XXXIII
Capitolo Trentatreesimo
Harry rise, strofinando piano il suo naso contro il mio, e lasciando una piccola scia di baci sul mento, risalendo lungo la mascella, fino ad arrivare all'orecchio, per poi ridiscendere, e risalire, e ridiscendere ancora una volta, con ritmo lento e cadenzato. Come musica.
Musica per i corpi.
Mi teneva stretta a sé, come se temesse che potessi fuggire, e ammetto che sarebbe stata una cosa molto da me, ma, onestamente, non ne avevo alcuna intenzione. Era così tiepido sul suo petto. Così sicuro.
-Cosa intendi dire?-mormoró, senza smettere di baciarmi. Avevo brividi su tutto il corpo, tante piccole scariche elettriche da migliaia di volt che mi scorrevano nelle vene. Cosa stava succedendo? La mia torre di controllo era deserta e la mia volontà in avaria: tutto ciò che uscì dalle mie labbra fu un vago mormorio indistinto e indecifrabile.
Era incredibile con quanta prontezza e con quale intensità il mio corpo rispondesse al tocco di Harry: era come se fossero stati progettati appositamente per entrare in contatto, collisione. Bastava che mi sfiorasse appena, un solo istante, con la punta delle dita sulle labbra. Ecco. Così. Esattamente come stava facendo in quell'esatto istante.
Dannato colpo basso, Harry.
Non so come, dopo aver tenuto aperta la bocca per un po' come una perfetta imbecille, riuscii a borbottare qualcosa di simile a: -N...non è importante.
La voce mi uscì fuori come un colpo di tosse. Ero letteralmente senza fiato.
-Lo volevo da così tanto.-sussurrò contro la mia pelle, appena sotto l'orecchio.
Brividi.
"Anche io."
Davvero, Christa? Ma davvero? Da quando in qua hai questo genere di pensieri senza parlarne con te stessa?! Un rapporto sano con la propria psiche deve essere fondato su fiducia e condivisione.
C'erano tante cose che avrei voluto chiedergli, tante cose che avrei voluto dirgli. Non ne potevo più di misteri, di domande irrisolvibili, di frasi criptiche, di errori, di dubbi. Di non-detti. Ma non sapevo decisamente da dove cominciare.
Dove vai quando sparisci? Con chi sei? Cosa erano quei dannati sonniferi? Perché sei così pallido? Da quanto tempo hai diciassette anni? Dimmelo un po', brilli? Sarai mica un vampiro come Edward Cullen? No perché altrimenti auguri e figli maschi, non sono cretina come quella là io.
Lentamente la mia coscienza cominciò a risvegliarsi dal torpore che l'aveva avvolta.
E poi, detto tra noi, tutta la faccenda del bacio, c'era da ammetterlo, non era stata una grande mossa. Era stato meraviglioso e tutto, certo, ma avrebbe solo incasinato di più le cose con Louis, per quanto, per quel che vale, Louis avesse già fatto un gran bel lavoro ad incasinare le cose da solo.
Mi sentii sprofondare.
Louis.
Chiusi gli occhi, davanti alla mia incapacità di prendere una decisione giusta, davanti alla mia ormai certa infelicità, davanti all'ennesimo, disperato, terribile errore. Quante volte puoi mentire e passarla liscia? Quanti cuori puoi infrangere?
Fronte contro fronte.
-Guardami.- ancora quella voce. Ancora quella preghiera.
Aprii gli occhi, a malavoglia. Non volevo vedere di nuovo quell'espressione affranta. Disperata.
Non volevo fosse colpa mia.
-Io non mi pento di tutto questo.-aggiunse, in un sussurro.-Io non mi pento di te.
Perché doveva essere così dannatamente dolce e straziante?
La sensazione di oppressione si allargava nel mio petto a dismisura, come un gommone gonfiato a pompa da un bambino viziato e capriccioso. Arrivai a pensare che, ad un certo punto, sarebbe diventato così doloroso che sarei implosa.
-Anche se ti pentirai di averlo fatto, io non lo farò mai. Anche se...
Ormai abbandonata agli istinti, lasciai che le mie braccia lo avvolgessero- era più sottile di quanto ricordassi- e lo strinsi forte fra le mie braccia, fino ad imprimermi ogni angolo e ogni spigolo di lui, nel mio stesso corpo.
-Sei così bella.
Lo aveva detto un po' troppe volte, forse, ma...era una cosa tenera, giusto? Mi sembrava una cosa decisamente tenera. Potevo abituarmici, in fondo, no? Ai bacini, alle coccole, alle dolci dichiarazioni d'amore...
Frena, frena. Aspetta un attimo.
Non esageriamo.
-Smettila, Harry.- mi scostai leggermente, senza arretrare troppo. Cercai di modulare il mio tono, per non suonare troppo acida e stronza. Niente di personale, grosso modo. Troppe smancerie non fanno per me, odio quella robaccia, ...ma, allo stesso tempo, non volevo nemmeno interrompere quel contatto, che sentivo quasi necessario, nè staccare le mie mani dal suo petto, non ancora.
Nossignore.
Non se ne parla.
Mio Dio, Harry, mia Shiva, mio Allah, mio Buddha, mie divinità naturali creatrici del cosmo, mio divo patinato protettore degli arricciaciglia, cosa diavolo mi stai combinando?
