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Capitolo Trentesimo

-Ecco fatto.-disse Kimberly, porgendomi la collana, di nuovo intatta. L’anello danneggiato era stato rimosso, e i due a cui era collegato erano stati incatenati l’uno all’altro con una precisione tale che, se non l’avessi visto coi miei occhi, non avrei mai avuto il benché minimo sospetto che si fosse mai rotta.

-Wow, ehm. Grazie.- buttai lì, evitando il suo sguardo e facendo scivolare svelta il pendente nella tasta posteriore dei jeans.

Lei era ancora seduta a gambe incrociate sul letto, ogni angolo del suo corpo in posizione perfetta, la cassetta degli attrezzi ancora in grembo, quasi fosse il suo tesoro più grande. Mi scrutava inquisitoria, con quei suoi enormi occhi azzurri che mi mettevano a disagio più di ogni altra cosa.

Non mi riusciva proprio di non giudicarla male, era più forte di me: si era messa d’accordo con mio fratello per fare uno scherzo a Niall, e ci era tranquillamente andata a letto come se niente fosse. Come se non fosse disgustoso. Come se non si dovesse vergognare.

Christa, da quando in qua sei così moralista?

Ripensando alle parole di Niall della mattina prima, mi venne la nausea.

-So cosa pensi di me.-mormorò lei, dopo un lungo silenzio. I suoi occhi cercarono ancora una volta i miei, e mi sforzai di sostenere il suo sguardo.

Ora cosa arrivava? La parte in cui lei mi spiegava le sue ragioni e i suoi oscuri segreti più reconditi e io la scongiuravo di perdonarmi per averla giudicata male? Ma magari no, eh.

-Senti, stellina- la anticipai, decisa a mettere in chiaro la mia posizione.- è stato davvero molto gentile da parte tua, eccetera eccetera, ma questo non fa di me la tua “Amichetta-Super-Speciale” né nulla del genere, okay? La mia opinione su di te non è un segreto, e non è cambiata.

Mi inumidii le labbra e continuai, prima che potesse intervenire; la dose di cattiveria nella mia voce era triplicata:-Spero perlomeno tu ti renda conto di quanto sia cattiva la cosa che stai facendo. Nemmeno lui si sta comportando bene ma, cazzo, non se lo merita. Sai che quando verrà fuori che tutta questa storia non è che una farsa, perché succederà, stanne certa, lui non avrà più niente? Ci hai pensato? La sua vita sarà rovinata. Gli spezzerai il cuore.

Da quanto ero così ipocrita? Da quanto mi divertivo a far stare male gli altri quando sbagliavo io?

-Hai pensato che il ragazzo con cui dormi ogni sera ha un’altra ragazza, che non sospetta minimamente della tua esistenza, e che lui ama molto? Lo sai? Niall si è palesemente affezionato a te, ma tu? Tu lo tratti come un burattino, cazzo. Giocare coi sentimenti delle persone è sempre scorretto, e la cosa ti si ritorcerà contro, prima o poi.- conclusi, sprezzante.-Non è una minaccia, è un avviso.

Alla fine non capivo più di chi e, soprattutto, a chi stessi parlando. Si trattava davvero solo di Niall? Dicevo a lei? Oppure a me?

Si è palesemente affezionato a te, ma tu? Tu lo tratti come un burattino, cazzo. Giocare coi sentimenti delle persone è sempre scorretto, e la cosa ti si ritorcerà contro, prima o poi.”

Il fantasma del bacio di Harry aleggiava ancora sulle mie labbra. Uno spettro silenzioso, ma impossibile da scacciare.

Sei così bella, Christa.”

La sensazione che avevo provato quando lo aveva detto, era troppo difficile da spiegare a parole.

Era la prima volta che qualcuno parlava della mia bellezza come di qualcosa per cui valesse davvero la pena stupirsi.

La sua voce era dolce, musicale, il suo tono privo di malizia, delicato e puro come quello dei bambini. Nel suo sguardo c’era quella fiducia cieca e incondizionata di chi avrebbe messo cuore, anima e vita, nelle mie mani.

Dimentica quello che è successo stanotte, Harry.”

Il lieve fremito delle sue labbra, la sofferenza nei suoi occhi.

“Giocare coi sentimenti delle persone è sempre scorretto, e la cosa ti si ritorcerà contro, prima o poi.”

