capitolo 1 parte 11
"Questo misero vestito è fin troppo bello per te"
Mi volto spiazzata, l'irresolutezza prende posto sul mio volto.
"Prego?"
Lancio un occhiataccia alla persona alla mia sinistra.
È un allettante uomo alto e piazzato.
Avrà circa quarant'anni, tuttavia, l'alacrità non sembra essere il suo forte.
"Non guardarmi così. Dove sono le tue buone maniere, Giselle?"
Mi prende per il gomito e mi trascina sulla pista da ballo.
"Io non..."
Ho la pelle d'oca!
Ci spostiamo al centro della pista, la presa dell'uomo è forte e salda.
Sembra amare ascoltare il tono della propria voce.
Mi stacco dalla sua presa, tremando. Mi scruta per un paio di secondi, poi inizia a ridere.
"L'ho imbroccato, vero?"
Sorrido di rimando.
"È stato impeccabile!"
Corbelliamo il mio vestito, riferendoci alla precedente reazione di mio padre.
"È bello rivederti, Signorina Thompson" Lo stringo a me ed espiro.
"Smettila, Alto, lo sai che puoi chiamarmi Giselle"
Ammicca.
Alto
Età: 41 anni
Professione: Azionista
Altezza: 192 cm
"So che posso, ma tu sei la figlia del mio capo e l'erede di questo regno. Ti rispetto."
Gli colpisco il petto tonico, affettuosamente.
"D'accordo."
Ridacchia in preda all'inettitudine.
Ci allontaniamo dal centro della pista.
"Com'è andato il viaggio?"
Abbassa il capo.
"È andata bene...più o meno. Conosci l'immane livello di esigenza di tuo padre. A volte potrebbe essere complicato, tuttavia, credo di essere ancora in grado di gestirlo"
Annuisco.
"E ti va bene?"
Chiedo audacemente.
"Beh, è ciò che mi andrebbe di chiederti. Ti va bene tutto questo?"
Indica la sala da ballo riferendosi alla cerimonia in corso. Il mio silenzio risponde alla sua domanda.
"Nessuno di noi ha scelta.
Guardaci.
Due miliardari prigionieri di una vita apparentemente ilare ma in realtà tanto cruenta. Il nostro destino dipende dal volere di Joseph.
Dal volere di mio padre..."
Sorseggio un po' di succo e mi guardo intorno.
"Sai che puoi contare su di me. Basta una sola parola e questa ridicola messa in scena sparirà nel nulla. Sei l'unica persona di cui mi importa al momento, tua madre mi è tanto cara. Non le farebbe piacere una situazione del genere."
Scrollo le spalle.
"Beh, neanche a me"
Esibisco un sorriso menzoniero.
Alto è il braccio destro di Joseph. Nonostante la sua personalità astuta e calcolatrice, mio padre dipende dalla sua conoscenza e dal suo giudizio. È decisamente strano, tuttavia Alto è davvero imbattibile quando si tratta del suo lavoro. Non c'è da stupirsi che sia l'unico azionista rispettato da mio padre. È rimasto al nostro fianco indipendentemente da tutto.
Inoltre, era il più caro amico di mia madre, questo è principalmente il motivo per cui mi piace averlo intorno. Posso ancora sentire il suo inebriante profumo su di lui.
Se dovessi trovarlo opportuno, potrei riferirgli l'odio che provo nei confronti di questa situazione e quanto vorrei poter scappare. In tal modo, farà di tutto per aiutarmi vivere la mia vita, ma... a quale costo? La nostra compagnia è la sua vita. Non posso rischiare di mandare all'aria i suoi sacrifici solo perché non sono abbastanza responsabile. Ha già fatto così tanto per me.
Fondamentalmente, lui e Jodene sono la mia famiglia. Quella vera. Devono starne fuori. A qualunque costo.
"Vado a prendere una boccata d'aria" Alto annuisce.
La lugubre notte mi attende fuori.
