XI - Non esiste un mondo ideale
É inutile che io speri. Non esiste un mondo ideale. Dove le persone ti salutano e sono gentili. Tutte. La guerra é sempre esistita. Esistiamo secondo principi di dualità che non possono essere cambiati. Pace e guerra, uomo e donna, introversione ed estroversione. In assenza di uno si annulla l'altro. Credo sia questo il giusto modo di vivere per la gente introversa, che ama e non viene amata, che soffre e fa soffrire. Non puoi contare di rimanere sempre in tempo di pace con un altro, o in tempo di guerra. Prima o poi pace e guerra si susseguono. Non continuare a tormentarti perché non sei amato ma ami molto, perché fai soffrire gli altri a causa della tua sofferenza, che ti é stata procurata proprio dagli altri. Nel Werther di Goethe si può respirare in ogni parola l'atmosfera introversa del protagonista, Werther appunto. Egli non é voluto da nessuno, si innamora di una ragazza, Lotte, che é già in procinto di sposarsi. Lui soffre per lei, e tutti avvertono la sua sofferenza, inclusa Lotte. Quando finalmente arriva a dichiarare il suo profondo amore per lei, scopre che anche lei é della stessa idea, ma alla fine lo respinge dichiarando di amare sinceramente Albert, il suo fidanzato, ormai marito, e amico di Werther. Proprio da quest'ultimo Werther si fa prestare la pistola con cui si uccide, lasciando tutta la tristezza che verrà descritta nell'ultima lettera (il Werther é un romanzo epistolare) dal suo amico che fino a quel momento aveva ricevuto le lettere del protagonista suicidatosi.
Alla fine, da persona introversa che io sono, non posso pretendere di essere amato e di non far soffrire nessuno allo stesso tempo. É tutta una confusione. Nulla ha senso. La pace, l'amore, la guerra, l'odio. La vita non ha senso. Non sappiamo perché esistiamo, e non sappiamo perché non esistiamo. Non sappiamo se Dio esiste veramente. Non sappiamo se la religione dice il vero. Perché non possiamo scoprire la verità su qualcosa che non si sa, in questo caso la grande incognita della vita. E così non ci resta che riporre le nostre speranze in una di queste due "vie" da intraprendere: quella del credere, in questo caso, nella religione, e quella del sapere, e cioè di essere al corrente che nulla ha senso. Puoi quindi far finta di niente, continuare a credere in Dio e ad andare in chiesa mettendoti in mostra col tuo ultimo abito, mostrandoti ignorante e felice, oppure, tramite una profonda riflessione, capisci che la vita non ha senso e che tu non hai scelto neanche di vivere, e così ti prepari a vivere una vita infelice ma consapevole. Ma chi può scegliere questa seconda "via"? Solo gli introversi, appunto. Ma questa "via" porta davvero a qualcosa? Beh...
Chi ha inventato la psicoanalisi? Chi ha scritto i Fiori del Male? Chi ha scritto il Battello Ebbro, e cioè colui che ha influenzato più di altri "artisti" Mr. Mojo Risin'? E chi era quest'ultimo? Chi ha scritto La Celebrazione del Re Lucertola? E chi era il Re Lucertola? Freud, Baudelaire, Rimbaud, Jim Morrison... Tutti "artisti" introversi... Filosofi, poeti, ma anche pittori, ad esempio Mondrian o altri, che invece cercavano, rispetto al pittore olandese, che viveva in solitudine, un angolo di paradiso, come Gauguin... Alla fine, sappiamo tutti che "i paradisi artificiali" sono piaceri effimeri, e così si finisce col tornare sempre punto e a capo. Ma questi paradisi artificiali sono però anche una via di fuga dalla realtà falsa e mentitrice. Sono anche uno strumento di vendetta da usare contro chi si odia o ciò che si odia (la realtà), per compensare alla cosiddetta "solitudine dell'artista". Questi paradisi si creano, e come una nuvola svaniscono. Ma ne puoi creare quanti ne vuoi, fino a quando la tua creatività si finisce o raggiunge un limite, questo caratteristico per ognuno di noi.
Ma dobbiamo davvero abbandonarci a questa cupidigia autodistruttrice? Non possiamo invece rinunciare al mondo ideale in cui tutti gli introversi incluso io immaginano di vivere? No.
Ogni cosa che viene pensata in un relativo momento in base a qualcosa che si sa o si crede di sapere, é semplicemente passeggera. Se conosci te stesso, tu SAI, ma se ipotizzi qualcosa che possa migliorare la tua vita, o piuttosto qualcosa che vorresti fare o realizzare, non pensare che duri in eterno. Conoscere se stessi significa sapere di essere introversi o estroversi. Pensare significa voler pensare. Volere significa saper scegliere. Scegliere significa essere liberi. Perché non hai scelto tu di nascere, nessuno ti costringe a vivere.
Sapere significa essere se stessi.
Essere se stessi, dunque, significa essere liberi. Fai le tue scelte, che siano giuste o sbagliate, basta che sia tu a scegliere.
Se poi scegli di voler vivere credendo in Dio, fai pure!
Dopotutto, non é Dio che ha creato noi, siamo noi che abbiamo creato Dio! Questo significa credere! Credere significa non voler soffrire! Credere significa farsi delle illusioni!
Ah, io non sto attaccando la religione, perché questa deve avere la capacità di educare... Quando questa perde questa capacità, allora non chiamiamola più religione, perché sarà semplicemente una morale ignorante. E andrà a danno dei bambini...
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