XXXII
Capitolo Trentaduesimo
Non mi voltai immediatamente. I secondi passavano e miei occhi indugiavano ancora sui due ragazzi che si tenevano per mano, mentre si allontanavano, sempre di più, nella neve alta fino alle ginocchia. Provai l'impulso di bussare alla finestra fino a romperla, a suon di pugni: "Ehi, gente, aspettatemi, vengo con voi! Non lasciatemi sola in questa situazione di merda!"
Poi chiusi gli occhi, trattenendo il fiato. Cerca di restare lucida, Christa, oppure la situazione qui si mette male.
"Cosa guardi, principessa?"
Non ero ancora pronta a niente di quello che stava succedendo. Non ero pronta a quelle parole, a quella persona. Non ero pronta e basta. Ero troppo incredula perfino per voltarmi, o per muovere qualsiasi muscolo. Ero come congelata.
Se c'è qualcosa che ho imparato in questi sedici, incasinati, anni di vita, è che quando le cose decidono di andarti male, ti vanno male tutte assieme, in una disastrosa catena di sfortunati eventi che ti fa venire voglia di uccidere qualcuno o di buttarti sotto un treno. (O, eventualmente, una combinazione funesta delle due)
Così, dopo aver ricevuto un inquietante regalo che suonava sempre di più come una minaccia, essermi resa conto che il mio ragazzo apparentemente perfetto era in realtà violento e aggressivo, aver litigato con la mia migliore amica e per di più fraternizzato con quello che fino a poco tempo prima consideravo il nemico, mi toccava questo. Che sfiga atroce.
Tum-tum-tum-tum. Come se non bastasse, il cuore mi batteva forte come se mi stessero sfondando la cassa toracica a martellate e stessero ricamando a punto croce con le mie corde vocali. Riuscii non so come a sollevare una mano e a portarla alla collana. Istintivamente le dita si chiusero attorno al ciondolo.
"Even death won't part us now"
Feci scattare il meccanismo e accarezzai il profilo delle lettere. Qualsiasi cosa quella frase significasse, pensare a quelle parole un po' macabre mi rassicurò e mi diede abbastanza coraggio da ruotare leggermente la testa e fronteggiare quella che, segretamente, era diventata la mia paura più grande.
Forza Christa. Io credo in te.
-Cosa c'è, non sei contenta di vedermi?
"No." Avrei voluto rispondere. "No, Harry, non sono contenta di vederti. Perché mi hai baciata? Perché hai dovuto mettermi in questa situazione del cazzo? Va' al diavolo, Harry."
Eppure, per quanto assurdo fosse, avrei voluto rispondere anche "Sì". "Sì, Harry, dove cazzo sei stato tutto questo tempo? Mentre soffrivo, dov'eri? Abbracciami, Harry."
Pianificai di uccidere la parte di me che avrebbe voluto dirgli qualcosa del genere. Doveva morire di una morte lenta e dolorosa. "London bridge is falling down" in loop perenne fino ad esaurimento nervoso.
-Una Pasqua.- mormorai, serrando la bocca. Ero davvero stupita, e questo mi rendeva molto difficile suonare tagliente tanto quanto avrei voluto esserlo. Litigare con Becky mi aveva dato la carica giusta per una bella scazzottata alla vecchia maniera, ma guardare quel piccolo quadretto perfetto aveva fatto evaporare tutta la mia rabbia, lasciandomi triste, sola e indifesa.
Christa indifesa? No, ma dico io, scherziamo?! Non s'è mai visto! L'amore ti ha rammollita signorina. Ti fai persino chiamare "principessa"...
-Suvvia, non fare la scontrosa. Lo sai che con me non regge.-il suo tono era molto dolce, forse troppo, e mi destabilizzò ancora di più. La sua capacità straordinaria di sparire e ricomparire a suo piacimento e comportarsi come se niente lo avesse mai ferito restava per me ancora un mistero.
Guardai per un secondo in quegli occhi così luminosi che mi guardavano a loro volta, pieni di speranza e aspettative e qualcos'altro che non riuscivo in alcun modo a decifrare. Sembrava tormentato e combattuto, come se mi avesse cercata per giorni e non riuscisse a credere di avermi davvero lì davanti a lui. Come se avesse paura di toccarmi.
La verità è che ero davvero spaventata da quello che avrebbe potuto dire. O fare.
Oh Madre Teresa.
