Capitolo 2 parte 1

Tamina's Pov:

Oh però...

Chi avrebbe mai pensato che tutta questa opulenza fosse nascosta nel luogo in cui trascorrevo la maggior parte del mio tempo libero da bambina.

La denominata casa del miraggio.
La villa dei famigerati Thompson Harris.

Sbigottita, avanzo.

Nel momento in cui varco la soglia dell'ingresso principale, l'ansia mi monta in petto.
Il mio battito inizia a farsi gradualmente irregolare.
Maschero la mia concitazione con un debole sorriso. Posso farcela! Devo farcela.
Per me stessa, e per Giselle.

<<Migliore amiche per sempre, e sorelle non di sangue ma per scelta>>

Eravamo decisamente troppo pure e giovani per comprendere il peso di quelle parole.

Ricordare l'innocenza delle nostre azioni mi fa quasi male. Non mi considero una persona risentita, tuttavia la piega che ha preso la mia vita mi ha causato tanto dolore.

Gran parte di esso è stato causato da questa famiglia condannata.
Una famiglia che probabilmente ha inflitto lo stesso dolore alla propria figlia.

L'ho incolpata per tutto il tempo senza darle l'opportunità di mostrarmi la verità dietro le sue dure parole.

Solo ora mi rendo conto di aver ferito anch'io lei. Quando mi guardo alle spalle non vedo altro che accuse.

Nonostante l'empatia sia il mio forte, non ho mai provato a immaginare cosa le accadesse ogni giorno dietro queste mura infernali o quanto abbia dovuto sopportare dopo la morte di sua madre.

Dal momento in cui sono stata tagliata fuori, la mia vita si è sconvolta.
Riconquistare l'amicizia di Giselle mi aiuterà senza dubbio a emergere dall'oscurità. In fondo è lei che mi ha portato via tutto...

Mi chiamo Tamina.

Tamina Hila

Età:19 anni
Professione: studentessa/part time

Altezza: 157 cm

Giselle ed io siamo state fin da bambine molto legate: due figure ma una sola ombra. L'innocenza delle nostre giovani anime ci ha celato la crudeltà del mondo in cui viviamo.

Non capivo il perché. Continuava a ripetermi che le cose continuavano a degenerare nella sua famiglia e che, nonostante la sua volontà, non poteva più accettare amicizia di persone marginali.

Ha perso sua madre e io sono terribilmente desolata per questo. Perdere una persona cara è una delle cose peggiori che possono accadere, lo capisco assolutamente.

Tuttavia, questo non scusa affatto il suo comportamento egoistico. 
Vengo da una famiglia rispettabile. I miei genitori si sono sempre assicurati che non mi mancasse nulla nonostante le avversità, purtroppo però non me ne sono resa conto in tempo.

Solo dopo averli persi ho compreso davvero l'importanza dei sacrifici che hanno fatto per me e per mio fratello.

A questo punto il tromento non mi debilita più, ma fa parte di me. Ho imparato ad accettarlo e a pilotarlo alla fine.
Non solo per me, ma per il mio fratellino, che ogni giorno lotta contro i suoi mostri pur di non perdere il suo puro sorriso, ormai menzognero.

Ho portato questo terribile rancore nel mio cuore per anni.
Oggi sono qui, dinanzi alla sua dimora, pronta ad affrontarla e risolvere la questione una volta per tutte.
Mi duole sapere di aver probabilmente ferito i sentimenti di qualcuno.

Non posso portare un tale peso sulle mie spalle.

"Siamo spiacenti, Signorina. Il suo nome non è nell'elenco e la cerimonia si terrà in crociera, non qui. A dire il vero dev'essere iniziata già da un pezzo."
Una giovane donna bionda e dall'aspetto estremamente curato, mi evita di procedere.
Esitante, avanzo.

"Mi dispiace! Ho avuto vari contrattempi, mio fratel-"
Mi interrompe bruscamente.

"La prego di andarsene o finirà nei guai."
Sussulto.

Sono più che certa di aver ricevuto un invito da parte di Jodene... Non si tratterà di uno scherzo, vero?

