VII

Capitolo Settimo

Mentre io e Scarlett ci dirigevamo verso l’aula di storia, le parole di Pam continuavano a rimbombarmi nella testa. “Elyse? Non c’è nessuna Elyse, in questa scuola”. Centinaia, migliaia di studenti, e nessuna Elyse. Possibile? Via, non era poi un nome così strano, anzi, era piuttosto comune. Nella mia vecchia scuola c’erano tre Elyse, e solo nel mio corso. E poi scusa, se qui a scuola non c’era alcuna Elyse, chi era la ragazza di Niall? Ma soprattutto, dov’era?

La lezione con la Moxey fu una tortura atroce. Mi fece scrivere alla lavagna “Non sarò mai più così impertinente” roba come mille volte, sotto gli occhi di tutti. Ero troppo distratta per obiettare, ma nel mio sguardo c’era già una minaccia: non finisce qui, brutta stronza. E non sarebbe affatto finita lì, quant’è vero che mi chiamo Jamila.

Inoltre, mi diede da svolgere anche quattro progetti extra da terminare da sola entro due settimane. Come secondo giorno era un bello schifo, a quanto pareva. A Shandi e Scarlett era toccata semplicemente una nota di demerito, coerenza a parte.

Alla fine dell’ora, nonostante i divieti della professoressa, Scarlett mi invitò nella sua stanza per aiutarmi un po’ con le ricerche. La ringraziai di cuore: ci conoscevamo da pochissimo, ma aveva fatto più lei per me in un giorno, che Jad in sedici anni.

È la stessa cosa che avrebbe fatto Becky, pensai. Becky non faceva altro che salvarmi il culo da quando mi aveva conosciuta, continuamente. All’inizio, quando eravamo più piccoli, e Zayn veniva ancora a scuola a Bradford, non avevo mai avuto problemi di alcun tipo. I bulli mi lasciavano in pace, le ragazze popolari cercavano di entrare nelle mie grazie, illudendosi di avere una chance con lui, e i miei voti a scuola erano decisamente alti. Mezza scuola avrebbe voluto essere me. Il problema era che io, non volevo essere me. Per questo avevo cominciato ad essere irrispettosa, maleducata e aggressiva. Forse così mi avrebbero lasciata in pace. Forse così Zayn mi avrebbe lasciata in pace. Invece avevo sortito l’effetto opposto: non facevano che riempirmi di attenzioni, tutti non facevano altro che parlare di me.

Il giorno che mio fratello aveva lasciato la scuola, avevo deciso di dare fuoco allo striscione che aveva dipinto durante quell’anno. Era una cosa meravigliosa: appeso all’entrata della scuola, sospeso in aria. Un disegno incredibile. Aveva ricevuto non so quanti crediti extra per quel lavoro. Okay, probabilmente non era l’idea del secolo,e molto probabilmente l’avrei pagata cara, ma era l’unica che avessi e poi non m’importava un cavolo di essere espulsa. Anzi.

L’avevo fatto la mattina presto, poco prima che gli inservienti entrassero in servizio: guardarlo bruciare mi aveva dato una soddisfazione quasi perversa. Il lavoro di mesi di mio fratello, distrutto in pochi secondi.

Ed è in questo momento, che entra in scena Becky.

In realtà all’inizio nemmeno l’avevo vista: stava rincantucciata in un angolino a leggere. Quando però mi ero voltata, appena dopo che l’ultimo angolino di striscione si fu disintegrato, incrociai i suoi occhi. In quell’esatto istante, Miss Jenkins varcò la soglia, e strillò di terrore. Beccata.

-Oh, signore buono, signorina Malik! Lei! Avrei dovuto aspettarmelo!-Espulsa.

E invece no. Quel piccolo scricciolo con i capelli scuri seduto nell’angolo si alzò in piedi.

-No, Miss. Lei non c’entra nulla, è appena arrivata.

Miss Jenkins si voltò verso di me, come per trovare conferma nelle parole di quella ragazza che nemmeno conoscevo.

Scossi le spalle:-Miss, davvero, non c’entro nulla. Non avrei mai potuto. Ho visto quanto impegno ci abbia messo Zayn lo scorso semestre…- che recita impeccabile. Se non gli avessi dato fuoco con le mie stesse mani, avrei creduto anche io che ero innocente.

