Cap. 5: Loro 🔴
Caro diario,
Il viaggio in Italia fu quello più complicato delle varie tappe dal punto di vista sentimentale. Mi sentivo confuso e la presenza di Emma non era che migliorasse molto le cose.
Come di sicuro avrà raccontato Emma durante quel viaggio per Brindisi il mio lato paterno, nei confronti di un bambino chiamato Alberto maltrattato dal padre, emerse. Numerose volte mi trovai a pensare alla piccola Emma maltrattata dai suoi genitori per la sua voglia di viaggiare. Non so per quale assurdo motivo ciò mi faceva pensare a qualcosa, o meglio qualcuno, che mi era mancato durante la mia infanzia.
Spesso mi trovavo a pensare a Estella. Quella donna mi aveva cambiato la vita ma quando incrociavo lo sguardo di Emma tutto cambiava. I suoi occhi da cerbiatto riuscivano a colpirmi come una freccia.
Al pensiero di avere una moglie guardai Emma: mi sarebbe tanto piaciuto che fosse la mia compagna di vita ma l'amore verso Estella non voleva sfumare.
Fu soltanto dopo una chiacchierata avuta con Alberto che mi decisi, una volta per tutte, a baciare Emma.
Ci trovavamo all'esterno del treno e stavamo parlando quando Emma, dopo che il fanciullo si era allontanato, si avvicinò a me. Dai suoi occhi, rossi dal pianto, compresi che aveva ascoltato la conversazione.
«Ci riuscirai in quest'impresa. Pensa in positivo. Se fossi tua moglie sarei fiera di te, sappilo» avvampò e le sue guance si colorarono di quel tenero rosso che tanto amavo.
Allontanai il pensiero di Estella dal mio cuore e cervello e le toccai il volto; lei che non si aspettava un simile gesto rimase sorpresa.
«Se riuscirò in questa folle e pazza impresa sarà solo grazie a te Emma»
Le guardai le labbra, così rosee, piene e delicate e, prima che potessi fare qualsiasi cosa, una frenata improvvisa del treno ci fece avvicinare. Un bacio che doveva avvenire in un altro modo ma di cui fui veramente felice che fosse avvenuto.
Ci alzammo rossi in volto e andammo a vedere cosa fosse successo. Immediatamente il momento romantico evaporò come se non fosse mai avvenuto.
Quello che accadde successivamente lo avrà descritto di sicuro Emma.
Quando riuscimmo ad attraversare il ponte la giovane entrò nel locale caldaia e mi baciò con tutta la felicità che aveva in corpo. Fu improvviso e lei, capendo il gesto, si risistemò rossa come un pomodoro. Mi fece troppa tenerezza e ricambiai il bacio. Ci baciammo con passione finché un'altra spiacevole situazione ci fece allontanare: il treno si era fermato di nuovo.
Dopo questo evento riuscimmo a prendere il battello per la nostra prossima tappa.
Durante il viaggio verso Bombay rischiammo di perdere, alcune volte, la nostra vita ma per fortuna ce la cavammo.
Emma mi fece comprendere che dovevo capire il dolore che aveva passato Passepartout avendo visto suo fratello morire durante la sparatoria in Francia. Lei mi fece da ancora. Ma non sapevo che la verità stava per saltare fuori. Fu proprio in India che il mio amore nei suoi confronti trionfò. Devo ringraziare anche Passepartout per avermi drogato, ma non vorrei raccontarti troppo.
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Caro lettore ora vorrei passare il punto di vista della nostra cara Emma. In questa parte è fondamentale la sua voce e soprattutto i suoi sentimenti. Ma non ti preoccupare il nostro caro avventuriero tornerà presto.
Ora passiamo il capitolo a Emma.
Ci trovavamo in India ma il treno non arrivava fino al villaggio così avevamo dovuto fare un pezzo a piedi disturbati da zanzare e mosche.
Fu un vero incubo.
Grazie a una bambina che ci stava osservando, seguendola, riuscimmo a giungere al villaggio di Narupani.
Eravamo ormai al 28° giorno di viaggio. Non mi sembrava vero che erano passati così velocemente i giorni.
Il villaggio era in festa e le persone indossavano degli abiti meravigliosi di numerosi colori vivaci. Compresi che le varie letture che avevo fatto raccontavano il vero.
Una gentile signora ci informò che era in corso un matrimonio e ci presentò la sposa. Io non ero mai stata a un matrimonio indiano e volevo tanto fermarmi ma Phileas, avendo fretta di terminare il giro del mondo e vincere la scommessa, rifiutò.
