Corri.

Dakota corri o ti prendo a calci.

Si, prendermi a calci migliorerebbe davvero la situazione, come no. Sicuramente poi correrei meglio. Ma perché sto pensando a questo? Ah si per distrarmi, ne ho proprio bisogno in questo momento.

Corri, corri e non pensare ad altro.
Erano le otto di sera, ero in un vicolo buio e non c'era neanche un lampione o un'insegna luminosa a rallegrare quel posto. Tutto era veramente spaventoso, se poi aggiungiamo che lui e i suoi 'amici' mi stavano inseguendo la situazione non migliora.

Ma proprio non riesco a concentrarmi vero? Devo sempre pensare a qualcosa? Mente, spegniti! Corri, un piede dopo l'altro, focalizzati su un punto e corri.

Dakota ce la puoi fare, stai per uscire dal vicolo, e se esci sei salva, sarai vicino alle sponde del Potomac e ciò vuole dire gente, non ti farebbero mai niente in pubblico...

E fu a quel punto che inciampai e persi l'equilibrio, cadendo sull'asfalto ancora intiepidito dai raggi di sole della giornata. Quanto era patetica questa scena? Cadere proprio un secondo prima di essere salvi, tipico dei film più ridicoli, come nei film horror di bassa qualità in cui il gruppo di amici si divide in un bosco a mezzanotte. Un classico. Ma successe. La caduta mi tolse il respiro e per qualche secondo non capii dove mi trovavo. Poi tutto mi ritornò alla mente, la fuga, l'inseguimento. Riamasi lì, immobile, sperando che fosse un sogno.

«Merda» esclamai. Era l'unica parola che poteva racchiudere tutta questa situazione, mentre realizzavo di essere in trappola, di essere finita. A quel punto iniziai a rialzarmi e mi girai a guardarlo, sapevo che era lì, percepivo la sua presenza, il suo odioso modo di fare.

«Davvero pensavi di potermi sfuggire? Ti ho sempre avuta in pugno» la sua voce roca da fumatore incallito mi aveva sempre urtato il sistema nervoso. E in quel momento, mentre pronunciava quelle parole, la mia voglia di farlo a pezzetti e disseminarlo in una foresta del Colorado era più forte che mai.

Ma non potevo fare nulla.

Ero fregata.