Capitolo 2 Parte 3

Rabbrividisco sgranando gli occhi.

Cosa sto facendo?
Bussare alla porta di un criminale aspettandomi di venire accolta con gratitudine e amore è da matti.

Sono una totale scriteriata!

Sospiro.

Una luce soffusa proveniente dall'interno richiama la mia attenzione. Tremando, entro nel raccapricciante monastero.

Polvere, finestre rotte, lampade danneggiate, carta da parati scrostata, fori nei muri, ragnatele, tende stropicciate, ombre...
La fonte di luce apparentemente proviene da alcune candele sparse qua e là.

Dall'esterno è orripilante tuttavia l'interno è decisamente peggio!
Per qualche strana ragione, però, sembra essere estremamente accogliente e caloroso.

Le scale in legno sono ricoperte da un tappeto rossastro.
Libri, inchiostri e cartelle orridi sono sparsi in giro.

Nell'aria, nonostante i muri rovinati e la polvere, c'è un fresco olezzo di pulito.

È alquanto bizzarro.

La presenza di una figura snella mi riporta alla realtà.

"Tu invece devi essere la nuova domestica."
Sussulto inorridita.
La voce che mi chiama è rauca e regale.
È come se stesse cercando di trasmettermi fiducia.

"Non mi sorprende che ti abbiano mandato in breve tempo."
Il suo sguardo giudicante mi divora letteralmente.

Una serie di pensieri mi attraversa suscitando concitazione in me.

E se facesse parte dei criminali che hanno rapito Giselle? Voglio dire, questa è l'unica spiegazione plausibile!

Mi giro lentamente sui talloni verso l'uscita e abbasso lo sguardo.

Non puoi fuggire! Devi salvare la tua amica.

"Dove pensi di andare, Signorina?"
Il tono autoritario della sua voce mi pietrifica.
Stringo al petto il mio cellulare, sbigottita.

"Quello non ti serve, dammelo cortesemente. Ad ogni modo non c'è campo qui."
Mi strappa con noncuranza dalle mani la mia unica fonte di salvezza.

"Vai a cambiarti e mettiti al lavoro prima che arrivi Frate Alfonso."

Le porte improvvisamente sbattono e il mio cuore perde un battito.

La donna sospira.

"D'accordo, puoi iniziare domattina. Ti mostro la tua stanza"
Incerta sul da farsi, annuisco.

Questa situazione non mi piace per niente.
Questo posto sembra essere seriamente un monastero!
Se è così, però, dove diavolo sono finiti i rapitori di Giselle?
Li ho visti entrare con i miei occhi.

Esitante, seguo la donna.
È alta ed estremamente magra. La sua pelle scura sembra risplendere illuminata dalla luce delle candele. Qualcosa nel suo volto etereo è incantevolmente accattivante.

Come se stesse leggendo i miei pensieri, si presenta.

"Il mio nome è Mariacarla Bianchi. Sono la suora più vicina alla Madre. Puoi chiamarmi Suor Carla"
Madre? In quale universo le suore si definiscono madri?
E per quale motivo il suo abito non ha niente a che vedere con quello di una tipica suora?

Qualcosa non va...

Mariacarla Bianchi

Età: Sconosciuta
Professione: Suora
Altezza: 185 cm

"Probabilmente hai diverse domande. Se vuoi ottenere delle risposte allora incontrami in soggiorno subito dopo l'orario di colazione e sentiti libera di chiedere. Tuttavia sarà la tua unica eccezione."

Non posso fare a meno di notare la grande somiglianza con Jodene, l'educatrice di Giselle. Sono terribilmente simili eppure diverse.

"La colazione è uno dei pasti più sacri della giornata, nel nostro monastero si tiene alle cinque del mattino. Puntualità e precisione sono aspetti capitali qui. Abbiamo delle regole ben precise che vanno assolutamente rispettate senza replica alcuna.
Uomini e Donne mangiano separatamente.
Una volta arrivato l'orario di ritirarsi nelle proprie stanze, ovvero le 20:00, non si deve per nessun motivo al mondo abbandonarle fino alla colazione del giorno successivo.
Inoltre, non parlare con l'altro genere. Non fai parte di noi ma sei una Donna. Lo spirito di una Donna è puro e non deve essere contaminato.
Per il momento questo è ciò che devi sapere.
Segui queste regole e non ci saranno problemi, altrimenti incolpa solo te stessa per le conseguenze che verranno.
Sei solo una domestica, tuttavia devi seguire il nostro stile di vita. Fa tutto parte del contratto che hai firmato prima di venire, dovresti già esserne al corrente."
Si ferma davanti a una stanza di un corridoio poco illuminato.

Impreca.

"Cazzo!"
Porto una mano alla bocca.

"Prego?"
Scuoto il capo.

"Mi dispiace! È che..."

"Questa stanza apparteneva all'ultima domestica. D'ora in poi sarà tua"
Proprio com'è apparsa, la donna svanisce nel nulla.

È raccapricciante.

Il solo pensiero è ridicolo.
Vorrei poter seriamente fuggire senza mai voltarmi indietro, ma Giselle in quel caso si ritroverebbe sola ad affrontare un destino crudele. Non posso permetterlo.

Chissà dov'è e come deve sentirsi.

Mi guardo intorno.
La stanza è piccola ma accogliente. Ci sono pochi mobili, probabilmente di un paio di decenni fa, e un letto al centro.

Al di sopra del letto c'è un'uniforme da cameriera vittoriana.

Ora che ho la lucidità finita, tutto qui dentro sembra appartenere a un'altra epoca.

È come se fossero bloccati nel passato.
Come se la concezione del tempo e dello spazio non fossero... esistenti.

Chiunque viva qui è bizzarro! Questo è sicuro.

Tuttavia il contrario sarebbe decisamente più bizarro per persone con uno stile di vita del genere.

Scapricciata, guardo fuori dalla minuscola finestra sbarrata.

La luna piena sembra voler lagnarsi, incorniciata da una solitudine pura e profonda.

Esitante, mi dirigo verso la porta, appena la apro mi ritrovo faccia a faccia con una ragazza più o meno della mia età, spalanco gli occhi.

"La Madre ha chiesto di tenerti d'occhio"
Parla cautamente.

"Che cosa?"
Lei procede.

"La Madre sarebbe delusa da un simile comportamento. Devo occuparmi di te. Brahina non può trovarti. Non ora."
Brahina?

Sembra terribilmente esausta.

"Ascoltami. Conosci quelle persone che sono venute qui prima? Hanno rapito la mia amica, devo..."
Mi interrompe bruscamente.

"...La Madre detesta chi infrange le regole. Per favore, vai dentro e aspetta l'ora della colazione."
Il suo tono è costante. È come se fosse incantata.
Rabbrividisco.

"Stai bene? Hai bisogno di aiuto?"
Provo ad avvicinarmi.

"La Madre detesta chi infrange le regole. Per favore, vai dentro e aspetta l'ora della colazione."

Troppo esausta per discutere, entro nella mia stanza e chiudo a chiave la porta. Gli occhi senz'anima della ragazza mi terrorizzano.

Sospiro.

La mia mente è annebbiata dal sonno.
Escogitare un piano mi è quasi impossibile al momento.

Quello che devo fare è fingere l'ocaggine e recitare la parte di questa domestica.
Spero che così facendo andrà tutto bene, e spero di riuscire a trovare Giselle il più presto possibile.

Mi chiedo se è solo di Giselle che si tratta...

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