Stavo davvero per sentirmi male. Che cosa avevo combinato?

Avevo le mani strette a pugno lungo i fianchi, le unghie piantate come tanti piccoli spilli nei miei palmi, sentivo in bocca sapore di bile, e gli occhi mi pizzicavano terribilmente.

Christa, non osare piangere davanti a questa stronza patentata. Mi hai sentita? Forza e coraggio.

Anche Kimberly sembrava sul punto di piangere. Distolse lo sguardo, emettendo un suono a metà tra un sospiro e un rantolo. La sua postura era cambiata, si era accartocciata su sé stessa, come un bruco nel suo bozzolo, e non sembrava più tanto bella.

-La fai tanto semplice, tu.-disse. Stava sorridendo, ma la voce le si era rotta a metà della frase.-Magari fosse così semplice.

-Hai intenzione di spiegarmi, o cosa?

Riecco il mio caratteraccio. Certo che per una che stava per piangere, in preda al senso di colpa, ero proprio perfida.

È facile prendersela coi più deboli, eh, Christa?

-Sai cosa?-fece lei, sorprendentemente.-Non vedo perché dovrei dirtelo. Hai ragione, su una cosa siamo d’accordo: non sono la tua “Amichetta-Super-Speciale”, né voglio esserlo, perciò probabilmente terrò i miei affari per me, considerato che tu mi odi e che non aspetti altro che un motivo in più per darmi addosso.

La nota di risentimento era molto chiara nella sua voce.

La curiosità faceva a botte col mio orgoglio: mi sentivo intrappolata tra il desiderio di restare ad ascoltarla, sperando di capirci finalmente qualcosa, e la necessità di andar via sbattendomi la porta alle spalle.

Dopo una breve lotta, la prima prevalse sulla seconda.

Cercai di rilassare la mia postura, sfregando tra loro i palmi delle mie mani, sudaticci e doloranti.

Il mio tono si ingentilì, pur restando piuttosto freddo e distaccato:-Cerco solo di dirti che non devi farlo per forza.- provai a metterla su un piano diverso.-Cosa c’è? Ami Niall? Lo ami davvero? O Zayn ti minaccia? Non sarebbe esattamente una sorpresa, sai…

A questa domanda aveva giù risposto mesi prima, accusandomi di non sapere nulla di lei e di mio fratello. Che avessero qualche genere di tresca?

Oh, signore, questo sì che sarebbe un colpo di scena.

-Christa, tu, davvero.-alzò gli occhi per guardarmi dritta in faccia. Sembrava terrorizzata.-Christa, tu, oh, tu non sai cosa Zayn ha fatto per me. Tu non hai…tu non…non hai…-si vedeva che si stava sforzando con tutta sé stessa per non scoppiare a piangere.-Probabilmente se non fosse…se non fosse stato per lui, io… a-adesso, io…

Le lacrime cominciarono a scorrerle giù per le guance una dietro l’altra, mentre lei tentava di asciugarle, e di ricacciarle su, tutto in una volta.

La guardai, pensando che è così, che appare qualcuno quando è fragile. Hai questo aspetto, quando cadi a pezzi.

Penoso e tragico, e disperato.

Gli occhi di Kimberly erano ancora fissi nei miei, e non erano per nulla accusatori. Chiedevano perdono, comprensione. Urlavano “aiuto”.

-Merda, Kimberly…-furono le uniche parole che riuscii a far uscire dalla mia bocca.-Cosa diavolo ti è successo?

Qualcosa mi diceva che nessuno sapesse di questa cosa, all’infuori di lei e Zayn. Da quello che avevo potuto osservare, Kim non aveva molti amici, a scuola. Come per dire che non ne aveva nessuno.

Se mi fosse successo qualcosa di orribile, (“come in effetti ti è successo, idiota” commentò una vocina nella mia testa) non avrei voluto qualcuno a cui dirlo? Anche solo per togliermi quel peso dalle spalle.

-Io…-le lacrime erano diventate incontrollabili, il suo corpo era scosso da forti singhiozzi, sembrava in preda ad un attacco di panico.-Lui…lui voleva…mi diceva d-di…fare silenzio, e…mi faceva male, e…d-dio, come sono stata… stupida. Nessuno…nessuno mi sentiva...ho urlato. E poi, Zayn, grazie a Dio, Zayn

Mi chinai verso di lei, e le presi gli avambracci con le mani, costringendola a tranquillizzarsi. Stava sul serio dando di matto, non avevo capito una singola parola.

