33. Contegno
Mi svegliai di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e gli occhi pieni di lacrime.
Mi alzai lentamente a sedere, gettando un'occhiata alla mia destra. Percy era disteso sulla schiena, e sembrava nel bel mezzo di un sonno agitato: muoveva impercettibilmente la testa e strizzava un po' gli occhi. Nella mano sinistra stringeva un lembo della coperta. Mi domandai che cosa stesse sognando.
Mi passai una mano tra i capelli, domandandomi cosa accidenti avessi sognato io. Di chi era la voce del primo sogno? E Luke... Di immortales. Era stato "reale"? Aveva veramente invaso il mio sogno per parlarmi? Diceva il vero?
Troppe domande si affollavano nella mia testa. Buttai le gambe giù dal materasso, lanciando un'occhiata verso la finestra. Era pieno giorno. Dovevamo aver dormito un bel po'.
Mi alzai in piedi e rubai una bottiglietta d'acqua dal minifrigo, bevendone un lungo sorso. Nonostante i sogni turbolenti mi sentivo completamente ricaricata, anche se alcuni muscoli mi facevano un po' male. Forse era il caso di fare un po' di stretching.
Percy iniziò a mugolare qualcosa nel sonno, agitando le gambe. Aggrottai la fronte, avvicinandomi per capire che cosa stesse dicendo. All'inizio non compresi, ma poi sentii chiaramente due parole: «Rachel... no...»
Mi imbestialii nel giro di due secondi. Era a letto con me, mi aveva appena detto che mi amava e stava sognando lei? Ah, no, bello mio!
Senza nemmeno pensarci un attimo svuotai sulla faccia di Percy tutto il contenuto della bottiglietta d'acqua. Lui si svegliò immediatamente, scattando seduto e guardandosi in giro confuso. «Cos-»
«Stavi facendo un bel sogno?» sibilai.
Percy mi guardò confuso. Si passò una mano in faccia per togliere l'eccesso di acqua. «Ho parlato nel sonno, per caso?»
«Secondo te?». Accartocciai la bottiglietta vuota e la gettai nel cestino. «Cosa stava facendo Miss Tre Nomi?»
Percy sospirò. «Sta tornando qui» mi spiegò «ha avuto la sensazione che la città stia subendo un attacco e che io sia in pericolo»
Alzai gli occhi al cielo. «Premuroso da parte sua» brontolai «e cosa pensa di fare, esattamente? Di portarti via su qualche macchina da ricconi? Di spaventare le armate di Crono con la sua terribile spazzola per capelli di plastica blu?»
Percy fece una smorfia. «Non lo so, ma ha fatto un patto con suo padre per tornare qui. Era in vacanza»
«Oh, povera, povera cara...»
«La smetti?» fece lui esasperato «Alex, so che ti sta antipatica, ma devi ammettere che c'è qualcosa di strano in Rachel. Non è una comune mortale. Vede le cose, ha delle sensazioni che si rivelano giuste... e tornando qui si sta mettendo in grave pericolo»
Incrociai le braccia sul petto. Aveva ragione. Ma a me dava fastidio che la difendesse in quel modo, e mi dava fastidio che se la sognasse. «Be', non conosci il suo numero di telefono a memoria? Chiamala e dille di non venire. Semplice»
«Non mi ascolterà. Verrà lo stesso. E comunque non è l'unica cosa che ho sognato»
«Ah, sì?»
«Ho visto anche Nico» mi spiegò «ha cercato di evocare la madre per parlarle. Ha scoperto cosa le è successo e perché erano al Casinò Lotus... e anche cosa è successo all'Oracolo»
Aggrottai la fronte. «Che cosa c'entra l'Oracolo?»
Percy buttò le gambe giù dal materasso, sedendosi sul bordo. Presi posto vicino a lui. «La madre di Nico si chiamava Maria di Angelo. Lei e Ade hanno avuto Nico e Bianca prima che lui stipulasse il patto con i nostri padri. Si amavano davvero. Stava cercando di convincerla a seguirlo negli Inferi, per proteggerli. L'Oracolo aveva appena pronunciato la Grande Profezia. Temeva che Zeus potesse fare loro del male. Aveva dato una settimana ad Ade per consegnargli i bambini»
Strizzai gli occhi. «Non voglio nemmeno pensare a cosa mio padre volesse fargli...»
