53. Vecchio amico
Il resto del giorno fu strano così come era iniziato.
I ragazzi arrivarono da New York alla spicciolata, chi in macchina, chi in pegaso, chi in biga. Ci occupammo dei feriti. Celebrammo dei riti funebri appropriati per tutti i caduti giù al falò. Anche Ethan Nakamura ricevette un drappo: era di seta nera, con il simbolo di due spade incrociate sotto una bilancia. Mi chiesi se, dovunque si trovasse, si sentisse soddisfatto. Aveva fatto la differenza, alla fine. Aveva sacrificato ben più di un occhio, ma gli dei minori avrebbero finalmente avuto il rispetto che meritavano. Bruciai io stessa il suo drappo: nonostante il modo in cui si era comportato, era stato un avversario di tutto rispetto, e alla fine aveva preso la decisione giusta.
Silena si vide davvero poco in giro. Clarisse mi informò che si trovava in una delle stanze degli ospiti della Casa Grande; non me lo disse apertamente, ma capii perfettamente che si vergognava di farsi vedere in giro dopo ciò che aveva fatto. Così io, lei, Chris, Mitchell e Beck facemmo il giro delle capanne. Per fare cosa? Be', vi dico soltanto che, quando concludemmo il nostro tour, nessuno osava più definire Silena "una spia". Era un'eroina, punto e basta.
Appena prima di cena, incontrai Beck nelle fucine. Era seduto al suo bancone, e notai che tra le mani aveva un piccolo fiore appassito. La sua espressione era malinconica, e io capii immediatamente che cosa gli passava per la testa. Mi sedetti di fianco a lui e gli battei una mano sulla spalla. «Ripensamenti?» gli domandai.
Beck scosse la testa. «Nessuno» mi rispose lui, posando il fiore sul bancone «sono felice di essere tornato, Lex. Non potevo abbandonarvi tutti in quel modo, specialmente Silena. E' solo che...»
Strinsi le labbra. «Lei ti manca» indovinai.
Beck sospirò. «Quando mi hai parlato di Percy e Ogigia mi sono chiesto come facesse una persona ad innamorarsi così velocemente. Insomma, era surreale per me. Ma poi sono precipitato su quell'isola, e Calipso...». Deglutì a fatica. «Avevo sottovalutato il potere della maledizione. Il tempo che ho passato lì... era come se il mondo esterno non esistesse più. C'eravamo solo io e lei. Poi, dal nulla, ho iniziato a sognare Silena. Ho visto che cosa ha fatto»
«Sapevi che era la spia?»
Lui annuì. «L'ho vista mentre comunicava a Crono che la casa di Ares era rimasta al Campo» spiegò «ma non lo stava facendo volentieri. Stava piangendo, si vedeva che in realtà non voleva farlo. Quando mi sono svegliato c'era mio padre ad aspettarmi. Mi ha spiegato che cosa stava succedendo, e mi ha dato la fiala che poi ho dato a Silena. Mi ha detto: "Al momento giusto, saprai cosa farne. La scelta è tua, ragazzo". Ricordo che mi sono sentito come se mi fossi appena svegliato da un lungo letargo. Mi è piombato d'improvviso tutto addosso. Il tempo è un concetto strano su quell'isola. E' come vivere in un sogno dal quale non vorresti svegliarti più»
«Che cosa ti ha convinto a tornare indietro?»
«Silena». Un angolo delle labbra di Beck si sollevò. «Non so spiegarti che cosa è successo, so solo che mentre passeggiavo sulla spiaggia ho sentito la sua voce. Stava pregando, ma non sua madre. Si stava rivolgendo a me. Diceva che avrebbe rimediato ai suoi errori, e che sperava di raggiungermi e di rivedermi. Mi ha implorato di perdonarla, e di aspettarla se potevo. Era come se sapesse già che sarebbe morta, e... be', ho capito che non volevo vivere in un mondo dove lei non c'era più. Io la amo, Lex, come non ho mai amato nessun altro in tutta la mia vita. Nemmeno Calipso. Ogigia non era il mio posto»
Non potei fare a meno di sorridere. Capivo l'amore che provava per Silena, perché anche io provavo per Percy una cosa molto, molto simile. «Spero che tu glielo abbia detto»
«L'ho fatto. Ne abbiamo parlato molto, e abbiamo deciso che Silena starà da suo padre finchè non compirà diciotto anni, fra qualche mese. Poi troveremo un appartamento qui vicino, e andremo a vivere insieme»
«Ma è fantastico!» esclamai «Mi fa molto piacere per voi, davvero. Certo, mi mancherà avervi in giro per il Campo, ma suppongo di potermi accontentare»
Beck mi sorrise. «Credo che ci vedremo più spesso di quanto immagini» mi disse «prima di tutto, staremo vicini al Campo. Silena non si sente più a suo agio a vivere qui, e per ovvi motivi direi, però vogliamo essere disponibili nel caso in cui serva aiuto. E io e lei siamo d'accordo sul prendere un appartamento con una camera da letto in più per te»
Spalancai gli occhi, sorpresa. «Per me?»