Quando Miss Jenkins era entrata a scuola, mi ero rivolta verso la ragazza misteriosa.

-Grazie. Ma…perché lo hai fatto? Perché mi hai coperta?

Lei aveva sorriso:-Mi stai simpatica.- poi aveva teso la mano.-Io sono Becky.

-Christa.-e poi eravamo entrate anche noi.

Io la mia migliore, pardon, la mia unica amica l’ho conosciuta così.

 ...

Scarlett mi afferrò per un braccio, distogliendomi dai miei ricordi: la sua camera era due corridoi dopo la mia, attaccata al corridoio che conduceva nel dormitorio dei ragazzi del primo anno.

Bussò più volte, e solo dopo molti tentativi, una ragazza venne ad aprirci.

Rimasi a bocca aperta: non era bella, no. Era…mozzafiato. Una di quelle ragazze che può spingerti a buttarti giù da un ponte: lunghissimi capelli biondi le incorniciavano il volto perfetto, illuminato da due occhi blu e da un paio di labbra rosse a forma di cuore. Era decisamente più alta di me, e sembrava avere tutto al posto giusto. Stentavo a credere che avesse sedici anni e che non fosse una  fottuta modella.

Aveva smesso la divisa e indossava un maglione grigio oversize e dei calzettoni scuri: perfino così fuori posto sembrava uscita da un servizio fotografico.

Ero talmente distratta dalla sue bellezza, che non mi ero resa conto dell’imbarazzante silenzio che si era creato. Ma Scarlett sì.

-Kimberly, Christa. Christa, Kimberly.- la ragazza si fece da parte, ed entrammo nella camera.

Poteva sembrare del tutto identica alla mia, ma Scarlett aveva apportato alcune modifiche parecchio interessanti: innanzitutto, nella parte che doveva essere la sua, la parete era tappezzata di disegni, e in secondo luogo aveva cambiato le coperte marroni e bianche della scuola con delle lenzuola a motivi hawaiani. Era una stanza che metteva allegria.

La mia compagna calciò via le scarpe e mi invitò a fare altrettanto.

Kimberly dal canto suo, si cacciò gli auricolari nelle orecchie e si immerse nella lettura del suo interessantissimo manuale di…applicazione tecnica!

Scarlett si legò i capelli e con fare confidenziale mi disse:-Miss Splendore non parla molto nemmeno con me, non preoccuparti. Credo che si senta superiore, ma l’hai vista? Sembra uscita direttamente dalla copertina di Vogue.-mandò gli occhi al cielo.-è certo che con questo atteggiamento si farà odiare da tutti quanti…vedessi come la guardano i ragazzi! Allora, c’è Matt, quello che viene a spagnolo, che sta nella stanza accanto alla nostra, ed ogni volta che la vede…

Ma non la stavo ascoltando: guardavo Kimberly, con le nocche bianche lungo il dorso scuro del libro. Qualcosa mi diceva che ci aveva sentite....

Quando tornai nella mia stanza, fui accolta da una scoperta agghiacciante. Seduta sul suo letto, c’era Shandi, intenta a parlare con…Liam! Il linguaggio del corpo della ragazza lasciava ben intendere che on parlassero del tempo. Ma guarda che puttana.

Mi annunciai con un sonoro colpo di tosse, poco prima che si baciassero. Liam fece un salto di mezzo metro dal letto, con gli occhi fuori dalle orbite, colto con le mani nel sacco. La mia espressione disgustata parlò per me. Ero allibita. Liam ! Shandi! Nella mia stanza! E se avessero…? Oh mio Dio.

-Liam era venuto qui per…-cominciò Shandi.

-…per salutarti, in realtà..-sorrise imbarazzato, aggiustandosi la camicia spiegazzata. Sì, salutarmi. Certo. E magari anche per aiutarmi a disfare le valige, vero? Ma fammi il piacere.

-Allora ciao.-ero tutt’altro che amichevole, e Liam uscì fuori con l’aria di un cane bastonato. Aspetta che mio fratello lo venga a sapere. Shandi corse a chiudersi in bagno. Povera regina dei Tampax, vai in bagno a cercare i pezzi della tua dignità andata in frantumi? Fa’ con comodo, hai tutto il tempo del mondo.

