XXIII

Capitolo ventitreesimo

Mi pentii di averlo invitato ad entrare nel momento esatto in cui si chiuse la porta alle spalle.

Accidenti.

Fui quasi sul punto di rimangiarmi tutto e di spingerlo nel corridoio a pedate, ma rinunciai, lanciando una fugace occhiata al suo viso angelico, sfigurato.

Liam. Liam aveva davvero picchiato Harry? Era davvero stato capace di…quello?

Cercai di non stamparmi in faccia un sorrisetto gongolante, e mi risultò più semplice del previsto.

La prima cosa che feci, poi, fu saltare dentro un paio di pantaloni della tuta, recuperati dal mucchio sul pavimento: erano quelli neri, i peggiori che avessi mai avuto. Fortuna.

Harry mi sembrò impacciato, probabilmente perché aveva bevuto, o perché aveva la faccia tumefatta o magari perché il mio armadio sembrava essere esploso sul pavimento. Chissà.

-Gesù, pensavo Lou fosse disordinato ma, accidenti, tu lo batti in pieno.

Decisamente il suo compagno di stanza. Decisamente.

Eppure…eppure non lo avevo mai visto in camera di Louis, e c’ero stata così tante volte che praticamente ci passavo più tempo che nella mia. Com’era possibile?

Guardai Harry un’altra volta, e decisi che ci avrei pensato dopo. Invece che aggredirlo di nuovo, cosa che mi sembrò piuttosto fuori luogo, corsi in bagno ed inumidii la punta di uno degli asciugamani ricamati a fenicotteri di Becky:-Un attimo soltanto.-lo avvertii.

Quando tornai da lui, era seduto sul mio letto, con la testa tra le mani.

Non so per quale motivo, la cosa mi mise a disagio:-Ehi, uhm, Harry. Tutto bene? 

Alzò la testa, stupito dal fatto che dopo avergli urlato contro una marea di parolacce, mi stessi davvero preoccupando per lui. Fui quasi sul punto di dirgli che si sbagliava, ma mi morsi nuovamente la lingua.

Controllare i miei scatti d’ira era terribilmente seccante.

I suoi denti si aprirono in un immenso sorriso abbagliante, che gli fece aprire di nuovo la ferita sul labbro. Si leccò il sangue con la punta della lingua, sotto il mio sguardo terrificato.

-Oh, merda.- borbottai, pigiandoci immediatamente su l’asciugamano, facendo venir fuori dalle sue labbra un piccolo gemito.

-Dovresti moderare il linguaggio, sai? Non ti si addice.-puntualizzò, d’un tratto. Il suo tono mi stupì: non era né particolarmente saccente, né cattivo. Sembrava…

-Sei così bella.-aggiunse, in un sussurro.

Schivai il complimento ( complimento?!) con maestria, arrossendo leggermente:-Ti prendo un po’ d’acqua.

Cosa? Come? Bella?

Louis me lo diceva spesso, che ero bella. Ma non ci credevo mai più di tanto.

Ogni volta che fronteggiavo lo specchio, sovrapponevo alla mia immagine riflessa, quella di mio fratello. Ci somigliavamo così tanto. Non potevo essere… bella.

Feci per voltarmi, ma Harry chiuse le sue dita attorno al mio polso, costringendomi a guardarlo negli occhi.

-Mi hai sentito?-sibilò, lievemente minaccioso.

Fa’ la finta tonta Christa, fa’ la dannatissima finta tonta.

-Dico quante parolacce mi pare.-ribattei, facendo una smorfia.-Cazzo.-aggiunsi.

Harry rise, abbassando il panno e portandoselo in grembo, senza allentare la presa sul mio polso.

Aveva delle mani grandi, e forti. Mi ritrovai a domandarmi quanto male avesse fatto a Liam, e il mio cuore si strinse per lui.

-Non intendevo quella parte.

I suoi occhi verdi brillavano intensi, puntati fermamente nei miei, speranzosi e penetranti. Così tanto che non riuscivo a sostenere il suo sguardo. Mi metteva in soggezione.

Cercai di liberarmi, mentre il cuore cominciava a pulsarmi in gola, minacciando di schizzarmi fuori dalla bocca, ma la sua stretta si fece più forte, mandando impulsi elettrici a tutto il mio corpo.

Potevo sentire i suoi occhi ancora fissi su di me, e non riuscivo a capire se la cosa mi desse sollievo o preoccupazione. Inquietante.

-Sei così bella, Christa.-ripetè, chiaramente.

