11 - La danza dei demoni

La mia testa sbatte bruscamente contro quella di Erwood e il collo tagliato a metà di Corbin schizza sangue sulla maggior parte di noi. Le nostre mani cercano qualcosa su cui aggrapparsi, ma le rotazioni in aria della macchina non ci stanno facendo capire nulla. Vengo strattonata a destra e a manca, e le mie ginocchia vanno incredibilmente a sbattere contro il petto di Mariangel, che è accucciata accanto alla portiera da cui erano entrati Danielius e Dusnatt, il finestrino aperto di poco.

È come se me le mie orecchie si fossero tappate, perché non riesco a sentire nulla. Niente di niente. E io so che dentro questo veicolo ci sono migliaia di suoni e clangori e urla, ma le mie orecchie sono come andate via, sparite nel nulla, come se qualcuno mi avesse fatto qualcosa di magico - non ne dubiterei tanto, visto la situazione -.

Le armi dei miei amici volano dappertutto e sento la punta di una di queste pungermi il labbro, come un insetto velenoso.

È tutto confuso, ma non per Marjoire e Vectis, che se ne stanno lì davanti come se non fosse successo nulla. Sembra di trovarci in uno di quei film americani in cui succedono le peggiori cose e le persone che poi le risolveranno rimangono muti e col sorriso in bocca. Ho sempre ammirato quelle scene, ma nella realtà è un'altra cosa, ovviamente!

I miei occhi vengono catturati da qualcosa che si sporge oltre il finestrino. Parrebbe anormale distinguere bene la cosa, ma sono pronta a giurare di vedere una mano. Color cremisi. Del tutto color cremisi. Come un ghiacciolo all'amarena.

Ecco. Ti pareva, no? Saranno altri demoni pazzi di me. Ma io ora mi chiedo: non hanno una bella vita? Non giocano a carte? Ce l'hanno una ragazza? Secondo me hanno avuto grandi periodi di astinenza. Ma anche se fosse, sono belli quanto lo è un misto tra il Grinch e Jabba nel Ritorno dello Jeti.

Dopo quella che potrebbe essere un'eternità, Marjoire si volta verso di noi. Lei ha la cintura di sicurezza, quindi è un gioco da ragazzi non perdere l'equilibrio, cosa che invece stiamo facendo tutti qui dietro. Vorrei vomitare, ma credo che se lo facessi vomiterebbe Erwood, e se lo facesse lui lo farebbe poi Mariangel, e poi Dan, e Dusnatt, e la ragazza... Cavolo, ma a cosa sto pensando?

«Trattenete il respiro. Qualunque cosa vediate, non siete sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.»

Finalmente, riesco a sentire la voce della Salvatrice di Demoni, e il sangue comincia a pulsarmi nelle orecchie a ritmi irregolari. La vedo slacciarsi la cintura, aprire la portiera alla sua sinistra e buttarsi giù dalla limousine, mentre Vectis maneggia un grosso bastone rosso spuntato accanto al cambio. Una folata di vento gelido mi investe e, nel disperato tentativo di aggrapparmi a qualcosa, sento Erwood urlare:«Non dovevo mangiarmi i brownies!»

Come cavolo fa a pensare ai brownies - e scommetto che non erano imbottiti di sola cioccolata - quando stiamo per morire? È pazzamente pazzoide.

Alcune esplosioni mi echeggiano nelle orecchie e ho paura di perdere l'udito di nuovo, come è successo già un paio di volte questa notte. Cosa sta facendo Marjoire? La Salvatrice di Demoni, Vostra Bassezza? Forse si è fatta spuntare le ali e sta volando, mentre cerca di abbattere la cosa - o i cosi - che hanno fatto saltare in aria la limousine. Oddio. Che cosa inquietante: ci siamo cacciati in un bel ginepraio, è inutile evitare di dirlo. Più complicata di così questa notte non poteva essere.

«Ragazzi, benvenuti nell'Amante.»