«Ora, dobbiamo andare urgentemente ad Allahabad...» la donna non lo fece continuare presentandoci lo sposo e dicendoci che saremmo stati i suoi ospiti speciali.
«Temo non ci sia tempo. Il tempo è essenziale. Stiamo cercando di viaggiare attorno al mondo in 80 giorni.» spiegò Phileas.
La donna ne chiese il motivo e quello che rispose l'avventuriero fu.
«Non è importante. Ci serve una guida che ci porti oltre le colline, ad Allahabad, così possiamo prendere un treno per Calcutta»
È davvero impossibile alcune volte.
Sospirai pensando ciò. Fermarci qualche giorno non avrebbe cambiato le cose, no? A quanto pare quel pensiero non era condiviso da Fogg.
La donna ci disse che ci avrebbe dato una guida domattina. Ma cosa avrà mai risposto l'urgente Fogg? Indovinate?
«Non domattina, purtroppo. Adesso»
Esattamente.
La donna ci mostrò le nostre camere e per mia grande fortuna avrei dormito insieme a Phileas. Dentro di me una parte stava esplodendo.
Non sapevo però che dormendo proprio in sua compagnia gli avrei salvato la vita e che avrei finalmente saputa tutta la verità, o meglio, metà di quello che celavano quegli occhi marroni come la cioccolata.
Ma andiamo per gradi.
Per tutta la giornata pensammo solo a festeggiare e mi divertii veramente moltissimo in compagnia di Fogg. Ma un triste evento cambiò tutte le carte in tavola.
Un Dio con il suo piano ineffabile stava crudelmente giocando con noi.
Un soldato con il suo esercito interruppe quel magico momento di felicità.
«Sepoy Anand, sei in arresto per aver disertato l'Esercito indiano.»
«Arjan ha avuto il permesso del suo comandante» affermò affranta e addolorata la sposa.
«Io sono il suo comandante e non ho dato nessun permesso del genere» rispose il ragazzo deciso.
Lo sposo venne allontanato dalla sposa che cercò di avvicinarsi a lui ma le fu impossibile.
Ero straziata dal dolore e con il cuore in lacrime ritornai nella mia stanza.
Perché il soldato pensa solo e soltanto ad ubbidire agli ordini? Non sa che esiste qualcosa di più forte e di più importante?
Pensai piangendo. In fondo riuscivo a comprenderla: se mi avessero separato per sempre da Fogg non sarei più riuscita a vivere. Il dolore sarebbe stato troppo forte da tollerare.
Phileas tornò nella nostra stanza e vidi immediatamente quel sorriso. Sapevo quello che voleva dire. Lo conoscevo fin troppo bene.
«Prepara le valigie, ce ne andiamo. Il matrimonio è saltato. Ci daranno la guida, possiamo arrivare alle 07:00 ad Allahabad»
Ero sconvolta e sorpresa.
Dopo quello che è successo lui pensa solo e soltanto alla scommessa? Ma è serio? Io...non ho parole.
«Phileas, ti rendi conto di quello che è successo? La sposa e lo sposo sono stati separati il giorno prima del matrimonio»
Lui mi guardò e non percepii nessun dolore da parte sua. Sospirai.
«Non essere sdolcinata Emma»
Fu una pugnalata dritta allo stomaco. Qualcosa dentro di me si ruppe.
È davvero lo stesso Fogg quello che ho davanti agli occhi? Quello che mi ha baciata sul treno diretto a Brindisi? No, non è lui o forse sono io che mi sono illusa come sempre?
«Questa per te è solo una scommessa, non è vero?»
«Sì! Smetti di cercare altre motivazioni! Un amico ha scommesso che fallirò, gli proverò il contrario»
«A qualunque costo?»
«Il ragazzo le ha mentito e le ha spezzato il cuore. Se prendiamo o meno il treno, il suo cuore rimarrà spezzato» mi guardò con il suo sguardo deciso e irremovibile.
Ero furiosa e Passepartout, che aveva assistito a tutto in silenzio, lo era altrettanto.
Mi allontanai per prendere una boccata d'aria e schiarirmi le idee.
È possibile che quello che è successo sul treno sia stato tutto un sogno, un illusione? Lui non ha mai creduto all'amore! Mai! Io come una stupida ci sono cascata con tutte le scarpe! Come ha fatto Estella a innamorarsi di lui? Mia madre ha ragione: i Fogg sono tutti uguali!