Non dissi niente. Il groppo che mi si era formato in gola era grande come un sottomarino russo e mi rendeva praticamente impossibile articolare qualsiasi genere di parola. Mi limitai a distogliere lo sguardo e a riportarlo sul paesaggio innevato. I due ragazzi erano spariti. Era solo tutto vuoto e desolato.
-Mi sei mancata, Christa.
Bello, e stanco, e triste.*
Le sue mani sulla mia vita.
Il suo mento posato sulla mia testa.
I nostri corpi abbandonati in un abbraccio stretto e rassicurante.
Pace.
-Harry...-riuscii a sussurrare solo quello. Ero completamente esterrefatta. Che cosa stava succedendo? Che cosa stavo permettendo succedesse? Perché non mi muovevo? Perché non dicevo qualcosa di cattivo?
Christa è il momento di tirarne fuori una delle tue! Dai, attack!
-Shh. Per favore. Fammi restare così solo un momento.-mormorò con voce rotta. Era ridotta ad un filo. Una preghiera.
Per un lungo istante rimasi senza fiato.
Quando lo sentii sussultare mi si spezzò quasi il cuore.
Sempre che un cuore vecchio e rinsecchito come il mio potesse davvero spezzarsi.
Qualsiasi desiderio di fuggire seduta stante o liquidarlo con una battuta cattiva, svanì nel nulla. Non mi ero mai fatta troppi problemi, quando si trattava dei sentimenti delle persone (Andiaamo, chi se ne frega delle persone?), ma sentivo che questa volta, con Harry, era diverso.
C'era urgenza nelle sue parole. Urgenza e qualcosa di molto simile alla paura.
Mi strinse fortissimo tra le sue braccia prima di lasciarmi andare.
Avete presente la sensazione di combaciare?
Anche se non lo avrei mai ammesso con nessuno, men che meno con lui, i suoi abbracci per me erano terapeutici. Riuscivano a calmarmi i nervi, a fare chiarezza, a farmi sentire nel posto giusto al momento giusto.
Indugiai ancora un po' tra le sue braccia, desiderosa di prolungare il contatto per amplificare quella sensazione di benessere che mi si stava diffondendo in ogni angolo del corpo e del cervello. Quando ci separammo, però, mi accorsi che probabilmente, al contrario, io non dovevo avere un effetto positivo su di lui (e non c'era da biasimarlo, su che razza di povero essere potevo io avere una buona influenza?!)perché i suoi occhi erano pieni di lacrime. Cosa? Come? Ma, soprattutto...Perché?
Non avevo mai visto Harry piangere. Non sapevo nemmeno che ne fosse capace. Avevo visto un Harry preoccupato, uno premuroso, uno incazzato e uno sfacciato, ma mai un Harry triste. Dava come l'impressione di avere quel sorrisetto da schiaffi perennemente stampato in volto, perciò per me era davvero strano vederlo così. Sembrava quasi debole.
-Cosa...cosa succede?-riuscii a dire. Avevo la gola secca. Tutto quello che stava succedendo era ai limiti della fantascienza. Non mi sarei stupita troppo se da un momento all'altro mi avesse lanciato uno di quei suoi odiosissimi sorrisi dicendo: "I'm an actor, they're all actors, those are hidden cameras, and you are on Mtv's Disaster Date!" ma non lo fece. Sembrava maledettamente serio.
-Nulla.-tirò su col naso, curvando debolmente l'angolo sinistro della bocca. Ma i suoi occhi verdi erano arrossati ed acquosi, e luccicavano per via delle lacrime, che minacciavano di piovere sul suo viso da un momento all'altro. Si morse il labbro, come per darsi forza.
Altro che attore. Questo soggetto qui non sa nemmeno mentire come si deve, accidenti. Ma devo proprio insegnargli tutto io? Dannato Styles.
-Allora perché stai piangendo?-con tutta la delicatezza di cui disponevo,gli accarezzai piano la guancia, e con l'indice asciugai una delle lacrime che erano riuscite a rotolare giù per le sue guance.
Nonostante la domanda fosse così diretta, il mio tono non era affatto accusatorio, anzi. Sembravo davvero preoccupata per lui, e per una volta nella mia vita lo sembravo perché effettivamente lo ero.
Se pensavo ad Harry, tutto ciò che ruotava attorno a lui era avvolto da un alone di mistero. Chi era? Da dove veniva? Dove andava quando spariva?
E, ancora, cosa che mi colpiva molto più da vicino: era davvero lui ad avermi regalato la collana? Cosa significava il messaggio al suo interno? Ma, di nuovo, soprattutto...perché?
