Capitolo 1 Parte 2
Ogni secondo d'attesa sembra durare un'atroce eternità.
La mia risolutezza pencola minacciando di franare. L'indulgenza in attesa di una risposta diventa quasi inattuabile.
"Strabiliante! Vivere il brivido del rischio giocando d'azzardo con la propria vita!"
Solleva in alto le braccia.
Sbatto difilatamente gli occhi.
Accidenti! Quanta euforia in una sola frase. Euforia alquanto squilibrata, aggiungerei.
Sospiro di sollievo. Perlomeno sono salva.
Prende posto al mio fianco la giovane donna e sussurra in modo che io sia l'unica a udirla.
"Non siamo degli sprovveduti, ragazzina. Il tuo è stato chiaramente un oltraggio. Normalmente avremmo provveduto a dovere, tuttavia sembri incutere interesse in Zero. Apprezza la tua audacia, in più la cifra in ballo non è affatto male"
Riacquisisce il solito tono di voce spiacevolmente squillante.
"Quanto mi piace..."
China il capo all'indietro.
Zero punta nella sua direzione due dita, come per cercare di zittirla.
Cruita tace d'acchito senza replicare.
Provo a soffocare la mia ansia facendo dei lunghi e profondi respiri.
Stille di sudore imperlano la mia fronte.
La mia sicurezza inizia progressivamente a vacillare.
Se solo avessi realmente un diversivo.
Avrei dovuto rifletterci maggiormente.
Non mi sono mai trovata in una situazione tanto pericolosa prima d'ora.
A dire il vero non ho mai avuto il tempo di immischiarmi in affari loschi. Ero fin troppo occupata a progettare il futuro delle nostre compagnie e a preoccuparmi di come salire correttamente le scale, per poter pensare ad altro.
"Riceverete il doppio di quello che c'è qui una volta che avrete finito"
Tendo la mano nella sua direzione.
"Allora?"
Tiro vigorosamente in alto la seta del mio abito e metà gamba è in bella mostra.
La donna, cosiddetta Cruita, si china e accarezza la mia gamba con precisa delicatezza, sfilando un gioiello che poco fa adornava la mia caviglia.
Sgrano gli occhi, incredula.
Zero inclina il capo e porta il suo sguardo sul calice posizionato al centro del bancone.
Cruita si alza da terra e sussurra al mio orecchio.
"Potrebbe sembrarti un'idiozia, tuttavia è il nostro modo di sigillare gli accordi. Bevi con il capo e sei dentro, altrimenti, non ci sarà alcun patto. Se non sei neppure capace di deglutire un semplice alcolico in nostra presenza, tanto vale fermare tutto ora, non credi?
Abbiamo bisogno di certezze nonostante le smisurate cifre offerteci. Siamo scrupolosi e alquanto prudenti quando si tratta di clienti particolarmente rilevanti."
Replico in balìa della confusione.
"Perché mai dovrebbero servirvi certezze quando avete il denaro richiesto?"
Scosta una ciocca di capelli rossa dal volto etereo.
"Sei tu colei che ha deciso di venire fin qui, non ti abbiamo costretta né minacciata"
Il capo, sorride e sorseggia il contenuto del calice in attesa che io faccia lo stesso.
"Adesso bevi"
Sussurra Cruita, prendendomi delicatamente per le spalle.
Titubante, chiudo gli occhi e mando giù il contenuto del calice.
È... sorprendentemente dolce!
Non sarà mica avvelenato?
Impossibile! Abbiamo bevuto dallo stesso calice. A meno che non abbia già in circolo un antidoto, sarebbe folle perfino da parte sua infettare se stesso di qualunque diamine si tratti.
Trasalisco nel momento in cui Zero prende la mia mano nella sua.
"Su non temere, dolcezza. Sarà un lieve fastidio sgradevole, ma totalmente sopportabile"
Prima ancora che me ne possa rendere conto, traccia con il suo trincetto una linea verticale sul mio pollice.
"Ehi!"
Il suo sguardo pungente mi ordina di tacere.
Fa lo stesso procedimento con la sua mano, questa volta però la ferita è esorbitante.
Osservo stranita la sala prima di soffermarmi su Zero.
"I soldi non sembrano essere un tuo grattacapo. Perché alterare una vita tanto confortevole? Hai idea di quello che farebbe una qualunque persona pur di arrivare alla posizione di un tuo semplice giardiniere?"
Ridacchia.
"Avevo detto niente domande"
Annuisce e sospende in aria le mani.