Piansi fino allo sfinimento. L'amore era una lama a doppio taglio che ti distrugge il cuore e l'anima. Mi chiedevo sempre perché ero nata donna. Le donne sono sempre coloro che soffrono di più: il ciclo, la gravidanza, il parto, l'allattamento e infine un cuore distrutto.
Piansi su quel prato verde ripensando al ballo avuto al suo Club, alle sue risate e ai suoi sorrisi.
Piansi rimembrando il momento in cui lui pareva morto davanti ai miei occhi.
Ero una stupida. Una semplicissima stupida!
Non so quanto tempo fosse passato ma un tuono illuminò la notte oscura e mi precipitai nella mia stanza.
Quello che mi si palesò davanti ai miei occhi mi preoccupò: Phileas sembrava drogato e, se una parte di me ancora lo odiava per prima, mi avvicinai a lui.
«Che cos'ha? Cosa ha bevuto?»
«Solo una tazza di tè» mi rispose Passepartout.
Una però di me però mi spingeva a non credergli. C'era qualcos'altro sotto.
Abigail era altrettanto preoccupata per lui.
Aveva le convulsioni e nessuno sapeva cosa aveva.
«Per favore, mi dite cos'ha!? Non posso e non voglio perderlo...io lo amo!» era la pura e semplice verità. Lui era un bastardo? Sì. Amavo quella sua bastardaggine? Ovviamente. Non mi importò nemmeno della presenza di Abigail che avrebbe di sicuro scritto un articolo sul nostro amore. Non mi importò.
Passepartout mi prese da parte e mi mostrò un sacchettino. Compresi immediatamente cosa fosse. La paura mista a una rabbia furiosa mi invase il cuore. Se il mio sguardo avesse potuto incenerire a quel punto Passepartout sarebbe stato un mucchio di cenere.
«Tu...credi? Sono i semi di Datura»
«Ho preso una mazzetta per allentarlo. L'uomo ha detto che l'avrebbe fatto dormire per un giorno o due»
«Quanto gliene hai dato? Dimmelo!»
Mi mostrò quattro cucchiai. Per sfogare la mia rabbia e furia gli diedi uno schiaffo lasciandogli un solco profondo.
Che valletto stronzo! Phileas doveva scegliere meglio la sua compagnia! Solo noi due non sarebbe stato meglio? Se muore giuro su Dio che ammazzo Passepartout. Non mi importa nemmeno della prigione.
Andai da Phileas che stava tremando e soffrendo. Gli feci sentire tutto il mio amore baciandogli la fronte.
«Phileas, sono qui. La tua sorellina è qui, non se ne va da nessuna parte. Ti amo, non provare a lasciarmi di nuovo. Resta con me Phileas.»
La sposa e sua madre, capendo quello che era successo, andarono a preparare una medicina dicendoci di farlo restare sveglio e idratarlo.
Passepartout per rinfrescarlo gli aprì la sua camicia bianca e diventai paonazza. Non era il tipico bello spettacolo che avrei voluto vedere in un momento come questo. Un momento così drammatico in cui l'amore della mia vita si trovava in bilico tra la vita e la morte.
Il valletto si allontanò mentre io e Abigail restammo a osservare che non si addormentasse.
Poi disse un nome, un nome che non mi sarei aspettata. Scambiò me per quella donna a cui non davo ancora un volto.
«Estella»
«Estella sapevo che saresti tornata. Ho sempre saputo che l'avresti fatto. L'ho sempre saputo...no,non è vero, ma lo speravo. L'ho sognato. Ascolta il mio cuore Estella» mi disse avvicinando una le nostre mani intrecciate al suo petto. Il mio volto arrossì ma poi quello che disse immediatamente dopo mi fece comprendere che stava riacquistando alcuni ricordi perduti per sempre. «Estella, ho ritrovato mia sorella, la mia sorellastra, Emma. Ora mi ricordo chi mi mancava nella mia infanzia solitaria. Lei. Emma. È qui e stiamo viaggiando per il mondo. Avevo in serbo di farlo con te. Hai fatto bene a lasciarmi solo. Non sarei mai stato abbastanza per te. Credo che tu lo sapessi già dall'inizio. Sai Estella Emma è una donna bellissima e io sono pazzo di lei. Non glielo ho mai detto. Sono sempre stato un codardo in certe cose. Stupido Fogg.» poi si addormentò. Durante quella confessione ebbe le lacrime agli occhi.
