28

«Buonasera» ci disse Robert, senza scomporsi.
«Buonasera» rispose Dylan, rigido, al mio fianco.
Io abbassai lo sguardo verso la punta dei miei piedi, diventata improvvisamente interessante.
«A che piano andate?»
«A quello della sala congressi, al momento non mi viene in mente.»
«Bene. Andate a ballare, quindi?»
«È probabile. Tu ballerai?»
«Dipende dalla mia dama.»
Mi morsi un labbro per non rispondere, mentre le mani iniziavano a tremarmi. Trovarmi in quell'ascensore con Robert da un lato e Dylan dall'altro sembrava la metafora della mia vita. E mentre loro si parlavano con frasi nette e fredde, io me ne stavo là in mezzo, in silenzio, a guardare di strafugo il mio riflesso nella parete del saliscendi. Dylan mi sfiorò il dorso della mano col suo e mosse un dito per accarezzarlo. Io sorrisi leggermente, mascherata solo in parte dai capelli, ma non mi azzardai ad alzare lo sguardo.
«Candice è brava a letto, Brooks?» gli chiese Robert, e a me venne voglia di vomitare. O di buttarmi di sotto dall'ascensore, se possibile. Qualsiasi opzione sarebbe stata migliore dell'ascoltare quella conversazione.
«Come, prego?» rispose candidamente Dylan. Sapevo che non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di metterlo in difficoltà, né di ammettere quello che c'era tra noi due.
«Andiamo, amico,» Amico?, «sai che so che te la porti a letto. Candice non può non avertelo detto. Davvero, nemmeno nella vostra scappatella nella hall?»
«Sì, mi ha detto che razza di pezzo di merda sei» sbottò l'altro, facendomi sobbalzare.
«Rivendico solo ciò che è mio.»
«Candice non è di nessuno.»
«Eppure sembra che sia tua, dal modo in cui ti permetti di parlarne.»
«È una persona, non un oggetto. Non credo lo capirai mai, perché tu non hai mai amato, perciò non puoi capire la differenza tra il possedere una persona e la concessione.»
Calò il silenzio per un secondo ed io mi chiesi quanto diavolo ci volesse perché l'ascensore raggiungesse il nostro piano. Poi Robert tirò un pugno sulla mascella di Dylan, facendomi spostare.
«Tu ti permetti di parlare di amore, Brooks?» gridò. «Riguardo alla mia donna?»
Dylan si riprese dallo shock iniziale e mi guardò. «Posso ammazzarlo, adesso?»
«Dyl,» sussurrai, «no.»
«Dyl» mi scimmiottò Robert. «È così che lo chiami mentre fate sesso?»
«E te, ti chiama mentre fate sesso? Ah no, scusa, l'unico modo per portartela a letto è minacciarla» si intromise Dylan.
«Brutto stronzo...» L'altro ragazzo stava per caricare di nuovo un pugno, ma le porte dell'ascensore si aprirono ed io mi affrettai a prendere Dylan per un braccio.
«Andiamo, lascia stare» gli dissi.
Però lui sputò ai piedi di Robert e concluse, prima di seguirmi: «Sei solo un viscido verme bastardo. Candice non sarà mai tua. Mai

¤ ¤ ¤

«Mi piace il figlio dei Brooks» commentò mio padre mentre tornavamo a casa, a fine serata.
«Cosa?» Scattai sull'attenti.
«Sì, Dylan. Michael mi ha detto che è molto promettente e, in effetti, ha espresso dei commenti molto arguti, a cena.»
«Ed è carino, no?» aggiunse mia madre, girandosi verso di me.
«Sì, pure quello. Ho notato che state bene, insieme, Candice.»
«Cosa?» ripetei. Dovevo sembrare una stupida, a ripetere la stessa parola come se cadessi dalle nuvole.
«Sì, insomma, sembra trattarti bene, no? Anche prima, quando ballavate...»
«Non capisco dove voglia arrivare questa conversazione» ammisi con il rossore affiorante sulle mie guance.
«Forse tuo padre intende dire che dovremmo entrare in rapporti più stretti con i Brooks» tentò di spiegarmi mia madre, ma io ancora non ci arrivavo. Cosa intendeva dire? «Insomma, sono una famiglia più rinomata degli Schliemann e si inizia a vociferare su questo matrimonio.»
«Davvero?» chiedemmo in coro io e mio padre.
«Sì, e lo sapete. Mrs Palmer mi ha detto che si sta spargendo velocemente la voce e che nessuno ne è molto contento. Dicono sia uno spreco dare in sposa nostra figlia ad uno come Robert.»
Iniziavo ad adorare quella Mrs Palmer, nonostante fosse la prima volta in vita mia che la sentivo nominare.
«Non crederei più di tanto a quella pettegola, cara» replicò mio padre.
«Anche Mrs Partington e Miss Thompson me lo hanno riferito. Persino la nuova vicina di Mr Barnes, una certa Maxine Baggs, lo ha sentito dire. È una ragazza molto simpatica, viene dall'Arizona...»
«Mamma» la richiamai, prima che il suo spirito da Gossip Girl prendesse il sopravvento e si dimenticasse dell'argomento principale. «Io ancora non capisco cosa abbiate intenzione di fare.»
«Oliver?» mia madre si riferì a mio padre, che sospirò.
«Non so, tesoro...» Appena lui vide la faccia minacciosa di sua moglie si interruppe. «Pensavo fossimo d'accordo.»
«Anche io!»
«Okay...» Aprii lo sportello della macchina non appena fummo arrivati. «Quando sarete di nuovo d'accordo, ne riparleremo.»
«Candice» mi chiamò mio padre, facendomi voltare. «A me e tua madre sembra che gli Schliemann siano diventati un cattivo affare. Avevi ragione tu, sono in decremento e a quanto pare non darebbero una buona immagine alla nostra famiglia, se si celebrasse questo matrimonio. Per questo abbiamo deciso di invitare i Brooks a cena: vorremmo trattare questo argomento con Michael e Selena.»
«State dicendo che non dovrò sposare Robert?» chiesi, trattenendo l'euforia.
«Se tutto andrà bene, è proprio ciò che stiamo dicendo» rispose mia madre.
«Però dovrò sposare Dylan.» Merda.
«È un buon partito, fidati» mi rassicurò mio padre.
Annuii senza convinzione ed entrai in casa, dove mi affrettai a salire in camera mia e uscire dalla finestra. Io e Dylan avevamo appena fatto un piccolo passo avanti ed il fatto che avremmo dovuto farne uno enorme avrebbe portato sicuramente a farne cento indietro. Per questo non glielo avrei detto: avevo paura che lui si sarebbe tirato indietro. Avrei lasciato scorrere tutto come avrebbe dovuto e avrei sperato con tutta me stessa che lui non lo venisse a scoprire prima che per noi fosse ancora troppo presto.

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