Once upon a time

A volte, il dolce sollievo della morte non è abbastanza da placare completamente le braci di una vita passata a peccare.
A volte, morire in silenzio, è decisamente più conveniente del parlare.
A volte, l'egoismo del voler morire per ultimi, da soli, è il sentimento più spregevole e spaventoso. Talmente tanto, da farci desiderare di poter abbandonare questa vita in compagnia di qualcuno. Chiunque.

È questo il motivo per cui la pioggia scende insieme. Ogni goccia strappa l'altra dalle grinfie di una vita sofisticata in cielo, condannando una catena infinita a dover scendere e impregnare i peccati terresti tanto lontani dalla realtà celestiale.

Leggiadra come un tenue addio,
scivola armoniosamente dal cielo plumbeo ricolmo di amarezza l'imponente pioggia,
una volta udito il richiamo del suo fato.

Disposta a spazzare via tutte le ceneri, la pioggia, è destinata ad abbandonare in eterno le sue stille straripanti di candore, purché il mondo vada avanti.

Stille, che intridono ceneri appartenenti a una vita pervasa da meschinità, un tempo adornata da letizia,
ma ormai dimenticata dal mondo.

È qui che prende inizio la storia.
Storia di un anima inabile di ritrovare il suo cammino.
Di un ammasso di ceneri mai sfiorato.
La storia di una goccia, che
al di sopra di un acervo di ceneri scialbe,
si rifiutò di inseguire le altre,
vincolate a colmare con un nulla celestiale, un insussistente strazio terrestre.

Così, appesantita da squallore e affanno, ma al contempo, sorretta da speranza e beatitudine, la goccia, rimase sospesa, in bilico tra il cielo e la terra, rappresentando una costante: il cambiamento.

Per anni le persone hanno ricorso alla saviezza della misera goccia come se fosse un oracolo, facendo domande riguardanti il loro ignoto destino a un qualcosa che di destino non ne ha.

Nonostante tale sciagura che apparentemente pareva essere una grazia ai suoi inizi, la goccia ha continuato a fulgere, dimostrando di essere molto più di un semplice fenomeno piacevole per gli occhi dell'uomo...

Peccato che la goccia non sia io, che questa storia non appartenga a me, e che la costante non mi rappresenti affatto.

È all'ombra della goccia che mi trovo, celata dalla sua maestosa presenza. Risorta da un acervo di ceneri scialbe, ero lì. Un misero fiore, che nonostante le calamità subite, era l'unico ad avercela fatta.
L'unico ad aver visto la goccia baciare la morte condannando la pioggia.

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