Non mi sembrò inappropriato. Non mi infastidì. Non mi fece arrabbiare. E la cosa mi terrorizzò.

Mi stavo mettendo in guai seri, e la cosa peggiore è che era proprio una cosa…da me.

Il paragone con Louis fu immediato e inevitabile. Era sbagliato pensare certe cose, lo sapevo, ma diamine.

Quando Louis mi diceva che ero bella, usava un tono completamente diverso.

Era seducente, appassionato. Ogni volta che mi diceva che ero bella, sembrava dirmi che mi desiderava, fisicamente, con tutte le sue forze. 

Christa, cazzo,  ti rendi conto di quanto sei bella?

Come sei…bella, accidenti!”

Il tono di Harry invece era candido e sincero: era così gentile che mi faceva venir voglia di piangere.

Sembrava intenderlo nel senso più letterale del termine, senza secondi fini, senza doppi sensi.

Sembrava mi avesse detto che ero bella perché credeva sinceramente che la mia bellezza fosse qualcosa di cui stupirsi.

Qualcosa nella mia testa vuota fece clic.

Terra chiama Christa.

Mayday mayday, Houston abbiamo un problema!

Diavolo Christa, ti stai davvero facendo abbindolare da questo verme disgustoso?

Schiacciai via la mia vocina interiore, pensando che avesse già fatto fin troppi danni, e portai una mano al volto di Harry, cominciando a tracciare piano i contorni delle sue ferite.

Ero stata davvero egoista a pensare che lui portasse tutto il male nella mia vita. Lui non avrebbe potuto forse affermare il contrario? Io in fondo sembravo portare solo dolore e rabbia nella sua.

Mentre le mie dita sfioravano piano il suo zigomo gonfio, ed Harry chiudeva gli occhi, fremendo appena per quel contatto inaspettato, arrivai a pensare che forse, il diavolo ero io.

E, d’un tratto, mi salirono alle labbra parole che non dicevo mai. Che non mi appartenevano.

Che forse non avevo mai detto con così tanta franchezza.

-Mi dispiace Harry. Mi dispiace così tanto.-mormorai. E lo pensavo davvero.

Con tutto il mio cuore crepato e rinsecchito che sembrava in grado di provare solo rancore e risentimento per tutte le persone che non fossero Becky. O Louis.

O...

Il mio indice era fermo sul taglio che aveva sul labbro, quando all’improvviso Harry si alzò in piedi, prendendomi il volto tra le mani, e mi baciò.

Fu come prendere una scossa elettrica, di quelle potenti, come se fossi saltata nella vasca da bagno con l’asciugacapelli in mano.

Nel momento esatto in cui le sue labbra si posarono sulle mie, il mio cuore si fermò, i miei occhi si spalancarono terrorizzati ed il mio intero corpo decise che non avrebbe più collaborato: non sarei stata in grado di muovere un muscolo. Ero così sconvolta che ci sarei rimasta secca.

Il suo tocco era dolce, delicato, come le sue parole, eppure allo stesso tempo tradiva un bisogno quasi disperato. Mi resi conto immediatamente che non avrei potuto fare nulla per fermarlo perché ormai stava già succedendo, e mi ritrovai a ricambiare il bacio, schiudendo appena le labbra, e permettendogli di approfondirlo ancora di più, lentamente, come se fosse qualcosa di prezioso.

“Quando non puoi combatterli, unisciti a loro.”

Cazzo Christa dovresti cominciare a prendere i proverbi meno alla lettera.

Le sue mani non mi trattenevano più, non avevo nessuna scusa per quello che stavo facendo. Non avevo nemmeno idea dell’esatto perché, lo stessi facendo, ma era una di quelle cose che nessuno può spiegare. Una di quelle cose sbagliate che si fanno solo perché si sa che non si dovrebbero fare.

E poi le sue mani sulla mia schiena erano così calde e forti, e il suo abbraccio era così…confortante.

Le sue labbra sapevano di buono, e il suo profumo mi dava le vertigini. Mi aggrappai al suo collo con entrambe le mani, intrecciando le dita con i suoi ricci morbidi, mentre il bacio da casuale e inaspettato che era, si prolungava così tanto che ormai ero senza fiato.

Mi allontanai piano da lui, per respirare un po’, ma non appena persi il contatto con le sue labbra, l’incantesimo sembrò spezzarsi.

Per tutto quel tempo ero stata talmente presa dal momento, da quel bacio dolce e perfetto, che avevo dimenticato chi mi trovavo davanti.

