8. Il martello
Michael aggrottò la fronte. «Una spia?»
Percy raccontò quello che era successo sulla Principessa Andromeda, di come Crono fosse già al corrente della loro venuta e di come gli avesse mostrato il ciondolo a forma di falce d'argento che aveva usato per comunicare con qualcuno al Campo. Silena scoppiò di nuovo a piangere. Le circondai le spalle con un braccio, cercando di consolarla. Gli occhi mi pizzicavano fastidiosamente: tra la litigata con Percy e la perdita di Beck sapevo che sarei crollata da lì a poco, ma dovevo tenere duro ancora un po'.
«Be'» commentò Connor a disagio «da tempo sospettavamo che ci fosse una spia, giusto? Qualcuno che continuava a passare informazioni a Luke... come il luogo in cui si trovava il Vello d'Oro, un paio di anni fa. Deve essere qualcuno che lo conosceva bene». Lanciò un'occhiata ad Annabeth e a me. Era comprensibile, mi suggerì la parte razionale del mio cervello: eravamo le due che conoscevano Luke più di tutti. Ma ero talmente stanca e arrabbiata che mi limitai a fissarlo, torva. «Ehm, cioè... potrebbe essere chiunque» si affrettò a precisare.
«Sì». Katie rivolse un'occhiata accigliata ai fratelli Stoll. Li detestava dal giorno in cui avevano disseminato il tetto d'erba della casa di Demetra con dei coniglietti di Pasqua di cioccolato. «Come uno dei suoi fratelli»
Travis e Connor cominciarono subito a litigare con lei. «BASTA!». Silena picchiò il tavolo così forte da rovesciare la cioccolata. «Charlie è morto e... e voi non fate altro che litigare come bambini dell'asilo!». Chinò la testa e cominciò a singhiozzare.
La cioccolata colava giù dal tavolo da ping-pong. Ci vergognavamo. Realizzai che vedermi litigare con Percy non doveva averle fatto molto bene, principalmente perché non era solo per la profezia che ci eravamo messi a strillarci addosso, ed era sotto gli occhi di tutti -anche i suoi. Sospirai, strofinandomi il viso. Dei, che casino del cavolo. Avrei dovuto scusarmi -con Silena, non con Percy. Lui non aveva fatto altro che dimostrarmi che il colpo di giavellotto se lo era ampiamente meritato.
«Ha ragione Silena» disse Polluce «accusarci a vicenda non serve. Dobbiamo tenere gli occhi aperti e notare se in giro vediamo un braccialetto con un ciondolo a forma di falce, o una roba del genere. Se Crono ne aveva uno, probabilmente anche la spia ce l'ha»
Michael sbuffò. «Dobbiamo trovare la spia prima di progettare la prossima operazione. L'esplosione della Principessa Andromeda non fermerà Crono per sempre»
«No, è vero» confermò Chirone «infatti il suo prossimo attacco è già in corso»
«Si riferisce alla "minaccia più grande" nominata da Poseidone?» domandò Percy.
Chirone, Annabeth e io ci scambiammo un'occhiata. Percy si accigliò visibilmente. «Percy» disse il primo «non volevamo dirtelo prima del tuo ritorno al Campo. Avevi bisogno di una pausa con i tuoi... amici mortali»
Incrociai le braccia e mi addossai pesantemente al muro, guardando ostinatamente per terra. La rabbia mi fece digrignare i denti. Sentii Percy sospirare. «Ditemi cosa è successo» disse.
Chirone raccolse un calice di bronzo dal tavolo degli spuntini. Gettò dell'acqua nel vassoio bollente dove di solito scioglievamo il formaggio per i nachos. Si levò una nuvola di vapore, creando un arcobaleno con le luci fluorescenti. Chirone si sfilò una dracma d'oro dalla bisaccia, la lanciò nella nebbiolina di vapore e mormorò: «Oh Iride, dea dell'arcobaleno, mostraci la minaccia»
La nebbia tremolò. Vidi l'immagine familiare di un vulcano fumante: il Monte Sant'Elena. In quello stesso istante, il fianco della montagna esplose. Un'immagine che avevo visto un bel po' di volte negli ultimi giorni. Fuoco, cenere e lava si riversarono fuori. La voce di un giornalista televisivo stava dicendo: «... persino più grande dell'ultima eruzione, e i geologi avvertono che la montagna potrebbe non avere ancora finito».