Beck annuì. «Durante le vacanze invernali il Campo si svuota sempre. Percy, Mitchell, Annabeth... hanno quasi tutti un posto dove tornare. Tua sorella è una Cacciatrice, e non puoi andare da lei. Io e Silena sappiamo che la solitudine è una delle tue peggiori nemiche, Lex, così... be', vogliamo che tu abbia un posto dove sai che sarai sempre di casa»
Mi venne voglia di piangere. Sul serio, quella dannatissima guerra mi aveva fatto diventare una sensibilona dal cuore fin troppo tenero. Mi sporsi in avanti e lo abbracciai stretto. «Grazie, Beck. Non dovevate» mormorai.
Beck ricambiò l'abbraccio, dandomi due colpetti affettuosi sulla schiena. «Era il minimo che potessimo fare, dopo tutto quello che hai fatto per noi. Ora però mollami, che se ci vede il tuo ragazzo fa un macello»
Ridemmo insieme, sciogliendo l'abbraccio. «Sono davvero contenta che sei tornato»
«Anche io ne sono felice». Mi sorrise. «Mi mancava essere picchiato con il piatto della lama...»
Gli rivolsi un ghigno un po' sadico. «Possiamo rimediare subito, se vuoi»
«Non subito, amica mia» mi disse «dopotutto abbiamo il resto delle nostre vite a disposizione...».
La cena al padiglione fu un po' spenta. L'unica emozione della serata fu l'arrivo di Juniper, che strillò: «Grover!» e placcò il suo fidanzato al volo, nell'esultanza generale. Andarono sulla spiaggia per una passeggiata al chiaro di luna.
La signora O'Leary balzava qua e là allegramente, divorando gli avanzi. Nico sedeva al tavolo principale con Chirone e il signor D, e nessuno sembrò considerarlo fuori posto. Tutti gli davano delle pacche sulle spalle, complimentandosi per come aveva combattuto. Perfino i ragazzi di Ares pensavano che fosse un tipo forte. Avrei voluto parlargli riguardo a ciò che papà aveva fatto a sua madre, ma mi dissi che poteva godersi la nuova popolarità ancora per un po'.
Cenai seduta di fronte a Percy, chiacchierando tranquillamente del più e del meno mentre il padiglione si svuotava. Alcuni si misero a cantare davanti al falò. Altri andarono a letto.
Ad un certo punto, Percy fece un cenno a qualcuno dietro di me. Un secondo dopo mi venne messo davanti un enorme vassoio carico di biscotti cioccolato&cannella. Ovviamente erano blu. Quello più grosso, sistemato al centro, aveva una candelina accesa sopra. «Buon compleanno!» esclamò entusiasta Annabeth, sedendosi di fianco a me.
«Oh». Aggrottai la fronte. «Non era ieri?»
«No, è oggi» fece Percy «è il 20 agosto, Alex»
Cavoli, non me ne ero nemmeno accorta. Avevo compiuto sedici anni quella mattina, la stessa mattina in cui la profezia si era avverata. «Due giorni fa era il tuo» gli dissi «non ti ho nemmeno fatto gli auguri...»
«Be', io non te li ho fatti l'anno scorso, perciò...». Scrollò le spalle. «Siamo pari, no?»
«Suppongo di sì». Scrutai la candelina e mi resi conto che nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Di solito ricevevo gli auguri e, di tanto in tanto, qualche regalo. Era la prima volta che mi veniva messo davanti un dolce con una candelina. «Ehm... che devo fare, esattamente?»
«Esprimi un desiderio» mi esortò Annabeth «e poi soffia sulla candelina. Magari si avvera»
Mi fermai un attimo a pensarci; il desiderio mi uscì spontaneo. "Desidero trovare mio fratello". Poi soffiai sulla candelina.
Io, Annabeth e Percy prendemmo un biscotto a testa; osservammo in un pacifico silenzio l'oceano. Il Campo era tranquillo come non lo vedevo da secoli.