La prima informazione che registrai, in quei cinque secondi di panico in cui le sue iridi verdi rimasero fisse nelle mie, con aria confusa, fu che avevo appena tradito Louis, il giorno del suo compleanno. Louis, il mio primo bacio, il mio primo amore, il mio ragazzo. La persona che sentivo più vicina di tutte. La persona che volevo accanto a me. La mia anima gemella.

La seconda informazione, se possibile ancora più sconvolgente, era che l’avevo tradito con l’ultima persona al mondo con cui avrei dovuto farlo. Harry Styles. Il suo migliore amico. Il viscido ed egocentrico stronzo dal quale cercavo di sfuggire dal primo giorno di scuola. L’unico al quale non avrei dovuto avvicinarmi mai e poi mai.

Feci un deciso passo indietro, liberandomi immediatamente dalla sua presa, con espressione inorridita, portandomi una mano alla bocca. I miei occhi dardeggiavano, e sentivo la rabbia montare dentro di me.

Cosa avevo fatto? Come era potuto succedere?

Provai odio e repulsione per lui, ma, soprattutto, per me.

Sei marcia, Christa, fottutamente marcia. Sei buona solo a combinare disastri.

Harry aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma poi la richiuse, guardandomi implorante. Potevo quasi sentirlo urlare, dentro la sua testa, “non farlo, torna qui, torna da me”, ma ero sorda a qualsiasi preghiera.

Finalmente avevo di nuovo capacità di intendere e di volere, e nonostante fossi colpevole tanto quanto lui, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata urlargli contro il mio disgusto ed accusarlo di tutto, per sentirmi più leggera. È una cosa cattiva, ma Christa fa così. Christa è cattiva. È marcia. È male.

Strinsi i pugni fino a far sbiancare le mie nocche, e cercai di mantenermi il più calma possibile.

-Esci. Fuori. Da. Qui.-la voce mi tremava, di rabbia e frustrazione. Ero sul punto di piangere.

Fece un passo verso di me, cercando di prendermi di nuovo la mano, ma mi ritrassi, disgustata. Sembrò ferito da questo mio gesto più che da qualsiasi altra cosa.

-Io…-gli tremavano le labbra, sembrava senza parole.

-Esci.-riuscii a tenere la voce ferma, questa volta, indicandogli la porta con veemenza, mentre dentro di me era il caos.

-Christa, io…

-Dimentica quello che è successo stanotte, Harry.-sibilai tra i denti, con disprezzo, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Sapevo che se i miei occhi avessero incrociato i suoi, sarei tornata debole, e un’ondata di senso di colpa mi avrebbe messa k.o.

Dopo quello che mi sembrò un secolo, finalmente si mosse verso la porta. Si fermò dritto sull’uscio, come per dire qualcosa, ma poi ci ripensò, e filò dritto per il corridoio, senza nemmeno chiudere la porta.

Per qualche secondo rimasi ancora in stato di shock. Gli avvenimenti dell’ultima ora erano stati a dir poco sconvolgenti. Se avessi saputo che organizzare una festa a Louis per il suo compleanno, avrebbe comportato tutto questo, avrei rinunciato molto tempo prima.

Se avessi saputo che Harry mi avrebbe vista nuda, e baciata…io…

Chiusi la porta, e mi ci gettai contro con forza, poggiandoci contro la schiena, e scivolando a sedere, mentre le lacrime cominciavano a scendermi copiose giù per le guance, e il mio torace veniva scosso dai singhiozzi.

Sentivo un peso opprimente sul petto, all’altezza del cuore, che mi rendeva impossibile respirare. Cosa avevo fatto? Cosa mi era passato per la testa?

La cosa che mi spaventò di più fu che, nonostante tutti i miei sforzi, non riuscivo a togliermi dalla testa  il sapore delle labbra di Harry, posate sulle mie.

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N.d.A

SCUSATEMI DAVVERO! So che ho impiegato SECOLI per scrivere questo capitolo ma, accidenti, era un capitolo troppo importante, e non potevo semplicemente limitarmi a scrivere due paginette e pubblicare.

Spero l'attesa sia valsa la pena, perchè io personalmente sono soddisfatta. E' venuto proprio come volevo io! 

Cosa ne pensate? Dopo il bacio #Carry, siete ancora convinti di #Chrouis? 

Fatevi sentire, commentate, e soprattutto VOTATE! Vi ci vogliono davvero due secondi, e per me significa tantissimo.

A presto! 

Tod

ps. sto cominciando a scrivere una nuova ff, molto diversa da ABLT...vi farò sapere a breve ;)

GRAZIE MILLE, SIETE LA MIA FORZA! 

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