La montagna si squarciò, crollando su sé stessa, e una sagoma enorme si levò dal fumo e dalla lava come se emergesse da una botola. Si udì un orribile rombo, come se il mostro stesse ridendo. «È lui» disse Percy «Tifone»
Chirone si limitò ad annuire. «Il mostro più orribile, la più grande minaccia in assoluto mai affrontata dagli dei. Alla fine si è liberato dalla sua prigione sotto la montagna. Ma questa scena è di due giorni fa. Ecco quello che sta succedendo oggi»
Chirone fece un gesto con la mano e l'immagine cambiò. Un banco di nubi temporalesche stavano attraversando impetuose le pianure del Midwest, tra tremendi lampi di fulmini. File di tornado distruggevano tutto ciò che incontravano sul proprio cammino, strappando case e camion da terra, roteando automobili in aria come macchinine giocattolo. «Inondazioni monumentali» stava dicendo la voce di un giornalista fuori campo «cinque stati hanno dichiarato lo stato di calamità naturale, mentre il fronte temporalesco anomalo si sta spostando verso est, continuando il suo cammino di distruzione»
Le telecamere misero a fuoco un ciclone che si abbatteva su una città del Midwest. All'interno della tempesta si riusciva a distinguere il gigante -o, meglio, solo dei rapidi scorci della sua vera forma: un braccio fumoso, una gargantuesca mano scura e artigliata. Il suo ruggito di rabbia si espandeva sulle pianure come un'esplosione nucleare.
Altre forme più piccole sfrecciavano fra le nuvole, roteando attorno al mostro. Vidi lampi di luce; il gigante stava cercando di scacciarle. Intravidi il carro d'oro di Apollo che volava nelle tenebre. Poi una specie di enorme uccello, un gufo mostruoso, si tuffò all'attacco del gigante: Atena, probabilmente. «Quelli sono... gli dei?» chiese Percy.
«Sì» confermò Chirone «lo combattono da giorni, ormai, cercando di rallentarlo. Ma Tifone continua ad avanzare... verso New York. Verso l'Olimpo»
«Quanto manca?» chiese Percy teso.
«Se non riescono a fermarlo? Forse sei, massimo sette giorni. La maggior parte degli dei sono lì... a parte tuo padre, che ha la sua guerra da combattere»
In pratica Tifone sarebbe arrivato a New York il giorno del mio compleanno. Fantastico. «Ma allora chi c'è a guardia dell'Olimpo?» domandò Percy.
Connor scosse la testa. «Se Tifone arriva a New York non avrà importanza»
«È un trucco» esordì Percy «dobbiamo avvertire gli dei. Sta per succedere anche qualcos'altro»
Chirone lo guardò gravemente. «Qualcosa di peggio di Tifone? Mi auguro di no»
«Dobbiamo difendere l'Olimpo» insistette «Crono ha progettato un altro attacco»
«È vero» intervenne Travis «ma voi avete affondato la sua nave»
Tutti guardarono Percy. Volevano delle buone notizie. Volevano credere che almeno lui potesse dare loro un po' di speranza. Ma... e se la Principessa Andromeda fosse stata solo un diversivo? E se Crono ci avesse lasciato distruggere la nave di proposito, in modo che abbassassimo la guardia?
Annabeth mi lanciò un'occhiata consapevole. Sapevo che stava pensando la stessa cosa. Ignorai quella di Percy. «Forse hai ragione» disse lui, ma non suonava molto convinto.
«Bene» esclamò Chirone «credo che per una sera sola sia abbastanza». Fece un gesto con la mano e il vapore si sciolse. La tempestosa battaglia fra Tifone e gli dei scomparve, e il consiglio di guerra fu aggiornato.
Non avevo mai visto Talia così abbattuta.
Odiavo il pensiero di darle un'altra preoccupazione, ma non potevo tenerle nascosto il fatto che avevo finalmente sentito la Grande Profezia. Le cose le giravano un po' male da quando Artemide l'aveva lasciata a capo delle Cacciatrici. «Se l'avessi saputo prima non mi sarei unita» mi confessò, sistemandosi il cerchietto fra i capelli «avrei insistito perché lo facessi tu»
Scossi la testa. «Non l'avrei fatto, Lia. Non sarei riuscita a lasciare...». Chiusi la bocca, evitando di finire la frase. Per come ero messa in quel momento la prospettiva di rinunciare ai maschi per sempre era molto allettante... ma a quel tempo non la pensavo così.