Ero sconvolta da tutto quello che era successo ma ora avevo tutte le risposte che mi servivano: lui stava facendo questo viaggio, non per una stupida scommessa, ma per lei. Estella. Era un viaggio d'amore. Infine l'ultima cosa mi fece scoppiare il cuore di gioia. Lui mi amava. L'aveva confessato. Forse l'idea di drogarlo non era stata così male.
Corsi da Passepartout e lo baciai.
«Scusa se ti ho dato uno schiaffo prima non ero in me. Grazie Passepartout. Grazie. Sei un uno dei valletti migliori che esistono!» lui rimase sorpreso da quella dimostrazione d'affetto dopo quello che aveva fatto.
Il giorno seguente Phileas riprendosi decise di andare da quel soldato per rimediare all'errore commesso mentre era drogato.
«Ho detto qualcosa?» ci chiese ricordando la sera prima.
«No, niente di particolare» gli risposi però sorridendo sotto i baffi. Meno male che non si ricordava!
Corremmo dal sergente prima che fosse troppo tardi. Fu Phileas il primo a parlare. Dopo una lunga conversazione tra la sposa, il Tenente e Phileas lui iniziò il suo monologo che mi colpii nel profondo.
«Signore. Per prima cosa, devo iniziare col scusarmi. Quando mi ha mostrato la foto della sua fidanzata, mi hanno detto che potrei aver riso...il che è totalmente ridicolo visto che è una donna molto bella.»
«Signor Fogg, questo è un caso militare. Gentilmente, tenga fuori la mia fidanzata.» disse deciso il Tenente.
«La scorsa notte, quando le ho parlato, non stavo bene, non ero in me e ho fatto leva sulla sua cattiva opinione su di me per influenzare la sua opinione su Sepoy Anand.»
«Vada al punto»
«Signore. Sepoy Anand è innocente.»
Quando il Tenente pronunciò l'aggettivo codardo di fronte a Phileas, riferendosi a Sepoy, vidi il suo sguardo farsi deciso. Sapevo che quell'aggettivo avrebbe risvegliato qualcosa in lui.
Cordardo non lo era mai stato.
Codardo era una parolaccia per Phileas.
Ti starai chiedendo il motivo. Ebbene devi avere pazienza perché tutti i nodi vengono al pettine.
«No, dannazione. Mi oppongo a quella parola!» non l'avevo mai visto così furioso in vita mia. «Quest'uomo ha rischiato tutto, la sua reputazione, la sua carriera, la sua libertà per stare con la donna che ama. È già stato in azione, Tenente Bathurst?»
«Non ce n'è qui e non ce ne sarà là»
«Quando succederà, quando sentirà le urla dei suoi compagni feriti, quando annuserà il fumo, l'odore del sudore, quando avrà il sangue negli occhi, quando sentirà il rumore di proiettili e il colpo della spada, quando guiderà questi uomini in bocca al nemico...»
«Per l'amor di Dio, si affretti!»
«Cosa la farà andare avanti? Il dovere? Gli ordini? Una bandiera? Oppure sarà il pensiero di poter rivedere ancora una volta le persone che ama? Forse il volto della sua fidanzata, il volto di Penelope, sbaglio? Sepoy Anand era nella stessa situazione» disse deciso guardando dritto negli occhi il Tenente.
Io mi stavo commuovendo davanti a quel discorso così vero e sincero.
«Non doveva affrontare la morte»
«È come se lo fosse stato. Dover vivere il resto della sua vita senza la donna che ama.» mi guardò prima di continuare il suo discorso. «Sapendo che era là fuori e sapendo che non l'avrebbe mai più rivista.»
Il mio occhio cadde su Abigail che aveva preso a scrivere. Sapevo cosa stava scrivendo ma in quel momento non importò anche se quell'articolo ci avrebbe cambiato le vite.
«Pensa che l'amore legittimi la diserzione?»
«Oh, penso sia la migliore delle ragioni. Quando si trova l'amore, l'amore vero, la vita senza di esso non ha alcun significato. Si combatte con tutte le proprie forze, si ignorano gli ordini e le persone che li hanno dati. Si ignora il buon senso, le cose fatte e le parole dei propri amici. Si fa di tutto per tenerselo stretto e se non lo si fa, allora si può dare del codardo» affermò tutto ciò guardando dritto il Tenente che di fronte a tale discorso cedette.