«Be', credo che vi lascerò un po' da soli» fece Annabeth qualche minuto dopo, alzandosi dalla panca «vi voglio bene, ragazzi, ma non avete bisogno di me che vi faccio da terzo incomodo per l'ennesima volta»
Mi alzai anche io, sistemandomi di fianco a Percy, mentre la nostra amica si allontanava. Lui mi passò un braccio intorno alle spalle e mi diede un bacio sulla tempia. «Ce l'abbiamo fatta, eh?» mormorò.
«Parrebbe di sì» replicai con un sospiro. Lo guardai. «E' strano non avere niente da fare»
«Sì, lo so». Ricambiò lo sguardo, incerto. «Che vi siete dette tu e Rachel?»
Mi domandai per un attimo se era il caso di riferirgli la profezia che lei mi aveva recitato. Ma poi pensai che non mi andava di angosciarlo. Non se lo meritava. «Niente di che, Percy, davvero. Abbiamo deciso di ripartire da capo»
«Sul serio?»
«Già»
«E' un po' difficile immaginarti mentre acconsenti ad una cosa del genere. Pensavo che la odiassi...»
Mi strinsi nelle spalle. «Be', diciamo che ha aiutata tanto anche il fatto che, essendo il nuovo Oracolo, Rachel non potrà più avere un ragazzo». Strinsi le labbra. «E non potrà più cercare di portarmi via il mio»
Percy scosse la testa. «Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme spero che tu sappia che ormai non ti libererai mai più di me, Alexandra Grace»
Gli sorrisi. «E' una minaccia, Perseus Jackson?»
Lui ricambiò il sorriso, avvicinando il viso al mio. «Assolutamente sì» mormorò prima di baciarmi.
Era incredibile come ogni bacio scambiato con lui sembrasse sempre il primo. Non avevo mai smesso di sentire le farfalle nello stomaco, gli organi che si infiammavano, il dolce profumo della brezza marina che mi avvolgeva... e amarne ogni secondo, sempre di più.
Se fosse stato per me, il bacio sarebbe durato una vita. Purtroppo, però, avevamo bisogno di respirare per vivere. Le nostre bocche si staccarono con delicatezza; il suo fiato mi solleticò le labbra mentre appoggiava la sua fronte alla mia. «Dei, adoro non essere interrotto» soffiò.
«Sembra quasi strano» commentai con una mezza risata.
«E' vero». Percy mi diede un piccolo bacio a stampo. Non lo lasciai allontanare, però: continuai a baciarlo, circondandogli il collo con le braccia. Non riuscivo davvero ad averne abbastanza.
«Ma guarda un po' chi abbiamo qui!» ringhiò qualcuno alle nostre spalle.
Io e Percy ci staccammo, e lui sbuffò sonoramente. A un tratto, il padiglione si riempì di torce e di ragazzi. Guidati da Clarisse, le spie attaccarono e ci caricarono sulle spalle. «Oh, insomma!» protestò lui «Che fine ha fatto la privacy?»
«I piccioncini hanno bisogno di rinfrescarsi!» esclamò Clarisse tutta contenta.
«Il laghetto delle canoe!» urlò Connor.
Con un grido di esultanza, ci trascinarono ai piedi della collina, ma permettendoci sempre di restare mano nella mano. Nessuno dei due si arrabbiò; sinceramente, non ci riuscivo. Per la prima volta dopo molto tempo riuscivo a sentirmi davvero felice. E poi, avevo un piano.
Sicuramente nessuno si aspettava che usassi l'Aerocinesi per evitare che io e Percy finissimo in acqua. Tra gli spiriti dei venti che mi avevano aiutata a New York solo due mi aveva seguita fino al Campo: Orion e Greer. Non chiedetemi perché, non ne avevo la minima idea. Con il loro aiuto creai un piccolo uragano intorno a me e a Percy, celandoci dalla vista di quegli impiccioni dei nostri compagni. Un po' come era successo contro Iperione.
Percy capì che cosa stavo cercando di fare. Nel giro di pochi attimi, ai venti si unirono anche piccole goccioline d'acqua dal laghetto. Mi cinse per la vita e mi attirò a sé. «E pensare che volevo creare una bolla tutta per noi sul fondo del lago...» borbottò. Mi piazzò una scia di piccoli baci sulla mascella che mi fecero quasi perdere il senno.
«Bell'idea, ma così è meglio. C'è un po' del mio e un po' del tuo». Gli gettai le braccia al collo. «Pronto per il miglior bacio della tua vita, Percy Jackson?»
Il suo sorriso mi tolse il fiato. «Sono nato pronto, bellezza» mi disse «piuttosto, spero che tu sia pronta per il tuo, di miglior bacio della tua vita»
«Fatti sotto... bellezza»
E quello che mi diede fu davvero il miglior bacio che io avessi mai ricevuto.
Almeno, fino a quel momento...
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