Capitolo 1 Parte 5

"...Una delle questioni più interessanti dell'intera storia dell'umanità è la domanda: è la guerra a condurre all'instabilità o l'instabilità a condurre alla guerra? Tante sono le teorie che girano intorno all- Cosa sono quelle gambe accavallate, Signorina?!"
Mi sfugge un sussulto nel momento in cui un bastone mi sfiora l'incavo del collo.

Isso lo sguardo e incrocio le dorate iridi intransigenti della mia insegnante, Marie Jodene Dubois.

Una donna di mezza età con spirito, eleganza e savoir-faire.
La sua signorilità non fa altro che sorprendermi ogni volta.
Con il suo chignon assettato e l'abbigliamento incessantemente impeccabile, è siffattamente fine, aggraziata e distinta da sembrare irreale, quasi un angelo! Un Angelo che spesso sa essere molesto e importuno quando si tratta di etichetta.
Ma... ahimè! Come posso adirarmi con la persona che ha sopportato ogni mio singolo scatto d'ira, ogni mia lacrima e piccola gaiezza?

Marie Jodene

Età:42 anni
Altezza:170 cm
Occupazione: educatrice

"Postura e posizione delle gambe da seduti sono aspetti cruciali, soprattutto per una donna. Dovresti esserne già al corrente"
Posiziona in diagonale il suo bastone.
Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo.

È difficile da credere, me ne rendo conto, ma è realmente una persona gentile e premurosa. Tuttavia ho sempre percepito un certo dolore profondo emanato da parte sua, e nonostante i tredici anni passati insieme, non ne ho mai compreso la causa.

"Ginocchia unite, gambe parallele e schiena diritta!"
Seguo svogliatamente le sue esortazioni, ottenendo come risultato un lieve colpo di bastone sulle caviglie.
Abbozzo un debole sorriso.

Devo fare in modo che la lezione oggi finisca presto, così da riuscire a incontrare gli uomini di Zero e dare loro le divise che useranno questa sera.

"Questa posizione discreta non rivela nulla di segreto ed è comoda e femminile tanto che è soprannominata 'the duchess slant', la postura preferita-"

"...Della Duchessa di Cambridge, Catherine Middleton"
Annuisce.

"Molto bene. Le competenze che riguardano la famiglia reale ti saranno di imprescindibile importanza, rammenta."
Sbuffo con leggerezza.
Una seconda nerbata nettamente più forte della precedente, mi arriva al fianco sinistro.

Sobbalzo e piagnucolo.

"Jodene! Questo ha fatto male!"
Sfoggia un risolino soddisfatto.
Non posso fare a meno di fissarla inorridita.

"Esigo attenzione durante le mie lezioni, Signorina! Ciò che ti sembra irrilevante, in futuro potrebbe addirittura porre fine alla tua carriera, nel caso meno favorevole."
L'ultima frase è quasi un brusìo.

"Posso andare ora per favore, Jodene?"
Sospiro rumorosamente quando come risposta ricevo uno sguardo glaciale.

Porto una mano alla bocca apaticamente.
Jodene è una delle poche persone con la quale posso sentirmi me stessa senza dover fingere ipocritamente.

"Non ho mai compreso l'importanza dell'etichetta nel mondo degli affari!"
Poggia il suo bastone sul tavolo e sospira di esacerbamento.

"Conoscere le buone maniere e applicarle nella vita reale è basilare tanto quanto svilito. La tua posizione sociale non ha importanza, il galateo serve a creare la giusta connessione e ossequio tra due o più persone evitando di mettere in imbarazzo qualcuno, nel tuo caso, te stessa"
Sbatto le palpebre spiazzata per poi ridere sotto i baffi.

"Orbene. Sai dirmi, Signorina, in una comune conversazione quali sono le nove cose che non vanno assolutamente pretese né tanto meno citate per evitare di mettere in imbarazzo la persona in nostra compagnia?"
Farfuglio in preda alla disperazione.
Il periglioso fuoco scoppiettante mette in soqquadro i miei pensieri già ingarbugliati di loro.

"Ehm... Età, religione... Problemi di salute- regali e..."
Stringe la radice del naso.

"...Patrimonio, problemi familiari e personali, relazioni, onori e disgrazie."
Scuote il capo in segno di disapprovazione e avanza in mia direzione.

"Male. Molto male, Signorina"
Sfiora la mia gote sinistra con la punta delle dita.
Socchiudo gli occhi e sistemo la benda che solitamente indosso a casa per cauzione.

D'acchito, il salone viene sommerso da un aria negativa e cupa.

"Non hai una buona cera. C'è qualcosa che va, sbaglio?"
Mimo un 'no' e mi alzo traballante.

"Sei cresciuta dinanzi ai miei occhi. Ormai so cosa passa per quella testolina, ma... Se non mi ritieni sufficientemente affidabile allora non ti stigmatizzerò."
Sospiro.

