Capitolo 13

Manhattan, New York City - 30 Settembre 2012 


Ed eccomi nuovamente qui. Davanti a questa affascinante biblioteca. Con la stessa sensazione di ignoto dell'ultima volta, ma con un mezzo sorriso sulla bocca, ripensando al fatto che solo poche persone, me inclusa, conoscevano cosa vi era realmente sotto i miei piedi. Probabilmente tunnel e sotterranei segreti di cui non si conosceva precisamente la fine e, molto più importante, ciò che essi nascondevano al loro interno. Una carica di adrenalina mi attraversò il corpo, pensando agli svariati segreti racchiusi qui, alle conversazioni a bassa voce svoltesi tra i corridoi ed ai misteri nascosti tra le loro mura.

Ed io, sentendo parlare di avventura e mistero, non potevo solo che essere felice. Ero sempre stata affascinata da questo mondo sconosciuto. Dopotutto l'unica parte minimamente divertente della mia vita politica a supporto di mio padre erano state le chiacchierate che avevo avuto con gli agenti segreti della sua scorta, gli scherzi e i finti combattimenti di quando ero piccola. Lo spionaggio, se così lo vogliamo chiamare, era sempre stato due passi davanti a me, sotto forma di agenti di protezione. Mi avevano sempre affascinato, incuriosito, e non solo perché erano le uniche persone di quel mondo politico che trovavo sopportabili, ma per il fatto che mettessero a rischio la loro vita, per salvare quella di qualcun'altro, che non necessariamente se lo meritava. Ed ora stavo per entrare a far parte del loro mondo.

Spinsi la porta e varcai l'ingresso. Ad accogliermi, qualche metro più avanti, vidi la minuta ragazza della scorsa volta. Come sempre, mi accolse con un sorriso smagliante.

«Ehi, ciao! Dakota, giusto?» mi disse lei, comparendo da dietro il bancone e facendosi avanti nella mia direzione.

«Ehm, Ciao... » trascinai, perché non avevo idea di come si chiamasse. Non che fosse colpa mia, o di nessuno in particolare, dopotutto non ci eravamo mai presentate.

«Caren» mi allungò la mano e me la strinse «Piacere!»

«Mi rende davvero felice rivederti qui, spero per tanto tempo, mi piaci! Sai... queste cose io le capisco dall'apparenza, hai un'aura amichevole e mi dice anche che il tuo spirito è genuino» continuò lei.. spirito genuino? E poi, io amichevole? Credo non mi sia mai stato detto. Ero nettamente in imbarazzo, non ero certamente abituata a ricevere complimenti, soprattutto se così fuori dalla norma.

«Aha Grazie» mormorai cercando di sembrare il più sincera possibile e azzardando un piccolo sorriso.

«Bene. Io devo tornare al lavoro, ti ricordi la strada giusto?» 

Le accennai un sì con il capo e mi diressi verso l'entrata nascosta. Una volta aperta la porta e mostrato la mia impronta, entrai nell'ascensore e, mentre le porte si chiudevano, mi domandai se Caren sapesse dove stessi realmente andando. E, dopo qualche secondo, mi diedi della stupida. Perché anche la più ebete delle persone avrebbe percepito che tutta questa sicurezza, per accedere ad un ascensore che dirigeva a dei semplici uffici, era particolarmente sospetta. Per non parlare di dozzine (se non centinaia) di persone che ogni giorno scomparivano e si materializzavano nuovamente dopo qualche ora dal pavimento. Ovvio che conosceva cosa c'era qui sotto.  

Quando le porte si aprirono, rivelarono una lobby completamente deserta, se non per l'unica persona presente. Una ragazza dai lunghi boccoli rossi, seduta, o meglio spaparanzata, sua una delle poltroncine, la quale appena mi vide, pronunciò un «Finalmente» con aria scocciata, facendo poi schioccare la lingua sul palato. 

Mi fermai poco più avanti guardandomi attorno in cerca di Margaret Hammer, la signora dell'ultima volta, ma non ve ne era traccia, e per un secondo ebbi l'istinto di guardarmi alle spalle, come se ad un tratto si fosse materializzata dietro di me senza che me ne accorgessi.

Ma la ragazza seduta sulle poltroncine si alzò e si diresse verso una delle aperture dei corridoi, dirigendosi sempre più al suo interno. Di colpo poi si girò e, rivolgendosi a me «Allora ti muovi o sei inchiodata a terra?»

Ugh. Poco maleducata?! Pensai, ma non dissi nulla, d'altronde ero la nuova arrivata, non volevo dare brutte impressioni, come di certo stava facendo la ragazza davanti a me. Come avrei potuto capire che oggi sarebbe stata lei la mia ''guida'', se nemmeno si presentava come tale?