All’improvviso però, mi sentii in colpa. Sì, anche io mi sento in colpa, certe volte. Avete presente quella stretta allo stomaco? Quella sensazione di nausea? Quella là. Aprii la porta e chiamai:-Liam?

Lui, poco più avanti, si girò. Uscii dalla stanza ed aspettai sull'uscio che tornasse indietro.

Respirò a fondo:-Christa, senti, scusa. Mi dispiace, io…

Lo bloccai con un gesto:-Io non sono mio fratello, Liam. A me non devi dare conto di niente.-abbozzò un sorriso.-Ma non ti aspettare che mi faccia piacere!-aggiunsi in fretta.-È…Shandi! Hai mai provato a chiederle quanto fa due più due?

Incrociò le braccia e mise il muso:-Christa…ma non hai appena detto che...

-Lo so bene quello che ho detto!-arrossii, spazientita. Liam rise.

-Senti, lo so che tu Shandi la detesti, ma a me piace, e non voglio litigare per questo.

Annuii, mormorando un ‘vabbè, come vuoi’ tra i denti.

Ma possibile che tutti gli amici fighi di Zayn fossero fidanzati? Impegnati? Innamorati? Possibile che Liam amasse Shandi? Che Niall stesse con quell’Elyse? Possibile che l’unico ragazzo che si fosse interessato a me fosse Harry-Sono-Un-Fico-E-So-Di-Esserlo? Con l’umore più nero del cielo in tempesta andai in biblioteca. I drammi adolescenziali potevano aspettare. Avevo una canzone da preparare.

 ...

Quando avevo detto a Zayn che avevo fatto il provino per “West Side Story”, lui aveva sorriso radioso, e mi aveva detto che di sicuro mi avrebbero presa per fare Maria, che potevo farcela, che credeva in me e che…che se per caso avevo bisogno di una mano per preparare la parte, la canzone, insomma, se per caso avevo bisogno di qualsiasi cosa, lui magari poteva aiutarmi. Gli avevo urlato contro una marea di ingiurie e me ne ero andata via sbuffando. Possibile che non riuscisse a mantenere nemmeno una promessa facile facile? Lasciarmi in pace e farmi vivere la mia vita era chiedere troppo, forse?

Lui, ne ero certa, non aveva partecipato solo perché temeva il giudizio degli altri. Zayn si faceva condizionare troppo, per i miei gusti.

Effettivamente però ben presto mi ero resa conto di avere bisogno d’aiuto, e di non sapere davvero a chi chiederlo. Zayn era fuori discussione. Roxanne idem. Becks era troppo lontana. Liam troppo occupato con Shandi. Avevo pensato a Scarlett, ma era stonata come una campana, per la miseria. E poi, l’ultima spiaggia: Niall.

Effettivamente non avevo proprio voglia di parlargli, figuriamoci di chiedergli un mano per aiutarmi con l’audizione, ma che alternative avevo?

Quel pomeriggio, dopo essermi assicurata che Shandi non fosse nei paraggi, lo invitai ad entrare. Tra noi c’era un bel po’ di imbarazzo, a causa di quello che era successo, e la cosa mi infastidiva. Mi stava davvero molto simpatico, e avevo la sensazione di potermi fidare di lui. O almeno, l’avevo sempre avuta.

Senza dire niente, cominciammo a provare la canzone, ma subito dopo un paio di accordi, Niall poggiò la chitarra sulla mia scrivania, e mi guardò. Per un po’ ci fu silenzio.

-Elyse è la mia ragazza.BAM! Che bel cazzotto nello stomaco. Provare con Scarlett avrebbe fatto meno male (forse). Una cosa era saperlo, un’altra era sentirselo dire. Dovette accorgersi all’improvviso di non essere stato propriamente delicato, nei miei confronti, perché subito dopo si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla:-Elyse è la mia ragazza, e mi dispiace, se…se magari…

Fissai i miei occhi scuri nei suoi, azzurri. Di nuovo silenzio.

-Tu sei fantastica Christa, dico davvero.- Cliché. -Ma io sto con Elyse, e…-portai una mano avanti, mi scossi la sua mano dalla spalla. Tante scuse, poco lavoro. Il nodo alla mia gola si sciolse, e le lacrime che minacciavano di versarsi, risalirono. Andiamo, ma cosa mi aspettavo? Un ragazzo così era decisamente troppo per me, Christa, la piccola bulletta rognosa. La mia voce era quasi robotica quando parlai di nuovo:-Bene. Benissimo. Per oggi basta così.-lo fulminai con lo sguardo.