-Kimberly. Potresti per cortesia non parlare in codice? Sono sveglia, ma non leggo nel pensiero.-ero stata più dura di quanto avrei voluto, ma non era proprio da me, consolare qualcuno. Se quel qualcuno poi era qualcuno che tendenzialmente detestavo, be’…

Aveva l’espressione di un passerotto spaventato. Gli occhi blu umidi, il labbruccio tremolante.

-Fa’ un respiro profondo.-continuai.-Da brava.

È così che si dice, no?

Sì, è esattamente così che si dice, …quando una è sul punto di partorire.

Idiota.

Per un po’ ci fu silenzio, nemmeno un rumore, se non quello dei nostri respiri, e rimanemmo l’una di fronte all’altra senza nemmeno muoverci. Lentamente aveva ripreso colore, e sembrava star meglio, ma le sue labbra erano cucite a filo doppio: probabilmente era una perdita di tempo. Quando ormai ero sicura che non avrebbe detto più nulla, parlò.

-Era uno dei miei primi giorni qui.-disse chiaramente, con la voce che tremava appena.-Non conoscevo nessuno. E c’era questo, questo ragazzo, Miles.-le mie orecchie si drizzarono, a sentir nominare l’amico di Louis.- Era molto gentile.-lo disse con disprezzo, come se non ci credesse davvero.-Mi chiese se volessi andare a fare una passeggiata con lui, dopo cena. Dissi di sì.

Fece una pausa. Sembrava di nuovo sul punto di piangere.

-Ero contenta. Mi sembrava simpatico. Credevo volesse essermi amico.-si strinse nelle spalle, e le scoccai un'occhiata scettica-Pensi che io sia un’idiota, vero?

Schivai la domanda. Ero una brava bugiarda, ma non mi andava di mentirle.

Andiamo, siamo onesti, un ragazzo ti invita a fare una passeggiata di notte e tu credi che voglia esserti amico?

Datti una svegliata, Kimberly.

-Quando ormai eravamo abbastanza lontani da qui, ha smesso di essere gentile. E mi ha sbattuta contro un albero.-le sue parole squarciarono il silenzio, dirette e concise.-Ho protestato, ma mi ha detto di fare silenzio, e mi ha baciata.-il disgusto nella sua voce era evidente.-Poi le sue mani sono andate più giù. Ho urlato.

La mia bocca si spalancò per la sorpresa, mentre le mie sopracciglia si alzavano in sincronia.

-Mi ha presa per i capelli, e mi ha sbattuta, più forte. Ho urlato ancora.-mentre raccontava, rabbrividì.-Mi ha sbottonato i pantaloni. Ho urlato più forte. Mi ha dato un pugno.- indicò un piccolo segnetto bianco sullo zigomo. Una impercettibile imperfezione nel suo volto perfetto.

-E poi?-non potei fare a meno di chiedere.

Mi fece un sorriso. Il primo vero sorriso da quando avevamo cominciato a parlare.

-Poi è arrivato Zayn.

//N.d.A.

Okay è tardissimo, okay il capitolo non è venuto come volevo io, e okay, non succede praticamente nulla, ma ehi, ho aggiornato dopo appena una settimana, quindi dovete esserne orgogliosi.

(Il merito è soprattutto di Sara e di Bi, senza le quali probabilmente non mi ci sarei mai messa sul serio a lavorare, lol)

A Christa vengono i sensi di colpa! (Era pure ora eh) 

E finalmente scopriamo come mai Kimberly sia in debito con Zayn. Qualcuno se lo aspettava? Hands up.

A BOY LIKE THAT HA RAGGIUNTO LE 10K LETTURE, E QUASI I 500 VOTI, VOI VOLETE FARMI SCIOGLIERE IN UNA VALLE DI LACRIME.

COMMENTATE E VOTATE, FATEVI SENTIRE E, SOPRATTUTTO, FATEMI SENTIRE MENO INUTILE E NON CONSIDERATA lol

Ve se ama

p.s. in alto/a destra una foto della bellissima Kimberly. Accidenti, è perfetta, aiuto.

p.p.s. Alla prossima! 

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