La seguì all'interno di uno dei corridoi e, superate due porte, ci ritrovammo di fronte ad ulteriori corridoi, al che si girò e in fretta e furia, indicandoli mi disse: «Ascoltami bene, perché non mi piace ripetermi. Qui non ci sono mappe, quindi devi sapere la tua strada a memoria. Questo è il corridoio principale. Ci collega alla parte nuova dell'associazione, abbiamo delle piccole aule, delle palestre e delle sale riunione. Gli altri corridoi, quelli vecchi che puzzano di legno, portano uno all'aula maggiore e l'altro alla biblioteca» si girò nuovamente a guardarmi, facendo una mezza piroetta e un po' scocciata, pronunciò «Tour finito!» e se ne andò.

Okay, oltre al fatto di non aver colto nulla di quello che mi aveva appena comunicato, chi mai diceva 'puzza di legno'? Di solito la gente ammirava il 'profumo' del legno, non lo disprezzava.

Probabilmente ero ancora traumatizzata dal mio recente incontro con il diavolo, che non mi accorsi che nel frattempo qualcuno si era avvicinato a me, finché non parlò.

«Devi perdonarla, Madison Sinclair è una stronza atomica con tutti, non ce l'ha con te nello specifico» disse lei, poi sembro pensarci un attimo e proseguì. «O forse no, magari ti odia di proposto. Credo sia per il fatto che fino a due giorni fa fosse abituata ad essere l'unica rossa nei paraggi».

Mi voltai a guardarla meglio e vidi una ragazza magra e dai capelli biondo chiaro, con un sorriso smagliante come un raggio di sole. 

«Non parli molto eh? Beh, per fortuna ci sono io, che valgo come 4 persone» mi si avvicinò e mi prese subito a braccetto. «Io sono Em, comunque. Em Ward. E no, non è il diminutivo di Emma, quindi non iniziare pure tu a cercare di indovinare quale sia il mio vero nome. Sono solo Em»

Mi scappò un sorriso, ne sapevo qualcosa di persone assillanti che non la smettevano di chiedere sempre le stesse cose. La tensione che avevo nel corpo mi si sciolse, finalmente avevo conosciuto qualcuno di amichevole e simpatico.

«Piacere di conoscerti 'solo Em'. Io sono Dakota..»

«Ferguson, si, lo so» mi interruppe lei, proprio mentre varcavamo la soglia della palestra che aveva nominato poco prima Madison. Nell'istante in cui entrammo, la gente si girò, anche solo per un secondo a guardarmi. «Credo lo sappiano tutti. Non è da tutti i giorni che una persona conosciuta come te venga inserita nell'associazione. Devi capire che, qui, noi siamo persone anonime, non siamo mai finiti su delle riviste o dei giornali. Credo riceverai parecchi sguardi per i primi tempi»

«Evviva, proprio quello che ho sempre desiderato!» Dissi io con tono sarcastico per smorzare un po' la situazione.

«Eih Em!» disse qualcuno dietro di me, mi girai e vidi due ragazze passarci accanto ed entrare nella palestra. Altre persone la salutarono, o le sorrisero calorosamente. Doveva essere una di quelle ragazze che tutti adorano! Effettivamente, con me era stata solo che socievole e accogliente.

Mi mostrò il corridoio in cui si trovava la palestra, spiegandomi che era uno dei due corridoi creati recentemente, e l'unico accessibile a tutti. E, per la prima volta mi guardai bene attorno, notando effettivamente che il corridoio in cui mi trovavo ora, era completamente l'opposto di quello in cui ero stata il primo giorno. Questi erano indubbiamente nuovi, bianchi e grigi, con luci al neon, simili quasi ad un ospedale. L'altro nuovo corridoio, '' Il Varco'' o così Em mi aveva detto che lo chiamavano, era l'unico corridoio dell'associazione ad essere 'off limits'. Solo chi raggiungeva un certo livello ne aveva accesso e nessuno che lei conoscesse lo possedeva, quoto testuali parole «E' peggio della 'Camera dei Segreti'».

«Camera che?» dissi io. Non capendo cosa intendesse. Era ovvio che una cosa off limits, in un posto come questo, contenesse dei segreti, non capivo dove volesse arrivare e, per un secondo mi sentii fuori posto, stupida. 

«La 'Camera dei Segreti'?! Harry Potter?!» rispose Em con faccia incredula. 

«Aaaah, scusami, non l'ho mai letto» dissi ad Em, al che si girò incredula verso di me e con bocca spalancata mi chiese: «Nemmeno il film?»

«Mm mm» annuì «So solo che c'è quello con gli occhiali di nome Harry, uno rosso e una ragazza?» dissi più come domanda che affermazione, cercando di ricordare i personaggi che avevo visto tempo fa su un poster di uscita dei film «Ah, ed il vampiro biondo e quella sottospecie di Gollum, giusto» dissi sorridendole.

Lei mi guardò come se avessi appena detto la più grande blasfemia di sempre, concludendo con un secco, ma sarcastico «Non commento»

Dopo poco riprese la sua spiegazione, avvicinandoci sempre di più all'androne iniziale dove ero arrivata poco prima con l'ascensore. «Mentre invece la parte vecchia è formata da due corridoi principali, uno è quello dove sei stata la tua prima volta, dove vi è l'ufficio della Hammer. L'altro, è dove abbiamo la biblioteca e gli archivi, o quelli consultabili per lo meno. L'altra parte si dice sia dal Varco, non che nessuno li abbia mia visti in realtà. Ti mostreremo tutto piano piano, nei prossimi giorni dovresti avere la tua prima lezione e avrai tempo di vedere tutto»

«Mmmm, lezioni?» Bene. Come se non mi bastasse andare all'università, ora dovevo anche seguire delle lezioni extra, su cosa, poi, lo avrei scoperto solo più avanti.