Fuori, lontano dalle boriose persone e dalla loro superficialità ripugnante, l'inenarrabile cielo notturno, costellato da sfavillanti stelle, mi porta a riflettere trascinandomi lontano dalla mia futile realtà.
Riflettere sulle mie precipitose azioni, sul mio inequivocabile ma al contempo ingoto futuro.
Mi porta a riflettere soprattutto sul mio patetico presente, sulle incertezze correnti e sui rischi immani che mi attendono.
La godevole brezza maestrale mi porta a rabbrividire.
Inspiro, lasciando le mie narici ingombrarsi dell'odore appagante del mare.
"Vorrei poter non portare il mio cognome per un singolo giorno."
Chiudo gli occhi liberandomi da qualunque tipo di pensiero mentre orecchio il suono ritmato e costante delle onde che colpiscono le pareti laterali della crociera.
D'acchito, qualcosa di freddo e aguzzo si posiziona sulla parte alta del mio fianco sinistro.
"Non lo desidererei così tanto fossi in te"
Una soave ma tagliente voce femminile mi coglie alla sprovvista.
"Potrebbe essere spinoso, ma ti ripara. Una volta che te ne sarai liberata vedrai il mondo per quello che è. Credimi se ti dico che non è affatto come lo immagini"
Mi blocco.
Quello che suppongo sia un coltello, mi ordina di non muovermi.
L'aria fredda e secca si riempie di un memorabile odore di gelsomino e prugna fresca. Non tanto memorabile come profumo.
"Sei Dahlia, sbaglio?"
La ragazza ride e ignora le mie parole. Non potendo vederla, mi limito ad annuire. È lei senza ombra di dubbio.
Devo usare saggiamente le parole a mio favore.
"Perché sei qui? Non mi capacito del motivo per cui qualcuno con una vita simile alla tua voglia addentrarsi in questo lato del mondo."
Riesco a percepire il suo ghigno.
"Oh, bambola. Tu non conosci nulla di questo mondo. È il problema di voi ricchi. Credete di essere tanto acuti, di conoscere tutto e tutti, ma la realtà è ben diversa. I tuoi giochini persuasivi non funzioneranno con me. Risparmiateli. Sei ridicola."
La sua aura è affascinante, eppure bizzarra.
"Sei l'ennesima persona che mi crede ridicola. È ridicolo"
Alzo gli occhi al cielo cautamente, in speranza di trovare un modo per sfuggire a questa situazione.
Ridacchia.
"Non hai mai preso in considerazione il fatto che possano avere ragione?
Sei circondata da multimilionari: calciatori, personaggi politici e varie celebrità.
Credi davvero che Zero si accontenterà delle tue monete? Rifiutarsi di bere vino quando si è alla botte più appetitosa è del tutto irrazionale. Per nulla ragionevole, non credi?
L'irrazionalità non è il forte di Zero come penso tu abbia visto.
Questo mi porta a credere che la tua insania è in effetti ridicola."
La battisoffia prende a divorarmi dall'interno.
Il suo respiro sul mio collo accelera il mio battito.
"Non prendertela con me, porcellana. Non sto facendo altro che riordinare i pezzi del puzzle che cerchi disperatamente di smontare. A quanto pare è alquanto arduo per te comprendere la verità.
Tuttavia è probabile che un giorno tu stessa l'accetterai.
Chissà?
Con permesso."
Quest'ultima frase riecheggia nella mia mente.
Inabile di muovermi e allontanarmi dal parapetto che mi separa dagli abissi del mare, sbatto le palpebre continuamente.
Qualcosa mi dice che il messaggio che mi ha lasciato non ha a che fare con Zero. Il quadro è più periglioso di quel che immaginavo.
La mia attenzione viene richiamata da grida provenienti dalla prua della crociera.
Porto esitante lo sguardo in quella direzione.
Ceneri e fumo si alzano in cielo accompagnati da ruggienti fiamme ardenti.
Provo un forte senso di soffocamento e impotenza.
Perfino respirare regolarmente mi è difficile.
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