Raccolse la chitarra e si scosse i capelli con un gesto:-Come vuoi.

A fanculo tutti. Potevo prepararmela da sola, quella canzone di merda! E lo feci.

I feel charming,

Oh, so charming,

It’s alarming how charming I feel

And so pretty

That I hardly can believe I’m real

Il giorno dell’audizione ero un fascio di nervi. Cercavo in ogni modo di visualizzare la lista sulla quale avevo firmato. C’era per caso qualche ‘Harry’? Non riuscivo a ricordarlo. Sembrava proprio il genere di cosa che succede solo nei film, e che quindi uno pensa che non gli possa succedere, mai e poi mai. E poi invece, indovina, succede proprio quello.

Nell’aula magna c’erano una trentina di studenti concentrati sulle loro parti. Qualcuno cantava, qualcuno leggeva, qualcuno faceva esercizi di recitazione. Qualcuno sembrava essere lì per puro caso. A prima vista, niente Harry.

Una donnetta sorridente, con i capelli corti e chiari, e con indosso vestiti a dir poco scioccanti nella loro mostruosità, battè le mani per attirare la nostra attenzione.

-Buon pomeriggio, ragazzi, io sono Mrs Wright…la vostra…regista! Dovete immaginare il vostro spettacolo come un autentico numero di Broadway, quello è il segreto del successo!-battè di nuovo le mani, con espressione estatica.-Oggi vi sentirò tutti, nessuno escluso, e poi affiggerò i risultati sulla bacheca nell’ingresso. Non siete eccitati?

Non volava una mosca.

-Bene, bene, bene. Chi vuole cominciare?

Dentro di me, cominciai a sperare. “Ti prego, non Harry, ti prego, non lui”. Ma nessuna chioma riccia fece capolino dalla folla, e sospirai di sollievo. Quella spina nel fianco almeno aveva avuto la decenza di non presentarsi.

Fu in quel momento che lo vidi per la prima volta. Doveva essere dell’ultimo anno, perché aveva già un accenno di barbetta, e poi aveva un luminosissimo paio di occhi azzurri. Non era sconvolgenti come quelli di Niall, ma in contrapposizione con i capelli scuri spiccavano ancora di più.

-Posso cominciare io, Miss?-sfoderò un enorme sorriso. In due passi si ritrovò davanti al palco, e senza la minima esitazione si issò su con la sola forza delle braccia.

La professoressa sorrise, abbagliata dal suo carisma:-Lei è?

Il ragazzo le fece l’occhiolino:-Louis Tomlinson, Miss. Ma lei può chiamarmi Mr. T.

Spalancai la bocca, involontariamente. Allora era quello in ragazzo di Pam! Era…be’, non riuscivo nemmeno a trovare le parole per descriverlo. Di certo per Zayn l’unica parola possibile sarebbe stata ‘off-limits’.

E così, Louis attaccò l’assolo di Tony, e sbaragliò la concorrenza. Vidi gli altri quattro disperati che si erano presentati per la stessa parte, mettersi le mani nei capelli. Non avevano la minima possibilità. Li aveva oscurati.

Alla fine dell’esibizione mi ritrovai a battere le mani e a lanciare fischi di approvazione. Era stata un’esibizione perfetta. Lui era spaccone abbastanza.

Notai che mi guardava con insistenza. Sembrava dirmi: “Adesso va’, va’ e fa di meglio.”

E, come immagino avrete ormai capito, non sono decisamente il tipo di persona che se lo fa ripetere due volte:-Miss Wright?

-Sì?-disse lei voltandosi verso di me.

-Adesso tocca a me.

*NdAHeeeeeeey! Non posso far altro che ringraziarvi per i voti (sono pochi ma sti cavoli, vi amo lo stesso sks)e per il vostro supporto, siete fantastichi (?)Entrano in gioco due nuovi personaggi, che ne pensate?GRAZIE MILLE a presto!ps per qualsiasi potete trovarmi anche su twitter (@Elena_Todda)

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