"Non è questo il punto-"
Agita in aria una mano prima di venire interrotta da Bridget, la governate, con in mano un vassoio in argento.

"Suvvia, Jodene! Lascia in pace la ragazza, è la vigila del suo fidanzamento, non puoi continuare ad assillarla in questo modo!"
Jodene, esitante, mette il bastone al suo posto e incrocia le mani.

"Bene. La lezione termina qui oggi.
Sarà meglio per te ritirarti nelle tue stanze e iniziare a prepararti, Signorina."
Sfoggio un sorriso soddisfatto.

Bridget fa una rapida pirouette e canterella sottovoce.

"Nonostante il fatto che il grande giorno sia questa sera, il signor Joseph vuole che sia tu a presentare alla stampa oggi. Assicurati di splendere, tesoro! L'intero paese attende impazientemente questo momento. L'unica erede sotto i riflettori."
Sgrano gli occhi, il mio cuore salta in un battito.

Bridget Vallans

Età:57 anni
Altezza:158 cm
Occupazione: Governante

"I-io?"
Lo sgomento prende a divorarmi dall'interno.
Bridget ammicca e Jodene mi guarda di sottecchi, visibilmente turbata.

Senza badare ai richiami persistenti delle due donne, mi precipito in un baleno all'esterno del salone e mi dirigo in camera chiudendo irrequietamente a chiave la porta.

Incrocio le braccia e rifletto per alcuni secondi sulla castronaggine delle mie decisioni.
Sono stata dannatamente impulsiva!
Se sono alla conferenza non potrò consegnare gli inviti e le divise agli scagnozzi di Zero.

Non c'è modo di tornare indietro. Dovrei pagare loro il triplo per la presa in giro, ma in questo modo mio padre lo verrà a sapere.
È fatta!

Avanzo di alcuni passi in direzione della cabina armadio. Mi volto verso l'interruttore della luce verificando prima che non ci sia nessuno nel corridoio.
Una volta accertato, premo il pulsante di azionamento quattro volte prendendo una pausa di tre secondi e due volte con una pausa di quattro secondi.

Sospiro, accendo la luce, e un tintinnio riempie la stanza.
Schiocco la lingua per poi tirare fuori l'intera struttura dell'interruttore rivelando una mini cassaforte d'acciaio.

Poggio delicatamente una mano alla base gelida del minuscolo caveau per raggiungere un pezzo di carta sgualcito.

Esitante, digito il numero scritto, sul mio cellulare aggiuntivo e porto la cornetta all'orecchio.

Dovrei essere fuori dai radar, nessuno sarà in grado di registrare la chiamata.

La risposta non tarda ad arrivare, dopo tre squilli la voce boriosa di Zero prende a discorrere.

"Aspetti così impazientemente l'ora di vedermi, tesoro?"
Non lo vedo, ma riesco perfettamente a percepire il suo ghigno colmo di malizia.
Alzo gli occhi la cielo.

"Non è ora, Zero! Le mie preoccupazioni sono altre al momento!"
Prendo un profondo respiro.

"Ci saranno giornalisti ovunque questa sera, siate prudenti. Posso aggirare le guardie ma non loro. E sarò ad una conferenza stampa per cui non avrò modo di incontrarvi prima. Dovrete vedervela da soli"
Una lunga pausa in risposta seguita da un sospiro ignavo amplia la mia concitazione.

"Riaffermaro. Voglio i soldi. Un milione di dollari e non preoccuparti del resto. Sarà un gioco da ragazzi. Il tuo essere una celebrità non fa di te un bersaglio impossibile. Non sottovalutarmi, ne ho trucidate di cocuzze"
Porto una mano tremolante al petto.
Annuisco lentamente.
Una voce dal tono aggressivo seguita da un violento sparo dall'altro lato, interrompe la nostra conversazione.

"...Ehi! Cinesino del cavolo! Perché non tiri fuori un po' di palle? I tuoi amici ne hanno chiaramente bisogno!"
Un secondo sparo ancora più attiguo fa imprecare Zero.

"Sono Coreano, bastardo!"
Digrigna i denti.

"Cosa st-"

"Il tuo paparino non ne verrà a capo, non temere. Devo andare adesso, dolcezza. L'attesa non durerà a lungo. A sta sera!"
Un lungo sospiro abbandona le mie labbra.
Beh, devo ammettere che mi sono aspettata una reazione di gran lunga peggiore.
Devono aver studiato ogni genere di circostanza, il che inizia a turbarmi. Li ho sottovalutati più del dovuto.

Se l'avessi saputo prima avrei organizzato questo melenso rapimento in un'altra giornata, magari meno movimentata!
L'obiettivo era quello di attirare meno attenzione possibile e parallelamente ottenere un minimo di angustia e inquietudine da parte di Joseph.
Fallito miseramente.

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