"Ne è sicura? Ho ricevuto un invito..." Frugo nella borsetta accorgendomi in quel momento di aver lasciato l'invito sulla mia scrivania.

Sospiro e batto i piedi per terra. Il tacco del mio décolleté traballa e si rompe.

Accidenti! Ho dovuto lavorare il doppio per permettermeli!

I suoi occhi pieni di disprezzo mi squadrano dall'alto in basso.

Chiaramente questo non è il posto per me. Si sono assicurati che lo capissi. Tuttavia non sono pronta a rinunciare così facilmente. Ho un obiettivo e devo portarlo a termine!

"Mi lasci aspettare all'interno il suo arrivo. Sono disposta ad attendere. Abbiamo dei conti in sospeso."
Procedo insistente.
Pur di impedirmi di entrare, la donna mi spinge con noncuranza facendomi cadere all'indietro.
Sibillo.

Mi alzo raddrizzando la seta rovinata della sottogonna. Improvvisamente mi sento una miserabile.

Non insistere.

"Io... Mi dispiace."
Vorrei poter insistere ancora di più per poter raggiungere l'obbiettivo che da anni ambivo, ma una forza sconosciuta al mio interno mi ordina di tacere.

Le notti e la fatica che ho sprecato per aggiustare il vestito che indosso, ormai rovinato, mi abbattono.
Senza continuare a insistere, lascio la villa.

Non sarei mai dovuta venire.

È riprovevole.

Prima che possa varcare la soglia, odo strani lamenti provenire dal giardino del retro della villa.

Il personale all'ingresso è scomparso.

In preda alla curiosità, mi avvicino, nonostante l'umiliazione subita, per cercare di comprendere cosa stia succedendo.

Querele richiamano la mia attenzione, facendomi provare un intenso brivido di orrore.
È come se mi sentissi attratta da qualunque cosa si trovi in questo giardino.

Non avendo abbastanza tempo per pensarci, mi affretto a seguire la voce implorante. La vista davanti ai miei occhi mi sbalordisce scioccandomi.

Uomini alti e robusti dall'aspetto minaccioso circondano la mia amica d'infanzia accasciata sull'erba.
Il sangue le ricopre le braccia.

Malgrado il mio desiderio di intervenire, le mie gambe tremolanti si rifiutano di procedere. Continuo ad osservare la scena da una discreta distanza, coprendomi la bocca con entrambe le mani.

Provo disgusto nel vedere la donna bionda, che a quanto pare è alleata con loro, afferrare per i capelli Giselle, e trascinarla in un furgoncino nero con un borsone sulle spalle, nonostante la sua incoscienza.
Non riesco a capacitarmene.

Grida!

Strizzo gli occhi.

Grida altrimenti sarai la prossima!

Trattengo il respiro e conto fino a tre, reprimendo l'impulso di gridare.
Quattro colpetti con le nocche sul cranio, mi impediscono di rivelare il mio nascondiglio.

Cosa devo fare? Giselle ha bisogno di aiuto!
Se solo fossi meno codarda...

Dopo interminabili istanti di esitazione, mi allontano e prima che i rapitori possano andare lontano, richiamo l'attenzione di un taxi, pregandolo di inseguirli.

"Presto per favore!"
Ripeto tremolante.

"Cosa-"
Lo fermo e continuo.

"La prego. Senza fare domande, per favore. Li segua!"
Gli offro un paio di orecchini d'oro, che mio padre mi regalò al compimento dei miei dieci anni, senza indugio.

Vista l'offerta, senza replicare, il tassista accelera all'inseguimento del misterioso furgone nero.

Il pentimento presto prende a divorarmi dall'interno. Provo rimorso nel pensare all'impegno che mio padre ha dovuto impiegare nel farmi un regalo del genere.

Mi avvicino al finestrino destro della vettura allontanandomi da bottiglie vuote di birra.

È folle! Comincio a sentirmi male.
Il mio battito cardiaco accelera ogni singolo secondo.

Ad un tratto un tremito mi scuote come per svegliarmi dalla mia trance.
Realizzazo lentamente cosa sta accadendo attorno a me.

Se dovesse succedermi qualcosa, cosa accadrà al mio fratellino?
Cosa sto facendo...?

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