«Certo, non credevi realmente che un agente operativo venisse reclutato e di punto in bianco potesse andare in missione. Ci sono certe basi da coprire prima! Ad ogni nuova recluta viene assegnato un gruppo di tutor, io sono uno di quelli!»

«Okay professoressa! Cosa mi insegnerà oggi?» le dissi io scherzando, al che lei si mise a ridere. Non so perché, ma con lei mi sembrava ci fosse come un legame naturale. Mi veniva voglia di essere me stessa, non mi intimoriva parlarle e farle vedere chi ero, cosa che ovviamente non succedeva normalmente con chi incontravo per la prima volta. O forse era semplicemente dovuto al fatto che non ero più nella mia piccola cittadina dove tutti sapevano il mio nome e conoscevano il mio viso. Qui ero una sconosciuta, o quasi, e non dovevo preoccuparmi delle apparenze. 

«Ha ha. Simpatica» mi disse dandomi un buffetto sulla spalla «Diciamo che mi occupo della parte più "da scrivania" di questo mestiere. Tutto quello che riguarda tecnologia e scientifica è affidato a me ed altri miei "pupilli", diciamo così» mi sorrise calorosamente, fiera della sua posizione e del suo lavoro. 

«Aha! Ma allora sei un pezzo grosso se hai dei pupilli» dissi io dandole una leggera gomitata.

«Ci si prova!» disse Em, girandosi poi nuovamente verso la palestra, con lo sguardo vagando attorno ai vari attrezzi e materassini, probabilmente alla ricerca di qualcuno. Ci passò nel frattempo accanto una ragazza dai boccoli biondi, la quale venendoci incontro, ci accolse con uno smagliante sorriso. 

«Eih, Claire! Ti presento la nuovissima Dakota Ferguson» disse Em, stendendo il braccio verso la mia direzione, indicandomi. Io e Claire ci scambiammo una stretta di mano, e appena prima che la ragazza aprisse la bocca per dire qualcosa, Em la interruppe «Hai per caso visto Blake?».

La ragazza si mise  a ridere, coprendosi la bocca disse «Se non ne è qui dove vuoi sia? Sarà in biblioteca con il naso in qualche stupido libro, come sempre» rispose Claire sospirando

«Già, giusto» concordò Em «Credo stia sui libri pure più di me, il che è strano! Nessuno legge quanto me!» si mise a ridere.

«Forse ci mette solamente più tempo a comprendere?» dissi io scherzando, dopotutto non avevo idea di chi fosse la persona di cui parlavano. E apparentemente, la mia battuta le fece ridere più del normale, come se ci fosse qualcosa di cui loro erano a conoscenza, ma di cui io non ero al corrente.

«O forse no.» disse qualcuno dietro di me. 

«Eihlaaaaà» disse Em, prolungando la 'a' finale mentre procedeva a mettere un braccio sulle spalle di ... «Blake, ti stavamo proprio cercando!» 

E forse un po' sbiancai. Collegando solo ora le stupide risate di Em e Claire, che non avevano esitato a farmi aprire bocca e mettermi in imbarazzo, il primo giorno di ''lavoro''. Lavoro? No, diciamo training.

«Posso solo immaginare» disse ad Em scacciando via il suo braccio, con un piccolo sorriso sulla faccia. Si girò poi verso di me, con uno sguardo completamente diverso, quasi diffidente. 

«Comunque io sono Blake, il tuo tutor principale.» mi disse, porgendomi la sua mano, che io strinsi con fermezza. Poi proseguì «Ti direi piacere di conoscerti. Ma mi hai appena dato del ritardato. Direi che possiamo quindi oltrepassare questo step e procedere a pianificare le prossime lezioni».

Em si girò verso di lui, dandogli una gomitata nelle costole. Forte. Ma lui non sembrò fare una piega, seguito da un «Suvvia, non fare il burbero» si girò poi verso di me, proseguendo «Non ti far spaventare Dakota, ti prometto che lui è il secondo miglior tutor che potresti mai avere qui nell'associazione»

«Secondo?» si mise per gioco una mano al cuore, come se fosse appena stato ferito.

«Ovvio, io sono la prima» Sembrò riflettere momentaneamente e poi continuò «Ah, comunque nemmeno lei ha mai visto Harry Potter» disse lei.

Tutto ciò fu seguito da un: «Come?!» di Claire ed un «Finalmente!» di Blake.

«Allora non sono l'unico. Non mi sentivo così ostracizzato per colpa di questo da quando alle superiori ero l'unico giocatore di football con un cervello oltre a dei muscoli!» concluse lui, facendo ridere tutti quanti.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top