È come se qualcuno mi avesse strappato le interiora dal corpo con una mano. Appena Vectis finisce di parlare, la limousine si blocca di colpo, sospesa a chissà quanti metri d'altezza. Mi ci vogliono vari secondi per capire cosa è successo veramente, mentre una sostanza acida fa capolino nel mio povero stomaco.

Giro la testa, dolorante. Mi trovo dove mi trovavo poco fa, ma davanti a me le cose sono piuttosto cambiate: il divanetto di coccodrillo, i finestrini, il tappeto a terra nero con i pallini grigi, il soffitto dell'auto e perfino i miei amici sono ricoperti da un melmoso strato di sangue fresco. I loro occhi sembrano brillare su tutto questo rosso scuro. La postazione di Vectis, per sua fortuna, non si è macchiata granché di sangue. Il corpo di Corbin si trova ancora ai miei piedi, le braccia piegate in strane angolazioni. La testa, invece, è sparita.

«Be', ragazzi» Geme Erwood sputacchiando un po' di liquido rossastro. «Non dovremmo compare il ketchup per un po', no?»

Non posso crederci. Non è vero. Me lo sto solo immaginando. Non l'ha detto veramente.

Tutti gli altri, specialmente Danielius e la ragazza con i capelli bianchi, sembrano troppo spaventati per dire qualcosa. Ciuffo Viola, o meglio dire, Mister Cazzo, sta ansimando come un cane.

Non sento le frasi che seguono dopo, tanto sono impegnata a vedere dove ci troviamo. Non l'avrei mai detto: siamo sospesi a qualche centimetro da terra, come i bus e tutte le macchine della Macchia del Nord. Questa limousine sa proprio farci.

«Vectis, tu sei un genio assurdo.» Prosegue Erwood raccogliendo il kalashnikov ai suoi piedi. Se lo passa sulla giacca celeste ormai fradicia e lo ficca tra le gambe. «Questa limousine è un Nim Turbo?»

«Sì, è un Nim Turbo. Questo capolavoro viene dalla Macchia del Nord. Ventitré eliche impiantate in tutto. È un vero gioiello, e io l'ho soprannominata l'Amante.» Non so il perché, ma quando Vectis parla, sento come uno scudo intorno a me, perché la sua voce è talmente rassicurante, forte e dolce allo stesso momento che provo la bizzarra sensazione che non mi potrà capitare niente di brutto. Ed è anche un po' forbito. Dalla sua postazione sul sedile capisco che è un tipo elegante.

«Mi stai dicendo che siamo diretti alla Macchia del Nord? Voi siete di lì? Come cavolo avete fatto a superare il Crepato e quei maledetto Deattori...»

«No, non siamo diretti e non proveniamo da lì» Spiega calmo Vectis, mentre spinge il bastone rosso in basso. «Siamo del sud, noi. E siamo gli unici insieme a quelli della Poctilla...»

«Cosa intendi?» Chiede curioso Erwood mentre aguzza gli occhi nell'oscurità oltre i finestrini. Le esplosioni stanno ancora continuando. «E dove cavolo è finita Marjoire?! Mica vola?»

«Sì, ed è molto abile. Ora dobbiamo andarla a recuperare, ragazzo. Glissiamo un po' l'argomento.»

Il suo tono di voce trapela divertimento. Sta continuando col suo incredibile senso dell'umorismo. Non posso negarlo: mi sta cominciando a piacere quest'uomo più scuro del Cavaliere Oscuro.

Erwood sembra voler continuare a parlare. Apre la bocca velocemente, ma poi la richiude, stringendo le labbra e mostrando le sue enormi e profonde fossette. Ha le maniche della giacca tirate su, e quindi le sue vene grigie e verdi si vedono come dei fiumi spiccano in una valle.

Il rumore che produce l'autovettura è molto simile a quello dei bus rossi a due piani che circolano per Londra (in realtà sù alla Macchia del Nord si usano bus che si sollevano da terra per almeno dieci metri, questo è quello che mi hanno detto). Vectis fa marcia indietro e poi avanza di qualche metro, prima di svoltare a destra, su una grossa via costeggiata da basse casette di mattoni color oro. Il cielo stellato sembra un grande poster di una locandina di un science fantasy.