Talia mi fissò, accigliata. Le avevo raccontato che cos'era successo tra me e Percy nell'ultimo anno... e diciamo che non ne era affatto felice. Avevo dovuto convincerla a non piombare a New York insieme a tutte le Cacciatrici di Artemide per ammazzarlo. «E' un vero cretino» sibilò irritata «lo avevo avvertito di cosa gli sarebbe successo se ti faceva del male... quando lo vedo giuro che gli faccio pentire di essere nato»
Scossi la testa, sospirando piano. «Lascia perdere» le dissi stancamente «non voglio nemmeno pensarci, perché se lo faccio...». Il nodo in gola mi tornò. Provai a deglutire, ma non spariva. «Lia, ti prego, fai attenzione. La guerra non è nemmeno ufficialmente iniziata e io sto già perdendo troppo. Non voglio perdere anche te»
L'espressione nei suoi occhi si addolcì. «Oh, Lexy... ti prometto che starò attenta, ma tu non devi preoccuparti di me. Hai già il piatto troppo pieno. E a proposito...». Sospirò piano. «Mi dispiace tanto per Beckendorf. Non lo conoscevo bene, ma so che era tuo amico»
Una lacrima sfuggì al mio controllo. Me la asciugai, tirando su con il naso. Dei, non sapevo proprio come avrei fatto senza Beck. Mi mancava già un sacco; era come se qualcuno mi avesse mozzato di netto una mano. Prima di tornare nella mia Cabina per contattare Talia mi ero ritrovata nelle fucine -ci ero andata involontariamente, probabilmente per abitudine. Avevo visto la postazione di Beck vuota ed ero scoppiata a piangere. Ero rimasta lì a singhiozzare, china sul suo bancone, finchè i suoi fratelli non erano arrivati: mi ero tirata su ed ero venuta via.
Mi strofinai le braccia, stringendo piano le labbra. «Non se lo meritava, Lia» dissi con un filo di voce.
«Lo so, tesoro. Sono sempre i migliori ad andarsene per primi...»
Annuii. Talia mi fece una serie di raccomandazioni che feci finta di ascoltare prima di interrompere la conversazione.
Mi alzai dalla poltrona della mia Cabina, stiracchiandomi. Mi sentivo estremamente stanca, come se non dormissi da giorni. Mi avvicinai al letto, ma feci l'errore di lanciare uno sguardo verso il davanzale. Lì, accanto al vaso con il tulipano che Mitchell mi aveva regalato come rimpiazzo per l'altro, c'era il martello di Beck. Me lo aveva prestato la settimana prima per appendere delle cornici con delle foto. "Ricordati di ridarmelo, che è il mio preferito" mi aveva detto.
D'improvviso la certezza di non poterglielo più restituire mi piombò addosso, schiacciandomi come un masso.
Era il mio migliore amico, e non c'era più. Crono me lo aveva portato via. Scoppiai a piangere, coprendomi il volto con le mani.
E così crollai definitivamente.
... :(
Allora, come vi è sembrata la Grande Profezia?
Di nuovo mille grazie a AD_Productions, senza il quale avrebbe sicuramente fatto più schifo ahah
Ci vediamo martedì per l'aggiornamento:
c'è una sorpresa per voi nel capitolo 9 (che spero sia gradita)
e il primo POV di Annabeth per quanto riguarda Unbound!
Già che ci sono, una piccola comunicazione: l'aggiornamento di venerdì 28 è SPOSTATO a GIOVEDI' 27, quindi al giorno prima. Questo perchè venerdì è il compleanno del mio ragazzo, e molto probabilmente sarò assente tutto il giorno e la sera sarò troppo stanca per muovere un dito ahah
Devo ancora decidere, ma probabilmente sposterò anche l'aggiornamento di martedì 1 settembre a lunedì 31 agosto. Questo perchè l'1 settembre è il mio compleanno (sì, sono nata lo stesso giorno in cui parte l'espresso per Hogwarts ahah). Comunque vi terrò aggiornati, perciò: stay tuned! ♥
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