Io ero in lacrime.
Quello era il Phlieas Fogg che avevo imparato a conoscere durante la mia vita.
Quello era il Phileas Fogg che amavo.
Poi mi guardò e dopo che il Tenente lasciò libero Sepoy venne da me.
Io non aspettai altro e lo baciai. Fu un bacio vero. Un bacio di passione e amore. Un amore puro.
Lui mi prese per mano e ritornammo nella nostra camera.
«Ho detto quelle cose riferendoti a te Emma. Ti amo. Veramente, pazzamente, profondamente»
Gli tappai la bocca e lo continuai a baciare. Le nostre lingue continuarono a mescolarsi tra loro, e ci regalammo teneri baci a vicenda. Non sapevo se stavo andando bene, o se ero un disastro, ma mi sentii a mio agio.
«Vuoi farlo?» mi domandò Phileas, staccandosi dalla mia bocca con sforzo.
«S...sì» balbettai a causa dell'eccitazione.
Lui in tutta risposta mi spinse dolcemente sul letto. Restai ferma a guardarlo, mentre si metteva sopra di me. Ricominciammo a scambiarci baci pieni di passione. Gli accarezzai il viso liscio, e lui mise le mani nei miei capelli biondi sparsi sul letto, tirandoli leggermente.
Assoporai le sue labbra, avida. Non avevo mai provato quello che sto provando con Phileas. Non avevo mai baciato un uomo, non ero mai stata così avida e bramosa di voler fare l'amore con lui. Ma in quel momento lo ero, e volevo farlo.
Phileas staccò le mani dai miei capelli, scese piano piano, si infiltrò sotto la mia maglietta e arrivò al reggiseno.
Arrivato con la mano lì, si fermò. In un attimo, la mia maglietta si ritrovò sul pavimento. Mi tolse anche i pantaloni e restai in intimo davanti a lui. Il cuore compì un balzo, e mi sentii vulnerabile, c'era soltanto un piccolo strato di tessuto a proteggermi. Con le mani tremanti, provai a tirargli giù i pantaloni, ma lui mi frenò.
«Pazienza, Emma» sussurrò, suadente,vicino alla mia bocca. Mi regalò baci sul collo, poi scese sul petto, sorpassando il reggiseno, e arrivò alla pancia. Ignorò i miei mutandoni fradici e mi baciò la gamba. I miei respiri cominciarono a farsi più pesanti.
Mi slacciò il reggiseno e tirò via i mutandoni, sicuro. Ero completamente nuda davanti a lui. Mi osservò, ammirando il mio corpo.
«Sei bellissima, Emma» confessò vedendo la mia espressione. Le sue dita si posarono sul mio seno, per poi accarezzare il collo. La mano venne sostituita dalla bocca, che si posò poco sotto la gola. Phileas cominciò a stuzzicare i miei capezzoli, mandandomi in estasi coi suoi movimenti veloci e inaspettati.
«Phileas...» ansimai dal piacere, incitandolo a continuare e a non fermarsi. Dal mio seno passò al mio punto e, come appoggiò la bocca, mugolai di piacere, alzando le gambe per via di uno spasmo. Mi piaceva, era una nuova sensazione e mi stava regalando tante emozioni. Phileas continuò ad assaggiare il mio sapore finché...
«Ora metto le dita, okey?» mi avvisò. Annuii, e due dita entrarono nel mio sesso. Inarcai la schiena a causa del dolore, mentre il mio respiro si mozzò; Phileas ridacchiò, osservando a lungo le mie reazioni. Le sue dita erano maledettamente sicure. Si muovevano dentro di me con foga. Il dolore persisté ancora per un po', poi si trasformò in piacere.
Ansimai, sentendo che il piacere stava per essere molto più forte. Non volevo venire, avevamo appena cominciato. Phileas si accorse delle mie condizioni e si fermò.
«Non finirà così presto.» sussurrò, mordendo il lobo del mio orecchio. Fece uscire le sue dita dal mio interno, e io sospirai a lungo, inarcando la schiena, chiedendone ancora. Phileas sorrise, si tolse la maglia rivelando il suo petto magro ma perfetto. Mi ricordai quando la sera prima la mia mano aveva toccato i suoi peli e volevo toccarli di nuovo. Le mie mani si mossero da sole andando a toccare le spalle lentigginose,le braccia e il petto. Ogni suo lineamento era mio. Percorsi ogni minimo particolare del suo petto e della sua schiena. Gli presi il viso e lo avvicinai a me con veemenza, infilando la mia lingua dentro la sua bocca. Abbassai i suoi pantaloni e li spinsi in basso, fino a farli cadere a terra; i suoi boxer erano in evidenza. Notai la sua erezione.