E ora riesco finalmente a vedere dove è finita Marjoire. Per Tom Hanks e al suo Oscar vinto con Forrest Gump! A circa cinquanta metri dalla nostra sicura postazione, almeno credo, un enorme tornado blu cobalto ringhia come un animale, gettando raggi deboli di luce sull'asfalto. Ma non è un tornado cilindrico: ha le estremità deformate, come se fosse un grande mostro fatto di gelatina. I miei occhi sono del tutto rapiti da questo spettacolo tanto misterioso quanto mortale che la sagoma di Marjoire sopra di esso sembra un piccolo luccichio nero, una macchia brillante davanti all'oscurità leggermente illuminata dalla classica notte londinese. La donna è sospesa a mezz'aria, sopra l'enorme vortice che continua a girare, e mi prende quasi un infarto quando vedo due enorme sagome del tutto nere proprio dietro di lei. Ma certo. Lei è un demone. Devo iniziare a abituarmi a questo, almeno per questa notte. Non posso continuare a meravigliarmi per qualsiasi cosa veda.

Le ali di Marjoire sono come due uomini in nero, grandi il doppio di lei, così alte che sembrano raggiungere il cielo schiarito dalla luce che butta la città. Si muovono piano, come se sospinte dal vento, e la donna, completamente nuda - me ne accorgo solamente ora - tiene i palmi delle mani puntati verso il basso, precisamente sul tornando blu cobalto. Lo sta generando lei, suppongo. E chissà per cosa in particolare. Forse sta tenendo a bada qualcosa. Erwood fischia con i denti quando vede la donna senza il vestito bianco addosso: il suo seno è immobile come due grosse pietre e... cavolo, ha dei fianchi così stretti! Non posso negare la sua bellezza che sembra appartenere ad Afrodite.

«Ma cosa sta facendo...» Il sussurro di Danielius viene subito interrotto da dei ruggiti tremendi. Credendo che fosse stato qualche leone - magari chissà, un leone demoniaco -, metto a fuoco il tornado colorato nella strada. Lunghe mani e visi scialbi fuoriescono a ritmi irregolari dalla massa del fumo, dimenandosi e contorcendosi. Stanno girando insieme a tutto quel turbine blu, e le loro bocche grandi quanti quelle di uno squalo fanno versi che potrebbe produrre soltanto il re della savana. Schizzi di sangue bagnano un grande raggio d'asfalto sotto quel fenomeno paranormale, come se fosse vapore condensato che cambia colore. Mi è difficile distinguere per bene cosa ci sia dentro il tornado, visto che le capriole della limousine mi hanno fatta solo smuovere il cervello, che mi pulsa come un grosso animale dentro una gabbia. Scommetto che se qualcuno mi spaccasse la testa, il mio cervello volerebbe via con la valigetta ventiquattr'ore.

La cosa strana che mi sta sorprendendo questa notte è che in strada non c'è quasi nessuno. Diamine! La gente non sente i rumori? E tutti i barboni?

E poi cambia tutto.

Dal tornando blu, le mani di Marjoire cominciano a dominare un enorme nembo nero poggiato sulla terra, che continua comunque ad intrappolare chissà quali creature al suo interno. Nonostante tutta la confusione che potrei misurare in grammi, riesco perfettamente a sentire rumori di un temporale. Ed è in questo momento che la Salvatrice di Demoni si precipita sull'asfalto, come una meteora, obnubilando quasi tutto. L'impatto crea un grande cratere nel centro della strada, le cui crepe perdono immediatamente del fumo biancastro.

La donna è accucciata su se stessa, le ali nere e imponenti che la ricoprono, e dalla mia postazione riesco a capire che è in ginocchio solo su una gamba, mentre con le mani si fa leva sull'asfalto caldo e nero come la pece per issarsi su. Quando si alza, le sue spettacolari forme mi mozzano il respiro nel petto: non ho mai visto niente del genere, nemmeno guardando le puttanelle che si è fatto DiCaprio in The Wolf of Wall Street. Le sue ali sono rivolte verso l'alto, coprendole del tutto la schiena e le braccia. Del vestito bianco nemmeno una traccia: della sua pelle riesco a vedere perfettamente le sue lunghe gambe color miele e il suo...