Lui mi guardò, trattenendo a stento un sorrisetto compiaciuto, con gli occhi che brillavano di una luce intensa e radiosa. Non riuscivo quasi a guardarli. Perché dovevo essere io a spegnerli?
-Non dimenticarti che è con me che stai parlando!
Alzò gli occhi al cielo:-Ed io che pensavo che potessi essere addirittura diventata dolce.
Gli riservai una smorfia disgustata, con tanto di simulazione di conati di vomito. Ma stringevo ancora il suo corpo con le mie piccole braccia.
-Dì quello che devi dirmi, per favore.-fece lui, all'improvviso serio.
Era da tanto che non mi sentivo così. Ma da quando, esattamente, avevo smesso di considerare Harry il nemico e avevo preso a sbaciucchiarlo come una qualunque ragazzina da romanzetto rosa? Dovevo essermi necessariamente persa qualche passaggio...non saprei, un sortilegio? Una maledizione scattata nel giorno del mio sedicesimo compleanno, magari. Oppure un rito voodoo organizzato da Jad per rendere la mia vita ancora più patetica e priva di qualsiasi gioia.
Christa, focus.
In una manciata di istanti, da vera analista CIA, valutai quante probabilità avevo che Harry si bevesse una delle mie solite bugie condite di insulti e cattiverie, ed una voce metallica dentro di me rispose: Nessuna. Mi chiesi allora quano verosimile fosse ammettere con me stessa ciò che davvero provavo, e quella stessa, odiosa, voce non mancò di ricordami: Assolutamente inverosimile. Ma, soprattutto, avevo, per lo meno, la benché minima speranza che la cosa finisse bene?
-Io amo Louis, lo sai questo, Harry?-mormorai, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Non si irrigidì, ma riuscii a sentire il suo cuore sprofondare.
-Sì. Lo so. E, credimi, è meglio così Christa.- mi tirò su il mento con l'indice. Lo sguardo serio e duro.-Fidati.
Mi stampò un bacio sulla fronte, e andò via,senza un'altra parola, lasciandomi lì, in piedi, di fronte alla finestra.
***
Idiota.
Christa, sei un'idiota. Idiota, dico! Macché, idiota è un eufemismo, una gentilezza, è un dannato c o m p l i m e n t o, per te. No, no. Per te ci vuole qualcosa di impietoso e brutale, Trista.
Sei un orrendo disastro ambulante.
Perché quando si tratta di combinare disastri, nessuno mi batte, questo è sicuro. C'è chi è bravo in matematica, chi a tirare di scherma. Io sono brava a individuare la decisione peggiore in assoluto fra migliaia, prenderla e perseguirla fino a che non rovino la mia vita e/o quella di almeno una persona che amo.
La verità era che avevo baciato Harry. Io. Senza scuse. Avevo baciato Harry e lo avevo illuso che fra di noi ci fosse qualcosa. Gli avevo lasciato sperare...
Mi appoggiai sconfitta alo stipite della finestra. Le lacrime sgorgarono senza che io riuscissi a frenarle.
Come avevo potuto? Gli avevo praticamente proposto una relazione clandestina.
A lui! Al migliore amico di Louis! Il mio forse non più ragazzo!
La situazione mi era decisamente sfuggita di mano, e la cosa peggiore era non avere nessuno con cui parlarne, nessuno che mi dicesse che a prescindere da ciò che avrei deciso, sarebbe andato tutto bene e non sarei stata sola.
Ma la realtà è ben diversa. Se ti convinci di non aver bisogno di nessuno, di potertela cavare da solo, senza sostegno, senza amici, senza famiglia, senza nessuno che ti sproni quanto meno a provare a diventare migliore, imbocchi un sentiero irto e solitario, parecchio accidentato e, solitamente, ti accorgi di aver commesso un grosso sbaglio solo quando ti giri e dietro di te non c'è più niente se non il vuoto che tanto bramavi e che adesso ti fa venire voglia di morire.
Il telefono vibra nella tasca.
Un nuovo messaggio in arrivo, e non so se mi spaventi di più il mittente o il suo contenuto.
Mr. T:
"Dobbiamo parlare."
***
#NdA
THERE YOU GO <3
Sono pienamente cosciente del fatto che questa ff sia in standby da oltre un anno ma qualcosa (non saprei dirvi esattamente cosa) mi spinge sempre a darle un'altra piccola chance.
Il capitolo era in bozza parziale da mesi, così oggi ho deciso di completarlo, almeno per fare contenta la mia fan numero uno (<3) che a proposito ringrazio per il messaggio che mi ha lasciato, sei un sorriso.
Spero che il capitolo vi piaccia e che io non mi sia troppo arrugginita. La #Carry imperversa ma Mr T non si arrende. Previsioni?
Sogni?
Domande?
Insulti creativi da far usare a Christa prossimamente?
Mi siete mancate troppo, tutte voi, tutte quante. Se vi sono mancata anche io votate e commentate, spargete #Ablt nel globo e ci sarà anche un XXXIV!!
Love you all,
Tod xx
ps. la foto di "Christa" aka Nina è nuovissima, amatela <3
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