Percy sembrava a disagio. «Ehm... ecco...»
Lo guardai. Avevo addosso una sensazione orribile. «Oh, dei. Che cosa ha fatto?»
«Sei sicura di volerlo sapere, Alex?»
«Percy, dimmelo»
Lui sospirò. «Ha fatto esplodere l'albergo dove si trovavano» mi spiegò. Una vaga sensazione di nausea mi strizzò lo stomaco come fosse un vecchio panno intriso d'acqua. «Ade ha avuto appena il tempo di proteggere Bianca e Nico. Maria è morta»
Il respiro mi si incastrò in gola. «Oh, no...» mormorai «adesso capisco perché Ade ce l'abbia tanto con noi... e Nico... oh, dei...»
«Non è finita qui» continuò Percy «Ade si è arrabbiato molto con l'Oracolo. A quei tempi era una ragazzina. L'ha incolpata di tutto, e l'ha maledetta: finché i suoi figli resteranno dei reietti l'Oracolo di Delfi non avrà un altro ospite mortale. Nessuno prenderà il suo posto. In pratica, morirà definitivamente»
«Di immortales... sapevo che mio padre arriverebbe a fare di tutto per tenersi stretto il suo scranno, ma questo... e Nico?»
Percy mi accarezzò la schiena. «Non lo so» rispose «il sogno si è interrotto prima che vedessi cosa gli è successo. Ma Ade l'ha beccato»
«Questo significa che è nei guai». Mi alzai in piedi. «Devo contattarlo, vedere se sta-»
La porta si aprì d'improvviso. Talia apparve sulla soglia, e ci scrutò torva. «Che diavolo facevate chiusi qui dentro?» domandò aspra «Avete... avete dormito insieme? Nello stesso letto?»
Sbuffai. «Talia, non è il momento» sbottai «è-»
«Perché quell'idiota non ha la maglietta?» mi interruppe brusca, indicando Percy.
Oh, dei. Mi si seccò la gola all'improvviso. Da tanto che mi ero innervosita per via di Rachel non me ne ero nemmeno accorta. In effetti, a Percy mancava la maglietta. Quando l'aveva tolta? E... Di immortales... quelli erano... addominali scolpiti... e... oh, per tutte le sottane di seta di Afrodite...
«Avevo caldo» si giustificò Percy, imbarazzatissimo e rosso come un peperone «Alex è peggio di una stufa, e... insomma... non è successo niente, Talia, te lo giuro... abbiamo solo dormito!»
«Non penserai che me la beva!» sibilò lei in tutta risposta «Eravate qui, soli, e- Alexandra, per l'amor del cielo! Datti un contegno, stai sbavando sulla moquette!»
Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Faticai a distogliere lo sguardo da... ehm... da Percy. Mi girai a guardarla, vagamente stordita.
Ehi, a mia discolpa, il mio ragazzo era veramente un bel figliolo. Che colpa avevo se era così assurdamente attraente?
«Sì. Ehm... scusa...» balbettai. Scossi la testa e cercai di darmi un contegno. Mi sentivo come se fossi stata gettata in uno dei forni delle fucine di Efesto. «Ci sono. E' successo qualcosa, Talia? Perché sei qui?»
Mia sorella sembrava sul piede di guerra. Ma notò la mia espressione frastornata e decise di lasciar perdere. Per il momento, ne ero certa. «Un Titano vuole vedervi per negoziare» disse «ha un messaggio da parte di Crono».
La bandiera bianca si vedeva a un chilometro di distanza. Era grande quanto un campo da calcio e la sosteneva un gigante di dieci metri, con la pelle blu elettrico e i capelli grigi come il ghiaccio. «Un iperboreo» spiegò Talia «i giganti del Nord. Brutto segno che si siano alleati con Crono. Di solito sono pacifici»
«Li hai già incontrati?» le domandai.
«Mmh-mmh. Hanno una grossa colonia ad Alberta. E non conviene mettersi a fare a palle di neve con loro, credimi»
Quando il gigante fu più vicino riuscii a distinguere tre delegati di dimensioni umane in sua compagnia: un mezzosangue in armatura, un demone empusa con un vestito nero e i capelli di fuoco e un uomo alto in smoking. L'empusa e l'uomo in smoking erano a braccetto. Il gruppetto camminava senza fretta verso l'Heckscher Playground. Le altalene e i campi da gioco erano vuoti. L'unico suono percepibile era la fontana dell'Umpire Rock. «L'elegantone è il tuo Titano?» domandò Percy a Grover.