«Ma che meraviglia di culo!» Ecco. Avete visto -o meglio, letto- ? Erwood mi ha anticipato, e non ha esitato un momento a commentare quel ben di Dio in possesso del corpo della donna.

Vedo che il-demone-tutte-belle-forme si sta dirigendo verso il tornado blu. O forse. Si abbassa lentamente, su un'ombra molto più scura di qualunque cosa ci sia qui intorno. Le ali di lei si addolciscono per un attimo, abbassandosi e rimpicciolendosi. Ma poi, con uno scatto degno di un cobra indiano, la mano destra di lei sfreccia nel petto della sagoma a terra. Solamente in quel momento mi rendo conto che quello è un uomo in nero, la pelle chiara oscurata dal cielo e dal tornado, che non smette di bisbigliare insieme alle creature al suo interno.

Quello che vedo dopo, forse, mi raggela tutte le budella che possiedo. Perfino le mie parte intime hanno avuto un tremito: Marjoire tiene in mano il cuore dell'uomo, schiacciandolo con le mani lunghe e lisce come quelle di un neonato. La purezza immonda della sua pelle sembra così divina che quando strizza ancora di più il cuore gli schizzi di sangue si rifiutano di tuffarsi sul suo viso. L'urlo dell'uomo sembra non esserci mai stato, perché ora giace immobile a terra, proprio come prima, ma ora senza cuore, strappatogli da un demone nudo, e femmina.

Quando Marjojre si volta verso l'automobile, i suoi occhi catturano i miei. Nelle sue sfumature azzurre vedo un senso di felicità e di orgoglio, e non di pazzia o di voglia di uccidere.

«Non ditemi che ha appena strappato il cuore ad un uomo...» Sussurra Mariangel tremante. Il suo vestitino blu elettrico ora sembra un'opera d'arte moderna con tutte quelle chiazze scure di sangue. Senza quasi volerlo, mi volto verso di lei. Non mi accorgo nemmeno che ho la bocca aperte e le labbra coperte di saliva. La puzza del cadavere di Corbin ora sembra riaver dominato sull'aria fresca. Non faccio nemmeno in tempo a dirle qualcosa, che una mano lunga quanto un corpo umano si infila nel finestrino aperto e afferra per il collo Mariangel. Un urlo soffocato di sorpresa e terrore le esce dalla bocca quando viene sbattuta ben tre volte sul vetro alle sue spalle. Un gelo innaturale si insinua dentro le mie membra, come se mi stessi immergendo nella nebbia. I miei occhi saettano velocissimi, accompagnando i movimenti forti e letali del braccio nero della creatura. Una sostanza verdognola e melmosa cola dal gomito e grosse, rotte vene scorrono su di esso, partendo dall'avambraccio e finendo a formare due lunghissime dita appuntite come coltelli. Il collo della mia ex compagna di banco si imbratta immediatamente della sostanza densa che cola dal gomito di quel braccio.

Ditemi che sono sul set di Alien e che dietro di me c'è Ridley Scott, vi prego.

Vectis si volta di scatto, ma non può fare niente: dalla sua espressione, capisco che non ha armi né tantomeno piani difensivi. Danielius, che è accanto a Mariangel e al braccio spuntato dal nulla, si alza e si sposta sul divanetto di fronte, levando il revolver e prendendo la mira. Di qualsiasi demone si tratti, per ora non ce n'è traccia. Forse si trova accucciato sotto la portiera della limousine, o perfino sopra il tettuccio.

«Fermo! O colpirai lei!» Gli urla Erwood lanciandosi praticamente sulla pistola di Danielius. Ed è questa mossa che innesca la bomba definitiva: Danielius preme per sbaglio il grilletto, e io mi ritrovo ad urlare immersa in un lago di terrore.

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