibilità avessimo di scoprire qualcosa, ora non...»
Ma io non la sto più ascoltando. I miei occhi sono del tutto attratti dalla testa mozzata di Dusnatt davanti a me, accanto un recipiente dei biscotti.
Proprio come mi ha detto Marjoire poco fa, questo deve accadere ogni domenica. Devo vedere i miei amici morti. E questo vuol dire che in realtà sono vivi.
Ora. Vedere la testa di Dusnatt accanto la colazione mi fa venire una nausea così forte che un acido raggiunge la punta della mia lingua. Mi piego in due, reggendomi sulle ginocchia, e quasi non casco dalla sedia.
Devo immediatamente iniziare ad abituarmi a questo.
La cosa divertente della situazione (c'è sempre una cosa divertente nelle cose che accadono) è che Marjoire sembra non essersi accorta della massa violacea davanti a lei. Continua a inzuppare i biscotti nel tè e a gustarli con calma.
Gli occhi di Mister Cazzo sono rossi e grigi e leggermente rovesciati. Le sue labbra, che sono già fine, ora sono delle ragnatele di pelle morta, che tendono sul nero. Piccole macchie grigie sembrano disegnargli sulle guance delle piccoli spirali.
Tranquilla Colleen, è solo uno "Specchio". Non è reale. Dusnatt è vivo, mi sussurra la vocina. Questo dovrebbe rassicurarmi, visto che siamo nel Purgatorio con demoni strizza cervelli.
«...cosa potremo fare. Allora, hai capito?» Marjoire sembra aver appena finito di dire qualcosa. E in effetti l'ha fatto.
«Io...» sussurro mentre la testa di Dusnatt si dissolve nell'aria come vapore colorato. «Ho appena visto uno Specchio. Era... Dusnatt.»
Marjoire mi punta gli occhi addosso, ingoiando un biscotto intero. «Oh, ottimo! Le prime domeniche sono sempre le più disastrose. Alcuni degli altri Nephilim sono usciti fuori di testa dopo aver visto i loro genitori morti impiccati o fatti a pezzi. C'è stato un ragazzino che ha visto la testa di suo padre con un due peni ficcati negli occhi. Be', mi sembra anche normale. Tu non credi?»
«Assolutamente.» mi decido a mangiare, terrorizzata da quello che ha appena detto la Salvatrice di Demoni. Mastico così lentamente che potrei sembrare una ragazzina viziata che non vuole mangiare. Non aggiungo altro. Caspita, vedere una Marjoire fracassata e un Dusnatt decapitato nell'arco di dieci minuti è un'esperienza che di sicuro mi rimarrà dentro per sempre. E il fatto è che non è ancora finito. Oggi devo vedere morti i miei amici e mio padre. Sono le uniche persone a cui tengo. Ma allora...
«Marjoire. Io... Perché ti ho vista? Hai detto che devo veder morte le persone a me care. Ma tu, senza offesa, non lo sei. Sei ancora una sconosciuta per me.»
Ottimo punto, Colleen, mi incoraggia la vocina dentro di me.
La donna mi guarda, meravigliata. Per un attimo penso che non sappia come rispondere, ma alla fine fa un largo sorriso e dice:«Possono essere anche persone che hanno segnato qualcosa di davvero profondo nella tua vita. In questo caso, sono stata io a introdurti nel Mondo Universale, che è qualcosa di abbastanza profondo, no?»
«E Vectis? Dovrei vedere anche lui morto?» chiedo bisbigliando.
Il trauma di pochi minuti fa incombe sopra di me come una nuvola colma d'acqua.
«Può essere. Per ora, preparati a vedere persone morte. Non conta quali. Ricordati: è un allenamento.»
Sento il cuore che batte rapidissimo nel petto, come il frullo delle ali di un colibrì.
Tutto questo è assurdo.
Troppo incomprensibile per una mente come la mia, la mente di una diciassettenne.
E sta accadendo tutto troppo in fretta.
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