Lui annuì, nervoso. «Somiglia a un mago. E io odio i maghi. Di solito hanno dei conigli»
Percy lo guardò stupito. «Hai paura dei coniglietti?»
«Bee-bee! Sono dei gran prepotenti. Sempre a fregare il sedano ai satiri indifesi!»
Io e Talia ci scambiammo un'occhiata stranita. Lei tossicchiò per trattenere una risata. «Dovremo occuparci della tua conigliofobia più tardi» gli disse «sono già qui»
Si fece avanti l'elegantone. Era più alto della media degli umani, intorno ai due metri e dieci. Aveva i capelli neri legati in una coda. Degli occhiali rotondi e scuri gli coprivano gli occhi, ma ciò che più di tutto attirò la mia attenzione fu la pelle del suo viso. Era coperta di graffi, come per l'attacco di un animaletto. «Percy Jackson. Alexandra Grace» esordì con voce melliflua «è un grande onore». L'empusa sua compagna ci salutò con un sibilo. «Mia cara» le disse lui «perché non vai a sederti laggiù, eh?»
Lei gli liberò il braccio e si diresse con passo altero verso una panchina del parco. Lanciai un'occhiata al semidio in armatura dietro l'elegantone, e immediatamente tutto il sangue mi salì alla testa. Non l'avevo riconosciuto con l'elmo nuovo: era Nakamura. Notai con grande soddisfazione che il suo naso somigliava a un pomodoro spiaccicato dopo il nostro scontro sul ponte di Williamsburg. Aveva anche le punte dei capelli bruciacchiate; i fulmini che mi avevano avvolto il pugno prima che lo colpissi dovevano avergli avvolto anche l'elmo. Ebbi voglia di ridere, e lo feci: una risata fredda e piena di soddisfazione. Talia, Grover e Percy mi guardarono come se fossi pazza. Probabilmente non l'avevano notato. «Hai un bel coraggio a farti vedere qui, Nakamura» gli dissi «bel naso, comunque. Per non parlare dell'acconciatura... il tuo aspetto è sicuramente migliorato»
Nakamura mi rivolse un'occhiataccia feroce. Probabilmente voleva farmi paura, ma ebbe solo l'effetto di farmi ridere di nuovo. «Torniamo agli affari». L'elegantone tese la mano a Percy. «Io sono Prometeo»
Percy non gliela prese: era troppo scioccato. Prometeo la spostò verso di me, ma io incrociai le braccia sul petto. Se sperava che la prendessi era pazzo. Non mi avrebbe toccata nemmeno con un palo.
«Il tizio che ha rubato il fuoco?» fece Percy «Quello incatenato alla roccia e torturato dagli avvoltoi?»
Prometeo trasalì. Si toccò i graffi sul viso. «Ti prego, non menzionare gli avvoltoi. Comunque sì, ho rubato il fuoco agli dei e l'ho donato ai tuoi antenati. In cambio, il sempre compassionevole padre della tua fidanzata mi ha fatto incatenare a una roccia e torturare per l'eternità»
«Ma-»
«Come mi sono liberato? Ci ha pensato Ercole, secoli fa. Così, come vedi, ho un debole per gli eroi. Alcuni di voi sanno essere molto civili»
«A differenza di certa gente che ti piace frequentare» osservò Percy.
Stava guardando Nakamura, ma Prometeo pensò che si riferisse all'empusa. «Oh, i demoni non sono tanto male» replicò «l'importante è nutrirli bene. Ora, Percy Jackson... Alexandra Grace... negoziamo».
SCUSATESCUSATESCUSATEEEEEEE
Sono stata impegnatissima oggi e sono riuscita ad aggiornare solo adesso. Spero di essermi fatta perdonare con la scena Alercy ahah
Nel prossimo aggiornamento (VENERDI' ALLE 17, IO SPERO):
Percy riceve un dono che non vuole, Annabeth si mette ad origliare... e Talia e Alex finalmente parlano della loro famiglia!
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