Se non la smetti di torturarti con tutte queste domande, Christa cara, finirai per friggerti il cervello.
Cercò di sorridere, ma fu costretto a distogliere lo sguardo per ricomporsi. Non avrei mai e poi mai pensato che sarebbe crollato così davanti ai miei occhi. Mi prese la mano e la strinse forte, fra le sue. Non disse altro, per un bel po' di tempo.
-La vita è strana, lo sai, Christa?
Se c'è una cosa che detesto, sono le domande. Non so mai cosa dire, io, alle persone che fanno domande. E poi sono inutili. Le risposte, ah!, quelle sì che servono a qualcosa.
Il cuore cominciò a battermi pericolosamente forte. Avevo paura di scoprire dove volesse andare a parare. La giornata non era stata delle migliori, e rischiava di peggiorare in maniera drastica.
-Succedono cose che nemmeno ti immagini, là fuori.-mormorò, sempre senza guardarmi.-Uno pensa di poter fare a meno di una cosa, e invece no, non ci riesce. Uno pensa di poter mangiare il mondo, e il mondo si mangia lui. Uno pensa di poter avere tutto ciò che desidera e si ritrova con un pugno di mosche in mano. La vita fa schifo.
-Io mi preoccupo di più di cosa succede qua dentro.-ribattei, posandogli l'indice sulla fronte.
Ma cosa combini?! Questo è il tuo modo malato di confortarlo? Lui si sfoga con te e tu gli dai del matto? Chapeau Christa, clap clap.
-L'ultima volta che ho controllato, avevamo deciso di provare ad essere amici.- disse, ridendo, e quando si voltò, il suo viso era di nuovo una maschera di apparente tranquillità. Ogni cosa al suo posto, quasi non si vedeva che aveva pianto.
-Ci possiamo provare, ma non prometto nulla.-risposi, arricciando il naso. Ora non c'era più alcun contatto tra i nostri corpi. La magia si era interrotta, ma provavo un desiderio irrefrenabile di abbracciarlo di nuovo. Di riaccendere la scintilla.
E un bacio?
Come sarebbe stato, un bacio?
Al solo pensiero, il ricordo di quella notte mi esplose nel cervello, comprimendo qualsiasi altro pensiero. Riuscivo a pensare solo alla curva delle sue labbra piene che combaciava con quella delle mie.
Alle sue mani di nuovo sulla mia vita.
Desiderio.
Bisogno.
Successe tutto molto più in fretta di quanto potessi aspettarmi.
E, per quanto mi senta in colpa, non penso ci sia modo di negare che io lo volessi.
Andiamo, non diciamoci cazzate, lo volevo eccome.
Più della cellulite di Shandi Tyler, più dell'evirazione di mio fratello, più della dolorissima morte della parrucchiera di Roxanne.
Mi alzai sulle punte, circondandogli il collo con le braccia, e gli stampai un bacio morbido sulle labbra.
Harry rimase esterrefatto. Il suo corpo era rigido, e il suo cuore correva stranamente veloce. Potevo giurare che non si aspettava niente del genere da parte mia. Nemmeno io mi aspettavo niente del genere da parte mia.
Christa, sei nei guai.
Guai, guai, guai.
Cosa combini?!
Mi feci forza e separai le nostre labbra prima di perdermi in quel contatto così dolce e familiare.
Posai la testa sulla sua fronte.
La mia relazione con Louis non era mai stata un segreto. Ma qui le cose erano diverse. E se...
-Che peccato, Harry. Che peccato che non sai mentire.
***
#NdA
Tadaaaa! A sorpresa, Elena ritorna con la sua ff più amata (sisi, credici) dopo nove mesi di pausa (in cui ne sono successe di tutti i colori!) .
Spero vorrete davvero perdonarmi, ma è stato un periodo molto buio della mia vita, e mi ci è voluta molta forza per venirne fuori: ora sono tornata, più forte che mai, pronta a concludere questa storia.
Non potevo lasciarvi col fiato sospeso!
Ma torniamo a noi.
Capitolo più lungo del solito, per farmi perdonare!
Cosa ne pensate della #Carry?
Cosa pensate che accadrà?
VOGLIO TEORIE.
Sono perfida, ma vi amo tutti.
Please, vote and comment
Grazie per tutto, a prestissimissimo.
Vostra, Tod xx
*bello, e stanco, e triste. =
Beautiful and sleepy and sad.
(La ff "still sleeping next to me" è consigliatissima)
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