Si appoggiò a me, e l'erezione premette sulla mia intimità; percepii il morbido tessuto dell'indumento inumidirsi per il mio piacere.
«Per caso vuoi...»
«S...sì» lui si spostò e si sdraiò, mentre io mi misi in ginocchio, intimidita, a tratti impaurita.
«Andrai benissimo.» Phileas afferrò le mie mani, per rassicurarmi, e le appoggiò sul suo petto.
Ora conducevo io il gioco. Mi chinai per baciargli la faccia, il mento, il collo e arrivai al petto. Lasciai qualche bacio qui e là, sperando di non deluderlo. Scesi e arrivai all'ombelico. Mi fermai davanti ai suoi boxer,deglutendo un groppo alla gola.
«Fallo, Emma.» mi incoraggiò col fiatone. Gli tolsi i boxer con calma e vidi il suo membro eretto davanti a me.
Con coraggio iniziai a succhiare e Phileas cominciò a gemere. Mi sentii forte, curiosa. Phileas sembrò soddisfatto, e credevo di star andando bene.
Le mani dell'uomo strinsero le coperte, le gambe si agitavano, e il petto andava su e giù.
«Puoi fermarti, o ti verrò in bocca e dovremmo smettere subito» mi staccai capendo di essere stata alla sua altezza.
Guardai Phileas interamente nudo, sdraiato sul letto, mentre il suo respiro tornò regolare. Era perfetto in tutto come un David di Michaelangelo, e non riuscii a credere a quello che stava succedendo.
«Sei sicura? Non voglio costringerti.» mi chiese titubante, la sua sicurezza era svanita.
«Sì» dissi, l'ansia che mi pervase,il cuore a mille. Phileas mi aprì le gambe e si infilò dentro di me con dolcezza. Urlai e mi aggrappai alle sue spalle, stringendo i denti. Il dolore fu molto più forte rispetto a quello di prima.
«Tutto bene?» chiese preoccupato.
«Va bene» lo rassicurai, nascondendo le fitte lancinanti che mi opprimevano. Mi sembrò di cadere nel vuoto, l'unico appiglio era Phileas, e proprio per quello mi ressi a lui con forza.
Phileas cominciò a spingere con calma. Le spinte mi facevano ancora male, e infilzai l'uomo con le mie unghie. Non sembrò farci caso e continuò a scivolare dentro di me.
Dentro, fuori.
Dentro, fuori.
Dentro, fuori.
Avvolsi il suo bacino con le mie gambe, e il tempo iniziò a scorrere.
Presto, senza che me ne accorgessi, il dolore si trasformò in piacere.
Phileas aumentò il ritmo delle sue spinte, i miei gemiti si fecero sempre più forti.
Avvolsi le braccia al suo collo e rafforzai la presa sulla sua schiena. Con le mani, gli percorsi tutto il corpo e gli strinsi le natiche. Lui mi sorrise e iniziò a godere sempre di più. Cominciò a fare caldo, e ci ritrovammo mandidi di sudore. Entrambi facemmo versi di piacere che eccitarono l'un l'altra e godemmo di quel momento così unico per me.
Continuò a spingere, mentre mossi i miei capelli bagnati. Non mancò molto ormai. Il piacere fu incontenibile. In un attimo, l'orgasmo arrivò. E fu la cosa più bella di tutte.
Strillai, il corpo scosso da forti spasmi, la testa che esplodeva e girava, le mani che strinsero la coperta, la schiena che inarcò il bacino. Finiti quei secondi i respiri iniziarono a regolarizzarsi, e mi sentii improvvisamente stanca. Phileas si sdraiò accanto a me, stremato, senza forze e con il fiatone.
«Non ero sicuro al cento per cento ma ora sì...ti amo Emma Fogg. Alla fine di questo viaggio tu sarai mia moglie» mi rivelò.
Ero spiazzata da tale dichiarazione.
Ha detto...sua moglie?! Sua moglie?!
Ero felice e iniziai a piangere dalla gioia.
«Ti amo anch'io Phileas. Tu sei l'amore della mia vita»
Ci baciammo un ultima volta prima di cadere addormentati.
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