"Come posso rifiutare un tale impegno quando a chiedermelo è una signorina tanto garbata ed appetitosa? Sarei davvero un pessimo gentiluomo. Affare fatto!"
Osserva a lungo il liquido scarlatto sgorgante dalla mia ferita, e senza battere ciglio, stringe la mia mano mettendo a contatto le nostre ferite.
Sussulto.
Sciolta la presa, faccio un passo indietro e perscruto ogni cosa in lui come un laser in pieno riconoscimento facciale. È una di quelle persone che faresti meglio a non incrociare mai, è scontato. Eppure è ancora giovane.
Mi chiedo cosa l'abbia portato a imboccare una strada del genere.
In definitiva, il lato oscuro del mondo non è l'unico ridosso reperibile.
Malgrado la mia forza di volontà, il mio occhio cade sulla sua camicia sbottonata, particolarmente sul tatuaggio celato dalla seta corvina.
Compiaciuto, sostiene il mio sguardo.
"Ti piace quel che vedi?"
Ammicco.
"Altri coglierebbero al volo questa opportunità"
Sistemo i capelli arruffati e prendo da sopra al bancone la mia borsa.
"Mi dispiace sembrare screanzata, ma il mio autista potrebbe preoccuparsi se tardo ancora"
Annuisce fingendo comprensione.
Scambia con uno dei suoi scagnozzi un'occhiata d'intesa.
"Non rimanere in pensiero, dolcezza. Troveremo l'occasione giusta prima o poi"
Agito una mano e giro i tacchi.
"Con permesso"
Una voce ormai inconfondibile mi interrompe.
"Aspetta, tesoro!"
Mi volto con la fronte aggrottata verso Cruita.
"Questa la prendo io!"
Risolutamente, mi strappa dalle mani la borsa -che poco fa stringevo per placare la mia affiliazione- con un ghigno soddisfatto.
"Sono solo quattro i modelli disponibili sul mercato. Purtroppo il mondo è ingiusto. Per una donna di strada come me poterne sfiorare una è una strabiliante illusione, ma Principessa Harrington, non penso sia affatto un problema per te procurarne un'altra, sbaglio?"
Porto un dito affusolato alla tempia finendo per cedere.
Avevo ragione. Non sono altro che dei banditi assetati di potere.
Lascio aperta la porta alle mie spalle e mi dirigo verso l'ascensore senza degnarmi di alzare lo sguardo atterrito dal pavimento.
Potrei finire per sbattere contro una parete. Ma non è questo il punto. Preferirei urtare una qualunque superficie ostica piuttosto che arrischiare di incrociare i loro perfidi occhi ancora una volta.
La mia attenzione viene catturata dalla mia esile figura su uno specchio scheggiato e ricoperto da schizzi di sangue, in un corridoio isolato.
Mi ritornano in mente le espressioni ripugnanti sui volti dei banditi nel momento in cui hanno visto il mio aspetto. Ridicolo come quel ribrezzo si sia trasformato in men che non si dica in cupidigia nel riconoscere la mia vera persona.
O meglio, nel non riconoscermi affatto.
Provo soffocamento nel respirare affannosamente da sotto la maschera rivestita in lattice, che cela completamente i miei lineamenti, distorcendo tremendamente la mia figura umana.
Le cavità presenti mi permettono di osservare, fiatare, tuttavia, l'oppressione che provo ogni qualvolta che la indosso mi provoca giramenti di testa persistenti.
Chiudo gli occhi e scaccio ogni tipo di pensiero ostile, precipitandomi all'esterno.
Le mie gambe prendono a traballare inconsultamente nel momento in cui abbandono questo raccapricciante edificio.
Porto delicatamente una mano sul petto in speranza di riuscire a calmare il mio cuore che sembra quasi tentare di lasciare il mio corpo.
Quella di questa sera é stata di gran lunga l'esperienza peggiore che io abbia mai vissuto.
Passo con smania le mani sui punti in cui sono stata toccata, iniziando a provare un cospicuo senso di repulsione e amarezza.
Una forte voglia di dare di stomaco mi annebbia i pensieri.
Rigetto ogni cosa presente al mio interno finendo in una tosse stizzosa.
"Mio dio! È stato repellente! Che diavolo mi hanno dato?"
Respiro a stento.
"Non sarei mai dovuta venire.."
Sospiro, amareggiata.
"Nonostante ciò, eccoti qui"
Trattengo un sussulto.
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